Dalle Tremiti a Ostuni: il bello e il buono di una vacanza in Puglia

Perdersi tra i vicoli dei borghi più belli della Puglia alla ricerca di sapori e profumi della tradizione
Scritto da: posatespaiate
dalle tremiti a ostuni: il bello e il buono di una vacanza in puglia
Partenza il: 05/08/2015
Ritorno il: 18/08/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Il profumo delle foglie di fico che ti sorprende per strada. Le mandorle fresche raccolte dall’albero. I nodini di mozzarella e la burrata del caseificio. I muri e i gradini bianchi. Le chianche lisce. Le piccole pere dolci. I fichi d’india. La luce forte del sole. La focaccia. Le foglie argentate degli ulivi e l’olio buono. I ricci di mare e gli scogli. La carne alla brace, le mandorle tostate e i fichi al forno.

E’ una lista apparentemente disordinata tra cui ci sono alcuni dei motivi per cui ho deciso passare le vacanze estive in Puglia e poter rivivere dal vero certi profumi, sapori e sensazioni per tornare alle origini. Chiudendo un attimo gli occhi credo che possiate anche voi immaginare e sentire questi profumi ora, mentre state leggendo.

La abbiamo percorsa in auto partendo dalle isole Tremiti e andando giù fino ad Ostuni, mangiando, camminando tra gli ulivi, guardando il mare seduti sugli scogli o passeggiando tra i vicoli dei paesini.

ISOLE TREMITI E IL PROFUMO DI SALE E DI PINI

Piccole piccole le Tremiti sono cinque, quasi tutte vicine come a volersi tenere compagnia, ognuna fa da sfondo all’altra regalando un paesaggio magico.

San Nicola ci ha stupiti con i suoi edifici di epoca medioevale e con i ciuffi di piante di cappero che crescono in ogni angolo o muro assolato. Capraia è disabitata e ricoperta di vegetazione, Cretaccio è poco più che uno scoglio, come Pianosa che è l’unica più lontana e non visibile dalle altre.

San Domino è la principale, dove si arriva col traghetto e dove abbiamo dormito. Sulla costa si alternano piccole calette di sabbia, quasi tutte raggiungibili a piedi con i sentieri, e scogliere frastagliare. La nostra stanza era vicino a Cala Matano, vicino alla quale c’è una villa in cui Lucio Dalla scrisse Luna Matana e Com’è profondo il mare. Camminando nella pineta e sugli scogli abbiamo raggiunto anche altri angoli incantati dove i colori ci hanno tolto il fiato: il mare e la macchia mediterranea, il turchese e il verde, il profumo di sale che si affianca a quello dei pini, mentre gli occhi si immergono nella trasparenza dell’acqua.

Facendo il giro dell’arcipelago con le barchette che partono dal porto abbiamo fatto il bagno davanti a Capraia e ci siamo emozionati guardando la statua di bronzo di padre Pio che giace a 15 metri di profondità con le braccia protese verso l’alto.

Ogni giorno centinaia di persone invadono le Tremiti, ed è quasi inspiegabile come facciano ad essere ancora così autentiche, genuine e legate alle tradizioni: poco dopo il porto abbiamo trovato un bar che ci ha offerto la focaccia fatta in casa, ed era proprio come quella della mia mamma, da tagliare in due e farcire con la mortadella.

Quando l’ultima barca si allontana insieme agli ultimi turisti della giornata arriva finalmente la pace della sera con tanti ristorantini dove mangiare ottimo pesce e perdersi in chiacchiere e fantasticherie su come sarebbe vivere su un’isola in mezzo al mare.

NEI DINTORNI DI BARI: CATTEDRALI, ULIVI E ORECCHIETTE

La nostra seconda tappa di viaggio ci ha portati a Trani: lasciate le Tremiti abbiamo corso per arrivare prima del tramonto e goderci lo spettacolo della luce rosa che invade la piazza della cattedrale di San Nicola Pellegrino, costruita a pochi metri dal mare con la pietra locale che è calda perché oltre al bianco avorio possiede sfumature gialle e rosate. Così come sono calde, lisce e morbide le chianche che sono le pietre rettangolari delle strade. Il porto di Trani è vivo e ricco di ristoranti e locali: bello per mangiare, tirare tardi o passeggiare, oppure per comprare il pesce dai pescatori mentre ripongono le reti al mattino.

Anche Barletta ha una bella cattedrale, in cui stava per essere celebrato un matrimonio e la navata era tutta un gran sventagliare per il caldo. Il castello è poco lontano e merita una visita, anche solo per vedere il grande fossato che ora a volte viene anche usato per i concerti, come anche il vicoli del centro dove passeggiare per provare ad immergersi un po’ nella vita di paese.

Ad Andria abbiamo dedicato la pausa pranzo: il richiamo forte era quello dei caseifici tradizionali e della burrata, che mangiata appena fuori dal caseificio è stata una meraviglia: poco più di un centimetro di pasta filata, ripiena di stracciatella e poca panna e chiusa con un nodo all’apice. Dolce e saporita insieme, morbida con un cuore cremoso che richiama istinti primordiali e toglie le parole. Andria è anche sede della confetteria Mocci Giovanni, una delle più antiche d’Italia: abbiamo visitato il museo e assaggiato gli storici confetti Tenerelli, inventati e creati qui. Buonissimi e originali quelli ripieni di liquore o con la fava di cacao.

Le distese infinite di ulivi che circondano Andria ci hanno accompagnato fino a Castel del Monte, che svetta sulla pineta. Una costruzione medioevale, imponente e perfetta che sembra una candida corona ottagonale di pietra.

La visita a Bari è stata breve ma sufficiente per vedere la cattedrale di San Sabino, con il suo rosone frontale che riflette la luce sul pavimento il giorno del solstizio d’estate, e la basilica di San Nicola, imponente e preziosa.

Bari vecchia ti accoglie nei suoi vicoli con le porte delle case aperte e il profumo di sugo e di bucato.

Vicino al castello Svevo c’è una stradina dove le signore preparano le orecchiette e la pasta fresca: ormai la chiamano la strada delle orecchiette e penso sia uno spettacolo unico per la velocità e manualità con cui viene prodotta la pasta, ma anche per il dialogo che si crea con i turisti che comprandole si portano a casa un pezzettino di Puglia.

Oltre alle orecchiette abbiamo assaggiato gli altri sapori tipici di questa terra e vissuto alcune delle sue tradizioni: le fave cotte sul fuoco nella brocca di terracotta servite con le cicorie e la carne alla brace. I caroselli, che sono simili ai cetrioli ma molto più dolci e croccanti, le piccole pere e i fichi raccolti in campagna. I latticini freschi del caseificio e la focaccia pugliese cotta nella tipica teglia di ferro e portata al forno del paese dove mi sono intrufolata per scattare delle fotografie per il blog, così come ho fatto nel caseificio.

Siamo andati in campagna a passeggiare tra gli ulivi e a farci raccontare come ci si prende cura delle piante. Coltivare gli ulivi senza un impianto di irrigazione significa saper potare le piante nel modo giusto, saper riconoscere e assecondare l’alternanza produttiva cercando di ottenere frutti di alta qualità nel rispetto dei ritmi della natura.

GROTTE, TRULLI E SCOGLIERE A PICCO SUL MARE IN VALLE D’ITRIA

Spostandoci verso sud il paesaggio cambia: gli ulivi sempre più grandi con le loro chiome immense, la terra sempre più rossa e i muri dei paesini sempre più bianchi. Mentre scrivo e riguardo le foto mi viene da socchiudere un po’ gli occhi ricordando la luce forte del sole che ci ha quasi sempre accompagnati.

La quarta tappa ci ha portati a Monopoli. Abbiamo scelto il campeggio sul mare per godere della libertà dell’estate e per poter fare il bagno anche al mattino appena svegli.

Monopoli offre movida serale, un centro storico delizioso con i suoi vicoli e scorci sul mare. Noi ci siamo stati in una sera di festa in cui c’erano le luminarie accese che aggiungono sempre un tocco di magia. Nella vicina Capitolo gli scogli lasciano il passo anche a spiagge dorate.

Le grotte di Castellana sono molto vicine e molto frequentate dai turisti, bisogna mettere in conto di trovare coda, anche molta. Noi non siamo riusciti ad entrare, e abbiamo visitato la più piccola e raccolta Grotta del Trullo a pochi chilometri da Putignano. Lo spettacolo di stalattiti e stalagmiti ambrate è impressionante: l’acqua e le rocce hanno agito come artisti per milioni di anni creando queste formazioni e ambienti dove lo speleologo ci ha accompagnato raccontandoci le loro origini (www.grottadeltrullo.com/it).

A Putignano ci siamo fermati per la serata: c’era la festa della Ghironda che è una rassegna di arte e cultura dei cinque continenti, piatti tipici offerti dai ristoranti e street food locale come le bombette e le salsicce alla brace, polpette e spiedini di formaggio fritto.

Polignano a mare me l’ero immaginata tante volte e non ha deluso le mie aspettative: è a picco sul mare con tanti punti e terrazze per ammirare il panorama, la scogliera e le rocce. Siamo arrivati quasi al tramonto e abbiamo passato una bella serata, tra pensieri, progetti e ragionamenti fotografici insieme al cavalletto che data l’occasione speciale è venuto con noi. E’ il posto giusto per mangiare il pesce, ci sono trattorie e ristoranti per tutti i gusti e le tasche. A pochi minuti dal paese c’è la spiaggia di San Vito dove l’omonimo convento guarda tutto il giorno le barchette schierate e i loro colori.

Alberobello è uno dei luoghi più conosciuti e singolari al mondo: la città è i suoi Trulli. Ha radici salde nel passato e un futuro eterno grazie all’intervento dell’Unesco dal 1996. I trulli originariamente nascono come deposito da lavoro e non come abitazioni e in campagna si possono ancora notare molti trulli rustici usati ancora come capanni. Le principali caratteristiche architettoniche dei trulli sono le mura spesse, la presenza di poche finestre, il tetto costruito con cerchi concentrici di pietre che terminano con un pinnacolo decorativo. Passeggiare tra i trulli ti fa sentire come in una fiaba d’altri tempi, si respira pace e organizzazione nonostante gli spazi piccoli e i numerosi turisti, che sono accolti con piacere dagli abitanti che mettono in mostra i prodotti della loro terra e a volte anche l’interno delle loro piccole casine.

Locorotondo è una bomboniera a forma di balconcino affacciata sulla valle d’Itria, con vicoli immacolati, balconi fioriti e odore di bucato steso al sole. Passeggiando per i suoi vicoli è facile capire perché sia stato inserito tra i borghi più belli d’Italia.

Abbiamo pranzato all’ombra del vicolo del ristorante uCurdunn, dove i sapori e la cura sono quelli della tradizione. Le friselle con pomodorini, le orecchiette con polpette e braciole, il maialino di bosco alla brace. Piatti semplici e tradizionali ma realizzati in modo eccellente: la frisa era croccante e friabile con sopra i pomodorini dolci e l’olio fragrante. Le orecchiette fatte a mano e servite con il sugo di carne adagiato sopra, come si faceva una volta. Le braciole (rolatine di carne) profumate al punto giusto di aglio e prezzemolo. Il maialino tenero e croccante insieme. Abbiamo scelto un dessert dal nome irresistibile: lo sporcamuso che è una sfoglia leggermente caramellata ripiena con crema pasticcera al limone e spolverata con zucchero a velo, che appunto “sporca il muso”.

A Savelletri siamo passati per cercare i ricci di mare, pur sapendo di non essere nella stagione migliore: e li abbiamo trovati nella borgata la Forcatella.

PERDERSI NEI VICOLI DELLE CITTà BIANCHE

Per l’ultima tappa di questa viaggio ci siamo spostati a nelle campagne di Ceglie Messapica, dove abbiamo dormito in un trullo di campagna trasformato in B&B. Un luogo autentico e magico di quelli che piacciono a me perché esistono indipendentemente dal turismo ma hanno tutto quello che serve per accogliere con comodità. Per due mattine ci siamo svegliati tra gli ulivi e quando rientravamo di sera c’era solo il frinire delle cicale ad aspettarci.

Ceglie è una città gastronomica con tante trattorie e osterie e anche qualche ristorante stellato, oltre ai tipici vicoli bianchi e una bella piazza dove rilassarsi con un aperitivo a base di panzerotti e una fresca birra locale Raffo.

Martina Franca ci ha incantati con i suoi dettagli barocchi e vicoli immacolati, con quei tocchi verde menta o azzurro pastello che ti sorprendono appena girato l’angolo. I portici della piazza dell’Immacolata sono occupati da tavolini e dehor: ci siamo fermati per pranzo nella piccola bottega del caseificio Gentile che serviva anche il tipico panino col capocollo di Martina Franca e la burrata. Dopo pranzo fino almeno alle cinque non c’è quasi nessuno per strada perché il caldo e il sole sono prepotenti, solo noi ci aggiriamo con la paglietta bianca in testa, lo zainetto e la macchina fotografica.

Grottaglie è la città delle ceramiche a cui è dedicato un intero quartiere. Siamo passati con l’intenzione di comprare qualche piatto nuovo, ma alla fine ci siamo persi nei vicoli passeggiando con la testa in su per guardare i balconi decorati con i pomi di ceramica colorata e abbiamo visitato il museo della ceramica che è ben curato e interessante. Ci sono tantissime botteghe e negozietti, dove scegliere ceramiche tradizionali ma anche di design e colori contemporanei.

L’ultimo bagno della vacanza lo abbiamo fatto nella riserva naturale di Torre Guaceto, per godere di acqua cristallina, tranquillità e sabbia fine, oltre alla possibilità di passeggiare nella pineta, fare immersioni e snorkeling e fuggire dalla folla.

Ostuni ti sorprende già da lontano. Si staglia netta e bianca tra il verde argentato degli ulivi secolari e il blu del cielo. Con le case bianche che si affiancano le une alle altre e una sopra l’altra in un movimento quasi concentrico che ti costringe a salire e scendere tante scalinate e gradini. I vicoli sono stretti e ricchi di piante e di fiori, con porte al piano rialzato da cui provengono profumi e voci ed è tanta la curiosità di metterci dentro il naso per partecipare alla vita e alle abitudini di questi estranei e delle loro case.

Il duomo è un capolavoro con un rosone frontale talmente ricco da sembrare un merletto.

La città bianca assomiglia ai paesini greci, ma i pomodori appesi ti ricordano che è una delle più belle città pugliesi. I turisti la invadono tutto il giorno ma specialmente dall’ora dell’aperitivo e la sera quando si respira aria di movida con musica in piazza, tavolini all’aperto e intere piazzette adibite a dehor dove ci si può accomodare su comodi pouf colorati.

Anche Cisternino è una città bianca e come abbiamo sentito dire per strada è “una piccola Ostuni, ma in piano”. Fa parte dei borghi più belli d’Italia e la prima cosa che ti colpisce quando arrivi è il profumo di carne alla brace. Qui ci sono infatti tantissime macellerie con il fornello pronto tutto il giorno e soprattutto di sera. Si compra la carne a peso e poi ci si accomoda insieme ad un bicchiere di primitivo e una scodellina di olive locali nell’attesa che la carne venga cotta nel fornello appunto, che io definirei quasi un forno a legna.

Questo viaggio ci ha riempiti di energia e ci ha permesso di imparare tanto su questa regione meravigliosa. Lungo la strada abbiamo incontrato sempre persone gentili che hanno condiviso con noi i momenti di gioia ma anche i piccoli imprevisti.

Sulla via del rientro, in cerca di uno spuntino per pranzo, ci siamo fermati a San Severo e abbiamo scoperto per caso un panificio d’altri tempi dove si sfornano taralli croccanti e profumati da sempre: sono entrata e ho visto le mani sapienti bollire i taralli e poi riporli tutti in fila sugli assi prima della cottura e per un attimo ho immaginato di farmi piccola piccola e rimanere lì ma alla fine sono stati i taralli, quelli al finocchio, a venire con noi a Torino.



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