Sulcis… tra mare e archeologia

Dieci giorni tra Calasetta, Carloforte, Sant'Antioco e le miniere del Sulcis
Scritto da: Giuseppe&Marta
sulcis... tra mare e archeologia
Partenza il: 25/06/2012
Ritorno il: 05/07/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Quest’anno ci toccano le ferie tra giugno e luglio e allora decidiamo di “sacrificarci” visitando il sud-ovest della Sardegna!

1° Giorno

Partenza da Sassari destinazione Calasetta… ma ci fermiamo tra Iglesias e Gonnesa per visitare la grotta di Santa Barbara. Scoperta negli anni ’50 da alcuni minatori che lavoravano nella miniera di San Giovanni, è l’unica in Europa con al suo interno cristalli di barite. Vi si accede con un caratteristico trenino e un ascensore un tempo utilizzati dai minatori.

Raggiungiamo Calasetta nel pomeriggio e facciamo una breve passeggiata. Detta anche “La Bianca” a causa delle sue caratteristiche case color calce, fu fondata nel 1769 da esuli genovesi provenienti da Tabarka. Scattiamo qualche foto qua e là (carinissima la chiesa e la piazza Belly dove si trova il municipio) e ci ripromettiamo di visitare la Torre civica quando aperta (tutti i pomeriggi tranne il mercoledì dalle 19 alle 22).

2° Giorno

Passiamo la giornata alla spiaggia “Le Saline”: sabbia bianca e fine che conferisce al mare colori caraibici. Nel pomeriggio riprendiamo l’auto e, percorsi pochi Km., grazie alle indicazioni dei gentilissimi abitanti giungiamo al nido dei passeri: faraglione sul quale si racconta si annidano i volatili. Il panorama attorno è mozzafiato: rocce, mare cristallino, il faro in lontananza e ci fanno compagnia delle simpatiche caprette!

3° giorno

Prendiamo il traghetto dal porticciolo di Calasetta e ci dedichiamo completamente all’Isola di San Pietro, cosiddetta a causa di una presunta sosta del santo dovuta ad una tempesta durante il suo viaggio dall’Africa a Roma. Il principale nucleo abitativo è Carloforte: siamo in Sardegna eppure sentiamo parlare genovese e nei “carruggi” notiamo uno stile architettonico diverso dal resto della Sardegna. Ci dicono che ciò è dovuto a quando la famiglia Lomellini di Pegli ottenne la concessione per pescare il corallo nella piccola isola di Tabarka. Ma l’isola venne invasa da barbari e pirati e così, agli inizi del XVIII secolo per volontà del Re Carlo Emanuele III (ecco perché il nome Carlo Forte) iniziò la colonizzazione dell’Isola di san Pietro. Imperdibile una passeggiata nel borgo (considerato tra i 100 più belli d’Italia), arrivare sino alla Fortezza del Duca e poi ridiscendere verso il porto per degustare squisiti piatti a base di tonno nei caratteristici ristoranti del centro storico o sul lungomare (suggeriamo “Alle 2 Palme”). Nel pomeriggio giro dell’isola in auto: ammiriamo a Nord la roccia del Fungo, a Sud la “Spiaggia delle Colonne” e all’estremità ovest giungiamo al Faro di Capo Sandalo. Indescrivibile il panorama… consigliamo a tutti di andare e vedere!!!!! Rientrando verso il porto ci imbattiamo in una ricca presenza di fenicotteri, cavalieri d’Italia e altri animali che attirano la curiosità degli appassionati di bird-watching.

4° Giorno

Giornata “sottoterra”! Intensa ma indimenticabile: partiamo presto verso Masua – Porto Flavia. Si tratta di una vecchia miniera di galena dove fu utilizzato un avveniristico sistema per lo stoccaggio ed il trasporto del minerale via mare. La galena veniva accumulata in 8 silos scavati all’interno della roccia e poi, tramite un nastro trasportatore veniva scaricata su grosse navi ormeggiate tra la costa e lo scoglio “Pan di Zucchero”, così chiamato a causa della somiglianza con quello di Rio de Janeiro. La visuale è da cartolina e non vorremmo smettere mai di ascoltare il simpatico ex-minatore che ci guida all’interno della cavità raccontandoci con grande passione e semplicità come si estraeva il minerale prima e dopo il progetto dell’Ing. Vercelli (la cui primogenita si chiamava, per l’appunto, Flavia). Terminata la visita ci dirigiamo verso Buggerru: è giorno di festa e le strade sono ricoperte di fiori, inizia la processione in onore di San Pietro che terminerà in una suggestiva sfilata di imbarcazioni nel tratto di costa antistante il porto. Saliamo a piedi verso la galleria Henry: si tratta di una vecchia miniera accessibile mediante un trenino stile far-west. Visto il caldo (ci sono 40°) è piacevole entrare nella cavità, anche perché, una volta usciti non ci aspettavamo di ammirare falesie a picco su un mare color smeraldo! Nel pomeriggio facciamo una breve passeggiata nel paese, dove notiamo una piazza che ricorda l’eccidio del 1904 (1° sciopero dei minatori), poi ripresa l’auto superiamo Fluminimaggiore e visitiamo le Grotte di Su Mannau e il Tempio punico-romano di Antas, dedicato al Sardus-Pater Babai.

5° Giorno

Relax alle saline e in serata torniamo a Carloforte per una passeggiata “By night”

6° Giorno

Facciamo un giro in auto dell’Isola di Sant’Antioco con soste nelle spiagge di Coaquaddus, Cala Sapone e Cala Lunga. Anche se siamo sardi (e come tali abituati al bel mare), è impossibile resistere a un tuffo in queste acque limpide. In serata passeggiata a Sant’Antioco, dove, vista il caldo torrido, apprezziamo Corso Vittorio Emanuele (un delizioso viale dove gli alberi sembrano formare una galleria).

7° Giorno

In mattinata visitiamo la basilica minore di Sant’Antioco e le sottostanti catacombe. Si tratta di una chiesa dalle origini antichissime nella quale si trovano le reliquie del santo di origine nordafricana giunto in Sardegna all’inizio del II secolo per diffondere il Cristianesimo. Ripresa l’auto passiamo il resto della giornata nella spiaggia di Maladroxia

8° Giorno

Ci rechiamo a Sant’Antioco per visitare la parte storica: in effetti tutta l’isola, anticamente denominata Sulky, è ricca di reperti di varie epoche, dai nuragici, ai romani passando per i cartaginesi. Abbiamo la fortuna di poter visitare un sito recentemente scoperto dove sono in corso scavi eseguiti dagli studenti dell’Università di Sassari. Visitiamo poi il vicino museo archeologico e scopriamo che nell’area del Tofet (un antico cimitero per bambini morti per cause naturali) sono stati rinvenuti anfore, brocche e oggetti del corredo funebre risalenti alle 3 diverse civiltà. Con lo stesso biglietto si può anche visitare il museo etnografico, il Forte Su Pisu e il villaggio Ipogeo. Quest’ultimo era abitato sino agli inizi degli anni ’80 da famiglie povere che lo avevano occupato sin dal 1600 circa adattando le antiche tombe puniche ad abitazioni private. Passeggiando nel villaggio sembra impossibile pensare alla vita dei “gruttaius” i cui discendenti vivono ora nel quartiere popolare di Sant’Antioco e che ogni tanto, ci riferisce la guida, ritornano alle vecchie case per raccontare ai turisti le loro storie. Completiamo la visita al Forte Su Pisu, risalente all’epoca sabauda. Da qui si gode di un panorama mozzafiato in tutte le direzioni: da un lato il paese dove spicca il campanile di Sant’Antioco, sul secondo le campagne e infine il mare, le saline e parte degli scavi non completati della necropoli. Tutto questo ci fa pensare alla grandezza dell’antica Sulky dal punto di vista economico data la posizione strategica del suo porto e la vicinanza alle miniere.

9° Giorno

La mattina ci rilassiamo alle saline, in serata visitiamo la torre civica di Calasetta, risalente alla fine del ‘700. Al suo interno si trovano reperti archeologici frutto delle ricerche minuziose del compianto Don Armeni, calasettano che fu parroco di Sant’Antioco. Inoltre dalla terrazza della torre si può ammirare meglio il dedalo di viuzze che compongono il paese e il panorama circostante, soprattutto al tramonto. Ceniamo al ristorante Pasqualino dove ci servono dell’ottimo cascà (cous cous). In serata ultima passeggiata a Calasetta e il giorno dopo (sic!) si rientra a casa… al prossimo anno! Ajoo



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