Saudade nordica… Oporto

Cinque giorni per innamorarsi del Portogallo più autentico: Porto, Guimaraes e Aveiro
Scritto da: Elisa Leone
saudade nordica... oporto
Partenza il: 10/02/2014
Ritorno il: 15/02/2014
Viaggiatori: 4
Spesa: 500 €
Quando si pensa al Portogallo, a quello staterello ricco di tradizioni, addossato all’Oceano Atlantico, quasi inevitabilmente il pensiero cade sulla capitale Lisbona. No, non è questo il caso. Come spesso accade, qualche scapestrato cerca un’alternativa, una meta secondaria un po’ meno frequentata; oppure ha semplicemente trovato un volo talmente “low cost” da non poterselo far sfuggire. Ed ecco che Porto, città portoghese nota quasi esclusivamente per la sua eccellente produzione di vini di altissima qualità, diventa all’improvviso la destinazione più ambita di sempre. Un po’ volutamente, un po’ per caso.

Primo giorno

Con grande sorpresa, la prima cosa che possiamo constatare una volta atterrati all’aeroporto Francisco de Sá Carneiro è l’efficienza del sistema dei mezzi pubblici della regione di Oporto. L’aeroporto in primis, è strutturato in maniera impeccabile sia architettonicamente che funzionalmente ed il collegamento con il centro città, consistente in una linea metrotranviaria moderna e sapientemente ristrutturata, è davvero la ciliegina sulla torta.

In men che non si dica, ci ritroviamo alla stazione di Trindade, a due passi dalla via più importante della città, Avenida Dos Aliados, nella quale ci avventuriamo non prima di esserci ristorati con qualche dolcetto tipico portoghese (non dimenticate di assaggiare i Pasteis de Belem, sono qualcosa di sublime): la via è immensa se si pensa all’estensione contenuta di Porto, il Palazzo del municipio fronteggiato dalla statua equestre di Re Pietro IV, domina lo spazio insieme alla serie di palazzi in stile liberty. Siamo accolti da una “simpatica” pioggia e ci atteniamo al cliché del turista infastidito dal tempaccio, perché non abbiamo ancora colto la bellezza ed il romanticismo che infonde il microclima di Porto, città in pendenza, avvolta da dolci colline ed attraversata dal fiume Douro. Ci ricrederemo ben presto. La via termina in Praça da Liberdade, piazza principale di Porto e punto di incontro tra città vecchia e città moderna. Ci avviamo verso il nostro Ostello, ritrovandoci catapultati in un’atmosfera senza tempo: strette vie costellate di palazzi antichi dai colori sgargianti, molti dei quali decorati dalle piastrelline dell’arte tradizionale portoghese, gli Azulejos; i gabbiani, che sembrano vivere in simbiosi con l’ambiente, gli abitanti ed i turisti ed animano la giornata uggiosa con il loro continuo chiacchierio; quel disordine, ebbene sì, che si scorge all’interno dei piccoli negozietti, dei magazzini di fabbri e ferramenta, e su finestre e balconi con i panni perennemente stesi, che non fa che arricchire in un modo del tutto particolare quella sensazione malinconica di stare attraversando un mondo che ormai non esiste più. Arrivati all’Ostello, ci passiamo parte del pomeriggio, perché siamo immotivatamente stanchi, ma soprattutto perché anch’esso, come la città, è molto accogliente e la vista dalla sala comune su Porto e sulla Cattedrale da Se dà un senso di pace.

Nel tardo pomeriggio iniziamo ad esplorare come si deve, recandoci nel quartiere della Ribeira, nominato non a caso patrimonio dell’UNESCO, e nell’omonima Praça da Ribeira, piccola piazzetta caratteristica e colorata sulla riva del Douro, al cui centro svetta una particolare fontana monumentale. La riva del Fiume Douro, le imbarcazioni tipiche utilizzate in passato per il trasporto delle botti di vino Porto e i ponti, tra cui il più bello è senz’altro il Ponte Luìs I creano un paesaggio a dir poco suggestivo. La sera ceniamo in un piccolo ristorante tradizionale davvero molto carino ed accogliente, gustando un dolcissimo vino, del pesce e il tipico prosciutto crudo tagliato spesso ed accompagnato da olive verdi e nere.

Secondo Giorno

Oggi andiamo alla volta della parte marittima e portuale della città ed incuriositi dai caratteristici tram gialli che attraversano le città portoghesi, decidiamo di pagare un biglietto e goderci un viaggio un po’ insolito su questo mezzo tanto curioso quanto antico. Sempre un po’ abbattuti per il tempo ancora instabile, al quale però ci stiamo adattando e che stiamo imparando ad apprezzare, arriviamo alla foce del fiume Douro e scorgiamo l’oceano: la vista è mozzafiato, le onde si infrangono sul faro e su alcuni scogli e non perdiamo occasione per catturare diversi scatti di quel panorama così fiabesco. Ce la prendiamo con comodo, passeggiando lungo l’oceano e fermandoci a bere qualcosa in un locale stranamente snob con terrazza sulla spiaggia. Tornati nel centro storico, ci dedichiamo ad un po’ di shopping nei tanti negozietti di souvenir che si trovano soprattutto nel quartiere della Ribeira, dove si possono ammirare ed acquistare capolavori artistici tradizionali per tutte le tasche. Da sottolineare è l’economicità di Porto e del Portogallo in generale: riuscirete a gustarvi un ottima cena completa anche con soli dieci euro. Provare per credere! A cena gustiamo un’ottima francesinha, un piatto composto da pane, formaggio, prosciutto innaffiata nel vino (o almeno, questa è la versione che ci è stata presentata) con uova. Be’, tanti auguri a chi volesse provare a mangiarne una intera!

Terzo Giorno

Visitiamo i monumenti principali: la Cattedrale da Se, decorata in parte esternamente dai bellissimi azulejos bianchi ed azzurri, la Torre dos Clérigos, per la quale paghiamo un biglietto che vale la bellissima vista della città dall’alto, la Igreja de Sao Francisco con un interno a dir poco sfarzoso, quasi completamente decorato in oro che fonde barocco, gotico e romanico nella quale visitiamo anche le immense catacombe. Degno di nota è sicuramente il parco che si trova vicino alla Torre dos Clérigos, nel quale si trovano delle simpatiche statue che raffigurano uomini seduti su panchine impilate, che se la ridono così tanto da rotolare quasi a terra! Visitiamo anche la famosa Livraria Lello, la Casa Da Musica e il parco del Palacio de Cristal, il cui edificio è tristemente abbandonato, nonostante sia circondato da un parco con una rigogliosa natura e popolato da pavoni, anatre ed altri simpatici volatili.

Alla sera ci rechiamo finalmente a Vila Nova de Gaia, la città che si trova dall’altra parte del fiume Douro, e ci ritroviamo in una visita guidata in una delle più importanti cantine del posto, che ci permette di fare una degustazione di tutto rispetto con un prezzo davvero contenuto. Con tanto di cioccolatini abbinati ad ogni tipo di vino. Un vero lusso. Usciti dalla cantina, giusto un po’ più allegri di prima, non siamo ancora consci del fatto che uno dei momenti più indimenticabili del nostro viaggio è imminente: ci sediamo sulla riva del fiume, il sole è quasi tramontato e la vista di quell’incantevole paesaggio dorato è accompagnata da una brezza leggera e dal flebile suono proveniente dalla riva opposta; sono i suonatori di fado, che ci trasmettono un’emozione unica. E all’improvviso comprendiamo il significato di quella parolina magica, la famosa saudade, che non è semplice malinconia, perché la malinconia è internazionale, ma la saudade la provi solamente lì, in terra portoghese (e anche in terra brasiliana, suppongo).

Quarto giorno: Guimarães

Di comune accordo, ci rechiamo in treno a Guimarães. Non si può non citare la bellezza della stazione dei treni di Porto, Sao Bento, il cui interno è quasi interamente decorato da azulejos che, a mo’ di mosaico, rappresentano varie scene di vita tradizionale del passato. Città ricca di storia, nel centro storico di Guimarães, patrimonio dell’Unesco, svetta la scritta “Aqui nasceu Portugal” (Qui nacque il Portogallo) a indicare che a seguito di una storica vittoria nel 1128, D Afonso Henriques diede inizio alla costruzione del Regno del Portogallo. Visitiamo il museo de Alberto Sampaio, ricco di tesori storicamente molto importanti, scultura in legno e pietra calcarea e pittura e al cui interno si trova un bellissimo chiostro romanico. Ci rechiamo poi al Castello de São Miguel risalente al X secolo, che si trova su una piccola altura, fatto costruire dalla contessa Mumadona affinché la popolazione vi si potesse rifugiare dai continui attacchi vichinghi. Il castello è visitabile anche dall’interno, dove si trovano dei falconieri che per qualche spicciolo offrono la possibilità di farsi fotografare con un rapace sul proprio braccio. Forse questa è stata l’unica nota triste della giornata. Ci spostiamo poi di nuovo verso il centro storico e decidiamo di pranzare nella splendida piazza chiamata Largo da Oliveira, in cui i tavolini dei bar e dei ristoranti occupano buona parte dello spazio e rallegrano l’atmosfera. Proviamo il chouricao, una salamella affumicata “fai da te” (viene servita con un fornelletto da tavola, non molto adatto ad esterni, soprattutto in giornate ventose!).

Quinto giorno: Aveiro e Praia da Barra

L’ultimo giorno. Siamo tristi, ma un’altra avventura ci attende, quindi mettiamo da parte le sensazioni negative per un po’ e andiamo alla volta di Aveiro, anche detta Venezia portoghese. Ebbene sì, arriviamo alla stazione di Aveiro e dopo una breve camminata durante la quale non possiamo fare a meno di notare delle curiose statue moderne, se vogliamo anche un po’ inquietanti, ci ritroviamo nel centro della città: un turbine di colori provenienti dalle imbarcazioni caratteristiche (in pratica delle gondole, con tanto di gondolieri pronti ad accogliere i turisti) e dalle bancarelle del mercatino domenicale, dove l’artigianato, quello autentico e per nulla scontato, non manca di certo. Non ci fermiamo troppo, però, perché la nostra meta principale è la Praia da Barra, che riusciamo a raggiungere dopo varie peripezie per capire quale autobus dovremmo prendere. Arrivati sul posto, non riusciamo a credere ai nostri occhi: un paradiso. Il litorale sabbioso è estesissimo, le spiagge sono quasi totalmente deserte e approfittiamo per goderci la vista stupenda ed un po’ di sano relax. Da non credere, nonostante il clima decisamente ventoso, finalmente un bellissimo sole ci permette di accantonare i giubbotti e di metterci addirittura in costume e ci sentiamo quasi catapultati in un’estate un po’ provvisoria, che accogliamo molto ben volentieri. La nota triste della giornata è stata il fatto di non essere riusciti a visitare il villaggio dei pescatori, una delle prime attrazioni della zona, caratterizzata da casette dai colori sgargianti. Poco male, la Praia da Barra valeva tutto il tempo che ci abbiamo speso. E’ ora di tornare a Porto e nell’ultima sera ci abbandoniamo a zonzo tra le viette per assaporare fino all’ultimo istante l’atmosfera accogliente che sappiamo ci mancherà davvero tanto.

Sesto giorno: Si torna a casa

Un ultimo saluto ad una delle città più emozionanti che abbiamo mai visitato, ci avviamo verso l’aeroporto con la convinzione che ci rivedremo. Noi quattro e la città di Porto ovviamente. Come si fa a non tornare in una città che ha così facilmente conquistato parte il nostro cuore?



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