E allora… Pisco!

Da Buenos Aires a New York City passando per 4 angoli di Mondo: Terra del Fuoco, Patagonia, isola di Pasqua, Atacama Desert
Scritto da: ilaser2
e allora... pisco!
Partenza il: 08/12/2012
Ritorno il: 02/01/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
INTRO

Ci sono luoghi nel Mondo che da piccoli impariamo a conoscere attraverso i libri di Geografia. Li studiamo a scuola e mossi dalla curiosità tipica dei bambini ci facciamo mille domande su di essi. Alcuni bambini poi crescono e, occupati da altre priorità, se ne dimenticano. Alcuni invece continuano a mantenere vivo il desiderio di raggiungere quei luoghi conosciuti solo attraverso le illustrazioni e l’immaginazione. E così che, per soddisfare la curiosità di Ilaria e Sergio bambini, intraprendiamo questo viaggio che unisce la Fine del Mondo, il Perito Moreno, l’Isola di Pasqua, le Ande, la Mano del Deserto il tango di Buenos Aires portandoci fino allo scintillante Skyline di New York.

Abbiamo voglia di avventura e di realizzare contemporaneamente tanti sogni. Partiamo con lo stesso entusiasmo di due undicenni e, per 25 giorni, ci sposteremo attraverso le Americhe ripercorrendo idealmente le pagine del vecchio sussidiario.

IL VIAGGIO

SABATO 8 DICEMBRE 2012

Ci lasciamo alle spalle una Milano imbiancata dalla neve, gelata da temperature polari, ed alle prese con i preparativi del Natale più parco degli ultimi anni…. La crisi si sente anche in aeroporto: Lufthansa ha drasticamente tagliato il personale di terra, check-in solo self service oppure on-line. Quanto mi mancano le hostess di terra che mi dicono “finestrino o corridoio?”!

In un ora arriviamo nel labirintico aeroporto di Francoforte (dove mi perdo sempre!!!). Lì in serata ci aspetta la coincidenza per Buenos Aires… Inganniamo l’attesa dei fantastici 32° di B.A. piluccando una quintalata di Bretzel, il cui sale genera necessità di altrettanti ettolitri di birra. Se non altro saliamo sull’aereo con un discreto livello di sonno che ci permette di dormire 10 ore filate delle 14 totali di viaggio. E Meno male! Sì perché (complice il self check-in che male abbiamo usato) l’assegnazione dei posti ci vede decisamente disagiati: nella fila centrale composta da 4 minuscoli seggiolini ed in mezzo tra, dal lato di Sergio, un argentino caciarone e, dal mio, un enorme tedesco di 1000 Kg che si incastra letteralmente nel sedile e lì resta per 14 ore! Ogni tanto si muove e il lardo mi frana addosso …. Un incubo! Mentre dorme mi tocca ricompattargli la ciccia entro il perimetro del suo sedile con la stessa frustrata energia applicata quando pretendo di infilare un piumino in un sacco copripiumino troppo stretto.

Il caciarone invece ci fa da grillo palante finché, stremati, non scivoliamo nel sonno: ci illustra l’architettura di Buenos Aires, ci fa terrorismo psicologico parlando della tremenda recessione, dei furti, dei tassisti imbroglioni (per fortuna la realtà si rivelerà diversa: è sufficiente usare il solito consueto buon senso) e ci stende definitivamente con la politica monetaria e con l’illustrazione delle politiche populiste messe in atto da Cristina Kirtchner. Lo prendiamo un po’ in giro ma in realtà dovremmo scusarci poiché nei giorni successivi ci rendiamo conto di come l’architetto (questa la professione del grillo argentino qui in Italia) ci abbia fornito un quadro molto utile e dettagliato della situazione attuale in Argentina e, di riflesso, nel Mondo.

DOMENICA 9 DICEMBRE 2012

Agli arrivi dell’aeroporto Ezeiza di B.A. troviamo ad attenderci puntuale il taxi che l’Hostal Portal del Sur ci ha riservato. L’autista è un simpatico vecchietto che ci da subito prova della rinomata loquacità dei tassisti di B.A. In 50 minuti di tragitto so tutto di lui, della moglie e della loro passione per i viaggi. L’aneddoto simpatico è che è stato turlupinato in Italia proprio da un tassista e …… a Milano! (E meno male che bisognava guardarsi dai tassisti argentini!) Si è sentito chiedere ben 200 Euro per una corsa notturna dalla stazione Centrale al Novotel nei pressi di Forlanini! In effetti, a ben pensarci, l’unico Stato nel Mondo dove non sono MAI salita su un taxi è proprio in Italia! Cifre da capogiro!

Avvicinandoci al Centro scopriamo che la nostra esperienza a Buenos Aires sarà legata a doppio filo alla Fiesta Popular. Tutta la zona è transennata e chiusa …. Strano dico al tassista, non ho letto di nessuna festa nazionale sulle diverse guide. In effetti, ci dice, non è una festa nazionale, ma una “stronzata populista di Cristina” ….. Mmhhhh …..ecco che ritorna la Kirtchner, allora il Grillo Parlante aveva ragione! Amata o odiata dagli argentini non saprei, certo è che la nuova, sedicente Evita, ha organizzato proprio per oggi una megaparata con cortei da tutto il Paese, musica e fuochi d’artificio. In sostanza il nostro hotel è proprio nel bel mezzo della zona rossa, a due passi dalla Casa Rosada e decisamente inaccessibile in auto. Al tassista non resta quindi che parcheggiare a 3 isolati (qui detti quadras) e accompagnarci con gli zaini in spalla sotto ad un solo cocente fino all’hotel.

Per fortuna, mi dico, siamo arrivati alla mattina ….. Pomeriggio qui sarà il delirio totale.

La camera non è ancora pronta. Peccato, avrei fatto volentieri una doccia. Non ci resta che mollare i valori in cassetta di sicurezza (in cantina!) e avventurarci alla scoperta della città del Tango.

Raggiungiamo a piedi Plaza de Mayo già invasa per la Festa. La casa Rosada è completamente coperta dal palco, ma poco male perché la si vede dall’altro lato che da sul quartiere Belgrano. C’è anche un immenso albero di Natale…. Certo che con 35° fa un certo effetto! Anche i negozi (cinesi come da noi, ovvio no?) sono invasi da filari di lucine e centinaia di alberi sintetici ….. Ok sono già completamente svarionata dalle 14 ore di volo, dalla stanchezza, dal fuso orario, dal cambio di clima che il Natale in clima ferragostano mi sembra qualcosa di veramente onirico. Sogno o son desta?

Mi riporta alla realtà lo strombazzare del clacson di un tassista che ci offre i suoi servigi. Bravo! Proprio quello che ci serve ora …. Un passaggio al quartiere La Boca.

Il cuore pulsante è il piccolo e turistico vicolo del Caminito, decisamente colorito …. e colorato! Benchè dovrebbe trattarsi di una zona degradata e pericolosa (boh???) la passeggiata a noi pare piacevole e rilassante. Ci perdiamo allegramente tra le bancarelle e le casette di lamiera multicolore, facendoci trascinare dai ballerini di tango e dai sosia di Maradona, Diego per gli amici. La musica è dappertutto e mi piace osservare la vita nelle case un po’ più defilate e genuine: panni stesi, gente in canotta che cucina, uomini al bar che cercano di sopraffare il caldo con una birra gelata. Il nostro vagare senza meta ci porta alla Bombonera l’enorme stadio a strisce gialle e blu tipo Ape Maia patria del Boca Junior. La passione Boquense ha contagiato oltre che il 40% degli argentini anche numerosissimi tifosi stranieri, soprattutto genovesi (che hanno dato i natali alla Boca) e napoletani per il legame inscindibile al campione Maradona. Qui il calcio è forse più sacro della religione!

Solo un collega stordito di Sergio pretende di farci trovare QUI una maglia del S. Lorenzo …. Per cortesia l’abbiamo chiesta e rischiato, di conseguenza, un pubblico linciaggio sollevando la più generale indignazione!! Mannaggia a Michele ed alle sue richieste!!

Rischiando di arrivarci morti saliamo al volo su un taxi diretti al Cimitero della Recoleta.

Già scettici all’idea di attraversare l’Atlantico per visitare un Cimitero (nemmeno ci fosse sepolto un parente), restiamo un po’ delusi dalla Recoleta che non ha poi molto da offrire. L’interesse architettonico del nostro Monumentale è decisamente maggiore. Indubbio l’interesse storico, se non altro fa pensare come personalità che in modi diversi hanno segnato il destino di questo Paese lungo decenni si ritrovino vicini di casa per l’eternità. Molti dettagli (cripte crollate e erose dal tempo lasciano intravedere le bare …) e aneddoti macabri (ragazze della borghesia sepolte vive, soffocate dalla neve in settimana bianca, ecc…) rendono comunque la visita piacevolmente curiosa in giornata, ma decisamente sconsigliata con il buio a chi, come me, non apprezza poi molto il genere horror.

Lasciamo per ultima la tomba di Evita. Si tratta di un vero e proprio luogo di pellegrinaggio. Le persone sfiorano le targhe commemorative con la stesso trasporto con cui da noi si accarezza la statua di Giulietta a Verona. Proprio perché amatissima, deposto Peron, il cadavere mummificato di Evita è stato nascosto e spostato per anni. E indovinate un po’ dove: sotto falso nome, proprio a Milano (al Cimitero Maggiore)!!!

Se non altro la visita è stata utile per imparare un po’ di storia a ritroso: si parte dalle tombe per conoscere i personaggi!

Dopo questa indigestione di cultura ci sta proprio bene una pausa nei giardini nei pressi della moderna scultura Floralis Generica. Mentre rimuginiamo sui pistilli e i petali di metallo che si aprono e si chiudono seguendo il sole, ci accorgiamo che sono quasi le quattro del pomeriggio e non mangiamo nulla da ieri sera! Numerosi banchetti nel parco vendono frutta, stuzzichini e gelati. Direi però che la fame è stimolata da ….. snif-snif …. un profumino …..che sembra ….. snif-snif…. Possibile??? ….. Snif-snif ….. Panino con la salamella??!! Ebbene sì! Scopriamo la prima specialità Argentina: il Choripan, panino di Chorizo speziato …. Per l’appunto salsiccia!! …Mmhhhh che bontà…. Questo choripan se ne va via in 2 soli bocconi!!

Ritorniamo in albergo verso le 17 ed una bella doccia a metà pomeriggio ci ridà la carica per scoprire ancora qualche altro angolo di questa enorme città.

Innanzittutto però dobbiamo sfuggire alla Fiesta Popular. E’ nel pieno del suo svolgimento e migliaia di persone stanno convergendo in Plaza de Mayo. Prima sfila il corteo dei gruppi folkloristici in costume regionale (il fronte regolare). Poi tocca ai gruppi politicizzati e sindacalizzati, più o meno moderati …. Infine (forse non proprio invitate) le frange estremiste dei centri sociali….Trattasi nell’ultimo caso di soggetti decisamente da evitare perché in cerca di rogne, armati (sparano in aria colpi e petardi ) ed ebbri di birra sbevazzata in bottiglioni da litro (qui la 66 cl non esiste!)

Uno di questi tizi cerca anche di attaccar briga con noi. Non so nemmeno come ho fatto a cavarmela restando calma (Io! La regina delle risse!!) e sfoggiando un’inesistente sicurezza!

Sotto la Casa Rosada stasera terrà il suo discorso niente popodimeno che la regina delle imbonitrici: Cristina Kirtchner. (che ha pagato questa gente, trascinandola qui con centinaia di pullman, per fare colpo ….. Ma il popolino ci crede! Crede che sia un consenso reale …)

In poche quadras a piedi siamo a San Telmo. Qui la folla della Feira Dominical pare costituita da quattro gatti sparuti se paragonata al caos di Plaza de Mayo. Ci sono varie bancarelle con oggetti davvero carini e non troppo pacchiani.

Mentre girovagate per Avenida Defensa, via del mercato, fate attenzione a scorgere all’angolo con Avenida Chile la simpatica statua di Mafalda. L’eroina del fumetto di Quino, eterna bambina e paladina dei diritti umani, è stata omaggiata di questa scultura nel 2005. Il suo creatore l’ha fatta abitare dal 1964 al 1973 propirio in Av. Chile, al numero 371.

Pensavamo di fare una sosta al ristorante Desnivel o al Parilla 1880, ma non abbiamo molto appetito. Approfittiamo così della lunga giornata di luce (che meraviglia qui è piena estate, come da noi a giugno!) per prolungare la nostra passeggiata (ma siamo instancabili!) fino alla bella e moderna zona di Puerto Madero e del Puente de la Mujer. Qui ci sarebbero decine di locali sofisticati dove cenare, ma alla fine scegliamo di rientrare in hotel. Il fuso orario inizia a farsi sentire….. Siamo talmente tuonati che fatichiamo a ritrovare l’albergo.

Fortunatamente abbiamo il pregio di soggiornare in un ostello con una bella terrazza che domina la città.

Possiamo bere e mangiar qualcosa, goderci il tramonto sui tetti di B.A. e chiacchierare con gli altri viaggiatori.

Il bar ristorante è gestito da due giovani italiane scappate dalla provincia Veneta …. e da brave compaesane ci offrono la loro specialità …. Pizza! Ma pensa! Ormai sembra quasi una tradizione che una tra le prime pietanze che mangiamo una volta arrivati a destinazione sia proprio la tanto amata Pizza. Peccato, avremmo gradito un bel BBQ come pubblicizzato sul sito internet dell’ostello (è fatto solo il venerdì!!).

Coinvolgiamo anche le due italiane nella discussione che, come sempre qui in Argentina, alla fine tratta di politica.

Cristina sortisce lo stesso effetto di Silvio in Italia ….. Vediamo un pezzo della diretta TV da Plaza de Mayo e, più che un discorso di natura politico-economica, sembra uno studiato mix tra telenovela strappalacrime ed accanita televendita. Unico scopo, come già detto, fare breccia nel cuore delle masse ignoranti. Chissà come sarà l’esito delle prossime elezioni? Bene o male che vada, dalla nostra terrazza si ha una vista sublime dei fuochi d’artificio offerti dalla Presidentessa. Grazie Cristina!

LUNEDI’ 10 DICEMBRE 2012

Il fuso orario ed il sole già alto al mattino ci fanno svegliare di buon’ora.

Facciamo una passeggiata nella città ancora praticamente semi deserta.

Devo dire che gli organizzatori della Fiesta sono stati molto efficienti. Non c’è alcuna traccia di bagordi.

Invece forte segnale di degrado è l’elevato numero di coloro che dormono per la strada, nei giardini, sotto i portici o nei mezzanini della Subte. A volte si tratta di interi nuclei familiari che hanno fatto della strada la loro casa. Non vediamo solo cartoni e sacchi a pelo, ma interi letti con materasso, cucine a gas, ammennicoli vari…. Tutto en plein aire …… nel bel mezzo dei curati giardini dell’Avenida 9 de Julio!! La crisi, sfociata nella bancarotta del 2001, deve aver picchiato molto più duro che da noi!

Percorriamo la strada più larga del mondo (io ho contato 12 corsie + lo spartitraffico) sino all’Obelisco e al Teatro Colon.

La vista migliore si avrebbe dalla terrazza dell’Hotel Panamericano ma, nonostante le moine che rivolgo al portiere, ci viene negato l’accesso. Ahimè! Come si fa sentire l’età! Da quando qualche capello bianco si è insinuato (stronzo!) nella chioma biondo oro, non ho più lo stesso ingenuo fascino che spalancava ogni porta! …. Mi sento inutilmente obsoleta.

Ormai vecchia megera, avrei dovuto spacciarmi per ricca americana agè, entrare, salire direttamente in ascensore. Senza domandare alcunché.

Continuiamo il nostro tour mattutino lungo Av. Corrientes Florida sino alle Galerias Pacifico per ritornare poi in Av. De Mayo. Sosta all’affascinante Cafè Tortoni. Come in tutti i cafè di Buenos Aires sembra di fare un balzo indietro nel tempo negli anni 20’ e 30’ in pieno stile Liberty all’apice della Belle Epoque.

Sono solo le 10 del mattino e siamo di ritorno in albergo per la colazione a base di due specialità argentine: medialunas e dulche de leche! Le prime sono molto simili ai croissants, ma più piccole e un po’ più biscottose. Il dulche de leche è invece una crema dalla consistenza simile alla Nutella al sapore di mou. Mi dispiace per gli argentini che sostengono che possa rivaleggiare con il prodotto di casa Ferrero, ma la Nutella è imbattibile, vince sul dulche 10 a 1!

Con calma raggiungiamo in taxi l’Aeroparque dove alle 15.00 partirà il nostro volo per Ushuaia.

Mmh, ho una brutta sensazione. Fila tutto stranamente TROPPO liscio. Giornata soleggiata e fresca, taxi puntuale, check-in rapido, pranzo leggero e a buon prezzo, lettura tranquilla in attesa dell’imbarco …. Alle 14.00 il volo appare sul tabellone del gate, alle 14.20 le hostess di terra si preparano ad annunciare il volo e i passeggeri incominciano a mettersi mollemente in coda… Mmmmhhh … Improvvisamente le mie inquietudini si materializzano e nel giro di 5 minuti scoppia l’inferno!

Dal cielo, divenuto nero cupo in pochi istanti, si scatena un temporale violentissimo.

Si annunciano ritardi a causa dell’impossibilità di decollare, atterrare e caricare carburante in stiva ai velivoli che potrebbero essere colpiti da fulmini …. Dopo due ore la tempesta passa, ma nell’aeroporto continua a regnare il caos. A tutti i voli non è più associato lo stato demorado, ma l’inquietante messaggio “pongase en contacto con la empresa”. …. Brutto, bruttissimo presentimento …..

Siamo i primi a rivolgerci alle due hostess, ferme immobili da due ore al gate con lo sguardo fisso come due bambole di porcellana. Due perfetti esemplari di FDL (Fighe di legno. Dicesi FDL la ragazze con visini carini, truccate,curate, ma molli come il fico maturo! Solitamente hanno vocine flebili e finta cortesia che cela in realtà un crudele sadismo).

Le due FDL, pseudo-incaricate di Aerolinas, continuano a ribadire che “unfortunately” la causa del ritardo sarà presto risolta. Quando però sentiamo che alcuni voli incominciano ad essere cancellati ritorniamo all’attacco per domandare il da farsi. Una delle due resta stoica nella propria crudele menzogna, sostenendo che nonostante tutti gli altri voli siano stati “unfortunately” cancellati, entro sera il nostro volo partirà. L’altra invece incalzata dalla mia veemenza e dall’imperante “ma dimmelo subito se cancellano il volo! Almeno saprei cosa fare no?!!” ha gli occhi che non mentono. Mi lancia uno sguardo eloquente e chiaro come il sole. Sembra dire: “Ma non lo sai con quale compagnia stai volando? Non hai mai letto che Aerolinas è una m….? Sei ancora qui ad aspettare? Povera Italiana senza speranza!”

Ok, capito. Non ci siamo dette una parola ma realizzo al volo. Ci stanno imbrogliando tutti, è inutile cincischiare. Meglio decidere subito per un cambio biglietto.

Le due FDL sembrano approvare la mia scelta. Se decido per una cambio mi levo dalle loro balle e per loro sono un inutile problema in meno. Come se non fossero lì che per fare quello, incominciano quindi a smanettare sulla tastiera del PC per vedere altri voli per Ushuaia ….. “Unfortunately “ , però, non ce ne sono per giorni. Mi suggeriscono di cambiare itinerario e “unfortunately”andare direttamente a El Calafate.

Nel frattempo diventa ufficiale l’annuncio della cancellazione. Scoppia così un tumulto popolare capeggiato da una pasionaria canadese che cerca di organizzare 30 aspiranti crocieristi provenienti da tutto i mondo ed in partenza domattina per l’Antartide. O entro domani a mezzogiorno sono ad Ushuaia o la loro nave parte …..

Pensando di essere in un Paese democratico la pasionaria sta organizzando una raccolta firme …. Vorrebbe un altro aereo! Tutti i passeggeri urlano, spingono, si muovono disorientati ……E’ il caos.

Io sono una statua di gesso. Sono depressa e scoraggiata. Mi sento sconfitta e persa in un labirinto senza via d’uscita …. Sto per piangere …. Anzi piango! Fanculo! E mi affloscio abbacchiata in un angolino.

Mi sento rimpicciolire nell’aeroporto e sopraffare dalla calca dei passeggeri e dalle due hostess-megere che tra le lacrime mi sembrano diventare enormi e terrificanti mostri.

“Ma come?! ….Coooome!!! Come caz…. È possibile!” Urla il mio cervello in giostra, in preda alla frustrazione.

E’ mesi che pianifico tutto nei dettagli…. E adesso?? Va tutto in fumo così?? Puff! E via!? Niente!?… Niente fine del Mondo!? Niente pinguini!? Niente faro?!? Niente di niente!!!!!? Nada??? …. Il vuoto totale si impadronisce della mia testa….. Quando …. lontano, dal nero, mi ridesta (e ripesca) la vocina della hostess velina mora…. Sembra una sirena ….“Unfortunately …. Unfortunately…… Unfortunately.” ……

….. “Unf…” …..Eh no!…… Unfortunately un CAZZO!!!! Anzi, dillo ancora una volta e ti chiudo quella boccuccia a cuoricino a suon di sberloni.

Una botta di adrenalina mi riporta su all’improvviso. E il mio encefalogramma piatto si rianima di brutto!

“Idea!!! Idea!” mi sento gridare …. “B.A. ha due aeroporti !…..” Ma non devo parlare. Devo correre. Alla biglietteria! E prima che i 30 crocieristi abbiano la stessa idea!

Incarico Sergio di recuperare i bagagli e parto baldanzosa vero il ticket office. ….Ma la mia gioia dura 2 secondi.

Si spegne alla vista di una coda chilometrica (fino a fuori!) davanti ad un unico, minuscolo sportello.

“No!!!! Non è reale” mi dico. Sembra una vignetta! Ci saranno 6 mila persone ed un solo addetto che pare soccombere dietro al vetro che lo separa dalla fila.

“Non ce la farò mai !!!” ….. Ma l’adrenalina ancora in circolo mi rende audace. In cima alla fila c’è una signora argentina con cui prima ho scambiato due parole. ….Mmh….Vediamo se è simpatica e sta al gioco…… “Mamà, mamà!!!” la chiamo, mentre la raggiungo e mi accodo ….. Inizialmente mi guarda storto, poi sorride e capisce lasciandomi spazio. Una grande!!!! Ma non sono la sola a far “la portoghese”. Un ragazzo tedesco del nostro volo ha mangiato la foglia e mi tira vigorosamente per una spalla. “Noo! Oddio! Il nazista mi ha sgamata” ….. Sono pronta a reagire ad insulti strillati col tono asciutto di una SS, ma non è così. “Mi querida hermana!” mi dice sventolando un sorriso Durban’s…. Ah! Ah! Ha capito il gioco …Bravo allora! Ok intrufolati anche tu! E così, mentre soddisfatta vedo la stampante imprimere due biglietti nuovi nuovi per un volo da Ezeiza domani alle 6.00, ho scoperto di avere una famiglia davvero meltin pot!

Salutiamo la nostra nuova mamma e mio fratello Hans, mia cognata Karina (che ci ha osservati in azione da lontano) ed io ritorno da Sergio che, nel frattempo, sta presidiando i bagagli. Restituiti sì, ma ….. completamente fradici!!!

Con i tedeschi decidiamo di condividere un taxi per Ezeiza e di passare là la notte, tanto ormai sono già le 8 di sera e il check-in è domattina alle 4.

Troppo baldanzosi ci facciamo fregare dal tassista. Saliti sul taxi nessuno ha chiesto il prezzo o si è sincerato che il tassametro fosse attivo. Quando ce ne rendiamo conto siamo già lungo il tragitto e il tassista ci spara l’equivalente di 80 euro!!! Vorremmo scendere, ma siamo nel bel mezzo di una “villa miseria” e la città dopo il temporale è completamente allagata …..

Se non altro il ragazzo è simpatico ed il traffico impazzito gli fa impiegare più di tre ore per percorrere la strada tra i due aeroporti. Quasi quasi non gli è neanche convenuto portarci!!!

Una volta ad EZE vaghiamo alla ricerca degli uffici della Aerolinas, come Asterix e Obelix nelle 12 fatiche. Tutto per chiedere se, dato il disservizio, abbiamo almeno diritto, se non all’hotel, ad un buono pasto. Per tutta risposta ci prendono per pazzi!!! A loro dire nessun disservizio, il problema è del meteo!

Ma cappero! Non è che noi si abiti nel deserto! Anche a Milano e Berlino piove! Anzi a volte nevica. Pensa un po’! Ma non per questo si cancellano decine di voli!!! Sospetto che quella del tempo sia una scusa bella e buona per risparmiare costi. I temporali devono essere visti come una manna: tutti fermi, niente aereo ed equipaggio da pagare e nessun rimborso biglietti! I passeggeri possono essere solo dirottati su altri voli già schedulati e magari mezzi vuoti. … In regime di monopolio (e Aerolinas lo ha su molte tratte interne) ciò significa solo una cosa : guadagno puro!

Vabbè che gli argentini sono praticamente italiani, ma sembra la copia del modello Alitalia anni ’80…. Legami con la politica compresi! (Si indovini un po’ dove fa assumere la gente Cristina? All’Aerolinas!!!)

Ormai non possiamo che sdrammatizzare e riderci sopra con i nostri “parenti” tedeschi. Ceniamo (a nostre spese!) in aeroporto ad un costo esagerato, ma siamo stanchi ed affamati per cui per stavolta mandiamo al diavolo il risparmio.

Ci guardiamo un po’ di film sul tablet per passare il tempo finché crolliamo sulle poltroncine del terminal. Dormiamo per qualche ora scomodi ed al gelo finché, increduli, sentiamo chiamare il nostro volo.

MARTEDI’ 11 DICEMBRE 2012

Il volo per Ushuaia è partito puntuale alle 6.00. Possiamo rilassarci …..

Peccato, che al posto di un volo diretto, ci tocchi fare scalo a Trelew! Allunghiamo di 1 ora e mezza il tragitto…. Grrr.

All’aeroporto di Ushuaia avremmo dovuto trovare il proprietario del B&B Mysten Kepen ad aspettarci, ma non c’era.

Ovviamente non gliene facciamo una colpa, anzi! Tante grazie per la pazienza che ha avuto con noi. Tra la cancellazione di ieri ed il ritardo di oggi anch’io avrei faticato a restare ad aspettare dell’altro tempo.

Raggiungiamo perciò l’albergo con un taxi e, appena scesi , Rosario e Roberto ci accolgono con calore ed entusiasmo nella loro carinissima abitazione (sembra la casa delle bambole: pizzi e merletti ovunque, tendine e lenzuola ricamate, dettagli curati, pulitissima ed accogliente). E’ proprio quello che ci vuole per lasciarsi alle spalle una giornata da incubo!

Rosario capisce al volo che un giorno di ritardo potrebbe sballare completamente i nostri piani. Per questo si attiva subito (telefona a tutti i suoi contatti) per cercare di incastrare in due giorni il maggior numero di escursioni.

Per fortuna, dice, sono solo le due del pomeriggio. Siamo quindi in tempo per partecipare alle uscite pomeridiane. Aggiunge poi che impareremo presto come, nella Terra del Fuoco, le giornate non finiscano mai! Le varie agenzie che avevamo contattato dall’Italia sono molto collaborative e fanno di tutto per pianificare/spostare le diverse gite in funzione dei nostri tempi strettissimi. Un complimento speciale va a Piratour che, nonostante il limite assoluto di 20 partecipanti per l’uscita alla pinguinera, riesce a spostarci a domani chiedendo ad altri passeggeri di far cambio …. Davvero carini.

Abbiamo giusto il tempo per una pipì veloce, un sandwich gigante e via verso il molo!

Ringrazio mentalmente la nostre mamme per averci fatti nascere metà milanesi e metà brianzoli. Grazie! Grazie davvero, altrimenti non ce l’avremmo fatta a sopportare questi ritmi serratissimi. Siamo in vacanza e corriamo più che a casa dove ormai siamo sempre di corsa e mentalmente programmati per rendere efficiente ogni azione!

Ok, siamo malati. Speriamo che il Sudamerica ci guarisca un po’.

Comunque sia, malati sì malati no, abbiamo già efficacemente metabolizzato il passaggio da 32° a 8° facendo già in aeroporto il “cambio stagione” da canottiera-shorts-infradito a pile-giacca a vento-guanti-cappello-scarponcini da trek. Perfetto. Bravissimi!

Ad Ushuaia ci si muove tranquillamente a piedi. Tutto è abbastanza vicino anche se la città i sviluppa in salita: dal porto alla montagna. Il B&B purtroppo è proprio in cima. Molto tranquillo, ma rincasare la sera richiede una bella passeggiata!

Allineati al molo turistico troviamo i vari gazebo delle agenzie turistiche poi, pagando una piccola tassa portuale, si può accedere all’area di imbarco dalla quale salpa il catamarano della Canoero da noi scelto.

Subito a bordo ci vengono offerte bevande calde con i biscottini! Una bella cioccolata bollente è davvero quello che ci vuole.

Si può stare sia in coperta e vedere il panorama dalle vetrate oppure sulla terrazza superiore esterna. L’ideale è stare all’interno durante la navigazione (il vento fuori è freddissimo) godersi la crociera in tutto relax e poi uscire all’esterno per fare le foto quando la nave si ferma nei vari punti panoramici.

Relax!!!! Finalmente ci sembra di essere in vacanza!

Restiamo affascinati dal meraviglioso panorama: spazi infiniti dominati a perdita d’occhio da acqua, terra verde, montagne innevate. L’acqua del Canale di Beagle è calmissima e la città e le montagne che la circondano si rispecchiano nel mare. Ushuaia sembra delicatamente appoggiata tra la montagna ed il mare con le sue graziose casette dai tetti aguzzi fatte di legno e lamiera. Sembra un presepe.

Lo spazio infinito fa sembrare anche le montagne più alte di quello che sono in realtà. Le Ande qui a malapena sfiorano i mille metri, ma paiono immense.

Per quanto sia incantevole la vista degli isolotti dei cormorani, dei leoni marini, del faro Les Eclaireurs, Bridges il vero spettacolo è l’ambiente tutto intorno.

Piacevolmente soddisfatti rientriamo al B&B (con il sole ancora altissimo!) per una meritata doccia caldissima cui seguirà altrettanto meritata, ottima, cenetta.

Rosario ci ha ben consigliato come ristorante “La Estancia”. Il posto ci piace già dalla vetrina. Vi troneggiano interi agnelli messi a grigliare attorno ad un enorme falò …… Anche la parilla è altrettanto esagerata e gestita abilmente da due asadores dall’aria simpatica e capace ….. Mmhhhh che fame!

La nostra voglia di carne trova finalmente sfogo! Veniamo anche piacevolmente viziati da Pablo, gentile cameriere “vecchia maniera”, che ci “coccola” con ottimi suggerimenti in materia di vini (tinto sia chiaro!) e di tagli di carne ….. Inutile, in ogni caso, fare i sofisticati. Che sia Bife de Lomo, Bife de Chorizo, Filete o alro, qui la carne è sempre da orgasmo. Unico consiglio: meglio scegliere di mangiare alla carta anziché “tenedor libre” (ovvero formula “all you can eat” con tagli meno pregiati) per evitare di stroppiare. Preferibile gustare un solo taglio di qualità alla volta.

Distrutti e felici a mezzanotte siamo nel morbido letto del Mysten Kepen . In lingua Yamana il nome del B&B significa “buon dormire”. Beh, non ce lo facciamo certo ripetere due volte. Buonanotte!

MERCOLEDI’ 12 DICEMBRE 2012

Giorno “irripetibile” del calendario. C’è chi ci vede possibili significati catastrofici e chi segnali di buon auspicio. Noi eterni ottimisti (non per niente ci siamo sposati il 7/7/7) inauguriamo questa insolita giornata con una colazione smisurata, decisamente un buon segno! Rigenerati con ogni ben di Dio, alle 8.00 siamo prontissimi per la nostra escursione al Parque National Tierra del Fuego. L’escursione organizzata non era inizialmente in programma, ma avrebbe dovuto essere “autogestita”. I tempi ristretti dal volo cancellato hanno però reso la gita di gruppo una scelta forzata. Si tratta in ogni caso di una piccola comitiva composta da sole 7 persone più la guida e l’autista (entrambi, ovviamente, di origini italiane…. Ma sono quasi stufa di ricordarlo).

Il PNTF si sviluppa alla fine della Ruta 3 che da Buenos Aires percorre 3000 Km ed arriva sino alla Baia Lapataia: la Fin Del Mundo! Immagine molto poetica, ma falsa! Vuoi perché, in realtà, il percorso via terra è costretto ad attraversare due volte la frontiera con il Cile, vuoi anche che, col tempo, la città cilena di Puerto Williams sull’isola di Navarino si è sviluppata sino a sottrarre ad Ushuaia il suo primato.

Raggiungiamo il cuore del Parco su un vecchio trenino a vapore, ricostruzione piuttosto turistica di quello utilizzato dai carcerati un centinaio di anni fa. L’isolamento di Ushuaia ne ha fatto una colonia penale perfetta. Dai galeotti nasce quindi la città.

Un’altra colonia che ha messo radici e si è sviluppata a dismisura è quella dei castori. L’industria della pelliccia ha avuto poco successo, ma purtroppo i castori sono rimasti facendo scempio dell’ambiente naturale. Le loro dighe sono ovunque ed hanno creato stagni che spesso hanno distrutto e condizionato la vegetazione locale.

Facciamo diverse soste e un po’ di trekking che ci porta a scoprire i vari punti panoramici. Simpatica Baja Redonda (punto di confine “marittimo” con il Cile) con il suo pittoresco e minuscolo ufficio postale su palafitta. Il “postino” è ben felice di occupare un’intera pagina del nostro passaporto con il timbro “Fin del Mundo”….. Lo conserverò gelosamente insieme con quello del Santa Claus Post Office di Rovaniemi nella categoria “Luoghi Simbolo”.

Nel complesso la gita è carina anche se non imperdibile.

Siamo di ritorno giusto in tempo per un boccone prima della visita alla pinguinera. Optiamo per una banale pizza ma in realtà non mangio che la crosta… Il centro è imbottito di cipolla! Orrore!

Prima di salire sul bus per Hestancia Herbaton , un paio di foto di rito con l’inflazionato cartello Fin del Mundo ….. In molti sostengono che Ushuaia sia una meta di per sé e non abbia molto da offrire.

In realtà ogni pietra, ogni pianta, ogni singola goccia d’acqua di Ushuaia e del territorio che la circonda ha un suo fascino, in gran parte dettato dai tratti avventurosi propri di un viaggio ai “confini del mondo”. E’ un punto di transito necessario per i viaggiatori. Un simbolo per chi, come noi, ha scelto consciamente o inconsciamente di girare il Mondo. Il Viaggio è una costante tensione verso qualcosa, una continua ricerca. Toccare i confini simbolici della Terra ci fa sentire un po’ meno persi e disorientati lungo la strada. La definizione ed il contenimento del perimetro del pianeta ci fanno illudere di conoscere e controllare ciò che esso racchiude…. Come tutti gli animali perciò “marchiamo il nostro territorio” per affermarci, per dare un segno di noi, del nostro passaggio, per sentirci più sicuri e poter dire che “qui è anche nostro”. Questo processo ci ha portato ad Ushuaia, luogo di confine, pietra miliare di quel percorso di conoscenza, arricchimento e crescita che è la natura stessa del viaggio.

Ok. Basta filosofeggiare. E’ ora di partire per la Pinguinera!

Usciamo dalla città attraversando la zona industriale. E’ impressionante la quantità di container stoccati. Nonostante la crisi che ha colpito il Paese, Ushuaia ha mantenuto attive molte industrie, i livelli di disoccupazione sono i più bassi dell’Argentina e i salari pari a quelli della media europea (Molto successo deriva dell’essere porto franco e dai commerci di microcomponenti con la Cina). Si arriva all’Estancia Herbaton percorrendo una strada sterrata che regala bellissimi panorami della Terra del Fuego. Impressionanti gli alberi piegati e modellati dal vento. L’Estancia è simpatica da visitare, si tratta di una vera e propria fattoria lontano da tutto, ma autosufficiente. Mi fa pensare alla Casa nella Prateria, agli antichi coloni ed alla vita semplice che dovevano trascorrere …. Nei prati si vedono i gauchos badare alle pecore ed al bestiame. Di recente è stato aperto un ristorante caffetteria dove rilassarsi con una bevanda calda davanti alla stufa dopo il freddo patito nella pinguinera dell’Isla Martillo. Ma andiamo con ordine ….

Raggiungiamo l’Estancia ed attacca a diluviare. Nonostante ciò l’escursione procede e saliamo su un piccolo gommone per percorrere in circa 20 minuti la distanza sino all’isola dei Pinguini. Le guide sono abituate a questo tipo di clima e sembrano non far caso all’acqua e al vento gelido….. Noi, per fortuna, abbiamo le tute anti pioggia che mettiamo sopra la giacca da sci!!! Arrivati alla spiaggia occorre scendere dal gommone scivolando lungo il bordo reso ancora più sdrucciolevole dalla pioggia. Praticamente cado a terra e rischio una strage! La spiaggia è invasa da migliaia di pinguini!!!

Si tratta dei piccoli pinguini di Magellano che hanno colonizzato l’isola. Essendo periodo di riproduzione l’Isola è un immenso nido. Ci sono nidi sulla spiaggia e nell’immediato entroterra. In molti casi vediamo i piccoli pulcini che nascono tra la fine di novembre ed i primi di dicembre. Si possono riconoscere anche dal colore, dato che sono scuri, non hanno ancora il frac degli adulti. I pinguini sono davvero buffi. Lo sono quando camminano, quando ti guardano con un occhio solo, quando si tuffano in mare.Per osservarli occorre restare nei camminamenti tracciati cercando di rispettare la distanza minima di due metri, ma a volte siamo praticamente accanto a questi dolcissimi animali che se ne fregano beatamente delle regole. E allora ecco che un pinguino esce dal nido e si piazza bellamente in mezzo al sentiero come una statua di porcellana. Sembra mettersi in posa, ogni tanto solleva anche le alucce ed il becco guardando dritto in macchina come una star. E noi tutti fermi mentre la guida preoccupata sottovoce ci mette in guardia “cuidado, cuidado a el pinguino!!” L’interno dell’isola ospita anche alcune coppie di pinguini papua e di grandi pinguini imperatore (col collo arancione) anch’essi alle prese con la cova. Questi sono lontani dall’area accessibile ma si vedono bene attraverso il teleobiettivo o un binocolo.

L’ora a nostra disposizione vola e ci dispiace tornare sul gommone. Siamo bagnati fradici, ma vorremmo restare ancora. Non capita certo tutti i giorni una passeggiata così! Attenzione però, occorre abituarsi al forte e pungente odore di guano misto a salsedine.

Rientriamo giusto in tempo per la cena. Alle 21.00 abbiamo un tavolo prenotato da Chiko dove ci attende l’appuntamento con la Centolla (il granchio gigante). Luciana, la nostra guida di oggi, ce lo ha indicato come suo ristorante preferito in quanto non eccessivamente turistico e con prezzi onesti.

La centolla è ottima, l’unica cosa non mi aspettavo si trattasse di una zuppa in una terrina …. Ero convinta che mi servissero un enorme granchio nel piatto! Un creatura dalle dimensioni spropositate, terrore dei naviganti e narrata nelle leggende … E invece è sì un granchio grosso, dal diametro di circa 18 cm, ma ridotto a pezzettini!

Il tempo di preparazione è infinito e nell’attesa ci portano pane e stuzzichini vari che ci fanno prosciugare una bottiglia di vino bianco ….. Alla quale ne segue un’altra per accompagnare la Centolla! Lungo la strada per tornare al B&B ondeggiamo come i pinguini di Magellano !!

GIOVEDI’ 13 DICEMBRE 2012

Mentre Rosario ci mette all’ingrasso a colazione, Roberto controlla il nostro volo. Pare che Aerolinas oggi non ci riservi alcuna sorpesa …..

La mattinata è uggiosa per cui inganniamo l’attesa con un po’ di shopping nei tanti negozietti di Avenida Maipù.

A mezzogiorno Roberto ci accompagna gentilmente all’aereoporto. Ci aspettiamo un noioso e tranquillo check-in e invece ….. Anche oggi abbiamo la nostra sorpresa!

Il piccolo aeroporto di Ushuaia è nel caos totale. Non progettato per gestire più di pochi voli al giorno si trova, in questo momento di alta stagione, a dover imbarcare 5 voli contemporaneamente. I banchi del check-in sono assaltati e non vi è alcuna regola o priorità. Tutti spingono, urlano e reclamano attenzione. Con nonchalance mi faccio registrare al banco della prima classe dove non c’è nessuno in coda! (Non è assurdo che ci siano file – alla cassa, al casello, ecc…- perchè gli esseri umani preferiscono andare dove c’è già qualcun altro mentre sono restii ad andare dove non c’è nessuno?? Bho? Io proprio non capisco).

La situazione peggiore però è all’accesso all’area controlli prima dei gate. C’è una sola minuscola porta in uno stanzino grande come un francobollo dalla quale devono passare tutti. Più di mille persone vogliono passare contemporaneamente. Ciò ha una sola conseguenza: non passa nessuno. La componente assurda è che gli operatori dell’aeroporto non fanno nulla, stanno a guardare indolenti come se la questione non fosse di loro competenza. Nel frattempo i voli accumulano ore di ritardo perché i passeggeri non riescono a passare …. Siccome mi accorgo che ciascuno pensa a sé, non c’è modo di organizzare i passeggeri (nessuno mi ascolta quando cerco di impostare una fila per ordine di orario di imbarco) ed anche i portatori di handicap sono ignorati, decido che tanto vale fare altrettanto. Superiamo tutta la calca sul lato, stacchiamo un cordone che delimita l’accesso all’area controlli e lo riattacchiamo alle nostre spalle. Fatto! Siamo i primi davanti alla porticina e passiamo.

Nell’aerea dei gate non è che sia meglio. Ci sono 5 imbarchi ma nessuno indica il n. del volo o la destinazione. C’è gente che corre disperata, sale e scende dall’aereo sbagliato … Nooo!! Io giuro non ci credo. Scene da manicomio!

Intercettiamo due assistenti di volo assegnati al nostro aereo per El Calafate che ci dicono di seguirli a bordo. Che fortuna!

Ma cos’è, mi chiedo, l’aeroporto più pazzo del Mondo? Candid camera? Se ci penso mi scappa ancora da ridere …. Senza poi parlare del caldo che faceva in coda e delle persone che sudavano con ancora addosso le giacche a vento. Insomma una sorta di girone infernale dei viaggiatori.

L’aeroporto di El Calafate è nel bel mezzo della steppa patagonica. Tutt’attorno il nulla. Per arrivare in hotel occorre prendere un bus navetta che dopo circa un’ora ci lascia di fronte all’Hostal Amancay.

Scendiamo mentre glialtri passeggeri ci rivolgono sguardi di biasimo e commiserazione. In effetti, rispetto alle altre strutture alberghiere fichissime dove abbiano lasciato altri passeggeri il nostro hostel ha l’aria un po’ misera. Sembra un cubo di lamiera sbiadita.

Inizio a pensare che forse il prezzo pattuito sia, a ragione, troppo basso ….. Eppure le recensioni sono state tutte ottime…

Indugiamo un po’ all’ingresso, ma …. Troppo tardi! Il proprietario, Ramiro un ragazzo sui 25 anni, esce e ci viene incontro.

L’accoglienza è talmente calorosa da farci sentire quasi in colpa per aver dubitato di restare.

Inoltre appena varcata la soglia l’ambiente è gradevole ed ospitale a misura di viaggiatore. Oltre l’area comune un bel giardino sul quale affacciano le stanze con poche pretese ma dignitose. Ramiro è un gran chiacchierone e appassionato di calcio e ….. di Cristina!

Ha una cultura enciclopedica del pallone, dal 1970 ai giorni nostri, per cui inizia una conversazione infinita con Sergio altrettanto cultore del football e calciodipendente. Sembra di essere ospite ad una di quelle vecchie trasmissioni di Gianni Brera su TeleLombardia ….. O di tutto il calcio minuto per minuto.

Per mia fortuna durante il dibattito Ramiro ci insegna anche l’arte della preparazione e della degustazione del mate. Si tratta di un vero e proprio rito sociale argentino fatto di yerba, bombilla, lentezza …. Da bravo “cebador” ci spiega che qui il mate lo bevono tutti, dal gaucho, solo nel freddo patagonico, agli amici in compagnia e chiacchierando. Un po’ come il nostro caffè.

Il pomeriggio passa così discutendo animatamente (gli animi si scaldano quando si tocca il tasto populismo di Cristina!) e facendo giri e giri e giri e giri di mate….. Il risultato finale è di un leggero mal di testa.

La compagnia è bella, ma dobbiamo occuparci dell’organizzazine dei giorni successivi. Andiamo alla stazione dei bus per comprare i biglietti Cootra per Puerto Natales, poi nelle sedi di Hyelo e Aventura e Solo Patagonia per riservare il Mini Trek e la crociera tra i ghiacciai per domani e dopo.

Finito “il lavoro” ci fermiamo a cena lungo Av. Libertador. I locali sono tutti carissimi e optiamo per il più eonomico: Rick’s. Carne buona ma ambiente troppo caotico.

VENERDI’ 14 DICEMBRE 2012

Ci svegliamo riposati, ma con il mal di gola a causa del riscaldamento in stanza ottenuto da una stufa a gas messa a manetta e priva di umidificatore.

Oltretutto rischio di far abbrustolire tutto e tutti perché, pensando fosse un termosifone, ci ho appoggiato sopra il bucato (sintetico!!!) ad asciugare …. Per fortuna la puzza di pre-gremato mi ha allertata!

Alle 8.30, con la consueta lentezza patagonica (mezz’ora di ritardo) passano a prenderci per il Mini trek. Destinazine Parque National Los Glaciares! Evviva, evviva il Perito Moreno!!! Attendiamo il momento con ansia e trepidazione.

Percorriamo gli 80 Km che separano El Calafate dal Perito Moreno attraversando la steppa patagonica: arbusti, arbusti, arbusti spazzati dal vento, pecore, pecore, pecore, mucche …fattoria, chilometri di nulla, fattoria. Paesaggio sconfinato, brullo, ma incantevole. Le Ande imbiancate sullo sfondo sono meravigliose.

Entrati nel parco la strada si avvicina dall’alto al ghiacciaio. Già da lontano è una spettacolo sbalorditivo. (Arrivando a El Calafate in aereo alcuni dei ghiacciai si vedono anche in volo) …. E stiamo guardando solo il lato sud, neanche il fronte!

Siamo a 6 Km dalle passerelle e ci apprestiamo ad attraversare il Brazo Rico con una barca. Navighiamo proprio sotto il fronte Sud del ghiacciaio. Non ci sono parole per descriverne l’immensità, la bellezza, la magnificenza e prodigiosità dei pinnacoli ….Sono bizzarrie del più abile artista al Mondo: la Natura. Il ghiacciaio pare un’opera viva, una straordinaria scultura multiforme in costante evoluzione. Ma l’elemento che sbalordisce più di tutti è il colore blu cobalto delle spaccature. Un blu profondo, puro, inviolato ed infinito. Un bagliore quasi magico. Fatato.

Il lato Sud del Brazo Rico è ad uso esclusivo di Hyelo y Aventura. C’è anche un moderno rifugio. Lì ci attendono le numerose e competenti guide. Lasciamo gli zaini ed in piccoli gruppi di circa 10 persone seguiamo un piccolo breefing e partiamo per il nostro trek.

La prima parte attraversa il bosco ed offre scorci pittoreschi del fronte, poi si discende sulla spiaggia morenica costituita dai sedimenti trasportati dal ghiacciaio stesso, infine arriva il momento di mettersi i ramponi per la scalata del ghiacciaio vera e propria. Ogni minuto è appassionante. Tutto, ma proprio tutto è talmente bello da non essere descrivibile.

Siamo anche fortunatissimi per una serie di motivi. Primo: assistiamo ad una gigantesca rottura. Un enorme pezzo di ghiaccio preannuncia il suo distaccamento con molteplici schiocchi. E’ come il crocroc che fa il ghiaccio nel bicchiere versandovi sopra il Bailey’s, ma amplificato centinaia di volte. Dopo il rumore l’enorme iceberg si stacca, si muove lentamente verso l’acqua. Poi la forza di gravità lo attira verso il basso e si ha un vero e proprio crollo. L’iceberg precipita ed il ghiaccio attorno al blocco si frantuma e si polverizza. Poi il blocco tocca l’acqua e viene inghiottito sollevando onde e sbuffi. Tutto dura pochi secondi, ma la scena è talmente grandiosa che i nostri occhi l’assaporano poco a poco come un boccone prelibato, come se scorresse a rallentatore.

Secondo: la pioggia cessa ed in pochi minuti il cielo si apre in una meravigliosa giornata di sole. Il ghiacciaio a contrasto con il blu del cielo rende questo monumento della natura ancora più bello. Le spaccature assumono lo stesso colore del cielo.

Camminare con i ramponi non è difficile ed in pochi minuti siamo sopra la terza riserva d’acqua del Pianeta! Visto e vissuto da “dentro” il ghiacciaio appare completamente diverso. Si vede come la superficie sia estremamente ruvida, la consistenza è simile a quella della granita grattachecca. Durante la scalata si ha la sensazione di esplorare un altro Cosmo. Il bianco è accecante, onnipresente, immenso. Si scoprono dettagli inimmaginabili “da fuori”: ruscelli d’acqua, dune di ghiaccio, grotte azzurre dalle pareti liscissime e levigate, voragini millenarie.

Il ghiacciaio non si forma con il congelamento dell’acqua come molti credono, ma è neve compattata dal suo stesso peso, caduta sulle Ande 300 anni fa o più e spinta verso i laghi glaciali dalla gravità. Tutto è quindi in costante movimento.

Il riverbero dei raggi solari è talmente intenso da rendere impossibile togliersi gli occhiali. Oltretutto, nonostante la protezione solare, ci bruciamo ed il nostro viso diventa color cuoio con il segno dei Ray Ban tatuato.

Per festeggiare la fine del giro le guide ci offrono da bere: whisky on the rocks!! ….. Con vero Hyelo Patagonico.

E’ talmente bello quassù che non voglio più scendere. Sono quasi inebetita dallo stupore. La felicità mi stampa sul volto un sorriso modello Stregatto da orecchio-a-orecchio

Pranziamo al sacco di fronte al ghiacciaio. Il miglior pic-nic della mia vita! Stento a credere che sia vero ….. No. Probabilmente sto sognando ….. Anzi è un poster! Un’illusione digitale! Ma il fragore ed il freddo mi dicono che è reale. Wow!

Nel pomeriggio ancora Perito Moreno. Ci aspettano il fronte e le mitiche passerelle. Da qui la visuale permette di vedere il ghiacciaio in tutta la sua profondità, ampiezza ed estensione. Pazzesco! E’ un visione talmente appagante da non essere mai sazi.

Alle 17.00 dobbiamo rientrare. Peccato! Tristi all’idea di andarcene da un posto così superbo ci facciamo confortare dal pensiero di una bella doccia bollente dopo un’intera giornata esposti al freddo e al vento…. Ma tacchete! Puntuale come sempre la sorpresina del giorno: l’intera città di El Calafate è senz’acqua! Si è guastata la conduttura principale che porta l’acqua dal lago Argentino al depuratore.

Ramiro ci dice che la problematica è frequente. Capita talmente spesso da indurre suo padre Marcelo, come tanti altri in città, a costruire una cisterna per l’Hostal. L’acqua quindi ci sarà, non è un problema, ma occorre aspettare che passino i Bomberos (i pompieri!) con le autobotti per riempire la cisterna. L’acqua sarà comunque quella del lago argentino, ma non filtrata.

In attesa dei Bomberos andiamo a cena presto. Seguiamo i consigli di Tripadvisor che ci segnala un ristorante carino ed economico a soli 400 metri dall’Hostal: El Chucaron. Una bellissima scoperta! La cucina è seguita direttamente dai proprietari che ci accolgono calorosamente all’ingresso offrendoci un bicchiere di vino. La carne è squisita, la migliore della vacanza.

Hanno anche una macchina per il caffè espresso …. Peccato però manchi l’acqua per farlo!

SABATO 15 DICEMBRE 2012

Il risveglio è ancora privo d’acqua… Speriamo che quella nella cisterna continui ad essere sufficiente.

Alle 7.00 partiamo per Puerto Banderas dove ci imbarchiamo su un comodo catamarano che ci trasporterà in una piacevole crociera tra i ghiacciai Uppsala, Spegazzini e Moreno.

Praticamente nessuna nave risale fino al fronte dell’Uppsala, ma alla fine del canale si attraversa una barriera di Iceberg di incantevole bellezza e dalle forme più strane. Il freddo è pazzesco, ma durante la navigazione si può stare tranquillamente all’interno del catamarano a sorseggiare cioccolata calda per poi uscire ad apprezzare meglio il panorama durante le numerose soste.

Sotto il fronte dello Spegazzini le vibrazioni dei motori del catamarano inducono una rottura inaspettata nel ghiacciao. La barca fa giusto in tempo a virare per prendere l’onda generata di punta e no di lato ….. Non vorrei mai fare il verso al Titanic 😉

Nel pomeriggio ultimo saluto al Moreno dal fronte Nord che è talmente ampio da non stare neanche nel grandangolo!

Rientriamo felici a El Calafate dove il nostro buonumore miglora anche per il ritorno dell’acqua e con essa la possibilità di godere di una bella doccia bollente.

Per cena è ancora Chucaron! Questa volta veniamo premiati con un assaggio del liquore locale a base di bacche purpuree il cui nome è, appunto, Calafate.

Inizialmente penso che sia l’effetto dello stordimento del liquore perché mi sembra che tutto attorno si stia muovendo. Poi ancora …. Oddio! Il terremoto! Il cuore mi balza dal petto alla gola, impallidisco e tremo. Nella mia vita non ho mai avvertito una scossa così forte (pur essendo l’Italia piuttosto ballerina, vivere a Milano ha da questo punto di vista i suoi vantaggi!).

Per fortuna i titolari del locale e gli altri argentini sono molto rilassati e ci tranquillizzano dicendo che nella zona i “Tremor” sono assai frequenti perchè la zona è vicina ai grandi vulcani Andini e tutta l’area è fortemente sismica.

Un altro giro di dolcissimo Calafate scioglie ogni tensione residua…

Mi piace la tranquillità Patagonica, la mancanza totale di stress….. Uno stato d’animo indissolubile anche nello scoprire che il terremoto è anticipazione e/o causa di una violenta eruzione a Nord che si manifesterà da lì a pochi giorni.

DOMENICA 16 DICEMBRE 2012

Facciamo colazione con calma, salutiamo Marcelo e Ramiro ed alle 8.30 raggiungiamo a piedi puntuali la stazione dei bus. La compagnia Cootra, unica ad avere un collegamento per Puerto Natales la domenica, ci ha riservato 2 posti.

Il viaggio dovrebbe durare 5 ore, ma la lunga attesa in frontiera lo rende infinito …. Più di 8 ore in tutto!

Per fortuna ci siamo ben attrezzati con viveri e numerosi film caricati sul tablet per riempire il tempo (beata tecnologia digitale!). Il panorama visibile percorrendo la Ruta 40 é indubbiamente suggestivo, ma a lungo andare monotono. Oltretutto i finestrini si appannano in fretta isolandoci in una sorta di nebbia fittissima. Fuori diluvia e man mano che il confine si avvicina la pioggia diventa neve!

Ringrazio il Signore per non aver dato corso all’iniziale progetto secondo il quale avremmo dovuto attraversare la Patagonia in moto: Grazie!!! Tra vento, strade infinite, pioggia, freddo e neve probabilmente sarei arrivata alla fine dell’itinerario esaurita , con 18 herpes e – 10 kg!

La prova provata dello scampato pericolo me lo da una motociclista danese che incontro alla frontiera di Rio Turbio. Nonostante la stazza da valchiria e il super BMW Adventure mi dice di essere distrutta e stanca. Guidare mezzi assiderati, con il vento di traverso e le raffiche di neve per centinaia di chilometri nel nulla della steppa è davvero devastante. Ma ormai, dice, è in sella e deve arrivare in fondo con la sua moto. Le garantisco tutta la mia solidarietà, ma di certo non la invidio. Stavolta ho rinunciato volentieri alla Moto!

Alla frontiera mettiamo radici. Dobbiamo fare 2 volte, dal lato argentino e da quello cileno, la fila per il controllo passaporti, di polizia, dogana e bagaglio compilando una quantità industriale di scartoffie.

Arriviamo in una Puerto Natales spazzata da un vento gelido che sono le 5 del pomeriggio passate. Oltretutto il Bus ferma nella nuova autostazione fuori dal centro e praticamente deserta. Qualche passeggero è accolto dal suo B&B o da una vettura, ma non c’è neanche l’ombra di un taxi. Nel giro di 5 minuti tutti si dileguano e rimaniamo noi due soli, sperduti e senza soldi. Per fortuna il super citIphone con le Citymaps2go si rivela un ottima ancora di salvezza indicandoci la strada per il nostro hostal. Sono circa 2 chilometri che percorriamo carichi come muli. Lungo la strada troviamo anche una banca dove possiamo ritirare i nostri primi coloratissimi peso cileni. Devo dire che col portafoglio pieno mi sento più a mio agio!

E’ domenica pomeriggio e le strade sono deserte, gli esercizi commerciali chiusi. Le case sono spesso rivestite in lamiera sbiadita dal sole e dalla salsedine. Regna un silenzio totale, interrotto solo dal rumore degli oggetti mossi dal vento. Sembra una città fantasma o il set di un vecchio western di Sergio Leone. Come ad Ushuaia ci sembra di essere arrivati nuovamente in una città a sé stante, sospesa, eterea.

Bussiamo alla porta dell’Hostal Dos Lagunas e ci accoglie una donna bassa e tarchiata, modello Mimmuzza, che parla solo spagnolo. Ci mostra velocemente la stanza e si dilegua in tutta omertà. Chiediamo del proprietario Alejandro ma scopriamo che non c’è e non si sa quando torna ….. Non sono molto felice dell’accoglienza, oltretutto ho affidato via mail ad Alejandro tutta l’organizzazione del trek e della visita al parco del Paine e questo …. Non si fa trovare?!

Purtroppo siamo nelle sue mani. Dati il tempo tirato ed il giorno della settimana non potremmo fare altrimenti. Inganniamo l’attesa uscendo per fare un po’ di provviste per i giorni di permanenza nel parco. Il Cile è decisamente più caro dell’Argentina. Per fortuna il super è una soluzione abbastanza economica.

Qui sugli scaffali la fanno da padroni il Pisco (con dannosi effetti collaterali!) e la Palta. Non so se per effetto del Pisco stesso, ma ogni volta che leggo i cartelli con scritto palta rido da sola come una demente …. In realtà non è che qui si cibino di fango ma è il nome dell’avocado che se assaggiato, però, ha la consistenza ed il sapore ……della palta!!! Bleah!

Ritorniamo all’hostal ed inizio a pensare che sia simile alla casa della famiglia Addams: simpaticamente horror. Vecchiotto, tutto scricchiolante, porte che si aprono da sole ….. e soprattutto i proprietari sono davvero strani, sembrano delle caricature. Conosciamo finalmente Alejandro che sembra un lobotomizzato maniaco dei dettagli. Oddio, ma dove siamo finiti! Per parlarmi mi fissa un appuntamento. Già è strano perché …. abita al piano di sopra! Vabbè. Intanto in attesa dell’ora dell’incontro vado a farmi la doccia. All’ora fissata sono ancora in mutande per vestirmi. Sono in ritardo di 30 secondi e questo mi bussa alla porta segnalando, con disappunto, la mancanza di puntualità (LUI!!!! Che ci ha fatto arrivare e neanche era in casa!) !!!! Ci fa accomodare per il “colloquio” (???) all’estremità di un tavolo della cucina (identica a quella di mia nonna nel 1958!!) tipo terzo grado ….. Solo che le domande dobbiamo farle noi, per ottenere i biglietti e ciò che ci serve dobbiamo letteralmente scucirgli le parole di bocca …. E in spagnolo! Perché, sostiene Alejandro, non gli piace che si parli male l’inglese e l’Italiano non lo capisce!!!!

Da parte sua non proferisce verbo, se non per rispondere alle nostre domande e ci fissa con uno sguardo assente come se fosse sotto effetto di psicofarmaci. Si rivolge a mio marito chiamandolo costantemente Maestro!! Ok è un vero matto. Ad un certo punto saltano fuori (da uno sgabuzzino??) i figli e finalmente mi è chiaro dove mi sembra di stare: è il Paese delle Meraviglie! Alejandro è di sicuro il Cappellaio Matto, la moglie (la Mimmuzza omertà) è la fotocopia delle illustrazioni della Regina di Cuori, i bambini sono brutti e abnormi come Pinco Panco e Panco Pinco ….. Quasi quasi vado a vedere se c’è in giro un gatto grosso, con un sorriso sornione come lo Stregatto!

Appurato che tutti i biglietti sono stati fatti (bus regular per il parco, tour del 18/12 e bus per Punta Arenas del 19/12) lasciamo subito la casa per fare una bella passeggiata sulla laguna, che pare uscire da una cartolina, ed andare a cena al ristorante Ultima Esperanza. E, siccome il mondo è piccolo, Carrambata del giorno: ….. Da Buenos Aires Karina e Hans … sono qui!!

Per buttarci alle spalle Alejandro e festeggiare l’incontro non c’è nulla di meglio che un bel Pisco Sour! Dopodiché tutto diventa mooolto , moooooolto fumoso. Ricordo solo di essere andata a dormire quasi a mezzanotte e fuori c’era ancora il sole!

LUNEDI’ 17 DICEMBRE 2012

La colazione la prepara Alejandro che mi ricorda davvero mia nonna in cucina: pane scaldato nel forno a gas, latte fatto nel pentolino, biscotti nel sacchettone e mega moka di caffè con guarnizione un po’ slandra ….. Il profumo però evoca bei ricordi ….

Poi il pazzo ci saluta come se dovessimo partire per il Burundi …. Ma non si ricorda che domani siamo di ritorno? Cribbio gli ho anche lasciato i bagagli! E’ davvero fuori.

Bus puntuale, giornata splendida….. Arriviamo nella zona del parco e avvistiamo i primi guanachi. Simili a cerbiatti, zampettano nella steppa e si arrampicano veloci come caprette tra gli arbusti. Impazzisco per loro e faccio una marea di foto.

Alle 10 e mezza siamo alla Guarderia Laguna Amarga dove paghiamo (profumatamente!) l’ingresso e veniamo registrati dai guardia parco che ci intrattengono per un breve briefing. Lì ci aspetta anche una altro bus scassatissimo che ci risparmia una camminata di due ore su strada polverosa sino al Rifugio Torre Central.

Facciamo il check-in e apprezziamo l’ottima organizzazione e la pulizia del rifugio. Piazziamo il nostro bagaglio ridotto nella camerata a 6 letti e a mezzogiorno siamo pronti per il nostro trek al Mirador de Las Torres: 18 kilometri A/R, dislivello 750 metri, tempo impiegato compresa la sosta pranzo 7 ore.

Sul sentiero filavamo come caprette …. Il trucco sta nell’essere leggeri, mentre tutti i trkkers che incontravamo erano carichi come muli! Raggiungiamo il rifugio cileno in un ora, poi dopo una breve sosta a base di cibi energetici un lungo tratto nel bosco lungo il fiume ci porta alla base della salita finale per il mirador, mezz’ora di salita ripidissima su pietraia. Nonostante faccia freddo siamo in canotta e manteniamo un ritmo veloce. La gente che scende in giacca a vento ci guarda malissimo ….. Altrettanto torvo ci fissano gli altri che superiamo. Il sentiero è stretto, ma non è colpa nostra!

Durante la salita mi tolgo anche una piccola personale soddisfazione: per la prima volta in assoluto a mollare il colpo per primo ed implorare una sosta non sono io, ma Sergio!

Arrivati in cima il già sublime panorama che ci ha accompagnati per tutto il trek ha in serbo per noi due meravigliose sorprese.

Appena oltre la vetta si apre un pittoresco lago glaciale di un color verde smeraldo abbagliante …. Peccato solo che le torri siano avvolte dalle nubi. Noooooo!!! Mi dico. Basta sfiga! Forti del vantaggio di tempo accumulato salendo in fretta decidiamo di aver tempo per aspettare. Tutto il cielo è grigio ma si sa, in Patagonia si hanno le 4 stagioni in un giorno!!! Ci sediamo speranzosi riparandoci dal vento dietro uno spuntone di roccia , lo sguardo fisso alle Torri speranzosi mentre sbraniamo una super tavoletta Novi ….. Sembriamo quelli della pubblicità!

Tanto sono ottimista che …. Piove! Mannaggia!

Tutti gli altri escursionisti mollano il colpo si avviano sul sentiero in discesa, ma io voglio continuare a sperare! Me lo sento che in questo viaggio la sfiga non vince. Dobbiamo tenerle testa e sconfiggerla! Non posso mica aver fatto tutto sto sbattimento per niente, o no?

Probabilmente il Signore dei trekkers improvvisati ha ascoltato le nostre suppliche e, contro ogni pronostico degli “altri”, ta dà: Splende il sole!!!! Con numerose raffiche di vento Patagonico le nubi vengono spazzate via rivelando a mano a mano i tre picchi del Paine. Spettacolo! Oltretutto siamo praticamente soli al Mirador a goderci questo incanto. Wow!

Carichi come molle ed entusiasti a manetta ci incamminiamo per il ritorno incitando con enfasi tutti quelli che incontriamo e ancora stanno salendo. Dai ragazzi! La meta e vicina!

Probabilmente devo aver avuto qualche antenato negli alpini perché mi prende una voglia viscerale di cantare a squarciagola …. “Sul capello, sul cappelo che noi portiamooooo!!!!” ….. poi i canti popolari, poi si passa a Vasco …..

Sergio, non so perché, si vergogna la faccia dandomi della “truzza” ….. Ma io continuo perché è un canto liberatorio, catartico. Con lo sforzo fisico della camminata, l’ambiente incontaminato ed il canto (stonato) che è quasi un grido mi libero da ogni ansia, peso, costrizione. Mi sento leggera ed appagata ….. Sono così leggera che probabilmente volo. Non mi rendo neanche conto della strada e siamo già arrivati al Rifugio!

Aspetto invece poco piacevole del percorso riguarda la massiccia presenza di escursionisti a cavallo sugli stessi sentieri dei trekkers. Ciò significa che lungo il cammino si deve costantemente fare attenzione a non “pestarla”, ma passano talmente tanti cavalli che è impossibile non beccarla ….. Oltretutto nella parte più bassa del sentiero la scia di cacca costante attira migliaia di fastidiosissimi tafani che, soprattutto in discesa, non ci danno tregua un minuto.

Questa camminata mi ha messo una fame da lupi! Dopo una doccia bollente e rigenerante ci fiondiamo nel ristorante dove sbraniamo zuppa, polenta e carne, dolce alla panna in un nanosecondo. Potendo mi farei pure il bis. Non possiamo però concederci la solita birretta a causa dei prezzi proibitivi applicati dal Rifugio …. Per fortuna l’acqua è gratis!!

Siamo distrutti, ma andare a dormire alle 9.00 di sera mi fa un po’ pensionati …. Per cui ci godiamo il bel calduccio della stufa nella sala lettura comodamente svaccati in poltrona ….. Mhhhh che goduria!

Completamente svaccata alzo gli occhi e guardo fuori dalla finestra ….. Indovina? Si ha una vista spettacolare delle tre Torri …. E noi che siamo andati fin su a piedi!!! Ah, Ah!

Alle 10 siamo lessi, ma non faccio in tempo a prender sonno che devo fare i conti con gli altri occupanti della camerata: 2 pachistani e 2 inglesi. I primi hanno la fissa di chiudere l’unica finestra …. Ma non si respira, non c’è ossigeno. Mi devo alzare tre volte a riaprirla …. poi capiscono! I due Hooligans invece, dopo aver filtrato come imbuti, stanno dando corso ad un concerto per tromba e trombone. Verso del gatto e rumori vari non hanno effetto, mi tocca piazzarmi nel buio davanti al loro letto con una faccia impressionante tipo bambina di The Ring e svegliarli urlando. AHHHHH!!!!! (sono un po’ nervosa quando non riesco a dormire ….) Gli viene un coccolone, farfugliano, ma almeno non russano più e io finalmente RONFO di brutto!

MARTEDI’ 18 DICEMBRE 2012

Al nostro risveglio il rifugio è avvolto dalle nuvole basse e fuori diluvia. Per fortuna abbiamo effettuato ieri il trek, oggi sarebbe stato impossibile.

Attendiamo il bus che ci riporterà alla Laguna Amarga incollati alla stufa a legna nella sala comune. Resterei tutto il giorno davanti al fuoco in compagnia di un gatto e di un buon libro ….. ma mi tocca uscire.

Il bus arriva in ritardo di mezz’ora (ma qui tutti i mezzi si aspettano, non è un problema) e raccoglie campeggiatori disperati bagnati come pulcini.

Alle 10.30 alla Laguna Amarga dovrebbe passare a prenderci un tour della Comapa Turismo per effettuare il giro dei restanti punti di interesse del parco, ma ormai lo sappiamo bene: in Patagonia si impara ad aspettare ….. con calma e lentezza.

Prevedendo un attesa dai tempi indefiniti i guardaparco ci offrono del mate, chiacchierano amabilmente e ci fanno accomodare (di nuovo) davanti alla piacevole stufa ….

Il “nostro uomo” arriva alle 11.30. Se non altro si scusa per il ritardo!

Purtroppo continua a piovere. Le famose quattro stagioni in un giorno della Patagonia oggi pare non vogliano cambiare: costante autunno pieno, grigio e uggioso.

La cascata Salto Grande, laguna Pehoe, i Cuernos, lago e ghiacciaio Grey meriterebbero una giornata di sole! Però non si può avere sempre fortuna col meteo. Se non altro siamo al coperto per buona pare della giornata.

Ritorniamo a Puerto Natales accolti nuovamente da Alejandro. Carattere a parte il ragazzo si è dimostrato efficiente (d’altro canto sostiene di essere ingegnere!). Il B&B per quanto vecchiotto è pulitissimo. La moglie Andrea deve avere la fissa della pulizia dei bagni: passa e ripassa a pulire/asciugare dopo che ogni ospite usa i servizi in comune. Ci hanno cambiato anche le lenzuola sebbene nessuno abbia usato nel frattempo la nostra stanza.

Ceniamo molto tardi per sbrigare alcune commissioni (ufficio cambi per convertire i nostri ARS – cambio pessimo di 68 CHP per 1 ARS! , spesa, Bus Fernandez per confermare trasporto di domani sino a Punta Arenas) e anche perché troviamo chiuso il ristorante vicino al B&B dove avremmo voluto cenare, un altro chiuso per festa privata ….. Insomma prima che tutti chiudano e per sfuggire alla pioggia che è arrivata sin qui ci infiliamo a caso nel primo ristorante aperto.

Purtroppo non ricordo il nome del posto. Peccato. Abbiamo mangiato bene, speso CHP 25.000 in due e trovato persone gentili. E’ vicino alla sede di Bus Gomez, in centro.

MERCOLEDI’ 19 DICEMBRE 2012

Colazione con caffè della moka e via! Si esce baldanzosi anche oggi, rinvigoriti dalla pioggia gelata (né io né Sergio usiamo MAI l’ombrello).

Arriviamo con una breve passeggiata al terminal della Bus Fernandez che ci fa il check-in come in aeroplano con tanto di imbarco prioritario! Mi fa ridere che il bus parta direttamente dal box!

In TV passano le ultime notizie: pare che Punta Arenas sia alle prese con allagamenti ed inondazioni a causa di questi costanti diluvi. Speriamo che in aeroporto non ci siano problemi.

Arriviamo all’aeroporto a mezzogiorno. La struttura è piccola e deserta. Il nostro volo è previsto alle 19.00, ma vedo sul tabellone che ci sono un paio di voli prima. Mangiamo un boccone e ci piazziamo di fronte al banco della LAN in attesa che arrivi qualcuno.

Stavolta ci va di lusso! Il largo anticipo ci permette di essere i primi a chiedere un cambio volo alla stessa tariffa.

Ci sono due posti sul volo delle 14.30. Perfetto!

Questo ci permette di arrivare a Santiago alle 20.00 anziché all’1.00 del mattino, che tradotto vuol dire dormire in un letto anziché nel bel mezzo dell’aeroporto prima del nostro volo di domani alle 9.00 per Hanga Roa.

L’Holiday Inn Santiago Airport è proprio nell’aeroporto, occorre solo attraversare la strada.

Essendo a credito di una notte in bianco passata a Buenos Aires per sta vota investiamo la cifra folle di 199,00 dollari per dormire in un letto comodo (non ha prezzo!) e rilassarci tra piscina e jacuzzi. Wow!

(199,00 dollari che si riveleranno ben spesi perché, se avessimo scelto una sistemazione in Santiago città, saremmo rimasti in trappola nel traffico per 3 ragioni: pioggia torrenziale, traffico in tilt per le feste e concerto di Madonna, unica tappa in Sudamerica!)

GIOVEDI’ 20 DICEMBRE 2012

Dopo essere stati alla Fine del Mondo (geografica) ed in attesa del giorno della Fine del Mondo (Maja) noi intanto ci dirigiamo verso l’Ombelico del Mondo! Rapanui.

Colazione da Starbucks (porta bene) e volo strapieno per Hanga Roa dove atterriamo dopo circa 6 ore.

Aeroporto tipo Hawaii: microscopico e all’aperto.

Praticamente c’è solo un volo al giorno da Lima, Santiago o Tahiti.

Da Lima, ci dicono, costa molto meno! La prossima volta ci faremo più furbi.

Bellissima l’atmosfera della sala arrivi: affollatissima, piena di isolani che ritornano per le feste carichi di migliaia di pacchi e pacchetti, familiari in attesa (sulla pista!) che li accolgono con le tradizionali collane di fiori. I tratti somatici delle persone sono più polinesiani che sudamericani. Iaorana è il buongiorno locale e il tatuaggio impazza. Che bello! Quanto abbiamo aspettato questo momento! Abbiamo scelto il B&B Chez Steve basandoci sulle recensioni positive (giustissime!). L’approccio però sembra la commedia degli equivoci. La colpa è solo nostra: della nostra diffidenza e dello stress milanese che ancora ci portiamo addosso.

Per capire come è andata occorre considerare che Rapa Nui è, per fortuna, ancora verace e non contaminata dal turismo di massa. Gli abitanti sono persone semplici, hanno ancora piacere nell’accogliere gli ospiti. A Rapa Nui non c’è delinquenza perché, dicono, l’isola è questa ….”Dove vuoi andare!?”

Ma noi queste cose le capiamo solo …. Dopo!

Dobbiamo metabolizzare l’esperienza.

Al primo impatto Steve (che è francese) ci sembra uno “scappato di casa” con la faccia da malvivente, i denti neri, le unghie sporche, accompagnato da due donne Rapa Nui che ci guardano “in modo strano”. Ci carica su un pick-up scassato che si dirige tra stradine sterrate ….. E noi pensiamo: “Oddio!!!! Ma dove siamo finiti!!!”

Per fortuna abbiamo saputo aspettare e poco dopo tutto è apparso decisamente diverso. Steve è un uomo che lavora. Nel B&B fa le pulizie, il giardino, il falegname ….. e qui a Rapa Nui nessuno bada alla formalità e alla manicure. Tutte le strade sono prevalentemente sterrate e l’isola è talmente piccola che ci sta facendo fare un giro per mostrarci i servizi essenziali (benzina, farmacia, ristoranti, spiagge). Siccome il B&B è aperto da poco Steve desidera che i suoi ospiti siano come in famiglia perciò si è fatto accompagnare dalla moglie e dalla figlia. Queste ultime sono naturalmente incuriosite da tutti i visitatori perché non hanno mai lasciato Rapa Nui.

E pensare che ci prestano anche un cellulare per il nostro soggiorno sull’isola (da usare per ogni necessità), ci preparano la colazione personalizzata, ci danno ogni informazione organizzativa e ci aiutano anche nel noleggio della moto!!! Per assurdo al primo impatto siamo stati diffidenti nei confronti di così tanta disponibilità. Riprovevole da parte nostra.

Ok… La verità è che ci mettiamo un po’ ad ambientarci, ad essere “easy” come i Rapa Nui. Dopo esserci sistemati al B&B possiamo finalmente incominciare a goderci il sole e il caldo e … un bel tuffo. Non si tratta però di un bagno vero e proprio perché praticamente tutta l’isola non ha spiaggia ma solo costa di ruvida roccia vulcanica battuta dalle forti onde oceaniche. C’è una piccola spiaggetta vicino al molo o piscine artificiali nei pressi di Avenida Policarpo Toro. In entrambi i siti siamo solo noi e gli isolani.

Iniziamo a scoprire oggi che la vita sull’isola non è particolarmente impegnativa. Una delle attività principali è grigliare! A tutte le ore del giorno e della sera, in spiaggia (se possibile) o nei giardini di case e attività. Interi gruppi familiari o di colleghi si radunano attorno al barbecue. Griglia grossa come la nostra cucina sulla quale si arrostiscono intere mucche. Nel frattempo la birra e i cockatail di pisco&cola e pisco&orange scorrono a fiumi.

Nel pomeriggio andiamo a ritirare la moto a noleggio da Oceanic Rent e indovina? Il negozio è chiuso perché il titolare è a fare surf …. Ma non c’è problema: lo vanno a chiamare! Qui è prassi che molte attività (comprese banca, posta, ristoranti) aprano …. Su richiesta! Nel frattempo facciamo un giro nei negozietti lì attorno. Che atmosfera strana! Natale all’Isola di Pasqua è paradossale. A parte i 30 gradi, le palme e le camicie polinesiane è stranissimo entrare nei negozi e sentire “let it snow” ed altre canzoni natalizie alternate alla hula. Ma quello che più ci stupisce sono gli abeti natalizi. Veri!!!! Sono enormi alberi che quasi tutte le famiglie stanno mettendo fuori casa riccamente addobbati con nastri, palline e con già i regali sotto (anche questi pacchetti veri!!)

L’atmosfera è di festa generale e fermento. Ci spiegano che quest’anno LAN Cargo ha ritardato di qualche giorno la consegna degli abeti e si temeva che per Natale potessero non arrivare. Sì perché tutto l’import/export dell’Isola si basa su LAN Cargo. Ci dicono che a volte ci sono problemi con i rifornimenti e i banchi dei negozi restano vuoti perciò chiudono, vanno al mare, e riaprono quando arriva l’aereo.

Il casco ce lo danno perché devono, ma ne hanno solo di taglia XL (tanto ci fanno capire che resterà in hotel).

Col nostro mezzo ci dirigiamo verso il primo tramonto ad Ahu Tahai ma, appena arrivati, ci accorgiamo che la moto ha qualcosa di strano ….. Una ruota a terra! Completamente forata da un chiodo lungo quasi 10 cm. Che Sf….. Usiamo subito il cellulare e chiamiamo Steve che arriva in un lampo con il surfista dell’Ocanic Rent e una moto nuova sul cassone del pick up! Ancora prima che il sole incominci a scendere abbiamo risolto il piccolo inconveniente.

Possiamo rilassarci sul bel prato nei pressi di Ahu Tahai non facendo altro che aspettare che il sole ci regali un tramonto sublime coricandosi dietro ai nostri primi misteriosi Mohai.

Vicino al Mohai con gli occhi (l’unico), su un promontorio che domina il mare, c’è anche l’albero di Natale dell’Isola alto più di 15 metri! Stupendo.

A seguire cenetta su terrazza vista mare e poi a nanna cullati dal canto dei grilli.

VENERDI’ 21 DICEMBRE 2012

Colazione con crepes al cioccolato in compagnia di Steve che ci tiene un breefing sulla giornata odierna: illustrazione mappe, stato strade, dove andare e a che ora per avere la miglior luce ed evitare i pulmini. Ci mancava la proiezione delle slides! Ok ci tiene, ma non siamo così ritardati. Il nostro itinerario sarà un crescendo di emozioni. Partiamo dalla brulla e selvaggia costa nord occidentale, con un po’ di guida off road, sino ad arrivare ai 7 piccoli Moai di Akivi (gli unici che guardano il mare e non l’interno). Bellissimo, ci siamo solo noi! Ci eravano ripromessi di andare all’Isola di Pasqua in moto? Bene! Eccoci arrivati! Lungo il percorso incontriamo decine di cavalli erranti, mucche (queste mi sa che di qualcuno saranno ….) e cani. Si sta intanto avvicinano il fatidico momento: ore 12.00 del 21 12 2012 ….. La fine del Mondo!

Con un trek di un’ora e mezza (senza un filo d’ombra!) scaliamo il vulcano spento Taravaka per arrivare all’ora X nel punto più alto dell’Isola. In mezzo all’Oceano: l’ombelico del Mondo! Sensazione meravigliosa. Che pace!

Certo abbiamo scelto il posto giusto ….. Ricco di Mistero. Chissà questi Moai perché ci sono? Proprio in questo luogo sperduto. Chissà cosa significano? Cosa cela esattamente la scrittura rongorongo …. (Qui è peggio dell’Isola di Lost!). E adesso che succederà? Arriveranno gli alieni? Un gigantesco Tsunami? Erutteranno i vulcani? Oppure i Moai prenderanno vita, apriranno i loro occhi, ora ciechi, proiettando raggi laser verso lo spazio? Usciranno dalla terra rivelando lunghi corpi ora sepolti?

Noi ci stiamo scherzando su, ma abbiamo i nostri 10 secondi di autosuggestione quando sentiamo un enorme boato che pare scuotere l’Isola e il cielo. Oddio! …… La fine del Mondo? Ma no!!!!!! Il volo LAN delle 13! Che irrompe dalle nubi …. E’ forse questo il significato dell’Uomo uccello? Una sorta di premonizione?

Nel pomeriggio siamo ancora vivi per cui possiamo festeggiare sulla meravigliosa spiaggia di Anakena. Unica insentura (insieme a Ohau) di tutta l’Isola, Anakena ha una meravigliosa sabbia soffice e bianca, mare cristallino, un fantastico palmeto ed il suggestivo Ahu Nau Nau come guardiano. Un chioschetto molto “casalingo” cucina enormi empanadas con le quali mettiamo a tacere il borbottio del nostro stomaco. La giornata non è limpidissima, nonostante tutto siamo arrostiti come due bistecche sul BBQ. In moto diretti al villaggio di Orongo ci dobbiamo coprire con gli asciugamani per non bruciare del tutto. Attraversare l’isola da Hanga Roa ad Anakena richiede circa 10 minuti. Si attraversa il centro dell’Isola dove spesso (256 giorni l’anno!) piove mentre sulla costa no. Anche noi becchiamo qualche goccia che allevia un po’ il bruciore. Oltretutto la zona centrale è coperta di eucalipti ed in tutta l’isola è in corso un processo di rimboschimento aiutato dall’elevata piovosità. Il villaggio di Orogo è proprio sulla cresta del vulcano Ranu Kau. Per salire la strada è bella ripida. L’ex caldera è oggi un’oasi e la vista dall’alto è incantevole. Si ha la sensazione di precipitare da un lato dalle scogliere che dominano l’Oceano, dall’altro nel lago dell’ex-caldera.

Siamo praticamente gli unici visitatori in questo luogo. Qui è il cuore di Rapa Nui, del suo Culto e della sua leggenda. Come altri luoghi dell’Isola ha un che di magico. Si ha l’impressione che i 4 elementi stiano esprimendo tutta la loro forza stabilendo però un equilibrio perfetto, immobile.

Questo luogo è rimasto inviolato e legato al rito dell’uomo uccello fino al 1876! Poi purtroppo è arrivata la colonizzazione, con tanto di inglesi che si sono appropriati di uno dei più significativi Mohai.

Ben appagati dalla giornata capitiamo per caso a cena da Ariki o Te Pana molto “sgrauso”, ma colorito e occasione di incontro con la comunità locale. Molti sono gli isolani che vengono qui per mangiare empanadas nonostante sia il locale più incasinato dell’Isola. Ai tavoli porta le empanadas e le patatine una bimba di 5 o 6 anni bella cicciottella, penso si la figlia dei titolari. Fa troppo ridere perché mentre le porta, se ne mangia magari un boccone! Il padre fa finta di non vedere, tanto è troppo ubriaco. Lo capiamo quando ci parla e ci rendiamo conto che non connette ….. Sproloquia su Mussolini e Tinto Brass (???!). La moglie/madre deve essere l’unica che lavora e, mentre cucina, non sa se riprendere la figlia che mangia o il marito che beve! Che macchiette!! Ahah! Mi fanno troppo ridere.

SABATO 22 DICEMBRE 2012

Ci facciamo convincere da Stave a puntare la sveglia alle 6.00 (dobbiamo essere impazziti!!!!) per arrivare in tempo ad Ahu Tongariki per vedere il sole sorgere dietro ai Mohai.

Per fortuna è la natura che ha pietà di noi e ci fa continuare a dormire. Alle 6.00 diluvia e …… ci giriamo dall’altra parte. Ottimo perché alle 8.00 ritorna un sole splendente!!!!

Oggi parte sud-est dell’Isola: Hana Kai, Tangata, Vinapu oltri a vari Hau e Mohai non restaurati e che ancora giacciono abbandonati dopo essere stati rovesciati da antichi terremoti o guerre fra clan.

Per ammirare in solitudine il sito del vulcano Ranu Raraku ci andiamo all’ora di pranzo quando non ci sono molti visitatori. Dopo Orongo si tratta del sito per eccellenza, quello che appare in tutti i libri e illustrazioni: l’antica cava dei Mohai, dove sono state fabbricate tutte le sculture e dove ancora si trovano, improvvisamente abbandonate, decine di opere incompiute. Teste enigmatiche, simili ad oracoli, che paiono essere pronte a parlare, o che, passando loro vicino, sembrano volerci interrogare. Si possono percorrere due sentieri dopo l’ingresso che però non compiono un giro attorno al vulcano. Il sentiero di destra ad un certo punto finisce. Seguendo quello di sinistra si passa il lago del vulcano Ranu Raraku, poi si sale fino alla cresta della montagna e dopo ….. ci si trova su uno strapiombo sospesi sopra il sito stesso! Bel panorama. Da Ranu Raraku si raggiunge in pochi minuti Ahu Tongariki con i 15 Moahai. Molto suggestivo. Sosta mare&sole ed empanadas ad Anakena Beach e nel pomeriggio altro full immersion nell’archeologia Rapa Nui. Ci aspetta Te Pito Kura: l’ombelico del Mondo! Di per sé si tratta di una roccia liscia e perfettamente tonda (dicono magnetica), ma mi piace l’idea di poter abbracciare simbolicamente la Terra. Restituiamo la moto e ci prepariamo al B&B l’ultima cena Rapa Nui: pasta al sugo! Solo che ci impieghiamo tre ore con la pastiera elettrica, il bollitore elettrico?!? Mi viene il sospetto che qui il gas sia poco diffuso …..

DOMENICA 23 DICEMBRE 2012

Steve è molto carino e ci accompagnerà all’aeroporto. Il volo è previsto per le 7.30, ma Steve ci dice che tanto è sempre in ritardo, quindi di fare con comodo. Tanto arriva da Lima e quando arriva ….. si sente!

In effetti alle 9.30 siamo ancora ad Hanga Roa e facciamo colazione con calma. Certo è che ci dispiace proprio andar via.

Salutiamo Steve e famiglia, imbarco rapido e decollo pressoché immediato.

Alle 16.00 siamo ancora a Santiago (i voli Lan si connettono tutti dalla Capitale) e grazie alla fortuna che contraddistingue questo viaggio il bagaglio arriva veloce tanto da poter prendere il volo per Antofagasta alle 17.00 anzichè alle 19.30. Ciò significa arrivare che è ancora giorno e vedere la Portada con la luce.

Antofagasta è una città portuale, enorme, in pieno deserto.

L’aeroporto è praticamente in costruzione e momentaneamente operato in un tendone tipo Oktoberfest. Usciamo e i banchi di noleggio auto sono colonnine con l’insegna ed un n. di cellulare da chiamare. Non c’è anima viva.

Va bhè chiamiamo e ci risponde l’addetto Europecar che, giustamente, dice che ci attende alle 22.30 come avevamo indicato nella mail, ma che ci raggiungerà da lì a mezz’ora ringraziandoci per essere arrivati prima! E’ quasi Natale e anche lui vuole stare a casa in famiglia.

Peccato che nella fretta faccia le pratiche sbagliate e saremo perciò addebitati 2 volte! (ma questa è una cosa che scopriremo solo una volta tornati!).

Alle 20.00 siamo al volante della nostra “Camioneta” rosso ferrari, un pick-up Mitsubishi 4×4. Qui pare sia il mezzo più diffuso essendo zona di miniere e cantieri. Mi lasciano anche la luce d’emergenza da usare nelle cave (ma io non devo mica fare il minatore, devo andare a San Pedro!!!)

Con CityMaps ci orientiamo benissimo ed in 20 minuti siamo all’Hotel Ibis. Si tratta di un business hotel e dato il periodo di festa è praticamente deserto. Alla reception e al ristorante, dovendo comunque lavorare, sono ben contenti di avere qualcuno con cui chiacchierare. Anzi il cuoco cucina solo per noi e ci fa quello che vogliamo, anche se non dovesse essere nel menù. No ce lo facciamo ripetere 2 volte: bistecca, bistecca bistecca ……

LUNEDI’ 24 DICEMBRE 2012

Bellissima la Vigilia di Natale nel Deserto! Fosse per me deserto tutta la vita! Caldo e secco. Il nostro staff dell’Ibis ci prepara una ricchissima colazione. Ringraziamo, salutiamo, facciamo gli auguri di Feliz Navidad e ci mettiamo in viaggio. Viaggiare in auto è sempre bello, ha un gusto molto più avventuroso. Sabbia, polvere, vento caldo, sguardo all’orizzonte, capello ribelle e quel velo di abbronzatura …… Finalmente l’aria del viaggiatore “on the road” che tanto ci piace e ci fa sentire liberi nonostante la stanchezza e le lunghe ore di viaggio!!! La nostra dimensione ideale. Vorrei fosse così ogni giorno. Dalle prime ore del mattino alla radio è un tripudio di canzoni Natalizie tra cui “Feliz Navidad” cantata da Bublé e Thalia è la n.1. Diventerà la colonna sonora del viaggio. Prima di dirigerci verso Calama e poi San Pedro facciamo una deviazione di un centinaio di chilometri lungo la mitica Panamericana perché vogliamo vedere “La Mano del Deserto”, questa gigantesca scultura di cemento che raffigura una mano uscire dalla Terra nel bel mezzo del deserto nei pressi del Tropico del Capricorno.

Istallazione da molti criticata e dal significato incerto, noi la troviamo suggestiva.

Dopo l’Ombelico del Mondo… la Mano … Sembra che stiamo cercando i pezzi di Madre Terra nei 5 continenti. Nonostante sia Natale nella zona le miniere sono attive. Il Deserto è attraversato da numerosi binari che servono le zone circostanti. Inconsapevoli, rischiamo di farci ammazzare. I passaggi a livello qui sono a raso, senza barriere e mal segnalati. I treni passano velocissimi, lunghissimi e carichi di rame e fosfati ….. Ne è spuntato uno da dietro una collinetta e Sergio ha frenato per miracolo!!!!! (ci siamo persi il cartello?)

Sole a picco del mezzogiorno, città fantasma, treni e polvere. Sembra di stare nel far west, ma siamo a Baquedano. Merita una sosta l’antica stazione con numerose vecchie locomotive ed il museo ferroviario. Anche qui cerchiamo di farci ammazzare (e 2!) da un treno (Sembra si avveri il mio incubo peggiore nel quale mi incastro con la macchina tra le sbarre di un passaggio a livello). Mentre vaghiamo tra vecchie locomotive e binari, pensando si tratti di una stazione abbandonata, woooooommmmm arriva a tutta velocità un treno!!! Mi scosto in un nanosecondo, giusto in tempo! Caz…. Ma è un museo o una stazione??? Avvisare no???

Troviamo invece chiusa la vecchia città mineraria, poi campo di prigionia di Pinochet, Officina Chabuco. Peccato.

Dopo una breve sosta per fare rifornimento di cibarie e benzina altri 100 Km di nulla roccioso ci conducono all’Oasi di San Pedro dove ci sistemiamo all’Hotel Dunas. La camioneta fa fatica: non sembra ma la strada è tutta un falsopiano che porta fino all’altitudine di quasi 3 mila metri.

Guardo l’ora …. A casa saranno tutti pronti per mettersi con le gambe sotto al tavolo per la cena della vigilia.

Chiamo per fare gli auguri e mia mamma che si commuove (no niente skype … la buona, cara, vecchia, disturbata chiamata intercontinentale che costa un botto! …. Ma che ai “vecchi” fa piacere). E alè! Dai! Un bel piano intercontinentale! Feliz Navidad a tutti!!!!

Scopro solo dopo che a casa sono stati in ansia 2 giorni perché non abbiamo scritto mail e il TG trasmetteva inquietanti servizi sul vulcano Cohiaique che ha generato diversi terremoti tra Argentina e Cile e ha bloccato buona parte del traffico aereo del Sudamerica e della Patagonia. Wow! Scampata per pochi giorni ….. Ecco spiegato il terremoto di El Calafate.

Tranquillizzato tutto il parentado possiamo finalmente uscire nelle tranquille stradine sterrate e polverose di questo pueblo piccolo e carinissimo. La chiesa è semplice ed essenziale, ma pittoresca. Un gioiello bianco tra le basse case in adobe color ocra rossa. Dio lo si sente più vicino qui che in una grossa cattedrale.

San Pedro è il centro della cultura Atacamena, imparentata con gli Inca e di matrice decisamente andina.

I colori sono accesi, forti: il cielo terso è blu, le case al tramonto sembrano accendersi e sulle bancarelle spiccano i vivaci colori dei tessuti andini.

L’atmostera è molto serena, rilassata, ci si potrebbe benissimo trasferire.

Raccogliamo presso le locali agenzie turistiche alcune informazioni circa “i must” da visitare nei giorni successivi, nuove strade, percorsi ecc. che sulle guide non ci sono ancora. Scopriamo infatti che hanno costruito una nuova strada asfaltata (la via che passa da Machuca) per El Tatio che dovremo raggiungere domattina all’alba.

Se siamo veloci, ci dicono, dovremmo riuscire ad arrivare nella Valle della Luna per il tramonto. L’orario più adatto.

Se in tutta la zona di San Pedro la Natura da il meglio di sé (vulcani innevati, gayser, deserti di sale e laghi salati, cactus e palme ….), nella Valle della Luna si è dedicata alla scultura ed alla pittura: canyon colorati, rocce, pinnacoli, grotte di sale, dune …. Una meraviglia imperdibile!

Per cena oggi mi era caduto l’occhio sul menù natalizio del Ckunna Restaurante, ma rientriamo a San Pedro che è molto tardi e la cena era alle 20.30. In ogni caso ci proviamo. Tardi, locale pieno, senza prenotazione, ma in due non c’è problema! Il nostro istinto non ha fallito, la cena è ottima, intima, scaldata dal fuoco e dal vino ….

E l’atmosfera continua ad essere stupenda anche in chiesa, durante la messa di mezzanotte: la cerimonia più semplice, suggestiva, commovente, partecipata, intensa dei miei 36 anni!

La piccola chiesa è affollata di atacamenos, ragazzi in costume e tanti, tantissimi visitatori. I canti sono allegri e lo spagnolo si mischia all’italiano, al francese ….. Si crea un vero spirito collettivo, di comunione, ci si sente davvero bene ed in pace. Tante lacrime di gioia tradiscono in tutti partecipanti alla messa la stessa emozione.

Io e Sergio siamo davvero commossi e felici: Feliz Navidad!

MARTEDI’ 25 DICEMBRE 2012

Dopo la lunga giornata di ieri (all’1.00 eravamo ancora in Chiesa) non so dove troviamo la forza per alzarci alle 4.00 nel buio e nel silenzio, infilarci in macchina, percorrere quasi 100 chilometri di sterrato, nel nero più nero, e raggiungere il Gayser del Tatio. Oltretutto fa un freddo polare!

Credo la forza ce l’abbiano data le stelle. Un firmamento così non la vedevo da tanto: una coperta scura ricamata di brillanti. Con tanto di decine di stelle cadenti! Emozionante ….. Neanche nel Sahara le stelle erano così belle.

Per orientarci seguiamo le luci delle jeep dei tour organizzati. Nonostante esista la nuova strada asfaltata tutti percorrono la vecchia, sterrata, dissestata, ma più breve. Devo perciò fare il navigatore come nei rally: buco, curva a gomito, burrone, guado. Percorso avventuroso se non altro.

Arriviamo al Tatio che è ancora buio pesto. Si ha la stessa sensazione di quando a dicembre si arriva a Campodolcino per primi: buio, respiro che ghiaccia, freddo …. Non invidiamo il ragazzo che vende i biglietti all’ingresso.

C’è un piccolo centro visitatori. Mi fermo a fare la pipì e mi sembra che si ghiacci!!

Quando incomincia a rischiarare scendiamo lungo la pista verso i gayser. L’attività geotermica all’alba è all’apice della sua forza. Si passa tra i soffioni, da piccoli ad alti fino a 2/3 metri ci sembra di stare nel calderone di una strega. Tutto sembra surreale, il vapore confonde le immagini e le ombre. Ogni tanto tra le nuvole di vapore si intravedono gruppi di timidi Vicunas che sembrano spettri.

Scendo per fare una foto e il freddo secco mi gela le mani che accosto ad un buco del terreno dal quale esce un soffio di fumo caldissimo. Alcuni turisti hanno portato cestini di vimini con un manico nei quali fanno bollire le uova esponendole ai soffioni. Idea simpatica, non c’è che dire!

Al sorgere del sole tutto cambia: la luce svela le montagne, i vulcani, la steppa ….. Pare di essere in un altro luogo, anche i gayser sembrano spegnersi.

Al sole si incomincia a stare bene: via la giacca a vento, via il pile, la maglietta e in meno di mezz’ora ….. Tac! Costume da bagno e pronti per un tuffo nelle piscine termali tra le più alte del Mondo! La vasca è abbastanza grande, ma solo accanto a dove escono i fiotti di acqua calda si sta veramente da Dio …. Anzi, bisogna fare attenzione a quando il gayser erutta. Se non ci si sposta al volo ci si brucia le chiappe!

Ed è in questa condizione estrema che festeggiamo a modo nostro il Natale 2012: Iphone a palla con canzoncine natalizie, cappellino da babbo Natale con luci, panettoncino (de Milàn) Vergani monodose e mignon di spumante. Tutto rigorosamente ed orgogliosamente made in Italy, sopravvissuto miracolosamente allo sballottolamento da viaggio!

Creiamo così la nostra festa a migliaia di chilometri da casa e coinvolgiamo anche un gruppo di brasiliani e spagnoli sempre pronti, del resto, a fare Fiesta!

Il tuffo al Tatio ci ha pienamente appagati, per cui decidiamo di saltare le Terme di Puritama e scendere con tutta tranquillità a San Pedro de Atacama lungo la più praticabile e scorrevole via di Machuca.

Si aprono viste mozzafiato sul Salar, i vulcani, i burroni (ma noi stamattina sfrecciavamo come siluri, ignari dei precipizi circostanti?).

Il deserto da quassù appare come una tavolozza di sfumature di colore indescrivibile: bianco, verde, ocra in una luce abbagliante e brillante.

Il Pueblo di Machuca è un piccolo gioiello con la sua piccola e splendida chiesa di fango e paglia. I canyon circostanti sono habitat di migliaia di giganteschi Cactus! Per intenderci quelli classici da cartoon a 2 o 3 spuntoni spinosi. Li adoro!

Rispetto alle escursioni organizzate il fai da te ci permette di essere molto più rapidi, per cui ci resta ancora tutto il pomeriggio libero.

Facciamo la spesa a Toconao e ci dirigiamo per fare un Pic-Nic alla Quebrada de Jere che non merita affatto. Un rigagnolo secco, sporchino circondato da un boschetto polveroso. E’ vero c’è l’ombra …. ma chissene!

Panino e frutta al volo e ci dirigiamo alla vicina laguna Chaixa, ingresso vero e proprio del salar.

Siamo nel mezzo del deserto più bianco ed accecante che esista, dove le rocce non sono pietre ma migliaia di enormi cristalli di sale!

All’ingresso del parco nazionale una piccola esposizione permanente illustra l’interessante processo di formazione del salar.

Nella parte acquitrinosa della laguna vive anche una colonia di fenicotteri rosa che, notoriamente, sono bestie stronze. Stante la circonferenza dell’acquitrino, hanno la capacità di posizionarsi sempre in posizione diametralmente opposta rispetto al nostro teleobiettivo nell’ansa più remota della laguna! Penso che neanche i fotografi del National Geographic possano fare scatti decenti! Tra tutte ci dobbiamo accontentare delle quattro sparute bestiole che ci vengono pigramente incontro. Poverette! Le immagino come se fossero operaie di turno il giorno di Natale ….. “Azz ….. Sti turisti! Uè giargy fenicottero, andare sù, è il tuo turno dai! …. Sù, sù!!”

Dal centro del salar è incredibile vedere quanti sono i vulcani che lo circondano …. E sono tutti attivi!

Ultima tappa di questo stupendo Natale è la Laguna Cejar. Si tratta in realtà di tre distinti laghetti, specchi gelati di acqua salata dal color blu cobalto in cui è possibile fare un tuffo e ….. flottare! La concentrazione salina è talmente elevata da superare quella del mar morto. Il corpo quasi fatica ad immergersi, galleggia da solo, senza cercare di tenersi a galla nuotando. Si sta praticamente sdraiati nell’acqua. Troppo divertente! L’unico inconveniente è la crosta di sale che ci resta addosso una volta usciti dall’acqua ed asciugati. Sembriamo 2 branzini al sale!! L’asciugamano ed il costume da bagno diventano praticamente di cartongesso.

E dopo l’esperienza tibetana dello scorso anno, chi lo avrebbe mai detto di fare ancora una volta l’atipica esperienza della vita da spiaggia a 3.500 metri?

Così incrostati è impossibile pensare di rimettersi le scarpe o vestirsi. Ci tocca quindi ritornare a S. Pedro scalzi ed in costume da bagno! Ormai il viaggio si è impadronito di noi e siamo sempre più liberi da ogni convenzionale costrizione.

Nonostante la giornata lunga ed intensa non siamo per nulla stanchi. E’ Natale e vogliamo rendere meraviglioso ogni momento.

Ceniamo al caldo del fuoco del braciere (il caminetto locale) in uno dei tanti localo di Av. Caracoles. Qui non si brinda con lo spumante ma con l’ennesimo Pisco che accompagna un’abbondante porzione del tanto amato Lomo à là Pobre (che poi di povero non ha davvero nulla, anzi è ben ricco di calorie!!!)

MERCOLEDI’ 26 DICEMBRE 2012

Tanto abbiamo visto e fatto in questi giorni, tanto siamo felici, che oggi decidiamo di concederci una vacanza dal viaggio. Oggi relax totale! Per quanto meravigliose rinunciamo alle lagune Miscanti e Miniques (soprattutto rinunciamo a percorrere altri 300 e passa km per andare e tornare) e passiamo la mattina a ronfare. La colazione all’hotel Dunas è davvero scarna, per cui passiamo parte della mattina a rifocillarci al mercato locale: succo, frutta fresca e dolci simili ad un mix tra frittella e crépe. Assaggiamo la mitica palta (avocado) che, per onorare il suo nome, sa proprio di palta (fanghiglia) ….. Bleah!

Vaghiamo ancora un po’ per il paesino di S. Pedro, sempre bello e poi decidiamo di svaccarci al sole, di nuovo alla laguna Cejar. (La nostra pelle assumerà la consistenza ed il colore del cuoio!).

Sulla strada però incontriamo due bmwisti brasiliani che ci consigliano di fare un salto alla Laguna Tebenquiche. Si tratta di fare una piccola deviazione per raggiungere, a loro dire, una laguna da sogno …… Ed hanno ragionissima!!!

Lonely planet non la cita, la Routard le dedica solo 2 righe, ma si tratta di uno dei posti migliori visti in questi giorni. Obrigada Brazil!

E’ l’una del pomeriggio e non c’è anima viva. Il silenzio è totale, una sensazione sublime. Non ci sono le mosche ed i tafani che infestano la laguna Cejar. Non c’è nemmeno vento a quest’ora e l’acqua cristallina della laguna, praticamente immobile, crea uno specchio naturale perfetto nel quale si riflettono le montagne creando pittoresche simmetrie.

Le foto ingannano: sembrano fatte su una spiaggia caraibica, ma quello che pare sabbia è in realtà sale!

Ceniamo di nuovo al Chkunna, per noi il miglior ristorante di S. Pedro, poi (ahinoi) ci tocca fare le valigie.

GIOVEDI’ 27 DICEMBRE 2012

Mi duole lasciare il deserto, tra i miei ambienti naturali prediletti. Per fortuna però ci aspetta un altro must: New York City. L’attesa rende meno doloroso il distacco.

Il piano voli prevede la partenza da Santiago all‘1.00 della mattina del 29, ed il volo Calama-Santiago il 28 mattina. Ci resta quindi una giornata cuscinetto per arrivare a Calama dove dormiremo stanotte.

Lasciamo con calma S. Pedro diretti a Calama e facciamo una piccola deviazione per visitare il Pueblo di Chiu Chiu che vanta una graziosa chiesa famosa perchè la più antica di tutto il Cile.

La città di Calama è invece un vero delirio di traffico impazzito e polvere.

Il nostro hotel, El Mirador, è bellissimo, peccato che sia impossibile fermarsi di fronte per scaricare le valigie.

Sergio mi fa scendere e prova a fare un giro dell’isolato. Il casino è talmente assurdo che ci impiega più di mezz’ora ….

Mi sembra talmente tanto il tempo impiegato per percorrere pochi metri che lo chiamo, in ansia, temendo che sia accaduto qualcosa!

Lasciamo in hotel le nostre valigie e riusciamo a raggiungere per l’una del pomeriggio il centro visitatori della società Codelco proprietaria dell’enorme miniera di rame Chuquicamata ed unico contatto possibile per poter effettuare una visita.

Chuquicamata, per intenderci, è la miniera di rame (Cobre) a cielo aperto più grande e ricca del mondo, famosa per gli scritti del Che e per i giganteschi camion le cui sole ruote sono grandi come 2 uomini!

Pensiamo si tratti di una visita interessante, in realtà Codelco gestisce il tutto con metodo Nazista. Ovviamente ho da ridire su diversi aspetti.

A parte le modalità di prenotazione molto rigide: richiesta almeno una settimana prima, conferma il giorno prima, registrazione un’ora prima ecc., obbligano le persone a maniche lunghe e pantaloni lunghi. Peccato che sulla mail mi avessero scritto solo pantaloni! Quando gliela mostro, spiegando che è perchè nulla mi hanno detto che sono in manica corta, fanno spallucce. Se non mi presento in manica lunga, non entro. Chiedo se hanno loro qulcosa da “prestare” ai visitatori, come le mantelle che gentilmente ti offrono nei paesi arabi per vedere alle moschee, ma niente!

Dovrei rinunciare, anche perchè mi minacciano dicendomi che il bus per la visita sta per partire, ma non mollo. Tipo Fast and Furious sfrecciamo nel traffico di Calama, torniamo in hotel, arraffiamo al volo un pile a manica lunga (!!!! con sto caldo? Ma è l’unica cosa che abbiamo) ed arriviamo al volo, prima che il bus ci chiuda le porte giusto alle spalle.

Tutto sto casino per una visita che, purtroppo, è al di sotto delle nostre aspettative, troppo breve (un ora), senza concedere al visitatore alcun modo di “toccare con mano” aspetti del processo produttivo nè di approfondire bene la storia che lega le sorti di questa miniera a quelle del paese e della sua economia.

Codelco insiste per sottolineare che si tratta di una visita industriale e non turistica, ma delle 40 persone a bordo del bus non mi sembra di vedere molti imprenditori del settore Mining & co.

Si attraversa innanzitutto la vecchia Chuquicamata, un vera e propria città fantasma, ricostruita 11 chilometri più a sud perchè inghiottita dai sedimenti del grande buco della miniera. Il giacimento continua a produrre, inaspettatamente, da circa 100 anni ed è ben oltre i termini auspicati. Il buco è diventato davvero enorme ed i sedimenti sono enormi montagne che avanzano tutto intorno.

Non ci si ferma, anche se sarebbe davvero interessante, nè si possono fare soste fotografiche, ma è pazzesco vedere interi viali, case, scuole, cinema, ospedali inghiottiti, metro per metro, dalla roccia che avanza. I minatori hanno scritto proteste sui muri delle case che, nel 2004, hanno dovuto definitivamente abbandonare. Nella vecchia Chuquicamata le case erano della miniera, così come scuole e assistenza sanitaria. Il minatore versava solo un contributo figurativo. Nella nuova Calama devono pagare affitti spesso salati ed utilizzare servizi pubblici, carenti se confrontati con il vecchio sistema aziendale.

Col bus ci arrampichiamo per alcuni chilometri lungo i terrazzamenti sino al punto panoramico che permette di guardare in fondo al pozzo: pazzesco! Sembrano i gironi dell’inferno dantesco. Lungo la strada che sale a cono si inerpicano i giganteschi camion Komatsu con portata di 40 tonnellate il cui consumo è superiore a quello di un aeroplano! Ovviamente avvicinarsi ai camion è proibito. Peccato.

A fine escursione proviamo ad andare all’officina dove viene effettuata la manutenzione, ma anche lì non ci fanno avvicinare ai “bestioni”. Il guardiano ci avrebbe fatto entrare volentieri, ma sostiene che la gestione di Codelco sia molto severa (ce ne siamo accorti!!!) e non se la sente di rischiare. Chiaro.

In serata riportiamo l’auto all’aeroporto e rientriamo in hotel col taxi. Peccato che lo zelante addetto di Europecar sia un po’ troppo rapido nel fare i controlli e che, per errore, reputi chiuso il noleggio con addebito dello stesso sulla carta (in realtà era un noleggio prepagato). Per i prossimi 5 mesi dovrò sbattermi per ottenere il rimboso dell’addebito doppio. Gran mangiata di fegato, ma mai demordere. Tenacia sempre!

Ci resta tempo per una camminata nel centro di Calama, che non è per nulla turistica, e si vede.

Siccome tutto il Mondo è Paese osserviamo come anche qui la gente faccia la fila per giocare ai “grattini”, alle lotterie ed alle slot (e si rovini come da noi!). Che tristezza!

Ci concediamo anche il lusso di un cono gelato, enorme! Blocco la commessa alla seconda pallina di gelato, già esagerato. Mio marito la blocca alla quarta. Il prezzo è uguale, ma per quanto avrebbe continuato???

Già che siamo in giro cerchiamo anche qualcosa per cena, ma non troviamo granchè. Ripieghiamo su un pizza express con tavoli (Telepizza) che, per le porzioni, adotta lo stesso canone della gelataia: dosi massicce! Il menù pizza + coca cola prevede una “ruota” a scelta ed una coca da litro. Ovviamente ci ceniamo in due e ne avanza ….. Oltretutto è salatissima, lievitatissima e ci gonfia come palloni.

Prendiamo acqua ed un caffè nel bel dehor dell’hotel dove conosciamo il team Yamaha della mitica Paris-Dakar in viaggio verso Antofagasta da dove, il 5 gennaio 2013, partirà la competizione. Peccato non esserci! Che invidia.

VENERDI’ 28 DICEMBRE 2012

Giornata di trasfrimento pura: taxi puntuale, volo Calama – Santiago puntuale ed intero pomeriggio in aeroporto dove scrocchiamo un po’ di connessione internet, guardiamo film, facciamo il punto della situazione e decidiamo il da “farsi” e, soprattutto, il “da comprarsi” nella Grande Mela.

Stanotte ho sognato il mio anello di Tiffany preferito….. Chissà ……

SABATO 29 DICEMBRE 2012

Santiago – Panama City e ……… New York! Eccoci!

Passiamo dall’inverno australe di Santiago al caldo appiccicoso di Panama City alla neve di New York.

Dimentichiamo in fretta i 35 gradi di ieri e ci facciamo congelare, già nel finger, dalla nuova temperatura di 23 gradi …… Sì ma Fahrenheit …. Più o meno siamo a -2°!!! Azz ……

Atterriamo puntali alle 15.00, ma siamo negli Stati uniti e quindi …… Lunghi, pazzeschi, noiosi, esagerati, inumani controlli! Coda di tre ore all’immigrazione, in piedi come bestie, senza un bagno. Capisco la sicurezza, ma qui si rasenta la pazzia e, soprattutto, l’inciviltà. Ci sono bambini, anziani, gente stanca dopo lunghi viaggi. Facessero in Italia una coda così scoppierebbe una sommossa.

Finalmente dopo 3 ore arriva il momento della nostra ammissione a seguito di colloquio individuale (ma cosa si aspettano che gli dica?), lettura delle impronte digitali di entrambe le mani, foto, …. Tra un po’ mi aspetto che mi facciano pure la scansione della retina! E che diamine!!!! Oltretutto hanno anche introdotto l’obbligo dell’ESTA una sorta di visto che occorre richiedere, e viene rilasciato, prima di accedere al Paese.

Dopo un doppio controllo anche del bagaglio, mentre da un televisore vengono costantemente ribadite le modalità di accesso al Paese, eccoci in America!!!! L’America: un Paese in cui sei libero di essere omologato. Sei accolto a braccia aperte se fai parte del “gregge”, appena alzi la capoccia da pecorone scatta l’allarme! Stai in fila? Bene. Ti allontani di un centimetro? Scatta il richiamo ….. Prima di intraprendere un qualsiasi viaggio negli U.S.A. queste considerazioni vanno sempre fatte. In America sono belli, bravi, buoni, felici e tu ci devi credere. Un dogma.

Fiocca copiosamente, per fortuna appena fuori dal terminal C troviamo subito lo shuttle bus CoachUsa per Manhattan. In 40 minuti, attraversando il Lincoln Tunnel, raggiungiamo Manhattan. Non so ben dove siamo, i vetri sono tutti appannati. Mentre l’autista scarica velocemente i nostri bagagli mi guardo in giro: siamo nei pressi della Public Libarary (sembra di essere nel film The Day After Tomorrow).

Non è la nostra prima volta a N.Y.C. per cui non ci facciamo sopraffare dalla maestosità dei grattacieli come durante la nostra prima esperienza.

Orientarsi è molto facile per cui ci incamminiamo sicuri lungo la Lexington Av. diretti al nostro hotel.

Nonostante i pesanti zaini il vento gelido e la neve negli occhi siamo al settimo cielo: la città è un tripudio di vita, di luminarie natalizie, di gente che affolla i marciapiedi e cammina veloce (sarebbe una bella gara tra il Milanese imbruttito e il neworkese doc). New York sembra sempre di conoscerla: il fumo che esce dai tombini, i carretti degli hot dog gestiti da orientali imbacuccati che si riscaldano ai ritmi della musica araba, il fiume dei taxi nella quinta, le sirene delle auto della polizia …..

La camminata ci riscalda un po’ e raggiungiamo in circa venti minuti il nostro Hotel: The Pod, sulla 51th est. Si tratta di una soluzione moderna è ben gestita, centrale e tutto sommato economica considerato il periodo festivo ed i prezzi proibitivi di NY.

Dopo due giorni di viaggio riusciamo finalmente a farci una doccia, non vediamo l’ora! Il bagno è bello caldo e le docce hanno soffioni tipo “padella” ad effetto pioggia, peccato che l’acqua sia ….. gelida!!! La receptionist è mortificata, ma (giusto a me doveva capitare!) si è rotta la caldaia! Anche il riscaldamento è kaputt. Vabbè ormai sono bagnata, mi asciugo battendo i denti e mi preparo ad una notte al freddo ed al gelo ….. O mio Dio! Neanche fossimo ancora sulle Ande! Per fortuna la stanza è microscopica e scaldiamo l’ambiente accendendo 2 phon.

Inutile pensare ad un’altra sistemazione, non si troverebbe un buco libero. A questo punto speriamo nel pronto intervento dell’idraulico ed usciamo per la nostra prima serata newyorkese. Dobbiamo sfruttare ogni secondo di quest’ultima parte del viaggio.

Siamo imbacuccati fino alle orecchie, simili a due Frosty. Prima di tutto cerchiamo qualcosa da mangiare. Siamo fortunati, tra i fiocchi vediamo le luci nelle vetrine del New York Manhattan Launchorete. Spiamo all’interno, il locale è pieno, gli avventori ci sembrano soddisfatti e le porzioni abbondanti. Entriamo e siamo accolti con calore. Ordiniamo pollo, patatine, pane, bistecca e 2 birre per 35 dollari in due …. Molto onesto direi. La cosa della quale ci rendiamo conto solo dopo un’ora nel locale è che tutti parlano spagnolo, dai gestori ai clienti! Essendo “freschi” di Sudamerica non ce ne siamo neanche resi conto inizialmente! Ben pensandoci anche sul bus autista e bigliettaio parlavano tra loro spagnolo …. Ormai lo spanglish spopola!

Dopo cena confidiamo nel fatto che l’ora tarda e la nevicata scoraggino molte persone ad uscire, per cui ci dirigiamo alla romantica pista di pattinaggio del Rockfeller Center (The ring) dominata dall’incantevole albero di Natale simbolo delle Feste a New York. Nonostante il gelo ed il prezzo proibitivo di 35 dollari a cranio, la pista è invasa da centinaia di pattinatori e la fila di persone in attesa scoraggia ogni nostro entusiasmo.

Al nostro rientro in hotel ci avvisano che la caldaia ora è a posto. Ci scaldiamo perciò con una doccia bollente e poi crolliamo.

DOMENICA 30 DICEMBRE 2012

La domenica la City si risveglia lentamente. Noi siamo già carichi appena svegli alla vista del panorama sui grattacieli che si gode dalla finestra della nostra stanza. I piani per la giornata però, come tradizione vuole, vanno fatti da Starbucks davanti ad un cappuccino massimo ed ad un muffin al cioccolato.

Dopo la nevicata di ieri notte la giornata è limpida, splende il sole ed un vento fortissimo ha spazzato via le nubi. Scegliamo di passare la giornata all’aperto anziché stare 3 ore in una chiesa di Harlem per assistere alla classica messa gospel.

Scesi nella subaway dobbiamo aiutare numerosi gruppi di connazionali a districarsi con l’uso dei treni: importante a New York scendere dal lato giusto della strada (downtown-uptown) perchè i due versi della metro spesso non comunicano, inoltre occorre fare molta attenzione alle linee E – espresso – che saltano alcune stazioni.

Fatta la nostra buona azione quotidiana saliamo sul treno diretto a Brooklyn per una passeggiata lungo il Brooklyn Bridge Park con vista spettacolare sullo skyline: dalla Statua della libertà, all’Empire State Building, ai ponti, ecc.

Arriviamo sino ad Old Fulton, Dumbo e ci troviamo lungo un tratto di lungofiume compreso tra il Manhattan Bridge ed il Brooklin Bridge. Molto fotogenico. Da Adam street (credo) si può inquadrare l’Empire State Building incorniciato da un’arcata del Manhattan Bridge. Risaliamo verso Brooklin Heights per accedere alla passerella pedonale del ponte ed attraversalo. Fa freddo, ma è davvero una bella camminata che richiede almeno mezz’ora. Riprendiamo la Subway di nuovo per Midtown Manhattan dove alle 13.00 ci aspetta l’Observation deck del Rockefeller Center: Top of the Rock. Per fortuna siamo stati così lungimiranti da prenotare via internet prima di partire. Saliamo così immediatamente grazie al nostro “priority ticket” (il prezzo è uguale) risparmiando una coda di ore! In una giornata stupenda come oggi il panorama sulla città è davvero a 360°. Sembra quasi di poter toccare con un dito la guglia dell’Empire State Building, mentre ai nostri piedi Central Park sembra un plastico. Vediamo anche il countdown di Times Square che segna -1 giorno al nuovo anno con la sfera ancora spenta ed in attesa che venga domani ….. La terrazza più alta non ha neanche reti o barriere di vetro, si ha l’impressione di essere sospesi sopra Manhattan. Unica precauzione: attenzione alle folate di vento gelido che sembrano staccarvi da terra, oltre che al ghiaccio sul pavimento!

Ritiriamo allo shop una fotografia nella quale veniamo ritratti come nel celebre scatto del 1932, sospesi come gli operai protagonisti dell’immagine su una trave a 240 metri di altezza, poi la fame ed il freddo si fanno sentire. Ci rifugiamo in un “pizza slice” nei pressi di Time Square. Le slices sono quasi sempre a prezzo “politico” di un dollaro l’una. Alla faccia di quei ladroni di Spizzico!

Nel locale osserviamo anche il via vai dei newyokesi che è parte del viaggio tanto quanto le classiche attrazioni. Ne approfittiamo anche per dare una caricata ai telefoni che con sto freddo si scaricano subito.

Nel pomeriggio dobbiamo presentarci agli uffici della Crave Events per ritirare il nostro biglietto per il New Eve Party, comprato anch’esso su internet. Pensavamo si trattasse di una fregatura, invece ci troviamo in un padiglione enorme dove trenta e più addetti gestiscono il sistema dei biglietti per buona parte degli eventi in programma domani sera.

Noi abbiamo prenotato da Chevy’s cena texmex + musica, non tanto per il menù ma perchè si trattava tutto sommato di una soluzione a buon mercato (circa 80 dollari a testa con cena) nella “zona rossa di times square”, per precisione sulla 42ma. Questo ci dovrebbe permettere di avvicinarci a time square alla mezzanotte evitando di stare inattesa dalle quattro del pomeriggio.

Gli addetti ai biglietti ci mandano anche una mail con il pass di accesso da esibire domani ai controlli di polizia. Stampiamo il modello nell’efficiente hall del The Pod Hotel.

Nel frattempo è sceso il buio, ma lo scintillio dei negozi sulla quinta scatena una voglia irrefrenabile di ….. Shopping!

Come da programma vado da Tiffany’s alla ricerca dell’anello che avevo visto sul sito, ma resto delusissima. E‘ una vera di oro e diamanti, che non sono nemmeno 0,2 carati tutti insieme! E‘ mignon! Anche la struttura in oro è sottilissima. La foto ed il video non rendevano per nulla l’idea. Oltretutto il prezzo è esorbitante per ciò che è l’oggetto: 1.700,00 dollari!!!! Il mio orafo con gli stessi soldini mi fa un signor anello con dei diamanti belli cicciosi ….. Per cui direi che i Sig.ri di Tiffany & Co. da me non avranno che uno sguardo scherzoso sulla merce (così come Audrey Hepburne in Colazione da Tiffany) niente di più. Non mi abbasso neanche a comprare oggetti in argento: paccottiglia da Italiano Medio in ferie a NY. O un gioiello vero o niente. Quindi niente 🙁

In fondo alla 5th Avenue ci si imbatte nel Cubo di Apple (assurdamente aperto 7 giorni su 7, 24 ore al giorno,compreso i festivi. Per domani c’è anche chi si è prenotato per fare il Capodanno qui….. Certo che ce n’é di gente malata!!)

Mi sa che dopo 6 anni di onorato servizio è arrivato il momento di mandare in pensione il mio vecchio Motorola e sostituirlo con un Iphone. Dato il prezzo più competitivo che da noi e dato il vantaggio in termini di cambio, direi che l’acquisto ci sta.

Il nostro vagare per negozi ci porta nei pressi dell’Empire State Building dove ci ispira molto il Foley’s, il classico bar americano: barista scherzoso che ci accoglie con un “Hey guys!”, gente al bancone (don’t want to be so fat like you!), diretta della partita di baseball, chiacchiere col barista al bancone, birra ….. Ci mescoliamo agli avventori bevendo Budwaiser e mangiando pollo e nachos. Una serata molto “tipica”, rilassata e divertente.

E’ mezzanotte passata, ma la città davvero non dorme mai. Facciamo tappa al gigantesco M&M store (di 3 piani) per un indigestione di coloratissimi cioccolatini che prendiamo da dispenser self service grandi come casa nostra. Andrebbero pagati a peso, circa 20 dollari, ma ci facciamo lo sconto da soli perchè prima di arrivare alla cassa ne abbiamo già mangiati metà. Gnam gnam, io sono golosissima di quelli con la nocciolina. Potete anche personalizzare i vostri preferiti con la vostra sigla.

Andiamo a dormire prima che ci venga l’acetone :))

LUNEDI’ 31 DICEMBRE 2012

Starbucks di fiducia, pieno di calorie e via! Giù verso Chelsea dove ci aspettano scorci inusuali della città vista dalla High Line una bella passeggiata sospesa tra i palazzi a diversi metri di altezza e ricavata dai binari della vecchia linea ferroviaria che serviva il Metpacking District.

Il bello di questa nostra seconda volta a N.Y. è la mancanza di fretta e la possibilità di vivere la città vagando senza meta. Arriviamo all’inconfondibile Flat Iron Building entrando ed uscendo da caffetterie, barber shop, negozietti che vendono Converse, Levis’ , Ray Ban e numerosi altri brand USA. Nei pressi della City Hall tappa obbligata al colosso dell’elettronica J&R dove si possono fare ottimi affari. Rimandiamo l’acquisto del nuovo PC, ma non ci facciamo sfuggire l’ebook kindle a soli 50 USD e comodissime cuffie da running. Lungo Broadway percorriamo in lungo ed in largo So.Ho. ed al tramonto riattraversiamo di nuovo il Brooklin Bridge per una veduta notturna della città. Lo Skyline by night forse batte quello by day.

E ora …. Ta-da! Cambio d’abito e …. Party!! Happy New Year Eve! Con tanto di occhialoni 2013 lampeggianti, cilindro “I want U” e coroncina da Lady Liberty.

Unico modo per raggiungere la congestionata zona di Time Square la Subway, controllando sul sito che alcuni accessi non siano già stati chiusi per il sovraffollamento. Già nelle gallerie dei treni si vedono le persone in abito da sera e smoking …. Bello, bello! La festa si avvicina.

Arriviamo al nostro checkpoint tra l’ottava e la 41esima puntuali alle 20.00 ma ….. sorpresa! La polizia non vuol farci accedere per ragioni di sicurezza. Restiamo un po’ basiti, ma ci viene richiesto di spostarci sulla 49esima.

Arrivati lì c’è un intero esercito di poliziotti a piedi e a cavallo in assetto anti sommossa che respinge la folla…. Questa volta ci chiedono di spostarci indietro alla 37esima.

Iniziamo a pensare che abbiano perso completamente il controllo. Tanta gente come noi è inviperita perchè, giustamente, ha pagato per un servizio che non viene erogato. Chiedo spiegazioni ad un poliziotto, che mi dice di parlare col collega. Quest’ultimo mi fa parlare con il collega dall’altro lato della strada …. Nel mio cervello si sta facendo largo un pensiero: sopruso. Questi ci godono a far uscir pazza la folla, a scatenare qualche reazione isterica per caricare e “riempire di mazzate” le persone. Roba da matti!!! La protesta civile non serve, qui sono completamente fuori controllo. Non siamo gli unici stranieri disorientati ed increduli, tanti come noi protestano per la mancanza di un corretto coordinamento, ma non si ottiene nulla.

La verità è che fanno entrare alcuni gruppi di persone sulla base di criteri non oggettivi (mazzette?) per cui perduta la pazienza non ci resta che …… scavalcare la transenna! E, alla faccia della sicurezza, nessuno ci bada. D’altronde sento di avere la ragione dalla nostra …. Purtroppo la fortuna un po’ meno. A soli 100 metri da Chevy’a ci tocca un altro selettivo posto di blocco al quale, ovviamente, siamo respinti. Indietro gruppi di signore cinquantenni, indietro coppie e gruppi di amici, gli zelanti poliziotti accordano il benestare a sorridenti ragazzine in minigonna e tacco 12 ….. Se la fortuna ci tradisce l’ingegno e la tenacia un po’ meno: ci imbuchiamo, seminascosti tra le ragazzine. Et voilà. Detto, fatto! Siamo dentro. Ma vi pare?

All’interno del locale c’é chi è convinto che mezzanotte sia già arrivata …. La festa non è il massimo, ma noi realizziamo il nostro scopo: attendere le 23 al caldo, poi uscire per la discesa della palla, nell’attesa mangiare un boccone e bere qualcosa approfittando di buffet ed open bar. Certo che il locale è abbastanza triste, trascorrere qui la mezzanotte non sarebbe il massimo, non sanno neanche preparare un mojto come si deve!

All’ora X fuggiamo davanti agli sguardi allibiti dei gestori che ci chiedono se desideriamo rientrare ed ai quali rispondiamo: MAN! Ma Anche No! Manco morti. Hihihi !!!

Ed eccoci arrivati alla nostra meta, Time Square. Siamo a 100 metri dalla sfera, oltre non si riesce ad arrivare perchè il muro di umanità è insormontabile. Siamo comunque più vicini di tanti che sono qui dal primo pomeriggio. Si sente bene anche il concerto. La stessa nostra idea l’hanno avuta in molti che, man mano, escono dai locali per affollare i marciapiedi della 42ma che presto diventano una bolgia infernale. Ma è una calca pacifica e festante e tra tutti si sviluppa una sorta di comune solidarietà. Conosco i miei vicini nella folla: indiani, texani, giapponesi, italiani, tutti qui per divertirsi e condividere un momento che sia di augurio e speranza. Riscaldati dall’ inevitabile “effetto stalla” in questo piccolo spazio della grande città siamo pronti per vivere gli ultimi minuti del 2012 e dare inizio al conto alla rovescia. Trombe, occhiali, fischietti, luci, urla e la sfera incomincia a salire pian piano e ad accendersi …..

Il capodanno a Time Square è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita! Di per sè non c’è nulla di oggettivamente eccezionale, ma si prova davvero una forte emozione, una gioia unica, un po’ di sana follia. Uno tra i capidanno migliori.

A mezzanotte la sfera scende e la piazza si accende di coriandoli, luci, musica. Le transenne crollano sotto la spinta della folla e si assiste ad una vera e propria invasione. La gente se ne va abbastanza in fretta, per cui ci troviamo nel centro di Time Square abbastanza tranquilli sotto ad una meravigliosa cascata di coriandoli argentati e stelle filanti. Wow!!!!

Anche i poliziotti si rilassano, hanno voglia di chiacchierare, brindare e fare comunella ….. Vabbè si sa, io parlo anche con i sassi, quindi attacco subito bottone. A proposito ….. per quanto brindino con voi, occorre rammentare che il consumo in pubblico di alcolici è vietato, anche per lo spumante. Quindi non dimenticate il “sacchetto” di carta salva guai! (quello da ubriacone, per intenderci).

Con ancora i coriandoli nei capelli ci addormentiamo felici nel 2013. Mandiamo gli auguri ad amici e parenti che ci prendono per metti: con 6 ore di ritardo? Eh già!

MARTEDI’ 1 GENNAIO 2013

Un altro risveglio nella grande mela. Spettacolo! Come inaugurare al meglio l’anno? Ma con una bella corsetta! Scarpini, leggins, guanti e paraorecchie per sopravvivere al gelo e Via! Destinazione Central Park! (Questo sarà l’anno del fitness :))

Le strade sono semideserte e la corsa offre una prospettiva unica della città, la si vede ad un ritmo e sotto un profilo diversi.

Corriamo lungo la 5th mentre la città si risveglia. E’ come se abitassimo qui da sempre.

Raggiungiamo carichi di energia Central Park dove ci mischiamo agli altri appassionati runners per attraversarlo tutto, in lungo ed in largo, ed arrivare al reservoir. Ci sentiamo un po’ come Dustin Hoffman ne “Il maratoneta”.

Ritorniamo percorrendo Park Av. invidiando nonp oco i fortunati che ci abitano.

Una bella doccia calda ora è ciò che ci vuole. Niente-niente sono due ore che corriamo!

E poi? Decidiamo di provare l’American breakfast a base di uova e bacon, pane, patate, succo e caffè con innumerevoli refill.

Ritorniamo da Manhattan Launchorete dove siamo accolti da festosi “Happy new year!”

Pensavamo fosse impossibile mangiare certe cose a colazione, ma dobbiamo dire che la fame post running era tanta e le uova gustose. ….Vabbè consideriamolo una sorta di brunch domenicale …..

A mezzogiorno, prepariamo con tristezza i nostri zaini. Siamo di nuovo sul bus diretti a Newark per il volo che ci porterà direttamente a Milano. Il nostro viaggio infinito è arrivato alla fine.

MERCOLEDI’ 2 GENNAIO 2013

Milano. Sigh. Siamo talmente pazzi che per soffrire meno il distacco dal viaggio andiamo a lavorare direttamente dall’aeroporto.

Da milanese d.o.c. alle 9.00 sono già operativa!

Ma sto già programmando il prossimo giro…. sono avantissimo!



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