Dieci giorni tra i Borders scozzesi e il Northumberland

Un itinerario tra il sud della Scozia e l'estremo nord dell'Inghilterra: campagna e mare; abbazie e castelli, dimore storiche e, per finire, Edimburgo e il suo Fringe festival.
Scritto da: viaggiatori2000
dieci giorni tra i borders scozzesi e il northumberland
Partenza il: 10/08/2019
Ritorno il: 20/08/2019
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
L’itinerario che abbiamo scelto in questa occasione si snoda tra due regioni confinanti, tra la Scozia e l’Inghilterra: i Borders scozzesi, cioè la parte meridionale della Scozia e il Northumberland, estremo nord dell’Inghilterra. Terre di confine che nei secoli sono state teatro di scontri politici e religiosi tra le due nazioni. Eventi che si ritrovano testimoniati nei monumenti: abbazie cattoliche una volta potenti e ricche, oggi in rovina dopo l’abbandono che seguì la riforma protestante; castelli, fortezze, fortificazioni a difesa delle città, indietro nel tempo fino a quel famoso Vallo di Adriano che l’impero romano costruì a difesa dei propri confini settentrionali. Sotto il profilo paesaggistico il confine sfuma in una sostanziale unitarietà, continuità della campagna di dolci colline solcate da corsi d’acqua e interrotte qua e là da speroni rocciosi, testimoni di un’antichissima attività vulcanica che ha plasmato queste terre. Un filo conduttore, il corso di due fiumi che scorrono pressoché paralleli e si gettano nel mare del Nord: il Tweed, più a nord e il Tyne a sud. Meta finale: Edimburgo e il suo Fringe festival, il festival teatrale che si svolge ogni anno nella città nel mese di agosto.

I contatti con le persone sono stati quelli tipici del turista, principalmente con gli ospiti dei b&b, con i custodi dei siti visitati, con i volontari desiderosi di fornire qualche informazione significativa. In generale abbiamo trovato in queste sporadiche comunicazioni un certo calore che ci ha piacevolmente colpito.

Se vogliamo cercare un minimo comun denominatore di questi dieci giorni, un aspetto che ha caratterizzato l’intero viaggio possiamo trovarlo nella mutevolezza delle condizioni atmosferiche – sole, pioggia, nuvole, vento – che ci ha regalato una luce sul paesaggio che cambiava repentinamente: cieli luminosi percorsi da nubi veloci, prati d’erba piegata dal vento, versanti delle colline fioriti d’erica, gocce di pioggia illuminate dal sole. È una luce nordica, diversa da quella mediterranea cui siamo abituati, che può assumere toni pastello leggeri e sfumati o tinte più calde, brune e terrose, fino a sfumature metalliche quando il sole basso illumina una strada o un tetto ancora bagnati dalla pioggia recente.

L’itinerario

Facendo tappa a Peeble e Kelso, nel sud della Scozia abbiamo visitato le abbazie in rovina di Melrose, Dryburgh e Jedburgh, una casa-torre a Smailholm, la residenza di Trequair. Le due cittadine – Peeble e Kelso – si trovano ambedue lungo il corso del fiume Tweed, che ne caratterizza l’impianto urbanistico. Vi si respira aria di tranquillità, come ci conferma anche il padrone della Guesthouse di Kelso, che privilegia i rapporti umani e l’ospitalità che l’ambiente riesce ad assicurare. Ascolta inorridito che la nostra tappa successiva sarà Newcastle.

Le abbazie, soprattutto Melrose e Jedburgh, sono molto belle. Per quanto in rovina hanno mantenuto intatte parti caratteristiche della loro costruzione, il che consente di leggerne con facilità sia l’impianto architettonico/artistico, sia il ruolo che hanno svolto nei secoli per la comunità locale. In ambedue è a disposizione un’ottima audioguida, necessaria per inquadrarle sotto il profilo storico/religioso e per individuare una serie di particolarità interessanti: sovrapposizioni stilistiche, statue, gargoyles.

La residenza di Trequair, degli Stuart Maxwell, è ancora abitata dalla famiglia, ma una parte è disponibile per la visita. È immersa in un giardino che sembra bellissimo e dalle finestre si ammira anche un bel labirinto di siepi, curatissimo. Purtroppo non è gradevole passeggiare sotto l’acqua. La casa è interessante: un filmato in inglese ne racconta la storia e descrive gli oggetti più importanti che vi sono esposti. Nei secoli, fino a quando nel 1829 il culto cattolico è stato liberalizzato, Trequair è stata luogo di “resistenza” cattolica, come testimoniano alcuni oggetti di culto esposti. In un’ala esterna si trova il birrificio storico, abbandonato nell’800 perché la produzione non era più economica. I macchinari conservati furono rimessi in funzione negli anni ’50 del ‘900 e oggi il birrificio produce una birra ad alta gradazione (9,5°), utilizzando prodotti del territorio e un luppolo che proviene dal Kent.

Percorrendo una strada secondaria verso l’abbazia di Dryburgh, una deviazione ci consente di visitare la casa-torre di Smailholm che, immersa in un paesaggio agricolo e bucolico, svetta sopra uno sperone roccioso. La torre è piccola ed è stata vissuta per secoli. Nel primo ‘800 apparteneva al nonno del poeta Walter Scott che vi trascorse alcuni periodi in gioventù. In cima, da una piccola terrazza si ammira un panorama vastissimo.

Il fiume Tweed costituisce il leit-motiv di questa parte del nostro itinerario, dove la strada ne costeggia il corso in un continuo saliscendi in mezzo alla campagna: prati verdissimi punteggiati di pecore e mucche, campi dorati di grano e segale non ancora mietuti. In prossimità dei paesi è facile passare da una sponda all’altra del fiume su ponti un po’ vecchiotti, ma molto pittoreschi.

Dopo due giorni immersi in un paesaggio bucolico, in un ambiente tranquillo dai lenti ritmi campagnoli, l’arrivo a Newcastle ci riporta alla realtà del caos cittadino. Siamo passati in Northumberland e adesso il fiume che ci accompagna è il Tyne. La città ci è sembrata a prima vista un po’ degradata: sporcizia, homeless. Ma è un giudizio probabilmente affrettato, su una città che non è costruita per attrarre il turista. Noi l’abbiamo scelta come tappa per agevolare il nostro “appuntamento” familiare e l’opzione è stata felice. La sera, passeggiando sul lungofiume dopo cena, una pallida luce acquarellata conferisce una sfumatura delicata agli edifici sull’altra sponda. Cominciamo a fotografare, sfruttando i riflessi sull’acqua, la geometria dei ponti e poi le luci che si accendono mano a mano. Arriviamo fino all’ultimo ponte, il Millennium bridge, pedonale con una ampia linea curva che disegna un grande arco sottile verso l’alto, tenuto da cavi d’acciaio.

Da Newcastle ci spostiamo ancora più a sud a Durham. La città è graziosa, accogliente. Passeggiamo per le strade acciottolate del centro, facciamo un salto al mercato locale. La cattedrale, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, situata in alto, domina la città. I volontari che ci accolgono all’entrata ci forniscono una serie di informazioni, raccontandoci, tra l’altro, che nella chiesa e suoi annessi sono state girate alcune scene di film famosi, Harry Potter e il più recente Avengers: Endgame.

Sulla strada per il Northumberland National park ci fermiamo a Hexham per una breve visita alla Abbazia ospitata nella cittadina.

Nel parco facciamo base per due giorni a Wark, piccolo villaggio sul Tyne, molto pittoresco. Una delle cose che ci aveva colpito nell’organizzare il nostro itinerario era il basso livello di inquinamento luminoso presente nella zona, che consente nelle notti limpide di osservare il cielo stellato e la Via Lattea. In quei giorni la presenza della luna, quasi piena, non ci ha permesso di godere dello spettacolo promesso, ma ci ha regalato una bella luce notturna sulla campagna e sul Tyne.

Da Wark ci spingiamo verso sud-ovest al Vallo di Adriano e percorriamo a piedi un tratto del sentiero (Hadrian’s Wall Path National Trail): un paio d’ore di camminata in un continuo saliscendi lungo il vallo con panorami vastissimi illuminati dal sole che si alterna con nuvole sospinte da un vento teso, piuttosto forte. Il paesaggio ci riporta al Macbeth di Roman Polanski: ogni tanto ci aspettiamo di vedere la foresta di Birnam che cammina. Il sentiero completo ha una lunghezza totale di 86 miglia e può valer la pena organizzare un trekking di qualche giorno nella zona. Lungo il Vallo ci sono diversi siti con resti romani, piccoli musei e centri d’informazione.

Per sfuggire a una pioggia insistente, dedichiamo una giornata alla visita di due residenze del National Trust, non lontane l’una dall’altra: Wallington e Cragside, quest’ultima vicino Rothbury. Avere con noi la tessera del FAI, cui siamo associati, ci ha consentito l’entrata gratuita (con un bel risparmio, visto che i biglietti sono abbastanza costosi).

Wallington è un edificio classico, a tre piani, organizzato intorno a un ambiente centrale che ospita le scale per collegare un piano all’altro. La casa è stata abitata fino al 2013 dall’ultima discendente della famiglia Trevelyan. È piena di libri, opere d’arte e si apre su un paesaggio grandioso e ampio, di prati su cui pascolano mucche e pecore e, qua e là, qualche albero d’alto fusto. Sul dietro, un bosco fitto in cui si può passeggiare, uno stagno con ninfee e un giardino ben curato, pieno di fiori, come se tutto fosse cresciuto in una spontanea casualità!

Cragside è la residenza di un uomo geniale: William Armstrong, avvocato dell’800 con il pallino della meccanica e dell’idraulica, tanto da lasciare a un certo punto della sua vita la professione forense per diventare imprenditore. La casa che vediamo oggi viene costruita nel tempo, con aggiunte successive, partendo da un semplice e piccolo cottage per diventare una ricca dimora articolata, con due piani che si aggiungono al pianterreno, tanto da ospitare i principi di Galles. Nella casa si ritrovano alcune applicazioni tecnologiche che nascono dall’inventiva di Armstrong, stanze con boiserie in legno piuttosto belle, ampie finestre, vetrate colorate in stile art-deco, una galleria di quadri e un gigantesco camino scolpito in marmo di Carrara. La cucina è molto grande e ha mantenuto l’attrezzatura originaria: forni e fornelli in ghisa, lavelli in marmo. Un custode ci racconta dell’accuratezza dei lavori di ristrutturazione del National Trust, per riportare in vita arredamenti, carte da parati, tappezzerie il più vicini e coerenti possibile con quelli originari. Il giardino/parco, tutto intorno è pieno di alberi d’alto fusto maestosi, un giardino roccioso, serre, laghetti e un fiumicello con cascate.

La pioggia ci ha un po’ rivoluzionato anche i programmi di visita che avevamo lungo la costa. Abbiamo dovuto rinunciare all’escursione in barca alle isole Farne e a Holy Island con la sua abbazia di Lindisfarne. Ma le mete alternative non sono mancate.

Risalendo lungo la costa ad Alnwick non possiamo rinunciare a una visita a Barter, notissima libreria di seconda mano nell’antica stazione ferroviaria della cittadina. I libri sono tantissimi e ce n’è per tutti i gusti, compreso un testo del ‘500, in mostra in una vetrina. Con prezzi, escludendo le rarità, del tutto accessibili.

Il castello di Dunstanburgh, ovvero le rovine del castello, costruito su uno sperone roccioso sul mare e raggiungibile solo a piedi, sia da Craster a sud che da nord. La passeggiata si svolge in una campagna bellissima che il sole, uscito da dietro le nuvole, rende luminosa.

Poi il castello di Bamburgh, possente ed enorme su uno sperone di roccia prospiciente il mare. Sotto il castello, un’ampia spiaggia dorata, delimitata da dune con la tipica vegetazione erbacea verde chiaro. Visitiamo il castello che è interessante dal punto di vista architettonico, meno da quello degli arredi e delle suppellettili che contiene, un po’ raffazzonati. A fine ‘800 era stato acquistato da William Armstrong, quello di Cragside, per adibirlo a casa di riposo per anziani.

Continuando verso nord arriviamo Berwick upon Tweed, alla foce del Tweed, appunto. Bella e giustamente famosa è la passeggiata sulle antiche mura, che consente il giro completo della città e permette di ammirarla da una prospettiva “alta”, soprattutto verso il fiume e il mare, dove la bassa marea ha lasciato un ampio spazio all’asciutto.

Rientriamo in Scozia e ci fermiamo a St. Abbs, uno sperone roccioso alto sul mare. Superato il villaggio, un sentiero consente di salire sopra il costone di roccia da cui si ammira il mare che penetra tra gli scogli frastagliati, con il sottofondo delle onde che si infrangono e dei gabbiani che lanciano le loro urla stridule.

La strada ci riporta a Edimburgo dove ci attendono tre giorni da dedicare alla visita della città, anche se vi eravamo già stati qualche anno fa, e al Fringe festival.

La città non è particolarmente estesa e vale la pena girarla il più possibile a piedi. La rete di trasporti è comunque efficiente, ma il traffico nel centro piuttosto caotico.

Il nostro itinerario di visita ha compreso i luoghi iconici: il Castello, il Royal Mile, la Cattedrale di St. Gilles, lo Holyrood Palace. Ma anche una passeggiata lungo il Leith (il fiume della città) fino a Stockbridge e al Dean Village (quartieri operai, un tempo popolari, oggi restaurati). Da ricercare, perché meritano sicuramente un’occhiata, gli edifici e il cortile di Well Court, che ricordano quelli della Garbatella a Roma. E ancora una passeggiata (con buone scarpe) sulla Holyrood Hill, fino all’Arthur’s Seat e una visita al People’s Story un piccolo e interessante museo che ricostruisce le condizioni di vita degli abitanti di Edimburgo, soprattutto le classi più povere, in un periodo che va dall’inizio del 1800 agli anni ’70 del ‘900.

Essere a Edimburgo durante il Fringe festival è comunque l’occasione per andare in giro senza meta e godersi l’animazione e l’atmosfera vivace. La città è piena di artisti di strada che propongono i loro numeri coinvolgendo gli spettatori, stand-up comedies, assolo musicali, giocolieri. Le strade del centro (e non solo) sono tappezzate di manifesti pubblicitari degli spettacoli e sono piene di giovani che distribuiscono volantini e cartoline, invitando il passante agli spettacoli: a fine giornata se ne raccoglie una collezione, alcuni con ottima grafica.

L’offerta di spettacoli veri e propri è sterminata, di tutti i tipi, anche danza e teatro-circo, adatti quindi a chi non conosce bene la lingua. La qualità, almeno per quelli che abbiamo visto noi, è elevata e limitare la durata dei singoli spettacoli a un’ora circa consente di tenere i prezzi abbastanza bassi (tra 13 e 20£, all’incirca). L’esperienza è molto coinvolgente. Noi l’avevamo provata in maniera abbastanza casuale nella precedente visita a Edimburgo e siamo stati contenti di averla vissuta più intensamente.

L’organizzazione

Il fatto di viaggiare in pieno agosto ci ha portato a definire tutto l’itinerario in anticipo, prenotando dall’Italia, fin dal mese di aprile i voli e le sistemazioni alberghiere. Questa organizzazione, assolutamente necessaria a Edimburgo che nel mese di agosto è traboccante di turisti, nel resto dell’itinerario ci ha dato la tranquillità di sapere ogni sera dove avremmo dormito, ma nello stesso tempo ha un po’ ingessato il nostro itinerario che invece, complici anche le condizioni atmosferiche, avrebbe beneficiato di una maggiore elasticità. La pioggia che ci ha accompagnato durante tutto il viaggio, a volte con brevi acquazzoni pomeridiani, a volte insistente durante buona parte della giornata, ci ha costretti a modificare i nostri programmi di visita. La zona è comunque molto ricca sia sotto il profilo naturalistico che sotto quello artistico/culturale e questo ci ha permesso un programma ricco e interessante, anche se abbiamo dovuto lasciarci indietro qualcosa per mancanza di tempo.

Per il viaggio abbiamo volato su Edimburgo con Brussels airlines all’andata (scalo a Bruxelles) e Lufthansa al ritorno (scalo a Francoforte). Il volo diretto da Roma con Ryanair aveva orari improponibili. Costo a persona, A/R, circa 250€

Per il nostro itinerario abbiamo affittato un’auto all’aeroporto di Edimburgo con Easyrental (compagnia di noleggio low cost) per sette giorni, con un costo complessivo di circa 400£, di cui più della metà relativo alla copertura assicurativa integrativa per eliminare la franchigia in caso di sinistro.

Per le sistemazioni alberghiere, di norma bed & breakfast nelle cittadine più piccole e un cottage affittato con Airbnb, abbiamo sempre trovato buoni alloggi, puliti e ben equipaggiati a prezzi equi. Costo: 35-45£ a persona.

Un discorso a sé merita il Battlestead Hotel a Wark, all’interno del Northumberland National Park. È una vecchia casa di fine ‘800 ben tenuta, con un giardino sul retro pieno di fiori. Abbiamo avuto una stanza grande e comoda, ben attrezzata, cestino di frutta e biscotti burrosi. L’hotel è gestito con attenzione alla sostenibilità ambientale. Il costo della stanza tripla: 160£. La cena nel ristorante dell’albergo è ottima e così pure la colazione, a dimostrazione che anche in Gran Bretagna si può mangiare bene.

Edimburgo è un po’ un discorso a parte. Nonostante il grande anticipo nella prenotazione abbiamo trovato una sistemazione modesta (e quanto fosse modesta, seppur decorosa, lo abbiamo scoperto solo sul posto) al prezzo di 180£ al giorno per tre persone.

Per le cene: pub locali nelle piccole città, etnici a Newcastle ed Edimburgo, pesce sulla costa, con una spesa che va dai 15£ a persona nei pub ai 25-28£ per il pesce. Oltre al ristorante del Battlestead Hotel ci sentiamo di consigliare il Jolly Fisherman a Craster e due thai: il Mantra a Newcastle e il Passorn a Edimburgo.

Comperati in anticipo dall’Italia anche i biglietti per gli spettacoli del Fringe festival, tramite il sito dedicato che applica una commissione bassissima.

Il costo totale circa 1250 € a persona, senza contare gli spettacoli del Fringe festival. Si può fare!

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Castello di Dunstanburgh

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Vallo di Adriano

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Abbazia di Jedburgh



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