La nostra Route 66 con finale a sorpresa

Da Chicago a Las Vegas con deviazione alla Monument Valley, il nostro percorso personalizzato della highway che collega la metropoli dell'Illinois alla costa californiana
Scritto da: Pilusoro
la nostra route 66 con finale a sorpresa
Partenza il: 02/08/2015
Ritorno il: 20/08/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Ed eccoci pronti per il nostro nuovo viaggio! Quest’anno la scelta è di tornare negli States dopo qualche anno di Asia e Africa. Seguendo il mito della Route 66 (senza essere motociclisti), prendiamo spunto e creiamo il nostro itinerario: da Chicago fino a Las Vegas, con deviazione alla Monument Valley. Scrivo il diario con alcune considerazioni personali per poi finire con i dettagli dei motel/hotel prenotati e il percorso con km e tappe.

Pronti, partenza e via. Volo prenotato con Swiss e si atterra di primo pomeriggio a Chicago, stravolti. Cerchiamo la metropolitana e in un’ora arriviamo in centro. A Chicago, i prezzi degli alberghi sono stratosferici e come prima esperienza, prenotiamo un ostello (camera doppia con bagno in comune). La soluzione è eccezionale, dato che si trova in centro, quindi in una posizione comodissima per visitare la città. Chicago è una metropoli stupenda, vivibile con tanto verde, con un lago immenso ed infinito. Rimaniamo 2 giorni pieni e cerchiamo di visitare il più possibile, noleggiando anche le bici (comodissime, un po’ strano il sistema. Il costo è di $9.- al giorno a bici. Ogni 30 minuti però bisogna lasciarla alla prossima stazioncina. Assicuratevi di avere una cartina con indicato le stazioni di consegna, altrimenti pagate un supplemento. Ce ne sono decine e decine comunque). Andiamo alla scoperta della città: Willis Tower (abbiamo comprato i biglietti in Ostello, perché li fanno pagare meno e in più acquistandoli prima non si fa colonna per salire), Union Station, cartello route 66, water taxi per fare un giro sul canale fino all’ombra dell’imponente e luccicante Trump Tower. Non può mancare la foto al “fagiolo” che riflette lo skyline della città. Millenium Park fino alle Buckingham Fountain. Il Navy Pier con la sua ruota panoramica. North Avenue Beach per passare una mezza giornata in spiaggia con sfondo i grattacieli e un bel tuffo nel lago (la temperatura dell’acqua è piacevole). Shopping a Magnificent Mile. Hanchock Building (anche qui acquistato i biglietti all’ostello) per godersi la città al tramonto e di notte. A livello di food proviamo la famosa deep-dish pizza (in due prendetene una da 4 fette…vi basterà) al famoso Gino’s East, colazione al famosissimo Lou’s Mitchell (locale e servizio stile anni ’50 con classica colazione americana! Cameriere gentilissime e pronte a raccontarvi tutti gli aneddoti del locale).

È ora di lasciare Chicago quindi andiamo a prendere l’auto in aeroporto che avevamo prenotato da casa (ps il costo è esorbitante tra tasse e tasse ci costerà uno sproposito per una classica auto economy, dato che dobbiamo pagare, solo di “one way fee” ca $ 750.-). Decidiamo di prendere anche il navigatore, perché per questo viaggio abbiamo prenotato i motel in anticipo per cercare di arginare i costi, dato il costo elevato dell’auto. Lo utilizzeremo già per riuscire a districarci dalle decine di autostrade e strade per uscire da Chicago. Le autostrade sono a pagamento quindi usciamo a Joliet per cercare la mitica route 66. Direzione Springfield (Illinois) passando dal Geni Giant, Texaco Gas Station, Odell, Pontiac. Arriviamo quindi nella città di Lincoln di sera, cerchiamo un ristorantino dove assaggiamo il famoso “horseshoe” un panino aperto con manzo tenerissimo, una salsa al formaggio segreta (e buonissima) oltre ad un mucchio di patatine fritte. Il giorno dopo ci prendiamo la mattinata per visitare la città. Arriviamo al Capitol verso le 9.00, entriamo, senza sapere se si può, e ci chiedono se vogliamo fare parte della visita gratuita prevista proprio in quel preciso momento. Quindi ci uniamo ad una famiglia americana, e seguiamo rapiti la simpatica signora volontaria che ci spiega l’architettura e ci porta nelle sale del “potere” dell’Illinois. Il Capitol è magnifico! Assolutamente da vedere. Sembra che sia uno dei più belli degli Stati Uniti e non ci è difficile crederlo. Ci dirigiamo poi al Museo di Lincoln. Certo che sono proprio bravi a fare i musei. Tutto incentrato sulla vita di Lincoln dalla nascita al suo assassinio. Ripartiamo e andiamo alla ricerca del ristorante, dove fanno il famoso “cozy dog”. Rimaniamo delusi anche perché è fritto fritto e pesante…però noi proviamo di tutto. Riprendiamo la strada in direzione di St. Louis passando dall’Ariston Café fino ad arrivare a Downtown. Entriamo al Capitol per prendere i biglietti della crociera sul Mississipi e il “tram” per arrivare in cima all’arco (se soffrite di claustrofobia, non andateci, le capsule che vi portano in cima sono piccolissime), simbolo della città.

Riprendiamo il viaggio e facciamo una deviazione alle famose Meramec Cavern trovandoci in mezzo ad una natura lussureggiante e verdissima, costeggiando un fiume dove si può fare rafting oppure canoa. L’entrata alle caverne è abbastanza cara (sui $20.- a testa, noi avevamo un piccolo sconto di $2.- a testa “strappato” dalla cartina di St. Louis). Copritevi bene le caverne sono fredde e umide, ma la natura ci sa fare e quindi sarà una magnifica scoperta nell’entro terra del Missouri. Già, siamo entrati in Missouri ed il paesaggio cambia, lasciando il pianeggiante Illinois di campi di grano e coltivazioni, per attraversare questo nuovo stato più verde, tra colline e boschi. Riprendiamo tra route 66 e I-44 e ci fermiamo alla Candy Factory e al World’s largest gift shop a Phillpsburg, se volete souvenirs e cose inutili varie, lì li troverete.

Arriviamo a Springfield (Missouri), la città non offre niente di che quindi ci rifugiamo in un bel Mall climatizzato e facciamo un po’ di shopping (ci sono i saldi). Cena al Red Lobster per cambiare un po’ l’alimentazione e mangiare pesce invece di carne! Attraversiamo tutto il Missouri tra pascoli ed allevamenti, entriamo per un breve tratto in Kansas per poi passare in Oklahoma. Ci fermiamo al famoso Clanton’s (suggerito dalla Lonely) un locale a conduzione famigliare aperto dal 1927 dove sono famosi per le calf fries (diciamo i gioielli di famiglia del vitello). Fabio ha il coraggio di provarli e alla fine anche io mi faccio coraggio; non sono per niente male. La frittura è leggera e croccante e gustosa (vabbè cercate di non pensare a cosa state mangiando). Viaggiamo tra paesi e paeselli ogni tanto costituiti solo da un paio di case. Ci fermiamo al Totem Pole Park (???) e alla Balena Blu giusto per qualche foto di rito. Tappa a Tulsa. Per sbaglio arriviamo di domenica mattina in Downtown che giriamo a piedi in 10 minuti. Il centro è deserto, tutto è chiuso. Riprendiamo la strada tra ranch e pascoli. La tratta di oggi è breve e quindi facciamo una deviazione all’Arcadia Lake per fare un tuffo e rinfrescarci dato che le temperature sono alte. Oltre a fare un pisolino all’ombra delle piante. Per cena andiamo a mangiare un’eccellente bistecca al Cattlemen’s a Stockyard frequentato da gente del posto con stivaloni, cappelli e fibbie da cowboy. Continuiamo ad attraversare l’Oklahoma dove purtroppo la route 66 non è più segnata bene come negli Stati precedenti quindi entriamo ed usciamo dalle I-40 anche per accelerare un po’ i tempi. Ci fermiamo al bellissimo museo di Elk City per una visita che ci riporta indietro nel tempo. Entriamo in Texas attraversando praterie immense ed un cielo sconfinato. Cena al Texas Roadhouse dove si mangia naturalmente una carne eccezionale.

Ad Amarillo rimaniamo due notti, per riprenderci un po’ dai tanti km percorsi. In fin dei conti siamo in vacanza e vogliamo riposarci anche un po’. Spendiamo così la giornata al Palo Duro Canyon Park, il secondo parco dopo il Grand Canyon per estensione. Così ci facciamo una bella passeggiata sottovalutando però il caldo ed i serpenti (che fortunatamente non abbiamo visto). Dopo le fatiche ci rifocilliamo per cena al famoso Bix Texan Steak Restaurant. Se chiedete al motel vi vengono a prendere gratuitamente con una limousine “cornuta”. Cosa si mangerà in questo ristorante? Naturalmente delle succulente bistecche. Il Ristorante è famoso per la possibilità di mangiare gratuitamente se si supera la prova di finire una bistecca da 2kg con tutti i contorni (insalata, patata al cartoccio, 3 gamberoni e una michetta) in 1 ora. Riprendiamo il viaggio “on the Road” con tappa obbligatoria al Cadillac Ranch che non ci ha però entusiasmato così tanto, dato che i turisti precedenti hanno lasciato tutte le loro bombolette spray vuote in giro per il campo lasciando così tutta l’installazione sporca. Di notte ha piovuto e attorno alle Cadillac c’è un lago di fango quindi chi volesse lasciare il suo segno con lo spray (da acquistare prima di arrivarci) in quel caso non avrebbe potuto farlo.

Ci fermiamo poi al Mid Café per la foto di rito a metà strada tra Chicago e Santa Monica, a esattamente 1139 miglia. La route 66 costeggia la I-40 e dato che non ci sono punti interessanti prendiamo quindi la soluzione più veloce. Entriamo in New Mexico ed il paesaggio cambia nuovamente, collinoso con arbusti, iniziando piano piano a salire di altitudine. Usciamo a Santa Rosa al Blue Hole, una piccola pozza naturale profonda 800ft. Ci si può tuffare e fare il bagno ma l’acqua è gelida. Continuiamo sulla route 66/US-84 fino a Romeroville nell’assoluto nulla. Riprendiamo la I-25 per l’ultimo tratto. Entrando in New Mexico guadagniamo un’ora, la lancetta va indietro così da essere a 8 ore di fuso. Le colline si stanno trasformando in montagne, i cespugli in piante. Arriviamo a Santa Fe a 2140 msm. La cittadina è molto carina. Ci facciamo un giro: Plaza, Cattedrale di S. Francesco, Chapel con la suo scala a chiocciola, il City Hall. Pranzo in un ristoranti in Piazza a base di tacos e burrito: eccezionali (per me assolutamente senza piccante). Alle 18 inizia un concerto nel parco centrale. La gente del posto arriva con le proprie sedie da campeggio, coperte, pic nic e si mette a ballare. Da questa parte del viaggio in poi abbandoniamo la route 66!

Abbiamo la giornata successiva a disposizione per gironzolare in New Mexico. Ci dirigiamo quindi verso Taos, superiamo la cittadina e raggiungiamo il famoso Rio Grande George Bridge. Questo ponte collega i due lati del Canyon con un salto di 240m. Ritorniamo a Taos per due passi e l’ennesimo buonissimo burrito. La cittadina è cara con molte gallerie d’arte. Rientriamo a Santa Fe prendendo una strada alternativa che sale e scende tra boschi e paesaggi naturali stupendi. Ci fermiamo così al Santuario di Chimayo, a quanto pare la Lourdes d’America. Si tratta di una chiesetta in Adobe molto graziosa e piccolina. All’interno una buca con della sabbia che se strofinata sulla parte malata può fare il miracolo di guarigione.

Si riparte da Santa Fe per una nuova avventura, nuovi paesaggi e un nuovo Stato. Il paesaggio è arido, tra montagne e canyon. Sottovalutiamo molto le distanze tra un paesino abitato e l’altro, anche fino a 50 miglia, rischiando quindi di rimanere senza benzina. Il paesaggio è magnifico tra conformazioni di rocce striate di colore rosso, bianco e grigio scuro. È un continuo cambiamento tra praterie a 2000 m di altezza. Entriamo in Colorado ed il tutto diventa “montagnoso”. Siamo sempre in altitudine e a Durango vediamo le prime piste da sci (naturalmente ad agosto senza neve). La prossima tappa e il parco nazionale di Mesa Verde. Una volta acquistato i biglietti per i tour (obbligatoria con guida) alla Balcony House e al Cliff Palace, ci mettiamo un’ora di auto per raggiungere il punto di partenza del Tour. Non ci sono parole: eccezionale e le guide sono molto simpatiche e professionali. Queste costruzioni sono raggiungibili tramite delle scale di legno ripidissime (se soffrite di vertigini, non siete “atletici”, o in forte sovrappeso non affrontate il percorso, è un consiglio che danno anche loro). Sono costruzioni fatte nel 1200 per non si sa quale motivo e non si sa neanche perché sono poi state abbandonate. La vista sul Canyon è magnifica. Il contrasto del sasso bianco, con il cielo azzurro ed il verde del bosco sono rilassanti e riempiono di pace.

Il giorno dopo, di nuovo in viaggio, tappa a Cortez per benzina e colazione per poi raggiungere il Four Corners Park dove si incontrano i quattro Stati: Colorado, New Mexico, Arizona e Utah (il “parco” è gestito dai Navajo e ti fanno pagare $5.- pp per fare una foto ad un pavimento). Passiamo dall’Arizona allo Utah dove faremo tappa a Mexican Hat. Passiamo il pomeriggio di relax in piscina in mezzo al nulla.

Il giorno dopo, pronti alla scoperta della Monument Valley. L’entrata vale per due giorni. Il visitors center è assolutamente inutile, in uno scantinato incustodito. Nel parcheggio ci sono i vari tours per visitare il Parco. Le possibilità sono: tragitto normale (possibile da fare anche individualmente con le auto) $90.- a persona (loro ti dicono in 1h30), oppure due percorsi più lunghi a $105.- oppure $120.- sempre per persona da percorrere in Jeep scoperti dove si mangia un sacco di polvere. C’è anche la possibilità di fare dei giri a cavallo, il costo varia in base al tempo, ma a mio parere a dei costi sproporzionati, in più il sole picchia, si arriva facilmente a superare i 35° quindi, optiamo per la soluzione più economica, cioè far tutto da noi il percorso di 17 miglia. Non ci sono parole, il paesaggio è magnifico, lo so mi ripeto, ma i colori, questi monoliti di roccia a perdita d’occhio in questa distesa di terra, sabbia ma anche di erba, con il cielo azzurro… ma quante foto avrò fatto. Ci mettiamo più di 2 ore (come fai a non fermarti ad ogni view point??). Il soggiorno a Mexican Hat è stata una scelta azzeccato anche perché arriviamo “da dietro” e percorriamo quindi la famosa strada in discesa della scena di “Forrest Gump”, quando decide di smettere di correre.

Il giorno dopo ci attende il tratto più lungo e pesante di tutta la vacanza, raggiungere Las Vegas. Partiamo prima dell’alba ed entriamo giusto per vedere spuntare il sole alla Monument Valley. Foto e foto di rito e poi via senza sosta fino a Sin City. Spostiamo indietro ancora di 1 ora l’orologio quindi la giornata sarà più lunga. Arriviamo stanchi a Las Vegas e andiamo subito all’ufficio per le licenze di matrimonio…eh sì, il finale della vacanza è a sorpresa. Il giorno dopo ci sposeremo! Quindi più di un’ora di colonna (se riuscite riempite il formulario online così passerete nella colonna express) usciamo tutti felici con il nostro certificato. Riprendiamo l’auto e andiamo a consegnarla all’aeroporto. Taxi e poi lasciamo le valigie al New York New York. Questa è la nostra ultima tappa del viaggio. Torniamo in questa pazza città dopo 9 anni e troviamo qualche nuovo albergo ma il fascino rimane sempre lo stesso. Passeremo tre giorni su e giù per lo Strip, dentro e fuori dai grandi alberghi (è inutile, il Paris ed il Venetian rimangono i nostri preferiti), tra le fontane che danzano alle note di Bocelli, alle luci di Freemont Street (raggiungibile con il bus in 30 minuti. Ps prendete il pass di 24 ore perché in due ore fate a mala pena a tempo di percorrere tutto il “corridoio” di luci), allo spettacolo mozzafiato di David Copperfield all’MGM. E poi sì, ci siamo sposati, io e lui, in una graziosissima Chapel (Graceland), con Elvis che mi ha accompagnato all’altare e Fabio lì ad aspettarmi. Il Pastore che ha celebrato la funzione in italiano ed il nostro “Sì lo voglio” che ci unisce, ora anche legalmente, per il resto della nuova vita, dopo 15 anni. Un nuovo capitolo, fatto sicuramente, anche, di nuovi viaggi! The End ☺

Ora un aiuto per chi desiderasse ripercorrere il nostro percorso con consigli e riflessioni:

Chicago – Hi Chicago Hostel (3 notti)

200 miglia per Springfield (Illonois) – Mansion View Inn

100 miglia per St. Louis – Indian Mound Motel

250 miglia per Springfiel (Missouri) – Ozark Inn

200 miglia per Tulsa – Sleep Inn and Suites Central

100 miglia per Oklahoma City – Howard Johnson Express

270 miglia per Amarillo – Travelodge (2 notti)

280 miglia per Santa Fe – Super 8 (2 notti)

240 miglia per Mancos – Country West Motel

150 miglia per Mexica Hat – Hat Rock Inn (2 notti)

– l’albergo più caro durante il viaggio ma a marzo/aprile nei dintorni non c’era già più niente di libero. Si è rilevata comunque un’ottima scelta. A 20 miglia dalla Monument con un distributore di benzina accanto dove acquistare cibo o altro. Camere grandi e pulite con frigo e microonde. Non sottovalutate la possibilità di avere una piscina. Le temperature ad agosto arrivano a 40°

450 miglia per Las Vegas – New York New York (3 notti)

Riflessioni così ad alta voce se dovessi rifare il viaggio:

– Cercare motel con piscina (le temperature sono arrivate facilmente a 40° gradi e oltre, quindi un bel bagno rinfrescante anche in una piccola pozza era rigenerante)

– Colazione compresa (spesso lo era anche se non indicata nella prenotazione. Chiaro si tratta di toast con burro e marmellata, caffè americano e succo d’arancio. Se siete “fortunati” waffle e qualche uova) in modo da non perdere tempo per ripartire nella ricerca di Starbucks o altri posti

– Eliminerei la tappa di Tulsa per raggiungere subito Oklahoma City

– Per visitare Mesa Verde ci sarei andata direttamente da Santa Fe per poi prenotare la notte magari a Cortez per “guadagnare” così 26 miglia (che sembrano poche ma quando se ne fanno così tante…)

– Ad Amarillo fare solo una notte (per quanto è stato piacevole passeggiare nel Canyon di Palo Duro)

– La Monument Valley la si visita anche in una mezza giornata, quindi sarei ripartita per evitare la tappa lunghissima fino a Las Vegas e magari aggiungere la visita in qualche altro parco). Provate a trovare una camera al The View, l’unico albergo all’interno del parco, anche se è caro, vi risparmia molti km e potrete godere delle luci del tramonto e dell’alba rimanendo solo una notte.

Noi abbiamo avuto tre settimane di tempo, quindi siamo riusciti a “spalmare” bene i km da fare e avere il tempo necessario per visitare (non ci piace il mordi e fuggi) ed avere anche dei momenti di dolce far niente e relax, in fin dei conti sono anche vacanze, no?

Buon viaggio!



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