Per le strade del Portogallo

Siamo Bruno e Teresa. Per festeggiare il nostro anniversario, quest’anno abbiamo scelto di visitare il Portogallo. La nostra scelta è stata influenzata dai racconti di parenti ed amici che descrivevano questo paese con entusiasmo e nostalgia e, dopo il nostro viaggio, non possiamo che condividere questi sentimenti nei confronti della terra...
Scritto da: efis
per le strade del portogallo
Partenza il: 29/04/2006
Ritorno il: 10/05/2006
Viaggiatori: in coppia
Siamo Bruno e Teresa. Per festeggiare il nostro anniversario, quest’anno abbiamo scelto di visitare il Portogallo. La nostra scelta è stata influenzata dai racconti di parenti ed amici che descrivevano questo paese con entusiasmo e nostalgia e, dopo il nostro viaggio, non possiamo che condividere questi sentimenti nei confronti della terra lusitana.

Il nostro è stato un Fly & Drive organizzato raccogliendo tutte le informazioni attraverso internet, varie guide e le recensioni di Turisti per caso anche se alla fine abbiamo acquistato tutto tramite agenzia (il prezzo offerto dalla agenzia per voli, autonoleggio ed alberghi è infatti risultato competitivo rispetto al fai-da-te). Per chi abita a Milano e dintorni, un’altra fonte di informazioni è l’Ente per il Turismo Portoghese che si trova in Corso Italia (noi abbiamo trovato persone molto gentili e disponibili). Infine, il libro “Viaggio in Portogallo” del premio Nobel Josè Saramago fornisce diversi spunti sia con riferimento a mete tradizionali sia con riferimento a località e monumenti al di fuori dei soliti circuiti turistici.

Abbiamo deciso di iniziare il nostro viaggio dalle regioni settentrionali pernottando per quattro notti a Porto che abbiamo utilizzato anche come base per effettuare delle escursioni nelle cittadine circostanti. In seguito ci siamo trasferiti nelle zone centrali dormendo per due notti nella pousada di Ourem. E, infine, siamo arrivati a Lisbona dove abbiamo trascorso gli ultimi giorni del viaggio ed abbiamo lasciato la macchina (dopo aver effettuato un’escursione nella vicina Serra di Sintra).

Considerata la necessità di contenere i costi e la nostra avversione a visitare i posti “di corsa”, abbiamo quindi sacrificato l’Algarve e (a malincuore) l’Alentejo: abbiamo così una scusa per ritornare in un paese che ci ha coinvolto per le sue bellezze e per la disponibilità sincera (e non pelosa) della sua gente, tanto quella di provincia quanto quella di città.

In estrema sintesi, il nostro viaggio può essere riassunto così: GIORNO 1: volo Milano-Lisbona, noleggio della macchina e trasferimento a Porto GIORNO 2: visita di Porto GIORNO 3: Porto – Braga – Viana do Castelo – Porto GIORNO 4: Porto – Guimaraes – Solar de Mateus (Vila Real) – Porto GIORNO 5: Porto – Aveiro – Coimbra – Ourem (con visita notturna del Santuario di Fatima) GIORNO 6: Ourem – Tomar – Almourol – Batalha – Ourem GIORNO 7: Ourem – Alcobaca – Nazarè – Obidos – Lisbona GIORNO 8: Lisbona – Sintra – Cabo de Roca – Cascais – Lisbona GIORNO 9: visita di Lisbona GIORNO 10: visita di Lisbona GIORNO 11: visita di Lisbona GIORNO 12: ultime passeggiate a Lisbona e poi volo Lisbona-Milano

GIORNO 1: viaggio Milano-Lisbona e trasferimento a Porto Nonostante la decisione di iniziare il viaggio da Nord, abbiamo scelto un volo TAP A/R su Lisbona in quanto l’arrivo diretto all’aeroporto di Porto implicava comunque uno scalo a Lisbona col rischio concreto di perdere la coincidenza in caso di ritardo del volo Milano-Lisbona (ritardo puntualmente verificatosi) e sottoponeva Teresa (poco amante del volo) allo stress di due voli nello stesso giorno. Noi abbiamo acquistato voli TAP perché l’Agenzia vendeva questi voli in un vantaggioso pacchetto che abbinava ai voli anche il pernottamento in albergo a Porto. Una valida alternativa alla TAP è rappresentata da EasyJet che consente grossi risparmi specie per chi acquista il biglietto molto prima del viaggio.

Arrivati in aeroporto (l’orario previsto di arrivo erano le 14:15, quello effettivo le 15:15), ritiriamo la macchina noleggiata anch’essa tramite agenzia. Il desk della nostra società di autonoleggio (la locale Auto Jardim) ha il pregio non trascurabile di essere uno dei pochi per i quali non occorre far fila: considerata la serietà e la professionalità dimostrata dagli addetti dell’Auto Jardim, consigliamo questa società a chi si appresta a noleggiare una macchina in Portogallo. Ci viene consegnata una Renault Clio quattro porte nuova di zecca (solo 1.400 Km percorsi) con A/C e radio con lettore CD al prezzo di Euro 229 per sette giorni (paghiamo un centinaio di Euro aggiuntivi per ottenere l’azzeramento di tutte le franchigie per furto e incidente, per stipulare un’assicurazione infortuni e per le canoniche tasse locali).

Alle 16:15 possiamo finalmente inserire la prima con destinazione Porto. Scegliamo di percorrere l’intera distanza in autostrada per arrivare il prima possibile a destinazione (la stanchezza del viaggio si fa sentire): a proposito, le autostrade portoghesi sono molto simili a quelle italiane purtroppo anche dal punto di vista dei prezzi (forse proprio il prezzo è uno dei motivi per cui su di esse il traffico non è eccessivo visto e considerato che il reddito pro-capite portoghese è sicuramente inferiore a quello italiano).

Per percorrere il tragitto Lisbona – Porto (circa 300 Km) ci servono circa tre ore così alle 19:30 circa arriviamo al nostro albergo, il Le Meridien Park Atlantic (5 stelle) in Avenida da Boavista. La scelta di questo albergo è uno dei nostri vanti. Contro i suggerimenti dell’agenzia viaggi che consigliava alcuni alberghi in pieno centro, la nostra idea era di scegliere un albergo un po’ decentrato ma comodo per uscire dalla città e rientrarvi nei giorni dedicati alle escursioni fuori Porto. L’albergo che rispondeva in pieno a questa esigenza era proprio il Le Meridien: quando il tour operator ci ha comunicato che il prezzo per le prime due notti era di Euro 90 a notte e per le restanti due di Euro 115 (colazione inclusa), non ci abbiamo pensato due volte. A questi prezzi consigliamo a tutti questo albergo che è, a tutti gli effetti, un albergo di lusso (camera spaziosa con poltrone e scrivania, televisione satellitare e stereo – bagno con rivestimenti in marmo – colazione a buffet indescrivibile quanto a varietà).

Dopo esserci sistemati in camera e rinfrescati, usciamo per la nostra prima cena portoghese. La destinazione è il centro di Porto ma, seguendo un prezioso consiglio di uno degli addetti alla reception dell’albergo (che sfoggiava un italiano niente male), decidiamo di percorrere tutta Avenida da Boavista fino al Castelo de Queijo per poi svoltare a destra lungo l’oceano fino alla foce del Douro (il fiume di Porto), da qui risaliamo il fiume fino a Cais da Ribeira (fulcro della movida portuense) dove è possibile parcheggiare la macchina a prezzi contenuti: noi però, vista l’ora tarda e la fame ormai incontrollata, ci fermiamo prima a un ristorante Portugalia (una catena portoghese), frequentato tanto da turisti quanto da gente locale, dove mangiamo bene per 25 Euro.

A stomaco pieno proseguiamo per il Cais da Ribeira. Il colpo d’occhio è eccezionale con le luci che illuminano il Ponte Don Luis e le cantine del Porto sulla riva opposta e con un’enorme folla che passeggia o sosta nei locali del Cais.

Ormai sfiniti, decidiamo di ritornare in albergo facendo a ritroso il percorso dell’andata. Un consiglio prezioso: se siete in macchina, evitate alberghi troppo centrali. Il centro di Porto, per chi non lo conosce, è un intrico di sensi unici in cui è difficile districarsi anche per via del traffico veramente caotico.

GIORNO 2: visita di Porto Porto, come Lisbona, è una città di salite e discese: se ci si trova a Cais da Ribeira, per visitare la parte più interessante della città occorre percorrere tutte le strade in salita. Oggi siamo masochisti e decidiamo di iniziare la nostra visita proprio da Cais da Ribeira (è domenica mattina per cui si trova agevolmente parcheggio gratuito) ma in realtà la nostra, come vedrete, è una scelta strategica…

Visitiamo subito la chiesa gotica di Sao Francisco (da non perdere soprattutto per la incredibile decorazione barocca degli interni – la visita comprende anche una catacombe d’atmosfera). A ridosso di Sao Francisco è possibile visitare anche il Palacio da Bolsa alla cui visita rinunciamo perché la visita è soltanto guidata ed a intervalli predeterminati per cui dovremmo attendere mezzora per entrare. Da qui iniziamo a “scalare” alcune vie in salita tra le quali Rua das Flores che ci conduce sino alla Estacao de Sao Bento (da visitare per i muri dell’atrio completamente rivestiti di azulejos blu di ottima fattura).

A due passi dal piazzale della stazione ha inizio l’elegante Avenida dos Aliados: un viale molto largo e leggermente in pendenza sul quale affacciano palazzi storici con decorazioni ricercate; al momento del nostro viaggio sono però in corso dei lavori di ripavimentazione per cui l’eleganza del viale è solo intuibile. Dal lato basso di Avenida dos Aliados, a destra ed a sinistra, partono due ripide strade: quella di sinistra porta alla Igreja dos Clerigos; quella di destra a Praca da Batalha da cui si dirama poi Rua Santa Catarina (via di negozi e passeggio con il famoso Cafè Majestic). Noi svoltiamo a sinistra verso la Igreja dos Clerigos dove vi consigliamo di salire la famosa torre: la vista a 360° sull’intera città ripaga infatti la fatica della salita.

Da qui, imboccando Rua das Carmelitas (dove è possibile entrare nella decoratissima libreria Lello & Irmao) arriviamo in una piazza dove si affacciano due chiese, quella do Carmo e quella das Carmelitas la cui caratteristica principale è quella di presentare una decorazione esterna interamente composta di azulejos. A una prima vista vi sembrerà di vedere un’unica chiesa: in realtà sono due e, quando le visitiamo noi, in ognuna delle due è in corso la messa! Questa zona di Porto mostra una certa eleganza in contrasto con la zona del Cais da Ribeira e con le vie circostanti la Sé (così vengono chiamate in Portogallo le cattedrali) dove invece dominano i vicoli strettissimi con i panni stesi ad asciugare da una casa all’altra, i bambini che giocano a palla nei piccoli larghi e le anziane che chiacchierano o lavorano sedute sulla soglia di casa.

Per il pranzo, visto che è domenica e molti posti sono chiusi, decidiamo di dirigerci verso Rua Santa Catarina nella speranza che lungo la via commerciale per eccellenza della città qualche locale sia rimasto aperto: purtroppo anche qui troviamo delle difficoltà (persino il Cafè Majestic ci mostra il suo elegante …Lucchetto) per cui ci infiliamo nell’unico posto trovato, un centro commerciale dove riusciamo comunque a mangiare portoghese (qualità accettabile e spesa contenuta).

La giornata è caldissima e, dopo aver pranzato, aspettiamo al fresco del centro commerciale l’orario di apertura della nostra prossima meta (la Sé). Siamo davanti alla chiesa pochi minuti prima dell’apertura, minuti che utilizziamo godendoci il paesaggio della città dalla terrazza della chiesa e addentrandoci cautamente nei vicoletti del quartiere che circonda la cattedrale (gli scorci sono veramente caratteristici ma rimane sempre il timore di fare incontri non piacevoli). Finalmente viene aperta la Sé: irrinunciabile la visita al chiostro decorato di azulejos dove abbiamo fatto bellissime fotografie.

Il nostro pellegrinare in città ci ha portato dai quartieri bassi del Cais da Ribeira al punto più alto della città: la Sé si trova infatti allo stesso livello del passaggio superiore del Ponte Don Luis. Decidiamo quindi di attraversare il ponte al suo piano superiore: la vista da qui è eccezionale (come il vento che spira) e la macchina fotografica incomincia a lavorare! Giungiamo così a Villa Nova de Gaia, ci godiamo ancora un altro panorama del Cais da Ribeira e della città e decidiamo di scendere sul lungo fiume dove si trovano le cantine del Porto. E’ domenica pomeriggio e c’è molta gente che passeggia (non solo turisti ma anche i locali con famiglia al seguito) In molte cantine la visita non è possibile perché attendono dei gruppi, altre sono chiuse ma alla fine riusciamo a visitare (con ingresso gratuito) la Croft aggregandoci ad un gruppo spagnolo. La guida ci fa visitare le sale con le botti di invecchiamento e le sale dove si conserva il vino imbottigliato spiegando l’origine del Porto, le modalità di produzione e di invecchiamento ed illustrando le differenze tra le diverse qualità di Porto. La visita è interessante e, dulcis in fundo, si conclude con una degustazione gratuita nella sala di accoglienza e di vendita dove domina un gradevolissimo fresco in contrasto col caldo esterno.

Usciti dalla cantina, facciamo ancora una passeggiata sul lungo Douro di Villa Nova de Gaia (vediamo diversi locali e ristoranti per cui anche questa zona deve animarsi molto di notte) e riattraversiamo il fiume attraverso il piano inferiore del Ponte Don Luis: siamo così tornati al Cais da Ribeira nei pressi del quale abbiamo lasciato la macchina. Dopo la passeggiata notturna della sera precedente, visitiamo nuovamente il Cais di giorno, saliamo in macchina e torniamo in albergo.

GIORNO 3: Porto – Braga – Viana do Castelo – Porto Subito dopo la colazione in albergo, partiamo per Braga, la più importante città del Minho, a circa 50 Km da Porto. Si tratta di una piccola città che però vanta una lunga storia come capitale religiosa del Portogallo tanto che è ricca di chiese e di palazzi rinascimentali. Il principale motivo di notorietà della cittadina è però rappresentato dal santuario di Bom Jesus, il più spettacolare del paese.

Iniziamo la nostra visita percorrendo Rua Dom Diogo de Sousa (la via centrale e pedonale della cittadina) dove presto ci imbattiamo nella Sé. Si tratta di un monumento molto interessante anche perché risultante dalla aggregazione di diverse cappelle, da un piccolo chiostro e, ovviamente, dalla chiesa la cui decorazione interna ricorda molto lo splendore già ammirato nella chiesa di Sao Francisco a Porto.

Poco più avanti arriviamo in una graziosa piazza rettangolare racchiusa tra le pareti dell’Antigo Paco Episcopal ed al centro della quale si erge una fontana in stile manuelino (stile che, scopriremo in seguito, domina buona parte dell’architettura storica del Portogallo). Proseguendo per pochi metri lungo Rua Dom Diogo de Sousa e svoltando poi a sinistra arriviamo al grazioso Jardim de S.Ta Barbara, un piccolo giardino pubblico decoratissimo di fiori e piante e chiuso in fondo dalle mura dell’Antigo Paco Episcopal.

Finendo di percorrere Rua Dom Diogo de Sousa, arriviamo infine a Praca da Republica, bella piazza delimitata da arcate alla fine di un lungo giardino e con una spettacolare fontana che prevede diversi giochi d’acqua. Sotto gli archi e proprio davanti alla fontana si trovano degli antichi caffè. Per mangiare noi scegliamo il Cafè Vianna che ci consente di fare uno spuntino al fresco godendoci lo spettacolo della fontana.

Prima di tornare alla macchina per dirigerci al santuario Bom Jesus, giriamo a zonzo per le vie del centro alla ricerca di scorci da fotografare tra cui segnaliamo la Casa do Raio, la Casa das Gelosias e la Casa dos Biscainhos che ospita un museo consigliato dalle guide (noi lo troviamo chiuso perché oggi è il primo maggio, festa dei lavoratori).

Saliamo in macchina e ci dirigiamo verso la collina a est di Braga in cima alla quale si trova il Bom Jesus do Monte. Il fascino di questo posto è rappresentato dalla monumentale scalinata barocca che dalle pendici della collina conduce con circa 1.000 scalini sino all’ingresso della chiesa. Le prime rampe di ascesa sono abbastanza dolci e si procede “a zig-zag” (ad ogni curva vi sono delle cappelle che ospitano delle statue con le scene della Passione); a metà circa invece la scala si sdoppia ed è decorata da una serie di fontane che simboleggiano i cinque sensi.

Arriviamo al parcheggio ai piedi della collina dove lasciamo la macchina con l’idea di usare la funicolare per arrivare in cima ed affrontare così la scala solo in discesa. Ma facciamo male i conti…Oggi continua ad essere il primo maggio ed anche la funicolare è chiusa per cui…Doppia razione di scale! Scherzi a parte, visitare questo posto senza salire le scale a piedi vi priverebbe di gran parte del fascino della visita.

Terminata la visita di Braga, ci dirigiamo verso Viana do Castelo, capitale della Costa Verde e punto più a nord del nostro viaggio. Arriviamo dopo circa un’ora di viaggio alla meta ( i Km percorsi non sono tanti ma le strade che collegano le due città sono delle statali non molto veloci). Viana do Castelo è una località balneare che sorge sulla riva settentrionale dell’estuario del fiume Lima ed è dominata dal Monte de Santa Luzia da cui si può godere di un incredibile belvedere.

Decidiamo così di recarci subito in cima al Monte de Santa Luzia e, prima di entrare in città, prendiamo una strada a serpentina che, tra pini ed eucalipti, s’innalza sino all’omonimo santuario (si tratta di un santuario costruito nel dopoguerra con le collette della gente del luogo a memoria dei caduti, ci spiegherà più tardi un’anziana signora titolare di un negozio di souvenir nel centro cittadino). Il santuario è imponente e regala una vista imperdibile su Viana e le sue spiagge nonchè sulle montagne dell’entroterra.

Dopo aver scattato alcune foto dalla terrazza della bellissima pousada posta poco più sopra del santuario, andiamo a visitare il centro di Viana. Bighellonando tra le vie del centro, ricco di architettura rinascimentale e manuelina, arriviamo fino al fulcro della vita cittadina, Praca da Republica. E’ una piazza veramente carina attorniata da palazzi cinquecenteschi (l’antico palazzo municipale e l’Hospital da Misericordia, tra gli altri) ed adornata da una fontana anch’essa del cinquecento. Sulla piazza affacciano diversi caffè tra i quali scegliamo il “Caravelha”, dove ci riposiamo un po’ e, a prezzi incredibilmente inferiori a quelli italiani, facciamo una merenda con dolci locali e succo d’arancia.

E già tardi ma, prima di risalire in macchina, decidiamo che anche Viana, come già Braga, merita un’ultima passeggiata tra le vie del suo centro storico. Quando ormai le pile sono scariche, recuperiamo la macchina e ritorniamo a Porto via autostrada (abbiamo voglia di arrivare!).

GIORNO 4: Porto – Guimaraes – Solar do Mateus – Porto Oggi il programma prevede la visita di Guimaraes, prima capitale del Portogallo e città natale del primo re portoghese (Alfonso Henriques), e, nel pomeriggio, l’arrivo al Solar do Mateus, una residenza nobiliare nei pressi di Vila Real nota anche per essere raffigurata sull’etichetta del vino portoghese Mateus. I km da percorrere sono tanti, specie per arrivare a Mateus per cui questa mattina siamo più mattinieri del solito.

Guimaraes è piuttosto vicina a Porto e, percorrendo l’autostrada, in meno di un’ora siamo a destinazione. La cittadina sorge tra colline verdissime (siamo in piena primavera) e ci si mostra subito ordinata ed elegante. La nostra prima meta è la collina dove si ergono il Castello ed il Paco dos Duques de Braganca: lasciamo però la macchina in un parcheggio con parchimetro vicino al centro in modo da doverla andare a riprendere solo al momento della partenza e poter così muoverci liberamente a piedi per la città.

Del castello in realtà rimangono solo i ruderi, peraltro ben conservati, dalle cui merlature (non ci sono ringhiere per cui il divertimento è assicurato per chi soffre di vertigini!) si può ammirare un’ampia veduta su Guimaraes e sul vicino Paco dos Duques de Braganca. Consigliamo la visita a pagamento di questo palazzo, la cui caratteristica immediata è quella di possedere un numero spropositato di altissimi comignoli. Il palazzo cinquecentesco, in passato utilizzato anche come residenza presidenziale dal dittatore Salazar, ci colpisce soprattutto per i soffitti in legno delle enormi sale dei Banchetti e delle Feste e per l’arredo estremamente vario e proveniente da diverse parti del mondo (arazzi fiamminghi , tappeti persiani, mobili indiani, vasi cinesi e via dicendo). Anche la corte interni delimitata dai portici su tutti e quattro i lati è molto interessante.

Visitiamo anche la chiesetta romanica di Sao Miguel do Castelo (dove Alfonso Henriques fu battezzato), che sorge nel parco tra il castello ed il Paco dos Duques de Braganca, e infine decidiamo di scendere verso la città vecchia di Guimaraes. Questo quartiere si presta ad una bella passeggiata senza meta nel labirinto delle sue vie che collegano tra loro piazze e piazzette sulle quali si affacciano antiche case medievali in granito. Il tutto in uno scenario molto curato e pulito che contrasta fortemente con quanto visto in alcuni vicoli del centro storico di Porto.

Penetriamo nel centro storico attraverso Rua Santa Maria (ve la consigliamo!) le cui case medievali restaurate ci conducono alle due piazze più caratteristiche: la prima è Praca da Santiago circondata da case con balconi di legno; la seconda è il vicino Largo da Oliveira dominato dalla chiesa di Nossa Senhora de Oliveira e dal Pacos de Concelho accanto al quale è aperta un’affascinante pousada (in effetti, un’idea originale, anche se costosa, per girare il Portogallo potrebbe essere quella di pernottare solo nelle pousadas). In Largo de Oliveira ci sono anche un paio di locali con i tavolini sulla piazza: ne scegliamo uno per consumare uno spuntino per pranzo (a prezzi non turistici pur trovandoci nella piazza centrale della città) prima di partire alla volta di Vila Real. Il titolare, tra l’altro, ci consiglia di non prendere la N101 per andare a Vila Real (la strada a suo dire è piena di curva e trafficatissima dai camion); in alternativa suggerisce di dirigersi verso Penafiel per poi imboccare l’autostrada in direzione Vila Real.

Il suggerimento si rivela buono anche perché Vila Real si trova in una regione piuttosto aspra e montagnosa e l’autostrada consente di ammirare il passaggio dalle verdi colline del Minho alle asprezze del Tras-os-Montes senza lo stress del traffico intenso della N101. Anche l’autostrada richiede comunque attenzione: avvicinandosi a Vila Real la strada si fa a tre corsie e la disponibilità della terza corsia viene alternativamente divisa tra i due sensi di marcia per cui non sono consentite molte distrazioni.

In un’ora e mezzo circa arriviamo a Vila Real (che non visitiamo basandoci sui suggerimenti delle nostre guide) e ci dirigiamo direttamente al Solar do Mateus prendendo la N322 in direzione Sabrosa. In pochi minuti siamo all’ingresso di questa residenza di campagna progettata in stile barocco dall’italiano Nasoni (lo stesso architetto della torre dos Clerigos a Porto). La giornata è assolata e questo contribuisce a far risaltare il bianco della pittura a calce ed il granito scuro della facciata che si riflette in un piccolo stagno costruito davanti alla residenza. Siamo attorniati dal alberi altissimi le cui fronde ci regalano un po’ di ombra e di fresco.

Il biglietto che permette anche l’ingresso all’interno della villa costa ben 7 Euro a testa mentre l’accesso ai soli giardini si ferma a 3 Euro: optiamo per visitare solo i giardini. La passeggiata nei giardini non è molto lunga ma, fra i vialetti fiancheggiati dai cedri, le siepi di bosso tagliate geometricamente e rilassanti panorami sui vigneti della campagna circostante, mostra il suo fiore all’occhiello: una vera e propria galleria vegetale composta dai rami e dalle fronde di carmini.

Esaurita la visita del Solar do Mateus, abbiamo due alternative per concludere il nostro pomeriggio: ritornare a Porto passando per Peso da Regua e percorrendo le strada verso Porto lungo la Valle del Douro oppure arrivare a Porto velocemente tramite autostrada in modo da soddisfare la nostra curiosità di visitare il centro di Porto con negozi ed esercizi aperti. Considerata la fatica per i non pochi km già percorsi, optiamo per la seconda opzione e così nel fine pomeriggio siamo già a Porto.

Ci infiliamo con spavalderia nel traffico caotico della città ma, poco dopo, il labirinto di sensi unici nel quale rischiamo di perderci mette a dura prova la nostra pazienza. Alla fine l’orgoglio ci aiuta a non arrenderci e riusciamo a parcheggiare la macchina non troppo lontano dai nostri obiettivi: Rua de Santa Catarina, dove vogliamo vedere un po’ di negozi ed assaggiare qualcosa ai tavoli del Cafè Majestic, ed inoltre la libreria Lello & Irmao che vogliamo visitare per ammirarne la scalinata interna a spirale e per comprare eventualmente qualche bel libro di fotografie. Riusciamo a fare tutto quello che ci eravamo prefissi (segnaliamo che il Cafè Majestic è molto elegante ma la sua eleganza costa) e verso le otto di sera siamo di ritorno al nostro albergo.

Oggi siamo molto stanchi e per la cena decidiamo di rinunciare alla macchina e di cercare un ristorante a pochi…Centimetri dall’albergo! In effetti, scopriamo che proprio affianco all’albergo, un po’ defilato rispetto alla strada, c’è un ristorante brasiliano. Una piacevole sorpresa: il personale è molto gentile e disponibile e con una trentina di Euro mangiamo un piatto (manzo alla griglia con condimento di riso e fagioli neri) ed un dolce a testa più le bevande.

GIORNO 5: Porto – Aveiro – Coimbra – Ourem E’ arrivato il momento di lasciare Porto e di trasferirci nel Portogallo centrale con meta a Ourem dove alloggeremo per due notti nella Pousada Conde de Ourem. Il nostro trasferimento prevede però due tappe intermedie: la cittadina lagunare di Aveiro, poco più a sud di Porto, e Coimbra, la città universitaria, nella Beira Litoral.

Aveiro è una città circondata da un paesaggio acqueo di saline, lagune e canali e ci dà subito l’impressione di essere la classica cittadina che viene sommersa dal turismo, anche portoghese, soprattutto nel periodo estivo; per il momento pare sonnecchiare e riposare in attesa della confusione estiva. Parcheggiamo senza problemi in prossimità del centro cittadino che è attraversato dal Canal Central. Le facciate art nouveau dei palazzetti riflesse nell’acqua del canale, i ponticelli che lo scavalcano e gli eleganti moliceiros (le barche dei pescatori locali tutte dipinte a mano con colori sgargianti) ormeggiati sulle sue sponde, ci fanno pensare per un attimo a Venezia. Ma la suggestione passa in fretta: siamo solo nella Ria de Aveiro e non nella più bella laguna del mondo! Agli amanti degli azulejos consigliamo di visitare la Igreja da Misericordia, la cui facciata e le cui pareti interne sono interamente decorate con questo elemento tipico dell’architettura portoghese ma anche la stazione sulle cui facciate numerosi pannelli di azulejos illustrano i monumenti d’interesse della regione di Aveiro nonché i mestieri ed i costumi tradizionali della Ria.

Prima di ripartire, Teresa nota su una cartolina postale delle graziose casette di legno ornate di liste colorate (bianche e rosse; bianche e gialle; e così via): scopriamo che il posto dove si trovano è Costa Nova, una stazione balneare situata tra le spiagge dell’Atlantico e la laguna a pochi km da Aveiro. Decidiamo di farci un salto e non ce ne pentiamo: a Costa Nova facciamo conoscenza con le onde impressionanti dell’Oceano e possiamo ammirare dal vivo le casette viste sulla cartolina anche se la loro eleganza viene qualche volta deturpata dalle costruzioni “anarchiche” che le circondano.

Il nostro obiettivo è pranzare a Coimbra per cui non sostiamo oltre e riprendiamo il nostro cammino verso sud. Come previsto, a Coimbra arriviamo per l’ora di pranzo; ci accorgiamo subito che il traffico locale è abbastanza caotico e, come consigliato dalle guide turistiche, decidiamo di parcheggiare sul viale che scorre lungo il fiume Mondego. Noi abbiamo parcheggiato (parcheggio con parchimetro) sulla sponda lato città ma, nel caso non si trovi parcheggio, conviene attraversare il ponte de Santa Clara e parcheggiare sulla sponda opposta (da cui peraltro è possibile scattare belle fotografie panoramiche della città).

Decidiamo di pranzare leggeri per cui la nostra scelta ricade su Nicola, catena portoghese dove è possibile pranzare con i famosi pregos (sorta di panini imbottiti con una bistecca): il posto non è di charme ma è pulito, frequentato da molti giovani locali (il che ci rassicura) e, fattore non trascurabile, si trova in Largo de Portagem, punto di incontro della città bassa nonché punto di partenza strategico per la visita della città alta.

Coimbra sorge su una collina che domina il fiume Mondego e si divide nella città bassa, la parte più moderna, e nella città alta, che invece annovera i quartieri più antichi. Partendo da Largo de Portagem iniziamo a visitare la città bassa percorrendo Rua Ferreira Borges, una via commerciale dedicata allo struscio, che conduce fino alla bella Praca 8 de Maio dominata dalla facciata della chiesa del Mosteiro de Santa Cruz. Anche Praca do Comercio con la chiesetta romanica di Sao Tiago ci colpisce per la sua atmosfera.

I tesori di Coimbra si trovano però nella città vecchia nella quale entriamo attraverso la Porta de Almedina. Da qui parte un intreccio di viuzze strette e pittoresche interrotte qua e là da scalinate spezza-fiato nelle quali è facile perdere l’orientamento ma ci basta alzare lo sguardo un attimo per scorgere una vecchietta affacciata alla finestra che, con un sorriso indulgente, ci indica la strada giusta (questo episodio di estrema e gratuita gentilezza, che non rimarrà isolato, ci rende sempre più simpatico il popolo portoghese).

La nostra ascesa prosegue ammirando la decorazione manuelina della Casa do Arco in Rua de Sobre Ripas e la vecchia Sé, con le caratteristiche sembianze di fortezza che hanno tutte le cattedrali portoghesi, fino a giungere, attraverso la Porta Ferrea, ai palazzi della Universidade Velha. Lasciamo alle guide turistiche la descrizione di tutte le bellezze architettoniche dei vecchi palazzi universitari, in primis la Biblioteca Joanina. Da parte nostra, vi consigliamo di visitare Coimbra e la sua università vecchia in un giorno feriale con l’anno accademico in corso: la visita delle bellezze architettoniche sarà infatti impreziosita dalla vita studentesca (in particolare, qui è ancora diffusa la tradizione studentesca di vestirsi con larghe mantelle nere).

E’ pomeriggio inoltrato per cui è’ giunta l’ora di salutare anche Coimbra. Riprendiamo la nostra macchina e, dopo un’oretta, arriviamo a Vila Nova de Ourem. Da qui vediamo la meta finale della nostra giornata: l’antico paese di Ourem, che ospita la Pousada dove abbiamo prenotato, sorge infatti in cima ad una collina ed appare dominato dalle rovine di un castello medievale. Il nostro entusiasmo cresce quando, terminata l’ascesa attraverso una ripida strada a serpentina, penetriamo in questo borgo di case imbiancate a calce e di strade selciate dove sembra veramente di tornare indietro nel tempo. Anche la nostra pousada ci piace: unisce infatti il confort di un albergo a quattro stelle con l’atmosfera di una casa rurale d’altri tempi, il tutto condito dall’estrema cordialità e disponibilità del personale. Ci sentiamo di consigliare questo posto a chi ama soluzioni diverse rispetto ai canonici alberghi e cerca una sistemazione strategica: Tomar, Fatima e Batalha sono tutte a pochi km di distanza (noi abbiamo speso Euro 130 a notte con colazione compresa).

Quando finiamo di sistemare i bagagli in camera e di rinfrescarci con una doccia è già ora di cena. Il ristorante della pousada serve una cena a base di specialità locali (deve essere deliziosa visto che arrivano diversi ospiti portoghesi) ma noi rinunciamo perché abbiamo voglia di fare una passeggiata notturna al santuario di Fatima.

Dieci km di una bella strada panoramica (anche se il sole sta ormai tramontando) ci conducono da Ourem a Fatima. Parcheggiamo in un parcheggio immenso (che ci fa comprendere cosa debba essere Fatima nei giorni dell’anniversario dell’apparizione della Vergine) e arriviamo sul piazzale del santuario ormai illuminato dalle luci rosate del tramonto. Il piazzale è ancora animato e c’e’ una ragazza che, con in braccio un bambino ed il sostegno del marito, sta ultimando il proprio voto camminando sulle ginocchia fino alla cappella delle apparizioni.

Subito dopo cena (scegliamo l’unico ristorante vicino al piazzale ancora aperto) ritorniamo ancora davanti alla basilica e sul piazzale del santuario ormai illuminato dalla luna assistiamo ad una fiaccolata che non può lasciare indifferenti, che siate credenti o meno.

GIORNO 6: Ourem – Tomar – Almourol – Batalha – Ourem La prima tappa della nostra giornata è Tomar, una tranquilla cittadina sulle rive del fiume Nabao. Percorriamo i circa 25 km che separano Tomar da Ourem su di una piacevole e panoramica strada statale. La cittadina appare distesa ai piedi di un colle boscoso in cima al quale si erge la roccaforte che ospita il famoso Convento do Cristo, monumento dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità e principale “attrazione” di Tomar.

Anziché salire comodamente con la macchina fino all’ingresso del Convento do Cristo, decidiamo di parcheggiare nella città nuova (sulla sponda opposta a quella del Convento) e, attraversato il ponte sul fiume, ci inoltriamo nella città vecchia fino all’elegante Praca da Republica con la statua di Gualdim Pais sulla quale si affaccia, da un lato, il municipio e, dall’altro, la chiesa di Sao Joao Baptista con un raffinato portale manuelino.

Subito dietro il municipio inizia un sentiero acciotolato in forte pendenza che in poco tempo ci porta fino all’ingresso del Convento do Cristo. L’intero complesso che ospita il convento è sicuramente una delle cose più belle viste in Portogallo. Lasciamo alle guide turistiche la descrizione di tutte le bellezze che si possono ammirare in questo sito, dai vari chiostri conventuali alla Charola dos Templarios, dalla chiesa alla impressionante finestra decorata secondo lo stile manuelino. Ci limitiamo a consigliare a chi sceglie di visitare il Portogallo di inserire la visita di Tomar: vi troverete di fronte ad una sorta di museo dell’architettura portoghese, commistione degli stili romanico, gotico, manuelino e rinascimentale.

La visita del Convento do Cristo richiede non meno di due ore (ma aggirandovi all’interno del complesso il tempo passerà in fretta) così quando usciamo è già ora di pranzo per cui scendiamo nuovamente in città e, seguendo i consigli della guida, scegliamo il ristorante Bela Vista. Il nome non è casuale visto che il ristorante si trova sulla riva opposta rispetto al Convento ed alla città vecchia e ci si possiamo accomodare su uno dei tavoli collocati sotto un piccolo pergolato dove possiamo pranzare gustandoci una …Bella vista! A parte la vista, anche il cibo è buono ed i prezzi più che ragionevoli per cui ci sentiamo di consigliare il posto.

Subito dopo pranzo partiamo alla volta del Castelo de Almourol. Il posto non è molto lontano da Tomar ma abbiamo qualche difficoltà a trovarlo: la guida consiglia di seguire le indicazioni per Tancos ma così facendo finiamo per ritrovarci in una strada di campagna che, comunque, quando ormai iniziavamo a disperare, ci fa sbucare alle porte di Tancos, un piccolo paesino di campagna sulle rive del Tago. Qui la gente del posto mostra nuovamente l’ospitalità che abbiamo sperimentato in tutto il Portogallo e fa a gara nel darci le indicazioni per il castello.

Il fascino di questo castello è legato al fatto che esso sorge su un piccolo isolotto coperto di alberi in mezzo al fiume Tago. Proprio di fronte al castello c’è un imbarcadero: pagando un biglietto di Euro 1,50 a testa saliamo su una piccola barchetta a motore che ci fa fare il periplo dell’isolotto per scattare alcune foto alle rovine del castello e ci fa infine sbarcare alla conquista dei ruderi. Le rovine del castello non hanno particolari bellezze architettoniche da mostrare ma la salita fino alla cima del torrione (attenzione alle scale particolarmente pericolose!) regala dei bellissimi panorami sul fiume.

Dopo circa mezzora il nostro Caronte ripassa a prenderci e ci riporta sulla terra ferma. Sono le quattro del pomeriggio ed abbiamo il tempo per andare a visitare un’altra perla del Portogallo, l’abbazia di Batalha. Fino a Fatima la strada è scorrevole ma da qui fino alla nostra meta la strada è una statale molto trafficata e abbastanza tortuosa per cui percorrere pochi km significa spesso perdere più del tempo previsto. La nostra fatica viene ripagata quando, arrivati a Batalha, all’improvviso scorgiamo il Mosteiro de Santa Maria da Vitoria, una chiesa maestosa di arenaria gialla con pinnacoli, torrette ed archi rampanti che rappresentano il trionfo del gotico e del manuelino portoghese.

Anche in questo caso lasciamo alle guide turistiche la descrizione dei tesori di questa abbazia, dalla Capela do Fundador al Claustro Real, dalla Sala do Capitulo alle particolarissime Capelas Imperfeitas. Vi diamo invece un consiglio: fate in modo che il giorno della vostra visita al Mosteiro di Batalha sia una giornata di sole e visitate l’interno della chiesa quando il sole è già basso. I raggi solari, penetrando fra le navate bianchissime attraverso le vetrate colorate, illumineranno le pareti della chiesa con un’esplosione di riflessi dai mille colori. Un altro consiglio è quello di fare una passeggiata lungo l’intero perimetro dell’abbazia per ammirare lo spettacolo regalato dall’architettura dei pinnacoli, degli archi rampanti e delle balaustre in pietra calcarea che nel tempo ha assunto una bella patina ocra.

Anche questa giornata volge al termine e così riprendiamo la macchina in direzione Ourem. Per la cena ci fermiamo al ristorante Azinheira lungo la strada che da Fatima conduce ad Ourem: è un posto carino con le pareti decorate di azulejos e frequentato esclusivamente da gente del posto. Chiediamo un piatto tipico lasciandoci guidare dal titolare che ci serve un piatto composto di ceci e nervetti conditi cotti in umido con una salsa a base di pomodoro: vinciamo la diffidenza e assaggiamo. Il sapore è buono anche se non possiamo dire che questo piatto sia la cosa più buona mangiata in Portogallo. Chiudiamo la cena con un dolce a base di una crema simile al mascarpone ricoperta di una polvere di briciole di biscotto (buonissimo!). Con le bevande ed i canonici antipasti iniziali, spendiamo circa trenta Euro. Salutiamo e ritorniamo alla nostra pousada.

GIORNO 7: Ourem – Alcobaca – Nazarè – Obidos – Lisbona Oggi ci trasferiamo a Lisbona, meta finale del nostro viaggio per cui, fatta colazione, prepariamo “armi e bagagli” e carichiamo la macchina. Prima della partenza, facciamo un ultima passeggiata per i vicoli di Ourem e visitiamo le rovine del castello da cui è possibile scattare belle fotografie panoramiche. Quindi saliamo in macchina alla volta di Alcobaca, prima tappa intermedia del nostro trasferimento verso Lisbona.

Questo piccolo paese ospita una delle più belle abbazie cistercensi del Medioevo anche se dall’esterno gli edifici settecenteschi non permettono di immaginare gli splendori che nascondono. Alla bellezza artistica dell’abbazia occorre poi aggiungere che la chiesa fu anche teatro della tragica vicenda d’amore tra il futuro re portoghese Dom Pedro I e la sua amante Ines de Castro tanto che nel suo transetto si trovano ancora, una di fronte all’altra, le splendide tombe dei due personaggi scolpite nella pietra calcarea in stile gotico fiammeggiante.

Quello che ci colpisce di questo luogo è l’eleganza degli edifici ed al contempo la loro sobrietà, specie nella chiesa dove le linee pulite e le colonne snelle dell’altissima navata centrale creano un ambiente semplice ma armonioso. Ma anche gli altri edifici dell’abbazia, tutti affacciati sullo splendido Claustro do Silencio, ci colpiscono: la Sala Capitolare (che proprio durante la nostra visita ospita un piccolo concerto) e la Sala dei Monaci, la Cucina (alta ben 18 metri e dominata da un enorme camino) ed il Refettorio (sormontato da un bel pulpito).

Anche qui, come già a Batalha, il tempo durante la visita trascorre velocemente così, quando usciamo, abbiamo giusto il tempo per acquistare qualche cartolina prima di rimetterci in viaggio: il nostro obiettivo è infatti arrivare per pranzo a Nazarè, sull’Oceano Atlantico. Dopo aver parcheggiato la macchina (troviamo un parcheggio non proprio centrale ma gratuito; del resto, nelle vie più vicine al lungomare sembra impossibile riuscire a parcheggiare) decidiamo di mangiare prima di iniziare la nostra visita. Scartiamo a priori tutti i locali dotati di …”buttadentro” (molti ristoranti lasciano un cameriere sulla strada col compito di reclutare sulla strada i clienti) e scegliamo il ristorante-albergo “Riba do Mar” sul lungomare: la sala è piena ed i prezzi appaiono onesti. Non ci pentiamo della scelta: mangiamo un piatto più che abbondante di sardinhas alla griglia, un piatto di pollo arrosto con patate al forno, i soliti antipasti iniziali e, con le bevande, paghiamo una ventina di Euro.

Nazarè è una cittadina è divisa in due: il nucleo principale (A Praia) è a ridosso di una lunga e larghissima spiaggia dominata a nord da un’altissima scogliera dove è stato costruito O Sitio.

Iniziamo la nostra visita con una passeggiata digestiva sul lungomare da Praia dove vediamo diverse donne del posto con i coloratissimi vestiti tipici del posto (l’indumento più caratteristico è una gonna a diverse balze di più colori che viene abbinata a dei calzettoni fino al ginocchio). Il cielo è azzurro ed il sole una palla incandescente eppure l’Oceano scarica sulla spiaggia degli ondoni impressionanti, almeno per noi che siamo abituati al placido Mar Mediterraneo. Attratti dalle onde oceaniche, lasciamo il lungomare per scattare qualche foto sulla spiaggia: la giornata è veramente estiva e la spiaggia si popola di truppe di ragazzi così decidiamo anche noi di fare un po’ le lucertole.

Quindi con la macchina saliamo a O Sitio (ma si può salire anche con una funicolare). Qui il belvedere situato sull’orlo della falesia a oltre cento metri d’altezza offre una bellissima veduta sulla città bassa e sulla spiaggia che ci gustiamo seduti su delle panchine costruite proprio sul muro che borda il belvedere. Anche la piazza che ospita il belvedere merita una citazione: qui alcune donne locali, anch’esse in abito tipico, vendono ogni genere di semi e frutta secca esposta su dei banchetti mobili; sulla piazza si affacciano poi la minuscola chiesetta della Ermida da Memoria, interamente ricoperta di azulejos, e la imponente Igreja de Nossa Senhora da Nazarè (anche qui gli interni sono un trionfo di azulejos) che vi consigliamo di visitare.

Prima di lasciare Nazarè, dal belvedere ci dirigiamo in macchina verso il faro costruito su un fortino che occupa l’estrema punta della falesia di O Sitio. Qui il vento è fortissimo e ci scoraggia dall’intraprendere un sentiero di scalini in discesa che dovrebbe portare a un punto della scogliera dove è possibile ammirare da vicino l’infrangersi delle onde sulle rocce. Ci accontentiamo così del panorama sulla Praia do Norte dove le onde si infrangono in cavalloni ancora più alti di quelli visti sul lungomare di Nazarè (impressionanti!).

Lasciamo Nazarè alla volta della nostra ultima tappa intermedia prima di Lisbona, Obidos. Qui arriviamo a metà pomeriggio e lasciamo la macchina in un parcheggio a pagamento (un paio di Euro per due ore) vicinissimo alle mura della città. Obidos è infatti una città fortificata medievale interamente circondata da una ben conservata cinta muraria e caratterizzata dalle case imbiancate a calce con le finestre bordate di azzurro o di giallo e spesso ricoperte da bouganville in fiore durante la primavera. Passeggiando senza meta per le viuzze del paese scopriamo casualmente scorci e piazzette veramente caratteristici che ci riportano indietro nel tempo (la macchina fotografica entra in azione spesso!) fino ad arrivare nella bella piazzetta antistante la chiesa di Santa Maria (qui entriamo e scorgiamo un vecchietta del luogo che, al fresco, seduta sugli scranni del coro, si sbuccia tranquillamente un’arancia). Il nostro consiglio è quindi di non dilungarsi troppo in Rua Direita, la via principale del paese, che con i suoi negozi di souvenir ricorda un po’ San Marino per deviare in una delle tante traverse che da Rua Direita si diramano a destra ed a sinistra.

Decidiamo di salire anche sulle mura per fruire di qualche veduta sul paese: l’intero giro dura parecchio e, inoltre, il cammino di ronda non è protetto da una ringhiera (informazione fondamentale per chi, come Teresa, soffre di vertigini) per cui , arrivati all’altezza del castello, decidiamo di scendere. Ci affacciamo così all’interno delle mura del castello che, trasformato in palazzo reale nel XVI secolo, ospita adesso la bellissima Pousada do Castelo (tariffe alla mano, la più cara pousada del Portogallo ma il contesto in cui essa sorge probabilmente giustifica il prezzo).

La sera si avvicina e cresce il nostro desiderio di …Albergo. Saliamo in macchina e imbocchiamo subito l’autostrada in direzione Lisbona. Il tratto autostradale Obidos – Lisbona ci colpisce soprattutto per i paesaggi spesso dominati dalle pale eoliche che hanno sostituito i vecchi mulini a vento: capita spesso di notare i ruderi di un antico mulino a vento proprio ai piedi di una moderna elica.

In poco meno di un’ora arriviamo alle porte di Lisbona e, non senza perderci nel traffico della circonvallazione della capitale portoghese, arriviamo al Sana Park Hotel. L’albergo, un moderno quattro stelle inaugurato nel 2004, si trova in Avenida Fontes Pereira de Melo, a due passi da Praca Marquès de Pombal. Questa è la zona in cui si concentrano i principali alberghi della città: la passeggiata lungo l’elegante Avenida da Libertade che conduce alla Baixa, base di partenza per la visita di tutti i quartieri della capitale, può essere evitata grazie alla metropolitana ma noi, dopo esserci riposati e rinfrescati, decidiamo di camminare sino in centro. Sono quasi le dieci quando arriviamo nella Baixa e ci accorgiamo che molti ristoranti stanno già chiudendo: in effetti facciamo fatica a trovare un tavolo dove sederci ed alla fine, ormai stanchi, finiamo nell’unico posto della Baixa dove sono disposti a servirci la cena. Il personale è gentile ma il cibo è piuttosto scarso e non particolarmente gustoso (anche se non caro): il nostro consiglio è di evitare, per quanto possibile, i locali eccessivamente turistici della Baixa.

GIORNO 8: Lisbona – Sintra – Cabo de Roca – Cascais – Lisbona Oggi il programma prevede l’ultima escursione del nostro viaggio: la Serra di Sintra. La nostra idea è di visitare Sintra ed i suoi tanto decantati monumenti per poi giungere, attraverso i boschi della Serra, alle scogliere di Cabo de Roca e da lì ritornare a Lisbona lungo la strada litoranea che attraversa anche la cittadina balneare di Cascais.

Anche oggi il programma è piuttosto intenso per cui, dopo aver sperimentato l’abbondante e varia colazione a buffet del nostro albergo (compresa nel prezzo di Euro 130 a notte), saliamo in macchina per coprire i trenta km che separano Sintra da Lisbona. Avvistiamo il Palacio da Pena, una delle attrazioni di Sintra, in cima ad un alto monte quando ancora siamo in pianura sulla superstrada che conduce alla nostra meta e cominciamo così ad intuire il genere di scarpinata che ci attende oggi. Appena arrivati a Sintra, comprendiamo subito come questo posto sia stato scelto in passato come residenza estiva dei sovrani portoghesi e sia oggi la meta prediletta della borghesia lisboeta nei fine settimana: le verdi colline della Serra sono infatti disseminate di antiche quintas, palazzi da fiaba, pinete e rupi di granito. E’ ancora presto per cui non abbiamo difficoltà a parcheggiare vicino al centro (i parcheggi sono tutti a pagamento col parchimetro).

Il centro di Sintra è dominato dal Palacio Real con i suoi due enormi comignoli a forma di cono. Vi consigliamo di visitare questo edificio: gli interni ci colpiscono per la bellissima decorazione di azulejos antichi, specie nella sala degli Arabi e nella sala delle Sirene. Ma è la sala dei Blasoni che ci lascia a bocca aperta. Terminata la visita del Palacio Real (senza fretta è necessaria circa un’ora), ci dirigiamo verso la Quinta da Regaleira sulla strada di Seteais, a circa 800 metri dal centro del paese ma ci facciamo scoraggiare dal prezzo di ingresso (5 Euro a testa dopo averne appena pagati 4,5 a testa per il Palacio Real e con la prospettiva di dover ancora pagare il prezzo di ingresso agli altri monumenti di Sintra) e decidiamo di non visitare la Quinta. Un errore che abbiamo rimpianto in seguito. Comunque sia, presa la decisione (sbagliata!), ritorniamo in centro e passeggiamo per i vicoli stretti dove trionfano negozietti di souvenir e dove cerchiamo un locale dove pranzare. Scegliamo la Piriquita 2 (la Piriquita è una pasticceria di Sintra dove è possibile gustare il dolce tipico del luogo, la queijada, a base di formaggio dolce e cannella; la Piriquita 2 consente di mangiare qualcosa di salato senza perdere la possibilità di gustare le queijadas o un altro dolcetto). Due gustosi panini, due dolci e le bevande ci costano Euro 11.

Le guide turistiche consigliano ai coraggiosi di affrontare a piedi la salita verso il Palacio da Pena ed il Castelo dos Mouros ma noi intuiamo che l’impresa sarebbe ardua e decidiamo di salire la montagna in macchina, almeno fin dove è possibile. La strada che si inerpica verso l’alto si immerge letteralmente nel verde fittissimo del Parque da Pena. Arrivati in prossimità dell’ingresso a pagamento nel parco, parcheggiamo la macchina ed acquistiamo il biglietto di ingresso al Parque ed al Palacio da Pena (volendo si può acquistare il biglietto solo per il Palacio). Decidiamo di accontentarci della sola vista delle rovine del Castelo dos Mouros memori delle vertigini provate sulle mura di Obidos (anche qui scordatevi le ringhiere lungo il cammino di ronda) a cui occorre aggiungere che in cima alla montagna spira un vento non proprio leggero.

I sentieri del parco che conducono al Palacio da Pena costeggiano inizialmente dei romantici laghetti con isolette abitati da cigni e papere ma ben presto si infilano tra le rocce del bosco con pendenze veramente impegnative. Ammiriamo lo spettacolo regalato dalla natura specie durante le soste che la ripida salita ci induce spesso a fare. Finalmente arriviamo all’ingresso del Palacio da Pena. L’edificio, ornato di minareti, torri e cupole dorate colpisce tutti per l’accostamento di tanti stili: il moresco, il gotico, il manuelino, il rinascimentale, il barocco. Tale accostamento può piacere o meno ma è innegabile che il risultato sia originale: il tutto viene poi esaltato dai colori vivaci delle facciate esterne. Ci divertiamo a gironzolare per i tanti corpi e le terrazze che nel loro complesso costituiscono il Palacio: tra l’altro, la giornata è limpidissima e da questa altezza possiamo ammirare il paesaggio sottostante fino a Lisbona ed al Tago. Gli interni del palazzo non sono poi certo meno originali: l’arredamento delle stanze e delle varie sale è molto ricco con pezzi provenienti da tutto il mondo.

Tornati a Sintra, partiamo alla volta di Cabo da Roca., il promontorio sull’oceano che segna la punta più occidentale del continente europeo. La strada per Cabo da Roca si snoda (questa volta in discesa) tra i boschi della Serra costeggiando il Palacio dos Seteais (che ospita un hotel di lusso) ed il Parque de Monserrate. Con l’aiuto delle cartine stradali seguiamo la direzione Azoia, il paese più vicino a Cabo da Roca.. Il vento qui è di casa (occorre coprirsi anche se la giornata è di sole e non c’è una nuvola in giro) ma la veduta è eccezionale: la costa frastagliata è altissima (oltre cento metri) e le onde si infrangono con violenza sulle rocce. Facciamo la foto di rito davanti alla stele che riporta i versi di Camoes “qui dove la terra finisce e comincia il mare” ed abbandoniamo velocemente il negozio di souvenir e cartoline che sorge ai piedi del faro (i prezzi sono spropositati!).

Da Cabo da Roca proseguiamo lungo la strada litoranea in direzione Lisbona. Lungo il tragitto sostiamo un attimo in corrispondenza dell’ immensa Praia do Guincho, una bellissima spiaggia orlata di dune e affollata di surfisti e windsurfisti. Quindi proseguiamo per Cascais ed Estoril dove vogliamo fare una passeggiata e trovare un locale per la cena. Alle porte di Cascais ci ritroviamo casualmente alla Boca do Inferno, una voragine aperta nell’alta scogliera dove il mare, specie nei giorni di tempesta, si incunea con violenza producendo una quantità impressionante di spuma. Il mare oggi non è particolarmente agitato per cui lo spettacolo è inferiore alle aspettative. In compenso le onde, infilandosi nelle cavità delle rocce lì vicino, producono una sorta di soffioni di acqua vaporizzata che viene espulsa attraverso le crepe con un suono simile al respiro umano.

Ci dirigiamo poi verso il centro di Cascais. Questa cittadina, pur conservando ancora i caratteri del porto di pesca, è ormai divenuta un elegante sobborgo balneare e residenziale di Lisbona: accanto a vecchie case di pescatori è infatti possibile vedere eleganti e raffinate palazzine. E se nel porticciolo le barche dei pescatori galleggiano vicino agli yacht, il centro storico è stato rimodellato e sulle sue vie pedonali si affacciano eleganti negozi e ristoranti. Proprio qui troviamo il ristorante dove cenare: il Pimentao ci viene in realtà suggerito dall’edicolante presso il quale, in un attacco di nostalgia, acquistiamo il Corriere della Sera. Il locale è elegante ma non pretenzioso e, con poco più di trenta Euro, mangiamo un bife alla portuguesa con contorno di patate al forno, uno spiedino di salmone e gamberi con contorno di fagiolini, gli immancabili antipasti e le bevande.

A fine cena è ormai buio pesto e le scalate sulla Serra di Sintra cominciano a farsi sentire per cui saliamo in macchina per tornare in albergo a Lisbona.

GIORNO 9: Lisbona (Belem – Baixa –Chiado – Bairro Alto) E’ domenica e, siccome la domenica mattina l’ingresso a monumenti e musei è gratuito, decidiamo di iniziare la nostra visita di Lisbona dal quartiere di Belem, un vero e proprio concentrato dell’arte manuelina portoghese con il Mosteiro dos Jeronimos e la Torre de Belem.

Finita la colazione, andiamo a riconsegnare la macchina nell’agenzia di città dell’Auto Jardim (a due passi dall’albergo) e raggiungiamo a piedi Praca dos Restauradores nella cui stazione del metro acquistiamo la carta Siete Colinas valida tre giorni che, al costo di Euro 10 a testa, consente di prendere qualsiasi mezzo pubblico (metro, tram, autobus, elevadores) senza alcuna limitazione (consigliata vivamente perché girare per Lisbona esclusivamente a piedi è proibitivo).

La fermata del tram 15 (che ci porterà a Belem) è in Praca do Comercio, la piazza più importante di Lisbona che si affaccia direttamente sulle sponde del Tago. Trovandoci in Praca dos Restauradores, attraversiamo velocemente tutta la Baixa, che poi visiteremo con più calma nel pomeriggio. Essendo domenica mattina, Praca Dom Pedro IV (più nota come il Rossio) e Praca da Figueira, l’elegante Rua Augusta (cuore della città) e la stessa Praca do Comercio non sono ancora animate dalla consueta folla e anche i chioschi ed i negozi per turisti non sono ancora aperti: possiamo così scattare foto che nel pomeriggio non saranno più possibili.

Il tram 15 costeggia per qualche km il lungofiume (anche se il Tago a Lisbona assomiglia più al mare che ad un fiume) passando anche sotto le arcate del Ponte XXV Aprile (altissimo e gigantesco) fino a quando non vediamo stagliarsi in fondo alla strada le bianche mura del Mosteiro dos Jeronimos. Questo complesso è certamente il capolavoro dell’arte manuelina portoghese, una sorta di museo all’aperto che ci colpisce subito per la bellissima decorazione del portale attraverso il quale si accede ai due tesori da esso nascosti: l’emozionate Igreja de Santa Maria e lo stupefacente chiostro.

Scendiamo dal tram proprio in corrispondenza dell’Antiga Confeitaria de Belem (una pasticceria ormai divenuta un must per i turisti ma che scopriremo essere frequentata con altrettanto entusiasmo dai locali). Appena scesi, capiamo che la possibilità di visitare gratuitamente i vari monumenti di Belem non è venuta in mente solo a noi: la gente è tanta ed, inoltre, le visite nella chiesa del Mosteiro sono sospese sino al termine della messa in corso. Attendiamo in coda per una ventina di minuti (familiarizzando con un’attempata coppia di turisti americani a cui insegniamo alcune parole di portoghese spicciolo) e, finalmente, entriamo nella Igreja de Santa Maria. L’attesa è ben ripagata: all’ingresso della chiesa troviamo subito i sarcofagi di Vasco de Gama e di Camoes (il Dante portoghese) ma ben presto i nostri sguardi vengono rapiti dalla bellezza della volta che è sostenuta da sottili e decoratissimi pilastri.

Il capolavoro è però il chiostro su due piani che visitiamo subito dopo e dove ammiriamo una decorazione scultorea di straordinaria ricchezza la cui pietra calcarea, illuminata dal sole, assume una calda colorazione dorata: veramente imperdibile! Finita la visita del chiostro, attraversando gli eleganti giardini davanti al Mosteiro in Praca do Imperio, ci dirigiamo alla Torre di Belem, divenuta ormai il simbolo di Lisbona. Non perdiamo troppo tempo a descriverla perché chiunque programmi un viaggio a Lisbona s’imbatterà nella sua fotografia. Quello che vi consigliamo è di perdere molto tempo ad osservare i dettagli di questo monumento il cui segno distintivo è sicuramente l’uso stravagante di elementi marinari (funi intrecciate, ancore, globi terrestri, fauna e flora esotiche). Da non perdere è anche la loggia rinascimentale al terzo dei cinque piani della torre da cui è possibile scattare belle foto panoramiche sul fiume: oggi c’è addirittura in corso una regata con belle e veloci barche a vela.

E’ ora di pranzo per cui ci mettiamo alla ricerca di un ristorante: la folla trovata all’arrivo di Belem pare ora essersi trasferita a pranzo e la ricerca di un posto dove mangiare a prezzi ragionevoli diventa ardua. Scopriamo che lungo i docas (i moli lungo il fiume) ci sono tanti ristorantini: purtroppo scegliamo quello sbagliato visto che, mezzora dopo esserci seduti, non otteniamo altro che il menù. Arrabbiatissimi, abbandoniamo il tavolo ed usciamo ma ormai sono quasi le tre di pomeriggio e pranzare in modo canonico è impossibile. Decidiamo di cambiare programma: siamo infatti ai piedi del Pedrao de Descobrimentos, il monumento alle scoperte a forma di caravella con la prua che emerge dal mare, anch’esso divenuto una delle icone di Lisbona. Visto che non c’è fila per prendere l’ascensore che porta alla sommità del monumento (alto circa 50 metri), rinviamo il pranzo e prendiamo l’ascensore (Euro 2 a testa). Ne vale la pena perché, in cima al Pedrao, si gode una bella veduta sul Tago e su tutti i monumenti di Belem e si riesce a vedere in tutta la sua bellezza il gigantesco mosaico che decora il piazzale antistante il Pedrao e che raffigura una rosa dei venti con al centro un planisferio.

A questo punto non possiamo più ingannare la fame per cui ci dirigiamo verso la Antiga Confeitaria de Belem. Ci sediamo ad un tavolo delle sue innumerevoli sale decorate da azulejos blu e ordiniamo due pasteis a testa, un cappuccino ed un the freddo (sette Euro). I pasteis sono dei dolci a base di una crema d’uovo molto densa all’interno di piccoli cestini di pasta sfoglia che vengono spruzzati di cannella e zucchero a velo: un capolavoro molto calorico che placa la nostra fame, almeno per il momento! A stomaco pieno, non abbiamo voglia di musei per cui rinunciamo alla visita del Museu da Marinha, dedicato alla storia marittima del Portogallo, ed alla visita del Museu Nacional dos Coches, che invece raccoglie carrozze e portantine utilizzate in passato dai regnanti. Preferiamo una passeggiata nel Jardim do Ultramar che, come fa intuire il nome, ospita una serie di piante esotiche provenienti dalle ex colonie portoghesi: l’ingresso è a pagamento (Euro 1,50 a testa) ma, tutto sommato, ne vale la pena.

La visita di Belem si è conclusa per cui riprendiamo il tram 15 per ritornare in centro. Il centro di Lisbona, detto Baixa, è un quartiere pianeggiante delimitato, da una parte, dal colle dove sorge l’Alfama con in castello Sao Jorge e, dall’altra parte, dal colle dove sorgono i quartieri del Bairro Alto e del Chiado. E’ un quartiere caratterizzato innanzitutto dalle piazze più grandi ed eleganti della città: Praca dos Restauradores, aperta su Avenida da Libertade e con un lato delimitato dalla facciata Art Déco dell’Eden Teatro; Praca Dom Pedro IV o Rossio, elengantissima piazza pavimentata con un mosaico a onde ed orlata, sul lato nord, dal Teatro Nacional Dona Maria II e, sui restanti tre lati, da eleganti edifici (tra cui quello che ospita il rinomato Cafè Nicola) e da piccoli negozi che hanno conservato le loro decorazioni di inizio secolo (tra questi, la piccola bottega dove si vende la ginginha); Praca da Figueira, parallela al Rossio e ottimo punto di osservazione per ammirare il castello; Praca do Comercio, prospiciente il Tago e chiamata anche Terreiro do Paco (Terrazza del Palazzo) perché in essa si ergeva il palazzo reale andato distrutto col terremoto del 1755.

Le vie pedonali che collegano il Rossio con Praca do Comercio costituiscono una vera e propria scacchiera nel senso che queste vie sono tutte parallele così come parallele sono anche le loro traverse: il risultato è un reticolo perfetto che ha il suo fulcro nella ampia ed elegante Rua Augusta, la via che attraverso un arco di trionfo conduce a Praca do Comercio.

Gironzoliamo a caso per un po’ nelle vie della Baixa, gremite di turisti e di molti negozi ed infine decidiamo di salire ai quartieri del Barrio Alto e del Chiado utilizzando l’Elevador de Santa Justa (gratuito con la Carta Siete Colinas), un ascensore in ferro battuto che in pochi secondi consente di annullare il dislivello tra la Baixa e la parte alta dello Chiado. Nella piattaforma superiore dell’Elevador c’è un baretto con alcuni tavoli: da qui godiamo una bellissima veduta sul Rossio, sulla Baixa, sul Castelo Sao Jorge e sull’Alfama.

Dall’Elevador de Santa Justa una passerella ci porta al Largo do Carmo, una piazzetta raccolta ma elegante con gruppetti di anziani che giocano a carte, sulla quale si affaccia la Igreja do Carmo. Di questa chiesa rimangono in realtà solo le rovine in quanto essa fu distrutta dal terremoto del 1755: l’ingresso è già chiuso ma anche da fuori si vedono i muri e i pilastri sopravvissuti al terremoto che ormai reggono le volte fatte di cielo azzurro e nuvole bianche.

Ci gustiamo per qualche minuto l’atmosfera di questa piazzetta per poi dedicarci al passeggio in Rua do Carmo e, quindi, in Rua Garrett. Queste vie commerciali ed eleganti sono ricche di negozi con vetrine spesso antiche, librerie, pasticcerie e caffè storici, tra i quali uno dei più famosi è il Brasileira dove decidiamo di sederci a bere qualcosa in uno dei tavoli esterni. Da qui, affianco alla statua dello scrittore Pessoa (assiduo frequentatore di questo locale qualche decina di anni fa) ritratto come se fosse seduto ancora ad un tavolo, ci gustiamo il passeggio sullo sfondo del Largo do Chiado (Praca Luis de Camoes), uno degli angoli di Lisbona a cui siamo rimasti più affezionati.

E’ ormai ora di cena: decidiamo di cercare un posto nel Bairro Alto. Da Praca Luis de Camoes imbocchiamo Rua da Atalaia e ci immergiamo in questo quartiere che conserva ancora il suo carattere di quartiere popolare sebbene ultimamente sia diventato di moda e quindi nelle sue strade si possano trovare negozi di moda, gallerie d’arte, ristoranti di tendenza e via dicendo. Notiamo in effetti il contrasto tra gli eleganti locali di più recente apertura e le più tradizionali tascas, meno appariscenti ma forse più vere. Alla fine ci dirigiamo verso un altro must di Lisbona, la Cervejeria da Trinidade in Rua Nova da Trinidade. Si tratta di un locale ricavato da un ex convento di cui sono rimasti il soffitto a volta e, soprattutto, dei bellissimi azulejos che decorano tutte le pareti. Il posto è molto caratteristico e, se non vi lasciate prendere dall’entusiasmo, potete mangiare bene spendendo una trentina di Euro in due. Il consiglio è di arrivare non troppo tardi per cena: in caso contrario, la coda per sedersi sarà quasi inevitabile.

A fine cena ritorniamo al Largo do Chiado dove prendiamo il metro e in pochi minuti arriviamo alla Praca Marques de Pombal: duecento metri di passeggiata e siamo in albergo.

GIORNO 10: Lisbona (Graca – Castelo – Alfama – Parque das Nacoes) Il nostro secondo giorno a Lisbona prevede innanzitutto la visita del quartiere più antico della città, l’Alfama, che se ne sta tra il Castelo di Sao Jorge ed il Tago ed è attraversato da un suggestivo labirinto di vicoli acciotolati, viuzze e scalinate.

Per evitare la fatica della salita, prendiamo ad una delle fermate della Baixa il mitico tram 28 (un vero e proprio pezzo di antiquariato che circola per tutte le vie di Lisbona, anche per quelle così strette e ripide che si fa fatica a convincersi che ce la possa fare). Scendiamo a Largo da Graca per salire al vicino Miradouro de Senhora do Monte (il belvedere più alto della città) dove, all’ombra di alcuni pini, ammiriamo un ampio panorama su Lisbona, ed in particolare sul Castelo Sao Jorge e sul circostante quartiere di Mouraria.

Dal Miradouro de Senhora do Monte inizia la nostra discesa. Dopo una veloce sosta al Miradouro de Graca antistante l’omonima Igreja (la vista da qui è abbastanza simile a quella del belvedere precedente), raggiungiamo l’imponente chiesa di marmo bianco di Sao Vicente de Fora: l’interno della chiesa non è particolarmente emozionante mentre il chiostro affianco (che ospita degli azulejos raffiguranti le fiabe dello scrittore La Fontaine) è chiuso il lunedì. Proseguiamo quindi la nostra discesa verso il Largo das Portas do Sol, dal cui terrazzo panoramica si ha una bella vista da lontano su Sao Vicente de Fora, e soprattutto verso il Miradouro de Santa Luzia. Questo belvedere (che troviamo purtroppo sottoposto a lavori di restauro) è stato costruito su una piccola piazzetta attigua alla chiesa di Santa Luzia. I muri esterni della chiesa che delimitano la piazzetta sono decorati con azulejos blu e dei graticci sui quali si arrampicano bellissime bouganville (che a maggio troviamo in piena fioritura) offrono una preziosa ombra a chi si siede sulle panchine. Affacciandoci da queste terrazze ci godiamo una bellissima veduta panoramica sul Tago e, soprattutto, sul fitto groviglio di viuzze dell’Alfama.

Prima di scendere nell’Alfama, decidiamo di visitare il Castelo Sao Jorge. Proprio davanti alla Igreja de Santa Luzia ha inizio l’ascesa alle rovine del castello ed in pochi minuti di salita (le strade in piano sono una rarità a Lisbona) siamo all’ingresso.

Appena varcata l’antica cinta muraria del castello ci ritroviamo in una piazza ombreggiata dominata dalla statua del re Alfonso Henriques. Nonostante i molti turisti, questo è sicuramente uno dei posti più tranquilli di Lisbona: le sue terrazze consentono poi una veduta a 360° sulla città, sul Tago, sui due grandi ponti sospesi sul fiume. Insomma, se vi prende la voglia di una passeggiata romantica, magari al tramonto, questo è sicuramente il posto da scegliere.

Il castello propriamente detto è costituito da dieci torri collegate da mura merlate: saliamo attraverso una scala sul cammino di ronda e su un paio di torri che costituiscono altrettanti belvedere sulla città. Per il resto, le rovine del castello non offrono ulteriori spunti per cui decidiamo di scendere verso l’Alfama.

La visita delle viuzze di questo antico quartiere ci ricorda la prima passeggiata del nostro viaggio nei vicoli del centro storico di Porto. Ci inoltriamo in un dedalo di viuzze e vicoli (i famosi becos) interrotti da scalinate vertiginose e da archi pittoreschi che vi consigliamo di visitare lasciandosi guidare dal caso alla ricerca di scorci che nessuna guida vi suggerirà (magari aggregandosi ad altri turisti fai da te nel caso temeste di infilare il vicolo sbagliato nel momento sbagliato). Il fascino di questo quartiere in effetti risiede non tanto nella possibilità di ammirare bellezze architettoniche quanto nella possibilità di respirare l’atmosfera di questo bairro proletario con le sue case fatiscenti da cui pendono spesso i panni stesi, le sue tascas (minuscole osterie alla buona), le sue bancarelle, l’odore di sarde arrostite con minuscole griglie sulla strada, i bambini che giocano a pallone nei pochissimi spiazzi piani.

Concludiamo il nostro itinerario dell’Alfama visitando la Sé. Anche la cattedrale di Lisbona, come quelle già visitate a Porto e Coimbra, ebbe in passato una funzione di fortezza ed a ciò deve le merlature e le due massicce torri laterali. Dopo aver scattato alcune foto della facciata in concomitanza del passaggio del mitico tram 28 (di cui vogliamo portare a casa un ricordo fotografico), entriamo all’interno della chiesa che mostra tutta la sobrietà dello stile romanico. Nella prima cappella della navata sinistra vi segnaliamo un grazioso presepio di terracotta (da gustare anche se a Maggio siamo un po’ fuori stagione!).

Rinunciamo alla visita del chiostro della Sé perché è già piuttosto tardi e incominciamo ad avere fame e, così, completiamo la discesa dalla collina dell’Alfama e, passando anche per la Igreja de Santo Antonio (pochi sanno che S.Antonio da Padova nacque in realtà a Lisbona) ritorniamo nella Baixa con destinazione la Casa do Alentejo in Rua das Portas de Santo Antao 58. Dietro alla facciata totalmente anonima di questo civico si nasconde un ristorante ospitato in una bella dimora dall’atmosfera decadente con patios moreschi, mobili intagliati e decorazioni di azulejos. Il cibo è buono (si possono degustare i piatti tipici dell’Alentejo come la carne de porco à alentejana che è uno stufato di maiale con coriandolo e vongole) ed i prezzi più che ragionevoli.

Dopo pranzo decidiamo di riprendere il tram 28 in direzione opposta all’Alfama per salire fino al Largo do Chiado e, da qui, al quartiere di Estrela. Sventiamo un probabilissimo tentativo di scippo (i vecchi tram che si arrampicano per le colline di Lisbona sono minuscoli e la ressa che spesso si crea al loro interno costituisce l’habitat naturale dei deliquenti) e, dopo essere transitati davanti all’edificio neoclassico che ospita il Parlamento Portoghese, scendiamo davanti alla facciata di pietra bianca della Basilica da Estrela la cui cupola è visibile praticamente da qualsiasi punto della città. Entriamo in questa imponente chiesa che ha una vaga somiglianza con la chiesa di Sao Vicente: l’interno è altrettanto imponente ma ciò che attira la nostra attenzione è soprattutto la decorazione dell’altissima cupola.

Proprio di fronte alla basilica vediamo il cancello d’ingresso del Jardim da Estrela, un bel parco pubblico con un piccolo stagno al centro. Ci rendiamo subito conto che questi giardini sono frequentati più dai Lisboeti che dai turisti ma ciò che ci colpisce di questo posto sono le bellissime piante esotiche (tra queste, una pianta con radici aeree che pendono dai rami e che assomigliano ad una barba: proprio da questa pianta gli esploratori trassero ispirazione per battezzare le isole Barbados dove questa pianta è diffusissima).

Dopo una salutare passeggiata trascorsa a leggere sulle targhette il nome di tutte le piante sconosciute trovate nel Jardim da Estrela, decidiamo di dedicare il resto del nostro pomeriggio alla visita del Parque das Nacoes. Riprendiamo quindi il tram 28 per scendere a Largo do Camoes dove prendiamo la linea verde del metrò fino alla fermata di Alameda dove cambiamo per prendere la linea rossa sino alla fermata Oriente (a questo proposito, vi consigliamo di non distrarvi durante gli spostamenti in metro perché le stazioni non sono tutte uguali e molte di esse sono veramente belle grazie o per la decorazione di azulejos moderni o per i particolari architettonici).

Cosa dire del Parque das Nacoes? Questo quartiere, costruito per ospitare l’Expo 98, con le sue originali architetture ultra moderne è l’altro volto di Lisbona. Se la Lisbona vista all’Alfama di mattina rappresenta la tradizione e le radici del Portogallo, questo quartiere residenziale e commerciale rappresenta un po’ lo sguardo del Portogallo verso il futuro. Anche la stazione della metropolitana è avveniristica con le sue strutture in vetro e acciaio (i pilastri ricordano delle palme e sorreggono una serie di vetrate a forma di prisma). L’uscita dalla stazione ci porta direttamente al Centro Commerciale Vasco de Gama dove facciamo un rapido giro alla ricerca di qualche negozio tipico (che però non troviamo visto che entrare in un centro commerciale in qualsiasi città europea ti fa immediatamente sentire a casa tua: vantaggi o svantaggi della globalizzazione!? A voi la scelta).

Lasciamo il centro commerciale uscendo dalla parte opposta a quella da cui si entra arrivando e ci ritroviamo nell’ampia zona pedonale che arriva sino alla riva sul fiume. Questa zona è disseminata di sculture moderne e di fontane avveniristiche (tra tutte, quelle a forma di vulcano che ad intervalli regolari sparano un potentissimo getto d’acqua verso l’alto ricordando una eruzione ed una a forma di cascata sotto la quale è possibile passeggiare al prezzo di qualche schizzo).

Attraversiamo l’area pedonale per raggiungere l’Oceanario, uno dei più grandi acquari d’Europa, costituito da quattro vasche che riproducono l’habitat tipico delle coste degli oceani Artico, Indiano, Pacifico ed Atlantico e ruotano attorno ad un enorme bacino centrale dedicato ai pesci di alto mare (razze, squali, barracuda, cernie, per dirne alcuni). Durante la visita, che si svolge lungo un percorso su più piani, la vasca centrale è sempre visibile, a volte dall’alto altre volte come se si fosse in immersione. Andare al Parque das Nacoes e non visitare l’Oceanario è un peccato anche se il biglietto costa ben 10 Euro a testa (la visita li vale tutti).

Quando usciamo dall’Oceanario, iniziamo ad avvertire la stanchezza per cui rinunciamo al giro in teleferica sopra le docas e ci accontentiamo di vedere da lontano il panorama con la Torre Vasco da Gama sullo sfondo del lunghissimo ponte omonimo sospeso sul Tago. Si avvicina anche l’ora di cena e, avendo esaurito l’energia necessaria per mettersi alla ricerca di un posticino particolare per cenare, ritorniamo al centro commerciale dove troviamo una piazzetta su cui si affacciano tanti localini: uno di noi sceglie di mangiare brasiliano e l’altro propende per una tipica…Pizza portoghese (il cibo è senza infamia e senza lode ma ha il pregio di essere economico).

GIORNO 11: Lisbona (Bairro Alto e Chiado – Museu Nacional do Azulejo – Belem) La giornata è oggi splendida per cui, sebbene il nostro programma prevedesse anche la visita di qualche museo, decidiamo di limitarci a visitare un solo museo, quello che espone arte che altrove non potremo trovare, cioè il Museu Nacional do Azulejo. A Lisbona ci sono comunque almeno altri due musei che meritano di essere visitati da chi ama le visite museali: innanzitutto, il Museu Calouste Gulbenkian che custodisce gli oggetti più preziosi della collezione privata del magnate da cui il museo prende il nome; e, poi, il Museu Nacional de Arte Antiga che possiede la collezione più completa di arte portoghese unita alle culture con cui è venuta in contatto (pensate ai grandi esploratori portoghesi!). Visitare anche questi musei sarà una buona scusa per ritornare in futuro a Lisbona! Pro-memoria fondamentale per chi vuole visitare il Museu Nacional do Azulejo è che il museo rimane chiuso il lunedì ed il martedi mattina. Oggi è proprio martedì per cui decidiamo di trascorrere la mattinata in attesa dell’apertura del museo completando la visita del Bairro Alto e del Chiado. Con l’Elevador de Santa Justa saliamo al Largo do Carmo; da qui risaliamo sino al Largo Trinidade Coelho dove visitiamo la Igreja de Sao Roque. Entriamo e ci troviamo di fronte ad un trionfo di decorazione barocca (lasciamo alle guide turistiche il compito di illustrarvi tutti i particolari). Imbocchiamo poi la salita di Rua Sao Pedro de Alcantara per arrivare all’omonimo miradouro, un piccolo giardino pubblico con una terrazza panoramica la cui veduta abbraccia la Baixa, il Tago e la collina di Sao Jorge dirimpetto. Purtroppo anche questo miradouro è sottoposto a dei lavori di ristrutturazione per cui non ce lo possiamo godere come avevamo immaginato.

A questo punto invertiamo la rotta e, gironzolando a caso per le vie dello shopping lisboeta, arriviamo a Largo do Camoes. Manca poco all’ora di pranzo e la nostra idea è di consumare uno spuntino sulla esplanada del nostro cafè preferito, A Brasileira in Lardo do Chiado. Aldilà della bellezza di questo locale storico, ciò che ci attira di questo cafè è la sua posizione strategica nel Largo do Chiado, punto di passaggio del passeggio lisboeta e anche…Dei caratteristici tram gialli.

Prima di sederci ai tavoli del A Brasileira, visitiamo frettolosamente le due chiese, una di fronte all’altra, che racchiudono il Largo do Chiado (il loro interno non nasconde però particolari bellezze e la nostra attenzione è attirata più dalla devozione, a volte plateale, dei fedeli in preghiera e dal prete che, dicendo messa in una delle due chiese, accompagna con la chitarra il canto di una corista nello stile struggente del fado); inoltre facciamo un salto nella libreria Bertrand, la più importante di Lisbona, alla ricerca di un bel libro fotografico sul Portogallo.

Dopo pranzo scendiamo nella Baixa per dirigerci al Museu Nacional do Azulejo. Il museo è in una zona un po’ fuori mano di Lisbona servita da una linea di autobus la cui fermata più vicina al centro cittadino è quella della estacao Santa Apolonia (una stazione ferroviaria in riva al Tago). Da Praca do Comercio ci dirigiamo a Santa Apolonia: nel tragitto ammiriamo il raffinatissimo portale manuelino della Igreja da Conceicao Velha in Rua da Alfandega e poi la stravagante facciata della Casa dos Bicos con un bugnato a punta di diamante che le guide riferiscono sia di ispirazione italiana.

Alla fermata di Santa Apolonia abbiamo l’ennesima dimostrazione dell’ospitalità che caratterizza il popolo portoghese. Stiamo cercando di capire quale autobus dobbiamo prendere leggendo una cartina affissa alla fermata quando un signore lì seduto ci chiede dove dobbiamo andare e, saputa la nostra destinazione, ci indica la linea giusta. Un altro signore arrivato nel frattempo che sale sul nostro autobus ci dice che sarà lui a indicarci la fermata a cui dobbiamo scendere per il Museu do Azulejo. Infine, quando scendiamo dall’autobus, una signora che scende insieme a noi ci spiega esattamente come raggiungere la nostra destinazione. Tutto questo senza che noi avessimo chiesto alcunchè! Col buonumore regalatoci dalla gente di Lisbona arriviamo al Museu Nacional do Azulejo. Questo museo, sistemato nell’ex-convento da Madre de Deus, illustra la storia dell’azulejo, dalle piastrelle ispano-moresche del XV secolo alle realizzazioni moderne ela sezione iniziale spiega anche le tecniche di produzione ed i diversi stili (le spiegazioni sono solo in portoghese ed in inglese). L’idea di sviluppare l’esposizione tra i chiostri e le sale dell’ex-convento è geniale e trova il suo culmine nella decorazione barocca della chiesa dove i legni dorati, i dipinti e gli azulejos ricoprono interamente le pareti.

Nel portici del più grande dei chiostri ammiriamo il pezzo più interessante (anche se non il più bello, a nostro parere) dell’intera esposizione: si tratta del famoso pannello in azulejos bianchi e blu che, con i suoi 23 metri di lunghezza e le sue 1.300 piastrelle, illustra la veduta panoramica di Lisbona prima del terremoto. Passiamo così qualche minuto facendo dei confronti tra la Lisbona di oggi e la Lisbona dipinta di fronte a noi.

Vi segnaliamo infine che nel museo c’è anche un bookshop dove chi fosse interessato può acquistare pregevoli libri dedicati all’arte degli azulejos nonché belle riproduzioni di pezzi antichi e contemporanei.

All’uscita dal Museu Nacional do Azulejo, veniamo assaliti da un’irresistibile voglia di pasteis per cui decidiamo di tornare all’Antiga Confeitaria de Belem per la nostra merenda. Dopo aver riassaporato un paio di dolcetti a testa, facciamo un’altra passeggiata per il quartiere di Belem godendoci la vista dei bellissimi monumenti con la luce del tramonto e senza la consueta folla di turisti (i monumenti sono ormai chiusi).

La nostra idea per la cena è di recarci al ristorante Casa do Mexico (siamo appassionati di cucina messicana) in Avenida Dom Carlos I, una traversa dei lunghissimi viali che collegano Belem a Praca do Comercio: è ancora un po’ presto, però, per cui facciamo una visita veloce al moderno edificio in pietra calcarea grezza del Centro Cultural de Belem.

Arriviamo alla Casa do Mexico quando mancano ancora venti minuti all’apertura e, per ingannare l’attesa, facciamo un giro nei dintorni e ci rendiamo conto di essere a due passi dal Palazzo del Parlamento che avevamo visto il giorno prima sul tram verso Estrela. Scattiamo qualche foto sull’imponente scalinata che si sviluppa davanti alla facciata bianchissima del palazzo e passeggiamo velocemente per le vie di questo elegante quartiere. Ritorniamo poi alla Casa do Mexico e scopriamo un locale veramente carino con camerieri sorridenti e disponibilissimi. La nostre buone impressioni vengono poi confermate dai piatti che ci vengono serviti e dal fatto che il locale è interamente frequentato da gente del posto. Con 32 Euro usciamo soddisfatti e ci dirigiamo verso l’albergo.

GIORNO 12: ultime passeggiate a Lisbona e volo Lisbona-Milano Oggi si ritorna in Italia. Il nostro aereo parte alle 15.00 per cui possiamo dedicare qualche ora della mattina ad un’ultima passeggiata per le vie e le piazze della Baixa ed all’acquisto di qualche ricordo. Avevamo anche pensato di dedicare questa mattinata alla visita del Palacio dos Marqueses de Fronteira, una palazzina di caccia del XVII secolo le cui sale ed i cui giardini, a detta delle guide, sono un capolavoro per la qualità e la varietà stilistica dei suoi azulejos.

Ma la necessità di prenotare la visita in anticipo nonché il poco tempo a disposizione (per raggiungere il Palacio dos Marqueses de Fronteira occorre prendere la linea azul della metropolitana fino alla stazione Jardim Zoologico e quindi percorrere un tratto a piedi) ci fanno rinunciare con rammarico ai nostri propositi. Aggiungiamo così anche il Palacio dos Marqueses de Fronteira tra le mete di un nuovo viaggio a Lisbona! Alle 12.30 lasciamo il nostro albergo ed in venti minuti raggiungiamo l’aeroporto Portela utilizzando un taxi che per la corsa ci chiede solamente 6 Euro. L’aereo è in orario e, così, dopo due ore e mezza di viaggio, siamo già a Malpensa alle 18.30 (tra Portogallo e Italia c’è un ora di differenza di fuso orario, ricordatelo anche per programmare l’orario del vostro arrivo in Portogallo nel viaggio di andata).

A conclusione di questo diario del nostro viaggio in Portogallo, vi elenchiamo alcune esperienze memorabili (a nostro parere) se visiterete il Portogallo: 1) una passeggiata notturna nel Cais da Ribeira a Porto; 2) un giro nelle cantine del Porto a Vila Nova de Gaia; 3) l’ascesa sulla scalinata del Santuario Bom Jesus a Braga; 4) una passeggiata su una delle immense spiagge oceaniche; 5) una o più notti in una pousada ( noi abbiamo visitato quella di Ourem); 6) la visita di Tomar e del suo Convento do Cristo; 7) la visita del Mosteiro di Batalha; 8) il panorama di Nazarè e della sua spiaggia dalla cima della scogliera a picco sull’oceano; 9) una passeggiata per il villaggio fortificato di Obidos; 10) la visita dei palazzi immersi nelle foreste della Serra di Sintra; 11) una corsa a bordo del tram 28 a Lisbona; 12) una sosta ai tavoli della Brasileira per godersi il passeggio sul Chiado; 13) un assaggio dei mitici pasteis ai tavoli dell’Antiga Confeitaria de Belem; 14) la visita dello splendido Mosteiro dos Jeronimos.



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