Cambogia-Thai nella stagione delle piogge

Consigli pratici per viaggiatori senza paura dell'acqua. Una prima volta in Cambogia e un ritorno in Thailandia
Scritto da: drlove
cambogia-thai nella stagione delle piogge
Partenza il: 24/08/2011
Ritorno il: 08/09/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Una prima volta in Cambogia e un ritorno in Thailandia dopo qualche anno… dopo questo bellissimo viaggio proviamo a riordinare le idee sperando di dare qualche indicazione utile ai prossimi impavidi viaggiatori.

METEO Iniziamo con la preoccupazione maggiore: da Luglio a Novembre nel sud-est asiatico bisogna fare i conti con la pioggia. Nella maggior parte dei casi significa che ogni tanto il cielo diventa nero e per una mezz’ora-un’ora tutto si ferma sotto il rovescio. C’è da rassegnarsi a ripararsi sotto qualche tettoia o magari in un locale e portarsi dietro il poncho o il k-way, ma è improbabile che il maltempo vi rovini la vacanza, visto che le piogge in genere non durano molto. Un altro aspetto disagevole è che le strade sterrate diventano più lente (quando non impraticabili) e il fango rende più difficili gli spostamenti a piedi, quindi non è la stagione migliore per i trekking o il cicloturismo. A nostro parere però finiscono per prevalere gli aspetti positivi, vale a dire da un lato la bassa stagione (poca gente, prezzi ridottissimi, pochi problemi per prenotazioni e spostamenti) e dall’altra il clima stesso, con le nuvole che danno spesso tregua rispetto al sole cocente. Inoltre la vegetazione è rigogliosa, i campi verdissimi e il paesaggio è molto più vivo rispetto alla stagione secca. Abbiamo viaggiato in entrambi i periodi e, se non vi spaventa qualche goccia d’acqua, non ci sono dubbi su quale stagione preferire. Un’eccezione per chi va solo al mare: qualche ora di sole verrà inevitabilmente persa (anche se meno che nell’entroterra), se si vuole la sicurezza del bel tempo bisogna aspettare dicembre, ma mettendo in conto l’aumento di prezzi e l’affollamento.

VIAGGIO: Per la Cambogia non esistono voli diretti dall’Europa. La soluzione più comoda è lo scalo a Bangkok, di solito il più economico, oppure Kuala Lumpur o Singapore, e poi spostarsi con un volo locale. Un’ottima scelta, quando in offerta, sono i voli Thai che permettono di fare solo uno scalo. Altre compagnie con comodi scali sono quelle del golfo (Etihad, Qatar, Emirates, Gulf Air) e la Turkish Ailines. Le linee aeree low cost che servono tutta l’area e le tratte interne thailandesi sono la AsiaAir, molto conveniente, la Tiger, la Bangkok Airlines, la Nok, la One-Two-Go, la Silk e altre ancora, tutte gestibili on-line dalla prenotazione al check-in. Come in Europa è sufficiente presentarsi un’ora prima, mentre in caso di scalo tenete sempre contro delle formalità burocratiche, spesso con lunghe code e perdite di tempo.

PREZZI: La Cambogia è estremamente economica, anche nelle zone più turistiche, e con 30 € a coppia al giorno (esclusi ingressi) ci si può trattare da re. È l’ideale per viaggiatori sacco in spalla e basso budget. La Thailandia nelle zone turistiche è un po’ più cara, con i prezzi mediamente raddoppiati rispetto a 10 anni fa, ma comunque molto economica nel complesso (calcolate 50-70 € al giorno a coppia a seconda della sistemazione). Il crollo dei prezzi rispetto all’alta stagione è clamoroso, soprattutto riguardo alberghi e noleggi (almeno il 50% in meno). La contrattazione è una regola ovunque, non solo nei mercati ma anche in agenzie e hotel.

CAMBIO: In Cambogia il Riel è quasi soppiantato dal dollaro in tutto ciò che può servire al viaggiatore, quasi tutti li accettano volentieri e se si pensa di stare solo a Siem Reap non è necessario cambiare. È bene tenere da parte pezzi piccoli visto che quasi tutto costa 1-2 $. Nel caso si resti più giorni, magari frequentando ambienti meno turistici può essere utile cambiare (1$ = 4000R), un po’ perché è lievemente conveniente ma anche per utilizzare la moneta locale che può togliere un po’ di distanza con la gente. Le banche però non sono molte e i cambiavalute sono una rarità. L’Euro non è comunemente accettato. In Thailandia sostanzialmente si usa solo il Bath (1€ = 42 B), ma le piccole agenzie di cambiavalute sono onnipresenti e sempre aperte.

PERNOTTAMENTO: In generale il tutto il SE asiatico è molto improbabile avere problemi per trovare posti, meno che mai in questa stagione. Nelle destinazioni turistiche principali (come Siem Reap o Phi Phi) si viene accolti all’arrivo da numerosi autisti e procacciatori di clienti per hotel che mostrano immagini delle camere e offrono prezzi, e si rischia essere confusi; soprattutto se si cerca un posto per più notti conviene dare un’occhiata di persona. Se proprio non si vuole perdere tempo ci si può affidare a una delle tante agenzie generalmente collocate al porto, alla stazione dei bus e nelle zone più frequentate, ma il rischio topaia è in agguato. In Cambogia un hotel di medio livello (camera spaziosa, condizionatore, bagno privato) costa tra i 10 e i 15 $ trattabili. Chi viaggia con budget limitato troverà innumerevoli soluzioni ultraeconomiche in ostelli e pensioncine a pochi dollari. A nostro parere non è il caso di spendere di più per alberghi di alta categoria (presenti solo a Siem Reap e Phnom Penh), meglio risparmiare per la Thailandia! Anche qui infatti gli alberghetti decorosi costano dai 200 ai 600B (a/c), ma al mare vale la pena di investire su di un classico bungalow sulla spiaggia o comunque su qualche stella in più: scordatevi però i bei tempi delle capanne a un dollaro, sulla costa ovest (quella colpita dallo tsunami) soluzioni di questo tipo sono diventate più rare e più costose (dai 25 ai 100 euro o di più). Anche qui chi viaggia al risparmio trova buone soluzioni tra i 200 e i 400 B, in dormitori o stanze con bagno in comune.

PASTI: La cucina delle diverse regioni indocinesi è piuttosto simile (anche se gli esperti gourmet potrebbero obbiettare), con una combinazione variabile di riso, noodles, zuppe, verdure, carne, pesce e spezie. In Cambogia, pur nell’abbondanza di ristorantini e locali di ogni tipo, non si ha una grande scelta oltre la tipica cucina Khmer. Solo nei grossi centri si può trovare qualcosa di diverso, magari giusto una bella bistecca. In Thailandia, più avvezza alle esigenze dei turisti, c’è invece ampia varietà con anche cucina occidentale, per i nostalgici. Se non avete l’esigenza di tavolo e cameriere la miglior cucina però si trova nei mercati, dove peraltro si assaggiano prelibatezze spendendo pochissimo, come al nightmarket di Phnom Penh o alle bancarelle per le strade di Bangkok. Sempre nei mercati potete fare esperienza di frutti tropicali, dai quelli noti come papaya e mango ai più misteriosi come il mangostano, il rambutan o lo squisito dragonfruit rosa. Attenzione al durian: è considerato una specialità, ma il sapore è un misto di uova marce e aglio, vedete voi… Riguardo le bevande la più diffusa è la birra, con le marche locali molto buone ed economiche. Consigliati anche le spremute di frutta e il succo di canna da zucchero, ideali per quando si suda parecchio. L’acqua in bottiglia si trova ovunque, attenzione in Cambogia in quanto (anche a detta dei cambogiani) non tutte le marche sono affidabili ed alcune possono effettivamente avere un sapore non gradevole.

ELETTRICITÀ E COMUNICAZIONI: In entrambi i Paesi le prese sono doppie, cioè adatte sia alle spine locali piatte che a quelle europee, quindi l’adattatore non serve; l’unico problema i black-out e gli sbalzi di corrente, dannosi eventualmente per le apparecchiature in carica. La copertura telefonica è buona ovunque ma, roaming a parte, la soluzione migliore per chiamare sono i numerosissimi internet point, estremamente convenienti anche perché usati dai locali (20 cent al minuto per le chiamate e 0,5-1 $ all’ora per internet). Praticamente tutti gli alberghi offrono la connessione gratuita.

SPOSTAMENTI Il mezzo più utilizzato in Cambogia è il bus, che connette comodamente ogni parte del paese oltre che Thailandia e Vietnam; le strade principali sono abbastanza ben tenute e i tempi relativamente brevi. In tutti i grossi centri di entrambi i paesi pullulano le piccole agenzie, pronte a qualsiasi servizio, dalla gita di un giorno alle prenotazioni di biglietti ai visti. Serve però qualche accortezza: i prezzi sono anche qui trattabili (anche se vi mostrano dei “listini” ufficiali), quindi vanno confrontati in diverse agenzie. Inoltre pare che alcune, soprattutto a Bangkok, siano disoneste e vendano fregature e biglietti falsi. In generale comunque sono le soluzioni ideali per prenotare i posti in bus (spesso affollati) ed eventualmente i taxi privati. Riguardo i battelli e i treni (in Thailandia) ci si può invece arrangiare da soli al porto o in stazione. In Cambogia è vietato affittare auto (solo le moto), mentre è possibile e conveniente farlo in Thailandia, per chi visita l’interno. Per gli spostamenti locali in Cambogia sono onnipresenti i remork/tuk tuk (moto con una specie di carretto a traino), molto convenienti (in genere 1$ per qualsiasi spostamento urbano) o le taxi-moto per chi è da solo. Invece in Thailandia, dove i tuk tuk ottenuti da apecar erano di casa, stanno diffondendosi sempre più i taxi all’occidentale, con prezzi trattabili in partenza (circa 200-300 B per tratta urbana); i simpatici catorci sono ancora presenti in centro nella capitale e sono comodi per brevi spostamenti (50-100B a tratta).

ACQUISTI E DIVERTIMENTI Chi ama fare acquisti nei mercati più o meno turistici in Cambogia sarà stupito dai prezzi irrilevanti (tutto costa più o meno un dollaro!); l’artigianato non è particolarmente ricco, la scelta migliore si trova al Russian Market di Phnom Penh e nei vari mercati di Siem Reap. La contrattazione è la norma, ma non è esasperata come altrove. In Thailandia la scelta è molto più vasta, in particolare a Bangkok; se siete lì nel fine settimana non perdetevi il Chatuchak Market, giustamente definito “la madre di tutti i mercati”, anche solo per curiosare! I prezzi però sono maggiori e i venditori sono molto più scaltri rispetto ai cugini cambogiani. Oltre all’artigianato tessile e ai manufatti in legno e ceramica gran parte delle merci sono vestiti e altri prodotti contraffatti, spesso molto scadenti, di cui secondo noi non vale la pena di riempirsi le valigie. Un altro piacere tipico del sud-est asiatico è l’arte del massaggio, che vi verrà offerto ovunque e a prezzi bassissimi. Stanno nascendo anche spa più lussuose e curate, che non necessariamente praticano a trattamenti migliori. Ricordatevi che il massaggio Khmer è a secco e molto intenso, consigliato investire su quello con olio o limitarsi ai piedi, mentre per chi non soffre il solletico c’è anche il fish-massage, con i poveri pesciolini costretti a mordicchiarvi i piedi. La Thailandia è un paese occidentalizzato e nelle aree turistiche non mancano locali di ogni tipo, dai pub alle discoteche (soprattutto sulle isolette), come anche a Siem Reap e Phnom Penh, mentre nel resto della Cambogia dovrete limitarvi a una birretta prima di mettervi a letto.

SICUREZZA Phnom Penh nonostante la nomea di città pericolosa non sembra presentare alcun rischio, come sempre se non si vanno a cercare guai e non si ostentano valori. Anche nelle periferie si osserva molta povertà ma mai atteggiamenti aggressivi o ostili. Forse solo Siem Reap, il centro turistico principale del paese, potrebbe aver attratto anche borseggiatori e truffatori. Gli scontri nel paese sono ormai superati e nei piccoli centri si incontrano solo sorrisi e, al massimo, curiosità. L’unico concreto rischio nelle zone rurali sono le mine, quindi è bene non uscire mai dalla strade e dai sentieri battuti. In Thailandia il vizio della truffa e la corruzione sono diffuse, ed è importante non apparire mai disorientati o in difficoltà. Attenzione: soprattutto a Bangkok state lontani dai poliziotti! Diversi hanno raccontato di essere stati di fatto rapinati dalla polizia e addirittura portati in caserma se non collaboranti…niente panico ma occhi aperti, in particolare se si gira da soli. Altre possibilità di truffa sono la vendita di gioielli o pietre (è un errore farsi trascinare in casa di sconosciuti venditori, anche se apparentemente gentili) e ovviamente i loschi giri di prostituzione o spaccio. Per il resto la città, nonostante le dimensioni e l’affollamento, è abbastanza sicura anche la sera.

CAMBOGIA

PHNOM PENH: Nonostante la povertà e il recente passato difficile la capitale cambogiana conserva il fascino tipico delle città coloniali decadute e merita sicuramente un paio di giorni di visita. All’aeroporto, dopo la noiosa trafila del visto (preparate 20 $ in contanti e un po’ di pazienza) troverete dei cambiavalute, rari nel resto della città, anche se come già sottolineato se si hanno dollari non è indispensabile cambiare. Il tuk tuk (o remork alla cambogiana) per il centro costa 7$ se preso all’uscita, 4 o meno se uscite a piedi dall’area aeroportuale (circa 200 m) fino alla strada principale di fronte. Si attraversa la periferia degradata e ci si rende subito conto della totale anarchia del traffico e della brulicante attività degli abitanti. La maggior parte dei locali per turisti e delle guesthouse si concentra nella zona tra la St 178 e a nord lungo il Sisowath (il lungofiume), vicino alle attrazioni principali, ma ce ne sono molti altri (come il Villa Paradiso) sparsi per la città. Anche se le distanze non sono lunghissime il modo migliore per visitare la città è affittare un tuk tuk per mezza/una giornata (4-8$), meglio se con un autista parlante inglese o francese (e con più di 14 anni). Tra le attrattive più note c’è sicuramente il Palazzo Reale (6,25$) con la sua pagoda d’argento, meno maestoso di quello di Bangkok ma lo stesso interessante, anche se gli interni sono un po’ trasandati e polverosi. Come spesso accade le strutture e le pagode secondarie e meno frequentate offrono un’atmosfera più piacevole. L’ingresso al palazzo viene chiuso ogni giorno dalle 11 alle 14. L’altra tappa molto nota della capitale è il famigerato museo Tuol Sleng (2$), un liceo trasformato in carcere durante il regime degli Khmer rossi. Si tratta di una specie di galleria degli orrori resa ancora più inquietante dal fatto di essere così recente. Particolarmente impressionanti a nostro parere le raccolte di foto delle vittime e le rozze celle improvvisate nelle aule. Interessante anche la sezione dedicata ai processi contro i carnefici, con le loro deliranti giustificazioni di quella che è forse stata la più grande follia collettiva della storia. A mente fredda si può affermare che il museo è gestito in modo approssimativo e manca di indicazioni e spiegazioni, che forse completerebbero l’esperienza. Nel cortile i guardiani presentano alcuni allegri signori sedicenti sopravvissuti al carcere, disponibili a fare da guide…mah! È possibile visitare anche i veri e propri campi di sterminio, poco fuori la città, che ci siamo risparmiati ma che vi verranno proposti a più riprese. Infine, per restare in tema di turismo macabro, viene offerta anche la possibilità di recarsi in poligoni di tiro per divertirsi ad imbracciare armi da guerra, dai Kalashnikov ai lanciamissili: consigliata una visita psichiatrica ai frequentatori. Tornando alla città un altro luogo significativo è il Wat Phnom, sulla collina che dà il nome alla città, un tempio tranquillo e immerso nel verde, dove fare “buon karma” liberando gli uccellini. Infine verso sera è possibile fare delle mini-crociere sul Mekong o passeggiare sul lungofiume, facendo magari una sosta per l’happy-hour (17-19) al celebre Fcc (il club dei giornalisti immortalato in “Urla del silenzio”). Come sempre appassionati di mercati siamo andati a visitare il cosiddetto Russian Market, appena fuori dal centro; vale la pena di andarci anche per dare un’occhiata ai dintorni, nelle botteghe e tra le vie scalcinate brulicanti di vita. L’altro mercato principale è quello centrale, più moderno e molto affollato, dedicato a oro e gioielli ma con un’ampia zona per rifocillarsi con eccellente pesce alla griglia (media 1$). Da non perdere infine il mercato notturno nei pressi del lungofiume, molto frequentato dalla gente del posto, ideale per una cena-pic nic su stuoie, sorseggiando del succo di canna. Se volete rilassarvi dopo la giornata di cammino un bel massaggio è quello che ci vuole…basta che non sia il “traditional khmer”! Le massaggiatrici cieche del “Seeing Hands”(7$ all’ora), vicino al Wat Phnom, ci hanno massacrati a furia di ditate e contorsioni con lividi persistenti: indicato per masochisti. Meglio ripiegare su di uno dei tanti centri massaggi per un trattamento ai piedi (2-4$ all’ora).

Villa Paradiso: la prima sera ci siamo concessi un piccolo lusso, tanto per entrare in atmosfera e riprendersi dal viaggio. Hotel impeccabile, elegante e di buon gusto, con una bella piscina e una grande camera, 70$ per una doppia. Unica pecca: un po’ fuori mano, la sera indispensabile il tuk tuk.

Sovanphum guest house: torniamo sulla terra con un hotel senza fronzoli praticamente a fianco del FCC sula St 178, 20$ per una stanza a/c grande e pulita.

A Phnom Penh non c’è una vera stazione centrale dei bus, in quanto ogni compagnia ha un distinto punto di partenza. La Phnom Penh Sorya ha la sua stazioncina vicino al mercato centrale, ma ce ne sono diverse altre. In ogni caso se comprate il biglietto in anticipo in agenzia (il che è una buona idea visto l’affollamento dei mezzi) vi viene messo a disposizione un minibus che vi porta in stazione. Consigliabile solo in caso di lunga distanza, considerato il prezzo irrisorio dei tuk tuk che evita la perdita di tempo nel giro degli hotel. Il biglietto per Battambang costa 5,5$ (4h30), ricordatevi la felpa (temperatura interna polare) e i tappi anti-karaoke (non scherzo, fidatevi).

BATTAMBANG Alla fermata del bus verrete assaltati dai tassisti armati di foto dei vari hotel; potete scegliere tra i loro depliant oppure chiedere all’autista di fare un giro per farvi portare altrove, sicuri di trovare posto…il piacere del viaggio in bassa stagione! Noi abbiamo alloggiato al Seng Hout a 15$ a notte, pulito e in centro, un po’ rumoroso causa mercato e tempio a fianco ma nel complesso accettabile. La città, posta sul fiume e in stile coloniale, è gradevole anche se non offre niente di particolare. Agli italiani verrà ricordata la presenza dell’ospedale di Emergency, una delle poche istituzioni del nostro paese di cui andare fieri. L’attrattiva di Battambang è la campagna cambogiana, con la possibilità, oltre che di visitare alcuni siti storici, di osservare da vicino la vita dei contadini e i favolosi paesaggi di verdissime risaie. Anche qui conviene affidarsi ad un autista che parli inglese, fatto che rende molto più divertente la visita e permette maggior confidenza, anche con la gente del posto. Noi per 23$ (una giornata e mezza) abbiamo “affittato” Kim (kim_chhaya@yahoo.com, +85512654427), che vi consigliamo per la prudenza e affidabilità; inoltre ci ha intrattenuto con spiegazioni e racconti senza diventare noioso e ha evitato soste per acquisti o affini; nel caso salutatecelo! Abbiamo scelto un ritmo lento per fermarci spesso nei villaggi e nei campi, facendo visita a due siti tra i più noti. Il primo è il Banan Wat, bellissimo tempio immerso nella giungla in cima a una collina, raggiungibile con una dura ma breve salita (tra i campi minati). Alla base si è formato un microvillaggio di venditori di bibite e ristoratori, e si possono recuperare le forze su di un’amaca sotto la tettoia. Il secondo è la collina della cosiddetta “Bat Cave” dove a parte aspettare il risveglio dei pipistrelli è possibile salire sulla cima per visitare un tempio, moderno ma suggestivo, la grotta dove riposano le ossa di vittime degli Khmer rossi e ammirare il panorama della piatta pianura cambogiana. Sono a disposizione moto per salire/scendere dalla cima (5000/10000 R), oppure ci sono dei ripidi gradini che scendono nella foresta, in compagnia delle scimmie; alla base abbondano le possibilità di rifocillarsi e comprare souvenir. Se avete voglia di adrenalina provate il “bamboo train” (5$), destinato peraltro a chiudere nel breve a causa del (sacrosanto) rinnovamento della ferrovia. Oggi sono utilizzate solo alcune tratte come attrazione turistica ma è stato ampiamente usato come mezzo di trasporto “abusivo”; si tratta di un telaio di bambù posto su due assi ferroviari e un motore a cinghia, manovrato generalmente da un ragazzino spericolato. Aggiungeteci le condizioni disastrose della vecchia ferrovia e la folle velocità e fatevi un’idea: inoltre in caso di incontro tra mezzi, sempre si riesca a frenare, il più vuoto viene completamente smontato e rimontato in pochi minuti. Nel nostro caso la destinazione, a 7 km dalla partenza, era un villaggio di bambini festanti e adulti con qualche birra da vendere (utile per riprendersi!)

Grazie ad un’amica di Emergency abbiamo conosciuto Khun Bunlee, che ha lavorato all’ospedale ma che ora si occupa di progetti per la scolarizzazione nelle campagne. Contattatelo (FB, khunbunlee@yahoo.com) per organizzare visite nei dintorni, per qualsiasi informazione o anche solo per chiacchierare del suo paese, visto che parla un ottimo inglese. Nel caso voleste fare una donazione che vada a favore del futuro della Cambogia è la persona giusta.

In città non mancano i ristoranti khmer; ma se vi manca una bistecca andate a trovare John al “The Colonial” o al “Balcony Bar Riverside”; come sempre c’è anche il solito nightmarket per pollo alla griglia e le bancarelle per cenare sul lungofiume.

Tra Battambang e Siem Reap è molto gettonato il viaggio in battello sul fiume (18$), in partenza tutte la mattine alle 7. Si tratta di un barcone con panche scomode, rumoroso e affollato di turisti già dalla partenza; progressivamente poi si riempie di viaggiatori locali e di grosse quantità di merci, che vengono via via distribuite durante le innumerevoli soste nei villaggi sul fiume. La durata minima è 6 ore, che può aumentare di parecchio nella stagione secca, ma bisogna tenere conto dei guasti (all’ordine del giorno), che a volte fanno letteralmente fare notte. Vengono attraversati i canali sulla palude e dopo qualche ora di curiosità la frustrazione prende il sopravvento, anche per il caldo, gli insetti e gli schiaffi dei rami e delle sterpaglie. Bisogna ammettere che si tratta di una prospettiva interessante per osservare la vita sul fiume e sul lago, ma tutto sommato è un’esperienza che sconsigliamo, considerato anche il prezzo eccessivo. L’alternativa è il bus (3h, 4$), e con il tempo e i dollari risparmiati si può investire in una visita ai villaggi sul lago in autonomia affidandosi ai barcaioli al molo di Siem Reap.

SIEM REAP La città è la principale destinazione turistica del paese ed è l’unico centro sfacciatamente dedicato alle esigenze degli stranieri, risultando di conseguenza un po’ finto ma con tutte le possibili comodità e divertimenti all’occidentale. All’arrivo al molo (11 km dal centro) come sempre si trova il capannello di tuk tuk, particolarmente agguerriti dalla concorrenza. La scelta migliore è farsi portare in città e spiegare all’autista che tipo di sistemazione si cerca; conviene restare vicino al centro o al massimo sulla strada verso Angkor, dove si trovano quasi tutti i locali e i servizi (agenzie, lavanderie, supermercati). È possibile che si debbano visitare 2 o 3 hotel prima di trovare quello giusto, non abbiate timore nel rifiutare una camera inadeguata o di prezzo eccessivo, fa parte del gioco e nessuno si offenderà, poi l’autista verrà pagato dall’albergo scelto. Noi siamo stati al Mekong Boutique Hotel (12$ a notte), niente di speciale ma pulito e vicino al centro, ma la scelta è veramente davvero ampia. Qui si trovano anche superalberghi di lusso, come lo storico Grand Hotel de Angkor, così come ostelli da 2$ a notte. Anche riguardo i ristoranti ce n’è per tutti i gusti, dalla solita cucina Khmer (se non siete saturi) alla thai, cinese, occidentale sofisticata e non. Inoltre troverete innumerevoli birrerie e pub, molti aperti fino a mattina. I locali sono concentrati nella zona tra la “alley” e pub street e nelle vie circostanti. Per acquisti ci sono diversi mercati: i più frequentati sono il centrale, che offre anche una parte rustica e mangereccia, e il nightmarket, con la maggiore concentrazione di souvenir low cost di tutto il paese, ma ce ne sono diversi altri, ad esempio sulla strada verso Angkor o sul lungofiume. Onnipresenti anche i centri massaggi, particolarmente a buon mercato: è il posto giusto per trattarsi da signori e farsi fare il massaggio in camera, magari a quattro mani e spalmati di unguenti vari. Gli spostamenti in tuk tuk come sempre costano 1$ a tratta, mentre il trasporto per l’aeroporto costa 5$. Siem Reap è servita da diversi voli internazionali da parte delle low cost citate prima, con voli ad esempio su Kuala Lumpur, Singapore, Saigon. Per Bangkok l’unica possibilità è affidarsi alla Bangkok Airlines, che ha preso il monopolio ed aumentato incredibilmente i prezzi della tratta. Inutile cercarne altre, non ce ne sono e non si riesce a spendere meno di 120$ a persona, di conseguenza è consigliabile solo per chi riparte immediatamente in volo da Bangkok e non ha tempo da perdere, altrimenti meglio il bus, considerato che per ogni volo per l’estero c’è anche un balzello di 25$. Da Siem Reap, oltre che per tutte le destinazioni cambogiane, partono bus per Vietnam, Laos e Thailandia, acquistabili delle agenzie o alle stazioni. Se andate a Bangkok è molto meglio prendere il bus diretto della Capitol Tour, uno alle 8 (8$, 6h) e uno alle 2 di notte (10$, 8h) evitando così di dover lottare contro i truffatori a Poipet. Lo storico valico via terra per Aranyapratet è infatti un’idea affascinante ma pare che sia un vero tormento per la burocrazia e i trasporti, problemi almeno in parte evitabili con il bus diretto (nella direzione opposta attenzione alle agenzie truffatrici thailandesi).

ANGKOR: I superlativi si sprecano per questo sito davvero unico al mondo, giustamente celebre. L’ingresso costa 20$ al giorno, 40$ per 3 giorni, da acquistare al centro visitatori all’ingresso. Le distanze del sito centrale non sono lunghissime e si può affittare una bicicletta (il noleggio di moto qui è vietato, chissà perché) ma l’opzione più comoda è il tuk tuk che vi può scarrozzare per i templi a 12-15$ al giorno. Volendo ci si può attivare per cercare una guida (ce ne sono anche parlanti italiano), ma a nostro parere le mitiche costruzioni e le sculture parlano da sole. Senza dilungarci nei dettagli si può dire che imperdibili sono il grandioso Angkor Wat, l’oscuro Bayon, e il Ta Prom, che offre la famosa immagine degli alberi che abbracciano i muri, indimenticabile. Non vorremmo essere sacrileghi però affermando che una visita di un giorno potrebbe anche bastare per il sito principale, che normalmente è diviso in “grande” e piccolo” circuito; il luogo è grandioso ma è anche notevolmente frequentato, a tratti affollato (chissà in alta stagione), e l’atmosfera è rovinata dalle grosse mandrie organizzate e dai megabus che parcheggiano e strombazzano letteralmente a fianco dei templi. Inoltre ci sono tantissime bancarelle e venditori al limite dell’aggressivo (per carità, si guadagnano da vivere) e la situazione non cambia in qualsiasi ora del giorno. Non vorremmo confondere nessuno, una visita è davvero d’obbligo, ma il secondo giorno abbiamo deciso di raggiungere un tempio angkoriano più remoto, il Beng Mealea, ed è stata una delle giornate più belle del viaggio. Il trasporto in tuk tuk (1h30) si paga circa 23$ da trattare con l’autista, più 5$ di ingresso nel sito, ma ci abbiamo messo parecchio di più prendendoci il tempo di fermarci a curiosare nei villaggi e tra i campi. Nel sito stavolta siamo davvero in quattro gatti (anche se il grande parcheggio per bus fa pensare) e ci possiamo godere appieno l’atmosfera avventurosa, quasi irreale. Come al Ta Prom anche qui la giungla ha invaso il palazzo-templio, nel quale si può entrare percorrendo una serie di passerelle; è una buona idea affidarsi ad una guida locale, che vi farà strada nei percorsi più accidentati e mostrandovi dettagli altrimenti impossibili da notare. Appena fuori disponibili tranquilli ristorantini per rifocillarsi.

THAILANDIA

PHUKET

La nomea di luogo dedicato al turismo più becero ed equivoco non è meritata per Phuket, che offre alcune spiagge tra le più belle e accessibili della Thailandia. Si tratta di un isola abbastanza piccola, adatta ad essere esplorata in autonomia e ricca di divertimenti e comodità. L’aspetto negativo è che dopo lo tsunami molte delle sistemazioni più economiche (bungalow e capanne) sono scomparse e i prezzi sono decollati, anche in conseguenza della ricostruzione. Oggi sulla costa si trovano prevalentemente hotel e palazzi di diverso livello ma generalmente brutti. Meglio scegliere un B&B all’interno, come il Baan Malinee, poco distante dall’aeroporto. Questa è la sistemazione che ci ha più entusiasmati lungo tutto il viaggio: il gestore è Erik, un belga trapiantato a Phuket, poliglotta, superefficiente e gentilissimo. A parte il trasporto per l’aeroporto contate su di lui per ogni necessità, prenotazioni, noleggio di mezzi o taxi. La struttura (50€ a stanza) è semplicemente perfetta in ogni dettaglio, in stile orientale e di buon gusto ma con tutti i possibili comfort, stanza enorme con jacuzzi, giardino rigoglioso con grande piscina, colazione strepitosa, insomma non perdetevelo. Se non affittate un mezzo Erik vi può accompagnare gratuitamente alla vicina spiaggia di Bang Tao (e venirvi a prendere). In generale la costa occidentale è quella dove si trovano tutte le principali spiagge, mentre la costa est è più selvaggia ed esposta a correnti, con poche attrattive tranne il villaggio di “zingari di mare”. Per spostarsi l’ideale è un mezzo proprio, una moto (200B al giorno) o un’auto (700-1000B), più comoda per le ripide salite ma con il possibile problema del parcheggio. I taxi sono piuttosto cari. Il capoluogo Phuket town non offre nulla da visitare, a parte mega centri commerciali e le sistemazioni più economiche (e squallide); è una città vera, solo in piccola parte dedicata al turismo e dove se vi trovate la prima settimana di Settembre potete assistere a un festival canoro ma soprattutto gastronomico, perfetto per spiluccare ogni possibile specialità. Si trova nella zona del porto nella zona moderna.

L’altro centro principale, dedicato invece spudoratamente ai turisti, è la famigerata Patong, che nonostante la bella spiaggia e la strada costiera più curata mantiene quel vago aspetto sordido per cui è nota. Un po’ meglio sembrano gli altri paesini, ma la vera attrazione sono le spiagge. Quelle settentrionali sono meno frequentate, come ad esempio le lunghissime Nai Yang e Bang Tao e la più piccola Pansea Beach, contornate da piccoli e rustici bar-ristorantini ma senza ombrelloni. Più a sud maggiormente affollate e meglio attrezzate sono la Surin, Kamala e Kata beach (quest’ultima oltre Patong). Quella di Patong non è la migliore ed è anche invariabilmente la più affollata. Forse la più bella è la Karon Beach, larghissima e con una sabbia fine, anch’essa con un’ampia offerta di localini. Le spiagge verso la punta meridionale, la Nai Han e la Rawai più remote sono comunque godibili e ben tenute; infine consigliata una sosta al tramonto al punto panoramico (sopra alla Nai Han). Spiagge a parte un diversivo può essere la salita fino al grande Buddha, oppure un giro in elefante nei diversi allevamenti. Tutta la zona costiera è un susseguirsi di ristoranti, bar e locali di ogni genere. Molto piacevoli sono i ristoranti panoramici sulla salita da Kata verso Nai Han. L’imbarco per le isole si trova a Phuket town, con un molo moderno e ben organizzato; attenzione che per motivi misteriosi il costo dei biglietti è molto più alto qui rispetto a Phi Phi (500 B), quindi molto meglio comprare un sola andata e poi proseguire in qualche agenzia sull’isola, dove i biglietti per Phuket o Krabi costano (250-300 B). Non è da escludere che anche a Phuket si possano trovare a meno in qualche agenzia in paese, ma al molo non c’è scelta.

PHI PHI: Phi Phi è veramente una destinazione unica al mondo, un gioiello da godersi almeno una volta nella vita. Nel complesso è abbastanza economica e offre una vasta scelta di sistemazioni, in questa stagione. Si va dall’ostello o semplici guesthouse nel paesino (10-15$) ad alberghetti e bungalow sparsi su tutta la costa (50-60$) fino a resort lussuosi sulla punta più lontana. Anche se quasi tutti prenotano, a settembre non avrete problemi a trovare un posto; allo sbarco si trova l’ufficio turistico (con deposito bagagli), dietro al quale si diparte il cosiddetto “tourist village” dove si trovano innumerevoli ristoranti, bar, negozietti oltre a supermercati e banche.

Il Relax Phi Phi Resort (50$ a notte senza colazione) si trova su una bella spiaggia di fronte ad uno splendido tratto di reef, a 20 minuti di motoscafo dal paese. I bungalow sono semplici ma comodi, con diversi prezzi a seconda della vicinanza al mare, e il ristorante è piuttosto buono, anche se (sempre relativamente) caro. Non ci è piaciuta però la sensazione di “spennamento” continuo, come ad esempio la sorpresa di dover pagare anche il trasporto dal molo (300B), a parte l’accoglienza con un bicchiere d’acqua e la richiesta di pagamento… non che uno pretenda le collane di fiori intendiamoci, ma almeno un po’ di forzata ospitalità! Ogni trasporto in barca per il paesino costa 600B in due, l’alternativa è un camminata attraverso la giungla di circa 1 ora per raggiungere il punto più alto dell’isola (superpanorama) e poi un’altra ora di discesa. Dal paese partono anche jeep per godersi il tramonto in cima senza faticare (250B). Le spiagge migliori, a parte quelle dei resort, sono la Long beach, raggiungibile in mezz’ora a piedi dal molo, e la Ao Lo Dalam, sull’istmo alle spalle del village, animatissima anche la sera grazie ai tanti locali; se non siete nottambuli tenete conto della vita notturna nella scelta dell’albergo, nel paese fino alla spiaggia c’è musica ad alto volume fino all’alba. L’altra destinazione celebre è Phi Phi Leh, la vicina isola disabitata dove è stato girato il film “The Beach”. La famosa spiaggia (Maya Beach), effettivamente suggestiva, è raggiunta da praticamente tutte le gite per snorkelling nelle moltissime agenzie sparse per il paese; di giorno è perennemente affollata ma volendo c’è un campeggio per fermarsi la notte. Riguardo le escursioni organizzate sono incentrate ovviamente sullo snorkelling, praticato in diversi siti intorno all’isola di Don, a Phi Phi Leh e ai due isolotti di Mosquito e Monkey island. Il costo è mediamente 250-300 B per mezza giornata senza pasto, 400-600 per giornata intera con pasto compreso. Il prezzo varia a seconda dell’agenzia e del tipo di imbarcazione: tenete conto che le offerte più economiche possono prevedere di viaggiare in motoscafi stipati fino al limite. Volendo viaggiare più comodi è una buona idea affittare un barcaiolo al porto in 2-4 persone, che magari vi riporterà anche all’hotel, per 1200 B circa, con molta più libertà e spazio. Infine ci sono diversi diving nel paesino, tutti molto costosi (minimo 4000 B), valutate se ne vale la pena, visto che non offre molto più dello snorkelling (squali a parte).

KRABI: La maggior parte dei viaggiatori dal molo di Krabi, a 4 km dal centro, prende direttamente il pulmino o il taxi per l’aeroporto o altre destinazioni in zona. Premesso che fanno bene, nel caso voleste passare la notte in città si hanno 2 opzioni per il trasporto: la prima è scegliere uno dei tanti tassisti che vi mostreranno foto degli alberghi, portandovici gratuitamente. In alternativa potete usare il pulmino gratuito offerto dalla compagnia di navigazione (il buono viene consegnato sempre all’imbarco) e verrete accompagnati in una specie di ufficio turistico che vi mostrerà anch’esso depliant di alberghi. Ricordate che avete tutto il diritto di andarvene per i fatti vostri, seguendo il lungofiume e sulla parallela ci sono moltissimi alberghetti per tutti i gusti; il prezzo di una sistemazione standard è 250-500B, dipende se cercate l’aria condizionata. Noi per la fretta e la poca voglia di camminare sotto il sole con i bagagli ci siamo accontentati della PS Guesthouse, (500B a/c), ma vi consigliamo di scegliere tra le molte altre possibilità allo stesso prezzo (peraltro non presentate da tassisti e agenzie) sulla Chao Fah o sulla strada principale, la Utarakit e le sue traverse. Il paese in sé non offre nessuna attrattiva, ma rappresenta il punto di partenza per numerose destinazioni di mare nei dintorni (Ao Nang, Hat Tham, Railay, Ko Lanta). Si tratta però una città thailandese vera, che si può osservare ad esempio andando al mercato del mattino, appena fuori dal centro, dove oltre a fare un’ottima colazione potete assistere al via vai di venditori, pescatori e contadini e magari chiacchierare con qualche passante incuriosito. La sera per cenare consigliate le bancarelle con i tavolini sul lungofiume, buone oltre che economicissime, oppure al mercato notturno per frutta e pesce alla griglia. Attenzione perché la mappa della Lonely Planet è imprecisa, meglio usare quelle a disposizione in agenzie e guesthouse. Per l’aeroporto, a 15 km dal centro, il mezzo più conveniente è il taxi (300 B); in centro partono anche taxi collettivi, più economici ma lenti e scomodi se si hanno bagagli.

BANGKOK Già visitata diverse volte, anche sforzandosi è difficile considerare Bangkok una bella città. Moderna, tentacolare, a tratti futuristica e per certi versi affascinante, la metropoli thailandese ha comunque dei suoi punti di forza, anche solo per la varietà di ambienti ed esperienze che può offrire. Senza dilungarci in descrizioni accurate va ricordato come il quartiere centrale di Baglamphu sia effettivamente lo storico cuore pulsante della città. Qui si trovano il Palazzo reale (uno dei più interessanti dell’area) con il Wat Phra Kaew, il Wat Po con il famoso Buddha sdraiato e volendo altri templi come il Wat Arun, tutti siti che meritano una visita. Altri punti di interesse, non monumentale ma più folkloristico sono la Chinatown e il lungo fiume con il mercato degli amuleti (attenzione che ufficialmente è proibito acquistare oggetti religiosi). Negli ultimi anni la città è stata notevolmente ripulita e le strade sono molto più agibili, si passeggia volentieri osservando (e assaggiando) da vicino la frenetica attività dei suoi abitanti, in quella specie di bazar a cielo aperto che è il centro di Bangkok. Le attività dedicate ai turisti sono concentrate nella zona della famosa Khao San Road, dove si trovano innumerevoli alberghetti e locali per turisti, oltre a venditori, massaggiatori e procacciatori di “affari” per tutti i gusti. Pur essendo l’ideale per passare la serata non è il luogo migliore per pernottare, visto che gli alberghi sono mediamente cari, e in quelli economici rischiate di passare la notte in delle specie di ripostigli. Ci sono molti hotel nelle vie parallele, oltre a molti altri sparsi per la città; ad esempio è comodo e conveniente l’albergone a fianco della stazione centrale di Hualampong, dove è improbabile non trovare posto anche all’ultimo momento, e diversi altri sempre intorno alla stazione. Dovendo partire la mattina stavolta abbiamo scelto il comodo BS Residence, a pochi minuti dall’aeroporto (con navette gratuite continue) a 15 €/doppia, con bella piscina, camere grandi e pulite, buffet (un po’ scarno) per colazione, nel complesso consigliabile. Portatevi il tagliandino per aiutare il tassista del ritorno! Il taxi è infatti l’opzione più comoda per le distanze medio-lunghe, prezzo sempre trattabile (i tassametri sono solo decorativi), circa 300 dall’hotel al centro, mentre Baglamphu pullula di tuk tuk. Bangkok è una delle mecche dello shopping, dai supercentri commerciali alle bancarelle di vestiti taroccati; da non perdere il già citato mercato del weekend, un girone dantesco di venditori assatanati. Fate anche un salto al quartiere di Pat Pong, noto per la prostituzione e i locali di strip (più spostati nel cosiddetto Pat Pong 2) oltre che per i quintali di merce contraffatta e i truffatori scatenati. Anche se siete in coppia vi verranno fatte ogni tipo di proposte oscene per la serata! Se dovete prendere l’ultimo souvenir fate un salto al Suan Lum Night Bazaar, forse il più fornito e conveniente del paese (almeno in bassa stagione).

Per qualsiasi informazione in più contattateci! manuelrenna@libero.it

Manuel&Renata



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