Tour settembrino dalle Alpi ai Carpazi

Altro giro in moto nell'Europa dell'Est, con la Romania come destinazione principale
Scritto da: lucia59
tour settembrino dalle alpi ai carpazi
Partenza il: 01/09/2018
Ritorno il: 14/09/2018
Viaggiatori: 2

Anche quest’anno a settembre ci dirigiamo con la moto verso l’Europa dell’est, per scoprire altri paesi a noi sconosciuti. A dir la verità la parte di Romania che vogliamo esplorare è quella diciamo più turistica, ed in effetti nel corso del nostro giro incontreremo località veramente molto battute, sia dal turismo interno o dell’est, sia da quello proveniente dall’Europa occidentale.

1/9 – Le previsioni del tempo per il primo fine settimana di settembre non sono il massimo, ed invece partiamo da Bologna sotto il sole, e la cosa prosegue fin verso il confine con la Slovenia. A dir la verità siamo stati molto fortunati, nel senso che procedendo lungo l’autostrada ci siamo accorti che l’asfalto era bagnato, ed abbiamo quindi schivato la pioggia per poco. Meno fortunati siamo stati oltre confine, ma siamo comunque arrivati a Zagabria, la prima tappa che avevamo preventivato, senza troppi danni. Siamo arrivati all’albergo che avevamo prenotato con Booking, l’Art Hotel Like, posto vicino al centro (€ 97 circa con le tasse e compresa la colazione). Preso possesso della camera e tolti gli abiti da moto, ci siamo portati verso il centro della città, distante poche centinaia di metri. Non avevamo molto tempo a disposizione a dire la verità, e ci siamo limitati a visitare la zona attorno alla cattedrale e poi dirigerci alla ricerca di un ristorante perché era ormai ora di cena. È una città in cui ritornare, per approfondire la conoscenza delle sue attrattive.

2/9 – Oggi seconda tappa di avvicinamento alla Romania, passando dalla Serbia. Uscendo dalla Comunità Europea, ci troviamo alla frontiera croata-serba davanti al consueto spettacolo di km e km di camion in attesa di passare. Noi e le auto fortunatamente non dobbiamo metterci in fila e quindi l’attraversamento è stato tutto sommato abbastanza veloce. In compenso dall’altra parte, e quindi dalla Serbia verso la Croazia, la situazione è ben diversa: una fila mostruosa di auto che si muove a velocità di lumaca, sotto un sole forte. Ad un certo punto la pazienza di chi era in coda è cessata ed è cominciato un concerto di clacson che è durato almeno una decina di minuti. Dopo il cambio valutario abbiamo proseguito verso Novi Sad, la città che avevamo battezzato come seconda tappa. Anche qui avevamo prenotato da casa un hotel, un bell’albergo con un prezzo molto buono (Hotel President, circa € 100 con colazione e cena, a circa un km rispetto al centro). Anche qui una volta riposati ci siamo mossi verso il centro della città, piacevole e caratterizzato da un’architettura fine ottocento. Una targa posta all’esterno della grande sinagoga ci informava che l’architetto della stessa aveva progettato anche molti altri palazzi in città nello stile liberty ungherese. Dopo un giro e un aperitivo in un locale, siamo tornati in albergo dove abbiamo cenato, molto bene a dir la verità.

3/9 – Il terzo giorno avevamo in progetto di entrare in Romania, ma non avevamo fatto i conti con le strade secondarie serbe. Infatti dopo Novi Sad abbiamo proseguito in autostrada fin poco oltre Belgrado, poi siamo usciti seguendo le indicazioni per Pozarevac, con l’intenzione di seguire la strada principale e arrivare nel pomeriggio alle Porte di Ferro. Errore: la strada principale aveva il fondo molto sconnesso, e siamo stati costretti quindi ad andare con una velocità abbastanza bassa. La cosa buona è che abbiamo attraversato zone molto belle, con pochi insediamenti e ricca di foreste. Ad un certo punto, dopo una curva, una visione sorprendente: una enorme cava (credo di marmo o comunque materiale da costruzione) nei pressi della cittadina di Majdanpek, la più grande incontrata dall’uscita dell’autostrada. Per un attimo abbiamo pensato di fermarci li, ma era ancora molto presto, per cui abbiamo proseguito, confidando di trovare qualcosa nei centri che vedevamo indicati sulla cartina. Intanto il tempo stava peggiorando, e i centri abitati su cui facevamo affidamento erano semplici borghi di poche case allungati lungo la strada. Siamo infine arrivati a Negotin, cittadina anticipata da tanti cartelli che reclamizzavano un gran numero di alberghi. Dopo una ricerca non breve, abbiamo finalmente trovato sulla piazza principale uno di questi alberghi (più un’affittacamere a dire il vero) che ci ha messo a disposizione una stanza grande e pulita a soli 35 euro (pagata proprio in euro in contanti, e non in dinari). Su consiglio del gentilissimo proprietario, siamo andati a cena in un locale poco lontano, dove siamo stati inondati di cevapci (e fortuna che abbiamo preso la porzione piccola!). La scelta del piatto è stata poi quasi obbligata: il menu era solo in serbo (fortunatamente non in cirillico) e l’unica cosa che capivamo cosa fosse era appunto quella.

4/9 – Il mattino dopo, sotto un bel cielo azzurro (nella notte era piovuto) ci siamo mossi infine verso la meta del nostro viaggio, non prima di esserci fermati un paio di volte ad ammirare il Danubio, in quel punto ormai largo come un grande lago. Abbiamo passato la frontiera molto velocemente alle Porte di Ferro (è solo il nome del passaggio di frontiera, le vere Porte di Ferro con i resti del ponte di Traiano non li abbiamo visti) e abbiamo preso la strada che, passando per Craiova e Pitesti, ci avrebbe poi condotto in Transilvania. Abbiamo notato che le strade Romene sono molto migliorate, almeno quelle principali, e non ci sono più quegli orrendi solchi (provocati dai camion) che non rendono la vita facile ai motociclisti. Peraltro, il grande numero dei camion stessi rende la percorrenza abbastanza lenta, per cui poco prima di Pitesti ci siamo fermati in uno dei tanti hotel che si trovano lungo la strada (questo è un tre stelle nuovissimo che si chiama Ambiance e per circa 35 euro offre una grande camera e la colazione). A proposito di colazioni, negli ultimi due alberghi non c’era il buffet e i piatti arrivavano già fatti: prosciutto, formaggio, uova ecc… E va beh. Una nota ancora sulle strade: alla frontiera occorre pagare una vignette (come in altri paesi) anche se qui non è autostradale, visto che in Romania di autostrade ce ne sono pochissime. La cosa buona per noi è che le moto sono esentate da tale onere.

5/9 – La mattina dopo partiamo direzione Sibiu, da raggiungere tramite la famosa strada Transfagarasn, ritenuta una delle più spettacolari al mondo. Purtroppo non siamo stati fortunati col tempo, piovoso soprattutto nella prima parte. Prima di iniziare la salita ci fermiamo una decina di minuti a Curtea de Arges per ammirare la Chiesa Ortodossa di San Nicola (chiusa) poi sotto la pioggia iniziamo. La strada è molto lunga, ed in alcuni punti, quando si inerpica, vista dall’alto può ricordare vagamente qualche passo alpino, però a dir la verità non è che ci abbia impressionato particolarmente. Arrivati in cima a Balea Lac, dalla pioggia a intermittenza siamo passati al nebbione. Decisamente poco fortunati! Scesi, prima di arrivare a Sibiu ci siamo fermati a mangiare qualcosa in un ristorante (io ho provato la mamaliga, praticamente polenta con formaggio, adatta in una giornata come quella). Arrivati in città, siamo arrivati facilmente all’Hotel Parc, prenotato tramite Booking il giorno prima (circa € 106 due notti con colazione). Dopo esserci riposati un po’, all’ora di cena ci siamo incamminati verso il centro poco distante.

6/9 – Giornata dedicata alla visita di Sibiu, non molto grande per cui percorribile agevolmente a piedi. Il centro storico è caratterizzato da tre piazze, Grande (Mare), Piccola (Mica) e Huet, dove si trova l’edificio più imponente, la cattedrale luterana (bisognosa di restauri). La città, come del resto parecchie località della Transilvania, presenta una tripla denominazione, Sibiu appunto (romeno), Nagyszeben (ungherese) e Hermannstadt (tedesco), derivante da vicende storiche che hanno portato diverse popolazioni a convivere più o meno pacificamente nel territorio.

7/9 – Partenza per un’altra città, e cioè Brasov, con fermata intermedia al famoso castello di Bran. La strada per giungere al castello era oggetto di lavori di asfaltatura, per cui in pochi km occorreva fermarsi spesso ai semafori per far passare il traffico che andava nell’altra direzione. Giunti alla località di Bran, era già ora di pranzo per cui siamo andati a mangiare qualcosa, poi ci siamo immersi nella folla, abbiamo fatto il biglietto (abbastanza caro) e siamo entrati. Dico la verità? Di castelli in vita mia ne ho visti tanti, più o meno belli e interessanti, di questo non capisco il perché sia tanto famoso, oppure capisco bene che l’industria turistica l’ha associato a Dracula Vlad Tepes e tutto il resto (falso storico fra l’altro), insomma non ci è piaciuto molto. A questo punto siamo andati a Brasov, dove avevamo già prenotato il giorno prima una stanza all’Hotel Drachenhaus (l’albergo dove abbiamo alloggiato in Romania più caro, per due notti € 180 con colazione, però veramente molto bello). Ci hanno fatto parcheggiare la moto all’interno della corte senza alcun sovrapprezzo.

8/9 – Giornata dedicata alla visita di Brasov (Brassò in ungherese, Kronstadt in tedesco), città circondata da montagne, su una di queste hanno installato la scritta Brasov in lettere enormi e bianche, insomma come a Hollywood. Il monumento principale della città è la Biserica Negra (pietra scurita a causa di un incendio), chiesa protestante che ha sicuramente bisogno di urgenti restauri. Abbiamo poi girato nella piazza principale e siamo entrati in una piccola chiesa ortodossa (pochi attimi, in quanto era in corso una funzione). Dopo avere sostato in un bel giardino, abbiamo adocchiato su una collina non molto alta una fortezza, per cui ci siamo incamminati e, giunti al portone del castello, abbiamo visto che era chiuso. In effetti, camminando intorno al perimetro delle mura, ci siamo resi conto che il monumento era un po’ malmesso e a intervalli regolari un cartello avvertiva della caduta di qualcosa (pietre o intonaco, non abbiamo capito). Dopo una breve pausa pranzo con un panino, abbiamo visitato poi le antiche mura, di cui si conservano alcuni tratti, vista la sinagoga (dall’esterno) e poi ci siamo incamminati un po’ fuori dal centro. Volevamo prendere la teleferica per arrivare in cima alla collina (quella della scritta) ma la fila in attesa ci ha scoraggiati.

9/9 – La destinazione finale della giornata è la città di Sighisoara, con un paio di fermate intermedie per visitare chiese sassoni fortificate (luterane). La strada è piacevole e varia, con salite e discese. Ad un certo punto abbiamo notato in cima a una collina, nei pressi della località di Rupea, un castello, per cui abbiamo pensato, anche per spezzare un po’ il viaggio, di fermarci un po. In effetti non siamo entrati, abbiamo sostato un po’ nel parcheggio facendo qualche foto, poi studiando la cartina abbiamo visto che la località di Viscri, nostra prossima meta, era abbastanza vicina, percorrendo una strada secondaria. Raggiunto il paese di Dacia, per proseguire occorre imboccare una strada sterrata di circa 7/8 km, destinata a breve ad essere asfaltata. Giunti finalmente a Viscri (sito Unesco), si è presentata una scena di altri tempi: a parte qualche rara automobile, il villaggio è composto da una strada sterrata da cui si dipartono altre stradine, casine di colori pastello (belle soprattutto quelle azzurre) e animali da cortile in strada (galline, oche, ecc…). Abbiamo letto che oramai in questi villaggi gli abitanti sassoni sono pochissimi, ed il loro posto è stato preso da popolazioni rom. Percorrendo una stradina in salita, siamo giunti alla chiesa fortificata, contemporaneamente ad un prete alto ed abbigliato con un lungo mantello, il quale ci ha salutato con un “guten Morgen”. Nel frattempo, all’ingresso della chiesa tre signore suonavano tre campane, chiamando i fedeli alla funzione, ragione per cui non abbiamo potuto entrare purtroppo. Dopo aver chiacchierato un po’ con una coppia di turisti italiani, abbiamo deciso di non attendere e proseguire il viaggio. Dopo aver percorso ancora un lungo tratto sterrato, finalmente la strada è migliorata e, dopo aver attraversato Sighisoara, siamo a arrivati a Biertan (anche questo sito Unesco), distante una trentina di Km. Dopo mangiato, siamo entrati per ammirare questa seconda chiesa fortificata, stavolta finalmente aperta. Ritornati infine a Sighisoara, abbiamo raggiunto l’albergo Vila Franka, anche questo prenotato il giorno prima (€ 127 due notti con colazione). La camera è molto carina, pulita e ben tenuta, con una bella vista sul sovrastante centro antico. La sera abbiamo cenato poco lontano, riservando la salita al centro storico per il giorno dopo.

10/9 – Giornata dedicata al bel centro storico di Sighisoara (Segesvar in ungherese, Schassburg in tedesco), che abbiamo girato in lungo e in largo. Molto bella la Torre dell’Orologio (un po’ il simbolo della città), interessante la scala in legno coperta (mi pare risalente al ‘600 circa) che porta in cima ad una collina, dove sorge l’ennesima chiesa sassone fortificata. Accanto, sorge anche una scuola superiore: quando siamo saliti l’abbiamo fatto insieme ad una marea di studenti/studentesse, e da quel che abbiamo capito era il primo giorno di scuola. A pranzo abbiamo provato una zuppa di verdura presentata non in un piatto normale, ma in una grande pagnotta a cui era stata tolta buona parte della mollica.

11/9 – Dopo Sighisoara, non ci resta che girarsi verso ovest e con calma prendere la strada verso casa. Fra le diverse opzioni, scegliamo di puntare verso una città sconosciuta, e cioè Oradea, e da qui passare in Ungheria. Oradea (Nagyvarad in ungherese, Grosswardein in tedesco) ha la particolarità di avere il centro caratterizzato da palazzi in stile liberty (o art-nouveau), alcuni ancora decisamente da sistemare, altri già restaurati e veramente splendidi. La nostra visita è stata un po’ veloce, sicuramente dovesse capitare di ripassare, la città merita di essere vista in modo più approfondito. Per dormire abbiamo trovato posto al Continental Forum (€ 54,00 circa con colazione), uno di quegli alberghi grandissimi e moderni con una hall che fa immaginare chissà che, ma con la camera piena di pecche (in modo particolare in bagno). Niente di catastrofico, e poi ci siamo fermati solo una notte.

12/9 – Partiti da Oradea e superata la frontiera con l’Ungheria (non prima di aver acquistato il contrassegno autostradale, che qui non è rappresentato da un adesivo ma dalla registrazione dei dati e controllo tramite telecamere), abbiamo puntato verso Budapest e da qui verso il Balaton. Visto che ci eravamo passati anche lo scorso anno e ci era piaciuta, decidiamo di fermarci ancora presso la località di Balatonfured, dove ci fermiamo presso l’hotel Blaha Lujza (non eccezionale la camera a noi riservata, prezzo circa € 74,00 con colazione). Approfittando della bella giornata, facciamo una passeggiata sul lungolago.

13/9 – Dal Balaton potremmo in realtà arrivare agevolmente fino a casa, ma visto che abbiamo ancora un po’ di tempo, decidiamo di fermarci dalle parti di Trieste, ed esattamente a Sistiana presso l’Hotel ai Sette Nani (€ 90,00 camera più colazione) dove abbiamo anche cenato presso il ristorante collegato, a base di pesce.

14/9 – Fine del viaggio, con tragitto autostradale da Sistiana a Bologna.



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