3 settimane in Portogallo

Un giro per quasi tutto il Paese: volo a Lisbona, poi auto a noleggio e ritorno da Porto. Mare (non troppo), arte, paesaggi.
Scritto da: Stefan Borg
3 settimane in portogallo
Partenza il: 17/07/2018
Ritorno il: 07/08/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €

AVVERTENZE

Questo diario di viaggio risulterà poco utile se: – sei “stanziale”: una volta disfatta la valigia, non ci vuoi più pensare per almeno 10-15 giorni; – sei il tipo “vacanza = mare, sole, spiaggia” – ti piace prendertela comoda e/o dormire fino a tardi (se no che vacanza è?) Riguardo al cibo, sono vegetariano. Ora, buona lettura e buon viaggio.

Martedì 17/7

Una volta tanto, volo da Caselle senza dover andare a Malpensa o Orio al Serio. Purtroppo il volo parte con un forte ritardo e siamo a Lisbona verso le 21,30 (anziché alle 20); è un vero peccato, poiché l’aereo fa un ampio giro sopra il centro città prima di atterrare, ma la luce è poca e non consente di apprezzare appieno la vista. In compenso, l’acquisto della Lisboa Card e l’uscita dall’aeroporto verso la Metro ci portano via poco tempo; prima delle 23 siamo già sistemati nella casa prenotata con AirBnb, in Rua das Farinhas. La chiave per entrare è in una scatolina con combinazione (curioso sistema che troveremo ancora nel corso della vacanza portoghese); la casa è assai piccina, ma è ben organizzata e ottimamente situata: siamo nel quartiere Mouraria, una bella zona popolare, centrale e molto animata. Si mangia qualcosa in una bettolaccia vicina, due passi, ma senza allontanarci molto.

Mercoledì 18/7

Colazione con un pasticcino in un baruccio nella nostra via; non sono ancora le 9 e le vie sono semideserte. Si comincia con il Castelo São Jorge, da cui si godono magnifici panorami sulla città. In una torre del castello si fa anche una curiosa esperienza: con un gioco di specchi si vede il centro di Lisbona, “in diretta” e assai ingrandito. Si sale al non lontano Miradouro de Graça, poi prendiamo il tram 12 per qualche fermata e attraversiamo, a piedi, il pittoresco quartiere di Alfama. Sosta al Miradouro de Santa Luzìa, pieno di turisti ma molto bello, poi si scende verso il fiume per belle stradine. Visitiamo São Vicente de Fora, poi la massiccia Sé, entrambe non sono niente di che. Più tardi si cambia completamente zona andando al Museu de Arte Antiga; è il più importante museo del Portogallo e, in effetti, la quantità e qualità delle opere esposte è notevole. Di ritorno in centro, nell’immensa Praça do Comercio – visto che è compreso nella Lisboa Card – saliamo sull’Arco da Rua Augusta, una sorta di Arc de Triomphe in scala minore. Spesa al Pingo Doce, che diventerà nel corso del viaggio il nostro supermercato preferito; scopriamo che si può prendere, a self service, il succo d’arancia direttamente spremuto da un macchinario. Grande idea! Cena con pasta di marca “Milaneza” (sic!), pomodori e insalata; poi si passeggia piacevolmente per il quartiere, ricco di vita, di ristoranti – tutti pieni – e di animazione.

Giovedì 19/7

Oggi è la giornata delle code, anche se non era cominciata così, visto che all’Elevador de Santa Justa (bella la struttura, magnifico il panorama sulla Baixa) c’era ben poca gente. Ma poi si va a Belem e la coda per il celebre monastero è lunghissima; vale la pena di aspettare: il chiostro del Mosteiro dos Jeronimos è bellissimo. Usciti, è d’obbligo la visita alla mitica pasticceria Pasteis de Belem, dove sono stati inventati i Pasteis de Nata. Ma prima del dolce il salato; a due passi c’è Pão Pão Queijo Queijo, simpatico locale che fa pita, falafel e cose del genere: il cibo è decisamente buono. Ottimi anche i Pasteis, giustamente famosi e celebrati. Rifocillati e contenti, andiamo alla Torre de Belem senza immaginare che ci toccherà fare una coda ancora più lunga della precedente e sotto il sole; per fortuna la temperatura è mite, 26-27 gradi. Finalmente si riesce ad entrare; in verità la Torre, simbolo di Lisbona, all’interno ha ben poco da dire e, tutto sommato, non vale la lunga attesa. Si torna in centro e da qui ci spostiamo dall’altra parte della città, al Museu do Azulejo, che è molto interessante. Successivamente, si va a vedere la Gare de Oriente, progettata da Calatrava; ho, però, l’idea (sbagliatissima) di proseguire con lo stesso bus, il 759, anziché tornare indietro e prendere la Metro. Il bus arriva a destinazione, sì, ma dopo aver fatto un giro interminabile per la periferia di Lisbona e decine e decine di fermate. In conclusione, dopo quasi un’ora siamo alla Stazione, che, in effetti, ha un’architettura molto interessante, così come la zona limitrofa – il Parque das Nações – sede dell’Expo 1998. Si gironzola un po’ vedendo qualche installazione, poi torniamo in centro, in pochi minuti, con la Metro. Siamo in Praça Martim Moniz, dove parte il mitico tram 28; proviamo a prenderlo, ma c’è troppa coda, così per il momento ci accontentiamo del “surrogato” – il 12 – che fa un giro simile ma molto più limitato. Ci manca una notte a Lisbona: chiedo a un vicino ostello, ma è pieno. Con Internet prenotiamo un posto non lontano, in Rua das portas de Santo Antão. La cena, ancora a casa, è migliore rispetto a ieri: stavolta abbiamo i fagioli in più. Più tardi, allunghiamo la solita passeggiata notturna salendo fino a un belvedere non lontano dal Castello, che si raggiunge anche con un ascensore dal nostro “amico” Pingo Doce.

Venerdì 20/7

L’ultimo giorno lisbonese scorre certamente meglio del precedente. Portati i bagagli nella Guest House Modelo (un postaccio, ma economico), si riesce a prendere, senza code, il 28; in effetti, vale la pena di fare questo viaggio. Scendiamo dal tram in pieno Bairro Alto, poco dopo la centrale Praça Camões. Da qui torniamo indietro passando per il Miradouro de Santa Catarina (bruttino: dà sul porto) e per un altro punto panoramico assai più interessante, il Miradouro de São Pedro de Alcàntara. Lì vicino ci sono São Roque, bella chiesa barocca, e una curiosa birreria collocata in un ex-convento, nella quale entriamo per scattare qualche foto. Ancora più in basso, vediamo la Igreja do Carmo, una specie di San Galgano (il tetto crollò con il terremoto del 1755) dove ha sede il poco significativo Museo Archeologico. Si torna al belvedere di Santa Justa per qualche ulteriore foto dall’alto, poi si riscende alla Baixa attraverso la pedonale Rua Garrett; lungo il percorso vediamo la famosa statua di Fernando Pessoa e l’altrettanto celebre caffè A Brasileira.

Pranzo in un ristorante indiano (scadente), poi ci spostiamo nello sterminato Parque Eduardo VII, dove vediamo una curiosità molto interessante: la Estufa Frìa, un sorta di serra, enorme anche questa, con un’infinità di piante di ogni tipo. Tornando verso la Guest House, si vede ancora Santo Domingo (desolatamente vuota, dopo un incendio avvenuto 60 anni fa) e i bellissimi interni dell’hotel-ristorante Casa do Alentejo. Per cena, dopo varie ricerche in rete, si è scelto il ristorante vegetariano Terra, nel Bairro Alto, che raggiungiamo provando la simpatica esperienza dell’Elevador de Gloria. Qui si assiste a una curiosa scenetta: fuori dal piccolo vagone (che, peraltro, va a velocità di lumaca) c’è un tipo appeso che sale a scrocco: sarà il classico portoghese?

Rivisto il panorama da São Pedro de Alcàntara (migliore con la luce pomeridiana), si prosegue verso il ristorante: c’è un buffet a 16 euro, puoi riempire il piatto quante volte vuoi. La scelta è ampia, ma solo poche cose sono buone; il resto è del tutto anonimo e, nel complesso, la cena non vale certamente il prezzo pagato. Una brutta sorpresa ci attende all’uscita: si è alzato il vento e fa freddo. Non si era mai patito il caldo finora, ma stasera è davvero troppo; sentiamo non poco la mancanza di giacche e maglie a maniche lunghe. Si sta meglio nella Baixa, dove siamo riparati dal vento; resta il rammarico di non potersi godere la serata in questa bellissima città per impreviste ragioni climatiche.

Dopo una piacevole camminata (freddo a parte) e una ginginha che il barista definisce, un po’ immodestamente, “sem rival”, siamo alla Guest House e si passa da un eccesso all’altro: nella stanza fa un caldo tropicale.

Sabato 21/7

Con la Metro si raggiunge rapidamente la sede della compagnia da cui ho prenotato l’auto; dopo le solite pratiche e qualche incomprensione sul telepass (obbligatorio, in quanto – scopriremo poi – alcune autostrade sono automatizzate e non hanno il casello), si parte con una Punto bianca quasi nuova lasciando Lisbona con un pizzico di rammarico: è proprio una bella città. Dopo la doverosa sosta a Belem per qualche Pastel de Nata, si va verso Sintra, non senza qualche difficoltà per via di una segnaletica poco chiara. Giunti all’Almaa Hostel (un bel posto nel verde), chiediamo informazioni, ma la ragazza della reception non ci spiega come muoverci a Sintra, cosa che pagheremo abbondantemente.

Si risale fino all’incrocio dove si trova la Quinta de Regaleira e – parcheggiata la Punto – cominciamo a vedere questo palazzo: carino (non imperdibile: c’è di meglio), con grotte, pozzi e curiose vie sotterranee. Sembra quasi un parco dei divertimenti. All’uscita si prova a raggiungere in auto il Palacio de Pena, l’attrazione principale di Sintra. E’ una pessima idea: la strada più diretta non si può percorrere – c’è scritto “solo autorizzati” – e si fa un giro lunghissimo, che tocca addirittura il paese successivo e sembra non finire mai. Così, quando arriviamo al centro storico di Sintra, parcheggio (a pagamento) appena trovo un posto per poi proseguire a piedi. In un quarto d’ora raggiungiamo il Palacio Nacional, molto interessante; segue un buon pranzetto in una “tasca” carinissima, nella parte alta del paese. Che fare? Lasciare lì l’auto o provare a riportarla nella zona dell’ostello? Meglio la prima opzione; metto altri soldi nel parchimetro e prendiamo – a caro prezzo, in verità, 7€ a testa – un autobus che, dopo un lungo tragitto, ci porta al Palacio de Pena.

Si compra il biglietto per il solo parco, tanto il castello è bello soprattutto da fuori e – tra una cosa e l’altra – non abbiamo molto tempo. Il Palacio è qualcosa di incredibile: un miscuglio di stili e di colori che, comunque, fa un effetto estremamente scenografico. Purtroppo, all’improvviso il cielo si copre di nuvoloni neri e fa abbastanza freddo. Facciamo ancora un giro, non troppo lungo, nell’immenso parco, fino ai laghi; dato il clima, ce lo godiamo poco, ma per quello che si vede il bosco è davvero magnifico. E ora, come si arriva all’ostello? I nostri timori, per fortuna, sono infondati: la strada è facile e, grazie alla combinazione google maps + passante, in breve siamo all’Almaa. Cena e tranquilla serata in ostello.

Domenica 22/7

Il mio compleanno comincia bene, con una buona colazione a base di marmellate fatte in casa e un giro per il grande giardino pieno di fiori: questo Almaa Hostel è proprio bello. Così come Sintra: vista oggi – conoscendo come ”funziona” e senza lo stress dell’auto – si può dire che è un posto incantevole, con i suoi strani palazzi e i suoi fitti boschi. Già che il tempo è un po’ nuvoloso, andiamo a Mafra per vedere il grandissimo Palacio Nacional: ci costa solo 3€ a testa ed è molto bello; spiccano, soprattutto, la sala musica e la stupenda Biblioteca, contenente ben 36.000 volumi. Il tempo è ancora variabile, ma va migliorando quando ci dirigiamo verso il Cabo de Roca, punto più occidentale del continente europeo; qui si fa una piacevole passeggiata con vista sulle alte scogliere. Esco dall’autostrada per mangiare un’ultima volta i Pasteis di Belem, ma è domenica e la coda è lunghissima. Così, lasciamo perdere e attraversiamo il bel ponte sul Tejo, che ricorda molto il Golden Gate di San Francisco; si esce dall’autostrada sulla riva opposta del fiume per andare al punto panoramico del Cristo Rei. C’è un po’ di coda, ma non troppa, per l’ascensore; ne approfittiamo per scattare – a turno – qualche foto dal piazzale. Poi si sale in cima all’enorme statua: dall’alto il panorama su Lisbona e sulla foce del Tejo è straordinario. Dopo una sosta al solito Pingo Doce, si raggiunge il Camping Valbom a Sesimbra. Ed ecco la doccia scozzese: il posto prenotato, chiamato “tepee”, è un bugigattolo di due metri per due dove entrano a malapena i letti. E hanno il coraggio di chiedere 38€ per questo loculo! Diciamo no, ovviamente, ma c’è un’altra possibilità: una casa mobile a 80€; la sistemazione è più che dignitosa (anche se il prezzo esagerato), per cui ci fermiamo qui. Alla fine sarà la notte più costosa dell’intera vacanza. Verso le 19,20 arriviamo a Sesimbra; il piccolo centro antico sembra carino e la spiaggia è bella, ma poco oltre ci sono un paio di gigantesche costruzioni – un condominio e un hotel – incombenti sull’arenile: una colata di cemento veramente allucinante!

Lunedì 23/7

Oggi si passa buona parte della giornata in auto per raggiungere l’Alentejo meridionale. Tagliata fuori l’inquietante Sesimbra, ci dirigiamo verso il vicino Parque Natural de Arrabida e scendiamo a Portinho: la strada è chiusa alle auto. Facciamo due passi a piedi, ma ben presto torniamo alla Punto e ripartiamo. Si prosegue lungo la costa, con belle viste sul mare; questo parco, comunque, non sembra niente di straordinario. Attraversata agevolmente Setùbal, si imbocca la strada nazionale che scende verso Sud: il percorso è monotono e poco interessante; in compenso il traffico è quasi inesistente.

Sosta alla Praia de Almograve, che mi ero segnato prima di partire. Vista dall’alto, la spiaggia è molto bella, si rimane all’ombra per mangiare la solita frutta, poi scendiamo al mare; il caldo non è eccessivo, si sta proprio bene. Verso le 17,30 riprendiamo la strada per raggiungere il posto in cui abbiamo prenotato un alloggio a buon prezzo, Odeceixe. E’ stata davvero una fortuna capitare proprio qui: il paese è un gioiellino, la Casa de Hòspedes Celeste (gestita da una signora microscopica e gentile, con cui farò lunghe chiacchierate in portoghese) è molto carina e proprio davanti c’è un ristorante con diversi piatti veg e vegan. Che cosa vogliamo di più?

C’è ancora il tempo per goderci la grande Praia de Odeceixe, alla foce del fiume Seixe, mentre quasi tutti vanno via: è molto bella e siamo contenti di rivederla domani mattina. La cena al ristorante Chaparro natura è ottima, con una buona zuppa e un hamburger di quinoa delicato e ben cucinato. Completa il quadro una piacevole passeggiata, in leggera salita, fino al mulino a vento che domina l’abitato, in realtà non così piccolo come sembrava a un primo sguardo. Viva Odeceixe!

Martedì 24/7

Dopo una buona colazione con torta e marmellate fatte in casa, si va al mare: sono le 9,20 e – al solito – non c’è quasi nessuno. La spiaggia è davvero bella e possiamo ammirarla anche in una veste diversa rispetto a ieri sera: ora c’è l’alta marea e il fiume appare – come nelle foto – ampio e ricco d’acqua. Si fa, a turno, un bel giro fino agli scogli che chiudono la spiaggia, poi è l’ora del bagno, impresa da veri duri: l’acqua è più fredda che in Irlanda. Verso le 13,30 torniamo in paese; purtroppo, il ristorante di ieri apre solo la sera, ma troviamo un altro piccolo e grazioso locale, il Cafè Luna. Finito il pasto si chiacchiera piacevolmente con un tipo spagnolo assai simpatico, che gira insieme al suo cane, di nome Socio. Verso le 15 lasciamo questo graziosissimo paesino; la prima deviazione è quella per la Praia de Amoreira, ma per non esagerare con il sole si lascia passare una buona mezz’ora rimanendo sotto le piante di un’area pic-nic in cui un padre e un figlio sembrano fare a gara a chi urla di più. Anche questa spiaggia è molto bella, grande e con le dune alle spalle; non ci stiamo molto tempo, limitandoci a camminare lungo alcune curiose formazioni rocciose di colore nero e forma all’incirca ellittica.

Più tardi si va a vedere un’altra spiaggia famosa, la Praia de Arrifana: è un vero gioiello che ammiriamo dall’alto, senza scendere fino al mare. Infine, sul calare del sole, arriva il posto più bello della giornata e uno dei più belli della vacanza: Carrapateira. Si fa un lungo giro in auto, in parte su sterrato; ogni 200-300 metri ci sono passerelle di legno che portano a un punto panoramico indicato con le successive lettere dell’alfabeto. Vediamo la A, la B e così via fino alla H, con scenari bellissimi e sempre leggermente diversi, poi rientriamo sulla strada principale per raggiungere la nostra meta odierna, Sagres. Il paese è molto grande e ci si orienta male; dopo laboriosa ricerca, ecco la via in cui si trova l’ostello prenotato con Booking. Vediamo subito un posto molto bello con “surf” nel nome, ma non abbiamo nemmeno il tempo di rallegrarci: ci dicono che non è lì, ma poco più avanti, vicino a un hotel diroccato un po’ inquietante che, però, si rivelerà molto utile come punto di riferimento. Finalmente, eccoci all’Algarve Surf Hostel, un posto spartanissimo frequentato solo da giovani surfisti, tra i quali diversi italiani. La camera è decente (meglio del previsto, visto il resto); non si chiude a chiave, ma ci sono armadietti appositi per i valori. Il clima generale, però, è molto simpatico e informale; anche noi “vecchietti” siamo subito accettati dal resto degli ospiti. Ci facciamo un piatto di pasta, poi si chiacchiera con una ragazza brasiliana, una di Vienna e gli italiani.

Mercoledì 25/7

Dopo colazione, ci facciamo due panini per il pranzo (sono compresi nel prezzo e molto utili per i surfisti, ma anche per noi…) e torniamo verso nord; in breve siamo a Vila do Bispo – subito ribattezzata “Villa del pispolo” – e da qui alla Praia do Amado. Scopriamo che è collocata proprio in corrispondenza del punto estremo – lettera K – del giro su sterrato che avevamo fatto ieri sera. Anche qui vediamo le passerelle in legno e una grande e bella spiaggia che ben presto si riempirà di surfisti in erba; ci sono anche i “nostri”, ma sono un po’ più avanti e non li incontreremo. Poco dopo le 12, in auto, completiamo il giro della mitica Carrapateira con le lettere mancanti, I e J; poi mangiamo i panini in una discreta area pic-nic sotto i pini. Con calma – sotto un bel sole, ma con un vento sostenuto che rende gradevole il clima – andiamo al Cabo São Vicente, situato nell’estremo angolo sud-ovest del Portogallo. Anche questo posto è molto bello; abbiamo tempo e ne approfittiamo per camminare lungo le scogliere a picco, dopo esserci messi le scarpe da ginnastica, che qui sono necessarie. Ci mettiamo in fila per la visita al faro, ma la coda si rivela troppo lunga per cui desistiamo; torniamo, invece, a Sagres per visitare l’immensa Fortaleza, che percorriamo interamente con una passeggiata di oltre un kilometro. Dopo una doccia all’ostello e una breve incursione nell’hotel abbandonato per vedere il panorama dall’ultimo piano, ripartiamo per ammirare il tramonto da un punto di osservazione decisamente più bello, il Cabo São Vicente. C’è la coda di auto per arrivarci; purtroppo, il risultato finale è inferiore alle attese.

Giovedì 26/7

Si fa colazione con i ragazzi, poi salutiamo la simpatica compagnia e partiamo. Alla fine – a dispetto della prima impressione – ci siamo trovati molto bene in questo ostello. Ieri su Internet avevo visto a Lagos un posto per dormire che sembra bellissimo per soli 50€, prezzo last minute; naturalmente, l’ho subito bloccato. In breve lo raggiungiamo; il Suite Thing Hostel mantiene ampiamente le promesse: cucina grande e nuova, spazi sontuosi, stanze ampie, piscina e persino – udite, udite – un biliardo! Insomma, un posto eccezionale per quella fascia di prezzo. Siamo a 3 kilometri dal centro di Lagos, ma non importa, anzi, è comodo per parcheggiare l’auto. Anche la gestrice, Vanessa, è molto simpatica e disponibile. Lasciati i bagagli, si va subito allo sperone roccioso di Ponta da Piedade. E’ un posto fantastico: grotte, faraglioni, piccole baiette incastonate in mezzo alle rocce, non si sa più dove guardare. Camminiamo a lungo sulle comode passerelle di legno, scattando foto a ripetizione: il primo impatto con la costa meridionale dell’Algarve è veramente da urlo! Vediamo – solo da lontano, poiché sono sì bellissime, ma strapiene di gente – altre due celebri spiagge di Lagos: Praia do Camilo e Praia Dona Ana. Comincia a fare caldo; oggi è il primo giorno che lo sentiamo. Si parcheggia vicino alle mura e si scende in centro per cercare un posto all’ombra in cui mangiare i panini dell’ostello; lo troviamo in una graziosa piazzetta. Lagos è piena di turisti, ma molto carina e piacevole da girare; visitiamo l’Antigo mercado de escravos (deludente) e la chiesa di Santo Antonio, con notevoli pale in legno dorato. Dopo tante ore passate in giro, sotto un bel sole estivo, si torna a casa verso le 17,30: il bagno in piscina è un vero piacere. Più tardi cena nella nostra attrezzatissima cucina-living e un po’ di carambola: che pacchia! Infine, si torna a Lagos centro per una tranquilla passeggiata by night; tra l’altro, in piazza si esibisce il gruppo musicale dell’Esercito, con fiati, tastiere, batteria, chitarre e tre cantanti: un po’ di buona musica per concludere degnamente una magnifica giornata.

Venerdì 27/7

Giornata calda e piuttosto faticosa, anche per il caldo che – seppure entro limiti più che accettabili (saremo sui 30-32 gradi) – comincia a farsi sentire nelle ore centrali. Lasciamo la strada nazionale poco dopo Lagos, cercando di avvicinarci alla costa; c’è una strada secondaria, ma non è una litoranea, per cui occorre ogni volta deviare di qualche kilometro per raggiungere le varie spiagge. Si comincia con la Praia dos Tres Irmãos – unico posto in cui paghiamo il parcheggio (ma sono solo 2€ e vanno alla Croce Rossa) – e si comincia alla grande, con una bella passeggiata sulla spiaggia tra roccioni color ocra, grotte e gallerie naturali. Più tardi si arriva a Portimao, dove trovo un ufficio turistico. Mi informo sui giri in barca che toccano le famose spiagge della zona e – dopo una breve consultazione – decidiamo di fare l’escursione delle 14,30; il mare, però, si sta alzando e il barcaiolo contattato dall’ufficio turistico non parte. Pazienza, si prosegue in auto. Dopo qualche incertezza sul da farsi, si svolta per Carvoeiro e, quasi casualmente, si arriva alla Praia do Paraiso, una piccola caletta effettivamente molto bella. Scendiamo in spiaggia e io faccio anche il bagno: l’acqua è sempre fredda, ma molto meno rispetto alla costa occidentale dell’Alentejo. Si mangia su una panchina all’ombra, poi ripartiamo per vedere altre spiagge; in particolare, ci fermeremo – ma sempre “mordi e fuggi”, anche perché sono tutte strapiene – alla Praia do Carvalho e alla Praia de Benagil. Da qui si compra un giro in barca che dovrebbe toccare ben 8 grotte, tra qui quella più grande e famosa della zona, la Gruta de Benagil, appunto; in realtà ne vedremo solo 4-5 e – con il senno di poi – non valeva la pena di spendere 15€ a testa per questa escursione. Sulla barca si fa un curioso incontro: una signora tanzaniana (ma vive in Scozia) con la figlia; rivolgo loro le poche parole in swahili che conosco. Tornati a terra, completiamo il giro delle spiagge con la Praia da Marinha, che si è vista solo da lontano nel giro in barca. E meno male che ci andiamo, perché il posto è fantastico, sicuramente lo scenario più bello visto oggi e allo stesso livello (o forse qualcosa in più) rispetto alla Ponta da Piedade di Lagos. Peccato che il sole non sia dalla parte giusta, ma ciò non ci impedisce di scattare un buon numero di foto dai due belvedere in alto sulla spiaggia. Il ritorno, grazie all’autostrada, è molto rapido e facciamo in tempo a rinfrescarci in piscina prima di cena. Ma la giornata non è finita: oggi c’è la luna rossa per l’eclissi e torniamo verso la Ponta da Piedade per ammirarla meglio; c’è un sacco di gente davanti alle scogliere a guardare questo bellissimo spettacolo naturale. Si rimane lì una buona oretta, cambiando più volte punto di vista, finché la falce della luna comincia ad essere ben visibile e l’effetto rossastro scompare.

Sabato 28/7

Si lasciano le spiagge dell’Algarve per tornare nell’Alentejo interno, con destinazione finale Evora. Prima, però, torniamo alla Praia da Marinha per vedere nuovamente i suoi panorami con la luce del mattino: uno spettacolo meraviglioso. Poi si prosegue, sempre in autostrada, fino a Faro; parcheggiamo vicino al e giriamo per il piccolo e grazioso centro storico. Pranzo a buffet in un buon ristorante vegetariano (Gengibre e Canela), poi inizia un lungo pomeriggio in auto. Verso le 17 siamo nei dintorni di Beja per cui decidiamo di vedere rapidamente questa cittadina, che in effetti è molto carina. Dopo un’oretta siamo in viaggio per Evora, dove abbiamo prenotato la HI Pousada da Juventude È complicato arrivarci, per cui – lasciate poco distante Rosa Maria e la Punto – vado a piedi all’ostello, che è molto carino e situato in una bella via a due passi dalla piazza centrale. In breve siamo sistemati; l’auto può anche rimanere dov’è Il primo assaggio ci dice che Evora è veramente un gioiellino: piccola e facile da girare, ben conservata e con tanti angoli suggestivi. E’ anche piena di gente che passeggia per le strade o conversa ai tavolini dei caffè. Purtroppo, davanti al Tempio di Diana succede il fattaccio che ha per protagonista la guida Touring presa in biblioteca. E va detto che siamo recidivi! Poso il libro su un colonnino per fare una foto e poi…Chiedo qua e là a ristoranti e negozi se per caso qualcuno ha portato lì un libro verde in italiano (e lo stesso farò la mattinata seguente), ma senza alcun risultato. L’incidente rovina un po’ la bella serata che potremmo goderci in questa stupenda cittadina, ma pian piano si comincia a pensare ad altro. Ceniamo in un’enoteca con olive, formaggio e un calice di vino rosso, poi ascoltiamo un gruppo musicale locale, ma per pochi minuti, in quanto le musiche sono ripetitive e molto noiose.

Domenica 29/7

Si gira Evora per tutta la mattina, vedendo alcune cose notevoli, in particolare la grande e massiccia Sé e il vicino museo. Ma la cosa più bella della città è il suo tessuto urbano. Si lascia Evora, ma prima di intraprendere il lungo viaggio verso ovest vediamo alcuni interessanti reperti preistorici; si tratta di un cromlech (qui lo chiamano “cromeleque”), ossia un gruppo di pietroni disposti in forma vagamente circolare. Dopo un paio d’ore di viaggio tranquillo, nei pressi di Obidos, il navigatore non capisce un’indicazione e ci porta fuori strada; in breve, però, siamo sulla via giusta e raggiungiamo la simpatica Casa Coloridos, a 2-3 kilometri dal paese. Poi si va a Obidos, piccolo paese circondato da mura; è in corso una festa medioevale con la gente in costumi dell’epoca. Il paese è molto grazioso e la via principale piena di negozietti; domina la ginja (o ginginha), prodotto locale. Mangiamo una crepe decisamente cattiva, poi arriviamo fino al Castello, al fondo del paese, tornando alla porta d’entrata per caratteristiche e graziose stradine.

Lunedì 30/7

Si torna a Obidos per vederla di giorno. Il percorso è semplice e non prende molto tempo: la via centrale, la chiesa di Santa Marìa (con begli azulejos) e il giro lungo le mura che cingono il piccolo borgo. Il tutto è molto carino e rilassante. Successivamente, si va al Cabo Carvoeiro; la strada costiera è bellissima e ci fermiamo più volte per vedere e fotografare le bizzarre scogliere che la fiancheggiano. Dopo il pranzo, si torna indietro e si raggiunge Alcobaça per visitare il Mosteiro de Santa Maria, uno dei più importanti del Portogallo. La grande chiesa è pressoché vuota (a parte le tombe di 2 infelici amanti); il monastero si segnala più che altro per i suoi enormi spazi. In particolare, stupiscono le cucine, con un altissimo camino e un monumentale tavolone di pietra che, fatti due conti sommari, peserà 3 tonnellate. Nel complesso, comunque, Alcobaça si rivela una leggera delusione. Scendiamo verso il mare e in breve siamo a Nazarè. Risulta difficile trovare la Casa das Ondas, ma non è colpa del navigatore né delle persone a cui chiediamo lumi: Rua Mares da Groenlandia (ma a chi è venuta l’idea di dare un nome del genere?) fino a pochi giorni fa si chiamava in un altro modo. La casa è nuova e bella. Già che è ancora presto, ne approfittiamo per scendere, a piedi, alla Praia Norte. La strada è abbastanza lunga – 10-15 minuti – e decisamente brutta (piena di scarti di materiale edile), ma la vista della spiaggia, enorme e con alte onde che si infrangono sulla riva, è stupenda. Si cammina per un po’, fin quasi al forte che separa le due grandi praias di Nazarè, ed è una passeggiata rilassante e molto piacevole. Per cena si va nel posto consigliatoci dalla padrona di casa, Luis. E’ strapieno, soprattutto di portoghesi, e le razioni sono a dir poco generose: io mi limito a un po’ di patatine fritte più quasi tutto l’antipasto di pane e olive, mentre a Rosa Maria portano una Caldeirada di pesce che costa 13€, ma basterebbe tranquillamente per 2 persone. Dopo cena scendiamo a Nazarè bassa, dove si fanno due passi lungo il mare prima di tornare nella “città alta” dove siamo sistemati. Sulla funicolare di ritorno, incontriamo una coppia di napoletani, con l‘uomo che sembra intenzionato a raccontarci tutta la sua vita sotto le armi. Per fortuna, il viaggio dell’elevador non dura molto e ce ne liberiamo.

Martedì 31/7

Stanotte è caduta la prima pioggia dell’intera vacanza, e anche in mattinata si vede qualche goccia, che – peraltro – non dà fastidio più di tanto. Vediamo la parte bassa di Nazaré dal miradouro dove siamo stati ieri sera, poi – fatto un salto al forte – si lascia questa località sull’Atlantico, celebre soprattutto per le sue altissime onde, paradiso dei surfisti in inverno. Ben presto siamo a Batalha, località famosa per il grande Convento Santa Maria da Vitoria. A differenza di quello di ieri, questo monastero è una meraviglia, con i suoi chiostri e le notevolissime Capelas Imperfeitas. Esce il sole mentre lasciamo Batalha alla volta di Tomar. Qui troviamo un ottimo parcheggio lungo il fiume e ci mangiamo la nostra frutta all’ombra, nel bel parco vicino, prima di dirigerci verso il centro storico. Tomar è piccola e molto graziosa; il suo pezzo forte è il Castelo, entro il quale si trova il Convento de Cristo, quartier generale dei Templari. Visto da fuori non sembra, ma il Convento è veramente enorme: un dedalo di corridoi, chiostri, scale in cui sarebbe facile perdersi. Ed è bellissimo, con alcuni veri e propri tesori d’arte, come la Janela manuelina, che osserviamo più volte, da diversi punti di vista: le sue decorazioni sono incredibilmente complesse e raffinate. Ci vogliono almeno 2 ore per vedere tutto, ma sono spese più che bene! Troviamo l’ufficio turistico e qui chiedo dell’acquedotto visto in un depliant: dista solo a un paio di kilometri, ma non sembrano considerarlo più di tanto. Invece, è una magnifica costruzione, che fotografiamo più volte dalla strada, da cui si godono anche delle belle viste sul Castello, che ne fanno apprezzare le colossali dimensioni: grande Tomar! Non è tardi, ci fermiamo ancora a Conimbriga, dove si trovano i più importanti resti romani del Portogallo: niente di speciale per noi italiani, ma i mosaici sono interessanti. Infine, arriva l’ora di Coimbra. Ci hanno mandato un messaggio con i soliti codici per entrare alla Casa de São Bento, un monolocale molto piccolo, ma nuovo, pulito e ben organizzato. La zona è buona, a due passi dall’Università, ma siamo proprio nella parte più alta della città: ci toccherà salire e scendere non poco. Al primo impatto, Coimbra appare carina, ma non eccezionale; inoltre, è davvero faticosa poiché le salite sono molto ripide.

Mercoledì 1/8

Passiamo una bella giornata, che dimostra come Coimbra meriti senz’altro l’intera giornata che si è deciso di dedicarle. La Sé è ancora chiusa per cui scendiamo e – dopo una colazione deludente al famoso Cafè Montanha – attraversiamo il fiume Mondego per andare verso Santa Clara Velha (rovine che si vedono un po’ da lontano) e poi Santa Clara Nova, con bella chiesa e amplissimo chiostro. Comincia a sentirsi il caldo, ma è ancora più che accettabile mentre si fa un piacevole giro per la Baixa di Coimbra. In un negozio di musica chiedo informazioni sulla chitarra portoghese; me ne fanno provare una molto bella, da 1.200€, mentre quelle (buone) più economiche sono sui 250€. Tra l’altro, mi danno una buona dritta: nel vicino, storico Cafè Santa Cruz si suona fado tutte le sere alle 18 ed è gratis, con semplice obbligo di consumazione. Ottimo!

La Igreja Santa Cruz, che ha un curioso arco di entrata staccato dalla facciata, è notevole e la visita – che, oltre alla chiesa stessa, comprende il chiostro e altri spazi interessanti – costa solo 3€. Anche la Sé Velha è molto bella; lì davanti pranziamo (bene) con una tosta, ossia pane tostato variamente condito. Si risale fino all’Università: il costo del biglietto, 12€, è esagerato, ma il pezzo forte – la Biblioteca Joanina (in cui si sta al massimo 10 minuti ed è proibito fotografare) – è qualcosa di straordinario. Dal cortile dell’Università si arriva direttamente alla strada dietro “casa nostra”; ne approfittiamo per una doccia e un po’ di relax. Prima delle 17,45 – con largo anticipo- siamo già seduti in prima fila al Cafè Santa Cruz. Sorseggiando un Porto Dry ci godiamo un bel concerto di Fado de Coimbra.

Per la cena si va al Passeite, un locale promettente visto già ieri sera; è tutto centrato sull’olio di oliva e ha diversi piatti vegetariani. La scelta si rivela quanto mai azzeccata: gustiamo un’ottima cena con varie tapas e un piatto forte, il solito bacalhau, per Rosa Maria. Da segnalare le migas: briciole di pane, fagioli bianchi con l’occhio e un’erba verde leggermente amara, tipo cicoria. Usciamo pienamente soddisfatti. Si fanno ancora due passi lungo il fiume scattando varie foto ai giochi d’acqua con alle spalle il cielo rosso del tramonto.

Giovedì 2/8

Oggi è previsto l’arrivo in grande stile di un’ondata di caldo breve (4-5 giorni) ma intensissima, con punte oltre i 45 gradi nell’Alentejo interno. Si esce presto di casa, con il clima ancora fresco, e si attraversano con la Punto le strette vie centrali per uscire dalla città vecchia. Dopo un prelievo di contante e un tentativo, vano, di vedere il Jardim das lagrimas (pare che in Portogallo tutte le storie d’amore debbano finire male…), si lascia Coimbra in direzione nord. La prima sosta è alla Foresta de Buçaco, un posto bellissimo con un curioso palazzo dallo stile composito (tipo Sintra) e – soprattutto – 105 ettari di magnifico bosco. Rimaniamo lì un paio d’ore percorrendo diversi sentieri; fa già molto caldo ma nella fitta ombra di questa foresta si sta bene. Dopo una breve sosta al punto panoramico della Cruz Alta, si riparte; in auto stiamo freschi, ma fuori ci sono già 40 gradi. Seguiamo i cartelli che indicano Guarda, ma ci fanno fare una strada interminabile, alla fine entriamo in autostrada – la A25 – e in breve raggiungiamo la città più alta del Portogallo (1.060 m.). Guarda, in realtà – a parte la bella Sé, nella parte alta – è un’anonima e assai estesa città che tutto sembra fuorché un centro di montagna; la temperatura è di 37-38 gradi. Dopo una visita al ben poco utile ufficio turistico, si prosegue fino al posto che ho prenotato ieri, a 7-8 km. da Guarda. E ho fatto proprio bene, perché la Casa do Cipreste è magnifica: si tratta di una vecchia casa ristrutturata con stanze grandi, mobili antichi, il giardino e una grande piscina che si rivela una vera manna dal cielo, viste le temperature. Infatti, scaricati i bagagli e messa la roba in frigo, ci buttiamo subito in acqua. Si cena a casa con un piccolo giallo: non ci sono fiammiferi e l’accendino è scarico. Chiedo a una famiglia spagnola alloggiata lì, ma non fumano; infine, risolvo il problema con un accendino preso in prestito dal bar vicino, dove compro anche una Sagres media per l’astronomica cifra di € 0,90!

Venerdì 3/8

Fa già un discreto caldo; all’opposto, nell’ufficio turistico di Manteigas, capoluogo della zona del Parque Natural Serra Estrela, c’è un clima polare. L’impiegato, un tipo “faso tuto mi”, consiglia ai turisti dove andare, ma non solo: vorrebbe organizzare la giornata a tutti facendoli tornare lì dopo il giro mattutino. Andiamo al Poço do Inferno; la passeggiata che parte da qui sarebbe di un’oretta o poco più, ma l’inizio è tutto al sole e fa già troppo caldo per cui lasciamo perdere. Tornando a Manteigas, sento un rumore che riconosco, dato che mi era già successo: c’è un chiodo nella ruota posteriore. Il tipo dell’ufficio turistico stavolta è utile nell’indicarmi una vicina officina. Sono le 12 passate e il gestore mi dice di tornare alle 14, che ci farà subito il lavoro. In meno di mezz’ora è tutto sistemato; 8 euro e siamo a posto. Torniamo alla Casa do Cipreste e ci spariamo un altro bel bagno in piscina, poi si fanno ancora due chiacchiere con Gilberto, il padrone, prima di ripartire. Comincia una lunga cavalcata verso nord-ovest, che va giusto bene, poiché ci consente di trascorrere quasi tre ore al fresco, mentre fuori il termometro oscilla tra 40 e 43 gradi. Si arriva a Guimarães, dove abbiamo prenotato una notte al Bergui Hostel (che, in realtà, dell’ostello ha ben poco), a 3 km dal centro; il posto è molto carino e i gestori gentili. Jorge si sforza – con risultati poco brillanti, in verità – di parlare italiano. Si cena al ristorante vegetariano Cor da Tangerina (certamente più caro di quello che vale), ma il leggero malumore è presto dissipato dalla vista del centro storico di Guimarães: una vera chicca! E’ piccolo e si gira agevolmente; le luci della sera gli donano un’atmosfera incantata. Inoltre, è in corso la festa del patrono, San Gualter, e ci sono ovunque luminarie che ricordano un po’ l’Italia meridionale. Il caldo è abbastanza sopportabile e le strade sono piene di gente e di allegria.

Sabato 4/8

La colazione non era compresa, ma ci chiedono solo 3,50€ a testa; poi rifacciamo la strada di ieri sera e vado a parcheggiare nell’enorme spiazzo consigliatoci da Jorge. Come spesso capita, la magia di ieri sera è svanita; il centro storico di Guimarães resta, comunque, molto piacevole. Si rifà più o meno il giro di ieri sera, poi Rosa Maria visita un museo, mentre io resto tranquillo, seduto al fresco della chiesa principale. Fuori, intanto, gira l’orchestra dei bombos, e io certo non invidio i musicisti che – incuranti del caldo – battono senza sosta sui loro tamburi. Dopo aver visto il Palacio dos Duques (così così), si torna all’ostello, dove ci fermiamo per un po’ al fresco a chiacchierare con la coppia di simpatici gestori. Ce ne andiamo verso le 15,15, con il termometro sui 41-42 gradi. Un’ora dopo siamo a Porto; si arriva facilmente davanti alla casa AirBnb prenotata già dall’Italia, e qui parcheggio, in attesa che arrivi Sandra. Ma non la vedremo mai: dopo vari tentativi di contatto e una telefonata, ci manda i codici per entrare. Siamo al 3° piano e fa un caldo tropicale; il monolocale è molto grande e comodo, anche se non mancano le pecche, che scopriremo via via. Scaricata la Punto di tutte le nostre cose, la riconsegniamo alla Guerin; è tutto a posto, possiamo riavere i 1.300€ di cauzione. Tornando a piedi, ci fermiamo alla Stazione di São Bento, famosa per gli enormi e bellissimi azulejos che ricoprono le pareti interne. Nel complesso, però – forse complice il caldo – Porto non ci fa una grande impressione (ma avremo tempo per vederla meglio e rivalutarla). Si va al ristorante vegetariano Cultura dos sabores; la cena, a buffet, è economica, ma il cibo è piuttosto scadente. In compenso, è molto piacevole il giro serale nella zona centrale di Porto, durante il quale ci capitano anche due simpatici incontri, curiosamente con due “Stefani”. Mentre guardiamo il menu di un simpatico localino (la Petiscarìa Santo Antonio) una signora si rivolge a noi parlandone molto bene: il parere di una coppia di Parma – Elena e Stefano, per l’appunto – va considerato senz’altro attendibile, tanto più che lei è una chef! Più tardi, mentre sorseggiamo un bicchiere di Porto in un altro bar, attacco discorso con una coppia di presunti francesi, in realtà canadesi del Quebec; lui si chiama Stephane. La notte è bollente, ma sparando il ventilatore al massimo contro il letto si resiste. Durante la notte, mentre Rosa Maria si alza per andare in bagno, si sente un forte rumore e il materasso sprofonda: sono le doghe che si staccano dalla loro sede! Per fortuna non sono rotte e le rimetto a posto facilmente, occorre solo fare attenzione a non concentrare il peso su un punto solo.

Domenica 5/8

Il gran caldo si sente già dal mattino, ma ci va ancora bene considerando che in questi giorni Porto è una delle città più fresche del Paese. Si passa davanti alla Libreria Lello & Irmão, famosa perché frequentata da J.K. Rowlings, che pare abbia preso spunto dalle sue scale a spirale per Harry Potter. Non è ancora aperta, ma c’è già una bella coda per entrare (biglietto a 5€). Giriamo un po’ per il centro vedendo alcune chiese; belle la Igreja do Carmo, con magnifici azulejos sulle pareti esterne, e Santo Ildefonso, proprio al fondo della strada che parte dalla Torre dos Clèrigos, facendo una sorta di V tra salita e discesa. Si visita poi la Sé (brutta fuori, non male l’interno) e da lì, in breve, torniamo nella “nostra“ zona; pranzo in un simpatico locale della Rua das Flores, la via pedonale dietro casa. Più tardi si vede il Museo-Igreja da Misericordia (niente di che) e la chiesa di São Francisco che, invece, ha un interno spettacolare. Dopo una sosta rilassante sotto gli alberoni di una grande piazza centrale, verso le 18,30 saliamo in cima alla Torre dos Clèrigos; fa più fresco e il cielo è molto meno brumoso rispetto a stamattina. Dunque, il panorama è notevole: valeva certamente la pena di salire fin quassù. Si fa un po’ di spesa in un piccolo supermercatino in pieno centro, poi ceniamo sul nostro terrazzo con formaggio e pomodoro; ora si sta proprio bene. Un bel clima fresco (persino “molto fresco” sul fiume Douro) ci accompagna anche in serata, durante la bella camminata che ci porta prima al quartiere Ribeira (carino, ma strapieno di gente), poi a Vila Nova de Gaia, la città posta al di là del famoso Ponte Luis I, progettato da Eiffel. Dopo il consueto Porto serale, si torna sull’altra sponda; vicino al fiume ascoltiamo con piacere un ragazzo irlandese che suona il mandolino a forma di chitarra portoghese. E’ bravissimo; facciamo due chiacchiere con lui e gli lasciamo volentieri qualche soldo. La notte è un po’ più fresca: probabilmente il peggio è passato…

Lunedì 6/8

Infatti, il caldo tropicale dei giorni scorsi è di colpo sparito, e ci alziamo con un cielo grigio stile inglese e qualche goccia, dovuta più alle nuvole basse che a pioggia vera e propria. Peccato per le foto, dato che è in programma il giro a Vila Nova de Gaia, dopo aver attraversato il Ponte Luis I nella parte alta, dove passano solo tram e pedoni.

Al solito, c’è poca gente in giro, ma quando si arriva sull’altra sponda del fiume sono le 10 e le cantine cominciano ad aprire. La visita (con degustazione) costa tra 12 e 15€, per cui l’idea è quella di lasciar perdere. Gironzolando un po’ nelle viuzze interne, però, troviamo un produttore sconosciuto – Augusto’s – dove il costo è di soli 5€; di lì a poco c’è la visita guidata in francese e facciamo il biglietto. Il racconto della storia del Porto è interessante, e ancor più piacevole il momento delle degustazioni: ci portano un bianco e un rosso da tavola, poi arriva il bello, con i “pezzi da 90” della casa. Abbiamo 4 bicchieri (un paio a testa) con due Porto bianco e due Tawny invecchiati 6 e 8 anni. Il bianco è molto buono, ma i due rossi – soprattutto quello di maggiore età – sono una vera squisitezza.

Augusto’s è un piccolo produttore e i suoi vini si possono comprare solo in cantina, cosa che non possiamo fare, essendo senza auto; li potrebbero spedire, ma il costo – tra invio e assicurazione – sarebbe altissimo per cui non se ne fa niente. A malincuore ce ne andiamo, un po’ allegrotti e con in bocca il dolcissimo sapore di quell’ottimo Porto. Ieri sono riuscito a fare le carte d’imbarco ma – ovviamente – non le ho stampate. Per sicurezza, già che tempo ne abbiamo a volontà, si fa una passeggiata fino all’Avenida dos Aliados, dove si trova un punto Internet: con 1,10€ in 20 minuti siamo sistemati per qualsiasi evenienza. Si ripassa poi dalla Petiscarìa Santo Antonio con l’dea di prenotare per stasera, ma il vastaso è chiuso sia la domenica che il lunedì: che delusione!

Dopo un, vano, tentativo di visitare la chiesa di Santa Clara (chiusa), ripassiamo dalla zona della Sé, scoprendo altre piazzette e viuzze molto carine; in una di queste, che scende verso il fiume, c’è un ristorante che sembra promettere bene. Inoltre, i profitti vengono devoluti a un progetto di sostegno sociale per persone in difficoltà. La cena è abbastanza buona; ci serve un tipo che, probabilmente, fa parte del gruppo di persone che il progetto intende sostenere.

Dove si va adesso? Dopo aver visto ieri sera Ribeira e l’oltre Douro by night, torniamo nella parte alta del centro, nei dintorni della Torre dos Clèrigos.

Martedì 7/8

L’aeroporto è comodamente raggiungibile in Metro, ma i treni non passano con molta frequenza (aspetteremo il nostro più di 20 minuti), per cui conviene partire da casa con un congruo anticipo. Così, verso le 5,40 ci alziamo per prendere la prima Metro, che dovrebbe iniziare il servizio verso le 6,15.

Tutto bene all’aeroporto; passiamo rapidamente il controllo e compriamo nel duty free (a prezzo più alto del previsto, in verità) una bottiglia di Porto Dry.

Nel complesso è stata una vacanza molto bella: si sono viste tante cose e siamo stati bene, anche se nel complesso – in base a ciò che ci avevano raccontato – forse dal Portogallo ci aspettavamo qualcosa di più.

VARIE

Cibo e bevande

– C’è una sorta di proporzionalità inversa tra costo e quantità del cibo: nei ristoranti frequentati solo da portoghesi le porzioni sono molto abbondanti (vedi Caldeirada di Nazarè) e i costi contenuti; nei locali per turisti si spende di più e si mangia di meno.

– Dolci: non ne abbiamo mai trovati di veramente buoni, a parte i Pasteis de Nata (che, comunque, non valgono le sfogliatelle o i cannoli…).

– Birra a 1,40-1,80 la bottiglia da 33 cl. (90 cent sui monti), mentre è cara l’acqua in bottiglia: spesso birra e acqua hanno lo stesso prezzo.

– In quasi tutti i supermercati si può prendere (a self service) la spremuta d’arancia fatta sul momento.

Bellezze

– Chiese: in Portogallo non sono mai bellissime; nessuna è paragonabile a quelle che si trovano in Italia, Francia o Spagna.

– Spiagge: dappertutto il parcheggio è libero e ci sono ottimi servizi (bagni e docce, anch’essi gratis).

DA NON PERDERE

§ Lisbona: Mosteiro dos Jeronimos, Alfama, Tram 28

§ Sintra

§ Porto: Torre dos Clerigos, Stazione di Sao Bento

§ Evora: piccolo gioiello; un po’ fuori mano, ma vale assolutamente la pena

§ Spiagge costa Ovest: tante belle; consiglierei Almograve, Odeceixe e, soprattutto, la zona di Carrapateira

§ Costa sud: Cabo Sao Vicente e le bellissime scogliere; al top (per quello che ho visto) Ponta da Piedade e Praia da Marinha

§ Batalha

§ Il Convento de Cristo di Tomar



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