Sardegna Sud-Ovest

Dopo le vacanze in Scozia del 2005, quest’anno io e Agnese optiamo per il mare. La scelta finale cade sulla Sardegna, più “comoda” della Grecia rimasta in corsa fino all’ultimo. In Sardegna dove? Vorremmo qualcosa di particolare, non un villaggio e zone magari meno battute dal turismo di massa. Scegliamo la costa SudOvest e, dopo alcune...
Scritto da: diniantonio
sardegna sud-ovest
Partenza il: 22/07/2006
Ritorno il: 30/07/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Dopo le vacanze in Scozia del 2005, quest’anno io e Agnese optiamo per il mare. La scelta finale cade sulla Sardegna, più “comoda” della Grecia rimasta in corsa fino all’ultimo.

In Sardegna dove? Vorremmo qualcosa di particolare, non un villaggio e zone magari meno battute dal turismo di massa. Scegliamo la costa SudOvest e, dopo alcune ricerche, troviamo un Bed & Breakfast invitante a Portoscuso (65 euro al giorno), località strategica per visitare la zona (S.Antioco, Isola di S. Pietro – Carloforte, Porto Pino). Per il viaggio c’è un’unica opportunità: da Civitavecchia va a Cagliari solo la Tirrenia. Prenoto per tempo (circa 40 giorni prima). Cabina per due (2° classe – andata e ritorno) + auto (Fiat Punto): 437 euro. Su questa tratta non ci sono promozioni. Questo il nostro diario di viaggio.

22 luglio Da Civitavecchia la nave Nomentana della Tirrenia molla gli ormeggi in perfetto orario alle 18:30.

Il mare è calmo, la navigazione si profila tranquilla. Le cabine di seconda classe non sono certo il massimo, definirle piccole non rende bene l’idea, ma, in fondo, dobbiamo solo dormirci e l’ambiente è climatizzato. Il ponte 7, quello dove sono tutti i servizi (bar, self-service, ristorante) non è male. Per la cena andiamo al self service dove si mangia senza grandi pretese a prezzi contenuti. Un’occhiata al cielo stellato, poi via a letto nel nostro loculo al ponte 2 (praticamente all’altezza dell’acqua, ma non ci sono oblò).

23 luglio L’arrivo a Cagliari consente una bella vista sulla città. Siamo in perfetto orario (ore 9) e poco prima delle 10 (eh si, le operazioni di sbarco non sono velocissime) siamo in viaggio, direzione Iglesias. La strada per il Sulcis-Iglesiente è buona e praticamente deserta. Facciamo sosta a Iglesias. E’ caldo, ma secco e sopportabile. Non ci avevamo pensato, anche se il nome della cittadina doveva aiutarci: Iglesias è la città delle Chiese. Ce ne sono molte, alcune da vedere. Facciamo un breve giro poi prendiamo qualcosa per il pranzo e via verso Portoscuso, abbiamo voglia di farci un bagno! Attraversiamo la zona mineraria con tantissimi siti abbandonati e alcuni pezzi di archeologia industriale di grande fascino.

Dopo Gonnesa, si svolta a destra e vediamo la costa. Ci colpiscono alcuni alberi dalla forma stranissima: praticamente il vento (qui deve tirare fortissimo in inverno) li ha fatti crescere in maniera insolita, tutti orientati da una parte. Portoscuso, eccoci. La prima impressione è… dubbia.

E’ bene infatti non voltarsi a sinistra (a Sud) perché a pochi chilometri sorge il sito industriale di Portovesme (Centrale elettrica Enel, Polo dell’Alluminio) e indubbiamente l’impatto non è dei più gradevoli. Ma scopriremo però poi essere Portoscuso quello che volevamo: ottimo dal punto di vista logistico, un paese vero di vera Sardegna, poco turistico e dove gli ospiti sono quasi esclusivamente sardi (cagliaritani) che hanno qui la seconda casa. Il B&B è in via Sassari, non ci sono insegne e non è facilissimo trovarlo anche perché non c’è nessuno e dobbiamo chiamare al telefono. Due parole sul B&B. Lo abbiamo trovato su Internet (www.Bbpiedradelsol.Com). Lo stesso titolare ha due strutture, una all’ingresso di Gonnesa (bello a vedersi, ma direttamente sulla provinciale e a circa 5 km dal mare), l’altro a Portoscuso (il nostro). Quello di Portoscuso è composto da 3 stanze, nuovissime. C’eravamo solo noi e abbiamo avuto la stanza migliore: bella stanza, bel letto, bel bagno, terrazzino, tutto nuovo e, per fortuna, il climatizzatore, assolutamente indispensabile). Il Bed è stato quindi ok (anche il prezzo, 65 euro a notte), il breakfast … Beh, non proprio. Colazione deludente (caffè, the, merendine confezionate), in un locale ancora in fase di completamento, e obbligatoriamente fra le 8 e le 9 (e dopo pulivano la stanza). Quindi… ci siamo adattati e magari abbiamo dormito meno, ma almeno abbiamo avuto più tempo per girare.

Posate le valigie, a piedi (500 metri) al mare a Portoscuso. Acqua stupenda e primo bagno in Sardegna.

Prima di cena facciamo un giro del centro storico (piccolissimo, ma carino). Notiamo subito un’aria un po’ dimessa, non è certo la Costa Smeralda. I vacanzieri sono tutti sardi e c’è una grande tranquillità. Proprio quello che volevamo. Per la cena andiamo al Nautilus sul lungomare che da sul porticciolo e ceniamo in terrazza. Primo e secondo di pesce (ottima spigola e orata alla brace) a 48 euro in due.

24 luglio Scopriamo la colazione, ma vi ho già detto.

La destinazione di oggi è Masua. Pochi km in auto, attraversando Nebida e una splendida strada affacciata sul mare. Masua, dominata alle spalle da una miniera, ha una doppia spiaggia di sabbia con rocce ai lati e uno splendido faraglione, detto Pan di Zucchero, posizionato di fronte in mezzo al mare. Si parcheggia a pagamento (3 euro tutto il giorno) e a destra c’è la spiaggia attrezzata, a sinistra si scende sulla spiaggia libera dove comunque c’è un piccolo bar. Il mare è molto bello, lo scenario stupendo.

Stiamo tutto il giorno in spiaggia e in acqua, mangiando un gelato.

Dopo una doccia, per la serata andiamo a S.Antioco, con una puntata veloce fino a Calasetta. Restiamo un po’ delusi dal paese, solito tono un po’ dimesso, veramente poco da vedere.

La cena all’Osteria Fenicia (una strada laterale – viale Trieste – all’inizio del corso alberato che porta alla piazza principale) ci riconcilia con S.Antioco. Dopo un primo di pesce, mangiamo un pesce spada alla griglia favoloso e beviamo (lo faremo tutte le sere) la birra sarda Ichnusa (una bionda leggera, 4,7°, molto buona). Conto onesto: 50 euro in due. E’ caldo, ma il clima secco rende sopportabile il tutto e la sera si sta bene.

25 luglio Andiamo all’Isola di S.Pietro che è proprio di fronte a Portoscuso. Si parte in traghetto (ogni ora) da Portovesme (compagnia Saremar), due A/R più la macchina spendiamo 34 euro. La traversata dura circa 35 minuti. Noi partiamo alle 10 e appena arrivati a Carlforte prenotiamo alla Saremar il ritorno con l’ultimo traghetto delle 23,10. Carloforte è un paese carinissimo. Ha una storia stranissima in quanto qua più che in Sardegna siamo in Liguria (essendo stato colonizzato nei secoli scorsi da famiglie di pescatori di Pegli – Genova). Lo si nota sia dalla struttura dell’urbanistica, simile a quella dei paesi liguri, sia dalla parlata degli abitanti (un accento strano misto fra sardo e genovese). E’ proprio un bel posto, forse più turistico di Portoscuso, ma neppure troppo. Giriamo un po’, alla Proloco ci procuriamo una mappa dell’isola, quindi partiamo in auto per le Colonne, due faraglioni di granito che si ergono sulla costa, monumento naturale simbolo dell’isola. Appena fuori di u’paise, vediamo per la prima volta i fenicotteri rosa: bellissimi.

Le spiagge sono segnalate da indicazioni su grandi pietre. Ci fermiamo alla spiaggia la Bobba, parcheggio gratuito, ma invece di andare nella spiaggia di sabbia (con bar), andiamo a destra verso le colonne. C’è una scogliera magnifica e le due torri sono veramente belle. Scendiamo a mare poco prima in una caletta di rocce con un’acqua cristallina. Un posto stupendo e con pochissime persone. Si può andare alle Colonne a nuoto e vale davvero la pena.

La sera la passiamo a Carloforte. Giro per le viuzze, un acquisto in un negozio di corallo, mi piace l’aria del paese. Non ci sono moltissimi ristoranti, ne avevamo uno consigliato da una rivista: La Galaia (via Nenni). Andiamo senza prenotazione e rischiamo di non trovare posto, ma siamo fortunati. E lo si può dire davvero. La cena è speciale, spaghetti allo scoglio di una qualità eccezionale, tonno, frittura mista, sorbetto…In due spendiamo 52 euro. Assolutamente da non perdere. C’è il tempo per una passeggiata sul lungomare, quindi alle 23,10 puntuale il traghetto (praticamente vuoto, 4 macchine e una moto) per Portovesme.

26 luglio Oggi si va a PortoPino. Si viaggia bene sulle strade sarde, asfalto buono, traffico ridotto al minimo. Sfioriamo Carbonia, centro minerario fondato all’epoca fascista, e seguendo le numerose indicazioni raggiungiamo PortoPino. Questo è un posto turistico, grande spiaggia (ci sono anche delle splendide dune bianche), ombrelloni, bar, negozi. Non amando queste cose, proviamo ad addentrarci nella splendida pineta di pino d’aleppo. Il profumo è intenso e veramente gradevole. La strada è sterrata, c’è anche un po’ di sabbia, ma la Punto ha fatto ben altre imprese. La pineta finisce, ci sono 2-3 auto e davanti a noi si apre uno scenario stupendo. Punta Menga: il verde dei pini arriva quasi a toccare l’azzurro del mare. Le rocce che degradano verso l’acqua hanno le forme più varie, c’è da rimanere senza parole nel pensare che a pochi metri c’è una spiaggia affollata e qui nessuno o quasi. Sole, mare e facendo due passi l’ombra della pineta. Non ci sono servizi, ma prima di entrare nella pineta c’è un bar + alimentari dove rifornirsi. Ed è questa una zona ricca di storia, fra battaglie navali e incursioni dei pirati.

Per la serata decidiamo di trovare qualcosa di più vivace e andiamo a Iglesias (mezz’oretta d’auto da Portoscuso). La cittadina è piacevole, c’è gente in giro. Passeggiamo per i negozi (NB: causa il clima gli orari da queste parti sono un po’ particolari. Il pomeriggio aprono dopo le 17 e chiudono alle 20,30 – 21) e nelle vie del centro storico pedonale. Arriviamo nella piazza del Municipio con la bella chiesa di Santa Chiara e ci fermiamo qua per la cena sedendoci ad un tavolo all’aperto nel centro della piazza: scenario bellissimo. Tagliatelle scampi e fagiolini, antipasti misti di mare, frittura mista, orata alla griglia: 52 euro (ormai la cifra è quella ovunque andiamo).

27 luglio La mattinata si apre con un giro al mercato di Portoscuso (niente di che), e con una sosta obbligata al panificio per mangiare delle favolose pardulas (dolcetti di ricotta).

Poi puntiamo su Porto Paglia. Posto bellissimo, la strada che prendiamo fra Portoscuso e Gonnesa precipita letteralmente verso un mare cristallino contornato da una spiaggia bianca che si perde per chilometri fin verso Masua che vediamo sullo sfondo a nord. E davanti a noi la tonnara di PortoPaglia che è stata recuperata in maniera eccezionale. L’edificio sul mare è in fase finale di ristrutturazione, il villaggio soprastante è stato recuperato benissimo con la creazione senza alcun stravolgimento di una serie di villette davvero stupende.

Parcheggio a pagamento 3 euro. Si scende sulla spiaggia, c’è un bar e poca gente. A sinistra ci sono gli scogli e una casetta proprio sul mare. Era una chiesa, adesso è abitata da una famiglia di pescatori. Oltrepassiamo la singolare costruzione e superando la piccola punta ci troviamo di fronte ad uno spettacolo: c’è una torre (la torre costiera di Porto Paglia) in parte diroccata circondata dall’acqua. A piedi, con l’acqua che arriva al ginocchio è possibile girare intorno alla torre, in pratica si fa il bagno fra i ruderi. Ci fermiamo su una roccia comodissima, il posto è fantastico e ci siamo solo noi.

Nel tardo pomeriggio, un po’ cotti dal sole africano, abbiamo un’idea malsana: andare a vedere le famose dune di Piscinas. Partiamo, ma la strada è un ottovolante senza fine. Ci ritroviamo in montagna, fra gole verdi e asini in libertà, ma arrivati a Fluminimaggiore (dopo un’ora di viaggio) ci arrendiamo ed invece di proseguire per Piscinas puntiamo su Buggerru. C’è una bella spiaggia, ma il paese è davvero deludente. La strada prosegue per Nebida (i cartelli dicono che è chiusa, ma in realtà si passa attraverso un by-pass sterrato breve) e ci ritroviamo sopra Masua con una splendida vista del Pan di Zucchero.

Per la cena pizza al Nautilus a Portoscuso. E dalla terrazza del ristorante ci godiamo un tramonto bellissimo sul porticciolo con il paese alle spalle e vediamo calare le prima ombre della sera. Scopriamo oggi che Portoscuso visto da qua è molto carino.

28 luglio Fino all’ultimo siamo incerti se tornare a Carloforte, poi, per evitare una nuova traversata in traghetto, puntiamo su S.Antioco. L’isola di S.Antioco è in realtà collegata alla terraferma da un lungo istmo artificiale costruito dai Fenici poi già utilizzato dai romani (ci sono anche i resti di una antico ponte). Le spiagge sono numerose. Del tutto casualmente, decidiamo di andare verso la Torre Cannai. Si trova subito dopo la spiaggia Coaqueddus (anche questa un po’ affollata). Parcheggio gratuito sotto la Torre e più in basso una splendida caletta che pare una piscina: spiaggia di sassi e mare su sabbia bianca, sembra di essere alle Maldive. Ci saranno circa 20 persone in tutto ed un sacco di pesci.

A sera rientriamo a Portoscuso e per la cena andiamo da Sa Musciara (via Nuoro). Sa Musciara era la barca che ospitava il capo delle operazione di pesca dei tonni. Avevamo qualche diffidenza sul locale perché ci aspettavamo un conto salato. Sbagliamo in pieno. Il ristorante è bello, il servizio curatissimo. Ci portano una serie infinta di antipasti (con particolarità quali gamberetti al melone con aceto balsamico), poi io prendo gli spaghetti Sa Musciara (tonno, uova di tonno e pomodorini) e Agnese il tonno alla portoscusese. Tutto buonissimo. E dopo il sorbetto al limone, arriva il conto: 48 euro in due. Vista la qualità ed il servizio ci sembra davvero poco.

29 luglio Una settimana è volata. Davvero troppo poco. Ce ne accorgiamo mentre prepariamo i bagagli. Ci resta comunque qualche ora di mare. Decidiamo di tornare a Cagliari facendo tutta la costa a Sud.

Prima di arrivare nella zona di Teulada, ci fermiamo a S.Anna Arresi per visitare un nuraghe. Ed è una fortuna, non potevamo non vedere il simbolo di questa terra e ne rimaniamo affascinati. Il nuraghe è in una posizione bellissima, vicino ad una chiesetta gialla e contornato da un pratino verde ben tenuto. I resti della costruzione hanno circa 4000 anni: pazzesco! Il viaggio prosegue, costeggiamo il poligono militare di Teulada (qui ci sparano in esercitazione i carri armati) e seguiamo le indicazioni per Capo Teulada. Ci fermiamo alla Torre Budello (datata 1601). Anche qui spiaggia di sabbia e rocce accanto, con un moderno porto turistico, quasi vuoto, vicino. Dopo una bella nuotata noto dal mare che una scaletta di rocce consente di salire alla torre. Vado ed il panorama è davvero spettacolare.

Ma presto dobbiamo ripartire. Alle 18 parte da Cagliari la nave per Civitavecchia (anche se partiremo con un’ora di ritardo ed in mare balleremo un po’ per il mare mosso). La vacanza è finita, ma in Sardegna torneremo sicuramente.



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