India step by step

Luca e Aga sono arrivati in Rajasthan, nuova pagina del loro diario
LucAga, 19 Lug 2010
india step by step
Sopravvissuti al primo difficile giorno in Delhi, nei giorni successivi siamo riusciti a goderci un minimo la città ed a pianificare un bel giro nella regione del Rajastan (ad ovest rispetto Delhi). Per questo tour, della durata di 12 giorni, abbiamo affittato una macchina con autista, dietro consiglio di alcuni amici di Torino che cogliamo l’occasione di salutare, “Ciao Maison Kwaizo”. E’ infatti possibile prenotare tali tipologie di viaggi direttamente in una delle molte agenzie turistiche presenti in India e, per poche centinaia di euro, avrete una macchina con autista a vostra disposizione per raggiungere i luoghi da visitare. Bisogna però fare molta attenzione alle truffe. Vi sono anche metodi alternativi, e decisamente più economici, per spostarsi attraverso il paese. L’India, infatti, è dotata di un ottimo sistema ferroviario che collega tutte le principali città e mete turistiche. Viaggiando di notte e dormendo in treno è anche possibile risparmiare sugli hotel. Noi eravamo intenzionati a scegliere questa seconda opzione ma, oltre ad essere decisamente più comodo, viaggiando in macchina è possibile attraversare anche piccoli villaggi e osservare scorci di vita a cui non avremmo avuto accesso in altro modo. Senza contare che i bagagli per 7 mesi di viaggio non sono facilmente trasportabili, soprattutto con il caldo che sta facendo in questi giorni…a proposito, ci sono circa 49° oggi.

Non sappiamo ancora come terminerà questo viaggio ma vi posso già dire che, dopo appena 4 giorni fuori da Delhi, la nostra opinione sull’India è radicalmente mutata e ne siamo entrambi immensamente affascinati. Se devo essere sincero, è completamente diversa da come me l’aspettassi, ma credo sia impossibile immaginare correttamente l’India prima di metterci piede. Gli stessi indiani descrivono la loro terra come “Incredible”, come un luogo dove davvero tutto è possibile; e come dargli torto?! In una delle risposte ai vostri commenti ho descritto l’India come un misto tra pura anarchia e tradizioni millenarie; la gente fa un pò quello che vuole, infrange ogni regola, ma sempre nel rispetto più assoluto nei confronti del prossimo. Tutto nella vita di ogni individuo è permeato dalla religione che viene vissuta con grande intensità. Gli indiani vivono in maniera molto profonda il proprio credo, e ciò si rispecchia nel loro modo di comportarsi. Spero di riuscire, con i prossimi post, a trasmettervi un minimo delle emozioni che questa terra è in grado di regalare.

Oggi vi scrivo da Bundi, una piccola cittadina del Rajastan meridionale, terza tappa del nostro viaggio in questa regione, dopo Puskar e Udaipur. Che differenza ragazzi rispetto a Delhi. Sembra di essere in due paesi completamente diversi. Ricordo con piacere le emozioni una volta lasciata alle spalle la caotica capitale; non sapevamo davvero cosa aspettarci e le 8 ore di viaggio sono state un susseguirsi di stati d’animo contrapposti. Il timore di dover nuovamente affrontare una realtà difficile e pesante, si mescolava alla speranza di trovare l’India di cui avevamo tanto sentito parlare. Puskar, prima tappa del viaggio, è una piccola cittadina in un’area semi desertica del Rajastan occidentale, meta di molti pellegrini hindu che giungono da tutta l’India per pregare e bagnarsi nelle acque del lago sacro, ora completamente asciutto, su cui si affacciano ben 52 ghat, le famose scalinate per le abduzioni (come quelle della più conosciuta Varanasi, per intenderci), e negli oltre 500 templi sparsi per la cittadina. Non ci è voluto molto per capire che Puskar è tutt’altra cosa rispetto Delhi. Puskar è una città sacra, tranquilla, dove non è consentito l’accesso alle automobili, non è possibile mangiare carne né uova, fumare, consumare alcolici e nemmeno scambiarsi effusioni in pubblico. Questo almeno in linea di principio…non credo di aver mai visto tanta erba dai tempi dell’interrail ad Amsterdam con gli amici…tranquilla mamma, in Olanda siamo solo andati per musei!!!!.

Inoltre, pressoché ogni ristorante offre piatti di carne ed alcolici sotto banco. La piccola dimensione della cittadina, unita alla gentilezza dei suoi abitanti, ci ha dato la possibilità di iniziare ad interagire maggiormente con la popolazione locale che ci ha descritto in maniera più precisa vari aspetti della cultura induista e alcune importanti tradizioni religiose. Abbiamo inoltre preso parte ad un cerimoniale di purificazione, presso uno dei 52 gath, per espellere il karma negativo; è stata un’esperienza davvero particolare. Le cose da fare e da vedere non mancano di certo: ci si può rilassare su una delle decine di terrazze con vista degli alberghi e dei ristoranti, trascorrere ore a chiacchierare in un bar, visitare i molti templi o perdersi nel coloratissimo ed economico bazar. Noi ci siamo addirittura svegliati alle 5.00 per raggiungere un bellissimo tempio su una delle colline che circondano Puskar. La magnifica vista dall’alto della città e del deserto circostante, unita ai colori dell’alba, hanno ampiamente ripagato lo sforzo della levataccia. Peccato che non siamo riusciti a raggiungere il tempio a causa di una ventina di scimmie decisamente di cattivo umore, per colpa di un ragazzo che continuava a farle irritare lanciandogli dei sassi. Le scimmie ci hanno seguito per centinaia di metri giù dalla collina. Nonostante mi piacciano molto, vi assicuro che, trovarsi circondato da un gruppo di macachi troppo agitati, è un esperienza che richiede delle mutande pulite.

Dopo Puskar ci siamo diretti verso Udaipur, città decisamente più turistica con ampia scelta di bar e ristoranti, dove abbiamo incontrato alcuni viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. Abbiamo così deciso di approfittare di uno dei pochi cafe dotati di televisore per guardare la partita del mondiale Costa d’Avorio – Portogallo. Il caso vuole che fossimo esattamente in 11, come una squadra di calcio, e la formazione era così composta: una polacca, un italiano, un texano, una neozelandese, due francesi, un inglese, un ecuadoregno ed una spagnola, più i due gestori del bar che sono indiani. Mmmmh, sembra quasi la formazione dell’Inter a giudicare dal numero di italiani. E’stato davvero molto bello condividere le varie esperienze di viaggio davanti ad una birra fresca e chiacchierare per qualche ora con gente proveniente da ogni parte del mondo. Tra l’altro, uno dei ragazzi francesi è uno chef di 35 anni che 6 anni fa ha deciso di fare un viaggetto di qualche mese. Non è ancora tornato a casa!!! La sera prima, invece, ci siamo incontrati con altri giovani viaggiatori, tutti di età compresa tra i 18 e i 20 anni, provenienti dalla Gran Bretagna e da Hong Kong. Abbiamo trascorso la serata in un piccolo ristorante molto carino, il Lotus, gestito da 2 ragazzi simpatici ed ospitali. Ad Udaipur ci siamo anche imbattuti in una festa religiosa che coinvolge buona parte della città, proprio davanti al Jagdish Temple. Festa rumorosissima e molto particolare, dove gli uomini si esibiscono in prove di forza e di destrezza con il fuoco e le spade.

In questo momento, come vi dicevo, ci troviamo a Bundi, piccolissima cittadina poco frequentata dai turisti e, per questo motivo, davvero autentica. La camera non è un gran che ma il proprietario della guest house sembra una persona decisamente gentile. E’ molto anziano, ci vede poco e ci sente ancora meno: è convinto che io venga da Israele e Aga dalla Francia…vabbè, lasciamoglielo credere!!



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