In Portogallo dall’Algarve a Porto

In viaggio per scoprire città, villaggi, paesi medievali, torri merlate, spiagge e località famose per le gigantesche onde cavalcate dai surfisti
Scritto da: dpellizzon
in portogallo dall'algarve a porto
Partenza il: 25/08/2017
Ritorno il: 03/09/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Volendo ottimizzare al massimo il poco tempo a nostra disposizione per visitare il Portogallo decidiamo di arrivare all’aeroporto di Faro, nel sud del paese, e di ripartire da Porto, nel nord.

Per arrivare a Faro prendiamo un volo della Brussels airline via Bruxelles; il pilota ci informa che nella capitale belga il tempo è bellissimo e la temperatura è ideale: 15 gradi!

Trascorriamo i primi giorni alla ricerca del relax nell’Algarve, la parte più meridionale del paese.

Il primo assaggio di Portogallo lo abbiamo a Tavira un paese attraversato da un grande fiume con diverse piccole piazze e vie in acciottolato che conferisce una luce unica alla strada; ritroveremo poi questo tipo di marciapiede in quasi tutte le altre città del paese.

Ci spostiamo a Benagil, un piccolo villaggio di pescatori; la spiaggia è bellissima ed è protetta dal vento da splendide scogliere; purtroppo però è molto piccola e praticamente troviamo il tutto esaurito.

Nei pressi della spiaggia si trovano delle impressionanti grotte con degli enormi buchi tondi sul soffitto dai quali filtra la luce; le grotte sono raggiungibili, per chi ha più pazienza, in barca, vista la fila di natanti di qualsiasi tipo all’ingresso (dalla nave dei pirati al surf con remo) o per chi ha più coraggio, a nuoto, vista la temperatura dell’acqua.

Alloggiamo nella vivace cittadina turistica di Lagos che in passato è stata il luogo dove avvenne il primo mercato di schiavi africani portati da navi portoghesi. Ora è una vivace cittadina turistica con un bel centro storico e con molti ristoranti e locali.

Il giorno successivo ci inoltriamo fino al faro di Cabo de São Vicente che è il punto più a sud-ovest dell’Algarve ed è caratterizzato da alte scogliere a picco sull’oceano.

Andiamo poi alla ricerca di una spiaggia frequentata dai surfisti consigliataci da una commessa di un negozio di surf e ci godiamo il paesaggio molto bello, isolato e selvaggio fino a quando la macchina si insabbia inesorabilmente. Nonostante tutti i nostri sforzi, non riusciamo a venirne fuori; ad un certo punto spunta dal nulla un tizio in moto da cross che prima ci riprende dicendo una cosa del tipo “ma tu non hai gipo” (come se non lo sapessimo) e poi, nonostante temperature che sono più del doppio di quella ideale per il pilota belga, si unisce a noi dandosi un gran da fare e con l’aiuto del crick libera l’auto. Esultiamo tutti come se avessimo vinto la champion league e comunque apprezziamo la nota di generosità e disponibilità dei portoghesi che avremo modo di notare anche in seguito.

Sulla guida leggiamo che Beja è una cittadina che offre bellezze pari ai centri più rinomati ma non essendo altrettanto famosa è un po’ snobbata dai turisti. In effetti il centro storico, circondato da mura, offre posti interessanti da visitare come piazze, un museo di arte sacra, un castello e un convento.

Di sera, forse per l’atmosfera malinconia della cittadina, forse parché le strade sono completamente deserte, forse perché la bistecca di cena aveva qualche nervetto di troppo decidiamo che ne abbiamo abbastanza e andiamo a letto presto per essere in forma il giorno successivo.

La tappa successiva è la più famosa Evora, una bella città medioevale con una suggestiva piazza e molte vie molto strette e caratteristiche che salgono verso la cima di una collina.

In primis visitiamo la Capela dos ossos sulle cui pareti sono state esposte dai frati francescani le ossa e i teschi di migliaia di persone. All’entrata della cappella c’è l’invitante scritta “noi ossa che qui siamo le vostra aspettiamo”. Altre cose interessanti che visitiamo ad Evora sono la cattedrale medioevale, che assomiglia più ad una fortezza che ad una chiesa e il tempio romano. Per errore lasciamo l’auto in un’area riservata ai residenti, al nostro ritorno troviamo un foglietto sul parabrezza; leggendolo realizziamo che è solo un avvertimento del tipo “per questa volta passi ma la prossima ti facciamo la multa”. Il concetto “multe per far cassa” qui è sconosciuto.

Ci attardiamo in albergo e all’uscita i ristoranti sono già chiusi o pieni, entriamo quindi, cosa che non facciamo mai all’estero, in un ristorante italiano; la cosa si rivela un’ottima scelta; mangiamo benissimo e il simpatico gestore della Basilicata ci spiega che il bestiame in Portogallo è allevato generalmente al pascolo e ci da delle ottime dritte sui vini e sul pesce che dovremmo provare nel nostro viaggio parlandoci ad esempio dei percebes che sono dei crostacei che crescono sulla costa di Mafra.

È il momento della capitale Lisbona e per immergerci subito nell’atmosfera del posto prendiamo il famoso vecchio tram n° 28 che attraversa tutta la città. Alla guida c’è una donna che mangia un frutto, dà il resto, saluta i turisti a terra e allo stesso tempo guida in un vicolo strettissimo in salita sfiorando muri e macchine disordinatamente parcheggiate. Scendiamo nel quartiere Alfama dal quale si ammirano scorci bellissimi e ci perdiamo tra gli stretti e labirintici vicoli. Nel quartiere, troviamo alcuni degli edifici storici più importanti di Lisbona, tra cui la Cattedrale Sé e il Castello di Lisbona.

Trascorriamo la serata al barrio alto, un quartiere che storicamente appartiene alle classi più abbienti del paese e che ora è anche la capitale della vita notturna con bar, piccoli e frequentatissimi ristoranti e bistrò. Nel posto veniamo avvicinati da diversi spacciatori che inizialmente fingono di vendere occhiali, che tengono sul dorso della mano; poi però mostrano nel palmo diversi tipi di bustine; quando diciamo che siamo interessati agli occhiali ci guardano con la stessa aria perplessa e stupita che hanno molti negozianti portoghesi quando chiediamo se possiamo pagare con la carta di credito.

Il giorno successivo è dedicato alla parte monumentale della città. Visitiamo, sopportando una lunghissima coda, il monastero de los Jeronimos che è un monumento del ‘500 costruito per festeggiare le imprese di Vasco de Gama e che successivamente è stato donato ai monaci dell’ordine di San Girolamo, visitiamo poi la vicina Torre di Belem.

Nel pomeriggio prendiamo un bus turistico per dare un’occhiata alla parte nuova della città e vediamo la plaza de toros dove si tengono ancora corride ma il toro non viene ucciso, la bella stazione ferroviaria progettata da Calatrava e piazza san Antonio, scopriamo così che San Antonio da Padova è in realtà nato a Lisbona e qui viene pregato per favorire i matrimoni. Molte banche e centri commerciali continuano la tradizione degli azulejos anche se in visione rivisitata; abbiamo visto un disegno in piastrelle che raffigurava i supereroi Marvel.

A 20 Km da Lisbona troviamo Sintra. Dopo una passeggiata in un splendido bosco raggiungiamo il fiabesco Palacio da Pena, una costruzione strana con cupole a cipolla, portali in stile arabo e torri merlate rosa e gialle.

La costruzione è considerata la più grande espressione del romanticismo portoghese del XIX secolo. Proseguiamo sempre a piedi attorniati da una splendida natura e raggiungiamo la sommità di un’altra collina dove si trovano le rovine dei bastioni di un castello moresco del X secolo. Pranziamo a Sintra gustando delle costicine di porco preto, un maiale nero che viene allevato in zona e dal quale gli spagnoli ricavano il costosissimo pata negra.

Decidiamo che è ora di ritornare al mare e visitiamo Nazarè località famosa per le onde gigantesche che possono superare i 30 metri e per l’impresa del surfista McNamara che qui ha stabilito il record mondiale cavalcando un’onda di oltre 23 metri. Prendiamo la funicolare che porta alla cima della scogliera per ammirare la spiaggia e le onde ma il mare oggi è piuttosto tranquillo.

Alloggiamo a Ericeria un villaggio turistico, con case imbiancate a calce, meta di vacanze degli abitanti della vicina Lisbona. Troviamo un appartamento con un spettacolare panorama sull’oceano.

Ci rilassiamo su una spiaggia selvaggia frequentata da surfisti di tutte le nazionalità, l’atmosfera è bella carica di energia e di gente in forma ed abbronzata che vuole divertirsi. Ci ripromettiamo che prima o poi ci proveremo anche noi con la tavola.

Ultima tappa Porto. Il centro cittadino è piuttosto piccolo e si visita tranquillamente a piedi anche se le salite richiedono un po’ di impegno. In città c’è la Red Bull air race che attira sulle rive del Douro 250 mila persone. Questo ci consente di visitare in tranquillità i siti più famosi come la libreria Lello e Irmao dove sono state girate alcune scene di Harry Potter; l’ingresso è a pagamento ma se si acquista un libro il biglietto viene rimborsato. Visitiamo la chiesa di San Francesco del ‘700 con intarsi in legno dorati. Per la cui costruzione, dedicata al santo che si era spogliato di tutto, sono stati utilizzati 100 chili d’oro.

Proseguiamo per la stazione rivestita all’interno di Azulejos blu e azzurre che propongono tematiche legate ai mezzi di trasporto. Visitiamo anche la borsa prendendo parte alla visita guidata; l’edificio è stato costruito nel ‘700 con l’obbiettivo di rappresentare la potenza commerciale del Portogallo, in particolare una sala costruita in stile arabo, che all’epoca faceva molto figo, riesce a impressionare.

Spingendoci oltre il centro la città mostra un lato piuttosto trascurato e decadente con muri scrostati ed edifici quasi diroccati; anche questi quartieri meno centrali però mantengono un certo fascino.

Non possiamo farci mancare una visita ad una delle cantine che si trovano sull’altra riva del fiume però non possiamo attraversare a piedi il bel ponte Dom Luis I a causa della manifestazione aerea e l’unica possibilità è la metropolitana. Visitiamo la cantina Taylor’s, ci viene data una audioguida e ci viene detto di procedere da soli; la visita risulta un po’ impersonale e noiosa ma ad attenderci c’è una degustazione di due bicchieri di porto uno bianco e uno rosso; ci accomodiamo sulla bella terrazza/giardino in stile british e pranziamo bevendo un’altro bicchiere tra quelli proposti dalla carta degustazione (evitando quello da 65 euro).

La nostra vacanza è già finita ma ci manca già la vita del barrio!

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