Fai-da-te a La Réunion

Sorprendente vegetazione tropicale sui vulcani
Scritto da: franco58
fai-da-te a la réunion
Partenza il: 27/06/2009
Ritorno il: 12/07/2009
Viaggiatori: fino a 6
Abbiamo organizzato la nostra vacanza interamente da noi, servendoci unicamente di internet per i contatti e per le prenotazioni, sia per costruirci il soggiorno “su misura”, sia perché la destinazione di Réunion sembra sconosciuta alla maggior parte dei tour operator italiani e i loro prezzi ci sono sembrati comunque davvero elevati. Se si ha un po’ di tempo e di pazienza la nostra ci é sembrata la soluzione migliore, anche perché permette di pregustare il viaggio pianificando le cose che si vogliono vedere. Come guida abbiamo acquistato quella di Mauritius e Réunion della Lonely Planet, che si é rivelata ottima e aggiornata sotto tutti gli aspetti.

Noi avevamo a disposizione solo una quindicina di giorni a cavallo tra giugno e luglio, quando qui é piena estate ma laggiù é invece appena cominciato l’inverno (per modo di dire). Il clima in fondo ci é stato favorevole, perché di giorno non faceva mai troppo caldo e la sera rinfrescava tanto da mettere una maglia e un paio di pantaloni lunghi. All’inizio pensavamo di trascorrere tutta la vacanza alla Réunion ma, via via che prendeva corpo il progetto del viaggio, ci siamo resi conto che forse non avremmo avuto tempo di riposarci anche un po’, con tutto quello che c’era da vedere, e così alla fine abbiamo optato per la prima settimana a Réunion e la seconda nella vicina isola di Mauritius per godere di un po’ di mare (freddino ma balneabile) e di dolce far niente. A Mauritius il clima é stato un poco più instabile con tre o quattro rovesci giornalieri di breve durata, ai quali seguiva rapidamente il caldo sole tropicale.

Diciamo subito che tutto ha funzionato alla perfezione. Da Malpensa un volo Eurofly ci ha portati a Mauritius e da qui una comoda coincidenza di AirAustral a Réunion, dove siamo arrivati un po’ bolliti dopo una notte di volo. Ad attenderci c’era la vettura che avevamo noleggiato; si trovano ottime occasioni a prezzi vantaggiosi e la macchina é senz’altro il modo per spostarsi più pratico, tenuto conto della scarsità di servizi pubblici e del genere di strade da percorrere. Con questo non voglio spaventare nessuno: le strade della Réunion sono di livello europeo (non per niente é Francia) ed io sono abituato a guidare su strade di montagna, ma le cunette raccogli-acque che ho visto lì non le avevo mai viste prima. Si tratta di veri e propri fossati continui a margine della carreggiata, molto profondi (in alcuni tratti quasi un metro), che ci hanno detto servono a raccogliere le copiosissime precipitazioni dei periodi ciclonici. Purtroppo non ci sono protezioni di sorta e quindi uno viaggia sempre col terrore di stringere troppo la curva e di finirci dentro con le ruote, facendo danni inimmaginabili. Perciò doppia prudenza nella guida.

Noi non abbiamo trovato praticamente traccia dei famosi imbottigliamenti del traffico, sarà forse perché abbiamo attraversato il capoluogo Saint Denis sempre di domenica o perché la settimana precedente il nostro arrivo avevano finalmente inaugurato la Route des Tamarins, superstrada che percorre la costa ovest dell’isola.

Il soggiorno nei bed & breakfast, o chambres d’hôtes per dirla alla francese, ci ha permesso di conoscere più da vicino i nostri padroni di casa e di assaporare la vera atmosfera creola. In questo modo inoltre, vista la relativa abbondanza di queste strutture rispetto agli alberghi, il viaggio é stato ancora più vario. Purtroppo quello era per loro il periodo di bassa stagione e questo é un altro buon motivo per prenotare in anticipo, ma tutti quelli in cui siamo stati si sono rivelati confortevoli e gradevoli tranne l’ultimo, ma in fondo anche questo fa parte delle incognite di un viaggio. Per i nostri pernottamenti abbiamo cercato di evitare i grandi centri urbani, privilegiando le località medio-piccole meno congestionate. Tra queste ci è particolarmente piaciuta Entre Deux che si trova a breve distanza da Saint Pierre.

Quello che colpisce della Réunion sono due aspetti: l’incredibile miscuglio di etnìe della popolazione che coesistono senza apparenti conflitti e la rigogliosa natura tropicale di quest’isola formata da due vulcani (uno spento, l’altro attivo) con una morfologia davvero aspra e affascinante. Si passa dalla costa orientale, più agricola, dove prevalgono i tipi indiani immigrati come manodopera per la coltivazione della canna da zucchero, al settore dell’altopiano della Plaine des Caffres (i caffres o marons sono gli africani di colore, scappati dalla schiavitù nelle regioni montuose dell’isola), fino alla costa occidentale turistico-balneare popolata di francesi arrivati dalla métropole. I matrimoni misti sono molto frequenti e il risultato lo si vede nella bella gioventù dalla pelle ambrata che si incontra. Tutti parlano francese con i turisti, ma tra di loro prediligono il creolo che ha una simpatica cadenza strascicata e che sembra si scriva seguendo le regole della pronuncia piuttosto che della grammatica. L’altro aspetto assolutamente unico della Réunion è come ho detto quello naturalistico. La natura vulcanica dell’isola ne fa un vero paradiso per i geologi, mentre il clima tropicale favorisce lo sviluppo di una vegetazione così lussureggiante da lasciare un appassionato di botanica a bocca aperta. Quelle che da noi sono piante striminzite vendute a caro prezzo nei negozi di fiori, là sono dei veri e propri alberi con un sottobosco che pullula in ogni centimetro quadrato di specie per noi esotiche. Per averne la prova basta fare la strada forestale della foresta di Bélouve. Imperdibili sono le escursioni con dei paesaggi straordinari all’interno dei circhi vulcanici; noi abbiamo fatto quelli di Salazie, percorrendo un anello a piedi di circa quattro ore partendo da Hell Bourg, e di Cilaos dove però bisogna fare attenzione a non bere quel dolcissimo intruglio che loro chiamano il “vin de Cilaos” prima di riprendere verso valle la strada dalle 400 curve. Altro appuntamento da non perdere é la salita al vulcano attivo del Piton de la Fournaise, che credevo più impegnativa mentre una comoda strada porta direttamente al Pas de Bellecombe; da lì sembra davvero di essere sulla Luna in mezzo a crateri e strane forme di lave a corde. L’unica accortezza é un’attrezzatura da montagna (con pedule robuste e abbigliamento adatto) e di farla al mattino perché noi già a partire dalle undici abbiamo preso la pioggia e anche la nebbia. Se vi capita, specie se il tempo tende a guastarsi, visitate anche il museo del vulcano a Bourg Murat sulla via del ritorno. Raramente ho visto un museo a tema così ben strutturato anche con esperimenti interattivi.

A proposito di musei, abbiamo visitato anche quello di Bras Panon dedicato alla lavorazione della vaniglia con annesso shop, quello di Stella Matutina e del sale presso Saint Leu (il primo sulla lavorazione della canna da zucchero e del rum, il secondo sull’estrazione del sale), e il rinnovato centro Kelonia sulle tartarughe marine. Tutti sono molto belli e realizzati con cura e precisione.

Lasciata a malincuore Réunion, siamo andati a Mauritius dove abbiamo soggiornato per la seconda settimana in un bel residence situato a Péreybère, sulla costa nord dell’isola, dove il nostro appartamentino aveva anche una cucina e le colazioni venivano servite complete di ogni ben di Dio. Dico subito che secondo noi Mauritius non vale Réunion a livello di attrattive turistiche e naturali, ma in definitiva noi ci siamo stati bene perché avevamo anche bisogno di un po’ di relax totale. A nostro avviso la vera attrattiva dell’isola é il suo mare e le sue spiagge con le lagune coralline; l’interno, almeno per quel che abbiamo visto dall’aereo e percorrendo quella che loro chiamano autostrada, é molto più piatto e monotono di Réunion. Si nota subito che Mauritius si sta sviluppando turisticamente ed economicamente solo da alcuni anni e questo ha delle gravi ripercussioni soprattutto sull’edificazione massiccia lungo le coste, dove le case arrivano fino alla battigia. Abbiamo girato un po’ da Trou aux Biches, a Grand Baie fino a Cap Malheureux, servendoci dei taxi (finché abbiamo sopportato l’invadenza dei conducenti, che si proponevano continuamente come factotum) e poi con i mezzi pubblici che sono davvero frequenti, anche se le corse sono talvolta da brivido per la velocità e per la guida a sinistra a cui non siamo abituati. Lungo le spiagge le occasioni di divertimento non mancano, dalle escursioni in catamarano, ai vari sport acquatici, alle osservazioni della barriera corallina con la barca dal fondo di vetro (deludente). Certo l’interno dell’isola non offre la stessa densità di interessi da noi provato la settimana precedente e si nota una certa arretratezza anche se non si può parlare di povertà. Grazie al fatto che non siamo più in zona euro, é abbastanza facile acquistare nei vari negozi dei tarocchi di abbigliamento griffato che qui in Europa costerebbero almeno quattro volte tanto; anche per mangiare si spende relativamente poco, ma contrariamente a Réunion qui la mancia è d’obbligo ovunque si vada.

I famosi giardini botanici di Pamplemousses ci hanno un po’ deluso, perché privi di gran parte delle indicazioni sulle piante, e anche l’acquario di Trou aux Biches non é poi quel gran che e si visita in mezz’ora.

In conclusione, anche se é arduo tranciare giudizi dopo un breve soggiorno, l’impressione é che a Mauritius si vada per fare soprattutto vita da spiaggia , mentre a Réunion ci sono tantissime occasioni in più per fare turismo. Sarà un caso ma a Réunion non abbiamo praticamente trovato italiani, mentre a Mauritius erano dietro ogni angolo.

Indubbiamente non si tratta di mete dietro casa e neppure particolarmente economiche (il costo del volo aereo incide da solo per il 50% della vacanza), per cui é meglio dedicarvi il tempo necessario. Se dovessimo ripetere il viaggio, e ce lo auguriamo davvero, la prossima volta ci piacerebbe poter scegliere una mezza stagione (in cui si hanno un po’ più di ore di luce) e avere qualche giorno in più per restare a Réunion.



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