Viaggio di nozze tra Perù e Los Roques

Avevamo un sogno da anni: visitare il Perù e, in particolare, raggiungere quel luogo straordinariamente affascinante e misterioso chiamato Machu Picchu
Scritto da: FasoSurry
viaggio di nozze tra perù e los roques
Partenza il: 08/06/2012
Ritorno il: 01/07/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
08 giugno-01 luglio 2012: Viaggio di nozze Perù e Los Roques

Avevamo un sogno da anni: visitare il Perù e, in particolare, raggiungere quel luogo straordinariamente affascinante e misterioso chiamato Machu Pichu. Il matrimonio: quale miglior occasione per coronare questo sogno? Non volevamo però un classico viaggio organizzato, noi siamo viaggiatori “fai da te” e in più, visitando luoghi caratterizzati dalla povertà, desideravamo lasciare un’impronta anche in questo senso. Dopo un’attenta ricerca, siamo riusciti a trovare ciò che faceva per noi: http://www.peruresponsabile.it/. Perciò ecco qua, una piccola cronaca di un viaggio fantastico.

8 giugno, partenza

Volo Milano-Lima via Madrid. 11, abbondanti, comode ore di viaggio che ci portano nella capitale peruviana nel tardo pomeriggio ora locale (il fuso orario prevede 7 ore in meno rispetto all’Italia). Dopo una doccia e un incontro di coordinamento con il referente locale dell’organizzazione, di corsa a letto per un meritato riposo!

Al mattino presto comincia il viaggio al Sud del Perù. Un trasferimento in autobus di 3.5 ore ci porta da Lima a Paracas, dove visitiamo la Riserva Nazionale, creata nel 1975 con lo scopo di preservare una porzione di mare e di deserto in cui si trova una biosfera ricchissima, favorita dalla presenza della corrente di Humboldt, che permette al plancton di crescere in abbondanza.

La mattina successiva un motoscafo veloce ci conduce alle Isole Ballestas, chiamate le Galapagos del Perù, dove lo spettacolo è veramente incredibile! Migliaia di uccelli sorvolano le nostre teste, pinguini, cormorani e leoni marini ci guardano dalle scogliere battute dalle onde! Siamo “costretti” ad indossare dei cappelli per evitare sgradevoli ricordini che piovono a grappoli…ricordini molto importanti per l’economia peruviana dato che, nei periodi di migrazione degli uccelli, centinaia di persone raccolgono questa sostanza chiamata Guano che viene esportata in tutto il mondo, essendo essa un componente essenziale per l’industria della cosmesi.

A seguire ci spostiamo a Ica, dove visitiamo un bel museo con importanti reperti archeologici della civiltà pre-incaica “Paracas”, una “bodega” dove ci illustrano il processo di produzione del liquore nazionale, il Pisco (molto simile alla nostra grappa), e la bella oasi di Huacacchina, dove ci divertiamo affrontando enormi dune di sabbia a bordo dei dune buggy.

2.5 ore di autobus ci portano poi a Nazca, dove visitiamo la città perduta di Cahuachi, i cui templi costituiscono una delle eredità architettoniche più importanti della cultura pre-incaica “Nazca” e i cui reperti, scoperti da gruppi di ricerca italiani, sono visitabili al Museo Antonini (dove pernottiamo, che emozione dormire in un museo!) e le famose linee: gli antichi popoli della cultura Nazca tracciarono sulla superficie di questa pianura enormi disegni che rappresentano figure geometriche, animali, volatili, piante e linee rette che solcano il deserto in differenti direzioni per molti chilometri. La dimensione di queste immagini è tale che l’unico modo per apprezzarne le innumerevoli caratteristiche è di osservarle dal cielo attraverso un volo privato.

E’ possibile apprezzare il fascino delle linee anche dalla torre di osservazione voluta da Marie Reiche, studiosa tedesca che ha dedicato tutta la vita al loro studio.

Le Linee di Nazca si sono trasformate in un vero e proprio enigma nel momento stesso in cui furono scoperte: enigma ancora oggi irrisolto, nonostante varie teorie tentino di spiegarlo.

Un nuovo trasferimento in autobus di 9 ore ci porta ad Arequipa, primo vero giorno in altura visto che la città è situata a 2.400 m. Posta alle falde della Cordigliera Occidentale delle Ande e ai piedi del vulcano Misti, Arequipa è una bella città, con case colorate costruite con un materiale proveniente dalla lava vulcanica pietrificata. Visitiamo la cattedrale, il convento di Santa Catalina e il Museo della mummia Juanita, che contiene il corpo congelato di una ragazza inca che visse per circa 12-14 anni, morendo all’incirca tra il 1440 ed il 1450. Fu scoperta sul Monte Ampato nel 1995.

Nota anche come “Signora di Ampato” e “Ragazza congelata”, Juanita è rimasta ottimamente conservata dopo 500 anni, il che la rende una delle più importanti scoperte recenti. La perfetta conservazione permise ricerche biologiche sui tessuti di polmoni, fegato e muscoli, le quali offrirono nuove informazioni sulla salute e la nutrizione degli Inca.

Il giorno successivo si parte in direzione Chivay (3600 mslm) con il tour che ci porta a visitare il Cañon del Colca. Le immagini che ci accompagnano attraversando la Riserva Nazionale di Salinas y Aguada Blanca, la zona di Pampa Cañahuas, dove avvistiamo i primi camelidi sudamericani (vigogne, lama ed alpaca), i mirador di Chucura e Los Andes (punto più alto toccato dalla nostra spedizione, 4910 m sul livello del mare!) sono veramente incredibili, mozzafiato e indimenticabili. Immense vallate verdi circondate da imponenti montagne con cime innevate rappresentano veramente dei panorami splendidi!

Una volta giunti a Chivay, dopo aver assistito ad una bella gara locale di balli tipici per bambini (che teneri quei bimbi che saltano come disperati a ritmo di musica!), ci concediamo una visita ai bagni termali: godere di un’acqua caldissima in vasche all’aperto a oltre 3.500 mt di altitudine, è un’esperienza da provare!

Raggiungiamo poi il Cruz del Cóndor, luogo mitico situato nella parte centrale della Valle da dove si può osservare il regale volo dei condor e la profondità del Cañon del Colca (pare essere il più profondo del mondo). Ci appostiamo di mattina presto, con un freddo terribile (una fortuna aver con noi guanti e sciarpe!), per assistere al volo dei condor che pian piano risalgono il canon sfruttando le correnti termiche ascensionali. Cosi, poco dopo le prime luci, quando il sole riscalda la terra e le correnti tiepide salgono, i condor appaiono e si esibiscono in uno spettacolare volo planato, veramente da applausi!

Nel pomeriggio un lungo trasferimento in auto ci conduce a Puno, città posta sulle rive del Lago Titicaca.

Il famosissimo lago Titicaca, che sembra in realtà un mare, è il lago navigabile più alto del mondo, a 3815 metri, e il secondo più grande del Sudamerica con 84000 Km2 di superficie. Le sue rive e le piccole isole di Amantani e Taquile ospitano ancora oggi i discendenti degli antichi abitanti aimara e quechua che popolavano questi luoghi prima ancora della dominazione dell’Impero Inca.

In questa zona iniziamo a soffrire del male tipico di questa terra: il mal d’altura, i cui sintomi sono emicrania, nausea, spossatezza, affanno. La cura? Naturalmente le foglie di coca. Ogni peruviano degli altopiani andini ha sempre con sé una borsetta piena di foglie che periodicamente vanno masticate. Si fanno poi delle ottime tisane (mate de coca), magari con l’uso anche di altre erbe medicinali (buonissimo il mate de muña).

Al mattino presto ci imbarchiamo per Taquile (3 ore e ½ di viaggio, salvo rotture di motore), un’isola che si trova a 35 Km dalla città di Puno, importante per i suoi diversi microclimi e per il fatto che è la più grande di tutte le isole del Titicaca.

Gli abitanti di Taquile vivono in case molto semplici, con i tetti fatti in paglia e canne di bambù, bagno esterno e arredamento minimo essenziale. L’economia dell’isola è basata su agricoltura, allevamento e turismo: rispetto a quest’ultimo, nel corso degli ultimi anni si sono costituite delle cooperative di abitanti che ne gestiscono direttamente il flusso. Durante il soggiorno sull’isola, infatti, siamo stati ospiti esclusivamente presso la famiglia di Edwin, che ci ha adottati per un giorno e mezzo.

Nell’isola sono tuttora vigenti i principi morali incaici: Ama Sua (non rubare), Ama Quella (non mentire), Ama Lulla (non oziare). Se qualcuno degli abitanti infrange questi precetti deve rendere conto alle autorità della comunità che hanno la facoltà di condannarlo all’esilio.

Il soggiorno sull’isola è stato molto bello, è servito un po’ di spirito d’adattamento, ma i panorami visti (la via lattea era veramente impressionante in un posto a quasi 4000 m con zero luci artificiali) e le conoscenze fatte ci hanno ampiamente ripagato!

Una lungo viaggio in autobus (circa 10 ore), inframezzato dalle visite a Pukara (museo), Raqchi (uno dei templi più importanti dedicati al Dio Inti, il Dio del sole) e Andahuailillas (c’è una chiesa denominata “La cappella sistina del sudamerica”, per la presenza di affreschi), ci porta da Puno a Cusco.

Finalmente ci siamo: abbiamo raggiunto la meta principale del nostro viaggio, la capitale del grande impero Inca.

A Cusco soggiorniamo presso il Caith (Centro di assistenza integrale alle lavoratrici domestiche, www.caith.org/index-it.html), che rappresenta uno dei migliori esempi di tutela di giovani bambine altrimenti destinate per una vita al “lavoro” domestico, molto spesso in un contesto di privazioni, violenze e desolazione. Vittoria Savio, italiana, dopo decenni di lotte e sacrifici, ha costruito sia fisicamente che moralmente per queste bambine provenienti da un mondo spesso sconosciuto ai più, un angolo di protezione, dando loro non una casa da accudire ma una casa dove essere accudite e preparate alla vita. Il turismo responsabile consente al Caith di autofinanziare i vari progetti sociali che di volta in volta propone. La cena viene servita nella cucina dove gli ospiti si siedono tutti intorno allo stesso tavolo e dove, in un miscuglio di lingue differenti, inevitabilmente si finisce a parlare del Perù e dei suoi problemi, soprattutto con riferimento ai bambini.

Cusco, mitica capitale dell’Impero Incaico, è una città piena di monumenti e reliquie storiche progettata dagli Inca secondo la forma del puma, ritenuto un animale sacro insieme al condor e al serpente. Visitare questa antica città nella valle del fiume Huatanay, nelle Ande Sudorientali del Perù, a 3.360 metri sul livello del mare, è un’esperienza indimenticabile, che consente di svelare alcuni misteri degli Inca, dato che fu l’ombelico del mondo andino. La storia della città imperiale, secondo la leggenda, risale al secolo XI o XII quando il primo Inca, Manco Capac, fonda Cusco secondo i dettami del Dio Sole.

La capitale archeologica d’America è circondata da impressionanti resti archeologici come la cittadella di Machu Picchu, la fortezza di Saqsaywaman, il complesso di Ollantaytambo e pittoreschi villaggi come Pisaq, Calca e Yucuay che mantengono ancora le tradizioni dei loro antenati.

Visitiamo i numerosi siti archeologici presenti nelle immediate vicinanze della città, e ci colpisce particolarmente la fortezza di Sacsayhuamán (il nome significa letteralmente “falco soddisfatto”). Costruita intorno al 1500 circa, si erge in una posizione dominante della collina di Carmenca, che svetta a nord della città.

Ad ogni solstizio d’inverno vi si festeggia l’Inti Raimi, la festa di Inti, il dio del Sole. In tale circostanza vengono ancora effettuati rituali risalenti all’epoca incaica.

La costruzione è così peculiare per via della grandezza di alcune pietre, incastrate con una precisione quasi inimmaginabile senza l’ausilio di nessuna malta o cemento. Risulta quasi inesplicabile per noi capire come gli inca poterono tagliare con tale maestria le pietre, per cui tra una e l’altra non passa la lamina di un coltello. Il grandioso complesso presenta una muraglia principale formata da pietre alte 5 metri, larghe circa 2,5 metri che possono pesare tra le 90 e le 120 tonnellate.

Cronisti ed archeologi concordano nell’attribuire al piano della città di Cusco la forma di un puma, di cui la fortezza di Sacsayhuamán rappresenterebbe la testa, com’è facile intuire dalla muraglia che procede a zig-zag ricordandone le fauci. Alla sommità, inoltre, è visibile l’occhio dell’animale. Questo almeno prima dell’arrivo dei conquistadores spagnoli, i quali prelevarono dal sito numerose pietre per costruire case e chiese nella città, oltre a modificare la struttura della città stessa.

In questo luogo si tenne anche una visita del papa Giovanni Paolo II, nel 1985.

Il giorno successivo partiamo per un tour nella Valle Sacra, dove visitiamo:

· Le Saline di maras, un insieme di piccole terrazze contenenti bacini d’acqua, scolpite nel fianco della montagna. Queste pozze erano, e sono tuttora, destinate a raccogliere le acque salate di una fonte sotterranea. Viste dall’alto formano uno splendido mosaico color ocra, marrone e bianco.

· Moray, dove esiste una struttura formata da terrazzamenti circolari concentrici come se fossero un cratere artificiale. Sembra che il luogo fosse un centro di ricerche agricole inca, dedicato alla sperimentazione di coltivazioni sui livelli di differente altitudine degli appezzamenti.

· Ollantaytambo, fortezza inca di cui il nome significa locanda di Ollantay (il nome di un guerriero), fu una delle città dove inca e spagnoli si batterono quando Manco Inca cercò di raggruppare la resistenza inca dopo la disfatta di Cusco. Percorrendo le scale che si inerpicano sui terrazzamenti, si arriva al cuore del tempio, di cui restano solamente poche pietre perimetrali. Una volta giunti sulla sommità del sito si può apprezzare una costruzione particolare sulla montagna di fronte. Si tratta di un grosso deposito Inca per il cibo (probabilmente un granaio), la cui posizione era stata individuata in modo da trovare un luogo più fresco (grazie ai venti della zona) dove le scorte potessero mantenersi più a lungo. Ai piedi di questa fortezza, si sviluppa una cittadina, stazione di partenza del treno che porta a Aguas Calientes , ultimo avamposto prima di salire a Machu Picchu.

A Ollantaytambo prendiamo il treno fino al km 104, da dove parte il trekking che ci conduce, attraverso il complesso archeologico “Chachabamba” (2.250 mslm), l’affascinante complesso di “Wiñaywayna” (2.650 mslm) e il bosco semi-tropicale, alla porta del sole “Intipunku” da cui possiamo godere della prima vista panoramica di Machu Picchu: all’apparire di questo spettacolo l’emozione è veramente fortissima! Siamo contenti e soddisfatti, dopo una giornata di cammino abbiamo coronato il nostro desiderio di raggiungere questo posto bellissimo e magico, suggestivo, accattivante e accogliente, dove l’andino si coniuga e si confonde con l’amazzonico. Ci sediamo ad ammirare questo splendido paesaggio. Le parole sono inutili, basta guardare il paesaggio ed ascoltare le emozioni. Fortissime.

Scendiamo poi verso la cittadella (centinaia di fotografie) ma ci teniamo la voglia di visitarla: il pullman navetta ci porta ad Agues Calientes, dove ceniamo e pernottiamo. Il giorno successivo è il 21 giugno, solstizio d’inverno e giornata dunque importante per la cultura Inca. Sveglia alle 4.30 per metterci in coda e prendere il primo pullman per Machu Pichu. Alle 6.30 siamo all’interno del sito, da dove ammiriamo il primo raggio del sole che colpisce esattamente la piazza sacra prima e il tempio del sole dopo.

La nostra guida ci accompagna per il sito e ci spiega tutto quello che c’è da spiegare. Noi rimaniamo sbalorditi dalla capacità ingegneristica ed architettonica, nonché delle conoscenze astronomiche, di cui erano dotati gli Inca. E fecero tutto senza particolari mezzi a disposizione (non conoscevano nemmeno l’acciaio), ma solo con la forza lavoro. Incredibile. Ma molto, molto, affascinante.

Ci prendiamo tutto il tempo necessario per fare le fotografie e godere il più possibile di questo luogo che ti trasmette sensazioni magiche in continuazione.

Con un lungo viaggio (autobus, treno, auto) rientriamo a Cusco, stanchi, ma con la gioia nel cuore.

Il giorno successivo è il nostro ultimo in Perù: un volo interno ci porta da Cusco a Lima, dove visitiamo la città (anche la zona delle favelas, non solamente i quartieri residenziali di Miraflores e Barranco) e dove soggiorniamo in un altro centro di accoglienza per bambini: il Ceprof (http://www.peruresponsabile.it/aiuti-ai-progetti/il_ceprof_di_daniela_e_maruja__lima_9.html), una ex Casa Famiglia che, nel contesto di una delle zone più emarginate e problematiche della periferia di Lima, con molti sforzi e con l’aiuto di alcune istituzioni anche italiane (provincia autonoma di Trento in primis), gestisce un progetto chiamato “Casa della cultura”. Qui sono attivi una biblioteca ed un centro diurno che offrono ai giovani della zona un luogo sano e sicuro dove studiare e realizzare attività educative.

Con questa ultima bella serata in compagnia di Daniela e Maruja (le ideatrici del progetto, i bambini le chiamano le “zie”) finisce il nostro viaggio in Perù.

Un viaggio che ci ha consentito di conoscere in profondità questo paese culla di una delle più grandi civiltà mai sviluppatesi sulla “madre terra” (pachamama). Un viaggio che porteremo con noi per sempre, con il suo carico di immagini, di emozioni e di conoscenze. Un viaggio che ci ha arricchito in modo particolare, e che veramente consigliamo a chiunque!

Per riprenderci dalle fatiche, ci siamo concessi qualche giorno di relax nell’arcipelago venezuelano di Los Roques (http://losroques.org/). Si sa, è il viaggio di nozze e capita una volta sola nella vita, quindi meglio approfittarne!

Los Roques si raggiunge con un volo di 45 minuti circa in partenza da Caraquas. L’arcipelago fa parte di un parco naturale protetto ed è consentito soggiornare solamente all’interno delle “Posade”, piccoli “affittacamere” dove il trattamente di pensione completa è fornito all’interno di un contesto informale e famigliare. Noi siamo stati ospiti della Posada “Acuario” (http://www.posada-acuario.net/). Il gestore si chiama Franco, è italiano e fa veramente l’impossibile per curare il tuo soggiorno in tutti i dettagli. Grande Franco!

Ogni mattina ci si reca al molo dove un lanciere (il nostro di fiducia si chiama Amol) ci conduce nelle varie isole dell’arcipelago (il prezzo delle escursioni è extra). Franco prepara la cava, un frigo portatile dove viene inserito tutto il necessario per il pranzo. Verso le 17 ci rivengono a prendere e alle 19.30 c’è la cena, servita nel porticato esterno e dove tutti gli ospiti della posada siedono allo stesso tavolo. Franco contribuisce a rendere il clima veramente bello!

Che dire, non vi resta che partire! 🙂

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Machu Pichu



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