Polinesia,il sogno di una vita

Il sogno di una vita si realizza quest’anno, grazie allo scambio con Rci che ci porta a Moorea, Polinesia francese per una vacanza da sogno di due settimane. Non abbiamo portato Bimbo, anche perché il viaggio è molto lungo, 22 ore di volo e 12 di fuso orario, allo scalo di New York, la prima piacevole sorpresa, siamo in ‘business class’...
Scritto da: aikialessio
polinesia,il sogno di una vita
Partenza il: 08/06/2007
Ritorno il: 24/06/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
Il sogno di una vita si realizza quest’anno, grazie allo scambio con Rci che ci porta a Moorea, Polinesia francese per una vacanza da sogno di due settimane. Non abbiamo portato Bimbo, anche perché il viaggio è molto lungo, 22 ore di volo e 12 di fuso orario, allo scalo di New York, la prima piacevole sorpresa, siamo in ‘business class’ sulla tratta N.Y.-Tahiti di 13 ore e ci fanno accomodare nel lounge dell’aeroporto, dove facciamo una degustazione di vini (chardonnay californiano, sauvignon sudafricano, cabernet cileno e primitivo di Manduria) con stuzzichini vari in attesa del volo. Appena entriamo in business, ci rendiamo conto della differenza di trattamento, arrivano subito due calici di champagne ghiacciato e ci accomodiamo sulle larghe poltrone che di notte, reclinandosi completamente, diventeranno il nostro letto e riusciremo anche a fare qualche ora di sonno; la cena inoltre è servita in piatti di porcellana ed ha varie opzioni, il tutto innaffiato con l’ottimo champagne di prima.

Arriviamo a Tahiti che è l’una di notte ora locale, il volo per Moorea parte solo alle 5,30, così cambiamo i soldi e ci mettiamo a leggere sui sedili dello spartano aeroporto polinesiano.

Puntualissimo il traballante bimotore (che due mesi più tardi si schianterà in fase di decollo…) si stacca da Tahiti ed in meno di dieci minuti atterriamo a Moorea, contrattiamo un taxi e raggiungiamo il Club Bali Hai, un bellissimo villaggio nella baia di Cook.

L’appartamento è molto bello, non saranno i bungalows ‘overwater’ dello Sheraton, ma è a dieci metri dal mare ed andiamo subito alla spiaggetta per farci il primo di una lunga serie di bagni.

Il sole qui arriva intorno alle 9 perché la baia è protetta da montagne alte 900 metri, che si specchiano nel mare dandogli riflessi verde scuro e l’acqua è popolata da miriadi di pesci attratti dalle briciole di pane che i turisti del ‘Pineapple Blue’, il nostro ristorante interno, gettano loro.

C’è un supermercato a 5 minuti dal Club, così generalmente pranziamo al ristorante (‘poisson cru’ fantastico) e ceniamo in casa, visti anche i prezzi proibitivi della Polinesia; la sera non c’è molto da fare sull’isola, così ci sediamo a guardare le stelle cadenti ed andiamo a nanna presto ed al mattino, dopo aver preparato il the aromatizzato (mango, fragola, menta…), faccio la spesa e vado in spiaggia a leggere, in attesa che arrivi Silvanir per fare il bagno insieme.

Il luogo è molto tranquillo e rilassante, i polinesiani sono molto simpatici e sempre sorridenti, d’altra parte vivono probabilmente nel posto più bello della terra e non potrebbe essere altrimenti.

La sera all’imbrunire c’è un meeting organizzato dal capo-villaggio, ma essendo quasi tutti americani ed australiani, parlano un inglese molto stretto e rapido e ci andiamo una volta sola.

Il terzo giorno piove e ne approfittiamo per comprare qualche souvenir, ma non c’è molto da scegliere, a parte le carissime perle nere, per le quali c’è un negozio ogni 200 metri; l’indomani il tempo migliora e ne approfittiamo per prendere ancora un po’ di sole in vista dell’escursione del giorno successivo: il Motu picnic. Partiamo alle 9,30 dal Club e dopo mezz’ora raggiungiamo lo shark point, dove una trentina di squali grigi (gattucci) stanno nuotando intorno alla barca; la guida ci spiega di non oltrepassare la corda dell’ancora, perché tutto ciò che sta dall’altro lato per loro è cibo ed infatti vengono gettati grossi tranci di tonno e pesce spada.

Inforco la maschera (Silvanir rimarrà a bordo perché l’acqua è alta) e tenendomi alla corda, ammiro questi squaletti (2 metri circa) che mi girano intorno ed anche se sono quasi “ammaestrati”, un brivido freddo corre lungo la schiena ogni volta che incrocio il loro sguardo.

L’acqua è talmente bianca e trasparente che faccio delle foto così nitide, da sopra la barca, che sembrano subacquee; in effetti l’acqua della Polinesia ha tonalità incredibili, in tanti anni di viaggi confesso di non essermi mai trovato di fronte a colori così fantastici, trasparenti e limpidi.

Dopo gli squali, passiamo di fronte al delfinario e ci dirigiamo verso il ‘ray feed’, la piscina naturale popolata da tantissime razze, che in un metro d’acqua, si fanno accarezzare (unico accorgimento, non toccare la coda) in cambio di qualche boccone di pesce. Al primo viscido contatto, Sil risale subito sulla barca, io rimango a coccolare un po’ queste simpatiche bestiole, finché non è ora di tornare sulla barca per dirigersi verso il Motu (isolotto), per il picnic a base di mahi-mahi grigliato, pollo, riso ed insalata, il tutto innaffiato da birra hinano o succo d’arancia.

Dopo il pranzo ed il bagno rinfrescante nelle limpide acque del motu, popolate di pesci di vario tipo, incluse le razze, ci viene spiegato come rompere una noce di cocco, berne l’acqua e ricavarne il latte, dopo di ché saliamo sulla barca per tornare al Bali Hai, non prima di aver ordinato il dvd di questa fantastica escursione (70 euro, ma li vale tutti). La sera c’è in programma uno spettacolo di danzatori polinesiani, così assistiamo allo show di fronte al ‘pineapple blu’ e poi ceniamo al ristorante aperto anche la sera per l’occasione. La sera precedente era stata dedicata ai parei polinesiani ed alla decina di modi di indossarli, ma le danze di questa sera, in costumi locali, con tanto di collane di fiori, sono più folkloristiche.

Ancora una giornata di relax e decidiamo di affittare una macchina in compagnia di Regina, la nostra amica messicana, ed iniziamo dal Belvedere, il punto panoramico che spazia dalla baia di Cook a quella di Opunohu e ci viene anche indicato un sentiero che porta in un punto ancora più bello, immerso nel verde della rigogliosa vegetazione polinesiana.

Al ritorno, facciamo una breve sosta per vedere il Marae, un tempio risalente all’anno mille non particolarmente interessante e poi iniziamo il periplo dell’isola, dirigendoci verso il Tiki Village, un tipico villaggio polinesiano, dove vengono anche fatti spettacoli per turisti.

L’acqua è fantastica, a pochi metri da riva sono ormeggiate delle case galleggianti, ne approfittiamo per fare qualche foto, un bagno ristoratore e mangiare i panini che ci siamo portati.

Proseguiamo il giro dell’isola, il lato sud di Moorea non è particolarmente interessante, c’è qualche villaggio non turistico, ma le spiagge non sono molto belle, così arriviamo quasi a Vaiarè, dove c’è il porto e ci fermiamo a raccogliere conchiglie in una spiaggia di fronte a Tahiti, prima di proseguire per il belvedere di Temae, un’altura panoramica sull’omonima spiaggia ed il Sofitel Hotel, coi suoi bungalows ‘overwater’ sospesi su un’acqua dalle mille tonalità azzurre.

Dopo le foto di rito scendiamo alla spiaggia e facciamo un bagno, non senza aver calzato le scarpette anti-corallo, in quell’acqua chiarissima, popolata da pesci multicolori.

Il tour è finito e torniamo al villaggio, nei giorni successivi relax assoluto e bel pranzo fronte mare a base di gamberi e vino bianco, una mattina facciamo anche una breve pagaiata con la canoa polinesiana, difficile da dirigere, ma inaffondabile, grazie al bilanciere laterale.

Inauguriamo la seconda settimana di ferie, affittando lo scooter e traghettandolo a Tahiti, sbarchiamo a Papeete ed il caos del traffico ci ricorda che la civiltà non è così lontana da Moorea, ma ci dirigiamo subito a Venus point, una bella spiaggia di sabbia nera, frequentata dai locali, dove rimaniamo un paio d’ore e poi torniamo a Papeete per vedere “le Marchè”, il mercato ortofrutticolo multicromatico, compriamo alcuni parei e ritorniamo a Moorea, dove facciamo una sosta alla mitica spiaggia di Temae, per un ultimo tuffo nelle acque più belle dell’isola (Motu picnic escluso).

Ancora qualche giorno di relax nel nostro villaggio (un giorno forzato, causa pioggia) e riprendiamo lo scooter per fare un ultimo giro dell’isola, questa volta cominciamo da Temae, dove ci fermiamo fino all’ora di pranzo, non stancandoci mai di fare il bagno in quelle acque dai colori meravigliosi.

Proseguiamo poi verso sud e ci fermiamo al Tiki Village per un altro bagno, poi tentiamo di ripartire, ma il motorino è senza benzina (e con l’indicatore rotto…), così due gentili locali ci danno un po’ di combustibile che ci permette di raggiungere il primo distributore e continuare poi fino ad Hauru point, dove ci fermiamo a fare un po’ di shopping, prima di raggiungere la spiaggia e fare un ultimo bagno prima del tramonto.

Gli ultimi tre giorni li passiamo al nostro villaggio, un pomeriggio raggiungiamo l’hotel Kaveka, ma la spiaggia è meno bella, anche se il sole tramonta mezz’ora dopo, perché non ha le montagne che fanno da cornice alla nostra fantastica baia. La cosa incredibile è che in Polinesia potresti fare le stesse cose nel medesimo posto per settimane intere senza annoiarti e riuscendo sempre ad emozionarti per la bellezza dell’acqua, per la quantità di pesci colorati che vedi anche dalla riva, per i tramonti, per le stellate che si vedono solo a queste latitudini o per la strana luna che ha la gobba rivolta verso il basso, insomma probabilmente il posto più bello della terra ed una delle mie vacanze migliori, sotto tutti i punti di vista.



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