Rotta verso sud: i tesori nascosti di Lione e della Provenza

Un viaggio sorprendente dalla regione del Rodano-Alpi al Midi, scovando città incantate, musei (ingiustamente) dimenticati e storie d’altri tempi…
Scritto da: AlixA
rotta verso sud: i tesori nascosti di lione e della provenza
Partenza il: 25/08/2015
Ritorno il: 02/09/2015
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
Volo con la Hop (www.hop.com): Bologna-Lione a/r per 90,00 €. Dal Rodano-Alpi mi sposterò con il treno ad Avignone, base ideale per escursioni in Provenza. Per il rientro c’è il comodo tgv che collega direttamente la gare d’Avignon a quella di Lyon Saint-Exupéry, dove si trova l’aeroporto: biglietto comprato su http://www.sncf.com al prezzo di 28,00 €. Grazie alla mia tessera di guida turistica entrerò gratuitamente in tutti i siti e musei, eccezion fatta per le visite guidate. Esistono comunque validi sconti x turisti con la Lyon City card e l’Avignon pass.

Il fascino unico e speciale di lione

La moderna e vivace Lione, solcata dai fiumi Rhône e Saône, mi ha colpita per il suo stile originale ad iniziare dall’Hotel du Boulevardier, prenotato su www.booking.com. L’edificio d’atmosfera, datato 1400 e arredato in stile bohémien con fantastici tocchi vintage, vanta una posizione centrale nel quartiere di Presqu’ile. Si tratta della zona compresa tra i due fiumi, vero cuore pulsante della città.Dalla mia camera, che ha calde pareti di pietra antica, sporgendomi dalla finestra posso quasi toccare la vicina chiesa di St.Nizier, esempio spettacolare del gotico fiammeggiante. E’ già tardi quando arrivo e la serata la trascorro a Les Comptoir de l’Atelier, nella vicina rue Merciere: zona, questa, piena di brasseries e ristoranti tipici, i famosi bouchons Lyonnays. Delizio il mio palato vegetariano con la crème brûlée salata al formaggio di capra, accompagnata da un fresco verre de Mâcon.

Patrimoni d’arte e storia inaspettati

Il mio soggiorno a Lione si apre con un’appagante giornata dedicata all’arte. Imboccando rue Paul Chevanavard in 5 minuti dal mio hotel raggiungo Place des Terraux. Su questo spazio elegante si affacciano il Palais St.Pierre, un’abbazia seicentesca sede del Musée des Beaux Arts ed il Municipio del 600’, in gran parte ricostruito nel XIX secolo. Sul lato opposto al museo ammiro la fontana di Auguste Bartholdi, lo stesso scultore della Statua della Libertà di NY, raffigurante l’allegoria della Garonna ed dei suoi quattro affluenti.

Attraversando un suggestivo chiostro, popolato di aiuole fiorite e sculture, accedo al Musée des Beaux Arts,( http://www.mba-lyon.fr), una sorpresa tutta da scoprire. Non si tratta solo di belle arti: i 4 dipartimenti spaziano dall’antichità all’epoca moderna, passando dall’arredamento, alle monete ed agli oggetti d’arte. Il lascito Delubac ha arricchito il museo di opere impressioniste e moderne: Picasso, Dubuffet, Degas e Bacon sono solo alcuni dei grandi nomi presenti. Risalta, nel settore egizio, un magnifico sarcofago in legno destinato ad una principessa. La divinità solare Nout, dipinta dentro al coperchio a protezione della mummia, è avvolta in una tunica aderente punteggiata di stelle. Colpisce l’audacia ammiccante di questa figura a clessidra; l’immagine, vivida e straordinariamente moderna, sembra quasi rapita dalle pagine di un fumetto!

A commuovermi, nella settore Objets d’art, è invece un reperto ritrovato proprio in Place des Terraux. E’un piccolo tesoro, in monete d’argento ed oro, seppellito sottoterra nel 300’ da qualcuno in fuga da guerre e invasioni: nascosto e mai più recuperato.

Pranzo all’eccellente Café restaurant Les Terrasses St. Pierre (www.lesterasestpierre.com), con vista panoramica sul chiostro sottostante, frequentato sia da turisti che da lionesi doc. Più tardi, passeggio in rue Grenette e poi in rue Merciere. Proseguo verso Place des Jacobins, dirigendomi verso il maestoso Théâtre des Celestins, uno dei più frequentati d’Europa. Di qui raggiungo il fiume Saône, accomodandomi per un bicchiere di vino alla Buvette St Antoine. I bagliori rosati del tramonto si diffondono nell’aria tra le chiacchiere della gente, giunta qui per l’aperitivo e per il panorama superbo. Alla mia destra, sopra il fiume, posso ammirare la boscosa collina di Fourvière, dalla quale spicca l’omonima bianca basilica. A fianco della chiesa s’innalza una piccola Tour Eiffel, costruita in occasione dell’Esposizione Universale del 1894. A nord, percorrendo con lo sguardo il fiume, si trova invece il quartiere della Croix-Russe, conosciuto per i Canuts, i famosi tessitori di seta. Concludo la giornata con un’ottima cena alla Brasserie le nord (www.nordsudbrasseries.com) in rue Neuve, a due passi dal mio hotel.

Scoprire la città in modi insoliti

Quest’oggi approfitto di un’opportunità originale offerta ai turisti: conoscere Lione con un Lionese, un modo per conoscere la città dall’angolazione di chi ci vive. Su www.lyonctygreeter.com ho compilato, prima di partire, il modulo di richiesta, con indicati il periodo di viaggio ed i miei interessi. Giorni dopo, via mail, si conferma il tutto. Il rendez-vous è in Place Bellecour: la mia Lyon city greeter, Pascaline, è una simpatica signora in pensione, molto in forma, tanto che fatico quasi a starle dietro.

Passeggiando con lei scopro la storia della città, retroscena compresi. Infatti Pascaline mi racconta, tra le altre cose, di una Lione misteriosa, dedita all’occulto ed alla massoneria. Certo, mentre camminiamo per le vie del quartiere rinascimentale del Vieux Lyon, accompagnate da profumi d’incenso, l’atmosfera si fa enigmatica e fascinosa. Il mistero s’infittisce quando percorriamo i famosi Traboules, passaggi segreti che collegano le abitazioni. Vicoli bui si aprono su inaspettate corti interne, spesso popolate da alte torri coperte d’edera. I passaggi furono utili nascondigli per tessitori di seta durante gli scioperi di fine ottocento e per i partigiani mezzo secolo dopo. Salutata la mia amica, attraverso la splendida passerelle du Palais de Justice che collega Vieux Lyon e Presqu’ile, fermandomi poi da Giraudet (www.giraudet.fr) per pranzare al volo con una quenelle nature, piatto tipico della cucina lionese.

Nel pomeriggio torno nella spettacolare Place Bellecour, la più grande piazza pedonale d’Europa, con al centro la statua equestre di Luigi XIV. Qui prendo la metro A, scendendo alla fermata Lumière: sto per visitare la casa degli inventori del cinema! Nella superba dimora di famiglia in stile Art Nouveau, con un prezioso tetto stile mille e una notte, oggi si trova il Musée Lumière. Nel lontano dicembre 1895, grazie ai due geniali fratelli August e Louis, il Grand Café di Parigi ospitò la prima proiezione cinematografica della storia, davanti ad un pubblico sbalordito. Gli spettatori quella sera erano solo una trentina, qualche tempo dopo, erano già migliaia: i Lumière divennero presto milionari. Nel museo si possono ammirare, oltre a meravigliosi filmati d’epoca, il Cinematografo n.1, che proiettò il primo film, ed altre ingegnose invenzioni dei due fotografi. Osservo con curiosità le prime foto a colori, dette Autochromes, ottenute su vetro con la fecola di patata o il Photorama, un’immagine fotografica proiettata a 360° su di un’altezza di sei metri.

Rientrando, con la metro scendo alla fermata Vieux Lyon e salgo, grazie alla funicolare, sulla collina di Fourvière, la parte più antica della città. L’ottocentesca Basilica di Fourvière, sembra non sia molto apprezzata dai Lionesi, che l’hanno soprannominata “l’elefante con le gambe all’aria”, per la sua sagoma bizzarra con quattro torri. Io la trovo stupefacente e mi lascio incantare dalle atmosfere orientaleggianti e sfarzose degli interni.

Dalla collina si gode di un panorama ineguagliabile sulla città e, scendendo a piedi lungo il tortuoso sentiero, si aprono scorci formidabili sui tetti e sulla medievale Cattedrale di St Jean, situata ai piedi del colle.

La sera scendo al Quai des Célestins per prendere il vaporetto, fino al Musée de Confluence (www.museedesconfluences.fr), approfittando dell’apertura notturna del giovedì.

L’imbarcazione si spinge a sud, fino al quartiere riqualificato di Confluence, dove la Saona si getta nel Rodano. Davanti al centro commerciale omonimo prendo il tram 1 ed ecco apparire all’orizzonte il profilo mosso e frastagliato del museo: una nuvola d’acciaio, vetro e cemento. La struttura avveniristica si trova a ridosso del fiume, con vista sullo slanciato ponte Raymond Barre che collega Confluence a Gerland. Il Musée des Confluences prova a rispondere ad alcuni dei grandi interrogativi dell’esistenza: un intreccio originale di discipline affronta l’avventura umana dalla sua origine.Tutto qui è all’avanguardia: illuminazione scenografica, contributi audiovisivi e criteri espositivi di grande impatto.

Mi accomodo, all’interno del settore dedicato all’aldilà, in una poltroncina futuristica a uovo: qui posso visionare i pareri di esperti sul tema della morte.In esposizione, c’è di tutto: dalle immancabili mummie egizie a quelle peruviane, ai costumi indossati dagli sciamani durante le pratiche funerarie.

Nella sezione di paleontologia, oltre ad enormi scheletri di dinosauri, trovo le impressionanti ricostruzioni a grandezza naturale delle donne di Neanderthal e Sapiens, realizzate sulla base di resti ossei fossili trovati in Francia. Sembravo proprio vive; dovevano avere circa vent’anni e coesistevano sulla terra circa 25.000 anni fa. Tra un’occhiata alla riproduzione dello Sputnick ed una all’acceleratore di particelle atomiche, mi accorgo che si è fatto tardi e faccio chiamare un taxi dal personale del museo. Un’ora dopo ho già chiuso la valigia e sono in viaggio per il mondo dei sogni: domattina si parte per Avignone!

Esplorando Avignone e i suoi segreti

Al costo di 36,00 € acquisto un biglietto per il treno regionale ai distributori automatici della stazione, evitando file. La linea ferroviaria è la famosa Parigi-Marsiglia: la stessa che percorse il treno di Van Gogh, quando lasciò la Ville Lumière per dipingere il sole del Midi. Arrivo in 2 h e mezza circa alla stazione di Avignone, capitale del Vaucluse. La città è piccola e ci si muove bene a piedi. Percorro Cours Jean Jaurès e Rue de la République, seguendo le indicazioni per Place de l’Horloge, alla quale giungo in una manciata di minuti.

Dopo il check-in all’hotel Kyriad Palais des Papes, una struttura media, ma in posizione ottimale, corro, piena di curiosità, alla Place du Palais, a pochi metri dal mio hotel. Davanti a me si mostra un vasto piazzale, che sembra aprire una breccia nel passato, nonostante i numerosi caffè gremiti di turisti. L’imponente Palazzo dei papi s’innalza sullo sperone roccioso del Rocher des Doms, sulla sponda sinistra del Rodano. Il palazzo fronteggia l’Hôtel des Monnais, antica zecca del 600’, mentre al suo fianco si trova la Cathédrale Notre Dame des Doms. Sul campanile, la grande statua dorata della Madonna veglia sulla piazza da un paio di secoli. In fondo, a lato della piazza, si scorge l’edificio merlato del Musée du Petit Palais. Il palazzo papale è un’inespugnabile fortezza, che evoca tempi oscuri, segnati da battaglie sanguinose e da sontuosi banchetti alla luce delle torce. Fu eretto agli inizi del 300’ per accogliere il papa e la sua corte, stanziati qui nel periodo della cosiddetta Cattività avignonese: i discendenti di Pietro, infatti, avevano abbandonato l’Italia perché lacerata da lotte intestine e complotti. Assaporo il mio mezzogiorno assolato con un pranzo all’ombra del palazzo, al Le moutardier du pape, gustando i veri pomodori del sud ed il panorama eccezionale.

Nel pomeriggio visito il tranquillo Musée Angladon (www.angladon.com), dove si ammirano opere appartenute a Jaques Ducet, un sarto che fece fortuna nella Parigi della belle époque. La sua collezione comprendeva dipinti del 700’, impressionisti e moderni, con pezzi favolosi, come Les demoiselles d’Avignon, attualmente esposto al Moma di NY. Questo museo è un piccolo scrigno segreto, disertato per lo più dai turisti; custodisce ciò che resta della collezione Ducet, dopo la sensazionale asta del 1912. Qui troverete l’unico Van Gogh conservato in Provenza, i Vagoni Ferroviari. Incantevole La Blouse rose, uno degli ultimi dipinti di Modigliani.

Più tardi scendo verso il fiume, ammirando i poderosi bastioni della città, ancora intatti dal medioevo e scanditi da 39 torri merlate. Seguo le indicazioni per il Pont Saint Bénezet, il famoso ponte di quella che scopro essere un’antica chanson de mariage: sembra si riferisca alle danze sugli isolotti che una volta si trovavano sotto (e non sopra) il ponte.

La struttura del XII secolo ha splendide arcate di pietra che furono a più riprese travolte dalle piene del Rodano e, dal 700’, mai più ricostruite in modo completo: si fermano a metà del fiume, conferendo al ponte un fascino unico.

Ceno presto all’Epicerie, con i tavolini sparsi sul sagrato della chiesa di St. Pierre. Lume di candela, profumi mediterranei, davanzali fioriti delle case tutt’intorno: l’ambiente sembra uscito dalle pagine un vecchio libro illustrato.

Continuo la mia serata con lo spettacolo “Les Luminescences”(www.lesluminessences-avignon.com), che mi porta per la prima volta a varcare, con emozione, la soglia del Palazzo dei papi. Mi accomodo per terra nella vasta corte interna, insieme ad un altro centinaio di visitatori: le mura d’un tratto si rivestono di trame luminose e si animano di racconti. Cascate di colori, trompe-l’oeil e musica lasciano il pubblico senza fiato. La vita del palazzo e quella di Avignone vengono narrate in bilico tra fiaba e realtà, con un omaggio finale al Festival del teatro, il più importante di Francia. Indimenticabile!

Escursione in Provenza

Il giorno seguente parto per un’escursione, acquistata online sul sito www.provence-panorama.com al prezzo salato di 120,00 €.

Il Grand Tour de Provence mi farà dare un’occhiata generale alla regione; partirò in pulmino, percorrendo centinaia di km con la mia guida e altro paio di turisti americani.

Prima tappe, a nord di Avignone. A Châteauneuf du Pape, terra produttrice del famoso vino, ci attende una degustazione in una cantina locale, poi proseguiamo con la città di Orange, che conserva il grande teatro romano, uno dei pochi ancora esistenti al mondo.

Nel pomeriggio ci spostiamo verso i più bei borghi di Provenza, arroccati sulle colline ad est di Avignone. Roussillon, nel Luberon, è una cartolina dipinta nelle gamme dei rossi e degli arancioni, che risaltano contro il blu del cielo. Intorno si può percorrere il Sentiero delle Ocre, tra le falesie coloratissime e la macchia mediterranea. Il villaggio di Gordes, scelto da Ridley Scott come set per il film “Un’ottima annata”, si rivela d’improvviso come una pittoresca cascata di case adagiata sulla collina. Les Baux de Provence, un gioiello forgiato nella roccia chiara delle Alpilles, è forse il mio preferito; l’intrico di viuzze che salgono fino al castello è degno di una fiaba. Al tramonto ci dirigiamo verso ovest ad ammirare il Pont du Gard. Costruito dai Romani, la sua poderosa struttura a tre arcate nasce in realtà come acquedotto per portare acqua alla città di Nîmes. Il sito, a cavallo del fiume Gardon e circondato dai boschi, è spettacolare e chi visita la Provenza non può assolutamente perderlo; è percorribile a piedi nella parte inferiore.

Sulle ruvide superfici di pietra si possono leggere remote tracce di antichi avventori, quando, in pieno romanticismo, era di moda passeggiare tra le vestigia secolari. La mia vita si intreccia a quelle dei viandanti d’allora e, avanzando sul ponte, ripercorro le orme di Jean, che ha inciso il suo nome sul ponte nell’aprile del 1830… Mentre un tramonto spettacolare mi avvolge,mi spingo fino all’altra sponda del Gardon, dove si trovano ulivi millenari dai tronchi nodosi. Un’esperienza favolosa!

Un tuffo all’epoca dei papi e una crociera

Apro la mia mattinata esplorando il Musée du Petit Palais, nel palazzo vescovile del XIV secolo: la collezione comprende sculture e dipinti, soprattutto primitivi, fino a Carpaccio e Botticelli. Più tardi ho la mia visita guidata al Palazzo dei Papi, riservata online su www.avignon-tourisme.com con molto anticipo, al prezzo di 15,50 €, comprensiva anche del biglietto d’ingresso.

All’interno del palazzo le vaste sale di pietra hanno soffitti alti e muri spessi: la sensazione è quella di una fortezza creata per difendersi dagli attacchi esterni, più che di un’ elegante residenza.

In realtà in origine le pareti erano rivestite di colori sontuosi: le decorazioni, per cui lavorarono schiere di artisti internazionali, sono oggi scomparse, a parte alcune sale. Il Grande Tinello, la sala dei banchetti, è un’enorme navata, con un maestoso soffitto a chiglia di nave rovesciata. La guida ci racconta di interminabili banchetti, da 8-9 portate, con il papa seduto in fondo alla sala, sotto ad un baldacchino. La Camera del Cervo, destinata ad uso privato del papa, è forse la più bella del palazzo, completamente affrescata con colori scuri e vellutati. Sullo sfondo di un bosco medievale, si muovono diversi personaggi che si dedicano alla pesca ed alla caccia con eleganti levrieri bianchi. Flora e fauna ritraggono fedelmente le specie presenti sul luogo. Nella cappella di San Marziale le pennellate di Matteo Giovannetti, pittore originario di Viterbo, raccontano la vita del santo in una raffinata rielaborazione dello stile giottesco.

Il pomeriggio faccio una piacevole passeggiata giungendo fino al fiume, dove decido di imbarcarmi per una mini-crociera sul Rodano. Mireio (www.mireio.net) è una compagnia turistica fluviale che parte subito fuori dalla Porte de l’Oulle e offre diverse escursioni: la mia durerà circa un’ora al costo di 10,00 €, con audioguida compresa nel prezzo.

Navigo verso il ponte d’Avignone godendomi la brezza del fiume e scattando foto magnifiche al profilo della città.L’imbarcazione si spinge fino a Villeneuve-lès-Avignon, cittadina medievale sull’altra sponda del fiume, con la torre di Filippo il Bello che si erge maestosa tra alberi e case. Concludo in bellezza, con uno spettacolare tramonto gustato nei giardini del Rocher des Doms, a picco sul fiume.

Arles, sulle orme di Van Gogh

Il giorno seguente eccomi sul il treno diretto ad Arles: 14,80 € a/r, effettivamente caro, considerato che il viaggio dura solo 20 minuti. La località si trova nella regione delle Bouches-du-Rhône, ad una quarantina di km a sud-est di Avignone.

La rosea cittadina, adagiata mollemente lungo il Rodano, ha attraversato diversi periodi di splendore: la fiorente epoca romana, i grandi pellegrinaggi del Medioevo, fino al capitolo più recente legato all’arte moderna. La sua storia si legge ovunque: nella severa bellezza delle Arènes, nei Criptoportici o, attraversando i secoli, nella chiesa di St.Trophime, capolavoro del romanico provenzale. Oggi la città si vota alla fotografia, con il festival estivo Les Rencontres d’Arles Photographie: interessanti esposizioni sono ospitate all’ombra di antichi edifici. La tauromachia purtroppo è ancora molto diffusa: si tratta dell’unico difetto che ho trovato in questo bel posto.

Scesa dal treno ripercorro le orme di Van Gogh quando, nel febbraio del 1888 giunse qui in cerca d’ispirazione. Si stabilì vicino alla stazione, nella “casa gialla” al n.2 di Place Lamartine, per vivere e lavorare, sovvenzionato dal fratello Theo. Più tardi fu raggiunto da Paul Gauguin, per realizzare il sogno di una comunità di artisti che si sostenessero vicendevolmente.

Purtroppo la loro abitazione fu distrutta durante la seconda guerra mondiale. Una riproduzione del quadro di Van Gogh La Maison Jaune è collocata proprio davanti al punto dove abitarono. L’edificio dietro la casa è ancora lo stesso, così come la strada sopraelevata coni binari del treno e, nonostante i cambiamenti, questo luogo mi emoziona. Dopo nove turbolente settimane di convivenza, segnate da una tensione crescente tra i due pittori, nel 1888 Vincent si taglierà l’orecchio, facendosi ricoverare prima all’ospedale della città, poi alla casa di cura di St. Rémy de Provence; Gauguin lascerà la Provenza per sempre, legando il suo destino alle isole Marchesi.

Camminando per le strade della città, ideale da esplorare a piedi, si rimane deliziati dagli angoli pittoreschi. Strette vie si aprono su piazze assolate, come la principale Place de la République, coronata da un obelisco di epoca romana.

Sulla piazza si affaccia la Chiesa di S.Trofimo che porta il nome del primo vescovo di Arles, ed il suo chiostro, la parte più interessante. Costruito in due periodi diversi, il XII e il XIV secolo, la sua architettura riflette i cambiamenti di gusto e di stile: una galleria è romanica, l’altra metà gotica. l capitelli istoriati colpiscono per la potente umanità delle figure scolpite.

Percorro Boulevard des Lices, imboccando Avenue des Alyscamps, per visitare il sito omonimo. E’ piacevole abbandonare la confusione delle strade, per rifugiarsi in questo luogo pressoché deserto e pieno di poesia. La parola Alyscamps significa, in provenzale, Campi Elisi; questa zona era infatti una delle cinque necropoli dell’antichità, collocata un tempo a sud est di Arles, sulla via Aurelia. La sistemazione attuale dei sarcofagi è frutto dell’allestimento dei Frati minimi, che nel 600’ presero possesso del territorio.

Quello che resta oggi è un lungo viale, cinto da alberi e da una teoria di antichi sepolcri, che conduce fino alla chiesa romanica di St.Honorat. L’atmosfera, per chi la sa cogliere, è colma di mistero e bellezza. Divenuta celebre in tutt’Europa nel medioevo, la necropoli accolse pellegrinaggi sempre più fitti tanto da fare di Arles una delle tappe di partenza del Cammino di Compostela. Nel XIX secolo il luogo divenne una famosa passeggiata romantica, ritratta più volte da Van Gogh e Gauguin.

Abbandonate le atmosfere nostalgiche, torno verso il centro per raggiungere alla famosa Place de Forum: qui il caffè Van Gogh risalta come un pugno in un’occhio, dipinto di un giallo squillante.

Lo spazio della piazza è interamente occupato da tavolini e popolato da una folla schiamazzante di turisti. Visito l’Espace Van Gogh presso l’Hôtel Dieu in Place Docteur Felix Rey: l’ospedale, fondato nel XVI sec., accolse l’artista dopo il taglio dell’orecchio. La piazza prende il nome del dottore che lo curò. Il cortile è piantumato esattamente come allora, mentre la struttura attualmente ospita un centro culturale ed universitario. Rientrando verso la stazione mi accosto al fiume, dove scopro il punto in cui Van Gogh si sistemò per dipingere la Notte sul Rodano. Qui incontro Denise, una simpatica vecchietta che sta passeggiando; mi attacca un gran bottone, raccontandomi dei bei tempi andati, quando da bambina partecipava alle processioni religiose di St. Trophime, ricoperta di tulle e di rose. Anni fa conobbe anche Jeanne Calment, la donna più longeva del mondo che visse proprio ad Arles, morendo nel 1997 alla veneranda età di 122 anni! La ricca M.me Calment, che lasciò le sue fortune alla città, ebbe il privilegio di conoscere in gioventù Van Gogh che descrisse come “brutto e bruciato dall’alcool”. Quindi, in qualche modo grazie al caso, anch’io posso risalire con la catena di conoscenze fino al pittore olandese, e scusate se è poco!

Una giornata a Saint-Rémy

Saint-Rémy-de-Provence è raggiungibile da Avignone in un’ora con il bus 57. Prendo quello delle 8.40, facendo il biglietto a bordo, a/r 5,00 €. La gare routière, cioè la stazione degli autobus, si trova a destra di quella dei treni. Arrivata in paese, percorro Avenue Van Gogh, camminando in salita fuori dalla città, verso due luoghi d’interesse disposti l’uno accanto all’altro: la Maison de Santé Saint-Paule de Mausole ed il sito archeologico di Glanum. Man mano che mi allontano dal centro, si intensificano gli aromi di lavanda e rosmarino portati dal vento delle Alpilles, mentre le case si diradano lasciando spazio a vasti campi di uliveti.

In una decina di minuti, osservando le riproduzioni delle opere di Van Gogh distribuite lungo la strada, giungo a destinazione. Saint-Paule de Mausole, un antico priorato fondato nel XI secolo, si compone di una casa di cura, una chiesa romanica ed un raffinato chiostro; infine, c’è lo spazio riservato al ricordo del suo ospite più illustre, Van Gogh. Il pittore si internò volontariamente in questa rinomata Maison de Santé nel 1889 in seguito alla crisi di Arles, restandovi per un anno. Dopo aver dipinto più di 150 quadri, nel maggio 1890 si trasferirà ad Auvers-sur-Oise, per poi suicidarsi solo due mesi dopo. L’artista a St. Rémy aveva il permesso di uscire accompagnato da un infermiere, e, oltre ad una stanza da letto, aveva a disposizione anche un atelier nel padiglione riservato agli uomini. Grazie a queste concessioni del direttore dell’istituto,oggi possiamo ammirare capolavori emozionanti come La Notte stellata o gli Iris.

Purtroppo si può visitare solo una parte della struttura, dato che ancora oggi essa ospita malati di mente, perpetrando una tradizione secolare. In una stanza al primo piano è stata ricostruita la camera di Van Gogh, secondo la descrizione che lui stesso ne fece nelle sue lettere; pavimenti in mattonelle rosse, letto di ferro, pesanti sbarre alla finestra. Scopro però che la vera stanza si trova sull’altro lato dell’edificio, a piano terra, nella zona riservata ai ricoverati.

Una parte del museo è dedicata alla storia della psichiatria del XIX secolo; mi colpiscono le inquietanti vasche di stagno, dove i pazienti venivano “curati” con bagni d’acqua fredda.

Uscendo dalla saletta capitolare si percorrono i campi e i giardini sottostanti. Una delle cartoline-simbolo della Provenza ritrae proprio questo magnifico panorama: il monastero con la vasta distesa di lavanda ai suoi piedi. Passeggiando nel parco delle Alpilles, nei sentieri attorno a St.-Paul de Mausole, ci si immerge in modo stupefacente nelle atmosfere create dal pittore: sullo sfondo del cielo chiaro, come in un collage, si stagliano le sagome basse degli uliveti, quelle scure e slanciate dei cipressi e la distesa dei campi assolati. La luce satura i colori, esaltandone i contrasti.

L’antica città di Glanum (http://glanum.monuments-nationaux.fr) fu fondata dai romani intorno ad una fonte sacra dai miracolosi poteri rigeneranti. E’ qui che accorrevano i pellegrini per chiedere la guarigione alla Dea Valetudo. Il sito si stende in una spettacolare vallata circondata dall’abbraccio delle Alpilles: ci sono panorami ariosi ed incantevoli, da cogliere in pieno salendo sui belvedere delle colline. L’orizzonte azzurro spazia fino al Monte Ventoux, la Valle del Rodano si apre in una visione limpida che cerco di catturare con qualche scatto. Glanum era piccola, ma aveva due templi dedicati agli imperatori e intorno alla fonte sacra, vero fulcro dell’impianto urbano, era stata costruita una sontuosa fontana con marmi pregiati e sculture.

Non mancano naturalmente le terme e le abitazioni private. La città fu abbandonata dalla popolazione intorno al III sec. d.c. a causa delle invasioni.

Pranzo alla Taberna romana, un bar/ristorante con tavolini all’aperto dai quali ci si può godere il panorama su Glanum.

Nel pomeriggio gironzolo per le vie del centro storico Saint Rémy concendomi un po’ di shopping .Compro lavanda essiccata e saponi di Marsiglia, imbattendomi poi, per caso, nella casa di Nostradamus, vissuto qui nel 500’. E’ indubbio che le tracce di storie passate facciano di Saint-Rémy un luogo davvero magico.

La stanza delle meraviglie…

La mia ultima mattinata in Francia mi reco al Museo Calvet, ospitato in una nobile residenza del XVIII secolo. Un po’ per la mancanza di avventori, un po’ per il carattere del luogo, mi sembra di intrufolarmi nel gabinetto delle meraviglie di un vecchio erudita appassionato di storia. Esprit Calvet (1728-1810) era, in effetti, un medico avignonese dai vasti interessi che collezionò dipinti, antichità egizie, greche ed etrusche. Lasciò alla città i suoi beni e nel tempo le collezioni furono arricchite da donazioni e lasciti. Si va da Brueguel il vecchio a Camille Claudel, da Bonnard a Soutine. Nella sezione egizia, trovo l’impressionante mummia di un bimbo di 2 anni e mezzo. Di grande interesse è poter osservare la città di Avignone, ritratta nei secoli da diversi pittori del luogo: come un viaggio nel tempo.

Nel pomeriggio mi avvio verso il fiume. Il Rodano, con le sue acque verdi e profonde, scorre tra gli alberi sotto il soffio sferzante del Mistral. Cammino lungo le sponde ombrose fino all’approdo della navetta fluviale: l’imbarcazione parte ogni 15 minuti trasportando gratuitamente i passeggeri sull’ Île de la Barthelasse, che separa Avignone da Villeneuve-lès-Avignon.

Sull’isola si ha una delle migliori viste sulla città e sul ponte. Passeggiando e scattando fotografie, giungo fino al Pont Daladier, che attraverso per rientrare in città. L’aria è frizzante, il profilo azzurro del Mont Ventoux è ormai per me una sagoma amica che veglia silenziosa sul mio viaggio. Un’ultimo sguardo e poi, con commozione, lascio la città a bordo di un taxi fino alla stazione tgv.. Qui mi aspetta il treno per l’areoporto di Lione: il viaggio finisce qui, ora iniziano i ricordi…



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