Rajasthan, Agra e Delhi – Magica India

Colori, sorrisi, mani, profumi e odori. Città caotiche e paradisi sconfinati.. questa è l'India, con le sue contraddizioni.
Scritto da: valemariani
rajasthan, agra e delhi - magica india
Partenza il: 22/07/2011
Ritorno il: 06/08/2011
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
Eccomi qui a raccontarti del mio viaggio nella incredibile India.

Sento che questa mail sarà particolarmente lunga. Prepara quindi tempo e pazienza per leggertela perchè è sicuramente un viaggio che vale la pena di ascoltare e immaginare.. e (forse) anche fare…

Il 22 luglio arrivo a Delhi dopo una notte insonne sull’aereo con accanto un indiano che non faceva altro che russare e parlarmi di cose senza senso (certo, magari un senso per lui ce l’avevano visto che aveva la mente riposata… io invece ho passato la notte a guardarmi film in lingua e sentire la discografia completa di bob marley).

L’arrivo a Delhi è stato abbastanza shock! Subito uscita dall’aeroporto ho potuto constatare la temperatura veramente invivibile: umido da morire e caldo, afoso. Un’aria irrespirabile. Ho pensato “e io come faccio due settimane così?” per fortuna poi il tempo si è messo un po’ meglio durante le varie tappe del viaggio, a seconda che fossero zone più o meno inquinate, e più o meno civilizzate.

A Delhi il codice della strada, (così come ovunque) è un’approssimazione. Un’opinione personale diciamo.. unica grande regola universale: se ti stanno per investire, spostati, e qualsiasi cosa tu faccia, suona il clacson! Puoi immaginare il delirio e il primo impatto!

Le prime immagini di Delhi sono stata quelle nelle strade. Bambini di pochissimi anni, 4,5 al massimo, che bussano ai finestrini dell’auto per chiederti dei soldi o del cibo.. sono sporchi e spesso nudi, ma ciò nonostante resti incantato dalla loro bellezza. Sono tutti bellissimi i bambini indiani.. e anche le donne per la maggior parte. Sugli uomini avrei qualcosa da dire :-))

Per strada ci sono innumerevoli mucche, animale sacro, che non puoi investire anche se a volte la tentazione è forte! Scherzi a parte..

Delhi è una città abbastanza civilizzata, certo più che tutti i villaggi e i piccoli centri che abbiamo visitato durante il nostro giro. Per questo il sistema di scarico delle condutture è decente in alcune zone, e non all’aria aperta come in tutte le altre città.

Delhi è gigantesca e dotata di metropolitana. Arriviamo in Hotel e noto che accanto al nostro albergo ci sono delle baraccopoli in cui vivono tantissime persone povere. Scendo perchè il driver ci aspetta per portarci a fare il primo giro, e vedo dei bambini che subito mi notano per essere bianca e tipicamente turista.. mi si avvicinano con sguardo curioso e mi porgono dei giochi improvvisati: palline, legnetti.. uno mi prende per mano e mi porta su una branda che funge da divano in mezzo alla strada (che probabilmente era il loro “salotto”), e inizio a giocare con loro.. mi chiedono come mi chiamo.. dove abito.. e restano incantati quando parlo.. come se stessi raccontando la più bella delle storie.

Il driver è arrivato: devo andare. Mi aspetta il primo tempio, un luogo pieno di gente e di colori… sono tantissime le persone di ogni sesso ed età che si ritrovano lì per pregare e adorare un dio che serve a dare loro la speranza di una vita migliore. Togliermi le scarpe e camminare a piedi nudi per la prima volta è stato abbastanza sconvolgente, ma l’ho poi superato nel corso del viaggio perchè altrimenti avrei avuto delle crisi giornaliere 🙂

Il secondo tempio è stato bellissimo: il Lotus Temple. Un posto magico e fuori dal tempo e dallo spazio. una costruzione immersa nel verde, totalmente all’avanguardia dal punto di vista architettonico e magica, ascetica e trascendentale al suo interno. Sedendosi nelle panche di legno è possibile ammirare l’esterno, in parte aperto e in parte isolato da delle vetrate. Attorno al tempio ci sono delle piscine. Entrando, la prima cosa che si nota, è il cinguettio degli uccelli che pare quasi una canzone. Il silenzio regna.. e tutto è mistico.

Uscita da questo posto di grande pace riprendo subito il contatto un po’ scomodo con la città. Motorini ovunque, tuk tuk (una sorta di Ape car adibita al trasporto delle persone), ricshaw, mucche, persone che mentre cammini per strada di parlano continuamente, ti guardano, ti toccano, ti chiedono soldi, ti vogliono mostrare il loro negozio o il loro baracchino, il bazar dell’amico dell’amico del cugino dello zio del cognato. Insomma, ascoltarli significa impazzire.

Il secondo giorno ci aspettano prima Shekawati e poi Mandawa, famose per le loro Haveli, case appartenenti ai nobili e ai signori del tempo e di oggi, particolari per essere dipinte e decorate in tipico stile Rajasthan. Le cittadine sono piccole ed entrare significa essere osservati da tutti.. il caldo prosegue e dopo un giro in centro e una cena nell’hotel (davvero grazioso), attendiamo l’arrivo del giorno dopo: ci aspetta Bikaner.

Il viaggio in macchina è abbastanza lungo, ma il Junagarth Fort ripaga la nostra pazienza. Molto suggestivo è anche il Palazzo di Lalgarh, un edificio in pietra rossa costruito dal maharaja Ganga Singh (1881-1942) in memoria di suo padre Lal Sing 3 chilometri a nord del centro città. Nonostante sia un palazzo maestoso, con balconate e grate raffinate, non è la più interessante e più bella delle residenze reali del Rajasthan, ma merita comunque di essere ammirato. Lo Shri Sadul Museum occupa l’intero primo piano dell’edificio e possiede una straordinaria collezione di oggetti personali dei sovrani di Bikaner: antiche fotografie di varie battute di caccia, un’incredibile raccolta di oggetti appartenuti all’ultimo maharaja, tra cui le mazze da golf, la macchina fotografica, alcuni abiti, vari libri, tappi per le orecchie e persino lo spazzolino da denti elettrico.

Il contatto con il cibo indiano ormai è più che avvenuto ed inizio ad imparare a scegliere i piatti che si abbinano maggiormente ai miei gusti (non amo molto il cibo speziato e saporito… e devo dire che per questo ho scelto proprio il Paese giusto :-))

Bikaner è la prima città in cui, già dalla strada, iniziamo a vedere il deserto. Ma prima, ci aspetta il tempio dei topi. Inutili le descrizioni a riguardo e il disgusto di questo luogo.. l’odore era fortissimo tanto quanto era incredibile il vedere delle persone adorare queste creature. Lasciato il tempio il paesaggio è davvero impressionante: pochi km prima c’era “la città”, e ora siamo immersi nel nulla. Ci fermiamo per le prime fotografie, appena ci avviciniamo a Jeisalmer che si nota all’orizzonte. Iniziamo a fotografare, e di fronte all’obiettivo intravediamo coloratissime donne e bambini che ci corrono incontro. Una di loro porta un vaso d’acqua sopra la testa. Si avvicinano in cerca di cibo e soldi, come tutti coloro che vedono i turisti in questo Paese.

La bellezza di queste donne è incredibile: potrebbero essere delle modelle e invece si trovano agli angoli del deserto a coltivare piantagioni per il sostentamento degli abitanti dei loro villaggi.

Dopo le prime foto al deserto notiamo un camion ribaltato e aperto in due: gli incidenti in queste zone accadono per la maggior parte per l’eccesso di velocità degli autisti di strada. Arrivate a Jaisalmer ci aspetta una cittadina del tutto particolare: la chiamano la città d’oro.

Salendo attraverso le vie della città si arriva al forte, un bellissimo palazzo all’interno del quale vivevano i reali. Una parte dedicata alle donne e una agli uomini. Dall’alto parte un balcone panoramico intarsiato con motivi floreali. Dagli spazi si intravede la città, la gente, i colori. Sembra di essere in un mondo antico. Questa fortezza, famosa per le lotte che qui si sono svolte durante l’era dorata di governanti Rajput, è anche conosciuta con il nome Sonar Kila. Le battaglie del Sonar Kila avrebbero dovuto proteggere il regno Rajput dai dominatori occidentali. Quando i raggi del sole, durante il tramonto, cadono sul Jaisalmer, il colore del forte assume un aspetto quasi dorato. Questo spettacolo sorprendente, molto apprezzato da tutti i visitatori, ha dato un ulteriore nome al forte: il Forte d’oro. Le sculture lungo i muri della struttura sono una miscela insolita di tradizioni antiche e contemporanee. Dentro il Forte d’oro si trovano un maestoso palazzo e alcuni templi giainisti.

Dopo un bagno in piscina e una cena in un ristorante italiano dentro al forte (dopo un po’ la cucina di casa inizia a mancare) andiamo a dormire. Il giorno seguente ci aspetta il safari nel deserto.

26 luglio- saliamo in macchina e ci dirigiamo in un villaggio nel deserto in cui ci aspettano i cammelli pronti a partire per il safari tra le dune.

I bambini e le donne ci accolgono al nostro arrivo. Ci sistemiamo in dei bungalow e dopo esserci rinfrescate e abbigliate “da deserto” partiamo. I cammelli sono altissimi ma trasmettono pace e tranquillità. Il caldo inibisce i nostri sensi e la sete si fa sentire. Salite in groppa alle creature partiamo. Io sono l’unica che guida il suo cammello da sola, perchè il mio cammello, essendo l’ultimo della fila, non doveva che seguire gli altri. Dietro di me, in groppa, c’è un bambino che avrà sugli otto anni ma sembra ne abbia cinque. Timido, non parla ma ride e di tanto in tanto mi chiede di far trottare il cammello più veloce. E’ divertentissimo. Il paesaggio del deserto è stupefacente. Montagne di sabbia infinite, colori indimenticabili, e il caldo non pesa più.

Ci fermiamo per vedere il tramonto e dei bambini, improvvisatisi suonatori e cantanti ci accolgono per avere degli spiccioli che ahimè non abbiamo con noi: le borse sono rimaste nei bungalow. Scesa dal cammello corro tra le dune, sento l’aria nei capelli, cado nella sabbia e mi rotolo. E’ incredibile come in una qualsiasi situazione di vita quotidiana le persone stiano attente a non sporcarsi, e non appena abbiano la possibilità di evadere i loro parametri cambino radicalmente. Il tramonto è bellissimo e prima che si faccia buio dobbiamo rientrare.

Ci aspetta una tipica cena indiana nella piazzetta dei bungalow, e una notte a dormire a cielo aperto, sotto un tappeto di stelle. L’alba è magnifica e un nuvo giorno ci aspetta.

Dopo la colazione partiamo per Jodhpur, la città più bella. Viene chiamata la città blu, per via della reazione dello zolfo sulle case. Il blu cambia tonalità di colore in base alla luce e alle ore del giorno… la sera sembra fluorescente ed è bellissimo. Vediamo la torre dell’orologio, i soliti mercatini e palazzi. Il blu attorno a me mi incanta totalmente, e le foto parlano da sè.

28 luglio, Ranakpur. Non credevo esistesse davvero e invece.. quando mi sono ritrovata nella giungla vera, quella fatta di alberi, villaggi, gente che vive in maniera quasi selvaggia, mi sono resa conto di cosa avesse ispirato il Libro della Giungla.

L’abergo che ci aspetta è bellissimo: una piscina meravigliosa e una stanza gigantesca. Il ristorante è superlativo e la pace e la tranquillità regnano.

Dopo esserci sistemate partiamo per la visita ai templi Jain. Costruiti in una quieta valle della catena dell’Arivalli, gli splendidi templi di Ranakpur costituiscono uno dei più grandi e importanti complessi giainisti dell’India. Il Chaumukha Temple (“Tempio delle quattro facce”), dedicato ad Adinath, il primo tirthankar, è il più importante dei 5 templi che abbiamo visitato. L’imponente tempio in marmo è costruito su un alto zoccolo/basamento, a cui si accede da una maestosa scalinata, e sormontato da tre livelli, di cui solo il primo accessibile ai turisti.

La pace e la quite regna. I templi immersi nella verde giungla sono esattamente identici a quelli in cui, le scimmie del cartone Disney “Il Libro della Giungla”, cantano e ballano in compagnia di Mowgli e dell’amico orso.

E’ uno dei posti più magici che io abbia mai visto in tutta la mia vita. Animali, colori, grandi strutture di marmo, pace, quiete, scimmie che si arrampicano sui cancelli dei templi, uccelli coloratissimi che volano sui prati all’ingresso dei luoghi di preghiera.

Dopo la visita ai templi ci dirigiamo su di una stradina che porta ad un fiume bassissimo, arginato da una diga artificiale altissima sulla quale camminiamo e dalla quale si ammira un bellissimo panorama. Da un lato, il fiume in magra, dall’altro i villaggi da cui provengono rumori e musiche di bonghi e canti. Al rientro ci dirigiamo da una famiglia di tessitori di Dhurrie, tipici tappeti fatti a mano la cui lavorazione complicatissima e precisissima viene realizzata ancora con il metodo antico: una macchina con tantissimi fili e un grande pettine per allineare il lavoro man mano che il tappeto prende forma.

Rientrate in hotel ci rilassiamo in piscina e ceniamo. Il giorno dopo ci aspetta la magnifica Udaipur, con il suo lago Pichola.

Udaipur è la Venezia d’Oriente. Dalla camera del nostro hotel si vede una vista spettacolare di tutto il lago. Dopo una visita al centro e al City Palace, enorme e fiabesco, ci dirigiamo a prendere il battello che ci porterà nell’isoletta da cui si gode di una vista spettacolare di tutto il lago Pichola. Dopo le relative foto alle magnifiche statue e ai giardini pieni di scoiattoli, torniamo in terra ferma e la sera ceniamo in un ristorante meraviglioso da cui si vede tutto il lago e la città riflessa ed illuminata.

Il giorno dopo ci aspetta Pushkar, ridente cittadina rastafariana circondata dalle montagne. Un po’ stanca decido di restare in albergo e finire di leggere un libro bellissimo che parla di due ragazze indiane cresciute nella cultura del loro paese, e riposarmi un po’. La sera ci aspetta un ristorantino carinissimo ma non mangio molto: un paio di frullati e due foglie di insalata. Lo stress da viaggio a volte si fa sentire.. e il giorno dopo si visita Jaipur.

Jaipur è una città magnifica, e ricca di monumenti, alcuni dei quali molto belli. Il più strano è il Jantar Mantar che altro non è che un osservatorio astronomico all’aria aperta i cui enormi strumenti astronomici sono costruiti in pietra. Splendido anche l’Hawa Mahal (comunemente chiamato Palazzo dei Venti): un palazzo di otto piani la cui facciata, in arenaria rosa, comprende quasi mille fra nicchie e finestre, tutte finemente lavorate a merletto. Serviva da osservatorio dal quale le donne di corte, non viste, potevano assistere alla vita della città.

Nelle vicinanze della città di Jaipur, su un’altura, sorge il palazzo fortezza di Amber che ha una facciata solenne ed austera, mentre gli interni sono fastosi, eleganti e raffinati.

I turisti vengono fatti salire, sui ripidi bastioni, a dorso d’elefante, la maggior parte dei quali hanno proboscidi stupendamente dipinte. Stupenda e scenografica la terrazza d’entrata, di un bianco accecante. Noi decidiamo di salire a piedi: gli elefanti ci aspetteranno il giorno dopo per un bel giro nella riserva naturale poco distante. Questa terrazza, nella parte che guarda la gola, è coperta da una fila di colonne con capitelli a forma di elefante. Le pareti ed il soffitto sono finemente lavorati a specchio, mentre stupende finestre intarsiate si aprono sul lago sottostante.

Il City Palace, tuttora residenza del Maharaja di Jaipur, è un enorme e complesso palazzo con numerosi cortili, due musei ed un’armeria.

Il cortile più famoso è il Pritam Niwas Chowk, comunemente conosciuto come Cortile del Pavone. Stupende sono le quattro porte, finemente lavorate, con rappresentazioni delle quattro stagioni.

Poco distante dalla città sorge invece Manar Fort, dal quale in una giornata limpida è possibile ammirare il panorama dell’intera città.

Inizialmente la gita sull’elefante (che è uno dei miei più grandi sogni di quando ero bambina), era programmata per il primo giorno, ma dopo una torrenziale pioggia mai vista prima ci siamo rintanate in un bar sulla strada. Abbiamo colto l’occasione per bere del Chai Tea cucinato al momento nella maniera più tipica e per rivedere le foto scattate fin ad ora. In pochi minuti siamo state circondate da una quindicina di uomini indiani, fissi a guardare la macchina fotografica per godere anche loro delle splendide foto scattate.

Credo di non aver mai visto in vita mia un popolo così curioso e impiccione 🙂

La gita in elefante è stata carinissima: un’ora a dorso di questo pachiderma che camminava lentamente e muoveva le orecchie, quasi si volesse equilibrare. Ogni tanto mangiava qualche ramo di albero e barriva per degli strani rumori che le sue grandi orecchie probabilmente percepivano.

Entusiasta della gita sull’elefante non sapevo che il bello sarebbe arrivato dopo.

Ci siamo trovate nel bel mezzo di un festival annuale che si svolge a Jaipur: si chiama Teej festival e viene realizzato per chiedere alla moglie di Shiva di bagnare i territori secchi e afosi con una pioggia divina. Abbiamo la possibilità di salire su una terrazza coperta dalla quale si vede il festival in maniera perfetta, e ci troviamo in compagnia dei personaggi importanti della città, che arrivano scortati e accolti con fiori e bevande. Il festival ha inizio: le strade vengono colorate con una polvere fuxia e migliaia di persone si preparano a veder sfilare bambini e adulti che portano in mano altissimi totem realizzati con i doni della terra e degli alberi da frutta, che simboleggiano i doni dati alla moglie di shiva per ottenere la grazia della pioggia. Tutti cantano e suonano, e sfilano elefanti, cavalli, cammelli, mucche, danzatori e maschere.

Questo evento si celebra una volta l’anno, e l’immensa fortuna di poterlo vedere così da vicino ci ha entusiasmato.

Dopo i bazar e le relative compere rientriamo in hotel. Ci prepariamo e usciamo a cena.

Il giorno dopo ci aspetta Agra.

4 agosto – Mi faccio accompagnare dal driver da sola a visitare il Taj Mahal perchè le mie compagne di viaggio, già in India da due settimane prima del mio arrivo, l’avevano visitato. Prima di partire avevo visto un documentario che spiegava la storia del tempio. Una delle sette meraviglie del mondo, è stata costruita in memoria della prima moglie (unico vero grande amore), dell’imperatore mogul, dopo la sua morte.

Si trova all’interno di grandi giardini e arcate dalle quali è possibile ammirarne qualche scorcio prima di avvicinarsi. E’ bellissimo. Non ci sono parole per descrivere la sua magnificenza e imponenza. Entro ed esco, passeggio sul marmo esterno e resto incantata: come è possibile costruire un monumento di tale bellezza e magia?

La sera usciamo con due ragazzi indiani amici di Sara, davvero simpatici e deliziosi. Andiamo in un ristorante magnifico in cui si mangia il miglior chapati di tutta l’india (ndr) e dopo ci aspetta un bar in cui mi gusto i miei tanti amati mocktails (cocktail alla frutta analcolici).

L’ultimo giorno arriva..

L’idea iniziale è quella di visitare Old Delhi, per concludere il nostro viaggio completando anche l’ultima delle città, ma non è possibile: è venerdì e per i musulmani è un giorno sacro in cui, dato l’inizio del Ramadan. si riempiono le strade ed è impossibile (e a tratti pericoloso) circolare.

Ci rinaniamo quindi in un centro commerciale. Per la prima volta decidiamo di visitare un luogo del tutto lontano dalla cultura orientale ma ne vale la pena: i negozi sono molto carini e per pranzo ci aspetta il sushi. Dopo la visita al centro commerciale rientriamo in hotel, accompagnamo Sara in aeroporto per la sua partenza e rientrate ci dirigiamo in un ristorantino indiano per l’ultima cena.

Terminata la cena a base di chicken and vegetable soup, butter chicken, chapati e riso veg, ci dirigiamo verso l’hotel e ci aspetta una sorpresa.

I bambini che mi avevano accolta durante il mio primo giorno a Delhi mi riconoscono quando passo davanti alla loro casa.

Questa volta pero’ non trovo bambini seduti nel fango con i genitori accanto a loro, intenti a raccogliere del cibo da terra e metterlo nelle loro piccole bocche affamate. Trovo delle persone sorridenti e festaiole. La “casa” è abbellita con drappi e tendoni colorati, la luce è fortissima e si festeggia qualcosa .. c’è un party. Ci avviciniamo e subito mi salutano e ci offrono dell’acqua (che non beviamo per ovvie motivazioni) e del buonissimo chai tea. Dopo un po’ di chiacchiere iniziali ci raccontano che stanno festeggiando la nascita dell’ultimogenita della grande famiglia e, con discrezione e gentilezza ci chiedono di entrare in casa e vedere la bambina.

La casa è un corridoio stretto fatto da tante “porte” senza porte, stanze in cui non capisco chi e cosa c’è perchè sono circondata da persone che mi parlano e da bambini che mi prendono le mani. Entriamo in questa stanzina in cui si trova la bambina neonata. E’ piccolissima e dorme. Sembra nata prematura. Le tocco il pancino pe vedere se respira e il suo corpicino ci sta nella mia mano..

La mamma è timida e non parla. Ci guarda come fossimo delle strane creature provenienti da marte e ci sorride.

Usciamo dalla stanza e dopo aver fatto gli auguri a tutti per la nascita torniamo a dormire e il giorno dopo ripartiamo.

L’Italia ci aspetta.

Il racconto è relativamente dettagliato. Ci sono cose che non ho potuto mettere dentro questo mix di ricordi perchè le parole non esistono per descrivere i sorrisi di queste persone che sono felici con un niente, la magia che si respira nei luoghi ricchi di cultura e storia, la sensazione di infinito che si prova tra le dune di sabbia del deserto o tra i villaggi della giungla indiana. Ho visto molte più cose di quelle che ho descritto: bambini vestiti in uniforme azzurra che felici corrono per le strade in ritorno dalla giornata tra i banchi di scuola, caprette che camminano ai bordi delle strade e mucche dalle corna più o meno grandi che passeggiano indifferenti e convivono perfettamente con l’uomo.

Il viaggio è stato magnifico, e l’India è uno dei posti più magici che io abbia mai visto. Non so se mai ci tornerò, ma il profumo delle spezie e le voci dei bambini, il silenzio del deserto e i rumori della giungla saranno i ricordi sempre vivi in cui mi riparerò quando avrò bisogno di pensare che l’essenziale è l’importante. Ed è lì che si nasconde la libertà.

Valentina Mariani



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