Sardegna del nord: Gallura con passaggio finale in Toscana

La Gallura, meravigliosa e sorprendente, vissuta fuori stagione ma non troppo, solitaria al punto da innamorarsi perdutamente di lei. Con passaggio finale in Toscana sulla via del ritorno, dove ritrovare gli amici di sempre.
Scritto da: Lara B
sardegna del nord: gallura con passaggio finale in toscana
Partenza il: 22/05/2015
Ritorno il: 31/05/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €

Venerdì 22 maggio 2015

Forlì – Livorno

Partiamo sulle 14.45 dopo una mattinata di lavoro, apparentemente in netto anticipo sui tempi dettati dal navigatore, ma coda dopo coda e a causa di un paio di deviazioni, una prevista e una a causa di un incidente, approdiamo all’imbarco dei traghetti del porto di Livorno alle 20.30 passate…non c’è male,….ma ci siamo e questo è l’importante.

Finalmente ci rilassiamo e mangiamo qualcosa in un barettino sul porto, poi ci incamminiamo con la nostra Multipla verso l’imbarco e vediamo la nave, una maestosa motonave tutta luminosa nelle cui viscere parcheggiamo l’auto. L’ attraversiamo tutta fino alla reception e prendiamo possesso della nostra cabina. Usciamo subito per andare a curiosare sui ponti superiori: troviamo un ristorante, il bar interno, un negozio, le sale per i bambini e il bar esterno con la piscina, purtroppo non utilizzabile in questa stagione, la musica, le luci colorate e un barista che gentilmente ci prepara anche due moijto molto aspri e molto alcolici.

Aspettiamo così la partenza del traghetto guardando l’umanità intorno a noi, molti sono attrezzati con materassini e sacchi a pelo e si sistemano dove capita lungo i corridoi e lungo i ponti, tantissimi hanno con sè i propri cani e la nave è attrezzata con dispenser di sacchetti e zone di igiene-animali.

Alle 22.30 puntali si parte, guardiamo Livorno allontanarsi e ci ritiriamo nella nostra comoda cabina a riposarci dopo questa giornata infinita.

Sabato 23 maggio 2015

Cala Volpe, Porto Cervo, Baia Sardinia, Liscia di Vacca, Porto Pollo, arrivo a Santa Teresa di Gallura

Le operazioni di sbarco si concludono e già alle 7.50 siamo fuori senza impegni fino alle 17 di stasera, ora in cui abbiamo accesso al nostro miniappartamento del residence Santa Reparata di Santa Teresa di Gallura.

Decidiamo di percorrere con calma il percorso fin lì e di fermarci strada facendo nei posti segnalati dalla nostra guida e così come prima tappa andiamo a Cala Volpe distante forse una decina di chilometri da Golfo Aranci. Ci accorgiamo subito che qua la stagione estiva inizia con ritmi totalmente diversi da quelli a cui siamo abituati: in Romagna, se il tempo è clemente, maggio è già stagione piena nei week end, spiagge affollate, locali aperti a tutte le ore e tanta gente in giro. Nel parcheggio di Cala Volpe siamo solo noi, un omino che sta riverniciando un muretto e una colonia di panciuti felini. Non ci sono ancora nemmeno i parcometri per pagare la sosta, nel senso che sono proprio smontati. Ci incamminiamo e arriviamo alla spiaggia, che ancora non è stata pulita ed è in parte ricoperta da un morbido strato di lanugine proveniente dalle vicine piante, ma è veramente bella: la sabbia è bianca e pulita, l’acqua azzurra trasparente di varie tonalità chiare e scure e le rocce, arrotondate dal vento ci garantiscono una comoda sosta ad ammirare lo spettacolo in totale silenzio e solitudine. E’ un po’ freschino ma è ancora molto presto.

Riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso Porto Cervo, che ci accoglie sotto un bel sole. Fatichiamo un po’ a trovare il centro che non è ben segnalato, ed essendo il deserto dei tartari, non è nemmeno facilmente individuabile attraverso le carovane di persone. Ne approfittiamo per visitare la Chiesa di Stella Maris sperando da lì di capitare in qualche percorso turistico che ci conduca alla famosa piazzetta di cui anche la nostra guida parla senza dare maggiori dettagli, ma vediamo solo una chiesa molto particolare dalle forme arrotondate perfettamente intonata con l’ambiente marino circostante senza capire, quindi chiediamo indicazioni ed infatti eravamo fuori strada.

Retrocediamo con l’auto di qualche centinaio di metri, ci avviamo a piedi e finalmente troviamo il cuore di questa simpatica cittadina. Sembra di essere in un paesino delle favole: il centro pedonale è tutto contornato di casette dai colori pastello, incorniciate da balconcini fioriti, la piazzetta è un semicerchio con terrazza sul mare, i locali hanno i tavolini all’aperto in cui qualcuno legge pigramente il giornale o sorseggia una bevanda, le vetrine dei negozi….oooooohhhh beh….’leggermente’ di lusso. Ma appena appena. Giusto….le marche più famose del mondo, con dei prezzi a tre zeri. Ok, questo è un altro tipo di favola, non quello che intendevo prima. Comunque. La sensazione è di un paesello in cui non esistono stress e ansia, che si sta lentamente svegliando cullato dalla morbide onde del mare. Come non godersi questo momento con una seconda colazione, baciati dal sole, in una comoda poltroncina con vista mare? E così sia. I discorsi della gente attorno, va bè….lasciamo perdere (c’è bisogno di fare il briefing con le amiche al mattino per fare il planning dei vestiti indossare nel corso della giornata? Mah…).

Sbaffata la nostra pasta con (poca) nutella e pagato una cifra ragionevole, appena sopra la media, facciamo un giro nel sottopiazza, dove tra vialetti e fiori da mille e una notte continua la sfilata delle vetrine lussuosissime e un po’ gente inizia ad arrivare, anche qualche gita. Anche qualche coppia lui-vecchio/grasso/brutto lei-giovane/carina/magra, in altre parole i ti-amo-fino-all-ultimo-euro.

Alla fine del giro chiediamo informazioni ad un tassista – si perché subito fuori dalla famosa piazzetta c’è un’altra piazzetta piena di taxi, per i vip che vogliono fare shopping senza dover guidare – per poter prendere una visita guidata sul trenino che abbiamo visto passare e seguendo le sue indicazioni arriviamo nel parcheggio dei pullman dove veniamo calorosamente accolti dal titolare e dagli autisti. Hanno in programma una partenza di li ad una mezz’oretta, ci invitano a sederci con loro e passiamo il tempo chiacchierando con questa bella gente, un gallurese, un cagliaritano, un napoletano e un anconetano, dalle idee moderne e intelligenti, che ci fanno passare un po’ di tempo in allegria.

Poi partiamo (con il cagliaritano), recuperiamo una gita di francesi, e grazie a questo tuor vediamo da vicino anche il porto con i suoi maestosi yacht da milioni di euro, le ville e tutta la costa dalla parte opposta dell’insenatura del porto che non avremmo mai pensato di visitare. Ci fanno notare i cancelli in un legno pregiato di cui non capisco il nome, ma si tratta di un simbolo per questa zona, non puoi avere la villa a Porto Cervo e non avere un cancello di questo tipo, che da solo costa tipo 20.000 euro….Anche le insegne dei locali sono tutte uguali lungo la strada: una roccia davanti all’entrata con inciso il nome del posto, sono bellissime e molto caratteristiche.

Poco dopo mezzogiorno salutiamo i ragazzi del trenino e ci dirigiamo verso Baia Sardinia, dove ci hanno consigliato di fermarci per il pranzo. Prima però facciamo una tappa a Liscia di Vacca, arriviamo in una terrazza da cui si gode di una magnifica vista, ma purtroppo, proprio in quel momento dense nuvole coprono il sole e ci tolgono la gioia di godere dei colori del mare, inoltre si è alzato anche un forte vento e fa piuttosto freddo.

A Baia Sardinia troviamo un ottimo ristorante, chiamato proprio Baia Sardinia, dove mangiamo sotto un pergolato esterno, anche se tutti coperti. E‘ un posto bellissimo, con un giardino curato con i lettini, la piscina, i campi da tennis, ottimo per un pranzo, per un aperitivo o anche per passare un intera giornata, ma deserto, perché realmente qui la stagione estiva ancora non è cominciata.

Nel pomeriggio proseguiamo l’avvicinamento verso Santa Teresa di Gallura. Ci fermiamo a Capo Orso, dove sulla cima di una montagna il vento ha scolpito una roccia che da certe angolazioni ha la forma di un orso. Da lontano è ben visibile, ma molto piccola, ci avviciniamo cercando un punto in cui vederla meglio e non lo troviamo, così andiamo a visitarla da vicino, ma anche qui ci dicono che la forma è visibile solo dal mare o dalla strada,ma non è dato sapere quale, dato che, anche ripartendo, più tardi, non l’abbiamo vista. Forse era il punto lontano lontano da cui l’abbiamo vista prima? Non lo sapremo mai.

Il sito si visita a piedi percorrendo un sentiero in salita di circa 500 m, non troppo difficile. Lungo il percorso incontriamo degli uccelli che non riconosciamo e un paio di tartarughe in libertà, anche se, mi chiedo, come facciano a muoversi per dei dirupi del genere…..

In cima non è di facile comprensione ciò che si vede: da un punto si vede il posteriore dell’orso, da un altro la testa, ma così da vicino la visione di insieme non c’è mai. Di certo spettacolari sono le forme delle rocce, il vento – che anche ora non scherza, anzi c’è da farsi portare via – le ha modellate creando delle curve e scavandole dentro in una maniera assolutamente da vedere.

La visita dura poco. Scesi, riprendiamo l’auto e facciamo un altro pezzettino di strada verso Porto Pollo, ultima tappa prima di giungere al residence. Questa è una meta apprezzata dai surfisti perché è estremamente ventilata. Si tratta di un lingua di spiaggia che collega la terraferma ad un isolotto, dove verso est il mare è calmo e trasparente, verso ovest è ricco di correnti ed è tumultuoso. Chi fa surf sta a est, chi invece opta per il kite surf sta a ovest. Noi attraversiamo a piedi tutta la lingua di sabbia, che è attrezzata con le scuole di vela e piena di amanti di questo sport, poi decidiamo di fermarci e stenderci un po’ a est, dove è più tranquillo. Anche se è freddo, è comunque bello affondare i piedi in questa sabbia grossa e ascoltare il rumore del mare mentre ci si rilassa.

Verso le 17 ripartiamo per Santa Teresa di Gallura, per tutto il giorno abbiamo incontrato un paesaggio a tratti brullo e a tratti verde, ma mai boschi, che forse rimangono più all’interno.

Seguendo le indicazioni della signora del residence, che ci ha chiamati, troviamo il Residence Santa Reparata che rimane lungo l’omonima costa, quindi qualche chilometro fuori dal paese. L’accoglienza ci lascia un po’ perplessi: sono talmente indietro con la stagione che alla reception ancora stanno svuotando gli scatoloni, il bar non è funzionante e il centro sportivo nemmeno…ok, noi abbiamo il soggiorno pagato dall’azienda da cui abbiamo acquistato i bagni e i pavimenti per la nostra casa, ma la struttura è ufficialmente aperta, quindi chi viene qui, paga e si trova tutto chiuso? A me non farebbe piacere per niente, però mi piace l’atmosfera e il clima rilassato di chi ancora non è stanco e frastornato dal pienone stagionale.

Pur avendo il soggiorno pagato, ci chiedono comunque quasi 200 euro: 100 di cauzione che saranno restituiti a fine soggiorno e 98 per i consumi….sti caxxi. Comunque, ripeto, abbiamo il soggiorno pagato, per cui non ci sembra giusto lamentarci e paghiamo.

Il nostro mini appartamento è poco distante e completamente indipendente, ha un cancellino, che però è tristemente caduto a terra la prima volta che abbiamo provato ad aprirlo e dobbiamo passare dal vicino, dove non c’è nessuno, ed è tutto scale: dobbiamo salire le scale per entrare, poi riscendere per andare dalla zona giorno alla camera da letto oppure salirne delle altre per andare in terrazza, è un po’ vecchiotto ma carino ed ha una bella vista mare con tramonto, che però stasera non vediamo a causa delle nuvole.

Finalmente ci riposiamo un po’, poi facciamo una doccia fredda (non c’eravamo accorti che il boiler era spento…) e usciamo per andare a cena a Santa Teresa, dove scegliamo il ristorante Il Grottino. Abbiamo speso il giusto – 31 euro per una pizza, un primo, un dolce, acqua e vino – e mangiato abbastanza bene, la pizza di Paso era molto buona, le mie linguine non posso dire che non fossero buone, però mi aspettavo qualcosa di diverso, a mio avviso il pomodoro con il pesce nei primi piatti stona, ma mi sembra di capire che invece qua sia la normalità.

Dopo cena giro velocissimo in piazza Vittorio Emanuele, dove qualcuno in giro c’è, e i bambini giocano a palla, giusto per vedere dov’è l’agenzia che organizza le escursioni a La Maddalena e capiamo già dalla vetrina che ce n’è una in programma per mercoledì, ma per iscriverci dobbiamo tornare lunedì, perché domani, che è domenica, è chiusa.

Domenica 24 maggio 2015

Arzachena

Finalmente una mattina senza sveglia e ce la dormiamo fin quasi alle 9, ne avevamo bisogno. Purtroppo, quando ci alziamo, il cielo è bruttissimo, minaccia pioggia da un minuto all’altro ed è freddo, così partiamo tutti imbacuccati (ma per sicurezza metto nello zaino anche telo e costume, non si sa mai!). Siccome non è tempo da spiaggia, decidiamo di visitare i siti archeologici della Gallura e ci dirigiamo verso Arzachena, sotto un cielo sempre più nero.

Iniziamo la visita dal Monti Incappiddatu, ovvero la rocca a forma di fungo che si trova all’interno della cittadina di Arzachena. Il bello di venire in Sardegna fuori stagione è che si trova sempre parcheggio davanti al posto in cui vuoi andare e non si deve mai fare la fila per nulla….e così parcheggiamo proprio sotto il ‘fungo” e assieme ad un gruppo di motociclisti tedeschi saliamo i gradini per raggiungere il sito che è molto veloce da visitare, ma veramente particolare. Si gira tutt’attorno in pochi secondi, ma merita sicuramente una sosta per qualche foto. Ridiscendiamo dalla parte opposta proprio mentre inizia a piovere e appena in tempo saliamo in auto.

Spioviggina appena così decidiamo di proseguire comunque la visita verso la zona del Nuraghe Albucciu, ma quando arriviamo vuoi che troviamo la biglietteria chiusa, vuoi che per districarci tra k-way e ombrelli entriamo un po’ in confusione, andiamo dalla parte opposta dove c’è l’indicazione per il tempietto Malchitu che però dista un paio di chilometri da fare a piedi lungo un sentiero e dato che la pioggia aumenta non pensiamo sia il caso di proseguire….meglio andare a fare la spesa sperando che nel frattempo smetta.

Troviamo un centro commerciale con un supermercato, compriamo quello che ci serve per i prossimi giorni, poi, visto che invece nel frattempo si è messo a diluviare, ci fermiamo nel bar a bere un caffè e ad aspettare che smetta. Si fa mezzogiorno così.

Quando finalmente smette, ripartiamo in direzione della Tomba dei Giganti di Coddu Vecchiu, alcuni chilometri a sud di Arzachena, dove facciamo un biglietto cumulativo per i cinque siti visitabili, purtroppo Li Muri e Li Lolghi sono chiusi. Coddu Vecchiu è una tomba comune dell’era nuragica composta dalla galleria e da una stele alta alcuni metri e altre pietre disposte a forma di arco. Si visita molto velocemente facendo il giro attorno, quindi proseguiamo per la vicina La Prisgiona, resti di un villaggio nuragico molto interessante che si può visitare con una guida, che però al momento è prenotata e dovremmo aspettare che finisca. I due siti distano appena un chilometro e sono collegati da un sentiero da percorrere a piedi, ma vista la minaccia di pioggia preferiamo spostarci in auto. Non abbiamo voglia di aspettare, anche perché si è fatta ora di pranzo, e visitiamo il villaggio da soli consultando la nostra guida e l’opuscolo che ci hanno dato in reception. Qui si può anche entrare all’interno della torre centrale e scattare belle foto al foro in alto da cui si vede il cielo. Per il resto si gira attraverso i resti delle capanne circolari quasi come all’interno di un labirinto.

A questo punto torniamo nella zona del Nuraghe Albucciu, parcheggiamo dove eravamo stamattina e grazie alle istruzioni della ragazza della biglietteria di Coddu Vecchiu lo individuiamo dall’altra parte della strada raggiungibile attraverso un sottopassaggio. Ma prima lo stomaco reclama! Pranziamo nell’omonimo vicino ristorante, discreto ma con un cameriere un po’ in confusione, siamo solo tre coppie e riesce ad invertire gli ordini di due e dormirsi il nostro contorno.

Subito dopo pranzo esce il sole! Andiamo subito a visitare il Nuraghe, anche qui la visita è molto veloce e poi visto che l’aria si sta scaldando facciamo anche la passeggiata di due chilometri fino al Tempietto Malchittu. La camminata è piacevole e non faticosa, si snoda in mezzo alle campagne silenziose ricche di vegetazione, cactus e fiori, e ogni tanto un cancellino di legno a delimitare non si sa bene cosa, appena leggermente in salita. All’arrivo i resti del Tempietto sono raggiungibili solo attraverso un ultima arrampicata sui sassi piuttosto scoscesa, e non è che ci sia un gran che da visitare, anche perchè la posizione così arroccata non permette nemmeno un giro attorno ma solo all’interno che è molto piccolo. La discesa è a dir poco pericolosa, poi percorriamo il sentiero al contrario per tornare al punto di partenza, da dove raggiungiamo il vicino sito di Moru, altra tomba di giganti conservata molto peggio delle altre, praticamente resta solo l’impianto.

Concluso il giro di visite storiche, il caldino e il cielo azzurro che è venuto fuori ci invogliano a fare un corsa verso una qualche spiaggia a prendere un po’ di sole e così dopo nemmeno mezz’ora siamo di nuovo a Porto Pollo, dove stavolta attraversiamo le dune per raggiungere la riva opposta dell’istmo, quella con le correnti. Troviamo un bel posticino, Paso non perde tempo, da un ambulante acquista un maxi telo matrimoniale in cui ci stendiamo subito (visto che ho fatto bene stamattina a mettere nello zaino il costume?) e passiamo un paio d’ore in totale relax sulla spiaggia, chi l’avrebbe mai detto questa mattina?

Rientriamo al residence che sono quasi le sette e per stasera non usciamo più, ceniamo con un piatto di penne al pesto, pane carasau e una bottiglia di Vermentino sul terrazzo del nostro appartamentino guardando il tramonto sul mare nel vicino promontorio di Capo Testa, che, se il tempo lo permetterà, visiteremo domani.

Lunedì 25 maggio 2015

Capo Testa

Oggi soleeee!!!! Gia di prima mattina la giornata promette bene, è caldo e il sole splende così indossiamo direttamente il costume prima di uscire. Facciamo una pigra colazione in terrazzo con quello che abbiamo comprato ieri e ci muoviamo solo verso le 9.45 in direzione Capo Testa, a circa tre chilometri da dove siamo.

Attraversiamo la lingua di sabbia che separa la terra ferma dal promontorio, ma non ci fermiamo, il mare è bellissimo ma la piccola spiaggia con questa strada che passa così vicina non è il massimo così passiamo oltre.

La strada finisce in prossimità di un faro, parcheggiamo e prendiamo un caffè dall’ambulante che vi staziona a cui chiediamo informazioni su come muoverci, ci consiglia di proseguire a piedi per raggiungere una bella spiaggia, oppure di tornare un po’ indietro e andare a Cala Spinosa, oppure poco distante c’è la Valle della Luna, dove vive anche una comunità hyppie. Nell’indecisione decidiamo di fare tutt’e tre le cose.

Iniziamo oltrepassando il cancello a fianco del nostro dispensatore di consigli e camminiamo qualche minuto lungo una stradina asfaltata, superiamo alcune costruzioni tra cui il faro che però è inaccessibile, finché troviamo un sentiero sulla sinistra che imbocchiamo e ci troviamo immediatamente a scendere lungo un sentiero da capre fatto di massi, operazione non facile con le mie vecchie infradito. Le capre ci sono veramente sul fondo che ci guardano scendere con difficoltà, ma quando ci avviciniamo troppo se ne vanno dall’altra parte lasciandoci soli.

La fatica è sicuramente ricompensata dallo spettacolo della spiaggia in cui arriviamo poco dopo, una piccola caletta di sabbia bianca, massi ai lati e acqua bellissima e trasparente (e freddissima). Al centro c’è una roccia a forma di mezza luna che sembra fatta apposta per stendersi dentro quasi come fosse un amaca e Paso non perde tempo ad impadronirsene. Io mi stendo sulla sabbia li vicino e mi faccio cullare dai raggi del sole e dal rumore del mare per la prima volta dopo un lungo inverno e mi sento in pace con il mondo.

Assieme a noi ci solo due pescatori, che indossate le mute, spariscono nell’acqua senza lasciare tracce e abbiamo tutto questo ben di Dio tutto per noi per un po’. Mi muovo un po’ per fare delle foto, poi inizia ad arrivare qualche altra anima viva, un paio di coppie che si mettono un po’ in disparte e un pullman di tedeschi equipaggiati da trekking che per fortuna passa oltre.

Rimaniamo fin verso mezzogiorno, poi ripercorriamo il sentiero da capre e a ritroso la stradina fino al parcheggio per spostarci a Cala Spinosa, poco distante. L’accesso è lo stesso del ristorante, anzi il ristorante ha un comodo accesso a gradini dalla sua veranda, ma siccome ancora è presto, è chiuso e ci dirottano in un sentiero laterale, che inizialmente è in terra battuta ma stretto tra alte siepi, poi diventa in massi e da capre quasi peggio di quello di prima, per fortuna il tratto è breve e quasi subito arriviamo nella bellissima spiaggia dove troviamo un angolino per noi in mezzo agli enormi massi. Anche qui il mare è meraviglioso, peccato che la temperatura non consenta di immergersi in queste acque limpide.

Rimaniamo un’oretta anche qui a goderci il sole, poi risaliamo a quattro zampe per lo stesso sentiero da cui siamo venuti e ci fermiamo per pranzo nel bellissimo ristorante, un po’ caro per la verità, ma con un ottima vista sulla costa dalla veranda in cui ci sediamo, da una parte la spiaggia dove siamo stati, dall’altra un’altra, se si può, ancora più bella, ma deserta, forse è accessibile solo via mare o forse il sentiero in bassa stagione non è percorribile.

Ci spostiamo verso la Valle della Luna, che troviamo subito dopo, il nome è scritto a mano con vernice bianca sul cancello di legno che delimita l’ingresso. Anche in questo caso la prima parte del sentiero è asfaltata poi diventa simile ai sentieri di prima, ma un po’ più percorribili (stavolta ho messo le scarpe da ginnastica!). Dobbiamo camminare per una ventina di minuti, durante il tragitto incontriamo anche una tartaruga che tenta di risalire il sentiero in direzione opposta alla nostra e, dopo averci fissato un po’ disorientata per capire le nostre intenzioni e aver deciso che non siamo pericolosi, continua la sua impresa e incredibile, ce la fa! Non pensavo che le tartarughe fossero delle arrampicatrici così abili, non veloce ma comunque sicura, la guardiamo salire su un sasso e proseguire la sua passeggiata tranquillamente. Più ci avviciniamo più il paesaggio attorno a noi cambia, sembra effettivamente un paesaggio lunare, dove l’erba è punteggiata da massi da piccoli a enormi che sembrano caduti da chissà dove. Man mano che ci avviciniamo al mare i massi sono sempre più arrotondati dal vento rendendo il tutto ancora più suggestivo. Ci sono veramente anche gli hyppie! Alcune grotte create dalle rocce sono semichiuse con bastoni di legno, alcuni sacchi a pelo sono stesi ad asciugare qua e la e in prossimità della spiaggia ne vediamo un paio, accompagnati dall’immancabile cagnolino, che hanno allestito delle bancarelle di fortuna e cercano di vendere qualche oggetto di artigianato ai (pochi) turisti, senza essere insistenti. Prima di stenderci facciamo un giro nei dintorni arrampicandoci sulle rocce come meglio possiamo. Il paesaggio è veramente molto suggestivo e volendo si potrebbe girare qua in mezzo anche tutto il giorno dato che le rocce si prestano ad essere girate in ogni direzione.

Non è il nostro caso, dopo aver girovagato un po’ optiamo per rilassarci un altro po’ in spiaggia, vogliamo proprio godercelo tutto questo bel sole, ma è maggio e verso le 16.30 inizia ad alzarsi un arietta fresca che ci invita al rientro. Salutiamo gli hyppie che ricambiano amichevolmente nonostante non abbiamo comprato nulla e ripercorriamo la strada all’indietro per tornare all’auto. Sul cancello ne incontriamo un altro, di hyppie, che torna dopo aver accompagnato alcune turiste in giro, cane compreso.

Torniamo a Santa Teresa per andare all’ufficio turistico che abbiamo visto la prima sera, parcheggiamo e facciamo una passeggiata nella piazza che, visto il bel tempo, si è animata ed è molto piacevole. Prenotiamo la gita in barca per l’arcipelago di La Maddalena per mercoledì, 42 euro a testa per tutta la giornata, pranzo a bordo compreso, poi ci fermiamo in un bar prima di spostarci a vedere la Torre Spagnola, niente di che, ma piacevoli i sentieri per passeggiare che sono li attorno.

Visto che non è ancora tardi facciamo una puntata anche a Rena Bianca, la spiaggia di Santa Teresa segnalata come una tra le dieci più belle della Sardegna. Mah. Brutta non è, per carità, sabbia bianca, acque cristalline, ma a confronto di quelle che abbiamo visto oggi, rimane un po’ più anonima. Anche qui c’è gente, alcuni fanno anche il bagno, non so come facciano!

Finiamo il pomeriggio così, girelliamo ancora un po’ a Santa Teresa in cerca di un market e rientriamo al residence per una doccia e un aperitivo a base di pane carasau e vermentino mentre aspettiamo l’ora di cena che consumiamo con un ottima pizza al ristorante La Lampara.

Martedì 26 maggio 2015

Aggius,Tempio Pausania, Calangianus, Luras

Il programma di oggi prevedeva l’esplorazione delle spiaggia qui attorno a Santa Reparata, ma siccome il tempo minaccia pioggia dirottiamo le nostre intenzioni ancora una volta verso l’interno della Gallura, ma un po’ più a ovest rispetto all’altro giorno.

Costeggiamo il mare fino alla zona di Vignola, con una tappa gelida alla spiaggia di Lu Litarroni, per poi addentrarci verso Agultu e quindi verso Aggius, ma prima di addentarci nel paese cerchiamo la Valle della Luna (un’altra) e la troviamo qualche chilometro fuori. Non capendo bene dove andare ci fermiamo al belvedere dove c’è anche un barettino in cui prendiamo un caffè e ci vengono fornite le indicazioni di cui abbiamo bisogno.

Pochi metri dopo il piazzale imbocchiamo quindi una stradina piccola piccola e attraversiamo la valle senza capire bene cosa ci sia di così bello da vedere. Mi spiego: dall’alto del belvedere è ben visibile un paesaggio che può essere definito lunare punteggiato di massi sparsi qua e la in mezzo ad una distesa di macchia mediterranea, ma dalla stradina tutto questo non si vede, perché i muretti e le alte piante che la costeggiano ne impediscono la vista. Mah…..Comunque seguiamo le indicazioni del barista per raggiungere il Nuraghe Izzana e lo troviamo solo alla fine di una lunga strada dissestata in terra battuta, completamente abbandonato a se stesso, raggiungibile solo attraverso i capannoni di un azienda agricola, immerso nelle erbacce. All’interno si sentono anche svolazzare i piccioni. Abbandoniamo presto il posto per tornare sulla strada principale, ma prima attraversiamo un ponticello di legno in cui notiamo sulla riva del torrente, lo scheletro di una mucca. Senza perdere troppo altro tempo cerchiamo di arrivare dall’altro capo della Valle della Luna nei pressi di Aggius, ma durante la strada facciamo un incontro particolare: una tartaruga che cerca di attraversare la strada e che quando vede la nostra auto si blocca nel mezzo, così scendo e la porto dall’altro lato prendendola in mano, dopo alcune foto di rito. So che gli animali selvatici non vanno toccati, ma l’altro giorno ne abbiamo vista una squartata in mezzo alla strada di Arzachena e tra toccarla e farle fare quella fine lì, ho preferito la prima opzione.

Arriviamo ad Aggius, giriamo un po’ per le micro stradine del centro per capire come orientarci, poi parcheggiamo e proseguiamo a piedi per il Museo del Banditismo. Un tema decisamente particolare, ma interessante. Il museo è piccolino, ma la ragazza che ci fa il biglietto si impegna alla grande per guidarci e raccontarci aneddoti al riguardo. Più che altro per non farle torto, vista la passione che ci mette, spulciamo minuziosamente ogni teca delle quattro stanze, leggendo anche i documenti incorniciati, come le sentenze e il catalogo con le descrizioni dei banditi, decisamente particolare, ma volendo il museo si visita in poco tempo. Prima di uscire la ragazza tiene un’altra filippica sulle mostre che si stanno allestendo all’altro museo di Aggius, quello etnografico, ma siccome quello ha 25 stanze e non è che ci interessi particolarmente decidiamo di non andare e cercare piuttosto un buon posticino per il pranzo. Su indicazione della stessa ragazza andiamo quindi alla trattoria del Mosto, ambiente molto romantico e rustico e ottimo tagliere di formaggi, salse e gnocchetti sardi, inoltre io ho preso un ottimo piatto di verdure cotte e crude, proposto tra i secondi, che secondo me dovrebbero proporre tutti i ristoranti.

Usciamo e il cielo è diventato nerissimo, un tuono ci avvisa che è il caso di mettersi al riparo al più presto perché sta per iniziare a piovere. Ma noi vogliamo sfidare la sorte e ripresa la macchina, imbocchiamo la strada panoramica che è indicata anche nella nostra guida. Questa stradina, molto breve, si arrampica su per i monti attraverso un paesaggio ricco di vegetazione, tra cui spiccano le querce con i tronchi nudi dopo essere state decorticate per prelevarne il sughero. Circa a metà è stato realizzato un parco con dei laghetti artificiali in cui si può fare una breve passeggiata tra le gradinate e i ponteggi in legno ammirando i cigni, le tartarughe d’acqua e i pesci.

Finiamo velocemente il giro appena in tempo, perché risaliti in macchina inizia il diluvio universale. Sotto quest’acqua ci spostiamo verso Tempio Pausania e in particolare cerchiamo in Nuraghe Majori, dove c’è una colonia di pipistrelli che vorremmo vedere. Purtroppo la pioggia non cessa e così quando arriviamo non ci resta che fermarci al vicino punto di ristoro e aspettare un po’ che smetta. Qui ci accoglie un ambiente rustico e molto bello, curato sia internamente dove spicca il legno, sia esternamente dove, nelle giornate di sole, si può godere di un bel giardino con gazebi, piante e fiori. Iniziamo l’attesa con un caffè e, grazie ai consigli dei due gentili gestori, la proseguiamo con due ottimi liquori al mirto e al melone, ma la pioggia non smette, anzi a tratti si trasforma in grandine. Ci dicono che tutto questo è anomalo per queste zone e infatti loro filmano l’evento con il cellulare altrimenti, dicono, non saranno creduti.

Dopo un oretta siamo un po’ stufi di aspettare e appena cala un po’ fuggiamo per provare a visitare il Nuraghe, com’è è. Ringraziamo e ci spostiamo con l’auto proprio davanti all’ingresso, anche se non si potrebbe, ma visto il tempo ci sentiamo che saremo scusati, ci armiamo di k-way e ombrello e andiamo in biglietteria. Qui troviamo una ragazza stralunata che sta tentando di spazzare fuori l’acqua che le ha allagato il locale e non ci crede che vogliamo visitare lo stesso il Nuraghe, ma visto che insistiamo ci fa il biglietto, ci da una torcia passando dalla finestra e si scusa per le condizioni in cui ci accoglie, la poveretta….neanche fosse colpa sua!

Al piano terra il Nuraghe è quasi completamente coperto e la stanza con i pipistrelli praticamente asciutta, era da dire, gli animali se scelgono un posto dove insediarsi di anno in anno è perché ci si sta bene. Con la torcia illuminiamo la stanza e ne vediamo alcuni appesi al soffitto, altri spiccano il volo nella luce, e per un attimo d’istinto mi tiro indietro, ma non hanno nessuna intenzione di uscire. Stiamo in silenzio e cerchiamo di non puntargli troppo la luce contro perché, ci ha spiegatola ragazza, le femmine stanno per partorire e bisogna lasciarle tranquille. Proseguiamo per il piano superiore ma rimaniamo poco perché qui invece c’è da bagnarsi, così come rinunciamo al percorso esterno, reso scivoloso dall’acqua. Torniamo indietro e ci fermiamo un momento alla biglietteria a parlare con la ragazza, che ci ripete che questo tempo è un evento eccezionale. Nel frattempo sono arrivati i rinforzi: il padre e un amico stanno cercando di sistemare un po’ i danni fatti dall’acqua lì attorno.

La salutiamo e proseguiamo il nostro percorso bagnato fino a Calangianus, fulcro della lavorazione del sughero, di cui si vedono i tronchi martoriati, ma che, pare, non soffrano per questo distacco.

Vorremmo visitare un’azienda di questa lavorazione del sughero, ma non sapendo bene come muoverci, anche se ne abbiamo viste alcune per strada, ci dirigiamo verso il museo del sughero, all’interno del paese, dove una preparatissima ragazza ci accompagna nella visita e nelle spiegazioni dei processi di lavorazione, illustrandoci i macchinari di una volta e di oggi. Ci facciamo prendere da queste particolari procedure, la ragazza è molto brava e il museo fatto bene e ci piace molto quello che vediamo e tocchiamo. La parte del distacco e del trasporto la vediamo attraverso i filmati che vengono proiettati nelle sale. Chi l’avrebbe mai detto che dietro ad un semplice tappo da sughero ci fosse una lavorazione così lunga e precisa e con così tante variabili? Verso la fine ci lascia soli per ammirare le creazioni e compilare un questionario di gradimento, ce la prendiamo comoda visto che tanto fuori ha ricominciato a piovere forte. C’è anche una bellissima tenda fatta di tappi e un pezzo di stoffa di sughero con cui è possibile realizzare anche vestiti.

Aspettiamo il rallentare della pioggia alla biglietteria chiacchierando con le ragazze, che ci regalano anche un paio di tappi con l’incisione del Museo, poi riprendiamo la macchina sotto un apparente schiarita che però dura poco: appena arrivati al dolmen di Ladas a Luras ricomincia qualche goccia, per fortuna il Dolmen è vicino alla strada ed è molto piccolo. Arriviamo a visitare anche un altro Dolmen poco lontano di cui non ricordo il nome, e di nuovo acqua acqua acqua.

Pensiamo di tornare verso Santa Teresa, ma il destino ha deciso diversamente per noi, ed eccoci al secondo salvataggio della giornata: poco fuori Luras, sotto una pioggia battente, lungo il ciglio della strada, troviamo un cagnetto, un simil-bassotto, tutto bagnato e triste, in un punto in cui non si vede una casa a chilometri di distanza. E cosa lo lasciamo lì? Neanche per sogno. Scendo, provo da avvicinarlo e sembra abbastanza buono, riesco a prenderlo e a caricarlo in auto vicino a me, per fortuna, da brava gattara, ho sempre in macchina un kit per le emergenze fatto di giornali e vecchie coperte, così posso coprirlo e asciugarlo. E’ anche pieno di zecche, e non protesta. E adesso? Mentre Paso fa inversione per tornare a Luras e cercare aiuto io inizio con il valzer delle telefonate inutili: trovo il numero dei Vigili, che non rispondono, della Forestale, che non risponde, di un veterinario, che non risponde. Allora provo con i Carabinieri, che mi danno un altro numero della Forestale, che mi da il numero di un veterinario privato, che mi da il numero di un veterinario dell’ASL che non ne vuole sapere mezza, finché mi altero un po’ e gli faccio presente che sono una volontaria di Forlì e SO COME FUNZIONANO QUESTE COSE. (ergo: sono obbligati ad intervenire, hanno una reperibilità per questo). E funziona, immediatamente mi da appuntamento tra un quarto davanti alle poste di Tempio. Fiuuu…..ma anche Paso nel frattempo non è stato con le mani in mano, dentro Luras ha iniziato a fermare i passanti per spiegare la situazione e ha trovato un omino, che ha chiamato un altro omino cacciatore, che ha telefonato ad un altro….e alla fine hanno riconosciuto il cane e ci hanno spiegato di chi era e dove portarlo. Purtroppo scopriamo che non era abbandonato, ma vive proprio lì dove l’abbiamo trovato, in una casa non abitata in cui i proprietari vanno a portare da mangiare ogni tanto e per il resto lui, come altri, sono abbandonati a loro stessi, mangiando quel che trovano.

Faccio fatica a credere che nel 2015 esistano ancora delle situazioni così, ma i signori me lo confermano, purtroppo qua ci sono ancora situazioni del genere, e non sono neanche rare. Richiamo il veterinario dell’ASL e avviso quello privato che la situazione sembra risolta.

A malincuore ripartiamo per riportare il cane dove ci indicano loro, vicino a dove l’abbiamo trovato, ma almeno abbiamo anche un cartoccino con qualcosa di commestibile.

In tutto questo trambusto si sono fatte le 19.30 quando riprendiamo la strada di casa. E spunta il sole.

Ma le sorprese non sono ancora finite: troviamo prima un auto ribaltata nel fosso, sembra nulla di grave e ci sono già altre auto ferme quindi proseguiamo, per fortuna, mi ci viene da sorridere pensando se avessi dovuto richiamare i carabinieri….”scusi, sono quella che ha chiamato prima….il cane l’abbiamo sistemato, ma adesso sono capitata in mezzo ad un incidente…”

Più avanti, lungo la strada, un cinghialino. In buona salute però.

Riusciamo ad arrivare a casa senza altri incontri alle 20.15 e finalmente alle 21 ceniamo in appartamento, un po’ stravolti.

Oggi non ci siamo fatti mancare niente: sole, pioggia, fango, grandine. Tartarughe, cigni, gatti (al ristoro), cani e cinghiali. Questa Sardegna ci sta proprio dando il meglio di sè.

Mercoledì 27 maggio 2015

Isole di Budelli, Santa Maria, La Maddalena, Spargi

Oggi è in programma la gita in barca a La Maddalena e il tempo, per fortuna, sembra assisterci. Sveglia alle 7.40, alle 8.30 siamo già al porto, facciamo una colazione veloce per poi saldare il costo della gita al botteghino e salire nella barca “Uragano”, il nome è di buon auspicio!

Ci piazziamo in alto all’aperto di fianco a due ragazzi assorti nella lettura che scopriremo poi durante la giornata essere molto simpatici e di origine belga. Partiamo puntuali alle 9.15 e in mare aperto l’aria si fa più fresca. Navighiamo per una quarantina di minuti coperti da felpe e giubbotti e facciamo una prima tappa all’isola di Budelli, dove possiamo solo vedere da lontano la spiaggia rosa immortalata in un famoso film di Antonioni, che da diversi anni è protetta e non è più visitabile. Qualche sfumatura rosa qua e la c’è ma in gran parte il colore che prevale è il bianco, che comunque, in contrasto con il bellissimo mare verde e turchese, è uno spettacolo. La barca si ferma pochi minuti per permetterci di scattare alcune foto poi riparte alla volta dell’isola di Santa Maria, altro paradiso naturale per gli amanti del mare. La spiaggia in cui attracchiamo è meravigliosa e deserta, ci siamo solo noi. Quando scendiamo da Uragano tutto il gruppo si dirige deciso verso l’interno seguendo un sentiero che parte proprio dalla spiaggia, ci accodiamo anche noi per vedere se si raggiunge un paesino o qualcosa del genere, ma quando ci rendiamo conto che non è così facciamo dietro front e torniamo alla bella spiaggia in cui siamo arrivati, tanto, pensiamo, non sarà molto diverso anche dall’altra parte, perché perdere prezioso tempo camminando?

E così torniamo indietro e percorriamo quasi tutta la spiaggia ammirando i colori del mare e il coraggio dei nostri compagni di viaggio che con un acqua a temperatura polare fanno il bagno. Ci sistemiamo circa a metà e ci crogioliamo al sole per un oretta. In quest’arco di tempo provo a varie riprese a mettere almeno un piede in acqua, ma non ce la faccio proprio, è veramente troppo fredda anche per me, che, comunque, di solito sono abbastanza audace quando si tratta di bel mare.

Il tempo passa in fretta ed è già ora di tornare in barca, la partenza è prevista per le 11.40. Mentre saliamo ci danno le posate per il pranzo e, una volta tornati ai nostri tavoli, a cui nel nostro si è aggiunta un altra coppia di ragazzi italiani, lo staff ci avvisa che faremo una breve navigazione e ci fermeremo già per mangiare.

Se questo posto era molto bello, quello in cui ci fermiamo a pranzare lo è decisamente di più. Siamo a porto La Madonna, dove non si scende, ma si attracca solamente e si guardano le rocce a picco sul mare, che qui inizia ad assomigliare veramente a quello delle Maldive in quanto a trasparenza e colori. In quest’angolo di paradiso ci vengono servite ottime penne con il pesce e un’enorme fetta di un profumato formaggio pecorino, oltre alla compagnia dei gabbiani che dopo averci seguito per un lungo tratto, sono attirati dai profumi del nostro pranzo. I marinai sono velocissimi a servire e a sparecchiare e di conseguenza noi a mangiare.

Poco dopo siamo già in rotta verso La Maddalena, dove arriviamo alle 12.45. L’isola si presenta con la sua aria placida e pacioccosa tipica delle isolette turistiche, dove la vita gira lenta e i colori sono tutti in tinta pastello. Dato che abbiamo solo poco più di un’ora decidiamo di salire sul trenino che si trova subito fuori dal porto per fare un giro veloce dell’isola. Il rumorosissimo trenino si arrampica faticosamente su per il monte ma ci propone paesaggi da favola ad ogni curva, sia sul mare, ma anche all’interno, dove ci sono le zone militari e la vista sulla vicina isola di Caprera, collegata da un ponte, nella quale mi piacerebbe andare per visitare il museo di Garibaldi ma non c’è il tempo materiale per farlo con questa gita.

Il giro dura 40 minuti e quando torniamo nella piazza principale rimane il tempo anche per fare due passi a piedi in centro e curiosare un po’ nei negozietti prima di risalire in barca per l’ora stabilita.

Alle 14 ripartiamo alla volta dell’ultima tappa prevista: l’isola di Spargi. Qui non siamo soli, ci sono altre barche attraccate ma lo spazio è tanto e non ci diamo fastidio. Come quelle viste finora, anche qui le parole per descrivere la meraviglia delle spiagge e del mare si sprecano. Ci avventuriamo lungo la costa per scattare foto da tutte le angolazioni possibili e scarpiniamo un po’ fino ad arrivare verso il fondo e trovare un angolino riparato dal vento in cui ci godiamo un altro po’ di sole. Anche qui qualche temerario coraggioso si avventura in acqua, noi ci accontentiamo di rimanere distesi in questo bel quadretto ad ascoltare il rumore dell’acqua. Il sole, che subito dopo aver lasciato La Maddalena, si era nascosto dietro ad una brutta nuvola, esce proprio per regalarci quest’ultima ora di caldo e riempirci gli occhi di questi bei colori, per poi tornare a nasconderci proprio mentre risaliamo in barca per il rientro definitivo.

Alle 16 ripartiamo, la barca si muove lentamente attorno all’isola per vedere alcune conformazioni rocciose che ricordano un cane e un viso di strega, poi ripartiamo alla volta di Santa Teresa, proprio mentre il cielo si copre tutto e si alza un vento freddo che ci fa rivestire ben bene.

Alle 17 siamo di nuovo al porto di Santa Teresa, questa bella giornata è passata troppo in fretta. Salutiamo i nostri compagni di viaggio e prendiamo l’auto. Cerchiamo un market dove fare un po’ di spesa, poi, sulla strada del rientro, visto che è presto, decidiamo di visitare anche il vicino sito archeologico Lu Brandali, a cui passiamo davanti ogni volta che usciamo da Santa Reparata.

Come sempre ci accoglie una sorridente ragazza che ci fa il biglietto e ci da le indicazioni per la visita, rifiutiamo l’offerta di fare la visita guidata e ci addentriamo nel sentiero da soli, perché vogliamo fare una visita veloce. Lungo il percorso ci sono anche cartelli con le indicazioni per riconoscere le piante. Visitiamo la tomba dei giganti, il nuraghe e il villaggio nuragico, che non è molto diverso da quelli visti finora, ma comunque è piacevole, immerso nel verde con le indicazioni scritte a pennarello su pezzi di legno incurvati. Non è segnalato sulla nostra guida ma è carino. E’ ammirevole poi quanta passione ci mettano questi volontari per sostenere questi siti che sono, a dir la verità, poca cosa e tutti uguali tra loro.

Si fanno così le 18 e ci avviamo verso il residence per una serata tranquilla, a strafogarci di pane carasau e Vermentino e per finire cena fai da te a base di spaghetti al tonno in terrazza vista mare con tramonto sullo sfondo.

Giovedì 28 maggio 2015

Vignola, Rena Majore, Santa Reparata

Oggi la dedichiamo completamente al mare. Visto il bel sole e dato che le gite fuoriporta che volevamo fare le abbiamo fatte, ci dedichiamo all’esplorazione delle zone vicine al nostro residence ovvero Baia di Santa Reparata e giù di li.

Usciamo alle 9.45 e ci dirigiamo verso ovest fino a Vignola che dista circa una ventina di chilometri e come al solito, nonostante non sia prestissimo, in giro ci siamo solo noi, i pochi altri turisti dormono fino a tardi.

Solo a Vignola troviamo un distributore per fare benzina, da Santa Teresa a qui è una landa desolata. Proviamo ad addentrarci all’interno dell’agglomerato chiamato Baia blu La Tortuga, che in realtà è solo un insieme di campeggi e attività turistiche, ma dobbiamo tornare indietro perché ci sono dei lavori in corso che impediscono di arrivare al mare, così risaliamo un po’ lungo la litoranea e imbocchiamo un’altra stradina minore che ci porta ad una lunga spiaggia, bella, bianca e solitaria, con i soliti massi a far da corredo al bellissimo mare. Ci piazziamo qui per un’oretta a prendere il sole.

Risaliamo ancora e tentiamo un’altra tappa in una spiaggia senza nome ma che ci piace perchè ci arriva un fiiumiciattolo che però non sbocca in mare e ha creato una bella lingua di spiaggia bianca, ma tira un gran vento freddo e andiamo via subito, distesi a terra non ci si sta.

Arriviamo così a Rena Majore, la spiaggia più famosa della zona per un’altra sosta sole. Anche questa spiaggia è molto bella e molto deserta, ma i soliti tedeschi coraggiosi riescono anche a fare il bagno. Il mare è parecchio mosso e le dune dietro fanno una stupenda cornice di fiorellini e macchia mediterranea. Troviamo un punto un po’ riparato, dove purtroppo troviamo anche un ago di una siringa….del resto, accanto a noi, stanno ancora montando la tettoia del bar, immagino che nessuno ancora si sia posto il problema della pulizia della spiaggia. Scrutiamo con mille occhi i dintorni, e non trovando nient’altro ci sistemiamo per un’altra oretta di relax, che in questo bel contesto passa in fretta, almeno per me, a Paso l’ozio marino non piace più di tanto, ma d’altra parte, non c’è molto altro da fare.

Per pranzo ci addentriamo nell’entroterra dove troviamo una sorta di paesino di Rena Majore, che in realtà assomiglia più ad un grande villaggio turistico aperto a tutti: c’è una piazzetta centrale con tutti i servizi, ristoranti, bar, banca, gelateria, farmacia, agenzia immobiliare, e più in disparte tante piccole casette di vacanze. Sono aperti solo il ristorante e il bar, tutto il resto è chiuso e fervono i lavori per l’imminente apertura estiva. Approfittiamo del ristorante dove con 35 euro gustiamo un ottima insalata di mare e una linguina con pesce.

Nel pomeriggio torniamo a Santa Teresa, saltando le spiagge che incontriamo lungo la strada per andare a vedere da vicino quelle che vediamo dal terrazzo del nostro appartamento. Raggiungiamo la nostra Santa Reparata e con l’auto la percorriamo pian piano da una parte all’altra, verso il fondo c’è un altra struttura aperta con molte auto parcheggiate fuori, allora non siamo soli!

Decidiamo poi di fermarci nella caletta proprio di fronte al nostro residence, che è proprio carina, con una piccola spiaggetta e tanti massi arrotondati. Ci sono altre due ragazze e ci mettiamo dall’altro lato e restiamo qui tutto il pomeriggio a prendere il sole. Arriva qualcun altro ma siamo veramente pochi e si sta benissimo.

Poco dopo le 17 si fa freddino per stare in costume, quindi proseguiamo fino all’estremità opposta della baia per vedere anche la spiaggia grande, che non ha nulla da invidiare a quelle viste finora, ma ormai il sole sta calando e i colori del mare sono un po’ spenti. In questa zona ci sono solo alberghi e una cagnolona che ha voglia di giocare sulla spiaggia, non capiamo se sia di qualcuno, ma siccome sembra stare bene e ha un collare, vista l’esperienza dei giorni scorsi, non cerchiamo di approfondire anche se per un po’ ci segue.

Per far sera andiamo a fare un giro a Santa Teresa dove prendiamo un aperitivo e girelliamo un po’ per la piazza facendo alcuni acquisti e guardando i bambini giocare fino alle 18.30, quando decidiamo di rientrare per cenare a casa.

Venerdì 29 maggio 2015

Stintino

E’ il penultimo giorno e siamo un po’ indecisi sul da farsi. Tanto per cominciare ce la dormiamo fino alle 9 passate. Poi ci poniamo il problema, andiamo o non andiamo fino a Stintino? La tentazione è tanta, ma 175 km anche, è un po’ da pazzoidi, ci vorranno oltre due ore per arrivare e sono già le 10.30, no no non ne vale la pena.

Si ma una volta che siamo qua….ok andiamo.

E si parte per la stessa strada che abbiamo fatto ieri, superiamo Rena Majore e Vignola e andiamo, andiamo, andiamo. Il paesaggio è ancora più brullo e desolato che in Gallura e, almeno apparentemente, è meno vivo, ma è solo un impressione perchè passando così non è possibile fare una valutazione corretta.

Passiamo Porto Torres e la sua orrenda zona industriale e pian piano ci avviciniamo alla meta. Giungiamo a Stintino che è quasi l’una e ci fermiamo in paese per il pranzo. Arriviamo ai parcheggi utilizzati durante il periodo estivo ma siccome non c’è nessuno ci azzardiamo ad entrare proprio in centro e siamo fortunati, anche se il centro è abbastanza pienotto, troviamo un posticino per la nostra auto proprio vicino al mare a pochi passi da un ristorantino con una bella veranda sull’acqua dove decidiamo di fermarci. Ci gustiamo un ottima sogliola io e una grigliata di calamari Paso per soli 45 euro, poi siccome il paese in sè non ha molto da offrire, subito dopo ci muoviamo verso la famosa spiaggia di La Pelosa, dove, quando arriviamo, rimaniamo a bocca aperta….sembra di essere veramente alle Maldive! (e noi ci siamo stati). E’ impressionante il colore del mare, praticamene a strati: trasparente per una lunga fascia vicino alla spiaggia immacolata, azzurro per una stretta fascia intermedia e blu scuro più avanti. La spiaggia poi fa un ansa che fa risaltare ancora di più questi meravigliosi colori, a far da sfondo l’isola dell’Asinara da una parte e una vecchia torre spagnola dall’altra. E’ pieno di gente, ed è la prima volta da quando siamo qua che troviamo così tanta gente tutta insieme, ma questo non ci impedisce, al secondo giro, di trovare un parcheggio proprio davanti ad una delle passerelle di accesso alla spiaggia così pochi minuti dopo affondiamo i piedi in questa meravigliosa sabbia. Troviamo un posticino dove sistemarci, prendiamo un po’ di sole poi provo ad avvicinarmi all’acqua che, come sempre, dire che gelida è poco. Lo stesso ci sono parecchie persone in acqua, e mi fa un po’ invidia chi riesce a immergersi nonostante la temperatura. Io riesco a malapena a farmi arrivare l’acqua ai polpacci e già mi sembra di perdere sensibilità alle gambe. Però…..inizio a girare avanti e indietro per riempirmi gli occhi di questa bellezza e ogni volta mi allontano un po’ dalla riva. Alla fine mi rendo conto che perdere la sensibilità nella pelle non mi fa nemmeno sentire il freddo, forse è questa la tecnica che usano gli altri. Prendo un po’ di coraggio e alla fine riesco a immergermi anch’io e dopo un po’ il freddo non lo sento più, ma sono felice di nuotare in quest’acqua meravigliosa, alla fine non vado via dalla Sardegna senza essermi tuffata in mare.

Mi godo il mare per un po’, anzi per un bel po’, e anche quando esco non è freddo come pensavo, forse perchè l’acqua è ancora più fredda, torno un attimo da Paso, che non ci pensa neanche a seguirmi, e poi di nuovo in acqua che ora mi sembra calda, almeno vicino a riva.

Rimaniamo fino alle 17.30, poi inizia a fare fresco anche fuori, infatti la spiaggia si sta svuotando. Anche se io starei qui un’altra settimana, ci avviamo. Facciamo tappa in un barettino sul mare e torniamo a prendere l’auto, ci aspettano oltre due ore di viaggio per tornare a S. Teresa.

Ripercorriamo la strada con qualche difficoltà perchè Waze ci fa fare un giro di troppo verso Sassari e arriviamo a S.Teresa alle 20.15, quindi andiamo direttamente a cena in centro, mangiamo una pizza vicino alla piazza prima di rientrare al residence dove stasera dobbiamo preparare le valigie, domani notte dormiremo in traghetto….

Sabato 30 maggio 2015

La Marmorata, Porto Pozzo, Porto Cervo, Golfo Aranci

E’ giunto il momento di lasciare S.Teresa e il nostro residence. Ci alziamo relativamente presto, sulle 8.30 e facciamo l’ultima colazione in terrazzo, anche oggi si preannuncia una giornata di bel tempo. Prepariamo le ultime cose e ci attardiamo un attimo a sistemare l’appartamento così come l’abbiamo trovato. Puntuale alle 10, l’ora in cui dobbiamo liberarlo, arriva un addetto per controllare che non abbiamo fatto danni e restituirci la cauzione di 100 euro lasciata il primo giorno.

E’ stata una bella vacanza e ci dispiace che sia giunta alla fine, con un po’ di tristezza lasciamo Santa Reparata e pian pianino ci dirigiamo verso il centro di Santa Teresa, dove facciamo un ultimo giro, prendiamo un caffè guardando l’attività della piazza e facciamo alcuni acquisti di pane carasau e Vermentino un po’ per noi e un po’ da regalare. Iniziano ad arrivare i turisti, e c’è un via vai maggiore dei giorni scorsi.

Alle 11 passate ripartiamo alla volta della spiaggia della Marmorata, dove vogliamo goderci un altro po’ di mare prima di avvicinarci a Golfo Aranci, dove comunque abbiamo il traghetto solo alle 23.15 di stasera. La Marmorata non delude certo le aspettative fatte durante questa settimana, è una bella spiaggia bianca con un bel mare blu di varie sfumature, abbastanza grande e con pochissime persone. Peccato per i mostri di residence o appartamenti abbarbicanti sulle montagne circostanti che deturpano abbastanza il contesto. Anche qui sono indicati i parcheggi a pagamento, ma ancora i parcometri non sono stati montati anche se è l’ultimo sabato di maggio, nonchè il primo giorno di un lungo week end che comprenderà il ponte del due giugno.

Passiamo qui più di un’ora a crogiolarsi nel sole, ma niente bagno, il coraggio di ieri non arriva e buttarmi in quest’acqua gelida non ce la faccio, sarà perchè comunque di mattina il freddo è sempre un po’ più freddo.

All’una ci avviamo e riprendiamo la strada principale con l’intenzione di fermarci a Poro Pozzo, che la nostra guida descrive come un paesino di pescatori. In realtà troviamo un paese normalissimo, piuttosto moderno e ci fermiamo nel primo ristorante-pizzeria che incontriamo. Il cameriere sorride quando gli chiediamo dove stia, e se esiste, il paesino di pescatori, esiste solo un porticciolo con un ristorante, dice. Dopo aver gustato un ottimo pranzo a base di pesce, perciò, andiamo a vedere questo porticciolo che si rivela ben poca cosa, ma giusto per dire di averlo visto, facciamo un passeggiata lungo il pontile a cui sono attraccati alcuni gommoni e alcune barchette da pesca senza nessun pescatore.

Nel pomeriggio proseguiamo per Porto Cervo, siccome siamo in anticipo sui tempi, facciamo una sosta alla spiaggia di Liscia di Vacca, la stessa che abbiamo visitato velocemente il primo giorno, solo che adesso è più popolata e più calda. Di nuovo stendiamo il nostro telo per un po’ di sole, dopo poco ci spostiamo poco più in la dove alcune persone se ne vanno e ci lasciano il posto in un piccolo anfratto carinissimo dove alcune piante creano anche una zona d’ombra. Mi limito a mettere un po’ i piedi a bagno, l’acqua è leggermente più calda. Iniziano a vedersi le coppie che si ‘amano’ davvero, ovvero lei giovane e strafiga, lui vecchio e panzone e la gente inizia ad essere di quella che se la tira….

Arriviamo a Porto Cervo e parcheggiamo nello stesso parcheggio del primo giorno. Siamo reduci dalla spiaggia per cui siamo vestiti abbastanza straccioni, con infradito e canottiera sopra al costume, non proprio adatti al posto, ma pazienza, siamo solo dei poveri turisti…..

Al pomeriggio la piazzetta è decisamente più animata e la gente decisamente sopra le righe. Giriamo senza meta tra i vicolini guardando le iper-costose vetrine senza osare avvicinarci troppo, ma soprattutto guardando le persone che girano ad un metro da terra. I negozi però sono vuoti e quasi nessuno ha in mano borse da shopping. Un gruppo di ragazze fa foto in pose da modelle, una coppia litiga platealmente senza curarsi di essere in mezzo ad altre persone: è la dura vita dei vip, ma più che altro di chi si crede di esserlo.

Ci fermiamo per un po’ a guardare gli yacht che attraccano, uno più grande dell’altro, una specie di gara tra ricchi e decidiamo di prenderci un aperitivo nel bar del sottopiazza che ci sembra un po’ meno snob di quelli sopra, ma comunque ci fa pagare due moijto la bellezza di 24 euro. Ma lo “spasseggio” è impagabile, Paso è molto divertito dai personaggi che transitano credendosi chissà chi, una coppia addirittura gira con la guardia armata a seguito. Chissà che personalità erano, noi non li abbiamo riconosciuti.

Sono le 19 ed è ora di raggiungere Golfo Aranci. Alle 19.40 ci siamo, ma ancora l’imbarco è chiuso, è troppo presto, così torniamo in paese e facciamo una passeggiata nel lungo mare. E’ carino, tutto rimesso a nuovo e ordinato, ma è tutto qui e il mare non è nemmeno un gran chè visto che la spiaggia è vicinissima al porto.

Ceniamo in un locale sul porto, che sarebbe anche carino, con la terrazza sull’acqua e gli ombrelloni in paglia, se non fosse che è uno di quei posti dove pescano le aragoste dall’acquario e le mostrano vive al tavolo prima di portarle in cucina. Ovviamente gli assassini in questione non siamo noi, ma il tavolo vicino, ma la scena, che è tipica di molti ristoranti, lo so, per me è e rimarrà, di una crudeltà fuori dal comune.

Alle 21 torniamo agli imbarchi, la nave ancora non c’è ma i cancelli sono aperti, per cui passiamo i controlli di rito e ci mettiamo in fila per l’imbarco. Il traghetto arriva alle 22.30, si posiziona e fa sbarcare una marea di auto, camion e camper, che non sembra neanche ci sia posto per tutti quelli che escono. Quando finalmente iniziamo ad imbarcare noi non avrei mai detto che saremo riusciti a partire con soli 5 minuti di ritardo, le operazioni sono state velocissime. Il traghetto è lo stesso dell’andata, stavolta memorizziamo il numero del garage e saliamo a prendere la nostra cabina che, ahimè, si trova proprio sopra la sala motori, anzi sembra di esserci dentro alla sala motori, da quanto è rumorosa. Facciamo una doccia veloce e quando usciamo siamo appena partiti per cui salutiamo Golfo Aranci e la Sardegna da lontano. Giretto veloce e poi torniamo in cabina per affrontare una rumorosissima notte.

Domenica 31 maggio 2015

Livorno,Rosignano Solvay, Montalcino

Sveglia alle 6, facciamo appena in tempo a fare una colazione veloce al bar che attracchiamo a Livorno in anticipo e alle 7 meno 10 siamo già fuori dal traghetto, con 16 gradi e cielo nuvoloso, fuori c’è il sole e di gradi ce ne sono già 20.

Senza difficoltà usciamo dal porto e poi dalla città e imbocchiamo l’Aurelia in direzione sud. Senza fare tappe superiamo Quercianella e Castiglionello ancora addormentate e giungiamo fino a Rosignano, dove, erroneamente parcheggiamo nel primo parcheggio indicato per la spiaggia bianca, ma che in realtà scopriamo strada facendo essere quella riservata ai cani, e ad alcune tende di coraggiosi che hanno passato qui la notte, così proseguiamo e parcheggiamo in quello giusto un paio di chilometri più avanti che a quest’ora è ancora deserto, con il botteghino per il pagamento chiuso, e ci avviamo a piedi lungo lo stradello dove già ci sono alcuni vu’ cumpra con la mercanzia stesa.

La famosa spiaggia bianca con l’acqua caraibica ci accoglie in tutta la sua bellezza, peccato che sia una delle spiagge più inquinate d’Italia, altrimenti si potrebbe far finta di essere ai Caraibi. Anche qui alcune tende hanno ospitato qualcuno durante la notte, oltre a noi non c’è praticamente nessuno. Con la luce tiepida del mattino l’acqua sembra diversa da come la ricordavo quando ero stata qui molti anni fa, allora mi sembrava sempre di un bel colore, ma più torbida, ora il contrasto con il blu del mare profondo è minore e in alcuni punti c’è anche un po’ di trasparenza. Che sia il risultato della dismissione del mercurio da parte dell’azienda di Solvay che fa da sfondo al paesaggio? Mi riprometto di cercare informazioni più dettagliate al riguardo e per il momento penso a stendere il telo e a mettermi a prendere il sole, anche se per ora con la maglietta perché è ancora un po’ freschino. Man mano che passa il tempo e il sole si scalda sempre di più, inizia ad arrivare gente, i baracchini del bar e del noleggio sdrai e ombrelloni aprono e notiamo che qui gli ombrelloni te li danno, e sono tutti uguali, ma te li devi piantare da solo. E’ un idea carina per preservare comunque una spiaggia, che benché inquinata, ha un suo perché ed una sua particolarità.

Passiamo il tempo passeggiando, guardandoci intorno, e prendendo un caffè allo sguarnito barettino. Quando si fa mezzogiorno, e per noi l’ora di partire, si è tutto riempito e si è fatto un caldo pazzesco, amplificato dal cloruro di sodio presente nella sabbia sotto i nostri piedi. Sarà forse anche l’effetto del caldo, ma ora riconosco la spiaggia vista in passato, i colori e la torbidezza sono rimasti circa gli stessi. Da proprio la sensazione della ‘cottura arrosto’, esattamente come mi capitò allora, quando mi addormentai al sole proprio qui e quattro giorni dopo iniziavano gli esami di maturità…che ricordi! Soprattutto dell’incazzatura di mio padre! Mentre risaliamo il vialetto la gente continua ad arrivare a frotte e anche al parcheggio, che è pieno, c’è la fila per entrare. Per fortuna siamo arrivati presto e ce ne andiamo altrettanto presto, nel pomeriggio diventerà invivibile.

Sotto il sole cocente ci muoviamo di nuovo verso sud, ben presto lasciamo la litoranea per la superstrada fino a Grosseto, poi prendiamo verso Siena, ci fermiamo a pranzare in una trattoria di passaggio, e in un paio d’ore arriviamo a Montalcino e per la precisione all’agriturismo Le 7 Camicie in cui già siamo stati lo scorso anno e che sappiamo già che ci offrirà oltre ad una piscina normale anche una piccola piscina termale per cui Paso va pazzo.

All’arrivo non ci accoglie nessuno, e quindi nemmeno Silvia, la mia amica trasferita in zona per amore, ma troviamo il suo nome scritto in un fogliettino attaccato ad una porta e la chiave infilata, per cui presumiamo sia il nostro appartamento che divideremo con gli altri che presto ci raggiungeranno. Mentre aspettiamo, ci godiamo le piscine per il resto del pomeriggio! Verso le 17.30 arriva Silvia, poco dopo, un altra coppia con le bimbe e verso sera anche l’ultima famigliola e tutti insieme stappiamo le bottiglie di Vermentino che abbiamo portato dalla Sardegna e facciamo un aperitivo a base di pane carasau in un ricordo della bella vacanza appena trascorsa.



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