Il nostro giro completo della Sardegna in dodici giorni

1200 km fra Mare, storia e natura
Scritto da: FraRu
il nostro giro completo della sardegna in dodici giorni
Partenza il: 20/06/2019
Ritorno il: 02/07/2019
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
“Sardegna? Una vacanza di solo mare?” Niente di più sbagliato. Ammetto di essere caduto in quest’errore quando, dopo anni di megaviaggi all’estero mi sono ritrovato per ragioni più che altro economiche a dover scegliere una meta più vicina e (relativamente) meno costosa. Per farmi cambiare idea è bastato sedermi a tavolino per studiare le opportunità offerte dall’isola. Spiagge fra le più belle d’Europa, si, ma anche natura, folklore ed un comparto archeologico ricco quanto misterioso che non ha nulla da invidiare ad altre mete del settore che magari hanno solo avuto la fortuna di beneficiare di un po’ di facile pubblicità.

Prima di illustrare il nostro itinerario vorrei sfatare anche un secondo mito. La Sardegna costa oramai quanto tutte le mete che attraggono un flusso turistico non di nicchia. Noi ci siamo stati nella terza decade di giugno trovando parcheggi quasi sempre a prezzi ancora umani (poi destinati ad aumentare fra luglio ed agosto) e riuscendo a pernottare con una media di 27 euro a persona al giorno per camera matrimoniale inclusa di colazione. Nel 70% dei soggiorni abbiamo avuto la possibilità di usufruire anche della cucina in modo dal ridurre al minimo le sortite al ristorante. Gli unici sfizi ultracostosi che ci siamo concessi sono state le minicrociere dell’arcipelago de La Maddalena (45 euro a persona maccheronata inclusa) e delle calette di Baunei (35 euro a persona poi scesi a 25 euro per un’improvvisa quanto gradita promozione del giorno). Ma ecco nel dettaglio il nostro itinerario equamente distribuito fra mare, storia e natura.

20 giugno – Arrivo a Cagliari

Giungiamo all’aeroporto Cagliari-Elmas con volo EasyJet proveniente da Napoli. Ritirato il bagaglio ci spostiamo verso la vicina stazione di Elmas dove, fatto il biglietto con le apposite macchinette elettroniche, attendiamo il trenino che ci condurrà alla stazione centrale. Giunti a destinazione acquistiamo in una tabaccheria presente all’interno dell’edificio i biglietti orari del trasporto urbano che ci permetteranno di raggiungere il B&b Cagliari On View tramite uno degli efficienti bus che stazionano nel piazzale antistante.

Sistemati i bagagli e fatta una prima spesa nel vicino supermercato ci immergiamo subito nel cuore del capoluogo sardo con il centro storico ed il Bastione di San Remy che ci regalerà un romantico benvenuto col suo panorama a trecentosessanta gradi sulla città.

21 giugno – Villasimius – Costa Rei – Cardedu

Svegli di buon mattino ne approfittiamo per fare un salto nel vicino edificio che ospita il Mercato di San Benedetto girovagando fra i banchi ed acquistando delle Coccoi Prena, gustosi rustici a base di patate e menta originari dell’Ogliastra, che ci sfameranno nel nostro pomeriggio itinerante. Alle 10.30 abbiamo appuntamento nella sede Europcar di Vale Monastir per ritirare l’auto che ci permetterà di affrontare il nostro ambizioso periplo totale dell’isola comprensivo di qualche sporadica puntata verso l’entroterra. Le operazioni di check-in sono fortunatamente rapide e possiamo quindi saltare a bordo della nostra Clio il cui rosso risulterà a pois a causa della polvere portata dallo scirocco.

La prima meta è Porto Giunco di Villasimius che raggiungeremo dopo quasi due ore rese strazianti dalla presenza di cantieri semaforizzati sulla strada veloce che collega Cagliari alla costa occidentale. Inauguriamo la contribuzione ticket -parcheggi con i 5 euro giornalieri valevoli per tutto il territorio di Villasiumius ad eccezione della spiaggia di Punta Molentis, che non visiteremo, Il mare è purtroppo leggermente mosso e solo in alcune zone lascerà intuire la sua limpidezza, ma la spiaggia offre comunque spaccati molto suggestivi. Qui ci accorgiamo di essere perfettamente sintonizzati con lo spirito-provvidenza del viaggio visto che una coppia di turisti sulla via del ritorno verso l’aeroporto decide di regalarci il proprio ombrellone.

Dopo un paio d’ore decidiamo di spostarci verso la Costa Rei. La strada panoramica con vista sull’Isola di Serpentara è di una bellezza straordinaria con numerose piazzole di osservazione che permettono di goderne gli scorci. Ci fermeremo alla spiaggia di Piscina Rei di Muravera, ma stavolta a prevalere sarà la delusione: il maltempo ha portato a riva una muraglia di alghe che scoraggia la balneazione. Dopo un’oretta trascorsa a riva, con l’auto parcheggiata a pochi passi su uno sterrato fortunatamente libero, puntiamo il navigatore verso la nostra meta serale, il paesino di Cardedu. Il tragitto si rivelerà più insidioso del previsto perché una volta in loco il navigatore ci porterà improvvidamente su una capraia costringendoci a telefonare al titolare del b&b per chiedergli supporto. Riportati sulla retta via e giunti a destinazione possiamo finalmente riposarci circondati dalla tranquilla campagna in cui sorge il B&b Sa Funtana.

22 giugno – Cardedu-Cala Goloritze – Dorgali

Il programma prevederebbe l’immediata partenza verso l’Altopiano del Golgo, inizio del sentiero che conduce nella paradisiaca Cala Goloritze, ma decidiamo di seguire i consigli dell’albergatore dedicando la mattinata alla cittadina di Cardedu. Il centro non offre grandissime attrazioni, ma spostandoci di qualche km abbiamo la possibilità di godere di un gustoso antipasto di quell’immenso scrigno che è l’archeologia sarda. Grazie ad un trekking di un’oretta a/r nel bel mezzo della macchia mediterranea raggiungiamo le domus de janas del Monte Arista, antichissime necropoli completamente avvolte dalla vegetazione, il tutto completamente gratis, respirando aria buona e contribuendo all’evoluzione dell’abbronzatura.

Al ritorno provvediamo a fare scorta di frutta fresca presso un chioschetto adiacente ben consapevoli del fatto che il pomeriggio metterà a dura prova sia le nostre risorse che quelle dell’auto, chiamata ad inerpicarsi sulle aspre alture del Golgo per raggiungere l’area parcheggio di Su Porteddu e la relativa biglietteria. Eh si, perché l’accesso al sentiero da percorrere per giungere a Cala Goloritze è a pagamento: 6 euro a persona, incluso parcheggio. Cifra in fondo accettabile se consideriamo che gli introiti servono a finanziare la manutenzione del percorso e le relative attività di sorveglianza affinché la spiaggia non divenga un parco giochi per diportisti. Complici l’ora primo-pomeridiana e l’esser reduci già da una sgambata mattutina la fatica si fa sentire malgrado il percorso sia in discesa. Impieghiamo circa 1h20minuti prima di scorgere l’azzurro del mare e la celebre guglia rocciosa simbolo di questa spiaggetta la cui fama è pari alla sua bellezza e, come è facile immaginare, una volta giunti a meta solo un residuo di raziocinio ci impedirà di tuffarci in mare ancora con gli abiti addosso. Trascorriamo le due ore seguenti più dentro che fuori dell’acqua fino a quando il calar del sole dietro gli speroni ci ricorderà, come l’orologio di Cenerentola, che è ora di pagare dazio risalendo i seicento metri di dislivello. La fatica è immane, complice una scorta d’acqua ahinoi insufficiente. Consigliamo di portarsi dietro almeno 2,5 litri a testa per tutto il percorso a/r e, se possibile, frutta o barrette energetiche. Tuttavia, in caso ve ne fosse bisogno, al parcheggio troverete un bar i cui prezzi, almeno per il mese di giugno, si sono rivelati più che onesti considerandone l’ubicazione.

Riguadagnato il mai tanto desiderato abitacolo dell’auto ci si fionda verso il b&b Villa Maria di Dorgali, unico sito dove pernotteremo per più di un giorno. Anche in questo caso, come mia abitudine, si tratta di una locazione totalmente rurale. A tenerci compagnia ci saranno si fameliche zanzare, ma anche simpatici gattini, ovini scampanellanti ed il canto notturno di un allocco.

23 giugno – Cala Gonone e Tour delle spiaggette

Appuntamento al porto di Cala Gonone alle 10.30 dove, dopo adeguate ricerche sul web e relative telefonate confermative, ci aspetta l’escursione in barca alle calette per cui la prenotazione non è obbligatoria, ma consigliata nei periodi di alta affluenza. Lasciamo l’auto in un grande parcheggio libero a sinistra della prima rotonda incontrata entrando in Cala Gonone e saltiamo a bordo della navetta saggiamente prevista dal Comune per permettere ai visitatori di raggiungere il porto, distante un paio di chilometri. Qui scopriamo con immenso piacere che il costo dell’escursione è eccezionalmente scontato: dai 35 euro previsti si è scesi a 25 euro. Questi venti euro in due risparmiati serviranno a digerire le nubi che rovineranno parzialmente la seconda parte dell’escursione. Il mattino intanto premia le attese con la prima sosta a Cala Mariolu, spiaggia gioiello che si rivelerà affollata quanto stupenda. Pur essendo una piccola caletta ha due punti di esposizione diversi ed il secondo, quello più interno, è a mio parere quello meritevole di sosta offrendo colori e trasparenza dell’acqua ancor più suggestivi.

La seconda sosta è a Cala Gabbiani, anch’essa bellissima seppur meno folgorante della precedente. Il tragitto prosegue poi ammirando dal largo Cala Goloritze, non avvicinabile in barca. Ci divertiamo a scorgere in lontananza coloro che, simili a formichine, discendono dalla scaletta dopo l’ora e mezza di cammino da noi vissuta appena un giorno prima compatendoli ed augurandogli buon ritorno. La nostra crudele ironia sarà di lì a poco punita; arrivano le prime nuvole e l’ultima sortita a Cala Luna, troppo più grande e affollata delle precedenti per entrarci nel cuore, ci spingerà a rinunciare al bagno per il timore di dover risalire coi costumi non ancora asciutti.

Ciò non rovinerà comunque quella che è stata un’esperienza bellissima che lascerà dietro di sé una scia di benessere e…di fame. Il vantaggio di non dover compiere altri spostamenti ci permetterà, una volta raggiunto il nostro monolocale, di prepararci un piattone di pasta per poi fiondarci direttamente a letto cullati dal canto del nostro fedele allocchetto sardo.

24 giugno – Tomba dei Giganti di Sena e Thomes – San Teodoro – Porto Istana – Capriccioli – Arzachena

E’ questa la giornata più densa di appuntamenti di tutto il nostro soggiorno.

Alle 9.30 siamo già in auto, ma inizialmente ci limiteremo a restare nelle immediate vicinanze. Dopo una veloce spesa al Crai in cui facciamo incetta di formaggi e pane carasau superiamo il centro di Dorgali per immergerci in un’esperienza del tutto avventurosa. Considerata da molti meta prettamente balneare, seppur non bagnata direttamente dal mare, Dorgali vanta testimonianze archeologiche antichissime (nonché gratuite) che offrono l’emozione di doverle scovare in pieno stile Indiana Jones. Iniziamo col piccolo Dolmen di Motorra, raggiungibile seguendo un sentiero abbastanza malridotto e privo di segnalazioni. Non esistono peraltro aree di sosta per l’auto che deve giocoforza essere abbandonata ai margini della Statale o su una strada sterrata con tanto di divieto di sosta. Riusciamo a raggiungere il sito seguendo più che altro la logica (un buco in una recinzione giusto poco prima che la vegetazione si infittisse) e senza la possibilità di godercelo oltremodo per il timore di ritrovarci una multa sul parabrezza. Decisamente più comoda si è invece rivelata la visita al secondo sito, la tomba dei giganti di Sena e Thomes, un antichissimo complesso funebre la cui datazione è permeata dal quasi assoluto mistero. L’area parcheggio stavolta c’è, così come ci sono indicazioni sia ufficiali che artigianali sotto forma di piccole frecce in terra composte da pietre messe alla meglio che permettono di percorrere senza troppi affanni i circa 400 metri di sentiero che conducono alla tomba i cui unici inquilini sono oggi lucertole a caccia di pertugi nella nuda pietra.

Fatto il pieno di archeologia inizia quindi un pomeriggio all’insegna del mare. Dopo un’oretta di guida frustrata da limiti di velocità a tratti snervanti raggiungiamo San Teodoro e la bellissima quanto affollata Cala Brandinchi, una spiaggia dalle acque caraibiche che lambisce il promontorio di Capo Coda Cavallo. La possibilità di accamparsi nella pineta circostante ci sottrae ad un carnaio, ma non allo strazio visivo causato dalla presenza di orrendi pedalò che rovineranno ogni tentativo di scattare una foto panoramica da terra. Dopo aver onorato il parcheggio orario (4 euro per due ore di sosta) ci spostiamo nella vicina spiaggia di Porto Istana, facente parte del comune di Olbia. Il parcheggio è leggermente meno caro, ma per motivi di tempo le ore di permanenza saranno anche in questo caso solamente due al cospetto di un’acqua immancabilmente cristallina con una bella visuale sull’isola di Tavolara e qualche scampolo di ilarità offerta dal venditore di cocco che propone la sua mercanzia attraverso rime baciate. Il programma prevederebbe a questo punto la via diretta verso Arzachena, dove pernotteremo, ma malgrado l’orologio segni oramai le 17.30 non siamo ancora sazi di mare e pur confermando l’intenzione di evitare Porto Cervo ed il mondo di plastica che vi cresce intorno ci concediamo un’ultima ora balneare nel tratto “ufficiale” di Costa Smeralda, precisamente sulla piccola spiaggia di Capriccioli (parcheggio 1.50 euro per un’ora). Mare bello, non altrettanto lo sfondo con un enorme yacht citato anche dei giornali del luogo come appartenente ad un magnate russo davanti a noi ed un elicottero, che scopriremo trasportare nientepopodimeno che Jeff Bezos, che ci volteggia sulla testa. Al netto delle perle da gossip, che non ci tangono minimamente, ci godiamo comunque un bel bagno al calar del sole grazie al quale il ricordo di questa località resterà comunque tutto sommato positivo. L’ultima fatica della giornata durerà quaranta minuti, il tempo necessario a raggiungere la campagna di Arzachena dove ci aspetta il B&b Coddu Vecchiu, sito a 1km dalle omonime tombe dei giganti che però non visiteremo avendone viste di simili in mattinata.

25 giugno – Palau – Minicrociera Arcipelago de La Maddalena – Aglientu

La strategica scelta di Arzachena aveva un unico scopo: la vicinanza a Palau, da dove alle 10.30 ci attendono una megacoda ai parchimetri (tariffa oraria e non giornaliera, dieci euro circa fino all’ora del rientro) e la minicrociera che, al costo di 45 euro a testa, ci permetterà di conoscere l’arcipelago de La Maddalena. Non amiamo granché le turistate di massa, ma alla luce del rapporto prezzo-itinerario questa ci sembra la soluzione migliore. Peraltro nell’organizzazione del viaggio ho fatto in modo di far concomitare la nostra venuta con un martedì in quanto la compagnia a cui ci siamo rivolti prevedeva limitatamente al martedì ed al giovedì un itinerario comprendente un bagno al largo di Cala Coticcio, la famosissima spiaggia situata sull’Isola di Caprera. Il giro inizia con l’isola di Spargi, a mio parere la più bella e selvaggia, dove facciamo il primo bagno nella cornice di Cala Corsara, paradisiaca fin quando non viene invasa, di lì a poco, dalla frotta di cavallette umane di cui, ahinoi, facciamo parte a pieno diritto. Emozionante si rivelerà in navigazione la visione in lontananza delle Bocche di Bonifacio con lo sfiorarsi eternamente inappagato della Corsica con l’estremità nord della Sardegna. Dopo il pranzo a bordo ed un transito al largo dell’Isola di Budelli con annessa visione della Spiaggia Rosa scendiamo nell’Isola di Santa Maria dove facciamo il secondo bagno prima di vivere l’ultima parte dell’itinerario con l’atteso tuffo al largo di Cala Coticcio in compagnia di una fauna ittica varia quanto felice di avventarsi sui pezzi di pane lanciatigli da chi è rimasto a bordo. La visione della costa de La Maddalena e di Palau con la curiosa roccia dell’orso, la cui somiglianza al plantigrado è realmente impressionante, fungerà da corollario ad una giornata che ci ha degnamente ripagati del danaro speso.

Rientriamo al parcheggio stanchi ed abbronzati per cuccarci i cinquanta minuti di strada che ci porteranno ad Aglientu, presso l’agriturismo Lu Nodu dove riprenderemo le forze in vista di un’altra giornata ricca di sorprese.

26 giugno – Monte d’Accoddi – Stintino – Alghero

Dormiamo un po’ in più del previsto, ma possiamo permettercelo. Ad un’ora abbondante di distanza ci aspetta un sito archeologico non conosciutissimo, ma che suscita in noi una gran curiosità in quanto costituisce un esempio unico nel panorama italiano. La piramide di Monte d’Accoddi, raggiunta dopo una sosta lampo a Castelsardo per vedere la curiosa Roccia dell’Elefante, è infatti molto simile ad una ziggurat mesopotamica e qualcuno ha anche azzardato un collegamento fra il toponimo Accoddi e la regione storica mediorientale di Akkad (da cui deriva l’antichissima lingua accadica parlata fra gli altri da Assiri e Babilonesi). Che sia vero o meno il sito si rivela estremamente affascinante, anche grazie ad un forte vento che ne “spettina” il circondario erboso. Prevedevamo per la visita una mezzoretta, ma finiamo per sostarvi quasi due ore a causa di un’imprevista quanto gradita chiacchierata in loco con la soprintendente addetta al sito e con una guida molto preparata quanto innamorata della sue terra, componenti che riscontreremo anche in altri suoi colleghi incontrati nei giorni seguenti.

Quando oramai sono quasi le 14 iniziamo l’intrufolata nel lembo di Sardegna alla cui sommità sorge Stintino con la sponsorizzatissima spiaggia de La Pelosa. Qui penso sia doveroso elencare delle precisazioni che, sia chiaro, non vogliono sminuire l’innegabile bellezza del posto testimoniata, oltre che dalla scontata limpidezza dell’acqua, dal peculiare paesaggio che circonda la spiaggia.

In primis ricordatevi dello stuoino, reso obbligatorio lo scorso anno adducendo come discutibile motivazione il fatto che i teli mare tradizionali possano incollarsi alla preziosa sabbia locale provocandone l’involontaria asportazione. I vigili gravitano senza sosta fra i bagnanti a caccia di polletti da multare ed inevitabilmente ci è capitato di assistere alla scena di una famiglia colta in flagrante. In secundis evitate se possibile i fine settimana. Abbiamo trovato la spiaggia gremita anche in un mercoledì di giugno e trovare parcheggio (2 euro l’ora) è tutt’altro che scontato. Il mio consiglio? Andateci perché merita, ma giusto per un mordi e fuggi di un paio d’ore perché reggere in quel casino per un tempo maggiore può rivelarsi tutt’altro che riposante.

Fatto un bagno refrigerante sorseggiando Ichnusa e dribblando fresbee assassini e coppiette dal selfie facile recuperiamo l’auto con una decina di minuti di anticipo per evitare sorprese con la scadenza del ticket e imbocchiamo la discesa in direzione sud verso quella che sarà la seconda ed ultima sistemazione cittadina: il B&b Elios, sito in Alghero a due passi dal lungomare. Ma sono appena le 18, il sole è ancora bello e splendente e soffia un venticello rigenerante. Attivo quindi il vivavoce del cellulare e chiamo Alghero. Prima avverto in b&b che arriveremo non prima delle 20.30, poi pesco in rubrica il numero della Necropoli ipogeica di Anghelu Ruju e chiedo se facciamo in tempo a visitare il sito ad appena mezzora dalle chiusura. L’addetta al ricevimento ci dà l’ok e dopo meno di mezzora siamo lì a sgattaiolare soli soletti fra le tombe protostoriche con un clima relativamente fresco. Volendo si può optare per un biglietto cumulativo che permette l’accesso al sito nuragico di Palmavera, che ci limiteremo a visionare all’indomani solo dall’esterno

27 giugno – Alghero – Paulilatino – Bauladu

Il sole picchia ed il cemento della città fa di tutto per ricordarcelo, ma Alghero è ben lungi dall’essere prettamente la sede di uno degli aeroporti più famosi del paese come erroneamente pensavo prima che la gentile proprietaria del b&b mi invitasse a dare un’occhiata al lungomare ed ai bastioni con la loro splendida visuale. Gli itinerari, si sa, sono fatti per essere ridiscussi in corso d’opera ed ho quindi deciso di godermi le mura di Alghero e le relative riproduzioni di armi di difesa proprio nelle ore in cui i notiziari ci ricordano che viviamo nell’epoca in cui una ragazzina insolente mossa da abili burattinai può permettersi di speronare impunemente una motovedetta della GDF. Preferiamo non pensarci ridacchiando invece per un’altra notizia di giornata decisamente più leggera: ad Alghero un vigile di sordiana memoria avrebbe multato un automobilista per aver dimenticato un finestrino aperto.

Non abbiamo di questi problemi essendo al primo noleggio auto con relativa ossequiosa osservanza di tutte le precauzioni atte ad evitare sgradite sorprese postume ed il finestrino avrà modo di restare aperto solo nel tragitto che ci condurrà a Punta Giglio per un salutare trekking di 5km sotto il sole di piombo delle ore 13. Biglietto da 3 euro atto a “finanziare la manutenzione dei sentieri” (in effetti ben curati), quattro chiacchiere con l’addetto all’accoglienza dei visitatori, che scopriremo essere napoletano come noi, e partiamo seguendo il facile tracciato ad anello che toccherà casupole diroccate, splendide pinete ed una spiaggetta che però si rivelerà inaccessibile causa invasione di alghe e meduse. Dopo aver trangugiato un panino e qualche albicocca immersi nella natura al cospetto di una spianata d’azzurro decidiamo di non darla vinta alle meduse ed una volta rientrati al parcheggio ci facciamo consigliare una vicina spiaggetta fortunatamente meno soggetta ad invasioni di questo tipo, quella del Lazzaretto dove facciamo un bagnetto veloce prima di lanciarci verso la prossima meta che dopo una scorpacciata di mare e natura non poteva che essere archeologica: il pozzo sacro di Santa Cristina a Paulilatino.

Non serve essere un amante della storia eretica per considerare questo sito una delle meraviglie più sottovalutate del panorama nazionale. Il parco di Paulilatino meriterebbe il riconoscimento Unesco senza neanche starci troppo a pensare, sempre che non si voglia considerare banale un pozzo vecchio più di tremila anni con volta a tholos ed una forma dall’alto vagamente somigliante alla toppa di una chiave, il tutto perfettamente orientato astronomicamente in modo da creare ad ogni equinozio un effetto sorprendente che vede i ventiquattro gradini che portano verso il fondo del pozzo completamente illuminati dalla luce del sole con l’ombra di chi dovesse percorrerli proiettata capovolta sulla parete di fronte. Roba degna del serpente piumato di Chichen Itza, un fenomeno equinoziale che per intenderci muove ogni anno decine di migliaia di turisti. Se date un’occhiata ai video presenti su YouTube capirete che non sto esagerando.

Il pozzo non è l’unica attrattiva del sito, un vero “bosco delle fate”, come lo definirà una bambina presente alla visita con un nuraghe, dei menhir e dei piacevoli percorsi nella vegetazione mediterranea. Ci congediamo da quest’angolo di meraviglia quando il sole è ormai prossimo al tramonto. Poco male visto che pernotteremo ad un tiro di schioppo, presso il B&b Sa Domu de Palla sito nella tranquillissima località di Bauladu. Qui scopriremo che il proprietario produce piccole quantità di formaggio e non ci faremo sfuggire l’occasione per acquistarne qualche pezzo rigorosamente a chilometro zero.

28 giugno – Bauladu – Cabras – Tharros – Nurachi

Per tutto c’è una prima volta ed è il giorno in cui ci muoveremo senza bagagli al seguito. Oggi infatti ci fermeremo al B&b Nurachi che troveremo di strada spostandoci verso Cabras e quindi ne approfittiamo per scaricare l’auto e rinfrescarci prima di dedicarci ad un intensissimo pomeriggio come sempre all’insegna dell’alternanza fra mare e cultura. Il B&b sorge in un edificio di rilevanza storica che è stato rilevato da una simpaticissima coppia di romagnoli (lei di origine oristanese) che ci fornirà tanti utili consigli in merito a dove fermarci a cena (le camere non hanno cucina) ed alle spiagge migliori visto che a Cabras c’è l’imbarazzo della scelta.

Dividiamo la giornata in due parti. La prima dedicata al mare con tappa in due due spiagge: Mari Ermi, senz’altro la più bella e meno affollata, ed Is Arutas. La sabbia è simile a riso ed il suo colore biancastro rende le colorazioni del mare diverse da quelle viste fino ad oggi nel resto dell’isola. Altrettanto piacevole è la sorpresa riscontrata all’atto del parcheggio: i parchimetri sono ancora in rodaggio e quindi almeno fino all’indomani non ci sarà da pagare oboli. Verso le 16 ci tocca però fare fagotto perché abbiamo tempo fino alle 17 per visitare una chiesetta con annesso ipogeo consigliataci dai nostri albergatori. Si tratta della Chiesa di San Salvatore di Sinis sita nell’omonimo paesino in una cornice che sembrerà presa in prestito da un’altra epoca; non per caso ha ospitato negli anni ’70 le riprese di numerosi western all’italiana. Il fattore di maggiore interesse sta proprio negli ambienti ipogei in cui compaiono graffiti e scritture di epoca medievale fra cui alcune in greco ed addirittura in arabo. Al centro di tutto campeggia un piccolo pozzo nuragico attorno al quale la struttura è stata edificata e col tempo arricchita. Come accaduto ovunque nel mondo anche qui le costruzioni cristiane hanno radicato su antichi luoghi di culto pagani nel tentativo di apportare una “rivoluzione dolce” che però spesso ha finito per vedere il ricorso a metodi di diverso tenore.

Mentre il sole inizia la sua fase calante allontanandosi dallo zenit ci avviamo verso Tharros, sito archeologico di ben altre dimensioni che richiederà almeno un’ora del nostro tempo. Anche stavolta la scelta di collocare la visita in una parte della giornata meno calda si rivelerà felice vista la quasi totale assenza d’ombra nel dedalo di strade romano-puniche che ci troveremo a percorrere in compagnia di una ventina di turisti e di una simpaticissima quanto preparatissima guida. Avendo optato per un biglietto inclusivo anche della visita del Museo Archeologico di Cabras a fine visita vi ci precipitiamo sul filo della chiusura. Essendo di modeste dimensioni è sufficiente una mezzora, inclusiva degli attimi di ipnotico stupore al cospetto delle magnifiche statue arcaiche dei “Giganti di Mont’e Prama”, raffiguranti figure umanoidi a tutto tondo (o kolossoi) più antiche di quei kouroi greci che l’archeologia ufficiale gabellava fino a poco fa come i più antichi esempi di scultura a tutto tondo nel bacino mediterraneo.

Per niente stanchi da cotanto peregrinare torniamo a Nurachi giusto per una doccia e per posare l’auto all’interno della struttura su gentile concessione dei proprietari. Raggiungeremo infatti a piedi la Pizzeria Il Boscaiolo dove ceneremo bene ad un prezzo onesto.

29 giugno –Putzu Idu – Tuili – Su Nuraxi

Mare? Natura? Storia? Nulla di tutto ciò. La mattinata sarà stavolta all’insegna dei gatti. Visitiamo infatti l’Oasi Felina di Su Pallosu (necessaria prenotazione), un’allegra brigata di poco meno di cinquanta mici ospitati ed accuditi da una coppia in una proprietà annessa ad una solitaria spiaggetta su cui i simpatici ospiti amano passeggiare quando il sole non è troppo crudele. Tuttavia oggi non c’è una nuvola e solo le tattiche d’abbordaggio dei gestori ci permettono di vederne un paio a spasso sugli scogli. La visita è gratuita e si può lasciare un contributo in termini di cibo o utensili per gatti oppure acquistando gadget a tema come calendari e portachiavi aiutando così una realtà totalmente autofinanziata che negli scorsi anni ha dovuto superare l’inspiegabile ostracismo di alcuni rappresentanti delle istituzioni locali.

Cotti dal calore ci spostiamo di qualche km per sbollire nelle acque della spiaggia cittadina di Putzu Idu. Pro: acqua splendida e fondale basso. Contro: spiaggia cittadina e fondale basso sono sinonimo di famigliole con taaanti bambini. Conclusione: la consigliamo prettamente a chi ne possiede. Finalmente ritempratici possiamo quindi affrontare i 100 e più chilometri che ci separano da Tuili, centro ubicato nella Marmilla sarda, zona così chiamata per la presenza di formazioni collinari a forma di mammella. La strada è fortunatamente veloce e solo negli ultimi km ci tocca sorbirci una strada a rischio frana con limiti di velocità che ci conducono sull’orlo di una crisi isterica (30km/h). Lasciamo i bagagli in camera presso il B&B Casa di Pina dove la signora omonima ci accoglie con un bel sorriso ed una dritta: a Tuili stasera dopo tanti anni si torna a celebrare la festa patronale di San Pietro e Paolo. Orbene, chi scrive riscontra una differenza abissale fra il mero turismo di massa e quello consapevole ed arricchente che invece dovrebbe unire alle attrazioni balneo-culturali l’immersione nel tessuto sociale del luogo. Mare, musei, parchi naturali, trattorie, ma anche mercati, feste patronali, dialoghi con la gente del posto. Nulla più di questo ci permette realmente di conoscere un luogo e di carpirne la sua anima connettendoci col suo genius loci. Prima di goderci la festa abbiamo tuttavia un appuntamento a cui non possiamo mancare: la visita al villaggio nuragico di Su Nuraxi, distante appena 4 km. Essendo obbligatoria la presenza di una guida le partenze avvengono infatti in orari prefissati. Mancando di un pelo quella delle 17 sfruttiamo l’attesa per visitare con lo stesso biglietto il Museo di Casa Zapata di Barumini, una residenza aragonese trasformata in un museo archeologico al di sotto della quale è stato ritrovato un vero nuraghe, oggi a tutti gli effetti parte della costruzione stessa. La frettolosa visita, illustrata da una giovane guida preparata quanto entusiasta, ci sorprende in positivo lasciandoci nel frattempo l’amaro in bocca perché luogo meritava sicuramente del tempo in più. Tornati a Su Nuraxi abbiamo giusto il tempo di parcheggiare l’auto. Il gruppo si è già formato e partiamo immediatamente per un percorso davvero mozzafiato. E’ consigliabile munirsi di acqua e scarpe adatte a superfici instabili visto che il percorso si snoda fra i sassi nuragici con annessi cunicoli all’interno delle costruzioni stesse.

Sazi di storia possiamo quindi concludere la giornata fiondandoci nel cortile antistante la chiesa di San Pietro apostolo di Tuili per partecipare alla festa organizzata dai locali che ci omaggiano di torrone e di una coppetta di carapigna gelata, un gelato tipico a base di limone che ci ritemprerà come il migliore degli elisir. In questi momenti il pensiero volge alla meraviglia dello strapaese, a quelle realtà di provincia sempre più in difficoltà in tempi all’insegna delle fughe verso la città con relativo spopolamento di borghi e paesi. A chi dire grazie se non all’emigrazione coatta dei nostri ragazzi verso i grandi centri italiani e soprattutto mitteleuropei, fenomeno odioso e sanguinoso non meno di quello “sostitutivo” su cui qualcuno ci sta costruendo grandi fortune politiche ed economiche? Nel silenzio interrotto solo dal lontano brusio delle chiacchiere scambiate da abitanti seduti su vecchie sedie di paglia viene voglia di fermare il tempo e scendere da questa giostra impazzita che ci sta conducendo direttamente alla rovina.

30 giugno – Giara di Tuili – Is Arenas – Teulada

Anche oggi i consigli di chi ci ospita ci spingono ad apportare una piccola aggiunta all’itinerario previsto. “Ma come, venite in Marmilla e non fate un salto alla Giara per vedere i cavallini?”. Da buoni amanti della natura non ce lo facciamo ripetere due volte e così la mattinata finisce destinata al trekking malgrado il sole inizi a picchiare duro sin dalle prime ore della giornata. Dopo una scarsa decina di km di strada in salita lasciamo l’auto nel parcheggio ed imbocchiamo il sentiero che conduce alle paludi dove solitamente i cavalli passano gran parte del loro tempo. Sul percorso, ben segnalato (potete comunque ritirare una mappa a pagamento al punto informazioni presente all’ingresso), vi sono un vero e proprio orto botanico e, più avanti, il basamento di un antico nuraghe. Giunti alle paludi in circa 45 minuti non restiamo delusi: i cavalli ci sono, seppur in lontananza, e si lasciano fotografare in tutte le salse. Fa caldo, ma la vera fatica deve ancora arrivare: rientrati al parcheggio ci aspetta infatti una lunga discesa che si concluderà nel profondo sud della Sardegna, precisamente a Teulada dove torneremo ad abbracciare il mare.

L’itinerario prevederebbe ben due spiagge, ma dalla prima, quella di Porto Pino, fuggiamo a gambe levate dopo esserci accorti che il parcheggio è saturo e vi sono almeno cinquanta auto in attesa di accedervi. Saltato a pie pari il fosso fatichiamo non poco per trovare la strada diretta alla spiaggia delle dune bianche di Is Arenas visto che il navigatore si ostina a proporci un sentiero con tanto di divieto di transito. Ci ricordiamo di quel detto napoletano che recita “chi tene a lengua va in Sardegna” e qual posto migliore per chiedere quindi informazioni alla vecchia maniera? Riusciamo così a scovare il sentiero sterrato (una vera e propria lingua di terra circondata dal mare) e camminando sulle uova per non arrecare danni alle sospensioni giungiamo in 5-6 minuti al parcheggio a pagamento della spiaggia (5 euro). Nulla da dire sulla bellezza del posto, ma essendo domenica c’è folla e la stanchezza finisce per dominare sul piacere della permanenza. Dopo il canonico paio d’ore e col sole ormai diretto verso l’orizzonte ci incolonniamo insieme ai bagnanti rientranti e riprendiamo possesso della nostra Clio per raggiungere in una mezzoretta il B&b Su Frascu segau, sito a soli 1,5km dal centro di Teulada eppure completamente immerso nella natura con tanto di colonia di simpatici gattini che ci faranno compagnia per tutta la serata.

1 luglio – Teulada – Domus de Maria – Nora – Capoterra

Altra mattinata, altra aggiuntina all’itinerario. Come detto in precedenza uno dei posti migliori per carpire l’anima del luogo sono i mercati ed a Teulada abbiamo la possibilità di visitarne uno approfittandone anche per acquistare del formaggio da portare a casa. Decidiamo anche oggi di sudare raggiungendolo a piedi (3km a/r) per poi fare fagotto e goderci l’ultima giornata di mare sfruttando la convenzione esistente nel comune di Teulada grazie alla quale dimostrando il pernotto in una struttura del posto si ottengono sconti sul costo giornaliero dei parcheggi comunali. Seguendo una splendida panoramica giungiamo alla quotatissima spiaggia di Tuerredda che conferma di meritare tutta la sua fama anche se il rovescio della medaglia è logicamente un’affluenza da bollino rosso. L’acqua cristallina e lo sfondo da cartolina ci aiutano ad astrarci dal marasma fungendo nel contempo da diabolica tentazione. Restare e saltare l’ultima tappa prevista, la vicina spiaggia di Su Giudeu sita nel territorio di Domus de Maria? Giammai! Sarebbe in effetti stato un peccato perché, seppur meno scenografica di Tuerredda, Su Giudeu vanta colori altrettanto belli ed è pure meno affollata, il che, diciamolo, non guasta mica. Prima di abbandonarla rischiamo la frittata finale a causa di un automobilista intento ad uscire dal parcheggio in maniera un po’ troppo avventata mentre a mia volta ero intento a venir fuori in retromarcia con gli occhi ben fissati sul retrovisore. Il bip della fedele Clio ci salva da una sicura ammaccatura e da una probabilissima macchia sulla mia fedina penale. Di strada per la sede del nostro ultimo pernotto, il B&B Villa Zola sito nel comune di Capoterra, abbiamo ancora il tempo per un ultima pillola archeologica nel sito di Nora, di fondazione fenicia e con tracce ancora visibili della presenza punica. Il pezzo forte dell’area è offerto da una moltitudine di mosaici di eccelsa manifattura su cui vigila una colonia di tronfi gabbiani a cui il Mibac deve aver concesso l’assunzione senza passare per le pastoie dei concorsi pubblici. Concludiamo la visita quando ormai il sole è basso quanto il nostro umore. Ci attende l’ultima serata in terra sarda con annessa maxicena causa l’esigenza di smaltimento delle scorte.

2 luglio – Cagliari – Molentargius – Ritorno

L’appuntamento per la riconsegna dell’auto è fissato alle ore 10.30, ma da buoni iperprevidenti alle 9.45 siamo già a Cagliari ed in circa quindici minuti esauriamo le formalità di rito. Salutata con un pizzico di commozione la Clio, lasciata senza macchia e senza peccati, pardon, graffi, fa un po’ strano ritornare a caccia di biglietti dell’autobus trainando i trolley sotto il sole cocente. Gli autobus cagliaritani funzionano benissimo, nulla a che vedere con quelli a cui siamo abituati nella nostra Napoli. Senza dover fare i conti con lunghe attese ci spostiamo agevolmente prima verso il Mercato di San Benedetto presso il quale faremo incetta di gnocchetti, formaggio Ovinfort e Pane Carasau, poi verso l’interessantissimo Museo Archeologico che visiteremo liberi dai bagagli grazie alla cortesia degli addetti alla biglietteria che accettando di tenerci le valige per l’intero pomeriggio ci permetteranno inoltre di accedere all’ultimissima casella dell’itinerario, il parco di Molentargius che raggiungeremo a fine visita in venti minuti di bus. Del resto non sarebbe stato facilissimo fittare due bici e percorrere circa 10km di sentieri ricercando fenicotteri con trentacinque chili di bagaglio da dividere in due. Sudiamo probabilmente in egual misura, ma tutto fila alla perfezione visto che i fenicotteri ci sono e riusciamo pure a raggiungere il Poetto per dare un’occhiata a quello che è il lungomare dei cagliaritani. Tornati al Museo e ripresi i bagagli giunge inesorabilmente il momento dei titoli di coda. Bus per la stazione, trenino per Elmas, volo EasyJet che ci riporta a Napoli con la pelle scurita da un sole sardo che non ci ha mai persi di vista ed il cuore ancora stupito delle tante sorprese che questa terra è capace di regalare.

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