India, colori e profumi del Rajasthan

Da New Delhi, attraverso il Rajasthan con breve soggiorno mare a Goa
Scritto da: ashante
india,  colori e profumi del rajasthan
Partenza il: 04/11/2018
Ritorno il: 17/11/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Da qualche tempo io e mio marito Stefano condividevamo il pensiero che visitare l’India sarebbe stato bellissimo; un paese che fa subito pensare alla spiritualità, alla meditazione, alla saggezza. Quest’anno, come per magia, il pensiero si concretizza perciò ad Agosto prendiamo contatto con un’agenzia locale di Nuova Delhi Gets Holidays che in breve tempo ci fornisce in italiano, un programma dettagliato con relativo preventivo riguardo a un tour nel Rajasthan con breve soggiorno mare a Goa. Acquistiamo online direttamente alla compagnia Lufthansa i biglietti con tratta Bologna – Monaco, Monaco – Nuova Delhi e viceversa, mentre con Viaggi Sicuri stipuliamo l’assicurazione sanitaria e annullamento viaggio. Per quanto riguarda il profilo sanitario, avendo già la copertura per numerose vaccinazioni, eseguiamo su consiglio medico solo la vaccinazione antitifica. In valigia mettiamo indumenti estivi, uno spray repellente per le zanzare, una piccola torcia, scarpe da trekking leggere e una felpa per la sera.

Il nostro viaggio inizia il 4 Novembre e appena giunti all’aeroporto di Bologna siamo informati che il volo Bologna – Monaco è stato annullato, perciò veniamo inseriti sul volo Bologna – Francoforte e da lì Nuova Delhi. Alle ore 1,30 del 5/11 (ora locale + 4,30 ore rispetto all’Italia), dopo circa 10,30 ore di volo, arriviamo all’aeroporto internazionale Indira Ghandi di Nuova Delhi. Ritirati i bagagli e scambiati 50 euro in Rupie, ci dirigiamo all’uscita, dove ad attenderci, vi sono un incaricato dell’Agenzia e un autista; è notte, il traffico è scorrevole e in 20/30 minuti arriviamo al nostro hotel The Metropolitan. Eseguito il check in, ci accordiamo per l’orario d’incontro con la guida che all’indomani ci condurrà nella visita della città; ci restano ormai poche ore di sonno quindi andiamo a dormire stanchi ma allo stesso tempo carichi di attese.

5/11. Fatta colazione, alle 9,30 incontriamo Dughi, la nostra guida che ci accompagna all’auto per iniziare la visita di questa capitale con i suoi ventuno milioni di abitanti. L’impatto con il traffico è da incubo: strade intasate di auto, motorini, auto-risciò, venditori ambulanti e clacson assordanti che suonano sempre, in qualunque momento e in qualunque situazione. Ci dirigiamo nella parte vecchia passando davanti al Red Fort, un forte costruito durante la dinastia Moghul e oggi trasformato in caserma dagli inglesi. Arriviamo alla Moschea Jama Masjid che in posizione dominante su Old Delhi è la moschea più grande dell’India. All’uscita saliamo su un ciclo risciò a pedali per poi inoltrarci nel mercato di Chandni Chowk, un dedalo di viuzze gremite da venditori, cani randagi e motociclette. In questo bazar pieno di botteghe e carretti che vendono tutto il possibile pulsa il cuore della vera India e inevitabilmente Stefano ed io siamo storditi e affascinati dai profumi, colori e rumori che pervadono questo luogo. Lasciato questo posto fantasmagorico, visitiamo Raj Ghat, dove collocata in un ampio giardino una semplice piattaforma, in marmo nero, segna il punto in cui il Mahatma Gandhi fu cremato dopo essere stato assassinato nel 1948. È ormai l’ora di pranzo quando ci fermiamo in un locale per un pasto veloce a base di sandwich al formaggio e pollo. Rifocillati, ripartiamo alla volta della Tomba di Humayun, un affascinante mausoleo dove il sepolcro dell’imperatore moghul, voluto dalla sua prima moglie persiana, coniuga entrambi questi stili in modo armonioso. Al calar del sole visitiamo il complesso del Qutb Minar, qui si trova il più alto minareto in mattoni del mondo (72,5 metri). Oltre al minareto nel complesso si trovano la moschea e la colonna di Ashoka, conosciuta come colonna di ferro. Giunti quasi al termine della giornata non poteva mancare la sosta a un negozio di artigianato tessile e naturalmente non poteva mancare l’acquisto da parte mia: una bella stoffa di seta raffigurante Krishna con la sua compagna e altre pastorelle. Facciamo una breve sosta per ammirare l’edificio storico Rashtrapati Bhavan, la sontuosa dimora presidenziale illuminata da sgargianti colori, poi in ultimo il Tempio Sikh di Gurdwara Bangla Sahib. Tolte le scarpe, le calze e dopo il lavaggio dei piedi entriamo in questo tempio di marmo bianco sormontato da cupole dorate. Subito siamo rapiti dall’atmosfera serena e contemplativa del luogo, dove centinaia di pellegrini Sikh ogni giorno vengono a pregare accompagnati da inni religiosi. Ritornati in hotel, salutiamo l’autista e la nostra brava guida che in un buon italiano ci ha spiegato tante cose. La stanchezza comincia a farsi sentire, le ore di sonno sono state veramente poche inoltre domattina alle ore 6 ci condurranno in aeroporto e alle 8,45 partiremo per Jaisalmer. Andiamo a dormire entusiasti, questa giornata a Nuova Delhi è stata ricca di tante cose, domani il Rajasthan ci aspetta.

6/11. Ritirati i cestini per la colazione, partiamo per l’aeroporto (terminal 1) e dopo circa 1 ora e 20 minuti di volo atterriamo a Jaisalmer; detta anche “la città d’oro” è situata a 100 chilometri dal Pakistan in posizione isolata nel deserto del Thar.

Ad attenderci c’è Dev, il driver che ci condurrà per tutto il nostro tour. Appena fuori l’aeroporto ci rendiamo subito conto di quanto sia più caldo rispetto a Nuova Delhi, poi caricate le valigie in macchina arriviamo al nostro hotel “Lal Garth Fort And Palace” dove ci è assegnata una camera in stile moughul. Siamo elettrizzati, in questa splendida cittadina color ocra sembra che il tempo si sia fermato.

Non potendo resistere a trascorrere alcune ore inoperose prima di uscire per l’escursione nel deserto a dorso di cammello, chiedo all’autista se è disposto ad accompagnarci per un breve giro a piedi. Da Dev apprendiamo che da oggi e per i prossimi due giorni ci sarà il Festival Diwali, una delle più importanti feste indiane che si festeggia nel mese di Ottobre o Novembre; simboleggia la vittoria del bene sul male ed è chiamata “festa delle luci” perché durante questo evento si usa accendere delle luci (lampade, candele, ecc.).

Con macchina fotografica pronta allo scatto ci incamminiamo sotto un sole cocente; mucche un po’ ovunque bivaccano in mezzo alla strada, agli angoli dei marciapiedi cibandosi di rifiuti. Variopinte bancarelle espongono frutta, verdura, spezie e altri generi; uomini su chiassosi motorini sfrecciano da tutte le parti perforando i timpani con i clacson e donne in coloratissimi sari schiamazzano contrattando per gli acquisti.

E’ un putiferio incredibile di rumori, colori, profumi che ci travolgono e affascina allo stesso tempo. Torniamo in hotel e pranziamo sul terrazzo da dove si gode una bellissima vista sul Forte. Sazi e dissetati da una buona birra fresca restiamo lì seduti a giocare a carte e ad ammirare il paesaggio in totale relax fino al momento di partire per immortalare il tramonto sulle dune del deserto.

Percorsi 40 chilometri a ovest di Jaisalmer verso il Pakistan ci fermiamo da un gruppo di cammellieri per una cavalcata di un’ora su questi animali. Salgo da sola su un cammello a pois mentre su un altro salgono Stefano e Dev: inizia così una passeggiata tra le dune piuttosto faticosa per cercare di rimanere in sella, con l’impossibilità di scattare foto a causa del dondolio.

Finito il giro, il sole sta tramontando perciò seduti sulla sabbia, rivolgiamo lo sguardo a uno degli scenari più spettacolari che il deserto può dare. Su proposta dell’autista proseguiamo ancora un po’ lungo la strada notando un’arida distesa di sterpaglie punteggiata di villaggi, di turbine eoliche oltre a uomini e bambini che fanno ritorno con cammelli e greggi di pecore e capre alle loro abitazioni.

Facciamo un’altra sosta di un’oretta in un locale per assistere a uno spettacolo di musica e danze tradizionali prima di rientrare in hotel.

Oggi abbiamo gustato lo spirito, le tradizioni e la cultura che caratterizza questo posto che sembra uscire direttamente dalle “Mille e una Notte” e che sorge come un castello di sabbia dalle terre desertiche del Rajasthan.

7/11. Ci svegliamo riposati, fuori il cielo è limpido e azzurro e la giornata è calda. Alle ore 9 incontriamo la guida Darma e insieme subito andiamo a visitare il Forte. Questa fortezza, assolutamente spettacolare, con massicce mura di arenaria, fondata nel 1156, è in posizione sopraelevata rispetto alla città; bastioni di pietra turrita e porte a misura d’elefante proteggono un labirinto di stretti e tortuosi vicoli in cui si affacciano case, negozi di artigianato, svariati templi, ristoranti e guest house. Oggi il forte è un centro urbano abitato da 3.000 persone e negli ultimi anni, la sua struttura è andata incontro a diversi problemi di conservazione dovuti all’uso indiscriminato d’acqua causa l’elevata presenza di turisti. Visitiamo poi i templi giainisti: sette splendidi edifici sacri in arenaria gialla costruiti tra il XV e il XVI secolo con numerose sculture di marmo bianco. A seguire il Tempio Indù Laxminarayan con una cupola dorata a colori vivaci; i fedeli portano offerte di cereali che vengono distribuite davanti al tempio. In ultimo la guida ci mostra due Haveli (dimore storiche) Patwaki – Haveli e Nathmal-Ki-Haveli. La prima è la più grande di Jaisalmer, presenta una facciata con delicate decorazioni caratterizzata da 60 balconi tutti diversi, la seconda presenta una magnifica facciata realizzata da due fratelli che scolpirono i due lati in modo simile ma non identici. All’interno di questa haveli vi è una cooperativa di artigiani che espongono oggetti molto graziosi fatti in osso di cammello; acquisto per me Ganesh (il dio elefante) e altri due oggetti da regalare ai parenti.

Al termine della visita facciamo una piccola sosta in un bar con una bellissima veduta sulla città; il posto ideale per scattare alcune foto panoramiche.

E’ l’ora di pranzo, dopo aver salutato Darma, con l’autista rientriamo in hotel, seduti al solito tavolo, ordiniamo riso con uova e verdure mentre ripensiamo alla magia di questo posto dove perdersi è meraviglioso.

Alle 17, su nostra richiesta, Dev ci porta a Bada Bagh; poco distante da Jaisalmer in un’area circondata dal deserto, si trovano decine di cenotafi reali, con le effigi dei re e delle mogli. Con una luce perfetta per catturare alcune foto, e silenzio tutt’attorno si respira un gran senso di misticismo e pace.

Lasciato questo posto, ci rechiamo al lago di Gadi Sagar, un bacino artificiale con templi funerari al suo interno. Compriamo un sacchetto di cibo per pesci e appena gettato in acqua qualche briciola, una moltitudine di pesci gatto saltella guizzando fuori dall’acqua.

Rientrati in città, possiamo vedere come gli abitanti si stiano preparando per i festeggiamenti del Festival Diwali; negozi chiusi, luci scintillanti alle pareti delle case e nelle piazze, rendono somiglianti al nostro periodo natalizio.

La cena nel terrazzo dell’hotel è accompagnata da uno scenario spettacolare: in lontananza dal Forte, numerosi fuochi artificiali si elevano rischiarando la notte. Rimaniamo incantati a osservare tanta bellezza, consapevoli che è l’ultima sera in questa città del Rajasthan che ci ha fatto emozionare e palpitare i nostri cuori.

8/11. Caricate le valigie in auto salutiamo e ringraziamo il simpatico Direttore dell’hotel che ieri ci ha suggerito la visita di Bada Bagh e sapendo che oggi è il mio compleanno, mi ha regalato una confezione di dolci tipici indiani.

Alle ore 9 partiamo, ci aspettano 300 chilometri per arrivare a Jodhpur, “la città blu”, per via delle case tinte di azzurro nel borgo antico. Percorriamo una bella strada scorrevole con la presenza talvolta di vacche che passeggiano lungo la carreggiata incuranti delle auto che passano. Dopo una breve sosta per uno spuntino, verso le 13,30 arriviamo all’hotel Rambanka Palace, una bella struttura immersa in un giardino. Il tempo di sistemare le valigie, rilassarci un attimo nell’ampio terrazzo poi torniamo nella hall dove ad attenderci c’è Manu, la guida che ci accompagnerà a Jodhpur e Dev che con mia grande sorpresa mi offre un piccolo mazzo di fiori. Quasi commossa da tanta gentilezza l’abbraccio ripetendo più volte Namastè, Namastè.

Visitiamo subito Jaswant Thanda, un cenotafio di marmo bianco costruito nel 1899 in onore del maharaja Jaswant Singh II, dopodiché andiamo al forte di Mehrangarh costruito in posizione inespugnabile su una parete a picco nelle vicinanze della città.

In pietra di arenaria color rosso bruciato è una delle più grandi e imponenti fortezze del Rajasthan con bellissimi interni e collezioni di portantine appartenenti ai reali.

Terminata la visita, Manu ci espone il pezzo forte del pomeriggio: una vista mozzafiato con tramonto sulla Città Blu. Wow! Che spettacolo… La luce del tramonto e l’azzurro delle case conferiscono alla città una luce seducente. Cerco di immortalare velocemente questo momento prima che il sole scompaia per dare spazio alla notte.

Lasciamo il forte per dirigerci nella città vecchia dove facciamo una sosta in un negozio che vende spezie poi da lì a piedi, andiamo alla Torre dell’Orologio, una torre secolare avvolta dagli aromi, dai suoni e dai colori del Sardar Market. Anche qui curiosiamo dentro un negozio di artigianato tessile prima di rientrare in hotel.

Salutiamo Manu e seguendo il suo consiglio andiamo a cena in un ristorante nei pressi “On the Rocks” dove a lume di candela ci gustiamo due piatti di noodles con pollo e verdure. Tornati in camera dal giardino sottostante suoni e danze con costumi locali accompagnano la serata. Finisce così la nostra permanenza in questa gemma del Rajasthan ….domani il nostro viaggio continuerà.

9/11. La tappa di questa giornata prevede 390 chilometri. Attraverso una strada a tratti sconnessa, passando tra villaggi rurali, arriviamo a Pushkar, una pittoresca cittadina adagiata sul lago omonimo, sacro al Dio Brahama (il creatore del mondo), importantissimo centro di pellegrinaggio per i fedeli indù. Cinquantadue scalinate scendono al lago immergendosi nelle sue acque dove migliaia di pellegrini compiono abluzioni purificatorie.

Dev telefonicamente prende contatto con una guida locale che al costo di 200 Rupie, in lingua inglese, ci mostra il Tempio di Brahama dove purtroppo è vietato fotografare, il lago sacro e il bazar lungo la via principale. Salutata la guida, riprendiamo il tragitto fino ad arrivare a Jaipur, la capitale del Rajasthan. Invischiati in un traffico caotico di motorini, risciò, automobili che strombazzano a più non posso, arriviamo all’hotel Comfort Inn Sapphire. Avendo a disposizione l’intero pomeriggio per attività individuali, Dev si propone per portarci a vedere il Monkey Temple (tempio delle scimmie) da dove si può anche ammirare il tramonto sulla città; accettiamo volentieri e verso le 16,30 partiamo. Dopo circa 40 minuti arriviamo su una collina, dove si trova un complesso di templi indù in totale decadenza; l’intera struttura oltre ad essere abitata da centinaia di scimmie è piuttosto sporca e maltenuta. Con una bella camminata in salita raggiungiamo il punto panoramico e facciamo appena in tempo a vedere il sole calare.

Comunque soddisfatti di aver visto questo luogo fuori dalle rotte turistiche, rientriamo in città per fare visita, su pressione di Dev, a un paio di negozi: il primo di pashmine (sciarpe di lana pregiata ricavate dal pelo della capra), il secondo di gioielli in argento e pietre preziose. Conclusa la visita, senza aver acquistato nulla, andiamo a cena in un ristorante consigliato da lui dove si può mangiare cibo indiano al ritmo di musica e canti tradizionali.

Riaccompagnati in hotel, lo salutiamo e ringraziamo per averci così gentilmente dato l’occasione di occupare proficuamente il pomeriggio, domattina visiteremo Jaipur e i suoi formidabili palazzi.

10/11. Puntuale l’autista ci viene a prendere per andare ad Amber Fort; lo splendido forte situato a 11 chilometri da Jaipur è un’affascinante miscela di architettura indù e musulmana e fu la residenza dei maharaja Rajput e delle loro famiglie. Il forte è diviso in quattro sezioni principali ciascuna con un portone d’ingresso e un cortile; nel terzo cortile si trova lo Sheesh Mahal o Palazzo degli Specchi, dove le pareti e i soffitti sono scolpiti con magnifici dipinti in vetro.

Arrivati, ci presentiamo alla nostra guida Mel che subito ci accompagna alla biglietteria per l’escursione a dorso di elefante fino all’entrata del forte. Giunto il nostro turno saliamo su uno di questi poveri animali e attraversiamo la Suraj Pol (Porta del Sole) che dà accesso allo Jaleb Chowk (Cortile Principale) dove gli eserciti reduci dalla guerra mostravano al popolo il bottino strappato ai nemici. Seduti sulla portantina, siamo sballottati di qua e di là; dalla strada numerosi ragazzi con macchina fotografica immortalano il passaggio di ogni elefante per poi cercare insistentemente di vendere le foto all’uscita dal forte.

Ci dirigiamo poi allo Jal Mahal, un palazzo che s’innalza dalla distesa d’acqua del Man Sagar e che era la residenza estiva della famiglia reale. Al termine di questa visita, con grande felicità di Stefano, inizia una serie di tappe ai negozi: tappeti, pietre preziose, argento, tessuti; non facciamo in tempo a uscire da un negozio che siamo subito indirizzati a un altro. Concluso questo tour forzato andiamo a vedere la chicca di Jaipur: il “Palazzo dei Venti” conosciuto anche come Hawa Mahal, uno straordinario edificio di cinque piani in arenaria rosa lavorata a nido d’ape che fu commissionato nel 1799 dal maharaja Sawai Pratap Singh, per consentire alle donne di corte di assistere alle processioni e osservare la vita quotidiana senza essere viste. Sempre nella parte vecchia della città visitiamo inoltre il City Palace, un complesso enorme di palazzi, giardini e cortili, arte decorativa e portoni scolpiti; il museo ospita rari manoscritti, armature, costumi e tappeti.

L’ultima visita riguarda Jantar Mantar, il più famoso dei cinque Osservatori Astronomici costruiti dal Maharaja Jai Singh II in India.

Dopo aver salutato Mel, facciamo ritorno in hotel e prima di andare a cena, ci concediamo due passi da soli nelle vicinanze dell’albergo. Ceniamo nel ristorante al piano atrio, poi prima di andare a dormire, dalla finestra della camera diamo un ultimo sguardo sulla notte, sulle luci, su questa città che ci ha ospitato per due giorni e che per il caratteristico colore degli edifici è anche detta la “Città Rosa”.

11/11. Lasciata Jaipur alle ore 8, imbocchiamo una strada che è un vero carosello: auto, motorini con sopra intere famiglie, vacche che passeggiano pigramente e cammelli che trainano carretti con sopra persone o generi alimentari. Ci fermiamo a un casello autostradale e subito alcuni bambini si avvicinano intonando canzoni e suonando un piccolo e rudimentale strumento a corda allo scopo di ricevere qualche spicciolo; mi limito a fissarli dal finestrino chiuso notando quanto siano belli: carnagione scura, capelli neri e occhi grandi, profondi e luminosi.

Da giorni Dev propone con entusiasmo di farci conoscere la sua famiglia, perciò con una piccola deviazione attraverso campi coltivati e villaggi di contadini arriviamo alla sua casa. Ad accoglierci c’è tutta la famiglia: madre, padre, sorella, fratello e nipoti che con sentita ospitalità ci offrono alcuni dolci fatti da loro, poi insieme si attivano per permettermi di fare alcuni scatti fotografici. La mamma e la sorella pongono ciascuna sulla testa un vaso (usanza comune nelle donne) dopodiché la madre comincia a impastare e cuocere alcune pagnottelle su un piccolo braciere nel cortile di casa. Anche Dev, felice, ci mostra la stalla e conduce a vedere la scuola del villaggio dove alcuni ragazzini incuriositi dalla nostra presenza smettono di giocare a pallone e ci vengono incontro ridendo e parlottando tra loro.

E’ davvero bello ed emozionante sentire tanta genuina gentilezza da parte di queste persone che pur vivendo dell’essenziale, con il cuore, ci hanno offerto l’ospitalità della propria casa e un sorriso. E’ il momento dei saluti, Stefano ed io grati al nostro autista per quest’opportunità, ringraziamo e dopo ripetuti “namastè”, ripartiamo.

Ci fermiamo a 40 chilometri da Agra e alle 13 incontriamo una nuova guida, un bramino di nome Gitendra che accompagna alla visita di Fatehpur Sikri. La magnifica città fortificata in arenaria rossa fu la capitale dell’impero Moghul sotto l’imperatore Akbar nel XVI secolo; fu abbandonata poco dopo la sua costruzione poiché sorgeva in una zona soggetta a forti mancanze d’acqua.

Finita la visita, proseguiamo per Agra per andare a vedere una delle sette meraviglie del mondo: il TAJ MAHAL (Palazzo della Corona), insieme a Gitendra scendiamo dall’auto all’entrata Ovest e dopo aver superato i controlli di routine, riusciamo ad evitare la fila chilometrica di persone che attendono di entrare, poiché siamo accompagnati da una guida locale. Ci facciamo largo tra la folla e all’improvviso….Eccolo! Maestoso, imponente, perfetto, talmente bello da togliere il fiato.

Il Taj Mahal fu fatto erigere nel XVII secolo dall’imperatore Mughal Shah Jahn di marmo bianco come espressione del suo amore per la seconda moglie Mumtaz Mahal morta di parto. In questo luogo seducente la nostra reflex sembra impazzita e con la collaborazione della guida riusciamo a cogliere delle bellissime immagini a questo gioiello di architettura musulmana. E’ l’ora di chiusura e a malincuore ce ne andiamo, naturalmente anche qui come in ogni città già visitata vi è la consueta tappa ai negozi: visitiamo una fabbrica in cui lavorano il marmo cristallino proveniente da Makrana, una città vicino a Jaipur. Finita la dimostrazione ci conducono nel reparto vendite, dove ci limitiamo a guardare e ad ammirare questi capolavori (tavoli, quadri, vasi, ecc.) fatti a mano.

Giunti in hotel, il Taj Resort, salutiamo guida e autista dandoci appuntamento per l’indomani mattina poi prendiamo possesso della camera. Ceniamo a lume di candela nel terrazzo panoramico dell’albergo senza però avere il piacere di vedere il Taj Mahal perché stranamente non è illuminato.

E’ l’ultimo giorno del nostro tour, domani torneremo a Delhi per prendere il volo che ci porterà a sud, sul mare, a Goa.

Oggi la vista del Taj Mahal è qualcosa che ricorderò per sempre, così puro da farlo sembrare un pezzo di cristallo nell’universo, vive di un amore che nonostante gli anni il tempo non ha scalfito, tanto da essere considerato il monumento all’amore per eccellenza, il più grande mai costruito per una donna.

12/11. Facciamo colazione nel solito terrazzo panoramico, ma a differenza di ieri sera, ora è là, davanti a noi nella foschia mattutina; col pensiero lo saluto, poi…. via!

Alle ore 9 saliamo in auto e insieme alla guida andiamo a visitare il Forte di Agra. Questo esempio di architettura Mughal, in arenaria rossa, ebbe inizio nel 1565 su commissione dell’imperatore Akbar, in seguito il nipote Shah Jahan realizzò in marmo bianco diversi ampliamenti trasformandolo da struttura militare in palazzo. Con l’ascesa al potere del figlio Aurangzeb divenne per otto anni la sua prigione dorata. Distrutto in parte dagli inglesi che lo utilizzarono come caserma, oggi la maggior parte del complesso è adibita a scopi militari.

Con un abbraccio salutiamo il simpatico Gitendra e imboccata l’autostrada proseguiamo per Delhi (220 km). Ci fermiamo per un pranzo veloce poi riprendiamo il tragitto e arrivati nella capitale con un po’ di anticipo, l’autista si dilunga a fare un giro nell’elegante zona dove si trovano tutte le ambasciate, quindi dritti all’aeroporto.

Con commozione saluto Dev che per sette giorni ha condiviso insieme a noi gli spostamenti, oltre ad essere un bravissimo autista è stato anche un amico disponibile a proporre alternative nelle ore libere del programma rendendo così il tour più ricco e interessante.

Partiamo con un’ora di ritardo e dopo due ore e mezzo di volo arriviamo all’aeroporto Dabolim di Goa; fuori dal terminal un altro autista ci accoglie per portarci alla nostra guest house, il Crystal Goa a Palolem (Goa Sud). Stanchi e affamati arriviamo a destinazione dopo aver fatto più di un’ora e mezza di macchina.

E’ piuttosto tardi, i locali oramai chiusi, fortunatamente ho in valigia alcuni pacchetti di cracker e formaggini perciò ci accontentiamo e dopo una rilassante doccia andiamo a dormire: la scoperta di Palolem sarà tutta per domani.

13/11. Mi alzo e per prima cosa esco sul lungo terrazzo che sembra quasi un salotto, la giornata è calda e soleggiata, intorno non ci sono hotel ma solo capanne, bungalow, fili elettrici e lamiere immersi in una fitta vegetazione di palme.

Con questo scenario alla “Rambo” ci infiliamo il costume e scendiamo nella Coffee House per fare colazione; la musica in sottofondo crea un’atmosfera tranquilla e serena.

Percorriamo la strada principale affollata di taxi, risciò, bancarelle, ristoranti e in poco più di cinque minuti siamo alla spiaggia di Palolem. Incorniciata da un sipario di palme da cocco, la baia forma una curva perfetta di sabbia dorata con alle spalle una schiera ininterrotta di baracchini, chioschi e capanne di foglie di palma o di bamboo in stile Thai che offrono ristorazione e alloggi. Passeggiamo fino all’estremità della baia poi, steso l’asciugamano, ci stendiamo a prendere il sole ascoltando musica e leggendo, in perfetta armonia con il luogo.

All’ora di pranzo, accaldati, andiamo da Babas’ s Little Italy, dove ordiniamo due piatti di noodles e ci dissetiamo con una buona birra fresca. Dopo un riposino, torniamo alla spiaggia, che pur essendo un periodo di alta stagione, è poco affollata. Immersi nel nostro relax siamo avvicinati da un ragazzo del posto che ci propone per l’indomani un’escursione di un’ora sul fiume, pensando di poter così occupare la mattinata e con l’idea di fare belle foto accettiamo contrattando sul prezzo. Verso le 17,30 il sole tramonta andando a nascondersi dietro un isolotto, di lì a poco la luce assume un colore a tinte rosa, alcune persone cominciano a rivestirsi mentre altre si godono gli ultimi attimi.

Ceniamo con del pesce nel solito locale, facciamo una passeggiata curiosando tra una bancarella e l’altra poi seduti sul terrazzo della nostra camera, dedichiamo alla notte e alla luna un ultimo sguardo prima di andare a dormire.

14/11. Siamo svegliati dal gracchiare di alcuni uccelli neri simili a corvi che svolazzano da una palma all’altra. Alle 10, puntuali, siamo in spiaggia pronti per l’escursione sul fiume; accompagna il fratello del ragazzo che ieri ci ha venduto la gita. Saliamo su una piroga mentre lui si sistema a poppa con un remo in mano; tra mangrovie, palme e altri tipi di alberi, una moltitudine di uccelli di varie specie vola sopra di noi. Il barcaiolo, per consentirci di fotografare, getta in acqua alcuni pezzi di carne allo scopo di avvicinarli. Trascorriamo un’ora in assoluta tranquillità a contatto con la natura scattando foto e ammirando questa lussureggiante foresta. Tornati alla spiaggia, ci sdraiamo a prendere il sole poi accaldati decidiamo di tornare nel solito ristorante a mettere qualcosa sotto i denti ma soprattutto a bere una dissetante Kingfisher (birra indiana).

Il pomeriggio è dedicato alla spiaggia, oltre alle persone è frequentata anche da mucche, che pur senza asciugamano, si accampano sulla sabbia. Verso sera torna il ragazzo di ieri a suggerire per l’indomani mattina un’altra escursione: un’uscita in barca per avvistare i delfini, anche stavolta accettiamo dopo la consueta contrattazione. Ceniamo con spiedini di pesce poi torniamo in spiaggia a vedere alcuni pescatori districare il pescato dalle reti mentre alcuni ragazzi attendono per comprare. Questo villaggio affacciato sul Mare Arabico, di sera si anima, prende vita, la via principale si affolla di turisti in cerca di un locale, i ristoranti a loro volta espongono il pesce fresco pronto per essere cucinato, i negozianti invitano con insistenza a comprare la loro merce; nella festosità più totale ci congediamo per tornare al nostro terrazzo a chiacchierare e giocare a carte.

15/11. Carichi di attese, puntuali, ci presentiamo al punto d’incontro e radunato il gruppo di partecipanti alle 9,30, partiamo. Il giro si rivela abbastanza deludente: pochi delfini e nessuna sosta per fare il bagno. Tornati a terra, passiamo alcune ore tra chiacchiere e relax prima di andare a pranzo con spiedini di pollo e bistecca di barracuda.

Trascorriamo le restanti ore del pomeriggio su questa spiaggia che è il fiore all’occhiello di Goa; in un’atmosfera alla “Robinson Crusoe” aspettiamo che il cielo si tinga di rosa, che le figure assumano contorni scuri, poi ecco …. il sole piano, piano cala dietro l’isolotto e il giorno finisce, domani una nuova alba illuminerà Palolem.

E’ l’ultima sera e per cenare scegliamo nuovamente Babas’s; seduti al nostro tavolo, in un clima familiare, tra chiacchiericci dei clienti e andirivieni dei camerieri non ci resta che pensare a tutte le cose meravigliose che abbiamo visto e alla fortuna di essere stati insieme protagonisti di questo splendido viaggio.

16/11. Finite di sistemare le ultime cose in valigia, andiamo a salutare la spiaggia di Palolem, questa mezzaluna di sabbia con acque tranquille e palme da cocco gigantesche. Già a metà mattinata il caldo comincia a farsi sentire, perciò tornati alla reception, aspettiamo l’autista che alle 10,45 ci viene a prendere per il trasferimento all’aeroporto di Goa. Fuori dal finestrino guardo passare le case, la gente in coloratissimi abiti e la meravigliosa vegetazione tropicale; è con un pizzico di nostalgia che me ne vado da quest’angolo dall’apparenza primitiva ma nella realtà così incantevole.

Con un volo dell’Air Asia, alle ore 15,15, partiamo per Nuova Delhi, poi dallo stesso terminal alle 1,50 del 17/11 prenderemo il volo intercontinentale per Monaco di Baviera. Nell’attesa mangiamo qualcosa e spendiamo le ultime rupie per qualche ricordino. E’ già tarda notte quando lasciamo l’India per far rotta verso Ovest, verso il freddo, verso casa…. verso il Natale ormai imminente.

17/11. Alle 6 del mattino di una giornata limpida e fredda arriviamo a Monaco, poi dopo uno scalo di un paio d’ore, ripartiamo da un altro terminal per Bologna atterrando all’aeroporto Marconi alle 9,10.

La vacanza è finita, siamo a casa e con noi tanti bei ricordi su cui riflettere ora….. sempre.

Uno straordinario viaggio in un paese che conserva millenni di storia, di arte, di culture; un mondo così intriso di religiosità che fa dei suoi dei e delle cerimonie religiose una presenza costante della propria vita.

Nuova Delhi disseminata di vestigia degli imperi passati è un caotico mosaico di mausolei moghul, bazar polverosi e quartieri coloniali.

Il Rajasthan, un’inebriante esplosione di colori con palazzi fiabeschi, forti storici, parchi, deserto e villaggi in cui la vita è rimasta ancorata al passato è in tutti i sensi, la “Terra dei Re”.

Infine il Goa, tanto piccolo e rilassante, fu colonia portoghese per cinque secoli e celebre paradiso hippy negli anni 60, oggi è un’oasi di verde con bellissime spiagge, dove poter camminare a piedi nudi davanti a un caldo tramonto rosa.

NAMASTE’ INDIA.

Per ulteriori informazioni potete contattarmi al seguente indirizzo mail: iotti_paola@libero.it

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