La Provenza come in un dipinto

Una settimana nei colori e nei profumi della Provenza. Antichi romani, papi, artisti e poeti... venite con noi!
Scritto da: Valeria23
la provenza come in un dipinto
Partenza il: 18/05/2013
Ritorno il: 25/05/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
La Provenza… il nome rievoca i poeti medievali, immagini dei dipinti impressionisti, colori e sapori a tinte forti. E’ relativamente vicina, 6 ore di auto da Milano, eppure non l’abbiamo ancora visitata. L’occasione sin presenta grazie a una settimana di ferie a Maggio, indicato dalle guide come il mese migliore per clima e afflusso turistico.

18 maggio 2013

Si Parte! Come sempre, a causa della mia precisione maniacale, il programma di viaggio è pronto nei minimi dettagli, con tanto di indicazioni dei migliori ristoranti recuperate su internet.

La nostra meta, e base per i prossimi giorni, è Arles, scelta per la vicinanza alle maggiori attrazioni della zona.

L’idea era di partire presto per arrivare ad Arles in tempo per il mercato del sabato mattina, ma le previsioni danno pioggia torrenziale, così ce la prendiamo con calma e ci mettiamo in macchina alle 7:30.

Il viaggio è noioso ma tranquillo, troviamo effettivamente molta pioggia, e quando arriviamo ad Arles, verso le 13.30, diluvia e tira un fortissimo vento.

Speriamo in meglio per i prossimi giorni!

Pranziamo al ristorante Le Malarte, di fronte all’ufficio turistico. Nel frattempo il diluvio lascia spazio a una lieve pioggia, permettendoci di andare all’ufficio turistico a curiosare.

Per prima cosa facciamo la card turistica Avantage, che con 13,50€ ci permetterà di visitare tutte le attrazioni e i musei della città.

Iniziamo subito ad approfittare della card visitando il museo di Arles Antica, che ospita una piccola collezione di sarcofagi, resti romani, oggetti di uso comune all’epoca romana e alcuni mosaici. In più, c’era una mostra, penso temporanea, dedicata a Rodin.

Finalmente è l’ora del check-in al b&b. Invece dei soliti hotel, per questa vacanza abbiamo optato per le chambres d’hotes. Il nostro, Mas L’Oustal, si trova a circa 10 km da Arles, in piena campagna, ed è effettivamente un casale di campagna adibito a b&b. Il padrone di casa, Therry, è una persona squisita, ci mostra la nostra piccola ma confortevole stanza e si prodiga in consigli su attrazioni ristoranti e, perché no, parcheggi in città.

Dopo esserci riposati, usciamo per cena, intenzionati a testare uno dei ristoranti indicati da Therry. Purtroppo, sarà perché è sabato, sono tutti al completo, e troviamo posto solo al Querida, ristorante spagnolo dove mangiamo abbastanza bene.

19 Maggio 2013

Per fortuna c’è il sole, anche se fa freddino. Oggi dedicheremo l’intera giornata ad Arles. Forti della nostra card, ci tuffiamo nel centro storico alla ricerca dei siti romani. La peculiarità del centro storico di Arles è il dedalo di stradine acciottolate, sulle quali si affacciano porte e gelosie dipinte a tinte pastello e decorate con vasi di fiori. Più Provenza di così!

Il primo sito che visitiamo è il teatro romano, abbastanza ben conservato. Poi è il turno dell’arena, tutt’ora usata per le corride e le courses camarguaises (corride non cruente), dalla cui sommità si gode di un buon panorama sulla città.

Ci avviamo verso la Place de la République, dove visitiamo la cattedrale e il Cloitre de St. Trophime, un piccolo chiostro medievale ben tenuto. Tutto questo camminare ci ha messo appetito, così ci prendiamo una bella baguette con formaggio di capra comodamente seduti alla paninoteca Fad’Oli.

Dopo il pranzo continuiamo la nostra esplorazione della Piccola Roma, con le Terme di Costantino, o quello che ne resta, e il Cryptoportique, gallerie sotterranee che erano le fondamenta dell’antico foro.

La Place du Forum, oggi, è una piazza costellata di bar e ristoranti molto turistici. Ma Arles è, soprattutto, la città di Vincent Van Gogh. Infatti, proprio in Place du Forum si trova il Café de la Nuit, ora ribattezzato Café Van Gogh, reso immortale dal famoso quadro dello sfortunato artista. A detta di tutti, è un locale solo da vedere, e non dove fermarsi a mangiare.

E proprio al mio pittore preferito ci dedicheremo nel pomeriggio, seguendo il percorso a piedi indicato da una brochure scaricabile da internet, ma anche da delle targhette sparse per la città.

Ma prima, un bel riposino nel piccolo parco cittadino!

Il viaggio nell’universo di Van Gogh non può che iniziare dalla Fondation Van Gogh, che si trova nell’ospedale dove l’artista fu ricoverato dopo essersi tagliato l’orecchio.

Il luogo è molto turistico e incentrato soprattutto sui souvenir.

Lasciamo il centro storico di Arles e ci rechiamo alla necropoli romana/cristiana Alyscamps, anch’essa oggetto di diverse tele.

L’ultimo sito legato all’artista, un po’ difficile a trovare, è il Pont su L’Anglois, rinominato Pont Van Gogh. Si trova qualche km fuori Arles, e non si tratta del ponte originale, distrutto e poi ricostruito per ragioni puramente turistiche /artistiche. Qui, purtroppo, l’afflusso continuo di pullman turistici rovina notevolmente l’atmosfera bucolica dei dipinti, che ritraevano la semplice vita dei contadini.

Dopo esserci ristorati in albergo, con un aperitivo gentilmente offerto da Therry, usciamo per cena al ristorante Le Brin du Thym, dove per sicurezza abbiamo prenotato un tavolo stamattina.

Assaggiamo la famosa bistecca di toro, ma restiamo delusi. Questo ristorante è abbastanza rinomato, e noi ci aspettavamo un qualità migliore, anche perché non è esattamente a buon mercato (53€ in due).

20/05/2013

Oggi è lunedì di Pentecoste e in Francia è festa. Il programma prevede la visita della Camargue, ma dal traffico ci rendiamo subito conto che forse avremmo fatto meglio a venire domani.

La nostra prima tappa sarà il Parco Ornitologico di Pont de Gau, dove vive una colonia di fenicotteri rosa. Il biglietto costa 7,50€ a testa, e li vale tutti. Ci sono due percorsi di bird watching, e noi scegliamo, per motivi di tempo, quello più breve, di 2,5 km. La Camargue è famosa per essere una terra paludosa e pianeggiante, infatti ci sono molte risaie, e il riso rosso della Camargue è abbastanza rinomato. I fenicotteri rosa vengono a nidificare qui, in queste acque basse, e in particolare trovano cibo e accoglienza in questo parco ornitologico. Passiamo nel parco più di due ore, il sentiero segue le sponde di un laghetto e, volendo, si può proseguire per la zona un po’ più selvaggia, dove si avvistano meno fenicotteri ma ci si gode di più la natura e il paesaggio, essendo il sentiero più lungo meno battuto. Oltre ai fenicotteri, vediamo cicogne, gufi, anatre, lontre e altri uccelli di cui non conosco il nome.

Antizanzare obbligatorio!

Dopo il parco proseguiamo per Saintes Maries de la Mer, villaggio di mare e pescatori. Siamo costretti a parcheggiare molto fuori città: il 25/5, infatti, avrà luogo la festa dei gitani in onore di Santa Sara, perciò quasi tutti i parcheggi della città sono occupati delle roulotte e camper dei rom, che arrivano da tutta Europa per questa loro importante celebrazione.

La ricerca del parcheggio ci ha fatto perdere molto tempo, così, dopo un rapido giro nella bella cittadina, prendiamo due panini al volo, noleggiamo le biciclette e partiamo sul percorso ciclabile di 13 km che ci porterà fino al Faro della Gacholle.

Il percorso di andata è facile, quasi rilassante, immersi come siamo nella natura. Pranziamo al sacco in spiaggia, e vediamo molta gente a cavallo. I piccoli cavalli della Camargue sono molto famosi, e nella zona ci sono parecchie agenzie che organizzano passeggiate in sella sulla spiaggia.

Continuiamo la nostra pedalata fino al faro, dove ci riposiamo un po’ prima di tornare indietro. Il ritorno, con il vento contrario, non è affatto agevole quanto l’andata. La bici fatica ad avanzare ed il vento è molto forte. Arriviamo all’agenzia di noleggio distrutti, e ci concediamo un bel gelato per recuperare le forze.

Lasciamo Saintes Maries de la Mer per andare alla città fortificata Aigues Mortes, ai margini della Camargue, famosa per essere stata il punto di partenza delle crociate.

Oggi, all’interno delle mura, è un’elegante cittadina molto turistica, semplice da girare perché a pianta rettangolare. Ceniamo molto bene, a un prezzo ridotto per la città (46€ in due) nella piazzetta principale, al Café du Commerce, assaggiando uno spezzatino di toro cotto con vino rosso, un po’ pesante ma saporito, e un golosissimo tortino al cioccolato fondente. Ma, d’altronde, dopo 26 km in bicicletta direi che ce lo meritiamo!

Rientriamo in albergo cotti dal sole e doloranti, ma molto felici della giornata.

21/05/2013

Oggi è la volta di Avignone. Con la sua storia di città dei Papi, mi ha sempre incuriosita, ed erano anni che desideravo visitarla.

Oggi non siamo fortunati, il cielo è coperto ma il vento è sempre presente.

Lasciamo l’auto al Parking des Italiens, gratuitamente, e da lì una navetta, sempre gratuita, ci porta in centro. Il centro storico della città è delimitato dalla cinta delle mura, e all’interno è un intrico di stradine e viuzze. Con qualche difficoltà riusciamo a trovare la strada per il mitico Palazzo dei Papi. Ci appare come un immenso gigante, imponente e maestoso, all’improvviso, appena sbucati da una stradina. Rispetto alle piccole costruzioni intorno ad esso, sembra una fortezza tanto è grande.

L’ingresso costa 10,50€, ed è possibile acquistare il biglietto combinato con il ponte di St. Benezet, il famoso “Pont d’Avignon” della filastrocca per bambini.

Acquistiamo il biglietto per il solo palazzo, e un’audioguida in italiano. Dei fasti di un tempo resta solo il ricordo: gli interni, infatti, sono completamente spogli, e mi devo affidare al minischermo dell’audioguida per immaginare come fosse in passato.

Dalla torre del palazzo si gode di un bel panorama sulla città.

Il tour del palazzo è molto lungo, rimaniamo circa due ore, ed è già ora di pranzo. Prendiamo un panino, poi passiamo un’oretta a girare senza uno scopo preciso per il centro storico, godendoci i negozi e riposandoci un po’ nel parco dietro all’ufficio turistico. Il centro storico, pur essendo turistico, è comunque molto vissuto dagli abitanti, a differenza degli altri paesini arroccati che vedremo nei prossimi giorni.

Facciamo merenda a base di cupcake guarnito con crema di caramello al burro salato – una goduria!

Torniamo alla piazza del Palazzo, nel frattempo è uscito il sole e vogliamo visitare i giardini del palazzo. Da qui si ha una visuale completa sia sulla città, sia sulla zona. Vediamo Villeneuve Les Avignon, la città dei cardinali, il Mont Ventoux, e le piccole cittadine che circondano Avignone.

Scendiamo dalle mura della città, vedendo il ponte di St. Benezet, inutilizzato in quanto ne rimane solo metà. Noi non saliamo sul ponte (biglietto a pagamento), ma la vista sulla città dal Rodano deve essere davvero spettacolare.

Prima di lasciare Avignone, facciamo qualche acquisto di ghiottonerie provenzali presso il Comptoir de Mathilde, che propone prodotti tipici con un buon rapporto qualità prezzo, migliore a mio avviso rispetto ai soliti negozi per turisti.

Per cena, rientriamo alla base e scegliamo il ristorante La Plaza, commettendo l’errore di scegliere il piatto à la carte invece del menù fisso. Prezzo alto e porzioni misere. La qualità del cibo, in compenso, è ottima.

22/05/2013

Dobbiamo lasciare Therry e le sue super colazioni, e siamo molto dispiaciuti. Per fortuna, però, la vacanza non è ancora finita!

Da qui comincia il percorso di scoperta dei villaggi arroccati, che in francese hanno il romantico nome di villages pérchés. La loro nascita, però, è tutt’altro che romantica: gli abitanti della costa e delle zone pianeggianti, infatti, costruirono questi villaggi sui costoni delle colline per potersi difendere meglio dalle invasioni.

Fatte le valige e salutato il nostro ospite, ci avviamo per Les Baux de Provence. Sinceramente mi aspettavo di più da questo villaggio.

La vista, da sotto, è straordinaria, col villaggio abbarbicato in cima a una collinetta, le costruzioni che si confondono col colore delle rocce. All’interno, però, scopriamo una macchina da soldi molto turistica. Il villaggio di per sé è carino, con il suo saliscendi si stradine acciottolate. Peccato però per i numerosi, troppi, negozi di cianfrusaglie e per il via vai continuo dei furgoncini che riforniscono i suddetti negozi, occupando le strade e rendendo sgradevole la visita. Il parcheggio costa 5€.

Proseguiamo la nostra marcia verso St Remy de Provence, e finalmente trovo i paesaggi che cercavo, quelli dipinti da Van Gogh: distese di campi, giardini di ulivi e i numerosi cipressi che costeggiano le strade e recintano le case. Il sole colora tutto il paesaggio, il cielo azzurro è punteggiato da nuvole che sembrano di bambagia, e io non fatico a capire perché così tanti artisti si sono innamorati di questo angolo di mondo.

A St Remy parcheggiamo all’ufficio turistico, a pagamento ma non carissimo (gratuito dalle 12.30 alle 14.30). Paghiamo fino alle 15.00 e ci addentriamo nel centro storico. Oggi c’è il mercato, proprio quello che cercavo! C’è tantissima gente, le bancarelle propongono prodotti per turisti ma anche frutta, verdura e vestiti. Tutto è un mosaico di colori e profumi, l’ideale per fare qualche acquisto per amici e parenti.

All’ora di pranzo, prendiamo una baguette che gustiamo su una panchina. Il centro storico di St Remy è piacevole e molto fotogenico: persino i bar pongono particolare attenzione alla disposizione e decorazione dei tavolini all’esterno. Qui si trovano anche la casa natale di Nostradamus e una fontana a lui dedicata.

Dopo pranzo ripercorriamo le orme di Van Gogh, seguendo il percorso, segnato sulla piantina della città, che dal centro porta al Monastero di St. Paul, dove l’artista si fece ricoverare spontaneamente. Lungo la strada, diverse targhette indicano (più o meno) i luoghi in cui il pittore amava dipingere. Vicino al monastero, dall’altra parte della strada, si trovano le rovine romane di Glanum, che noi però non abbiamo visitato, avendone avuta già una buona dose ad Arles! L’arco romano è invece visitabile gratuitamente.

Segnalo inoltre, a St Remy, la cioccolateria Joel Durand, che prepara eccezionali cioccolatini con accostamenti inusiali, tipo rosmarino, lavanda e violetta, ma anche creme al caramello e altre leccornie. Non è proprio economico ma la qualità è ottima.

Lasciata St. Remy, partiamo per il nostro b&b, il Bastide des Ocres, a Roussillon. Il paesaggio cambia radicalmente, diventa collinare, più verde, con tantissime coltivazioni di lavanda e vino.

Il b&b è delizioso: una casa a due piani curata con estrema attenzione dal giardino agli interni. La nostra stanza, Lavande, è dipinta con tinte azzurro pastello, molto luminosa e ha accesso diretto dal giardino.

Come benefit extra, la proprietaria, Monique, ci dà un biglietto per parcheggiare gratuitamente a Roussillon, tutte le volte che vogliamo per tutta la durata del nostro soggiorno. Ci rilassiamo un po’ in stanza, il b&b è provvisto di piscina ma purtroppo non fa abbastanza caldo, e ci prepariamo per cena.

Roussillon, vista dal parcheggio, è stupenda, sulla sua collina color oro. Tutti gli edifici sono dipinti con i caldi colori delle ocre: gialli, arancioni e rossi in tutte le loro sfumature, dando al paesino l’impressione di vivere in un eterno tramonto.

Facciamo un giro in paese, ma non troviamo nessun ristorante aperto… mistero… così prendiamo la macchina e andiamo ad Apt, la città più grande della zona. Qui, però, nessun ristorante ci soddisfa, così decidiamo di rientrare e fare un secondo tentativo a Roussillon. Ora i ristoranti sono tutti aperti… forse siamo usciti un po’ presto!

Ceniamo al Grappe du Raisin. Io volevo provare la specialità di pesce con l’aioli, ma i piatti degli altri commensali non m’ispiravano molto, così sia io sia mio marito abbiamo deviato su un più sicuro hamburger con patatine.

23/05/2013

Niente abiti bianchi oggi, andiamo ad esplorare le ocre!

Dopo una colazione mega, andiamo a Roussillon. Il nostro parcheggio è comodissimo, essendo proprio all’entrata del sentiero delle ocre. L’ingresso costa 2,50€ a testa, e il percorso è lungo circa 2 km. Il paesaggio ricorda molto, anche se in scala 1/100, il Bryce Canyon. La terra, molto polverosa, è del colore del fuoco, in contrasto con gli alberi, e in alcuni punti si trovano formazioni a pinnacolo di vari colori stratificati, proprio come nel paesaggio americano. La cosa che più ci ha impressionato è il colore così acceso della terra e delle rocce.

Usciamo belli impolverati, ma non è ancora finita: ci aspetta infatti il Colorado Provenzale, a Rustrel.

Prima però, facciamo un giretto nel piccolo mercatino di Roussillon, dove assaggiamo delle ottime marmellate a una bancarella.

Raggiungiamo Rustrel, villaggio francamente un po’ anonimo, dopo mezz’ora di saliscendi in un paesaggio simile alla nostra Toscana.

Il biglietto per il Colorado costa 4€, e ci sono tre percorsi di diversa lunghezza e difficoltà. Con il percorso più lungo potreste passare qui addirittura un’intera giornata. Noi, per questioni di tempo, scegliamo il percorso più breve, da 2,5 km. Per fortuna abbiamo scelto questo percorso, perché tra fotografie, deviazioni, scalate sulle colline di terra rosse, rimaniamo nel parco per ben tre ore!

Anche qui restiamo abbagliati dalla carica dei colori, sembra di stare in una fotografia ritoccata. Invece è tutto qui, davanti ai nostri occhi. Scalare le formazioni rocciose è la parte più divertente, ovviamente con estrema attenzione.

Sia il sentiero delle ocre sia il Colorado sono assolutamente da sconsigliare in caso di pioggia. Quando siamo andati noi, aveva piovuto qualche giorno prima, e ancora c’erano tratti scivolosi con molto fango. Meglio dare un’occhiata alle previsioni del tempo.

Pranziamo al sacco nel parco, e, prima di ripartire, ci diamo una bella ripulita dalla polvere rossa.

Dedicheremo il pomeriggio allo shopping. Prima andiamo ad Apt, dove acquistiamo della frutta candita alla Confiserie Aptunion. Poi a Saignon, alla distilleria Les Agnels, dove acquistiamo un po’ di prodotti di bellezza a base di lavanda.

E’ un vero peccato che possiamo solo immaginare le famose distese di campi lilla che vediamo in tutte le cartoline… fine Maggio è ancora troppo presto.

Ci avanza ancora un po’ di tempo, e i 5 km di marci di stamattina non sono stati abbastanza: già che siamo a Saignon – Buoux, vogliamo visitare le rovine del Fort de Buoux.

Arriviamo in paese e giriamo un po’ per trovare queste famose rovine, ma senza successo. Tornati in macchina, proviamo a seguire le indicazioni in strada e scopriamo che, in realtà, Fort de Buoux è a circa 5-6 km dal villaggio… ma ormai siamo troppo stanchi per sostenere anche questa camminata, ci accontentiamo di vederlo dal basso.

Facendo il punto sul programma di domani, decidiamo che il modo migliore per concludere la giornata sia di fare una passeggiata nella foresta dei cedri, poco fuori Bonnieux. Anche qui ci sarebbero dei sentieri escursionistici mediamente impegnativi, ma a noi basta una passeggiata nell’ingresso. Fa freschino, e questa foresta profumata emana una bella sensazione di pace e tranquillità.

Stasera ceniamo alla grande, per questi ultimi due giorni ci vogliamo concedere qualche vizio. A Roussillon, scegliamo il ristorante David, consigliato dalla proprietaria del b&b. E’ un posto molto sofisticato, dove ci trattano come dei gran signori, e mangiamo ottimi piatti di cucina francese di alto livello, cioè con grande attenzione alla qualità e alla presentazione, un po’ meno alla quantità. Costo 70€ in due per il menù meno caro, il menù du marché.

24/05/2013

Per il nostro ultimo giorno di vacanza, ci dedicheremo completamente ai villaggi arroccati tipici del Luberon.

Partiamo alla volta di Gordes, il villaggio che, visto da sotto, è il più spettacolare, costruito “a strati” con il campanile della chiesa proprio in cima, come la stella di un albero di Natale. Sinceramente, il villaggio è più fotogenico da fuori, quando si ha la visione d’insieme, piuttosto che dall’interno.

Dopo Gordes scendiamo all’Abbazia di Senanque, incastonata in una valle tra due colline. Nonostante i campi di lavanda ancora non fioriti, l’abbazia è comunque molto suggestiva, soprattutto per la sua posizione. Preferiamo non visitare l’interno dell’abbazia, dopotutto ne abbiamo già viste diverse qui in Italia.

Decidiamo, invece, di fare una deviazione sull’itinerario previsto, per visitare L’Isle sur la Sorgue e Fontaine de Vaucluse – scelta azzeccatissima.

Impieghiamo circa 40 minuti per arrivare a l’Isle sur la Sorgue. E’ chiamata la Venezia di Provenza (come ogni città che abbia qualche canale), ed è una città di medie dimensioni. Mi è sembrata una cittadina elegante, sicuramente la presenza dei canali fa una buona parte dell’atmosfera. Comunque, nonostante i nuvoloni pesanti che minacciano diluvio da un momento all’altro, passeggiamo piacevolmente lungo il canale e nelle stradine del centro storico.

Per pranzo, troviamo una paninoteca in cui sederci al chiuso,e ci gustiamo una baguette con formaggio di capra e cipolle caramellate.

Dopo pranzo ci spostiamo a Fontaine de Vaucluse, la cui attrazione è la sorgente del fiume Sorgue, resa immortale da Petrarca in “Chiare Fresche et Dolci Acque”. La profondissima sorgente si trova alla fine di un sentiero sterrato in leggera salita, che fiancheggia il fiume nei suoi primi passi. E’ un tratto di fiume particolarmente turbolento, il fragore dell’acqua è fortissimo. Al termine del sentiero, in totale contrasto con il chiasso e la velocità del fiume, si trova una calmissima sorgente di acqua limpida e pura, dal colore verde smeraldo. Solo qui capisco appieno il significato di “Chiare, Fresche e Dolci Acque”. Questo posto dà una sensazione di serenità, peccato solo per il forte afflusso di turisti, e per le tante bancarelle che deturpano l’atmosfera.

Dopo tutto questo camminare siamo finalmente pronti per concederci un po’ di relax… degustando del buon vino!

Ci rechiamo a Menerbes, altro villaggio arroccato, perché la proprietaria del nostro b&b ci ha consigliato la Maison de la Truffe e du Vin. Vendono i vini dei diversi produttori della zona, al loro stesso prezzo, più diversi prodotti a base di tartufo. Purtroppo siamo stati trattati malissimo, quindi devo sconsigliare questo posto: siamo rimasti lì più di un quarto d’ora, senza che nessuno ci prestasse attenzione. I commessi chiacchieravano tra di loro come se noi (e altri clienti) non fossimo lì. Ovviamente ce ne siamo andati senza comprare nulla.

Non perdiamo però la voglia di assaggiare qualche vino, così scegliamo, a caso, la Cave Auréto dal volantino che abbiamo trovato in camera.

Sulla strada ci imbattiamo nella Cave de Bonnieux, un negozio molto grande e ben fornito. Assaggiamo un bianco, un rosé e un rosso, e acquistiamo qualche bottiglia. Accanto ai vari tipi, ci sono le indicazioni sugli abbinamenti.

La Cave Auréto è consigliatissima. Il negozio è piccolo, ed è possibile, in determinati orari, visitare anche la cantina. Qui assaggio solo io, mio marito deve guidare… mi sacrificherò per entrambi!

Il signore che tiene la degustazione è preparatissimo, non chiede quali vini voglio provare, ma mi fa seguire un percorso prestabilito, partendo dal bianco più leggero fino ad arrivare al rosso più pesante. Si vede che se ne intende, spiega ogni vino con grande professionalità. Non che io ne capisca molto, ma questa è l’impressione che mi ha dato. Anche qui non manchiamo di fare qualche acquisto, poi torniamo in albergo a lasciare le bottiglie prima di uscire per cena.

Siccome è l’ultima sera, vogliamo provare uno dei ristoranti più rinomati della zona: L’Arome, a Bonnieux, a solo 15 minuti da noi.

Bonnieux è molto carina, splendida se vista dall’alto, lungo la sulla strada che porta alla foresta dei cedri.

Anche qui facciamo acquisti, qualche vasetto di miele al negozio Entre Miel et Terre.

Il ristorante L’Arome propone un menù molto raffinato di cucina francese: coniglio, tarte tatin, formaggio di capra in versione rivisitata. Noi assaggiamo il menù di tre portate a 31€, il più economico, e mangiamo benissimo.

Siamo particolarmente soddisfatti di questa cena, e rientriamo godendoci anche il panorama notturno, poco illuminato dalle luci artificiali.

25/5/2013

Purtroppo ci tocca ripartire.

Prepariamo i bagagli, e per fortuna mi sono portata una borsa in più, perché abbiamo fatto davvero tantissimi acquisti, tutti di prodotti gastronomici!

Poi ci godiamo l’ultima colazione di Monique, che da tre giorni ci vizia con croissant, crostate fatte in case, marmellate artigianali e frutta fresca, e siamo pronti a tornare a casa!

Consigli del “senno di poi”

Del senno di poi son piene le fosse, si sa. Forse per noi, che ormai abbiamo commesso i nostri errori, però per gli altri aspiranti visitatori della Provenza questi consigli possono tornare molto utili:

1) Noi abbiamo voluto vedere un po’ tutto: Provenza, Camargue, Luberon. Questo viaggio, però, credo debba essere preso con ritmi molto più rilassanti. Le attrazioni sono numerose e si può anche tranquillamente scegliere una sola zona dove passare un’intera settimana, senza il pericolo di annoiarsi. Alla Camargue, per esempio, si dovrebbero dedicare almeno due giorni, mentre noi ne abbiamo potuto dedicare solo uno. Lo stesso vale per il Colorado provenzale di Rustrel, dove si può passare un’intera giornata. Se si viene in estate, poi, qualche ora di relax in piscina non si rifiuta!

2) Ristoranti: soprattutto per cena, approfittate dei menù a prezzo fisso, perché i piatti presi singolarmente à la carte costano molto di più. Per esempio, un piatto che costa 22€ può essere ritrovato nel menù di tre portate da 30€ in tutto. Inoltre, le porzioni sono piuttosto risicate, e tre piatti sono una cena abbondante ma non esagerata. Attenzione! Il prezzo è unicamente per le tre portate! Acqua, vino e caffè sono esclusi. Per risparmiare, ordinate una “caraffe d’eau”, è acqua del rubinetto, ma è buona e gratuita. L’acqua in bottiglia è venduta a peso d’oro. Meglio evitare anche il caffè. Il classico espresso dopo cena arriva a costare anche 3€!

3) Chambre d’Hotes tutta la vita! Si favoriscono le piccole strutture, si risparmia e si è trattati meglio che nei grandi hotel. Io consiglio sia il Mas l’Oustal ad Arles sia il Bastide des Ocres a Roussillon. Siamo stati trattati come signori, con calore e grandissima ospitalità. In più avevamo tutti i comfort che ci servivano: wifi, parcheggio, piscina e una super colazione inclusi nel prezzo.

4) Il vento, il famoso Mistral, è onnipresente. Portate dei k-way.

5) I mercati provenzali sono dei veri gioiellini. Si possono acquistare tanti prodotti da portare a casa, di qualità superiore e a prezzo inferiore rispetto ai negozi per turisti. Se poi alloggiate in appartamento, ancora meglio, potrete fare scorta di frutta e verdura, ma anche di salumi e formaggi. Su internet troverete l’indice dei mercati settimanali.



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