Da Bari in giù con excursus nella meravigliosa Matera

Una settimana in una terra sincera, tra uliveti disseminati di fiori, mare, storia, vino e buona cucina
Scritto da: f_bignone
da bari in giù con excursus nella meravigliosa matera
Partenza il: 20/04/2013
Ritorno il: 26/04/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Ogni anno in primavera partiamo per circa una settimana… e quest’anno la nostra scelta è caduta sulla Puglia, dove di solito tutti vanno in estate e tornano dicendoti che è meravigliosa.

Ora possiamo concordare: è veramente meravigliosa! Soprattutto se la si vede tutta fiorita, con i campi che sono un tripudio di colori, il cielo terso con le nuvolette bianche appese e l’erba di quel bel verde smeraldo quasi lucido di cui si può godere solo in primavera.

Avevamo voglia di andare lontano, ma non troppo, di mangiare bene e di vedere tante cose, ma non a tappe forzate, come si finisce sempre per fare quando si visita una capitale. In Puglia non ci è mancato nulla: panorami splendidi, campagne rigogliose, mare cristallino, cittadine e paesini incantevoli e poi… a tavola… wow! avremo preso un paio di chili a testa, ma si sa che quando si viaggia non si fa caso a queste inezie, no?!

Siamo partiti da Torino con un comodo volo Ryanair che è atterrato a Bari. La nostra prima tappa è stata Trani dove abbiamo speso il pomeriggio ammirando il Duomo incastonato a pochi metri dal mare, una vera gioia per gli occhi e, ovviamente, patrimonio Unesco. Qui ci siamo fermati alle cantine di Villa Schinosa per degustare ed acquistare il famoso moscato di Trani (per cui questa cantina è famosa), davvero entusiasmante.

Siamo poi ripartiti alla volta di Matera (piccola tappa extraregionale!). Erano anni che sognavo di visitare Matera… ne avevo sempre sentito parlare come di un posto fiabesco e non appena siamo arrivati nella zona dei sassi, al primo sguardo (mozzafiato!!) è stato AMORE. Come descrivere Matera? Forse l’unico modo per capirla è trascorrerci un week end lungo… perché si può anche provare a spiegarla, è ovvio, ma la poesia che emana la parte vecchia della città è qualcosa di indescrivibile. Abbiamo diversi amici che arrivano da Matera cui abbiamo raccontato con grande entusiasmo quanto ci ha conquistati la loro città… eppure sembravano sorpresi. Dicevano “ma sì, Matera in mezza giornata te la giri…”. Mezza giornata? Beh, tutto si può fare in mezza giornata se non hai altro tempo a disposizione, questo è certo, però noi ci saremmo rimasti anche una settimana, senza problemi! L’aspetto che più ci ha colpiti è stato la totale sobrietà della città. Non c’era un solo angolo che fosse stato trasformato nella solita pacchianata turistica, tutto era assolutamente in sintonia con quel luogo magico, dai negozi di souvenir appartati e discreti, alle insegne dei ristoranti e degli hotels appena visibili o comunque ben inserite nel contesto e tali da non stonare mai. Anche la gente del posto era così, amichevole, gentile, simpatica ma nello stesso tempo di poche parole, riservata… Nessuno che cercava di tirarti dentro un locale, nessuno che insisteva per farti fare quel che non volevi fare. Devo ammettere che la metà del tempo che abbiamo trascorso là, io l’ho passata in contemplazione… la vista sui sassi non mi appagava mai, anche dopo un’intera giornata su e giù per scale e scalette, vie e viuzze, avevo ancora bisogno di passare una mezzora sul balcone del residence in ammirazione del panorama. Perché, se è bellissima di giorno, immaginatevi la notte quando si accendono i lampioni… guardarla diventa struggente.

Per dormire la nostra scelta è ricaduta su “Ai Sassi Residence” perché ci dava la possibilità di dormire in una ex casa grotta e non volevamo perderci quest’esperienza per niente al mondo. Ci hanno assegnato una stanza davvero bellissima e grandissima, un vero e proprio appartamentino con angolo cottura, arredato con mobili antichi che contribuivano perfettamente a creare l’atmosfera romantica che speravamo di trovare. La stanza era un po’ umida (ovviamente…. era una grotta!), ma c’era un deumidificatore che risolveva il problema. Certo che una volta spente le luci per dormire, mi faceva un po’ effetto pensare di essere in una grotta… è da stupida, lo so, ma mentre mio marito si addormentava subito, io restavo lì a fantasticare su chi poteva averla abitata, per quanto tempo, in quanti fossero ecc… Questo forse perché abbiamo avuto modo di visitare la Casa grotta di Vico Solitario (dove era stato John Malkovich in visita solo poche settimane prima! Mannaggia…), sito internet http://www.casagrotta.it/index.php?lang=it, che ha colpito moltissimo la mia immaginazione, già parecchio fervida di suo… la casa grotta di Vico Solitario è un museo minuscolo, ma ben organizzato.

Appena entrati una registrazione illustra la vita nei sassi e racconta di come, negli anni ’50, De Gasperi dichiarò il modo di vivere dei Materani malsano e fece sgomberare i sassi e trasferire tutta la popolazione in nuovi quartieri popolari costruiti apposta da famosi architetti dell’epoca. Le case grotte erano umide, non avevano condotti di aerazione, eccettuata la porta d’ingresso, e al loro interno viveva un’itera famiglia composta, di solito, di 5-6 persone oltre a chioccia e pulcini, un cavallo o un maiale o entrambi. Erano quindi delle case-stalle, senza servizi igienici, dove si viveva in modo piuttosto promiscuo. Ovviamente questa era la vita dei poveri perché i ricchi abitavano in palazzi, sempre scavati in parte nel tufo, ma in cui la vita era migliore. Matera venne definita da Levi “la vergogna d’Italia” e questa vergogna ha fatto sì che per decenni, dopo lo sfollamento dei sassi, non si parlasse più della vita nelle grotte, come fosse diventata un argomento tabù. E poco dopo, negli anni 80 (mi pare), diventò una delle gemme del Patrimonio dell’Umanità…. strane le vie della storia, vero? Comunque, il passato della città è ancora ben vivo nel suo presente, anche se ormai i Sassi sono stati trasformati in ristoranti o boutique hotels per chi, come noi, vuole trascorrere una notte in un posto insolito. E così di nuovo…. da case in cui era vergognoso abitare, a hotel per viaggiatori raffinati.

A Matera abbiamo cenato molto bene al ristorante “Francesca” che è ricavato in una grotta ed è anche molto ben arredato. A fianco c’è anche un localino, Panecotto, ottimo per uno spuntino veloce, che vende prodotti tipici locali come i peperoni cruschi, prima appassiti al sole della Lucania e poi leggermente fritti che scrocchiano in bocca come patatine! Il pane a Matera è favoloso, saporitissimo e preparato in forme caratteristiche come se fosse una specie di croissant gigante… irrorato di olio locale è una vera bomba.

A parte visitare la casa grotta e infilarci in ogni vicoletto, in ogni stradina alla ricerca di scorci da fotografare, siamo stati a visitare il Parco delle Chiese Rupestri che si trova proprio “di là” dalla parte vecchia della città da cui è separato una valle scoscesa in cui scorre un fiume. Il parco può essere visitato in autonomia, ma vale davvero la pena di fermarsi al centro visitatori e prendere parte ad una visita guidata che costa poco ed è fatta davvero bene. La nostra guida era una ragazza simpaticissima che ci ha portati a vedere le chiese (anche questa scavate nel tufo, ovviamente…) e ci ha raccontato moltissimi aneddoti sulla città, sullo sgombero dei sassi e sulla vita dei suoi genitori nelle grotte. Ci ha raccontato anche di quando Mel Gibson si è recato a Matera x girare “La passione” e ci ha fatti davvero spanciare dal ridere parlandoci dei vecchietti locali, truccati e abbigliati da antichi ebrei, cui il regista aveva espressamente chiesto di insultare l’attore che impersonava Cristo in aramaico durante la scena della crocefissione, ma data la loro difficoltà ad imparare gli insulti in quella lingua sconosciuta, si era poi risolto a pregarli di farlo in dialetto materano e a doppiarli in seguito (così che quando la prima del film venne proiettata a Matera, nonostante la drammaticità della scena, tutti ridevano leggendo in labiale le maledizioni materane che uscivano dalle labbra dei loro compaesani).

Lasciata Matera a malincuore, ci siamo spostati in Val d’Itria, iniziando il nostro giro turistico dalle celeberrime grotte di Castellana. Che dire, se non che sono bellissime? La grotta bianca, poi, vale da sola il viaggio. Le grotte sono molto grandi e la visita dura circa 2 ore, ma non sembra poi così lunga, perché sei talmente preso dallo spettacolo offerto dalla natura che il tempo vola letteralmente via. Dentro le grotte fanno anche uno spettacolo di trapezisti che devono essere davvero suggestivo poiché (da quanto abbiamo capito) viene riprodotto l’inferno dantesco….e quale migliore location per rendere l’idea??? Il link per le info sullo spettacolo è http://www.hellinthecave.it/. Nelle grotte ci aspettavamo di trovare un gran freddo ed eravamo pronti con pantaloni lunghi e maglioncino. Con nostra grande sorpresa ci siamo accorti che in realtà la temperatura all’interno è sempre attorno ai 20 gradi, abbastanza umidi, il che rende la visita ancora più piacevole. Dopo le grotte abbiamo raggiunto la Masseria Montanaro di Cisternino, paesino delizioso della Val d’Itria. La Masseria è bellissima, tra il verde dei campi, e gestita da una coppia molto gentile, Luisa e Giuseppe, che ci hanno trattati con ogni riguardo e servito colazioni favolose con dolci fatti in casa. C’è anche una piccola piscina che viene scoperta a partire dal mese di maggio. Abbiamo chiesto di dormire in un trullo e siamo stati accontentati: ci hanno dato un vero e proprio appartamento con tanto di camera, cucina, salotto e veranda… e la camera da letto era proprio sistemata nel cono del trullo. In questa zona sono famosi i “fornelli”, ossia macellerie-osteria in cui si entra, si va al bancone a scegliere la carne da far buttare sulla griglia e poi si viene serviti ai tavoli. La specialità sono le “bombette”, degli involtini di capocollo davvero deliziosi che creano dipendenza! A nostro parere, si potrebbe tranquillamente fare una cena intera tutta a base di bombette!! (con tante scuse x i vegetariani che qui non troverebbero la loro giusta collocazione). In Valle d’Itria abbiamo visitato diversi paesini, bellissima Alberobello anche se la zona più “trullosa” è tutta costellata di negozietti che vendono orrendi souvernirs… (ma c’è ancora chi se li compra?). Però il fascino dei trulli è tale che se ci si inerpica per le stradine secondarie sembra davvero di essere a zonzo in un paese incantato, abitato da creature fantastiche… per non parlare della splendida chiesa-trullo. Ci siamo poi spostati a Locorotondo dove abbiamo assistito alla festa patronale e a Martina Franca che vanta un centro storico superbo, un intrico di viuzze che si snodano tra case bianche adornate di portoni uno più bello dell’altro. Ed è stato proprio qui che abbiamo toccato con mano la così detta “controra”: in sostanza dalle 14 circa alle 17 nei paesini non si vede anima viva ed è tutto rigorosamente chiuso. Pare che la gente sia a casa a fare la pennichella e, per quanto ci potesse sembrare incredibile (essendo noi abituati ai ritmi frenetici di Torino in cui la pausa pranzo serve a fare 100 commissioni e a trangugiare un insalata al volo), ci siamo convinti che doveva essere davvero così perché regnava un silenzio tale che noi stessi parlavamo bisbigliando. Piccolo problema: se ti viene un attacco di fame durante la controra…. Beh, non puoi fare altro che tenertelo!

Purtroppo, visto che, come già detto, siamo arrivati in Puglia con un volo Ryanair (che è ormai diventata fiscale allo stremo con i passeggeri in merito al peso delle valigie) purtroppo non abbiamo potuto comprare un sacco di cose buone che ci facevano venire l’acquolina in bocca durante la via… solo due pacchi di taralli, uno di pasta e qualche bottiglia di vino, ma niente di più!! però l’abbiamo imparata: appena rientrati abbiamo acquistato un “pesavaligia” elettronico superfurbo che si attacca alla valigia e ti dice in modo precisissimo quanto pesa…. e la prossima volta sì che ci daremo dentro con gli acquisti!

A questo punto è arrivato il momento di dirigerci verso il Salento. Volevamo andare dritti a Gallipoli, ma abbiamo preso un’altra strada per fare una deviazione doverosa. La sera prima, infatti, mentre cenavamo in un “fornello” di Locorotondo, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il gentilissimo proprietario di un’enoteca che ci ha detto “Per provare il pasticciotto, andate a Galatina da Ascalone”. Ce lo ha detto con una tale aria di competenza che, beh, abbiamo subito pensato che se ci faceva fare tutti quei km per un dolcetto ripieno di crema pasticcera, forse ne valeva davvero la pena…. E così eccoci a Galatina, delizioso paesino in stile barocco leccese, dove siamo arrivati al pelo prima della chiusura della mitica pasticceria Ascalone. Abbiamo chiesto indicazioni sulla piazza principale e ci ha risposto concitato un ragazzo del posto dicendoci “Mi raccomando ragazzi, prendete il pasticciotto!”. Se già avevamo pochi dubbi, a quel punto l’unica ansia era di trovare la pasticceria chiusa…. Ma per fortuna era ancora aperta!!! La pasticceria Ascalone è minuscola, bella, antica, tutta legno lustro, specchi e stucchi dorati. E poi emana un profumo… celestiale! Di burro, farina e zucchero, ma delicatissimo… Ci siamo intrattenuti a conversare per un po’ con Ascalone in persona ed abbiamo acquistato 4 pasticciotti. Poi, non potendo attendere oltre, morsi dalla curiosità di assaggiarli, ci siamo fermati su una panchina e ci siamo concessi anima e corpo al peccato di gola. Erano effettivamente favolosi!! Resta da segnalare che proprio davanti alla pasticceria Ascalone c’è un altro negozio da non sottovalutare, una favolosa bottega di “pizzicagnolo” dove è possibile farsi fare panini imbottiti con ogni ben di Dio che rientri nel novero dei salumi e dei formaggi pugliesi. Noi, ovviamente, ci siamo fatti fare un bel panino per pranzo e poi siamo andati a mangiarcelo seduti al sole in una qualunque delle calette che compongono la marina di Gallipoli. E qui abbiamo avuto il primo contatto con le spiagge pugliesi fuori stagione… beh, complimenti per l’immondizia! Siamo rimasti davvero basiti: in spiaggia c’era buttato davvero di tutto…. e tutt’attorno gaie famigliole PUGLIESI facevano merenda buttando qua e là bicchieri di plastica e lattine. Ma è possibile che la gente del posto ami così poco la propria splendida terra da insozzarla con tanta serenità? E’ ovvio che al momento della stagione turistica tutta l’immondizia verrà fatta sparire, però…. Vabbeh. Prima di dirigerci verso Gallipoli abbiamo optato per la visita di una cantina nota per la produzione di vini rosati, Rosa dei venti.

Per quanto riguarda le cantine pugliesi abbiamo subito capito che 1) non sono attrezzate per accogliere gli enofili di passaggio 2) fanno degli orari assurdi, tipo che sono aperte fino alle 2 del pomeriggio quando tu dai per scontato per a quell’ora siano tutti a casa collassati per la controra. In ogni caso degustiamo i loro vini, chiacchierando con un commerciale che alla nostra domanda “ma in Puglia c’è campanilismo tra le varie province?” ci risponde “assolutamente no” per poi sottolineare “non mangiate il pesce ad Otranto perché quello è pesce del Mediterraneo e quindi è cattivo, mangiatelo a Gallipoli che è dello Ionio ed è buono” (??!!). Abbiamo così il primo incontro con il Salento… e guai dire che siamo in Puglia!! Pare che per la gente del posto la Puglia sia un’entità completamente distinta dal Salento che, a questo punto, non si trova nemmeno in Italia, sia trova in Salento e basta (e noi, vedendo che si trattava di una faccenda seria, non ci siamo osati a contraddirli…). A Gallipoli siamo arrivati giusto in tempo per assistere al rientro in porto dei pescherecci con il loro carico di pesce fresco. I pescatori scendevano sulla banchina portando a terra cassette di pesce appena pescato, ancora mezzo vivo, decantandone lodi e prezzi stracciati in pugliese – pardon! – salentino stretto. I turisti scattavano foto alle facce incartapecorite dal sole e dalla vita di mare, la gente del posto contrattava avidamente per portarsi a casa il pesce migliore al miglior prezzo. Noi ci siamo limitati a leccarci i baffi e avremmo sicuramente comprato la nostra parte, se non fosse che non avevamo prenotato un appartamento con angolo cottura, ma una stanza in una masseria a Muro Leccese… peccato! Dopo aver scattato qualche foto ai pescatori, siamo saliti sulla rocca antica e abbiam fatto un bel giro delle mura, fermandoci a visitare la meravigliosa cattedrale.

Verso sera ci siamo diretti alla Masseria Lacco, sperduta nella campagna di Muro Leccese, ma non poi così difficile da trovare. La Masseria è molto bella, antica, ben ristrutturata, con camere spaziose e letti super comodi. Abbiamo deciso di cenare in Masseria, visto che il figlio dei proprietari era il cuoco. Abbiamo cenato molto bene a base di pietanze tipiche mescolate ad un tocco esotico ed innovativo che non è affatto dispiaciuto. Dopo una dormita super, ci siamo svegliati la mattina del 25 aprile con un favoloso pasticciotto per colazione (W!!). Poi siamo partiti in direzione Otranto che ci ha estremamente colpiti per il mare cristallino e la spiaggia magnifica proprio a ridosso della rocca. Anche la cattedrale è da vedere, con il suo pavimento tutto fatto di mosaico antico e la macabra esposizione di teschi dei martiri locali decapitati dai turchi che si trova dietro l’altare maggiore.

Per pranzo abbiamo seguito il consiglio di un’amica e siamo andati a Porto Badisco a “L’approdo di Enea” (prenotate!), un piccolo chiosco alla buona proprio sulla scogliera dove, sotto un gazebo, abbiamo fatto una scorpacciata di pesce a prezzi (per due Torinesi) ridicoli…. Intorno a noi tutti si abbuffavano di ricci di mare e anche noi ci siamo lasciati coinvolgere ordinando il piatto più caro che abbiamo trovato sul menù: linguine ai ricci, € 10 a porzione! Il pranzo è stato ottimo e per digerire abbiam fatto un giretto sulla scogliera dove i più coraggiosi facevano già il bagno. La scogliera di OPrto Badisco è davvero molto bella e fotogenica, un piccolo anfratto dal fondale roccioso e dall’acqua limpida e verde che fa L’acqua era così limpida che veniva davvero voglia di buttarsi! A questo punto abbiam proseguito per Lecce dove abbiamo scoperto che in Puglia fare shopping costa molto, ma molto meno che a Torino! C’erano negozi davvero belli, ma non avevamo molto tempo da dedicare alle vetrine. Quindi abbiamo innanzitutto visitato lo splendido Duomo, poi passeggiato per le vie del centro storico, trovando anche una fiera di fischietti artigianali nel chiostro di un ex convento. Visto che c’era parecchio movimento, abbiamo deciso di cenare nella piazza principale dove erano stati allestiti stand che servivano “pittole” (palline di pane cresciuto fritte) e “cassateddrhe”, ossia delle specie di piade fatte con una pasta simile a quella della pizza che venivano farcite al momento.

Il nostro ultimo giorno di permanenza in Puglia lo abbiamo dedicato ad una passeggiata sulla spiaggia di Laghi Alimini e poi, risalendo verso Bari per avvicinarci all’aeroporto, ad Ostuni, dove purtroppo abbiamo potuto fermarci solo un’ora. Ostuni, detta “la bianca regina degli ulivi” è davvero un paesino magico che sembra galleggiare nel passato, incurante del tempo che scorre. La passeggiata attorno alle mura è stata dura, causa il sole a picco, ma ne è valsa davvero la pena. Ogni vicoletto bianco era uno scorcio da ricordare, le porticine delle case antiche, i cortiletti interni, il bucato steso ad asciugare sulla via (a Torino durerebbe meno di 5 minuti, poi qualcuno se lo porterebbe via!) rendevano tutto fiabesco. Peccato avere così poco tempo da dedicare a questa perla! Sarebbe stato bello spendere qui almeno qualche ora o addirittura fermarsi a dormire in un bel B&B… ma, ahimè, era arrivata l’ora di tornare a casa.

In conclusione, la nostra vacanza in Puglia ci ha regalato scenari davvero splendidi, cibo delizioso e tanta pace e serenità! E’ stata una scelta ideale per il ponte del 25 aprile… E l’anno prossimo, dove andremo? Chissà!

A presto

Francesca & Alberto



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