Seychelles: paradiso semplice e puro

Innanzitutto GRAZIE a chi ha raccontato su questo sito il proprio viaggio: ci ha permesso di organizzare al meglio il nostro. Se avete in mente ciò che può essere il paradiso ecco, le Seychelles sono ciò che nel nostro immaginario si avvicina di più al paradiso: non è facile descrivere le emozioni provate. Siamo rientrati da alcuni mesi ed...
Scritto da: Sergio C.
seychelles: paradiso semplice e puro
Partenza il: 24/09/2007
Ritorno il: 08/10/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Innanzitutto GRAZIE a chi ha raccontato su questo sito il proprio viaggio: ci ha permesso di organizzare al meglio il nostro.

Se avete in mente ciò che può essere il paradiso ecco, le Seychelles sono ciò che nel nostro immaginario si avvicina di più al paradiso: non è facile descrivere le emozioni provate.

Siamo rientrati da alcuni mesi ed ogni giorno, per motivi che non so spiegare, le Seychelles tornano in mente, non sono semplicemente un arcipelago in mezzo all’Oceano Indiano, sono un ambiente unico, per la natura strepitosa e per la gente meravigliosa nella propria cordialità e disponibilità, che rimane indelebile nella mente.

Abbiamo passato due settimane immersi in ambienti e paesaggi unici ma soprattutto in un atmosfera di calma ed equilibrio che ci ha rigenerato, siamo tornati felici in Italia ma al momento della partenza ci veniva da piangere…Siamo stati troppo bene, abbiamo visto cose troppe belle…Ma meglio partire dall’inizio! Siamo partiti il 24 settembre da Roma Fiumicino con un tempo ancora estivo. Il volo con la Air Seychelles è stato abbastanza comodo, otto ore passate rapidamente su un Boing 767 con poltrone un po’ strettine e troppo vicine tra loro. In compenso ci hanno portato una buona cena e grazie alla musichetta seychellese ci siamo direttamente immersi nella tranquilla atmosfera di queste isole. Cosa alquanto anomala è stato il passaggio delle hostess che passavano sui corridoi dell’aereo spruzzando degli spray con finalità antisettiche…Ci hanno spiegato che tale prassi è obbligatoria per coloro che entrano nelle Seychelles (al ritorno non hanno spruzzato nulla!). Il volo notturno è ottimale in quanto si riesce a dormire qualche ora e ci si sveglia a destinazione un po’ riposati. Emozionante è stato vedere l’alba dalla quota di volo due ore prima dell’arrivo. Le Seychelles sono comparse sotto di noi come punti verdissimi tra l’oceano. Giunti all’aeroporto di Mahè scendendo dall’aereo siamo stati travolti da una ondata di caldo umido che contrastava con l’aria condizionata all’interno dell’aereo. Poi abbiamo dovuto fare mezz’ora di fila prima di farci vidimare il passaporto con il mitico timbro a forma di coco de mer. Il personale dell’aeroporto sfogliava ogni passaporto con una calma incredibile dopodichè ti fissava bene per controllare che la foto sul passaporto fosse proprio la tua. L’aeroporto è piuttosto piccolo, passato il controllo si è subito fuori tra le cabine dei vari noleggi auto che le propongono a prezzi che vanno dai 40 agli 80 euro al giorno.

Nella stessa mattina dovevamo prendere il piccolo bielica per Praslin e quindi, uscendo dall’aeroporto ci siamo diretti a destra nella zona delle partenze nazionali. Intorno all’aeroporto ci si accorge già di stare in un paradiso, siamo circondati da ibiscus rossi e tortore dal petto celeste. Allo sportello per le tratte nazionali si accalcava la maggior parte dei turisti che come noi avrebbe visitato Mahè in un secondo momento oppure che preferiva visitare solo Praslin o La Digue. Avendole visitate tutte e tre possiamo dire che Mahè è bellissima e merita più dei tre giorni che gli abbiamo dedicato noi. I piccoli bielica da 20 posti partono per Praslin ogni ora e quando arrivano tanti turisti tutti insieme non è facile trovare posto. In particolare le due agenzie di viaggio locali, Mason’s Travel e Creole Holidays prenotano con largo anticipo la maggior parte dei posti disponibili ed i turisti che non fanno riferimento a queste due agenzie devono necessariamente accodarsi aspettando i posti lasciati liberi dalle suddette agenzie. Comunque alcune coppie non si sono presentate all’appello e pertanto siamo potuti partire con due ore di anticipo rispetto al previsto. Il piccolo aereo è basso e stretto e per entrare occorre accucciarsi per non battere la testa. In compenso questo aereo vola piuttosto basso sopra il Parco Marino di S. Anna e permette delle vedute stupende sull’arcipelago. In poco più di un quarto d’ora siamo già arrivati a Praslin, volando sopra i campi da golf del Lemuria. L’aeroporto di Praslin è piccolo ed ordinato, il tetto ha una struttura di legno particolarissima. In mezz’ora di taxi abbiamo raggiunto la guest house Les Lauriers sulla Cote d’Or, attraversando Praslin da Nord a Sud.

Praslin è un enorme giardino ben curato con piccoli centri abitati di poche case sparse e con tante piante spontanee che nel resto del mondo vengono coltivate come piante ornamentali. L’isola è relativamente piccola, c’è un’unica strada che unisce le due coste e che attraversa la Vallee de Mai, foresta straordinaria dove cresce il Coco de Mer. Il tratto di costa che va dall’aeroporto fino alla Vallee de Mai passando per Grand Anse non ci è sembrato particolarmente bello, sulla spiaggia c’erano molte alghe così come a Baie S. Anne, sulla costa Sud. La Cote d’Or o Anse Volbert sulla costa Est è stupenda, una spiaggia lunghissima di sabbia bianca accecante con acqua calma e trasparente. Al Laurier la signora Sybille che parla bene in italiano ci ha accolto offrendoci due noci di cocco corredate di fiori di ibiscus. Les Lauriers è una guest house veramente carina e pulita con camere spaziose ed arredate in modo caratteristico. La nostra camera non aveva condizionatore ma in compenso c’erano ben 2 ventilatori di cui uno a pale sul soffitto che non ci hanno fatto soffrire il caldo. Al nostro arrivo in ogni angolo della stanza e del bagno c’erano dei fiori di ibiscus e questa caratteristica ha accomunato tutte e tre le strutture nelle quali siamo stati.

A pranzo siamo andati a Le Goulue (tel 232223), un piccolo ristorante che si trova all’inizio della strada che attraversa la Cote d’Or. Abbiamo mangiato bene spendendo pochissimo, il pesce alla griglia è ottimo mentre il polipo è un po’ troppo piccante per i nostri gusti.

Lungo la strada ci sono diverse persone del posto che ti salutano sorridenti e riconoscendo immediatamente che siamo italiani (…Non abbiamo ancora capito bene cosa ci distingue così tanto dagli altri turisti!), molto delicatamente ci chiedono: “Cambio?”. Dovendo rimanere alle Seychelles per due settimane abbiamo cambiato 200 euro tutti insieme. Inizialmente hanno proposto un cambio di 1 € a 12 rupie e noi abbiamo chiesto 1 a 14…Abbiamo infine concordato al cambio di 1 a 13,5. Quindi mi raccomando: contrattate sempre ogni cosa! La gente del posto è simpatica e cordiale, ti salutano sempre e non sono mai invadenti. Se hai bisogno di informazioni o di aiuto per qualsiasi problema, loro sono sempre pronti e disponibili, senza chiedere nulla in cambio…Vivono con poco ma al tempo stesso sembra non gli manchi nulla.

Il giorno dell’arrivo è stato dedicato al riposo, pertanto non abbiamo girato per l’isola e ci siamo fermati nella comodissima Anse Volbert. Qui abbiamo fatto la “scoperta dell’acqua calda”, nel senso che non ci era mai capitato di nuotare in un mare tanto caldo, appena più fresco della temperatura dell’aria. Anse Volbert è la spiaggia ideale per chi vuole riposarsi: è vicinissima a gran parte delle strutture, comoda per entrare in acqua, degrada molto dolcemente e pertanto è adatta anche ai bambini. Per trovare fondali interessanti occorre nuotare per circa duecento metri fin quasi allo Chauve Souris, isoletta privata situata proprio di fronte alla Cote d’Or e sede di un carissimo hotel composto da poche villette con il tetto di paglia. Questa isoletta caratterizza il panorama di Anse Volbert e vi nidificano tante sterne bianche.

La sera abbiamo cenato al Laurier, come se facessimo mezza pensione…Si mangia divinamente. Abbiamo conosciuto il buffet creolo, che noi abbiamo ribattezzato abbuffè data l’abbondanza delle portate. La cucina creola è speciale, tante verdure di ogni tipo, carote, verze, melanzane, patate, l’immancabile riso in bianco e soprattutto tantissimo pesce alla griglia che era una garanzia in ogni locale; in due settimane siamo stati in diversi locali e solamente in due occasioni il curry è risultato troppo abbondante. Comunque basta specificare in fase di ordinazione che non desiderate cose piccanti ed il cuoco si regola di conseguenza.

CONSIGLI: Se dovete prenotare con le agenzie scegliete direttamente quelle locali (Mason’s Travel e Creole Holidays), tanto alla fine sono loro che gestiscono direttamente tutto.

Per andare a Praslin il volo interno Mahè – Praslin è più caro della nave ma sicuramente più rapido e comodo.

La Cote d’Or, almeno a Settembre-Ottobre è la costa più gradevole, con mare calmo e pulito.

La Guest House Les Lauriers è l’ideale per chi cerca un buon rapporto qualità prezzo e vuole mangiar bene.

26 SETTEMBRE – Isole di Saint Pierre e Curiouse Dopo una abbondante colazione a base di frutta, succhi tropicali e prodotti da forno, visto che abbiamo solo due giorni per vedere Praslin e dintorni, cerchiamo un passaggio per l’Isola di Saint Pierre e Curiouse. E’ stato più semplice del previsto, ci è bastato chiedere ad un gruppetto di ragazzi del luogo che sostavano con la calma seychellese davanti ad un negozio di un pakistano, più o meno di fronte al Ristorante sulla spiaggia del Berjaya. In pochi minuti ci hanno presentato un tipo che alle 9:30 partiva per fare il giro delle isole.

Prima di partire ci siamo fatti preparare dei panini e due bottiglie d’acqua dalle ragazze del Laurier. La barca si trovava sulla parte di spiaggia di fronte allo Chauve Souris insieme a tante altre, ed all’orario stabilito ci ha portato prima allo scoglio di Saint Pierre e poi a Curiouse Island. Tutta la giornata ci è costata 30 euro a testa tasse comprese. In meno di un quarto d’ora il barcarolo ci ha lasciato nel piccolo fazzoletto di spiaggia di Saint Pierre, spiegandoci prima che il posto migliore per immergersi era tra due scogli affioranti verso Curiouse.

I fondali di Saint Pierre sono pieni di pesce mentre i coralli sono per lo più morti con qualche segnale di rinascita. Per chi come noi è abituato a frequentare le coste italiane trovarsi in mezzo a branchi di pesci che sia avvicinano senza timore è emozionante. Un’altra coppia incontrata ci ha detto che i fondali del Mar Rosso sono migliori sia per quantità che per varietà di pesci ma a nostro parere in ogni spiaggia visitata alla Seychelles lo snorkelling è stato veramente appagante.

Dopo un’ora e mezza il barcarolo puntualissimo ci è venuto a riprendere lasciando a S. Pierre un’altra coppia imbarcata a Praslin. Dopo 10 minuti eravamo a Curiouse, che viene indicata come l’isola delle tartarughe. Si sbarca su una baia protetta che guarda verso S. Pierre e la costa sud di Praslin ed alla prima casetta di paglia che sia affaccia sulla spiaggia si paga subito il contributo di 10 euro a testa…E vogliono solo euro, niente rupie.

Le tartarughe sono subito lì, tante ed enormi che gironzolano su un grosso prato con erbetta rasata dall’intenso pascolo. Come noi in Italia abbiamo le mucche al pascolo, loro hanno le tartarughe che sono tranquillissime e si lasciano accarezzare come gattini, soprattutto se gli si offrono erbe e rametti di acacia.

A Curiouse siamo stati accompagnati da una guida che ci ha portato sulle spiagge del lato dell’isola di fronte a Praslin. Per arrivare si percorre un sentiero lungo la costa che si snoda sopra alcuni pontili quindi si attraversa una foresta di mangrovie popolata da tantissimi granchi, alcuni veramente enormi. Lungo il sentiero abbiamo visto i primi ragni delle palme ed i bellissimi fiori dell’ananas. In mezz’ora si arriva sulla spiaggia nei pressi del lebbrosario e delle casa del medico: si tratta di una grande casa coloniale adibita a museo in cui si spiega la storia dell’isola. Gli ultimi lebbrosi hanno abitato Curiose fino al 1965, dopodichè la colonia è stata abbandonata ed oggi queste capanne avvolte dalla foresta appaiono un po’ spettrali. La spiaggia di fronte in compenso è molto bella, peccato che nel pomeriggio abbia iniziato a piovere e che il mare sia diventato rapidamente molto mosso. Ci siamo riparati dentro la casa del medico aspettando l’arrivo del barcarolo ed immaginavamo che con il mare mosso forse avrebbe ritardato…Malfidati italiani…Il barcarolo si è presentato in anticipo solo per prendere noi che nel frattempo eravamo rimasti soli davanti alla casa del medico, dato che tutti gli altri turisti se ne erano già andati con altre barche. Al ritorno la barca saltellava allegramente su alte onde e siamo sbarcati sulla Cote d’Or completamente zuppi.

Il mercoledì sera Les Lauriers è chiuso, volevamo passare una serata diversa e quindi abbiamo telefonato al Tante Mimì, il casinò di Praslin, per farci venire a prendere. L’appuntamento era alle 7 di sera ma alle 7:40 non si era ancora presentato nessuno; abbiamo richiamato il casinò, abbiamo aspettato nuovamente un po’ di tempo ma alle 8 ci eravamo francamente stufati ed abbiamo cercato una altro ristorante. Direttamente sulla spiaggia ed a poca distanza dal Laurier abbiamo trovato aperto il ristorante del Berjaya Praslin Beach Resort. Altro adorato buffet creolo, tante cose squisite, solo un tipo si pesce era piccantissimo, tutto il resto ottimo con molte salse di probabile derivazione nord-europea. Abbiamo speso 27 € a testa e non accettano rupie.

CONSIGLI: fate l’escursione a Saint Pierre e Curiose con la gente del posto, fidatevi perchè sono bravissimi e corretti, vi faranno risparmiare parecchio rispetto alle gite organizzate dalle agenzie e potrete organizzarvi i tempi come volete.

Buono il ristorante del Berjaya.

27 SETTEMBRE – Anse Lazio e Vallee du Mai Dopo abbondante colazione abbiamo cercato un taxi per Anse Lazio. Avremo anche potuto prendere l’autobus ma non volevamo aspettare più di tanto. Abbiamo chiesto al gruppetto di ragazzi sulla Cote d’Or se conoscevano un bravo taxista ed alle 8:30 arriva al Laurier un bel macchinone giapponese. Dentro c’era il taxista con la moglie…Usanza seychellese! Oltre la Cote d’Or superiamo la bella Anse Takamaka che ha una bella vista su Curiouse Island. In un quarto d’ora siamo già ad Anse Lazio e chiediamo al taxista se ci viene a riprendere alle 15. Volevamo pagarlo subito ma ci ha detto che avremo fatto tutto un conto dopo: incredibile! Cosa dire di Anse Lazio, una delle spiagge più belle delle Seychelles e forse del mondo. E’ una grande spiaggia a forma di mezza luna con sabbia bianchissima, tanta vegetazione lussureggiante e l’acqua limpidissima di tante tonalità di azzurro. Siamo arrivati presto ed eravamo praticamente soli, era un paradiso. Si arriva dalla parte centrale e ci siamo spostati sulla parte sinistra vicino a degli scogli di granito rosa scuro che avevamo già visto su diverse cartoline. L’accesso in acqua è facilissimo, la spiaggia degrada dolcemente e in un attimo ci si ritrova circondati da pesci sergente e pesci pappagallo. Più ci si avvicina agli scogli più il mare diventa un esplosione di vita.

A pranzo siamo andati a Le Chevalier, un bel ristorantino che sia affaccia direttamente sulla spiaggia. Ci hanno portato una enorme frittura di pesce ed abbiamo speso circa 10 € a testa. Ci è sembrato un buon locale, abbiamo mangiato bene ma il menù era internazionale e poco caratteristico.

Il tempo per un altro bagno ed alle 15 ci siamo ripresentati dove ci aveva lasciato il taxista, che ovviamente era lì che ci aspettava. Partenza per la Vallee de Mai con scalo al Laurier per lasciare zaini e teli da mare. Dopo mezz’ora eravamo all’ingresso della Vallee de Mai, si spendono 15 € a testa per l’ingresso e si rimane subito incantati dalla grandezza di queste palme altissime sotto le quali si crea una atmosfera unica. Questa foresta antichissima (alcune palme hanno 800 anni!) è attraversata da un sentiero circolare che si percorre in circa due ore; inoltre c’è un sentiero interno che unisce l’arco di sentiero a nord con quello a sud. Il parco chiudeva alle 17:30, quindi avevamo appena due ore e non eravamo sicuri di poter compiere completamente l’intero percorso. Abbiamo scelto quindi la scorciatoia che passa al centro della foresta e che si collega poi con il sentiero a nord. Il percorso è in parte pianeggiante, molto comodo e ogni tanto ci sono delle tabelle che spiegano le caratteristiche delle varie specie vegetali che si incontrano; infatti nella foresta non cresce solo il Coco de Mer ma anche tante altre specie di palma e vari alberi tropicali. Una volta giunti al belvedere sul tratto di sentiero a nord abbiamo sentito il canto di diversi uccelli simili a piccoli merli grigi con una crestina rossa, pensavamo fossero rari invece ce ne erano tantissimi e si avvicinavano moltissimo a noi. Poi, appena sotto al belvedere ho iniziato a guardare tra i rami di un albero le cui bacche sono preferite da diversi uccelli e, incredibile, sono riuscito a fotografare un black parrot che si scorgeva appena. Forse non poi così raro o forse sono stato particolarmente fortunato, fatto sta che questo grosso pappagallo è rimasto fermo per diversi minuti poi si è nascosto tra altri rami e non sono più riuscito a vederlo…(chi vuole le foto può contattarmi via mail). Questa foresta va visitata assolutamente, non è vero che basta passarci 5 minuti o attraversarla passando in macchina nell’unica strada di Praslin che unisce la due coste, come ci avevano detto precedentemente altri turisti. Si tratta di un luogo unico al mondo che occorre visitare con calma in ogni angolo.

Dopo due ore alla Vallee de Mai il taxista puntualissimo ci ha riportato al Laurier. Per tutti i giri fatti a Praslin in quella giornata ci ha chiesto complessivamente 400 rupie…Dato il cambio favorevole con 15 € a testa si riesce a fare ciò che le agenzie propongono a 50 € a persona.

La sera siamo ritornati al Laurier per un altro abbondante buffet creolo.

CONSIGLI: andate ad Anse Lazio, è bellissima.

Se state a Praslin solo pochi giorni e non volete perdere tempo, prendete il taxi: costa di più ma vi permette di vedere tutto comodamente.

Obbligatorie per chi va a Praslin almeno due ore nel parco della Vallee de Mai.

28 SETTEMBRE – Praslin – La Digue Ultima ed ottima colazione al Laurier, poi alle 9 partenza per La Digue. Prima di partire siamo voluti andare sulla parte iniziale della Cote d’Or, ad Anse Gouvernement presso l’Archipel, solo per vedere la Cote d’Or dal punto di vista di chi arriva da Baie S. Anne. La Cote d’Or è lunghissima, la costa è piatta e quindi si può andare comodamente in giro in bicicletta. Dopo esserci stati (seguire la stradina e le indicazioni per l’Archipel) possiamo dire che Anse Gouvernement è il punto più bello della Cote d’Or, si vedono tutte le isole ed alcuni massi di granito che emergono dall’acqua movimentano il paesaggio.

Tornati al Laurier abbiamo saldato il conto (eravamo in B & B) e, visto che eravamo ospiti della guest house, possiamo dire che ci hanno trattato particolarmente bene in quanto le cene sono costate meno del previsto (25 € a testa).

Per andare a La Digue da Praslin occorre imbarcarsi sul jetty presso Baie S. Anne. Nel porticciolo ormeggiano immensi catamarani e tutto è estremamente ordinato e turistico. La barca che ci porterà a La Digue, il Cat Rose, è un grosso catamarano a motore con posti a sedere sia all’aperto che al coperto. Imbarcandoci abbiamo pensato che per goderci il panorama l’ideale era salire in alto all’aperto…Non avremo mai immaginato di trovare un mare così mosso, l’Oceano Indiano ha una forza incredibile anche quando sembra calmo: le onde erano altissime, gli schizzi arrivavano ovunque e ci siamo bagnati…Ma l’acqua è calda e quindi è uno spettacolo! Giunti nei pressi di La Digue, a riparo dai venti da est, il mare si fa calmo e veniamo accolti dalla tranquillità dell’isoletta. Il jetty di la Digue è un unico pontile con attraccate alcune barche a vela. Ovunque domina il verde della vegetazione, il bianco delle case in stile coloniale e l’azzurro dell’acqua. Lo spartano pulmino del Patatran ci aspetta proprio sul pontile e subito sfatiamo il mito di La Digue, isola senza motori. Purtroppo di pulmini, furgoni e camioncini ne abbiamo incontrati diversi, massimo una decina, comunque ci sono, mentre i caratteristici carretti trainati dai buoi sono pochi e sempre in attesa all’uscita del porticciolo. In compenso le biciclette sono ovunque e soprattutto la pace e la tranquillità regnano sovrane. La strada che unisce l’isola da un capo all’altro è in parte asfaltata ed in gran parte mattonata, quasi tutta pianeggiante tranne in prossimità del cimitero e prima di Grand Anse. Il pulmino del Patatran ci porta in breve all’hotel…E non avremo mai potuto immaginare un posto così bello. La posizione di questo hotel è unica di fronte a Sister Island, Coco Island e Felicitè. Tutto intorno l’oceano sconfinato e tanta vegetazione, ibiscus di ogni colore e sterne bianche che volano intorno. La struttura della reception è molto elegante, le camere sono situate in alto rispetto alla strada, godono di ogni confort e soprattutto ogni camera offre uno splendido panorama sulle tre isole di fronte.

Appena arrivati siamo stati accolti dalla signora Lindy che ci ha consegnato le chiavi della camera, teli da mare e biciclette…Ovviamente tutto era perfetto, in ogni angolo della stanza e del bagno c’erano dei fiori di ibiscus e le lenzuola erano piegate a forma di conchiglia. In più la signora Lindy che ci ha presentato la struttura aveva un carattere così solare e brioso da rendere semplice ogni cosa…Del resto vivendo in un paradiso del genere come si fa ad essere tristi!? Ci hanno dato due belle mountain bike con comodo cesto posteriore dove appoggiare zaini, pinne e teli da mare.

Il primo giorno siamo stati pochissimo al Patatran, non potevo resistere dalla voglia di vedere Anse Source d’Argent, e quindi ci siamo subito diretti verso la parte opposta di La Digue. L’unico “centro abitato” di La Digue è La Passe, il porticciolo, con poche case vicine, alcuni negozi di souvenir, un internet point e un negozio di alimentari; in compenso a breve distanza c’è il Gregory’s, un bel supermercato dove si può trovare di tutto a prezzi ottimi. La strada corre a breve distanza dalla costa tranne presso Gregory’s e del La Digue Island Lodge, la più grande struttura turistica che si affaccia su Anse Reunion, spiaggia che alcuni turisti ci hanno detto non essere particolarmente bella. Superate le scuole e la chiesa a breve distanza si incontra la pista di atterraggio dell’elicottero; 50 metri dopo c’è l’ingresso dell’Union Estate, bellissimo parco al termine del quale c’è Anse Source d’Argent. Seguendo le indicazione di un racconto di viaggio, per evitare di pagare il biglietto abbiamo lasciato le biciclette sul muretto della pista di atterraggio dell’elicottero. In quel momento la bassa marea era al culmine, la spiaggia era larga e dall’acqua emergevano isole di alghe sulle quali si poteva camminare agevolmente (consigliatissime le scarpette da scoglio di plastica!). Sulla spiaggia in direzione sud compare alla nostra destra un’isoletta con delle casuarine (specie di pino diffusissima) e con un profondo canale di acqua azzurrissima pieno di pesce. Poco oltre compaiono in lontananza gli scogli che rendono unica Anse Source d’Argent…È un posto surreale per quanto è straordinario, i massi giganti sembrano appena appoggiati l’uno sopra l’altro ed appena in equilibrio. La vegetazione lussureggiante composta da palme, takamaka e pittospori entra quasi nell’acqua limpidissima nella quale i banchi di alghe formano contrasti di colore con il chiarore della sabbia bianchissima…È un paradiso. A cento metri dal bagnasciuga la barriera corallina frena la potenza delle onde oceaniche che vi si infrangono lasciando calme la acque della laguna. Anse Source d’Argent è un susseguirsi di calette appartate e divisi da questi massi immensi. Oltre le prime calette la spiaggia si fa più ampia fino ad arrivare ad Anse Pierrot, sempre da favola. Anse Source d’Argent è sicuramente la spiaggia più bella che abbiamo visto ma anche la più affollata soprattutto dopo lo sbarco dei turisti che fanno l’escursione giornaliera da Praslin. Il consiglio è quindi quello di arrivare presto, scegliersi il posto migliore, considerando che con l’alta marea la spiaggia viene in gran parte sommersa e quindi aspettare il tramonto, quando la luce calda e radente crea degli effetti di colore stupendi…Ed Anse Source d’Argent diventa il paradiso dei fotografi.

A pranzo siamo andati direttamente al ristorante sulla spiaggia, il Lambousir, ottimo ed economico, scegliete il fish steak o il tuna salad, squisiti, mentre prendete l’octopus o il creole fish solo se gradite i sapori piccanti.

Abbiamo aspettato il tramonto sulla spiaggia, la marea gradualmente saliva fino a sommergere la spiaggia. Lo snorkeling con la bassa marea è scomodo in quanto limitato ai canali di sabbia, unici punti in cui si concentra poco pesce nell’acqua limpidissima; con l’alta marea ci si muove meglio sopra i coralli, si nuota mediamente su un metro e mezzo d’acqua, c’è più pesce ma anche maggiore corrente e l’acqua in alcuni punti diventa meno limpida. Davanti ad Anse Source d’Argent c’è molto pesce, ho incontrato una grossa murena mentre di tartarughe neanche l’ombra.

La sera siamo tornati al Patatran dove ci hanno servito cucina creola rivisitata in chiave francese…Alcune salse erano ottime ma non proprio creole! Nel periodo in cui siamo stati noi, settembre-ottobre, il sole sorge alle 6 di mattina e tramonta alla 6 di pomeriggio. Alle 19 si cena ed alle 21 di va a dormire, senza tante altre alternative.

CONSIGLI: Non si può tornare dalle Seychelles senza essere stati ad Anse Source d’Argent, la spiaggia simbolo delle Seychelles, raffigurata in ogni insegna, poster, cartolina o guida turistica.

Ma ad Anse Source d’Argent non basta passare mezza giornata e poi tornare a Praslin, occorre tornarci con calma e godersela in momenti diversi, con il cielo sereno o nuvoloso, con la bassa o l’alta marea, dall’alba al tramonto…È una spiaggia sempre diversa, che rimane impressa nella mente in quanto unica.

Fondamentali le scarpette da scoglio.

29 SETTEMBRE – Anse Coco La colazione al Patatran è abbondantissima, forse anche troppo, ti offrono a buffet diversi succhi, frutti tropicali di ogni tipo, toast, prodotti da forno di ogni genere, dal dolce al salato, omelette alle verdure che ti sfamano per una intera giornata…Ed alle otto di mattina sali sopra la bicicletta in piena digestione! Ci siamo diretti verso Grand Anse, sul lato Sud Est di La Digue. Arrivando da La Passe dopo il Gregory’s si gira sinistra e piano piano inizia la salita. Nel punto più alto del percorso in mezzo alla foresta era pieno di enormi ragni delle palme, che dopo un primo impatto dovuto alle grandi dimensioni ti incuriosiscono ed appaiono interessanti. La discesa sull’altro versante dell’isola è ripida ed in un attimo si arriva a Grand Anse. L’oceano ancora non si vede ma il fragore delle onde si sente benissimo e ti fa intuire la potenza delle onde. Dopo aver lasciato le biciclette presso il Loutier Coco, ristorantino subito prima della spiaggia, scendiamo a Grand Anse e rimaniamo imbambolati di fronte a tale grandiosità. Si tratta di una bella spiaggia priva di barriera corallina che in questo periodo non è assolutamente balenabile, come indicato dai cartelli con scritto Atansyon! Ci si può bagnare le caviglie ma non è il caso di andare oltre, l’onda è troppo potente. Il ritmo di queste onde enormi ti ipnotizza, rimaniamo del tempo a fissarle immersi nel profumo di salsedine.

Alla sinistra della spiaggia inizia un sentiero che si distingue facilmente e che porta prima a Petit Anse, poi ad Anse Coco. Si tratta semplicemente di superare i bassi promontori che separano le tre spiagge. Per arrivare a Petit Anse basta meno di un quarto d’ora ed il sentiero è comodo. Sconsigliamo vivamente l’uso di ciabatte o infradito, ci sono punti in cui ci si sente più sicuri con le scarpe. Petit Anse è più piccola di Grand Anse ma molto simile, stesse onde enormi, stessa solitudine, non c’è nessuno! Per arrivare ad Anse Coco si deve riprendere il sentiero da dove si è arrivati e passare dietro la spiaggia, in una vasta area pianeggiante ed aperta, a tratti paludosa dove il sentiero è tracciato tra basse piante. Si superano due fossi passando sopra delle tavole che fanno da ponte dopodichè si ritorna verso la spiaggia e si comincia a risalire il promontorio che divide Petit Anse da Anse Coco. Il sentiero è ben segnalato ed in cima al promontorio si gode di un bellissimo panorama sia su Petit Anse che su Grand Anse. In mezz’ora si arriva ad Anse Coco e si rimane a bocca aperta. Completamente circondata da alte palme, la spiaggia forma una mezza luna tra due promontori di granito…Ovviamente anche questa spiaggia è completamente vuota nonostante il tempo sereno. Sulla parte della spiaggia opposta appare una piccola baia tra gli scogli ed i coralli dove l’acqua è bassa e riparata dalle onde. Anse Coco, come le altre spiagge da questo lato dell’isola, è battuta da onde altissime, quindi è pericoloso allontanarsi dal bagnasciuga; invece nella baia riparata in fondo a sinistra abbiamo trovato la nostra piscinetta tranquilla. Ad Anse Coco siamo rimasti soli fino a tarda mattinata, quando sono arrivate altre due coppie…Sinceramente non siamo riusciti a capire il motivo per cui nessuno viene presso questa spiaggia, il sentiero non ci è apparso faticoso e camminando tranquillamente si arriva in poco più di mezz’ora. In compenso prima di partire è arrivata una famigliola creola con tanto di bambini e cagnolino che si è messa a fare un po’ di legna tra la vegetazione oltre la duna. Il bambino che gioca con il cane sulla spiaggia è stata una delle immagini più belle del nostro viaggio, una indescrivibile sensazione di serenità.

A pranzo siamo tornati a Grand Anse al Loutier Coco, direttamente sulla sabbia. Anche qui buffet creolo, graditissimo, completo di un tipo di spaghetti che sembravano fritti, ottimi. In tutti i locali in cui abbiamo pranzato siamo sempre riusciti a pagare in rupie spendendo meno di 150 rupie a testa.

Un ultimo saluto a Grand Anse con le sue affascinati onde oceaniche e si parte per un’altra spiaggia. Superata La Passe e poco prima di ritornare al Patatran ci fermiamo ad Anse Severe, all’estremo nord di La Digue, e vi rimaniamo fino al tramonto. Anse Severe è bella, comoda e rispetto alle altre spiagge di La Digue è nascosta ai venti da sud est, pertanto l’acqua anche oltre la barriera corallina è abbastanza calma. Prima del tramonto, mentre dei bambini si tuffavano da un tronco di takamaka che sporgeva dall’acqua, in prossimità della barriera corallina incontriamo finalmente la prima tartaruga e non ci sembra vero. L’incontro è durato pochi attimi in quanto evidentemente la tartaruga non gradiva la nostra presenza, almeno non quanto noi gradivamo la sua! Vi assicuro che senza pinne (portavamo le scarpette da scoglio) non è facile star dietro ad una tartaruga bella vispa.

A cena si torna al Patatran, dove ci aspettava a sorpresa un variopinto buffet creolo. Durante la settimana in cui siamo stati al Patatran abbiamo cenato a buffet per tre volte e dobbiamo ammettere che alle Seychelles cucinano benissimo, merito anche del cuoco del Patatran che parla bene in italiano. Unico appunto al ristorante erano i camerieri che parlavano quasi esclusivamente francese, ed effettivamente anche la clientela del Patatran era in gran parte francese…Forse sarà stato un caso ma durante i 7 giorni in cui siamo stati in questo hotel abbiamo incontrato una sola volta altri italiani; viceversa in tutte le spiagge di La Digue si sentiva parlare solo italiano. Rimane il fatto che il Patatran è una struttura stupenda, pulitissima, forse un po’ distante da La Passe, in compenso si gode di uno scenario unico e si mangia bene. Inoltre le cene erano spesso allietate dalla musica di un musicista creolo che cantava, oltre un repertorio locale di musica “sega”, anche l’Italianissimo Zucchero… CONSIGLI: Anse Coco merita e vale la pena farsi una bella camminata tra le palme per arrivare in questa spiaggia isolata…E poi il sentiero è agevole e poco faticoso.

Ad Anse Severe si riesce a superare agevolmente la barriera corallina e lo snorkeling può riservare graditi incontri.

Fondamentali, come sempre le scarpette da scoglio.

30 SETTEMBRE – Anse Source d’Argent La Digue è una piccola isola, le spiagge sono relativamente poche, soprattutto considerando che tutto il versante Sud ed il lato Est praticamente non sono balenabili per le forti correnti. In pratica arrivando da La Passe fino ad Anse Source d’Argent e seguendo oltre Anse Pierrot si arriva ad un punto in cui la costa non è più protetta dalla barriera corallina. Stesso discorso vale per il lato di Grand Anse, Petit Anse ed Anse Coco, spiagge bellissime nelle quali, almeno nel periodo autunnale è impensabile provare a tuffarsi. Il versante est, dal Patatran quindi da Anse Patate fino ad Anse Banane ed Anse Formis, era caratterizzato da una splendida vista sul Felicitè, Coco e Sister Island, ma il mare era piuttosto mosso. Detto ciò a La Digue le spiagge pienamente balenabili sono solo Anse Severe, Anse Reunion ed Anse Source d’Argent: la nostra favorita! La Digue si può visitare completamente in 3-4 giorni guardando un po’ tutto ma quando si ha la possibilità di rimanere ben 7 giorni su questa piccola isola si può ritornare diverse volte sulla stessa spiaggia e rilassarsi completamente. Nel nostro caso siamo rimasti sconvolti dalla bellezza di Anse Source d’Argent tanto da ritornare ben 4 volte sulla stessa spiaggia…E tutta la gente del posto ci salutava come se fossimo a casa nostra, dei cani docilissimi ci seguivano e si accucciavano accanto ai nostri asciugamani…Abbiamo trovato il paradiso! Quel pomeriggio ci è rimasto impresso in quanto abbiamo assistito ad un grosso temporale al largo dell’isola, mentre sulla spiaggia c’era un sole che spaccava le pietre.

Il tempo alle Seychelles è così variabile che fare previsioni è praticamente inutile. Generalmente è stato sempre bello, in 13 giorni abbiamo trovato solo 2 pomeriggi nuvolosi ed a tratti anche piovosi, il più delle volte il cielo era sereno solcato da candide nuvole che correvano veloci creando bellissimi effetti di luce.

CONSIGLI: rimanete più tempo possibile a La Digue, isoletta in cui ogni cosa è a portata di mano, dove tutto è semplice, accogliente, dove ogni angolo diventa il vostro intimo rifugio.

1 OTTOBRE – Sister Island, Coco Island, Felicitè Come a Praslin ci sono tante barchette che partono per lo scoglio di Saint Pierre e Curiouse Island, a La Digue sul jetty ci sono tanti barcaioli che propongono l’escursione per Sister Island, Coco e Felicitè. Facendo un giretto per La Passe abbiamo ricevuto diverse proposte ed abbiamo notato una notevole differenza di prezzo tra ciò che propongono le due agenzie, Mason’s Travel e Creole Holidays rispetto ai barcaioli locali: affidatevi tranquillamente alla gente del posto, sono bravi e seri…E più economici. Il signor Jacinto con la sua barca Belle Petra capitanata da Clif ci ha proposto le alternative seguenti: o mezza giornata a Sister e Coco Island al costo di 40 € oppure tutta la giornata su tre isole per 75 € tasse e pranzo compreso. Abbiamo scelto di passare una intera giornata sulle tre isole in quanto a Felicitè ci hanno detto che era facile incontrare le tartarughe marine.

L’Oceano Indiano è tutta una sorpresa, partiti da La Digue poco a largo del Patatran incontriamo una tartaruga marina enorme, diversa dalla Caretta Caretta. L’oceano anche quando a terra sembra calmo in realtà a largo è sempre piuttosto irrequieto e la barchetta saltellava allegramente tra le onde. Prima tappa Grand Soeur che insieme a Petit Soeur forma le Sister Island. Grand Soeur è una piccola isola ed ha una forma particolare, due collinette unita da un lembo di terra. Si sbarca sulla spiaggia che presenta la barriera corallina più ricca di vita che abbiamo incontrato alle Seychelles, dopodichè attraversiamo il breve lembo di terra e ci ritroviamo sulla parte opposta dell’isola dove tra alte palme compare una spiaggia di sabbia bianchissima ed acqua smeraldo…Peccato le onde. Torniamo quindi nella spiaggia dove siamo sbarcati, l’ingresso in acqua non è agevole per via dei coralli ma sul lato destro c’è un corridoio di sabbia che permette di arrivare agevolmente oltre la barriera corallina. Prima di partire avevo preso un po’ di pane per far avvicinare un po’ di pesci sergente, come avevo visto fare allo scoglio di S. Pierre…Ma qui a Grand Soeur ci sono dei Pesci Pipistrello enormi (dovrebbero chiamarsi Platax) rotondi e grandi come pizze che vengono a mangiare direttamente dalle mani lasciandosi accarezzare. E’ stato uno dei momenti più belli del viaggio, l’acqua era bassa e piena di pesci di ogni tipo. Appena oltre la barriera incontriamo una tartaruga tranquillissima che si lascia avvicinare e ci permette di nuotargli vicino per diverso tempo.

Abbiamo pranzato a Grand Soeur facendo una grigliata sulla spiaggia…Ovviamente il pesce era squisito. Mentre mangiavamo tre delfini sono passati tra le barche attraccate di fronte alla spiaggia, hanno girato per qualche minuto dopodichè si sono diretti verso l’altro versante dell’isola…E a pensare che mezz’ora prima eravamo in acqua anche noi! Il pomeriggio ci siamo diretti a Coco Island, isolotto tra Grand Soeur e Felicitè e circondato da diversi scogli affioranti in mezzo ai quali l’acqua era più calma e limpidissima. Malgrado il relativo affollamento di barche a Coco Island ci siamo fatti una bella nuotata in mezzo ad una miriade di pesci, alcuni anche di grossa mole. Peccato che in alcuni punti i coralli siano quasi tutti morti, fortunatamente nuotando un po’ ed allontanandosi dalla zona di attracco delle barche i fondali diventano più variegati.

Dopo Coco Island ci dirigiamo verso Felicitè, isola privata sulla quale non possiamo sbarcare ma ci avviciniamo semplicemente alla spiaggia che guarda verso La Digue…E come promesso incontriamo subito la tartaruga marina. Avrei voluto tuffarmi a fotografarla in acqua ma il capitano si è immediatamente tuffato, ha preso la tartaruga sotto braccio e l’ha caricata sulla barca…Poveretta. Dopo due carezze fatte dalla parte più pigra del gruppo, quella per intenderci che non si sarebbe mai tuffata, la povera tartaruga ritorna in acqua un po’ intronata, ci nuoto un po’ insieme mentre si allontana ma non si prova la stessa emozione che si prova quando la si incontra casualmente in acqua. Ritorniamo in barca, pronti per ripartite e Clif inizia ad indicare una grande macchia scura sotto la superficie dell’acqua…Era come guardare un documentario naturalistico, sotto la barca è passata una enorme manta. Clif guarda me ed un altro francese, ci tuffiamo cercando di rincorrere la manta, ma non vediamo nulla: l’acqua era piuttosto profonda e non si riconosceva il fondale. Dalla barca però continuavano a vedere la manta dall’alto e ci indicavano gli spostamenti; ad un tratto ce la troviamo davanti, era enorme, impressionante, scura con una grande bocca bianca, per pochi secondi ci è passata davanti, appena in tempo per scattare due foto…Attimi indimenticabili.

Alle Seychelles la natura sbalordisce più di ogni altro elemento: la gente è stupenda, cordiale, le spiagge sono da sogno ma senza la vegetazione lussureggiante e senza una grande varietà di animali che vivono in equilibrio con l’uomo le Seychelles non ci avrebbero incantato più di alcuni tratti di costa italiana.

La sera siamo tornati al Patatran abbastanza stanchi, tante nuotate, ma soprattutto tante emozioni in una sola giornata alla fine pesano.

CONSIGLI: Le escursioni costano non poco ma valgono ogni centesimo speso. In particolare il giro in barca per Sister Island, Coco Island, Felicitè può rappresentare, all’interno di un intero viaggio alle Seychelles, il momento più intenso.

Evitate piuttosto di farvi spennare dalla agenzie che oltretutto mettono insieme grandi gruppi di persone: è molto meglio andare su una piccola barca con altre 4 o 6 persone ed un esperto barcaiolo a completa disposizione.

2 OTTOBRE – Anse Severe, Anse Patate ed Anse Banane Al Patatran prima delle 7:30 di mattina non si fa colazione e questo orario, per quanto possa sembrare normale, alle Seychelles ci è sembrato inadeguato: alle 6 di mattina è già giorno e dato che si va a dormire molto presto, conseguentemente ci si sveglia altrettanto presto. Quel giorno prima della colazione ci siamo fatti un bel giro mattutino partendo dal Patatran ed arrivando fin quasi alla fine della strada che costeggia il versante di La Digue che guarda verso Sister Island, Coco Island, Felicitè. La strada è molto panoramica, ogni tanto la vista si apre su isolate spiaggette ed in alcuni punti il percorso è investito dagli spruzzi delle onde. La prima spiaggia che si incontra è Grosse Roche, caratterizzata da un grande masso che la divide in due. Dopo qualche saliscendi si arriva fino ad Anse Banane, dove c’è anche una isolatissima Guest House circondata dalla foresta e da prati popolati dalle immancabili galline. Le spiagge sono belle, sabbia bianca acqua limpida e tanta vegetazione, ma data l’assenza della barriera corallina affiorante, in questa stagione è praticamente impossibile tuffarsi, le onde e le correnti sono troppo forti come segnalano anche i numerosi cartelli nelle strade di accesso. Se La Digue è un’isola tradizionale e poco sfruttata, questo isolato versante ne è l’esempio più lampante…In pochi km di strada avremo incontrato non più di tre o quattro casette. In compenso nel cielo volano tante sterne bianche e volpi volanti, animali che, come nella norma di La Digue, non hanno paura di te e passano a pochi metri di distanza.

Dopo colazione abbiamo voluto rilassarci ad Anse Severe, forse la spiaggia di La Digue con il mare più tranquillo. Con la bassa marea l’acqua è talmente bassa che per arrivare alla barriera corallina occorre camminare sopra le praterie di alghe. In compenso al centro della lunga spiaggia c’è un punto in cui un bel corridoio di sabbia rende più facile l’accesso in acqua…E la barriera corallina di Anse Severe merita veramente, con tanto pesce di grossa taglia che entra ed esce dalle tane in mezzo ai coralli che in questo punto sono quasi tutti vivi. Per finire, forse sarà stato solamente un caso, ma ogni volta che siamo andati ad Anse Severe abbiamo incontrato la tartaruga Caretta Caretta che nuota tranquilla in questa spiaggia poco frequentata.

A pranzo abbiamo ripreso le biciclette ed abbiamo ripercorso la strada che porta verso Grand Anse Poco prima della salita si incontra Zerof, un piccolo ristorante che lavora anche come guest house. Questo piccolo locale ci è piaciuto più di ogni altro frequentato alle Seychelles innanzitutto perché il pesce alla griglia è superlativo, mi hanno portato una enorme triglia da più di un kilo, e poi la cameriera trasmette una simpatia incredibile…Una ragazzona paffuta sempre sorridente che invece di portarci il menu prendeva una lavagna e scriveva con il gesso le portate del giorno; e poi parlava bene in italiano, e di fatto eravamo circondati da tanti altri italiani che in questo locale ci faceva sentire un po’ a casa. Infine il prezzo: 220 rupie in due per una vera abbuffata, incredibile! Il pomeriggio abbiamo voluto provare a tuffarci dalla spiaggia sotto il Patatran, dato che non tirava un filo di vento ed il mare era insolitamente calmo. Anse Patate è piccolissima, particolarmente intima, vi sia accede solo quando la bassa marea scopre la spiaggia e le scalette che scendono a fianco della piscinetta del Patatran. L’ingresso in acqua è ostacolato dal corallo per cui sono obbligatorie le scarpette, ma una volta in acqua il fondale è vario e ricco di pesce che si sposta con te seguendo le correnti…Infatti pensavo che il mare fosse relativamente calmo, in realtà c’era una onda lunga che ti trasportava dove voleva e ti faceva scoprire tutti gli anfratti tra i coralli. Comunque se vedete che c’è bassa marea approfittatene per andare in questa spiaggetta, molto carina.

Cena al Patatran, tra i francesi… CONSIGLI: Anse Severe e Anse Patate meritano più di una visita, la prima in quanto ampia, poco frequentata e costantemente balenabile, la seconda in quanto intima e carina; in entrambe pesce in abbondanza.

Zerof a nostro parere è il miglior ristorantino in assoluto, pulito, economico e dall’ambiente familiare. Non fate caso ai lunghi tempi di attesa tra una portata e l’altra, fa parte dell’atmosfera seychellese…Alle Seychelles nessuno ha fretta, le mucche mangiano tranquille sulla spiaggia, le galline si scansano appena quando passi in bicicletta, i rossi passeri cardinalini beccano tranquillamente il riso che avanza sui piatti e le cameriere sono particolarmente…Calme! 3 OTTOBRE – Anse Source d’Argent Alle Seychelles il tempo è estremamente variabile e può capitare che una giornata inizi bene e poi nel giro di un ora il cielo sereno diventi rapidamente nuvoloso: capita quindi di partire con i migliori auspici e di ritrovarsi sulla spiaggia tra una pioggia e l’altra. Ciò che altrove potrebbe sembrare un fattore negativo, alle Seychelles per assurdo diventa piacevole. Ci è capitato di passare una intera giornata ad Anse Source d’Argent con il tempo relativamente nuvoloso, con rare piogge di pochi minuti. I colori del mare, della vegetazione e di tutto ciò che ci circonda ovviamente non sono gli stessi, la luce diretta del sole rende tutto più bello, ma ciò non vuol dire che la giornata non possa trascorrere piacevolmente.

Il caldo a volte eccessivo viene attenuato dal passaggio delle nuvole, i profumi che risaltano sulla terra bagnata non si potrebbero sentire se avesse piovuto pochi attimi prima. La pioggia alle Seychelles è calda ed è bellissimo nuotare sott’acqua mentre fuori piove.

In una spiaggia relativamente affollata come Anse Source d’Argent, un giorno nuvoloso può rappresentare l’unica occasione di trovarla deserta, a completa disposizione: basta una piccola apertura nel cielo, tra le nuvole, ed un raggio di sole può creare degli effetti di luce stupendi…E stare da soli ad Anse Source d’Argent fa diventare questi momenti memorabili. I cani già docili per propria natura in quella giornata correvano in lungo ed in largo per la spiaggia rincorrendo i granchi e ruzzolando sulla sabbia…Ecco che anche un giorno nuvoloso può diventare piacevole.

La pigrizia prende il sopravvento ed a pranzo si rimane sul ristorantino poco distante, il Lambousir, già collaudato, dove si mangia abbastanza bene e si spende poco.

Forse, dopo diversi giorni presi dalla frenesia di vedere tutto il possibile nel minor tempo possibile, passare una giornata pigramente, godendosi ciò che già si conosce, credo sia rilassante e rigenerante.

CONSIGLIO: Se andate a La Digue non rimanete solo 3 o 4 giorni, potreste anche riuscire a vedere tutto ma senza la necessaria calma per apprezzare la natura del luogo.

4 OTTOBRE – Anse Pierrot Differentemente dal giorno precedente il sole spaccava le pietre, non si vedeva una nuvola e ci siamo trovati di fronte ad una vera invasione di La Digue: coloro che il giorno prima avevano rinunciato all’escursione giornaliera da Praslin per via del cattivo tempo si sono aggiunti alle partenze già programmate per quel giorno…Ed il catamarano da Praslin scaricava diverse ondate di altri turisti…E tutti ovviamente si dirigono verso Anse Source d’Argent, come non capirli! Le piccole calette si sono riempite rapidamente tanto da non trovare posto per mettere gli asciugamani. Ci siamo diretti quindi verso Anse Pierrot, oltre Anse Source d’Argent, fino a quando il sentiero scompare ed i massi non permettono di proseguire verso l’estremo sud dell’isola…E finalmente un po’ di solitudine! La zona di Anse Source d’Argent è il paradiso dei fotografi, ogni angolo è fonte di ispirazione, i massi levigati e scolpiti dall’acqua e dal vento sembrano finti, inspiegabilmente inseriti in quel contesto, e poi la luce e la marea rendono la stessa spiaggia diversa a seconda delle varie ore del giorno.

A pranzo siamo tornati da Zerof, eravamo anche curiosi di provare Tarosa, locale carino e relativamente panoramico vicino al porto, ma ci eravamo trovati troppo bene da Zerof e quindi ci siamo tornati. Abbiamo visto da fuori anche Chez Marston, ma altri turisti italiani incontrati ci hanno detto che si servono soprattutto portate internazionali, e nel dubbio della scelta la certezza di trovarsi bene da Zerof rimuove la curiosità di provare nuovi locali.

All’uscita da Zerof siamo passati davanti alle scuole al momento dell’uscita dei piccoli studenti, le strade di sono riempite di bambini in divisa, bermuda e camicetta, e gonna e camicetta per le bambine.

Il pomeriggio siamo voluti rimanere ad Anse Source d’Argent, tanto non pagavamo il biglietto visto che era la terza volta che entravamo e siamo rimasti fino al tramonto, il momento migliore per la fotografia in quanto la luce radente esalta colori ed ombre. Dopo le quattro di pomeriggio la spiaggia è di nuovo vuota, la maggior parte dei turisti è ripartita per Praslin ed il colori del tramonto rendono tutto più caldo.

Siamo ritornati al Patatran al buio, barcollando sulle biciclette e cercando di evitare il pericolosissimo fossetto sul bordo della strada. Utilissima è stata la lampada da testa, illumina la strada lasciando libere le mani sul manubrio.

CONSIGLIO: rimanete ad Anse Source d’Argent fino al tramonto, il momento più bello.

Le torce sono fondamentali per andare in giro la notte, inutile invece il cavo con lucchetto per legare le biciclette…Eravamo gli unici a La Digue ad usarlo, dopo le prime volte ci siamo sentiti ridicoli e non l’abbiamo usato più! 5 OTTOBRE – LA DIGUE – PRASLIN – MAHE’ Ultima abbondantissima colazione al Patatran: prima di abbandonare questo piccolo hotel fuori dal mondo, dalla vista straordinaria ed estremamente poetico abbiamo voluto provare a fare colazione come facevano i francesi, i tedeschi e gli inglesi intorno a noi. Mentre noi ci avvicinavamo al banco del buffet mattutino fermandoci ai succhi di frutta ed ai vari prodotti da forno (buonissimi!) i francesi andavano dritti verso il cuoco chiedendo omelette di vario tipo. Anche noi abbiamo voluto provare l’omelette alle verdure: c’era dentro di tutto, dalla cipolle ai pomodori, forse era un po’ pesantina ma incredibilmente buona! Giorno di partenza, bruttissimo, si lascia La Digue, in assoluto l’isola più vera e più bella, dove ci siamo sentiti più liberi ed a nostro agio. Dal Patatran ci riportano a La Passe con uno dei pochi veicoli a motore dell’isola. Partire…Che tristezza! La traversata in catamarano è stata tranquilla, procedendo da La Digue verso Praslin si navigava a favore di vento. Poi dal jetty di Praslin un taxi ci porta al piccolo aeroporto attraversando la Vallee du Mai. Nel piccolo negozio all’interno dell’aereoporto ci propongono un Coco de Mer a meno di 100 €, siamo quasi tentati a prenderlo, ma al momento ci sembrava costasse troppo…Dall’aeroporto un piccolo bielica della AirSeychelles, migliore, più nuovo rispetto a quello preso all’andata ci riporta in meno di mezz’ora a Mahè. All’aeroporto di Mahè, prima di prendere l’ennesimo taxi, ci dirigiamo verso l’uscita dei voli internazionali dove ci sono diversi botteghini degli autonoleggi e concordiamo il noleggio di una Daihatsu Charade per 40 € al giorno. Inizialmente ti propongono jeep o berline a più di 80 € al giorno e poi dimezzano i prezzi proponendo le utilitarie. La Daihatsu ce la portano direttamente nella nostra Guest House, il Villa Chez Batista’s, parte sud di Mahè. L’isola è più grande ed in particolare la zona di Victoria e dell’aeroporto è piuttosto urbanizzata, tante auto che corrono su strade a due corsie e soprattutto tante abitazioni…A La Digue eravamo abituati male! La parte sud di Mahè è meno urbanizzata, solo poche case sparse e la nostra destinazione, Anse Takamaka, è uno spettacolo, un’ampia spiaggia bianca e deserta, pochissimi turisti, tante palme che si protendono verso il mare verde smeraldo.

La Guest House Villa Chez Batista’s ha una collocazione invidiabile, una terrazza direttamente sulla spiaggia, ogni tavolo del ristorante poggia direttamente sulla sabbia…Se il posto merita veramente forse altrettanto non si può dire della stanza che ci hanno riservato: i gechi li abbiamo trovati in ogni hotel, anche al Laurier ed al Patatran, quindi non ci facevamo più tanto caso, si nascondono sul soffitto o dietro il condizionatore e, tranne quando fanno il loro verso simile ad una risata, non ci si accorge della loro presenza. Differente è la sensazione che si prova nel trovare le formiche nel bagno ed il condizionatore rotto che dall’alto ti gocciola sulla testa. Non si tratta di problemi gravi ma sinceramente gli altri alberghi erano migliori. Pertanto se siete particolarmente esigenti cercate altre soluzioni. Se le camere sono spartane il ristorante è superlativo, cicale di mare squisite e economiche, abbiamo sempre mangiato bene spendendo poco.

Appena arrivati ci siamo tuffati ad Anse Takamaka che, differentemente da quanto ho letto su altri racconti di viaggio, in questa stagione è balneabile senza problemi, consigliamo solo le scarpette per stare più tranquilli nuotando tra i coralli.

Nel frattempo ci hanno consegnato la macchina concordata all’aeroporto, una Daihatsu Charade abbastanza usata e con il serbatoio appena riempito con 125 rupie di benzina…Almeno secondo quanto dichiarato da chi ci ha consegnato l’auto…Del resto era l’unico autonoleggio che proponeva auto a 40 € al giorno. Il primo impatto con il posto guida a destra non è stato disastroso, basta mettersi a ridere quando si prova a cambiare con la manovella del finestrino o quando chi guida si siede istintivamente a sinistra. A Mahè occorre guidare con prudenza, gli autobus e le altre macchine corrono senza prendere in considerazione che se si finisce nel fossetto al bordo della strada, l’unica soluzione è il carro attrezzi. In compenso l’asfalto è generalmente in buono stato e dopo i primi chilometri ci si abitua rapidamente…Basta non eccedere con la velocità.

A pranzo siamo andati ad Anse Soleil percorrendo la Rue Anse Soleil, strada che inizialmente va in salita dopodichè scende bruscamente verso il mare. La strada non è in cattive condizioni, è quasi tutta asfaltata e solo nell’ultimo tratto si riduce a due tracce di cemento. Poco prima della fine della strada c’è una deviazione a destra che porta all’Hotel Anse Soleil Beachbomber, la strada è privata ed in migliori condizioni, ma chi non è ospite della struttura deve continuare sulla strada “peggiore”. In breve si arriva ad un piccolo parcheggio con un muretto con la scritta “Gay Area”…Mia moglie mi guarda e mi dice: “dove mi hai portato?!”. Due passi ed arriviamo all’Anse Soleil Caffè dove pranziamo mangiando 2 grosse cicale di mare e spendendo l’equivalente di 10 € a testa. Questo ristorantino come posizione è simile al Villa Chez Batista’s in quanto si tratta di una terrazza sulla spiaggia solo che in questo caso ci troviamo di fronte ad Anse Soleil. La spiaggia è piccola e carina, l’acqua è verde smeraldo ed è subito molto profonda, l’onda crea una potente risacca sottoriva mentre a largo si nuota tranquillamente. Negli altri racconti di viaggio pubblicati Anse Soleil viene descritta come una delle spiagge più belle di Mahè ed indubbiamente è un bel posto, ma sicuramente Mahè ha molte altre spiagge forse migliori. In compenso non è difficile da raggiungere, la strada è un po’ stretta alla fine ma non è assolutamente necessaria una jeep.

La sera torniamo al Villa Chez Batista’s dove scopriamo che anche chi soggiorna in mezza pensione può ordinare tutto ciò che propone il menù…E ovviamente pesce ed aragoste a volontà! Come in altri ristoranti delle Seychelles anche qui nessuno ha fretta, le ore scorrono lente e dopo la cena si rimane soli in compagnia delle stelle e del silenzio interrotto dal fragore delle onde.

CONSIGLI: Villa Chez Batista’s è un ottimo ristorante ed una guest house spartana ma a buon prezzo…Se amate il mare la collocazione del luogo merita veramente e le caratteristiche dell’albergo passano in secondo piano.

Il Sud di Mahè è bellissimo, meno abitato e sfruttato e comunque ben collegato con il resto dell’isola. Se dovete soggiornare a Mahè decisamente più bella questa zona rispetto alla più frequentata Beau Valoon.

6 OTTOBRE – Parco Marino S. Anna La colazione al Villa Chez Batista’s viene servita alle 7 di mattina e ti permette di sfruttare al meglio il resto della giornata, visto che alle 18 è quasi buio. La colazione al Villa Chez Batista’s è a buffet e la frutta così come le marmellate ed i prodotti da forno sono squisiti…Inoltre, mentre in altri strutture mi portavano un grosso caraffone di caffè lungo ed una piccola tazza di latte, al Villa Chez Batista’s potevo servirmi come volevo come se fossi a casa.

Cosa c’è da vedere a Mahè? Girandola in auto si scoprono continuamente bellissime spiagge, sinceramente non ce la immaginavamo così bella, soprattutto il lato ovest, meno popolato e più intatto. A Mahè ci sono due parchi marini: il Saint Anne Park e Port Launay. Ci siamo diretti verso Victoria per il Saint Anne Park. Come indicato dalla guida della Lonely Planet, poco prima di arrivare a Victoria ci siamo fermati al Marine Charter Association chiedendo di poter partecipare alle diverse gite organizzate per visitare il parco marino di fronte ed a breve distanza. La gente che sostava presso i pontili non ci ha saputo dire nulla. Erano le 9 di mattina e stava per partire una barchetta con il fondo di vetro della Mason’s Travel…Abbiamo chiesto di poter partecipare ma ci hanno risposto che la barca era piena quindi niente da fare…Ed effettivamente la barchetta era stracolma di turisti, gomito a gomito. Ci hanno detto di prenotarci per la giornata seguente ma con il tempo variabile delle Seychelles e soprattutto visto che a Mahè stavamo solo 3 giorni non ci andava di rinunciare.

Abbiamo fatto il giro del porto, la zona commerciale e l’imbarco per Praslin, abbiamo chiesto in giro ed un camionista gentilissimo ci ha portato su un parcheggio che dava su una ansa del porto ad un centinaio di metri dalla Marine Charter Association. Lì ci accolto Julio che insieme a Peppe disponevano di una piccola barca con fondo di vetro in partenza per il parco. Peppe è un simpaticissimo creolo che ogni sera propone la gita dalla spiaggia di Beau Valoon di fronte al Berjaya, invece Julio ha i lineamenti italiani, entrambi parlano un po’ di italiano, cosa piacevolissima! Concordiamo il prezzo di 75 €, tasse e pranzo compreso, è tanto ma accettiamo lo stesso, il nostro viaggio sta per concludersi e vogliamo finire in bellezza. Il giro del parco prevede diverse soste per fare snorkeling tra i coralli e visitare le diverse isole, tranne S. Anne, sede di un resort esclusivo, ci siamo potuti avvicinare ma non siamo potuti sbarcare. Tra le diverse isole la barriera corallina è bellissima, tanti coralli di diverse forme ed ovviamente tanto pesce. Già prima di tuffarci il mare si era riempito di pesci sergente attratti dai pezzi di pane lanciati da Peppe…In tutte le escursioni portate sempre con voi dei pezzi di pane, in un attimo l’acqua ribolle di pesce in particolare gli zebrati pesci sergente si avvicinano moltissimo.

Poi siamo sbarcati sulla parte dell’île aux Cerfs che guarda verso Victoria, una laguna d’acqua quasi ferma, poi abbiamo visitato un giardino che sembrava più un orto botanico con tante piante di varie specie, oltre all’immancabile tartaruga che pascola tranquillamente nel prato. I fiori alle Seychelles sono enormi e stupendi, l’ibiscus spunta ovunque e tante piante qui comuni nel resto del mondo vengono coltivate per scopi ornamentali. L’isola gode di una vista magnifica su Sainte Anne e su Mahè.

Altra tappa l’isoletta di Moyenne, unita a l’île Longue da una sottile striscia si sabbia sommersa dall’acqua turchese. Tutto intorno è una enorme laguna in cui l’alternarsi di sabbia, alghe e coralli crea dei contrasti di colore indescrivibili.

Ultima tappa si ritorna a île aux Cerfs ma dal lato che guarda verso il mare aperto, l’ambiente è più ventilato ma l’acqua è relativamente calma grazie alla barriera corallina che blocca a largo le onde. Abbiamo pranzato in una casetta a breve distanza dalla piccola spiaggia e dopo pranzo siamo saliti in cima a île aux Cerfs lungo una striscia di prato. La vista dalla cima è ovviamente superlativa, si vedeva tutto l’arcipelago dalla stessa visuale che si ha dall’aereo, solo che in questo caso è possibile fermarsi ad ammirare la stupenda laguna che divide le isole del parco. Ultime foto con una bella tartaruga al pascolo e poi siamo ripartiti per tornare a Victoria.

Di fronte al porto il paesaggio è stato profondamente trasformato dall’uomo, la barriera corallina non c’è più, sono state create delle scogliere artificiali dove sono stati piantati dei pini (casuarine), si capisce di stare a Mahè solo guardando in alto il profilo del monte Morne Seychellois. Eppure la natura cerca di riprendersi i propri spazi, una grossa colonia di aironi e gazzette popola questi pini, e, come normale alle Seychelles, questi uccelli si fanno avvicinare senza alcun timore.

Giunti a Victoria abbiamo visitato la cittadina, poco più di un paese, di bello proprio al centro c’è la torre dell’orologio, riproduzione in miniatura del Big Ben di Londra. Tutti gli edifici ricordano il passato coloniale, bella una chiesa completamente bianca nei pressi della via centrale, sarebbe stato carino il mercato del pesce ma di sabato pomeriggio i seychellesi stanno rigorosamente fermi. Gli unici negozi aperti erano quelli della comunità indiana che è molto numerosa. Anche nella piccola capitale volano le volpi volanti e le sterne bianche mentre sopra i banconi del mercato delle gazzette cercano gli avanzi del pesce…Le Seychelles sono esempio di ottima integrazione tra l’uomo e l’ambiente.

Dopo aver visto la piccola Victoria ci siamo diretti verso il Villa Chez Batista’s, a sud nell’isola. C’è ancora tanta luce, in cima ad una collina che divide i due versanti di Mahè deviamo per Anse Intendance. La spiaggia è ampia, immersa nel verde delle palme ed alcune persone facevano anche il bagno…Le onde hanno un bel colore turchese, sono alte ma non quanto quelle di Grand Anse a La Digue. Intorno ad Anse Intendance sta sorgendo e credo sia anche attivo l’ipermega hotel Banyan Tree, che ha disseminato la collina sovrastante di tante piccole villette, sinceramente un po’ troppe. La spiaggia è molto lunga ed è comunque rimasta comodamente fruibile anche per noi che non siamo ospiti del Banyan Tree.

Continuiamo la strada verso l’estremo sud, ci fermiamo fino al tramonto a Police Bay ed il mare in questo caso sprigiona tutta la sua potenza, onde altissime si infrangono sulla spiaggia, la risacca è tale da lasciare allo scoperto i coralli dopo il passaggio delle onde. Il ritmo delle onde per poco ci ha ipnotizzato, bellissimo. La sera torniamo al Villa Chez Batista’s, ci aspettano le cicale di mare alla griglia…Che bella vita! CONSIGLI: Le gite in barca costano ma lasciano sempre buoni ricordi, volendo fare una classifica delle più meritevoli il primo posto va sicuramente a Sister e Coco Island, ma subito dopo viene il giro del Parco marino Saint Anne.

Presso la Marine Charter Association, consigliata anche dalla guida Lonely Planet, a quanto abbiamo potuto vedere noi non si organizzano frequentemente gite al Parco marino Saint Anne, forse siamo stati sfortunati ma quel giorno partiva solo la Mason’s Travel che costava uno sproposito e caricava troppi turisti nel piccolo barchino.

Anche per questa giro in barca è molto meglio rivolgersi alla gente del posto, cordialissima e corretta…Peccato si faccia pagare profumatamente! Mahè va girata tutta in lungo ed in largo, comprese le spiagge dell’estremo sud ed anche Victoria merita una visita, magari evitando i giorni festivi! 7 OTTOBRE – Petit Anse Chi passa per l’aeroporto di Mahè e vola direttamente a Praslin o si imbarca per La Digue senza farsi neanche un giretto per Mahè sbaglia e si perde un sacco di cose belle da vedere.

Le spiagge di Mahè ci hanno veramente stupito, non avremo mai pensato che in un’isola così grande ed abitata vi fossero tanti luoghi tanto isolati. Questi luoghi sono però minacciati dal crescente sviluppo turistico che tende a concentrarsi intorno a delle spiagge relativamente isolate da recintare fino a renderle praticamente private.

Petit Anse si raggiunge percorrendo la stessa strada per Anse Soleil e deviando a sinistra all’altezza del parcheggio in prossimità del cantiere del resort che aprirà tra un anno o più. Si inizia una ripida discesa tra case, villette e palazzine in costruzione. In breve la vista si apre su Petit Anse, baia ampia, sabbia bianchissima, tante palme e takamaka e soprattutto un mare da mille sfumature di azzurro…Sicuramente la spiaggia più bella di Mahè. La presenza del cantiere e la relativa distanza dal parcheggio determina l’isolamento attuale della spiaggia: quel giorno è rimasta completamente deserta per mezza giornata quando è arrivata una coppia di tedeschi che si sono sistemati a 200 metri da noi. Petit Anse è un paradiso destinato a scomparire in breve tempo: come diventerà quando tutti gli ospiti delle villette attualmente in costruzione si riverseranno sulla spiaggia, quando tutte le strutture, piscina compresa, saranno completate?…L’atmosfera di pace che abbiamo provato non ci sarà più. Speriamo che i gestori del resort lasceranno almeno aperto l’accesso alla spiaggia a chi non è ospite della struttura e che Petit Anse non faccia la fine di Anse Georgette a Praslin, occasionalmente accessibile solo dopo prenotazione. Chi può si affretti ad andarci prima che sia troppo tardi.

A pranzo abbiamo voluto provare il famoso buffet domenicale del Villa Chez Batista’s e ci siamo trovati di fronte, non un semplice pranzo, ma una festa tra tanta gente del posto. Noi turisti eravamo relativamente pochi mentre c’erano tante famiglie che si abbuffavano allegramente a suon di musica. La quantità e la varietà delle portate era impressionante ed a parte poche cose piccantine per il resto era tutto squisito.

Dopo pranzo siamo partiti per fare un giro completo di Mahè. Risalendo il lato ovest abbiamo incontrato diverse spiagge meritevoli come Baie Lazare, Anse La Mouche, siamo rimasti sconcertati dalla bruttezza dell’Hotel Berjaya Mahè Beach a Port Glaud, grosso albergone squadrato e bianco in riva al mare.

A Port Glaud un piccolo cartello con scritto waterfalls in corrispondenza di una deviazione a destra ci indica le cascate. Incuriositi ci inerpichiamo su uno stradello o meglio due binari di cemento che risalgono verticalmente la montagna. Si arriva in cima ad uno spiazzo dove un ragazzo per 50 rupie ci fa entrare su un sentiero che in breve raggiunge le cascate. E’ un posto immerso nella foresta, un lunghissimo rivolo d’acqua scivola da una parete obliqua, quasi verticale di granito scuro, per riversarsi su una profonda piscinetta naturale dove dei ragazzi si tuffano allegramente. Sicuramente da vedere.

Proseguendo la strada lungo la costa la zona di Port Launay offre tante spiaggette stupende, se avessimo avuto un altro giorno di tempo ci saremo fermati o a Port Launay oppure a Baie Ternay, che si raggiunge solo passando dietro un cancello al termine della strada.

Tornando indietro abbiamo imboccato la San Souci Road verso le Morne Seychellois National Park: l’interno di Mahè è una immensa foresta, vallate verdi a perdita d’occhio, ovunque l’oceano sullo sfondo. Su tutto domina la rupe di granito scuro della vetta. Si supera una piantagione di tea dopodichè la strada inizia a scendere e dopo diversi tornanti si arriva a Victoria. Giriamo per Beau Vallon, si scollina nuovamente e ci troviamo di fronte un ampio golfo. Lungo la costa ci sono tanti piccoli e grandi hotel e l’accesso alla spiaggia lo troviamo girando a destra nella parte centrale del golfo. Qui c’è un ampio lungomare alberato interrotto da chioschi e piccoli bar, la spiaggia è comoda ed affollata…Sembra di stare sul nostro Mare Adriatico, se non fosse per l’acqua limpida ed i grandi alberi tropicali. Non si può dire che sia un posto brutto ma sinceramente fare otto ore di volo e ritrovarsi di fronte ad una spiaggia piatta con mare altrettanto monotono solcato da moto d’acqua, sinceramente non ne vale proprio la pena…Il mare, i colori ed i paesaggi delle Seychelles sono ben diversi, a Beau Vallon non si vedono.

CONSIGLI: No a Beau Vallon, a Mahè soggiornate in altre zone, saranno più scomode, meno attrezzate, ma sicuramente più autentiche, e più belle.

La parte meritevole del nord di Mahè è la zona di Port Launay, che, differentemente da Beau Vallon, non dispone di molte strutture recettive.

Petit Anse o Anse La Libertè è, a nostro parere, la spiaggia più bella di Mahè, e forse una delle migliori di tutte le Seychelles…Per chi è in partenza facciamo un annuncio: affrettatevi ad andare su questa spiaggia, finchè rimane accessibile a coloro che non vengono ospitati nel grande resort in costruzione. 8 OTTOBRE – Mahè – Italia L’ultimo giorno di ogni vacanza è sempre malinconico, soprattutto quando si è stati bene e quando ormai è stato trovato un equilibrio con l’ambiente in cui si è stati per sole due settimane: i primi giorni continui a ragionare con la testa della tua regione di origine, con il passare del tempo cambi il tuo ritmo di vita, tutto rallenta e quando arriva il momento della partenza si fa veramente fatica a riadattarsi.

Le Seychelles vanno visitate cercando di fondersi nell’ambiente, a contatto con la gente del posto che è fantastica: forse questo aspetto le rende differenti da altri ambienti paradisiaci nei quali si rimane rinchiusi nei villaggi turistici ed ogni cosa si osserva da lontano, senza venirci a contatto.

Prima di partire in direzione aeroporto, alle sei di mattina ho voluto nuotare nuovamente ad Anse Takamaka, per poi riemergere e fare direttamente colazione al Villa Chez Batista’s.

In mattinata raggiungiamo l’aeroporto, alle 11:15 parte il volo, fuori diluvia, spero che l’aereo abbia dei problemi per partire, ma come sempre piove per poco tempo, poi si rasserena, e noi siamo già partiti.

Questa volta si vola di giorno, dall’alto vediamo la Somalia, poi percorriamo in lungo il Mar Rosso, sorvoliamo Il Cairo e quindi il nostro Mediterraneo fino alla nostra Europa.

CONSIGLI FINALI: prima di partire non dimenticatevi le seguenti cose: • Uno o meglio due adattatori di corrente (fondamentali in quanto le strutture turistiche non li forniscono, alla Seychelles le prese sono inglesi quindi servono particolari adattatori a 3 lamelle disposte a triangolo); • Zaini per tenere pinne, maschera e varie cose da mare, visto che spesso prima di arrivare in spiaggia si cammina parecchio; • Torcia; • K-way; • Scarpette da scoglio e scarpe per camminare, spesso i sentieri sono relativamente scomodi, meglio evitare infradito o ciabatte; • Repellenti per zanzare (sarebbero stati utili solo alla Vallee du Mai); • Crema solare ad alta protezione, fondamentale soprattutto i primi giorni; • Farmaci vari, cerotti e disinfettanti visto che non abbiamo incontrato farmacie nelle isole; • Bandane o cappelli per proteggere la testa dal sole che picchia forte; • Un cellulare al quale sostituire la scheda comprando per poche rupie una scheda locale con la quale potrete chiamare anche in Italia spendendo poco, alcuni operatori telefonici italiani alle Seychelles non sono operativi e non si allacciano ad altre reti; • Apriscatole, tanti prodotti seychellesi non hanno aperture agevoli; • La patente italiana è valida e viene richiesta e registrata all’auto noleggio; • Guida Lonely Planet e soprattutto tutti i diari di viaggio di Turisti per Caso! Nessuno ci ha mai chiesto di indossare pantaloni lunghi, nemmeno al Patatran che è una struttura elegante. Per il resto bastano costumi, pantaloncini corti e magliette estive.

Ovviamente non partite senza una buona fotocamera digitale; utili anche le macchinette usa e getta per fare le foto subacquee, meglio ancora sarebbe disporre di guscio impermeabile per fotocamere.

Noi abbiamo suddiviso il tempo trascorso sulle diverse isole in questo modo: • 3 giorni a Praslin; • 7 giorni a La Digue; • 3 giorni a Mahè; Passare solo 3 giorni a Praslin vuol dire rinunciare a vederla tutta, il tempo a disposizione è troppo poco e nel nostro caso abbiamo dovuto rinunciare a vedere Anse Georgette all’interno del Lemuria…Se avessimo avuto un solo giorno in più a disposizione probabilmente saremo riusciti a vederla, quindi secondo noi per vedere Praslin ci vogliono almeno 4 giorni.

Lo stesso discorso vale per Mahè, le spiagge sono tantissime e tutte belle, abbiamo visitato bene il sud ma abbiamo visto solo di passaggio il nord: le Morne Seychellois National Park andava visitato e ci sarebbe piaciuto fermarci a Port Launay ed a Baie Ternay. Mahè è grande, non basterebbe neanche una settimana per vederla tutta, quindi 3 o 4 giorni rappresentano proprio il minimo.

Un discorso a parte merita La Digue: è l’isola più caratteristica, non ci si deve andare solo per visitarla, secondo noi occorre immergersi nell’atmosfera tranquilla, armoniosa e serena ed in questo senso, più giorni trascorrono in questo paradiso e meglio è. Le spiagge sono relativamente poche e per vederle tutte, considerando anche il giro per Sister, Coco e Felicitè Island, bastano 3 o 4 giorni…Ma come si fa a non tornare più di una volta ad Anse Source d’Argent? Una volta tornati a casa inizierete a vivere di ricordi, vi torneranno in mente le persone, gli ambienti, i profumi, i colori, e tanti pesci ed animali.

Non dimenticheremo mai le Seychelles, la sua gente cordiale ed allegra, i passeri rosso brillante, le tartarughe giganti, i pesci variopinti che mangiano il pane dalle nostre mani, i suoi docilissimi cani randagi, le grandi volpi volanti, la vegetazione lussureggiante e generosa, le palme enormi, i fiori particolari e colorati, le bananine saporite, il cielo azzurro solcato da nuvole candide e dalle veloci sterne bianche, il granito scuro scolpito dal vento e dal mare turchese…La nostra anima è rimasta su queste isole, la nostra mente continua a viaggiare e di certo ritorneremo.

Sergio e Sonia scherubi@libero.It



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