Karpathos e Rodi

Due isole diverse e complementari
Scritto da: artemisia59
karpathos e rodi
Partenza il: 16/07/2019
Ritorno il: 30/07/2019
Viaggiatori: 2

La splendida Città Vecchia di Rodi
16 luglio 2019

Atterriamo all’aeroporto Diagoras di Rodi in perfetto orario. Pronto all’esterno,c’è il bus pubblico per Rodi Town, che impiega circa 40 minuti di piacevole percorso al costo di 4 euro.

A mezzogiorno siamo già arrivati, e abbiamo tutta la giornata per girare un po’ la splendida Città Vecchia di Rodi. Stasera alle 20 avremo il traghetto della Aegeon Pelagos per Diafani (Karpathos nord). Le tratte non sono giornaliere e gli orari non sempre comodi, per cui abbiamo dovuto giostrare un po’ nell’organizzazione del viaggio.

Scendiamo dal bus a pochi passi dall’antico Mercato del Pesce, un’area ad oggi occupata principalmente da una marea di negozi di souvenir e ristoranti. Approfittiamo di un ristorante per liberarci immediatamente dei bagagli: chiediamo semplicemente di poterli posare, con l’intento di pranzare lì più tardi, ma non è nemmeno necessario specificarlo. Iniziamo una breve perlustrazione della zona, che già ci appare in tutta la sua intrigante bellezza. Immaginavo la città di Rodi interessante, ma sarò davvero stupita della sua magnificenza. Prima forse è meglio rifocillarci; fame e sete si fanno sentire, alimentate anche dagli odori così familiari e così amati: come sempre il primo pranzo greco è il più desiderato e il più appagante. E’ il pranzo del ritorno a casa. Ci alziamo un po’ barcollanti (troppa birra?), chiediamo di nuovo di lasciare i bagagli dove si trovano, e si inizia un giro nel Medioevo. Percorriamo le Mura quasi per intero, quindi iniziamo ad inoltrarci per le strade pavimentate o acciottolate, una più sorprendente dell’altra. Nella parte Ovest della Città, il Quartiere Turco è un vero gioiello, profumato di spezie e con i colorati tappeti in esposizione, con le vie che culminano in piazze ornate ognuna da una fontana. Qui si stabilirono gli ottomani durante la dominazione, sfollando gli abitanti greci nella parte nuova della città. Tutte le strade del quartiere turco, convergono nell’incantevole Platia Ippokratus. Ma non mancano altre piazze altrettanto belle e più nascoste, ognuna con l’immancabile fontana al centro.

In questa mezza giornata, non possiamo fare a meno di visitare all’interno almeno il Palazzo del Gran Maestro, percorrendo la via più iconica di Rodi: la Ippotòn, che sale diritta tra gli edifici gotici che custodiscono gli Ospedali dei Cavalieri. Si tratta di luoghi di ricovero (sorta di alberghi) per i Cavalieri delle varie nazionalità. Tutta questa severa sobrietà, anche all’interno degli edifici, di sicuro contrasta con i quartieri quasi simili a sinuose medine, che abbiamo percorso finora.

Per oggi dobbiamo accontentarci, visto che dobbiamo ancora informarci sul Porto di partenza del nostro traghetto. Ora ci riposiamo nel Parco Christoforou vista mare e continueremo la visita l’ultimo giorno prima di ripartire per l’Italia.

Il Porto di Mandraki (quello per intenderci dove ci sono le due colonne sormontate dai cervi Elafos ed Elafina)) è destinato alle imbarcazioni turistiche e da pesca. Più avanti c’è la Porta della Marina, e da quel gate partono solo i traghetti e i catamarani della Dodekanisos .Proseguiamo e arriviamo al Porto principale, dove ormeggiano le navi da crociera e le Anek per altre isole: ci facciamo stampare i biglietti, ma la banchina non è nemmeno quella. Così siamo costretti a rimetterci in cammino per un altro paio di km costeggiando il mare, fino all’imbarco più lontano di tutti. Una bella sfacchinata con gli zaini. Meglio saperlo prima e prendere un taxi o il bus.

Ci riposiamo sul ponte di poppa della nave semi vuota, aspettando un tramonto divino e poi una luna piena luminosissima, su un mare calmo come l’olio. Il vecchio traghetto impiega circa 5 ore, sbuffando e scricchiolando; 5 ore piacevolissime, passate mangiando e meditando sulla gioia e il senso di libertà che stiamo vivendo.

All’una di notte si sbarca a Diafani, un porticciolo nel nulla, dove scendiamo solo noi ed altri due turisti. Mi piace pensare al traghetto che continua il suo viaggio nel buio dell’Egeo, per arrivare fino a Creta.

Dopo pochi metri, una yiayià (nonna greca) ci ha già individuati: senza bisogno di interpellarla, ci fa segno di girare a sinistra, dove troveremo il nostro Anesis studios. Incredibile il passa parola paesano.

Diafani
17 luglio 

turistipercaso

 

Mi alzo molto presto ed esco velocemente dalla camera. Pochi passi in discesa e sono in riva al mare. Questo è il paese: qualche taverna, un agglomerato di case, niente altro; ma tutta la pace del mondo. Mi siedo su una panchina scrostata, quelle panchine di cemento con dipinta la bandiera greca, e guardo il mare, che, nonostante il sole inizi a farsi strada tra le nuvole, ha il colore metallico residuo di giorni e giorni di tempo cattivo. Momento perfetto in perfetta solitudine.

Cerco un panificio per comprare qualche dolce fresco per colazione; chiedo, ma non ci sono panifici. Incredula, mi accontento di qualcosa di confezionato in un piccolo market già aperto a quest’ora. Non c’è altro in paese, come non c’è un benzinaio o non c’è un noleggiatore, o non esiste un negozio di souvenir. Un paese con i piedi nell’acqua, dove ci si accontenta del suono del mare e dei saluti che nessuno ti nega.

Dopo la colazione sul nostro terrazzino, rigorosamente vista mare, iniziamo la giornata. Abbiamo programmato questi pochi giorni a Diafani facendo uso solo delle nostre gambe, e al massimo il bus per arrivare a Olympos. Per le spiagge ci sono sostanzialmente due sentieri: uno verso nord e uno verso sud. Basta seguire la costa. Stamattina si va verso nord, per la spiaggia di Agios Minas. Per prendere il sentiero è necessario allontanarsi un poco dal mare, salendo appena all’interno del paese, ma il sentiero è segnalato, e in ogni caso basta chiedere. E’ una bella passeggiata, che può essere percorsa sia sulla strada brecciata carrozzabile, che sul sentierino in mezzo ai pini. La spiaggia è raccolta e deserta. Peccato che il brutto tempo dei giorni passati abbia lasciato molti residui nell’insenatura. Conviene salire fino alla chiesetta bianca di Agios Minas sulla sinistra, per avere una bella panoramica.

Oggi pomeriggio,ma non tutti i giorni, c’è il bus che sale da Diafani al paese tradizionale di Olympos. L’idea è fare in bus la salita di circa 8 km, e poi scendere a piedi.

Il villaggio di Olympos è una meta imprescindibile in un viaggio a Karpathos. La posizione delle case colorate ad anfiteatro, sulla sommità della collina, con il mare alle spalle e la vallata che scende verso Diafani, è più che scenografica.

Camminare tra quelle stradine in pietra, con le signore ancora in abiti tradizionali , è una sensazione bellissima. A Karpathos, e particolarmente nella zona nord, troverete moltissime donne anziane ancora con i bellissimi costumi e i particolari e colorati copricapi, e non certo solo in posa per i turisti.

Dopo il nostro giro per il paese, dobbiamo rientrare a Diafani a piedi, Sarebbe semplice prendere la strada asfaltata che ha fatto il bus, ma pensiamo invece di poter accorciare attraverso un sentiero; idea che si rivelerà una scelta scellerata. Incontriamo di tutto: dal fiumiciattolo da guadare, alle pietre sconnesse, alle interruzioni, ai tunnel da attraversare. Ci chiediamo spesso se non siamo sulla strada sbagliata, ma seppure quasi impraticabile, il sentiero è segnalato.

In sostanza impieghiamo 3 ore anziché l’ora e 30 che avremmo impiegato sulla strada provinciale, pure bagnati e infangati, e con le scarpe praticamente sfondate. Le solite volpi…

Ritorniamo a dir poco affamati, e scegliamo una delle 4 taverne sul piccolo lungomare. Credo che una valga l’altra, per buon cibo e accoglienza.

18 luglio – Diafani

Dal piccolo approdo si possono prendere le imbarcazioni che vanno all’isola disabitata di Sarìa, con una gita giornaliera. Ma noi preferiamo continuare le nostre camminate, anche perché verso quella direzione il mare è mosso e le barche piuttosto piccole.

Se ieri siamo andati verso nord, oggi ci dirigiamo a sud, continuando la strada che sale dietro il porto e costeggia il mare. Anche qui è possibile camminare semplicemente sulla brecciata carrozzabile, oppure deviare lungo un sentiero più impegnativo, che sale e scende in mezzo alla vegetazione. Non è possibile in ogni caso perdersi. La nostra meta è la spiaggia di Papa Minas, a circa 4 km, ma durante il percorso faremo qualche deviazione verso calette più o meno difficili da raggiungere:

Papa Minas è riconoscibile dalle particolari torrette di sassi sulla riva, e vi si può arrivare fino al bagnasciuga anche in auto. A piedi si può prendere dall’alto la scorciatoia tra gli alberi. Anche questa spiaggia meravigliosa, oggi è solo per noi.

Trascorriamo così una piacevolissima e tranquilla giornata: nessuna presenza umana in nessuna delle spiagge. Giornata che non può che finire al tavolo della solita taverna, con vista sul placido, piccolo lungomare.

Stasera ci rendiamo conto di quanto ci siamo innamorati di Diafani, un paesino da nulla, sulla punta estrema di un’isola persa nell’Egeo. Capiamo chi torna ogni anno e chi non è mai andato via.

19 luglio

Oggi pomeriggio avremo il bus per Pigadia, il capoluogo turistico dell’isola, e ancora non sappiamo quanto sarà diversa da questo angolo di paradiso.

Già nostalgici per la partenza, ci godiamo l’ultima mattinata semplicemente sulla spiaggia dietro il porto, anch’essa bellissima, ghiaiosa, e, naturalmente, deserta.

Tornando in paese, poco dopo il porto, c’è un piccolo locale dove di solito ci fermiamo per la sosta pranzo. La signora ci offre quello che ha, ma sempre delizioso: insalate, formaggi, pane, olive. Dall’altra parte della strada ha qualche ombrellone, che, se vogliamo, possiamo occupare senza problemi. Qui si fermano gli anziani a chiacchierare per ore, le donne che portano le novità, e anche qualche turista originale. Come un signore inglese, musicista, che si siede vicino a noi e ci racconta di come ormai da 20 anni trascorra qui metà dell’anno, suonando e partecipando alla vita isolana . Ci invita anche ad una festa in spiaggia per la domenica successiva, festa a cui non potremo purtroppo partecipare. Questo spuntino ci porterà via un paio di ore: non riusciamo a staccarci dalle sedie e non riusciamo a staccare gli occhi da un uomo anziano, che, seduto sulla riva e vestito di tutto punto, con la calma di chi può disporre senza avarizia del proprio tempo, sta riparando con perizia delle girandole segnavento fatte di legnetti, di certo raccolti dal mare. Sarà un vecchio pescatore, uno di quelli che ha passato la vita sulle barche, chissà quanto lontano. A pochi passi, il monumento all’attesa delle donne (una statua di donna che scruta il mare) simboleggia la storia senza tempo di quest’isola .

Alle 15.30 parte il nostro bus (lo stesso che abbiamo preso due giorni addietro per Olympos), ma stavolta arriveremo fino al capolinea di Pigadia. Dal finestrino non possiamo che ammirare le vedute da cartolina che si susseguono fino alla meta.

Con l’autobus ci vogliono diverse ore per arrivare a Pigadia, con una lunga sequenza di fermate e deviazioni, ma si inizia così ad avere una bella panoramica dell’isola. Si inizia a capire che è come se le isole fossero due, divise dalla lunga strada dorsale che porta da nord a sud: due diverse morfologie, diverso il mare, diversi il carattere e la densità turistica.

Scendiamo infine nel centro di Pigadia, e siamo già disorientati dalla quantità di traffico e di turisti.

La cittadina è indubbiamente bella, ma la confusione ci pare decisamente eccessiva. Proprio un altro mondo rispetto a Diafani.

Prendiamo possesso del nostro grande appartamento al Blue Sky Apartaments; posizione centrale tra due supermercati e un grande parcheggio, a due passi dal porto e dal passeggio serale. Ma, col senno di poi, è stato un errore non alloggiare nella zona più alta del paese che, sebbene un po’ scomoda per la salita, offre una bella vista sul mare, un clima più arieggiato e soprattutto più silenzio. La nostra posizione invece risulta davvero rumorosa fino a notte altissima.

20 luglio – A sud di Pigadia, versante est

Prendiamo a noleggio uno scooter 200, e partiamo alla scoperta delle spiagge di Karpathos. Il noleggiatore inizia a segnare sulla mappa quelle visitabili, raccomandandoci di non percorrere strade non indicate da lui, ma naturalmente non sempre saremo così ligi. I benzinai sull’isola sono solo 3, tutti in zona tra Pigadia e l’aeroporto.

Prima destinazione la zona di Amoopi, con le tre spiagge in sequenza: Pera Ammos, Golden Beach, Small Amoopi . Si riempiono velocemente, ma vale la pena fare un sacrificio ed andarci al mattino presto. Vere piscine naturali.

Continuando sempre verso sud, si può poi prendere la bella strada pedonale, affacciata su un mare con tonalità di azzurro indimenticabili.

La sabbia ora cede il posto a ghiaia e sassi, come a Fokia beach. Ma poi la ghiaia ancora fa posto alla sabbia, fino alla punta estrema verso l’aeroporto, in un susseguirsi di spiagge una più bella dell’altra, e una più ventosa dell’altra. Poche isole hanno un mare straordinario come quello di Karpathos! E proprio vicino all’aeroporto, c’è secondo me la spiaggia più fantastica dell’isola: Diakoftis. Sulla nostra cartina era stata cancellata dal noleggiatore per via dello sterrato, che invece si rivelerà molto semplice. Un paio di km su ghiaia, in cui basta semplicemente andare piano. Ma per nessun motivo bisogna rinunciare a questa spiaggia meravigliosa di sabbia bianca e fine; una visione caraibica, divisa in due da un piccolo promontorio. E su quel promontorio consiglio di passeggiare tra le dune e la vegetazione scossa dal vento.

La giornata di mare non poteva finire meglio, e, tornati a Pigadia, ci prepariamo a subire il fitto passeggio per la scelta del ristorante. Ma anche nella turistica Pigadia, se avete voglia di solitudine, c’è uno strano posto dove aspettare il tramonto: basta salire le scale a ridosso del porto, e ci si trova dietro il cimitero che affaccia sul mare. Niente di macabro: i cimiteri greci in simili posizioni, ispirano solo serenità. Tra le croci, la sagoma del traghetto in arrivo, con la sua scia di fumo.

21 luglio – A nord di Pigadia, versante est

Oggi la nostra esplorazione procede a nord di Pigadia, su una buona strada da cui poi dipartono le deviazioni a serpentone per le spiagge. Ed anche oggi resteremo incantati. A cominciare da Achata beach, di ghiaia e sabbia, insenatura tra due imponenti speroni di roccia. Ma è solo un crescendo, perchè poi ci aspetta Kyra Panagia, e quindi Apella, in parte rocciosa ed in parte sabbiosa ed attrezzata, con vari accessi e con lettini anche sotto la confinante pineta. Il colore e la trasparenza dell’acqua sono stratosferici. Aggiungo che la strada che porta a queste spiagge, è meravigliosamente panoramica, con squarci di azzurro e di verde da togliere il fiato.

Continuiamo ancora a nord fino al piccolo borgo di Agios Nikolaos, scendendo con una tortuosa deviazione, abbastanza difficoltosa per via del vento che ora si è alzato. Conviene portare qualcosa di pesante per la sera, specie se si è in scooter.

Stasera per cena ci allontaniamo un po’ dal centro, sulla statale parallela al lungomare nord, cenando alla taverna Pelagos. Buona, mediamente più cara, ma con musica tradizionale dal vivo.

22 luglio – Di nuovo al nord

L’estremo nord di Karpathos con la sua tranquillità agreste ci manca troppo. La strada di 50 km è lunga con lo scooter, ma fattibile. Molto velocemente, visto che non dobbiamo scendere i tornanti verso le varie spiagge, percorriamo la strada che appena ieri abbiamo percorso, ma poi, superato il bivio per Agios Nikolaos continuiamo ancora verso nord, lungo l’unica strada alta tra le montagne e il mare. Percorso stupendo,di quelli che ti fanno sentire padrone del mondo, anche se reso pesante dal vento, e un po’ pericoloso per le numerose frane presenti sulla carreggiata. In realtà anche lungo questa strada vi sono deviazioni per spiagge meritevoli, ma i percorsi, oltre ad essere sterrati, sono troppo in pendenza per lo scooter. Probabilmente sono anche fattibili, ma il driver preferisce non trovarsi in difficoltà e quindi soprassediamo a malincuore. La nostra destinazione è il villaggio di Avlona, a sinistra superata Olympos (a destra si torna a Diafani). Avlona non è neppure un villaggio, ma un agglomerato di case tra i campi. Non manca pero’ un piccolo ristorante casalingo, al cui esterno la signora sta cuocendo il pane. La nostra meta è la spiaggia di Vroukounda, raggiungibile con un pesante sentiero assolato, principalmente di gradoni sconnessi in pietra. La particolarità è la chiesa che si trova alla fine del sentiero a strapiombo sul mare: la chiesa sotterranea di Agios Ioannis

Probabilmente rifugio dalle incursioni, oggi riparo dalla calura profumato di incenso. Quando pian piano gli occhi si abituano al buio, compaiono pitture, icone, altari, candele. Un piccolo commovente mondo votivo.

Troviamo la spiaggia sconquassata dalle mareggiate: qui a nord il vento soffia forte, e facciamo un veloce bagno tra le onde e le correnti che ci trascinano pericolosamente. La nostra compagnia saranno due ragazzi incontrati durante il tragitto, e due simpaticissimi asinelli che ci hanno accompagnati. Quando poi offriamo agli animali i nostri biscotti, non ci lasceranno nemmeno al ritorno e ci indicheranno la strada .

Distrutti dalla salita, sarà un vero piacere fermarci alla taverna Avlona, dove mangeremo i prodotti della campagna dei proprietari, accompagnati da quel pane che era prima nel forno.

Il ritorno sarà all’insegna del vento e del freddo, che spariranno solo in vista della riparata Pigadia. Stasera ci rifocilleremo con una grigliata gigante di carne e patate, in un’ottima souvlakeria gestita da ragazzi, che non abbandoneremo nemmeno la sera seguente.

23 luglio – Ovest

Oggi affrontiamo il settore a Ovest di Pigadia, ripercorrendo pero’ tutto il perimetro fino all’aeroporto, e poi risalendo verso Ovest, lungo una strada sterrata che arriva alla spiaggia di Agios Nikolaos (che non c’entra niente con il paese di Agios Nikolaos, a nord-est, visitato l’altro giorno) .Lo sterrato non è eccellente, e tutto sommato non vale la pena percorrerlo, perchè le spiagge che si incontrano in questa decina di km sono poche, scomode e ventose. Molte le roulotte in campeggio libero, specie di tedeschi.

Agios Nikolaos è una spiaggia scenografica, a cui si accede scendendo a piedi tra due ali di roccia rossa, friabile e utile per impiastricciarsi di fanghiglia.

Scendendo con il bus da Diafani a Pigadia, eravamo rimasti colpiti dal trasparentissimo mare di Lefkos, ed ora non possiamo che dirigerci lì. La strada, come sempre priva di traffico, è un susseguirsi di panorami da cartolina.

Ed eccoci a Lefkos, forse la spiaggia più affollata di Karpathos. Nonostante ciò, più di un bagno non ce lo leva nessuno.

In realtà le spiagge sono due: la più centrale è una vera e propria piscina, con sabbia fine, riparatissima, attrezzata e contornata da una quantità di ristoranti

Poco più avanti, superato l’istmo, la parte meno affollata, lunga e ventosa.

Altra spiaggia in zona, appena più a sud, è quella di Potamos, con grandi onde e battigia di sassi.

Finisce con un ultimo bagno qui la nostra scoperta delle spiagge di Karpathos, una diversa dall’altra, ognuna a suo modo fantastica. Resta per me tra le isole con il mare più bello.

Sulla via del ritorno, prima di scendere nel golfo dove è accovacciata Pigadia, facciamo una sosta al paese tradizionale di Menetès, tra le case colorate, le chiese, i profumi di dolci e di pane, e la splendida veduta sull’intera vallata. Capiamo da uno sguardo e dagli odori speziati, che sarebbe interessante cenare qui. Vi sono invitanti taverne, ma anche case dove si può mangiare semplicemente prenotandosi.

Invece, ancora zuppi e infreddoliti dal bagno a Potamos, preferiamo dirigerci alla rassicurante Pigadia, dove è anche tempo di riconsegnare lo scooter.

Tra i turisti e le luci del porto, trascorriamo la nostra ultima serata

24 luglio – Rodi

Il traghetto della Blue Star parte più o meno puntuale per la nostra traversata verso Rodi. Superato il porto di Kassos (che mi conquisterà già dal ponte del traghetto) sarà per me una traversata difficile, per via del mare mosso.

Arriviamo a Rodi alla meno peggio, ma non abbiamo ancora un mezzo di trasporto. Avremmo voluto anche qui un mezzo a due ruote, ma poi, considerando pro e contro, ci pieghiamo alla scelta di un’auto.Scelta che si rivelerà azzeccata. Appena fuori dal porto, solo attraversando la strada, c’è l’agenzia Alexander, dove un serio e simpatico ragazzo ci noleggia una Panda nuovissima a 180 euro per 6 giorni, due guidatori e assicurazione tutto compreso.

Abbiamo prenotato uno studios ad Agathi, al centro-est dell’isola. Posizione comodissima e alloggio da consigliare a chi vuole stare in piena tranquillità.

Dalla veloce strada provinciale che scende da Rodi Town, si prende il bivio per Haraki. Dopo pochi km la strada si biforca: diritti si arriva al paese di Haraki, mentre sulla sinistra si va verso il Castello di Feraklos e la spiaggia di Agathi. Il nostro studios, l’Agathi Studios, è proprio all’inizio della biforcazione. Camera molto grande e dotata di tutto, terrazino spazioso che guarda verso il castello diroccato che si illumina nel buio. Il silenzio è interrotto solo dal frinire dei grilli e delle cicale, e dal belare delle capre. Il paese di Haraki, delizioso e tranquillo borgo di pescatori denso di ottime taverne, è ad un paio di km.

Stasera ci fermiamo a cena sulla strada per Haraki, a poca distanza dallo studios, alla taverna Zografòs, che avevamo notato a fianco del piccolo market dove abbiamo fatto provviste. Decisamente ottima. Consiglio anche la birra locale Zythos, che, almeno, non è stata venduta alle multinazionali.

25 luglio

La nostra perlustrazione non può che iniziare da Lindos, il bianco paese dominato dalle mura della Fortezza dei Cavalieri e, più in alto, dalla famosa Acropoli. La stratificazione dei periodi storici, così ben visibile già dalla panoramica della città, crea un colpo d’occhio di sicuro effetto.

Bisogna pero’ arrivare presto: Lindos è letteralmente presa d’assalto dalla bolgia turistica. Anche il parcheggio, sebbene ne esista uno enorme sulla strada principale, può essere difficile. Si raccomandano scarpe adatte per salire all’Acropoli, in quanto il fondo dei gradoni è molto scivoloso. La fila può essere incredibilmente lunga,ed è tutta sotto il sole. Infatti noi abbiamo preferito desistere, ma il panorama a volo d’uccello è spettacolare, e si può godere anche semplicemente superando la fila e l’ingresso dell’Acropoli, e proseguendo oltre gli asinelli parcheggiati. Si aggira il promontorio, e si ha una vista superba e quasi solitaria sul mare, con le rovine in alto alle vostre spalle.

Ripresa l’auto, facciamo una sosta rinfrescante alla piccola spiaggia di Pefkos, con acqua bassa, calda, tranquilla, cristallina.

Dopo Karpathos, dove ci siamo saziati di meravigliose spiagge, non siamo particolarmente avidi di mare, ma piuttosto di paesaggi particolari. E tra questi non può mancare quello di Prassonissi, dove un lembo di terra culminante nell’isoletta di Prassonissi, divide il mare in due spiagge ventose. L’acqua è gelida, e nel vento tagliente di sabbia, centinaia di colorate vele da kite si innalzano, volano, saltano e planano sull’acqua.

Tornati al nostro studios ad Agathi, prima di cena facciamo una breve passeggiata fino alle rovine della fortezza di Feraklos. Salire in cima è faticoso, lungo le pietre sconnesse di una scalinata ormai cancellata dal tempo. Da qui si ha una bella vista sul mare e sul paese di Haraki, che raggiungiamo poi con una scorciatoia attraverso i campi, in tempo per l’ultimo bagno al tramonto, e la cena in una delle tante taverne sul piccolo lungomare.

26 luglio

La prima tappa odierna sono le Terme di Kallithea. La costruzione in stile orientale eclettico, è del periodo dell’occupazione italiana, ma le sorgenti termali qui presenti, erano conosciute fin dai tempi dell’imperatore Tiberio, in esilio volontario sull’isola di Rodi (…) .Bombardato durante la seconda guerra mondiale, il Sito è stato restaurato e riaperto solo nel 2007.

Al centro del complesso vi è una minuscola spiaggia termale, i cui ombrelloni vengono presi d’assalto già alle prime ore del mattino, ed è inutile dire, che dopo una visita, comprendente anche l’ interessante piccolo museo fotografico, abbiamo cambiato aria.

Torniamo verso sud, con l’idea di vedere la famosa spiaggia di Anthony Quinn, il fiore all’occhiello di Rodi. Forse anni e anni fa o forse prima dell’alba, perché lo spettacolo che ci si presenta, dopo un difficoltosissimo parcheggio, è quello di un buco tra le rocce, con ombrelloni nei posti più impensabili, tra gonfiabili di ogni genere, barche che lanciano turisti, e bagnanti che fanno praticamente a botte. La fuga ancora una volta è d’obbligo.

Ripariamo infine, con la voglia sempre più impellente, in questa giornata torrida, di un bagno tonificante e rinfrescante, alla grande spiaggia di Afandou, nel suo lungo tratto libero.

Proseguendo ancora a sud, in zona Archangelos, scendiamo lungo la strada tortuosa e panoramica che porta al tranquillo borgo di Stegna. Fondale di sabbia ghiaiosa e degradante, acqua calmissima, pochi ombrelloni, ed è d’obbligo l’ultimo bagno della giornata.

Stasera ancora cena ad Haraki con la vista del castello illuminato. La fortezza di Feraklos è l’immagine che per prima mi viene in mente se penso all’isola di Rodi. L’isola delle Fortezze e dei Cavalieri, dominata e difesa su tutte le alture da questi Castelli ora in rovina, alcuni famosi altri meno. Eppure qui, questa sagoma che è la prima ad apparirci al mattino e l’ultima a scomparire, mi fa sentire forte la presenza del nobile Ordine dei Cavalieri, persi nella notte dei tempi. Prima di prendere sonno, nel mio letto, penso con un brivido alle loro ombre che cavalcano nel buio.

27 luglio – verso l’interno

Rodi, naturalmente, non è solo mare. Prendiamo a nord fino a Kolymbia e imbocchiamo la strada a sinistra, verso le Epta Piges (sette sorgenti). Le sorgenti sono praticamente in secca , ma la strada ombrosa tra le pinete è molto piacevole. Continuando a salire di quota, incontriamo i paesi tradizionali di Archipoli, Eleousa, Platania e Apollona, mentre la strada si snoda tra paesaggi montani, davvero insoliti per un’isola del sud dell’Egeo.

Infine in vista del mare, dobbiamo proseguire a sud lungo la costa, fino al bivio per l’Antica Kameiros. L’ingresso di soli 6 euro , ci fa entrare nel mondo dorico del VI sec a.C. La città è ben conservata, in una eccezionale posizione scoscesa. Una posizione che fa comprendere sia la necessità della difesa, ma anche la sua vocazione commerciale. Una tappa obbligata nella visita di Rodi.

Curiosi di vedere il litorale Ovest, decidiamo di percorrerlo verso nord,da Skala Kameiros fino a Rodi Town. Su questo versante le spiagge sono meno attrezzate, più ventose e anche meno attraenti, ma di sicuro più adatte a chi cerca un’atmosfera più verace e meno turistica. Già pero’ poco dopo l’aeroporto, l’atmosfera cambia e si entra nel movimento e nel traffico che prelude al capoluogo. Vogliamo salire al Monte Filerimos, e sarà complicato trovare la strada, per la quale non riusciamo ad avere indicazioni. In una confusione di bivi e incroci, alla fine riusciamo ad imboccare la salita, meravigliosamente panoramica.

In cima, in una vasta pianura tra i pini, vi è un Sito mal conservato, nel quale, oltre al Monastero di Nostra Signora di Filerimos, eretto dai Cavalieri nel XIII sec e purtroppo non accessibile se non nel bellissimo Chiostro, vi sono le fondamenta dell’antico Tempio di Atena. Un elemento molto suggestivo è la piccola Chiesa sotterranea di Aghios Georghios del XIV secolo, con affrescate scene di Santi e Cavalieri. Uscendo dal Sito, circondati dai pavoni, si può percorrere una Via Crucis lastricata in pietra, con scene e 14 stazioni. La via termina al crocifisso alto 18 metri, posto su un’ altura da cui si abbraccia con gli occhi la costa Ovest .

Ridiscendiamo la collina, e continuiamo lungo il mare fino ai margini di Rodi Town, concedendoci un bagno nelle acque oggi tumultuose e subito profonde, della ghiaiosa Ialissos. A poca distanza da qui, è facile prendere il raccordo verso la costa est e ridiscendere al nostro alloggio.

28 luglio

Oggi ci dirigeremo di nuovo verso le montagne, sulla strada già percorsa, ma con qualche piccola variante: di nuovo sotto il Monte del profeta Elia, ma in zona Salakòs. Su indicazione dell’amica Puccy, non voglio perdermi qualcosa di davvero caratteristico: l’Hotel Elafòs e dei ruderi molto particolari. La zona montana è stupenda, fresca ed ombrosa, e l’Hotel sembra uscito da una cartolina delle Alpi Svizzere.

L’hotel, ancora in funzione, è datato 1929, quando venne costruito per gli ufficiali italiani di stanza sull’isola, e venne anche utilizzato come ospedale militare tedesco. La sua architettura è rimasta fortunatamente intatta, anche negli interni. Elafòs, ovvero cervo. Difatti una specie protetta di cervi vive nei boschi che circondano la costruzione.

Di fronte all’hotel, salendo una scalinata semidistrutta, si arriva ad una costruzione spettrale: Villa De Vecchi, la casa che venne costruita per Mussolini nel 1936 e mai abitata. Completamente abbandonata dal 1947, con turisti che vi accedono senza alcun controllo, è un ambiente tanto pericolante e pericoloso, quanto ipnoticamente attraente. Vetri rotti, armadi sventrati, scale inaccessibili, muri semicrollati, materassi marciti, cucine immense e saloni panoramici senza più vita.

Anche oggi con una manciata di km arriviamo sulla costa Ovest, per proseguire pero’ verso sud. Ci fermiamo a Skala Kameiros, il porto da cui partono i traghetti per l’isola di Chalki, che da qui è vicinissima e consente anche una gita in giornata. Vicino al porto, proprio a ridosso del parcheggio, vi è un Sito (chiuso ma visibile anche da fuori) con alcune tombe Licie. Il piccolo borgo è consigliatissimo per un pranzo a base di pesce fresco: ci sono tante piccole taverne che prendono il pescato direttamente dalle barche per servirvelo a tavola. E sono anche molto economiche!

A un paio di km da Skala Kameiros, si arriva al Castello di Kritina. Anche questo è ormai solo un rudere, ma come tutte le Fortezze di Rodi, si trova in una posizione strategica per quei tempi, e panoramica per noi turisti. Dopo Kritina, ancora a sud, la più famosa e più visitata Fortezza di Monolithos, anch’essa in una posizione da brivido. Meraviglioso vederla dall’alto, nell’ultimo tratto di strada che scende dal paese di Siana.

Anche questa giornata volge al termine, e con la solita ottima e non trafficata strada, riattraversiamo l’isola da ovest ad est, e velocemente siamo ad Agathi. Stasera vogliamo vedere la spiaggia di Agathi, la più vicina a noi, ma che ancora non abbiamo visitato. Arriviamo nel momento peggiore della giornata: il mare è fantastico, ma la spiaggia è piena come un uovo e addirittura si fatica a trovare posto per l’auto. Facciamo un bagno veloce nell’acqua caldissima e ferma, e ci prenotiamo mentalmente per il mattino dopo: verremo dagli studios a piedi (saranno al massimo un paio di km) e possibilmente presto. Stasera cena di nuovo dal nostro amato Zografòs. Unica pecca, la mancanza della vista mare che invece hanno i ristoranti in paese ad Haraki…

29 luglio

Come ultimo giorno, abbiamo deciso per una giornata tranquilla, senza troppi km in auto.

Iniziamo con la nostra mattinata in spiaggia, rigorosamente a piedi, per decidere che la spiaggia di Agathi a quest’ora è la nostra preferita.

L’acqua è calda, calma e cristallina. Piena di pesci che non posso guardare, perché (vorrei darmi delle gran botte in testa) stamattina ho dimenticato la maschera.

Sul lato nord c’è la chiesa di Sant’Agata, che dà il nome alla spiaggia, ed è una di quelle straordinarie chiesette scavate nella roccia

A mezzogiorno la spiaggia si affolla, e a mezzogiorno ce ne andiamo, con l’idea di un pranzetto sul nostro balcone, a base di tante cose buone acquistate nel market per i nostri spuntini.

Nel pomeriggio ci aspetta una passeggiata ad Archangelos, a pochi km di auto. L’elemento più interessante è la chiesa di San Michele Arcangelo, col candido ed estroso campanile, punto di riferimento per non perdersi. L’interno della Chiesa, trionfo di oro e azzurri, è naturalmente una sosta di frescura e di meraviglia per gli occhi. La passeggiata si rivelerà inaspettatamente impegnativa: dopo il giro del paese, arriveremo a piedi fin quasi alla spiaggia di Stegna, e infine saliremo al Castello. Qui il panorama sul mare è interdetto dalla stessa conformazione delle rovine, mentre si può avere una bella vista sul paese.

Dopo la cena ad Haraki, ultima sera a guardare le stelle dal nostro balcone, con le nostre fide bottigliette di Ouzo e di Tsipouro, da finire perché siamo in partenza. Così le stelle sembreranno anche più luminose.

30 luglio

Dobbiamo riconsegnare l’auto entro le 9 a Rodi Town, e saremo più che puntuali, ma meno puntuale sarà il noleggiatore che si presenterà ad aprire il negozio verso le 10, con tutta la calma greca del mondo.

Ora siamo appiedati, e ci avviamo dalla signora della taverna del primo giorno, che, per fortuna, è già all’opera, e possiamo di nuovo lasciarle gli zaini. Consideriamo di prendere il bus per l’aeroporto intorno alle 15, per cui abbiamo il tempo per un percorso senza meta, che inizia dal piazzale antistante il porto di Agios Nikolaos, entra nella stupenda Chiesa dell’Evangelistria, prosegue nel Nuovo Mercato, continua lungo le mura e si inoltra tra le viuzze della Città Medievale.

Ogni scorcio è nuovo, ogni via è uno scrigno. Basta cambiare la prospettiva o l’orario, e la città continua a sorprendere.

Ci fermiamo ad acquistare qualche souvenir nel negozio di artigianato di una signora che, come tutti i rodioti di una certa età, parla bene l’italiano. Si dice stanca del turismo sconsiderato, delle spiagge devastate dalla maleducazione, e dall’essersi dovuti vendere per necessità ai peggiori di tutti: i nuovi ricconi dell’est, che vengono a comprare pellicce, e che entrano in tutti i negozi senza nemmeno salutare. Sa che i giovani cercano una vita più agiata, per cui sono pronti a piegarsi, dimenticando perfino in questa metamorfosi tante parole della loro bella e antica lingua. Sa che il mondo va ormai in quella direzione, ma lei, come tanti, non rinuncia ancora ad una chiacchierata con i suoi amati italiani, più importante ancora che chiudere un buon affare.

Mi sono innamorata alla follia di questa città, e credo che anche da sola varrebbe il viaggio a Rodi.

Ma il tempo è scaduto, e ancora una volta dobbiamo lasciare l’Egeo, allontanandoci da queste due isole, sorelle dello stesso arcipelago, così differenti e così amabili.

Quale ci sia piaciuta di più, è una domanda da non fare assolutamente ad un amante della Grecia.

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scorcio di olympos

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