Repubblica Dominicana fai da te 2

Un mese a zonzo, cercando di evitare i luoghi comuni
Scritto da: Michele Calvi
repubblica dominicana fai da te 2
Partenza il: 21/07/2012
Ritorno il: 21/08/2012
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
Sono arrivato il 21 luglio alle ore 18 pm ora corrente a Santo Domingo dopo due anni di apnea. Apnea, avete letto bene; sono bastati 7 soli giorni, due anni fa, per lasciarmi dentro una strana sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco e al basso ventre, come la mancanza di qualcosa di tenero, una vocina lontana che continuava a chiamarmi… Questa volta rimango qui un mese… volera’, lo so, ma per ora non voglio pensarci. La prima sensazione appena uscito dall’aereoporto e’ quest’aria calda, appiccicosa, quasi liquida, ma poco importa, sono cosi’ elettrizzato che non ci faccio caso. Mi basta entrare nell’auto per volere subito infilare un golfino. Qui e’ sempre cosi’, passi dal caldo esterno a 35 gradi a 20 circa di qualsiasi negozio o auto… polmonite assicurata, almeno per me che non sono abituato.

La prima cosa che voglio fare e’ fermarmi lungo la strada a bere un coco de agua, anzi due… quanto tempo! L’apnea e’ terminata… Le mie infradito preferite, due paia di bermuda, un costume da bagno, tre magliette… e l’acqua del cocco… cosa voglio di piu’ dalla vita? La prima serata la passo nella capitale in un alberghetto senza pretese e senza luci sul comodino, ma l’aria condizionata sì, quella e’ piu’ importante, con uno scarafaggio lungo un dito come compagno di stanza… poco male… ci siamo rispettati a vicenda. Un veloce primo impatto con la vita locale sul lungomare mangiando pollo fritto e sorseggiando una birra mentre ascolto musica a tutto volume… la gente balla, ride, si diverte… vive, si puo’ quasi toccare la voglia di vivere tipica di qui.

Un acquazzone passeggero ci fa scappare tutti sotto una tenda ma appena passa la piazza torna ad essere animata come prima. Sono stanco, viaggio lungo…. per oggi basta. Prima esperienza di guida… qui le macchine hanno tutte il cambio automatico, ti ci abitui presto e sembra di essere sulle autoscontro al luna park. La frase non e’ scelta a caso perche’ il divertimento finisce qui. Tutto il resto e’ nelle mani di Dio e dei tuoi riflessi. Qui non esistono (o quasi) regole. Ognuno guida come vuole, mentre stai attento ad una moto (ce ne sono tantissime) con su fino a 4 persone (papa’, mamma e 2 bimbi che montano in sella stile hamburger, roba da fucilazione sul ciglio della strada in italia). Devi prestare attenzione al camion da 20 ton che ti stringe e ai buchi nell’asfalto ovunque… un delirio… o un videogame per i piu’ temerari… questa esperienza di guida mi ha portato fino ad una spiaggia su al nord vicino a Puerto plata. Un veloce rifornimento di benzina che qui costa circa un euro al litro, un non grazie all’onnipresente venditore di qualsiasi cosa e… via! Insert coin, il videogame comincia!

Uscire da Santiago e’ gia’ di per se’ un’avventura; ho imparato che e’ meglio stare nella fila di mezzo perche’ tenere la destra come saremmo portati noi a fare, sigifica spesso rimanere bloccati da qualche taxi o furgone che si ferma a random senza nessun avviso. Pero’ non sempre ho la sensazione di corsia di mezzo, alla fine mi limito a scorrere nel traffico tra i veicoli cercando di volta in volta la posizone migliore. Qui i semafori hanno un display con conto alla rovescia, rosso per lo stop e verde per il via libera; cosi’ si sa sempre quanto tempo rimane. Molto bello, utile, forse in Italia non c’è perche’ toglierebbe troppo agli introiti comunali con le multe per il passaggio col rosso. Uscito da Santiago mi posso rilassare, ci sono 60 Km di strada e tanti dintorni da ammirare. Non mi lascio mai scappare una veloce sosta lungo la strada per un cocco o un pezzo di canna dolce da ciucciare. Puerto Plata da lontano non e’ nulla di speciale, sembra il porto di Genova. Mi hanno detto che si chiama cosi’ perche’ il sole specchiandosi sul mare lo fa brillare come l’argento… non so se e’ la versione storicamente corretta pero’ e’ molto bella. Il mare qui vicino a Puerto Plata non e’ pulitissimo, alghe e sabbia sospesa lo rendono un po’ cupo, il sole, sempre altissimo puo’ essere un brutto alleato, se non stai attento ti scuoia vivo in un’ora circa di esposizione scriteriata… ecco scoperto perche’ molta gente fa il bagno con la tshirt… a saperlo prima che non erano solo pigri nello spogliarsi. Mi godo l’ombra sotto un’oasi di alberi da cocco e mandorle dominicane, mangiando un piatto di riso e fagioli e maiale fritto comprato al botteghino sull’autostrada… mi aiuta a mandare giu’ gli otto goduriosissimi mango che mi sono mangiato la mattina per colazione (domani vi sapro’ dire il loro effetto in bagno). La brezza mi concilia il sonno. Sono riuscito anche a fare cadere un cocco dalla palma e berne l’acqua ma era troppo giovane per contenere della polpa.

Ritorno a casa nel tardo pomeriggio non prima di essermi lasciato ammaliare da una anziana signora haitiana che girava per la playa con il suo grosso cesto sulla testa pieno di cocco, mandorle e arachidi caramellate… mmmh… A volte il mondo e’ piu’ piccolo di quello che si crede e la storia si ripete ovunque. Da 20 anni a questa parte gli haitiani hanno preso i lavori che i dominicani, molti dei quali hanno preferito andare negli Stati Uniti, non vogliono piu’ fare. Hanno cominciato ad essere guardati male perche’ erano li’ a rubare il lavoro…. le stesse storie che noi conosciamo gia’. Non sapevo molto di Haiti, qui ho imparato che e’ stata rasa al suolo dai suoi stessi abitanti per procurarsi legna e che usano le foglie seccate della banane per scriverci sopra con i fiammiferi bruciati; pare che facciano vere e proprie opere d’arte.

Ormai ho capito come portare a casa la pelle guidando l’auto… complice il pieno di zuccheri. Qui il sole sorge verso le 6,30 am, mi sono seduto in riva al mare ad aspettarlo, sale molto velocemente e verticalmente, si puo’ seguire a vista. Durante la notte mi hanno tenuto compagnia delle rane che cantano in modo strano, sembra quasi un letto che cigola, sul momento ho pensato che qualcuno stava passando la notte in modo diverso dal dormire. Mi sono divertito a fare due conti, la circonferenza della terra e’ più o meno 40.000 km se non ricordo male quindi diviso 24 fa… 1667 km/h , il moto apparente del sole visto da noi. Verso le 10,30 il sole e’ gia’ alto e comincia a martellare, si sente il caldo ma non e’ umido come pensavo, e si sopporta bene. Il problema e’ sempre questo dentro-fuori dall’aria condizionata a cui non riesco molto ad abituarmi… se alzo gli occhi al cielo noto molti uccelli simili ai falchi che qui si chiamano maure, planano di continuo, mi piace osservarli sdraiato sulla sabbia della playa.

Oggi sono stato ad Acapulco… no non ho preso un aereo la mattina presto per la famosa spiaggia… eh eh eh. Qui e’ un torrente che scende dalla montagna in mezzo a un bosco; balneario acapulco si chiama. Si trova 20 km circa a sud di Santiago, sull’autopista duarte, la gente pare preferisca questo luogo alla playa; in effetti non posso dargli torto. Qui l’acqua e’ fresca, anzi… perfetta, per essere un torrente di montagna, anche per un freddoloso come me (non ho lo strato di grasso tipo foca che mi ripara). L’immancabile pickup a 2000 watt di musica… unz unz… parcheggiato sulla riva, non so loro, ma se passi troppo vicino ti ritrovi i capelli alla fantozzi; i tavolini e le sedie immersi nell’acqua dove la gente gioca tranquillamente a domino o mangia… figata… qui sì che si sanno godere la vita! Pentolone di cibo a riva, venditore di chicharron… mi ripeto… figata… Ol chicharron e’ la carne e la pelle del maiale fritto; ci sono baracchini ovunque, dove il povero animale viene ucciso e fatto a pezzi e venduto in strada. Se si chiude un occhio sulla situazione igienica (ho chiesto se qualcuno conosce l’haccp ma nessuno sa cosa sia,mah…) devo dire che e’ veramente gustoso, mi spiace per il povero maiale ma e’ cosi’. Ho sentito dire che qui l’animale piu’ felice e’ il manzo, in effetti lo trovi beatamente a pascolare ovunque, il maiale non se la passa malaccio, ma i polli, che qui sono quelli piu’ mangiati, hanno sempre una triste vita negli allevamenti. Non posso fare meno di notare che c’è poco rispetto per l’ambiente e la spazzatura e’ ovunque; non esiste un vero metodo di riciclaggio, affidato per lo piu’ a gente che fruga nella spazzatura e raccoglie plastica, vetro, metallo per rivenderlo. Questo e’ un peccato perche’ ci sono posti stupendi, ma con bottiglie, bicchieri cartacce dappertutto. Quando si va a comprare al supermercato, specie i centri commerciali (che, per chi pensa che qui siamo spersi chissà dove, non hanno nulla di meno rispetto a noi, anzi), ci sono gli inservienti alla cassa che ti imbustano la spesa; qui l’uso delle buste, se pur biodegradabili, e’ alle stelle. Ti ritrovi magari una busta solo per le banane o addirittura solo per lo spazzolino da denti. Quindi hai un carrello con decine di buste che sono piu’ piccole delle nostre, tutte debitamente annodate con doppio nodo che quando sei a casa devi £$%&/%$£ per aprirle. Ho comprato un succo di frutta e delle banane, ho dovuto spiegare agli increduli e zelanti inservienti che non mi servivano due buste per i due oggetti e che c’è troppa spazzatura nel mondo, mi hanno lasciato andare pensando a quando sono strani questi turisti.

Republica Dominicana again…

Sono stato al nord est dell’isola nelle vicinanze di Cabrera, sull’oceano atlantico. Non e’ una zona prettamente turistica come può essere la penisola di Samana piu’ a est. Qui ho visitato Playa diamante, una stupenda insenatura di acqua cristallina lunga circa 500 metri e profonda al massimo… alla vita, praticamente è una piscina. La sabbia e’ particolarissima, bianca e se la prendi in mano ha la consistenza della pasta del pane, te la puoi spalmare addosso. La gente del posto si ritrova qui a divertrirsi. Immancabili le auto con mega stereo a porte e baule aperto che spandono musica a 100 db a 360°; qui e’ la norma. Ho visto installate delle casse sul pickup che tenevano quasi tutto il piano di carico, 2000 watt di musica birra e pollo fritto… Non ho ancora imparato a salire sulle palme da cocco che qui sono ovunque, un tipo del posto mi ha spiegato che ci vuole del sapone che si compra dal veterinario per non scivolare sulla corteccia… e poi alè! Si può nuotare fino all’uscita dell’insenatura dove comincia l’oceano, il mare si fa piu’ mosso per non dire quasi burrascoso con le onde che si infrangono sulla scogliera intorno, devo dire che mette veramente paura anche se e’ uno spettacolo affascinante. Ho nuotato fin lì, non pare una cosa normale perche’ al ritorno ho sentito che c’era gente che mi osservava e faceva scommesse su quanto sarei andato lontano… questi turisti…. pronti a rovinare una tranquilla giornata di mare con qualche incidente. C’è un’altra spiaggia vicino (una delle tante), playa grande, dove però c’è un mare veramente mosso. Qui, invece, è un vero piacere farsi travolgere dalle onde; il mare ha una forza sconosciuta a noi del mediterraneo, senti veramente una forza che ti risucchia e ti spinge, a volte non è facile rimanere in equilibrio. Questo e’ il luogo delle mandorle dominicane, ci sono alberi (giganteschi) dappertutto, la gente del posto le raccoglie e le fa seccare sul bordo della strada e quando guidi… devi stare attento… Mi sono fermato lungo la strada, da un’anziana signora per comprare un sacchetto di mandorle e un dolce fatto con mandorle affogate nello zucchero di canna caramellato… un croccante dominicano.

Venerdì 27 luglio

Oggi mi sono comprato un machete, cosi’ posso portarmi a casa le noci di cocco e aprirle quando voglio. C’è un tipo che gira con il suo furgoncino gridando “compro viejo, todo viejo, ma no la mujer vieja”, questa gente non smettera’ mai di stupirmi e di piacermi (sempre di piu’). Sapete qual e’ l’ultima cosa che si mangia? La cotorra (pappagalino dell’isola, nds) perche’ e’ sempre verde. 😐 humor dominicano…

Parlando di animali nell’isola si puo’ ammirare anche il lagarto, che e’ sostanzialmente una lucerola, ma può anche saltare. Se lo si osserva saltare da un ferro all’altro di una ringhiera e’ simpaticissimo (almeno per me).

Guidando verso sud sull’autopista 1 che collega Santiago a Santo Domingo, superata La Vega si puo’ andare a Jarabacoa, che nella lingua dei nativi significa “terra dove scorre l’acqua”. Si sale un po’ in alto tra pini, case di ricconi (sempre inframmezzate da case di tutti i generi) e in un clima piu’ fresco della pianura. Qui si puo’ andare ad ammirare la famosa cascata dell’jimenoa. Ho scelto il giorno sbagliato, la cascata era ferma perche’ stavano pulendo il bacino cosi’ ho potuto camminare lungo il greto fin sotto la roccia del salto. Sulla strada ci si puo’ fermare ad uno degli innumerevoli baracchini dislocati sulla via e comprare l’arepa, torta di mais (che alla fine e’ la nostra polenta) che puo’ essere dolce o salata. (anche qui ho chiesto ma nessuno sembra conoscere l’haccp).

Non mi sono ancora totalmente abituato alla guida qui. A volte mi sento un po’ spaesato ma mi rendo conto che si tratta solo di cambiare punto di vista (come tutte le cose del resto). Ho scoperto queste semplici regole: non ci sono regole, qui si guida sulla corsia che vuoi, se stai sulla corsia di sinistra e viaggi a 90 per es. non aspettarti come in italia di trovarti uno incollato dietro con gli abbaglianti a manetta, semplicemente ti sorpassano da destra e tanti saluti. Le prime volte, quando notavo uno arrivare da dietro, mi spostavo a destra salvo accorgermi al’ultimo momento che lui era gia’ sulla dx per sorpassarmi! Qui le targhe sono altrettanto semplici hanno una A xxxxxx per le automobili, L (che credo stia per largo che in spagnolo vuol dire lungo, nota del sottoscrittto poliglotta) xxxxxx per gli autocarri, G che sta per gipeta per i Suv, la B e’ per il trasporto pubblico. Questo e’ quello che ho intuito, se qualcuno mi corregge, benvenuto.

L’autostrada e’ cosi’ di nome, ma non molto di fatto (almeno per i nostri parametri). E’ aperta su tutti e due i lati e puoi invertire quando vuoi, le persone possono attraversarla a piedi, mettere i loro baracchini per vendere frutta, maiali arrosto, souvenir o quant’altro. In effetti e’ un bene per la popolazione che non disponendo di molte risorse puo’ racimolare qualcosa vendendo lungo la strada quello che la natura offre. E qui la natura e’ molto generosa perche’ invece di tenere come facciamo noi qualche albero ornamentale che non serve ad un £%$$°. Qui hanno mango, papaya, banane, cocco… Poi l’arte di arrabattarsi e’ veramente un’arte e qualche volta con risvolti comici. Ho visto un ristorante la cui insegna dice “se tua moglie cucina male non divorziare, vieni da noi”. Fenomenale. Ora e’ chiuso, non so perche’, forse una rivolta di mogli… o non cucinava cosi’ bene. Alla fine il mese e’ volato, la data si avvicina.

Mi concedo qualche giorno alla penisola di Samana per visitare il salto del Limon, una bellissima cascata nascosta alla vista dalla natura. Per raggiungerla ci vuole una buona mezz’ora a cavallo di un asino. Non devo preoccuparmi di trovare l’entrata al parco, mi riconoscono subito come turista, mi agganciano per strada e si offrono di portarmi. Una trattativa sui prezzi e’ d’obbligo come ho imparato anche se poi per i nostri parametri non sono cosi’ alti, ma bisogna trattare. Mi prendo piu’ tempo per fermarmi a Las Terrenas, posto turistico. Trovo un bel posto per dormire, casas del mar neptunia, poco distante dal mare, un bel posto veramente, ve lo consiglio. I due proprietari sono marito e moglie canadesi, persone stupende. Dopo quasi un mese di vita da eremita, per cosi’ dire, mi trovo in un luogo turistico… wow, qui ci sono i turisti. E’ un po’ di tempo che non vedevo persone bianche come me. Ci sono i classici baretti sulla spiaggia di cui ho sempre sentito parlare, ci sono i signori di una certa età con la ragazzina che gli tiene compagnia e ci sono aitanti ragazzi neri che tengono compagnia alla signora bianca… Musica nell’aria, il sole scende sul mare caldo (in certi posti cosi’ caldo che sembra quasi di essere in vasca da bagno), c’è un cane che si gode la vita sdraiato sulla sabbia… Mi siedo sulla spiaggia e non penso a nulla, osservo solamente, ascolto la vita intorno a me. Gioco con la sabbia. Ecco le palme da cocco lungo il mare, sono in paradiso.

Questa notte mi sono svegliato presto, non so perche’, non avevo piu’ voglia di dormire… ho deciso di andare sulla spiaggia a camminare un po’; erano le 03 circa del 12 agosto. Sono stato fortunato perche’ in quella pace mi sono goduto anche un paio di “stelle cadenti”. Ho camminato a lungo nella battigia, ho quasi perso le mie infradito che avevo lasciato sulla spiaggia perche’ la marea me le ha portate via, ah ah ah. Le ho dovute cercare per un po’ nel mare… credo di essere ritornato all’albergo verso le 5. Di Las Terrenas mi rimane il bellissimo quadro in stile tainos che ho comprato da uno dei moltissimi venditori, l’olio di cocco da un ambulante sulla spiaggia e il contrasto tra la vita turistica con i suoi sprechi e la vita delle persone che hanno veramente poco.

Sono agli sgoccioli, si parte, sono all’aereoporto. Fatto il check-in mi attardo ad entrare nel gate; mi mangio gli ultimi due mango che tengo nello zaino, mi sporco la faccia e un po’ la maglietta con piacere, fuori assaporo l’aria calda un po’ salmastra e appiccicosa che all’arrivo mi aveva investito alla sprovvista. Ma ora la conosco e so che mi mancherà. Poco lontano da me qualcuno si saluta, si abbraccia, si bacia. C’è chi piange perche’ deve lasciare qualcuno o qualcosa… a volte un aereoporto puo’ essere crudele, ti permette di andare in breve tempo dove il cuore ti chiama, ma dall’altro lato e’ un luogo di separazione. Basta pensare, basta indugiare, e’ ora andare. Mi prometto di ritornare mentre mi accorgo di lasciare qui un pezzo di me e del mio cuore.

Hasta luego

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