In fuga dal Natale nella terra degli Inca

Il Perù è un paese meraviglioso; ci hanno colpito la sua varietà culturale, i diversi paesaggi e la quantità di luoghi da visitare. Il Perù viene spesso definito “la terra degli Incas” ma quella incarica fu l’ultima di una lunga serie di civiltà le cui rovine sono la testimonianza del glorioso passato del paese. I peruviani hanno...
in fuga dal natale nella terra degli inca
Partenza il: 21/12/2003
Ritorno il: 10/01/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Il Perù è un paese meraviglioso; ci hanno colpito la sua varietà culturale, i diversi paesaggi e la quantità di luoghi da visitare. Il Perù viene spesso definito “la terra degli Incas” ma quella incarica fu l’ultima di una lunga serie di civiltà le cui rovine sono la testimonianza del glorioso passato del paese. I peruviani hanno mantenuto lo stile di vita tradizionale: nei mercati delle città e dei villaggi si accalcano i lama condotti da indios che indossano l’immancabile poncho e il caratteristico cappellino colorato. Le città più grandi invece conservano ancora le antiche chiese e le residenze coloniali che furono dei conquistadores spagnoli nel ‘400. 1) Dalle Alpi alle Ande E’ il 21 dicembre ore 5 del mattino, si parte! Zaino in spalla prendiamo il bus che ci porta a Malpensa da cui partiamo alla volta del Perù. Un lungo viaggio che si conclude a Lima alle ore 1.30 della notte del 22 dicembre dopo aver fatto scalo a Zurigo e a Dallas. Siamo stanchi morti e ci buttiamo nel letto. Il giorno dopo Lima ci da il suo benvenuto a colpi di clacson. E’ una metropoli estremamente rumorosa e inquinata, adagiata disordinatamente ai margini del deserto costiero, affollata di molta povera gente proveniente dalle altre zone del paese in cerca di fortuna. Inutilmente. I posti di lavoro scarseggiano: numerosi diventano ambulanti, venditori di qualsiasi cosa, dal cioccolato agli spilli. Purtroppo il suo probabile fascino coloniale (Lima fu fondata dagli spagnoli) è stato distrutto dai numerosi terremoti e, quel che ne rimane, è stato soffocato dalla recente esplosione demografica. Per fuggire dal caos e dalla folla non ci resta che rifugiarci nei molti conventi, chiese, monasteri e musei della città. Il silenzio e la penombra delle sale del museo dell’oro e delle armi ristorano le nostre orecchie: qui sono raccolti in maniera disordinata oggetti di valore inestimabile; dall’argenteria coloniale, ai poncho degli incas ricamati con un numero infinito di fili d’oro e da coloratissime piume di pappagallo fino a articoli in oro e pietre preziose appartenute agli incas. Rimaniamo poi attoniti alla vista dell’accozzaglia di armi da fuoco, pugnali, divise, oggetti di vario genere raggruppati alla rinfusa nelle vetrine del museo delle armi. Raggiungiamo la chiesa di San Francesco famosa per la sua biblioteca ricca di antichi libri e per le catacombe con le cripte piene di ossa. Ci buttiamo infine nell’animata via pedonale Jiron de la Union che unisce Plaza de Armas e Plaza San Martin. In tutte le città peruviane la piazza principale si chiama Plaza de Armas. Quella di Lima è bellissima, circondata dal Palazzo Arcivescovile, impreziosito dai caratteristici balconi coloniali; il Palacio del Gobierno nel cui cortile, tutti i giorni, i militari di guardia nelle bellissime uniforme blu e rosse danno luogo all’affascinante cambio della guardia. Ci fermiamo per qualche minuto in piazza: ci sediamo sulle panchine e scortati da un gigantesco albero di Natale addobbato con fiocchi rossi…prendiamo il sole! Non potevamo mancare di visitare Palazzo Torre Tagle, considerato il più bel edificio in stile coloniale rimasto a Lima ed oggi sede del Ministero degli esteri. Infine abbiamo fatto un salto a Cerro San Cristobal, il mirador di Lima dove ci siamo resi conto di quanto sia grande la città nonostante i suoi confini si perdessero nella garua. In totale abbiamo trascorso a Lima 3 giorni, uno all’inizio del nostro viaggio e due alla fine. Abbiamo visitato tante altre chiese e abbiamo camminato a lungo per il centro della città ma null’altro è degno di nota eccetto il nostro delizioso albergo situato in una graziosissima casa in una tranquilla piazza di un quartiere residenziale, Santa Beatriz. 2) La costa meridionale Il 23 mattina prendiamo il bus Ormeno Royal Class con destinazione Pisco. Imbocchiamo la Carretera Panamericana che collega i più bei luoghi del Perù: la Riserva di Paracas con i suoi animali, Ica nota per i suoi vitigni, Nazca e le sue linee, la bella città coloniale di Arequipa annidata ai piedi del vulcano El Misti. Pisco è solo la nostra base logistica, non c’è nulla di interessante…che depressione!. Il giorno seguente visitiamo la fauna delle vicine isole Ballestas che costituiscono la Riserva Naturale di Paracas, la più importante riserva naturalistica della costa peruviana, particolarmente nota per i pinguini, i cormorani e i leoni marini. Lungo il viaggio in barca sotto le mitragliate dei gabbiani, ma protetti dai nostri antivento, vediamo ,disegnata in una duna lungo la costa, la “Candelabra”: una figura gigantesca che ricorda le linee di Nazca e della quale nessuno conosce il significato. Comodamente affossati nei sedili di una cadillac riprendiamo la Carretera Panamericana e in compagnia di una giovane guida ci dirigiamo verso l’interno salendo dolcemente di quota a Ica (420 mt slm). La strada per Ica è anche nota come la strada del vino: facciamo sosta in una bodega e assaggiamo il dolcissimo e fortissimo pisco. Naturalmente non compriamo niente! Sotto il sole raggiungiamo Haucachina, la piccola località di villeggiatura annidata tra enormi dune di sabbia situata a 5 km da Ica. Chi l’avrebbe mai pensato di trovare un vero deserto! E’ il 25 dicembre! Per Natale ci regaliamo un avventuroso viaggio su un minuscolo aereo a elica 4 posti per sorvolare il deserto e ammirare le famose linee di Nazca. Il piccolo velivolo si inclina ora a destra ora a sinistra per consentirci di vedere al meglio le linee disegnate nella sabbia…qualcuno di noi sta male…indovinate chi?! Lo spettacolo, e il volo, sono mozzafiato: si tratta di enormi disegni che rappresentano animali giganteschi come una scimmia con una stravagante coda arricciata o un condor con una apertura alare di 130mt! Altri sono semplicemente triangoli o rettangoli dalla forma perfetta oppure linee rette che attraversano il deserto per vari chilometri. Si ritiene che siano state disegnate dalla cultura dei Paracas e di Nazca. Numerose teorie sono state elaborate nel tentativo di spiegarne il significato. La più accreditata interpreta le linee come un calendario astronomico usato per l’agricoltura, altre sostengono che le linee siano camminamenti rituali che collegavano i siti di importanza religiosa; e poi l’immancabile teoria sugli extraterrestri! secondo cui le linee sarebbero delle piste di atterraggio per gli omini verdi. Superati gli effetti “nauseanti” del volo saltiamo su un pulmino per raggiungere Chauchilla a 30 km da Nazca dove sono state ritrovate numerose tombe risalenti al periodo compreso tra il 1000 e il 1300 dC. Scavate nel suolo e protette da tettoie in paglia le tombe ospitano ancora i corpi dei defunti: mummie perfettamente conservate, dalla pelle completamente essiccata ma i cui pori sono visibili a occhio nudo e dai lunghissimi capelli agghindati a mo di turbante intorno al cranio o raccolti in trecce chilometriche. Tra una tomba e l’altra sulla superficie del suolo è possibile imbattersi in ossa o frammenti di stoffa. Rientraiamo a Nazca dove trascorriamo molte ore in un interminabile far niente in attesa del pullman che ci porterà ad Arequipa. Sono le quattro del pomeriggio…la partenza è prevista per le nove! Poi scopriamo che il pullman, proveniente da Lima, è in ritardo di un ora. Annoiati a morte e ancora vittime del fuso orario ci addormentiamo su una amaca. Finalmente saliamo in autobus ma il viaggio comincia male: ci assale un nauseabondo odore di corpi umani, misto di piedi, sporcizia e sudore; impieghiamo qualche minuto ad assuefarci poi ci consoliamo pensando che almeno nessuno noterà il nostro di odore togliendoci le scarpe! Viaggiamo tutta la notte, sopravvivendo alla guida spericolata dell’autista. La mattina seguente siamo ad Arequipa. 3)La zona di Arequipa La città più importante della zona di Arequipa è situata in un territorio selvaggio: terra di vulcani attivi, sorgenti termali, deserti d’alta quota e canyon tra i più profondi del mondo. Arequipa si trova ad una altitudine di 2300 mt nel deserto montuoso delle Ande Occidentali. E’ sicuramente una bella città, circondata da spettacolari montagne: il più famoso è il vulcano El Misti (5800 mt) la cui vetta si erge maestosa dietro la cattedrale posta in Plaza de Armas (Arequipa significa situata dietro la vetta). Purtroppo il tempo non ci è stato amico e il cielo poco limpido ci ha impedito di ammirare El Misti in tutta la sua imponente bellezza. La città conserva ancora numerosi edifici risalenti al XVII-XVIII secolo sebbene molti di essi siano stati danneggiati dai numerosi terremoti. Il più bello fra tutti è il Monastero di Santa Catalina. In realtà non è un monastero, come suggerisce il nome, ma un complesso armonioso di casette che si estende per circa 20.000 mq e che un tempo era un convento che ospitava ragazze provenienti dalle migliori famiglie spagnole. Al termine della visita qualcuno di noi (indovinate ancora una volta chi?!) dice di non sentirsi bene; ritorniamo in albergo…il termometro è inclemente: 39 di febbre. Trascorriamo così 3 lunghi giorni chiusi in camera: tachipirina e termometro scandiscono il tempo. Appena il “piccolo” si sente meglio recuperiamo il tempo perso visitando la città, la Cattedrale e il Museo Santuario Andino, dove è conservata Juanita. Juanita era una vergine inca che fu sacrificata agli dei più di 500 anni fa sulla vetta dell’Ampato a 6400mt, con ciò si spiega il suo perfetto stato di conservazione. Juanita possiede ancora la pelle, i denti, le sopracciglia, i capelli, gli organi interni e , ha dell’incredibile!, sono visibili le vene!. Il corpo è in un congelatore dalle pareti di vetro tenuto sotto accurato monitoraggio. Temendo di non avere tempo sufficiente per il resto del viaggio decidiamo a malincuore di tagliare la gita al canyon del Colca che pare essere una escursione molto suggestiva per l’ambiente e la gente del luogo. Pazienza! 4) La zona del Lago Titicaca Il Lago Titicaca è situato a 3800 mt di altitudine. L’aria è limpida e l’incredibile luminescenza del sole fa si che gli orizzonti sembrino sterminati. Gli abitanti hanno volti scuri…vorremmo tanto assomigliargli per evitare ciò che in seguito abbiamo dovuto subire: la scottatura! Intuiamo troppo tardi infatti che la protezione fattore 4 non è sufficiente! L’escursione sul lago inizia da Puno, nostra base logistica, paese non degno di nota se non per il fatto che ospita il miglior ristorante in cui abbiamo mangiato lungo tutto il viaggio e per il freddo che vi fa di notte. Avete mai dormito in una stanza di albergo infilati nel vostro sacco a pelo vestiti di tutto punto con calzamaglia e dolcevita, sotto uno strato di 3 coperte? Ebbene, provate a dormire a Puno. Il tempo è volato: è il 31 dicembre e decidiamo di trascorrere il capodanno su un’isola “preistorica”, l’isola di Amantani, facendo prima sosta alle isole Uros. Saltiamo su una piccola e vecchia imbarcazione a motore stipata di turisti e naturalmente sprovvista di un adeguato numero di giubbetti di salvataggio! Speriamo, l’acqua è gelata… Le isole Uros sono note anche con il nome di Isole galleggianti. Sono infatti costituite da strati di canne che formano un terreno morbido ed elastico tanto che l’effetto, quando si cammina, è quello di un materasso ad acqua che si agita sotto il peso del corpo. Purtroppo le isole hanno subito gli effetti della commercializzazione e al nostro arrivo sull’isola principale ci accolgono le donne a guardia dei loro banchetti ricoperti di oggetti lavorati in bambù, gingilli in terracotta e maglioni. Nonostante questo siamo consapevoli che non esiste uno spettacolo simile in nessuna altra parte del mondo. Riprendiamo la barca e ci dirigiamo verso Amantani. Sull’isola i frutti della modernità sono estranei alla vita degli abitanti: non ci sono strade, non ci sono macchine né altri tipi di veicoli, non c’è energia elettrica. Saremo ospiti di una famiglia e per questo prima di partire abbiamo comprato come usanza dei doni: riso, pasta, succo di frutta, biscotti e matite colorate per i bambini. Quando attracchiamo ci accoglie Maria, la padrona di casa. Sono le tre del pomeriggio ma dobbiamo ancora pranzare. Ci penserà Maria, così come per la cena. Passando per la cucina notiamo i cui rannicchiati sotto il forno, come usanza peruviana. Terrorizzati dall’idea di dover mangiare un topo decidiamo di sottrarre dalla borsa dei doni succo e biscotti…mors tua vita mea! Attendiamo con apprensione il pranzo e tiriamo un sospiro di sollievo quando vediamo che questa volta l’abbiamo scampata. Mai minestra fu più buona! Subito dopo ci incamminiamo verso la cima dell’isola a 4100mt sormontata da rovine risalenti alla cultura Tiahuanaco. Al rientro a casa ci addormentiamo, ma la cena è in agguato! Al lume di candela (non per romanticismo ma per necessità, manca infatti l’energia elettrica) festeggiamo l’anno nuovo con la seconda minestra della giornata e una “deliziosa” simil peperonata accompagnata da riso bollito. Buon Anno! Il giorno seguente salutiamo Maria e riprendiamo la barca con destinazione Taquile. L’isola offre paesaggi molto belli: il colore blu del lago contrasta con il verde delle terrazze dell’isola e all’orizzonte si intravede la Cordillera Real Boliviana. Gli uomini indossano cappelli di lana lavorati a mano: ci hanno detto che li portano bianchi se sono sposati e rossi e bianchi se non lo sono. Le donne invece indossano gonne colorate a più strati e camicie decorate. Nel pomeriggio ci imbarchiamo di nuovo e dopo quattro ore di navigazione, al momento dell’attracco a Puno, si scatena il diluvio universale. Povero capitano: lui in maglietta sotto la pioggia battente e noi tutti imbacuccati nei nostri antipioggia in coperta! Il 2 si riparte, prendiamo l’autobus che, dopo 7 ore, ci condurrà da Puno a Cuzco. Lungo il tragitto sono previste alcune soste. Visitiamo così le rovine del tempio di Viracocha a Raqchi, protetto in passato dal più grande tetto inca che si conoscesse, e Andahuaylillas, un grazioso villaggetto andino famoso per sua bella chiesa e per l’affascinante ma un po’ decadente casa coloniale che da sulla piazzetta principale del paese. Facciamo poi sosta nel punto più alto del tragitto a 4300mt per scattare qualche foto e una seconda sosta ai margini della strada per gustare un delizioso agnello alla brace! 5) La zona di Cuzco Il dipartimento di Cuzco si trova in una zona andina di eccezionale bellezza. Chiunque visiti il Perù viene a Cuzco, cuore del potente Impero Inca, per vedere le maestose rovine di Machu Picchu e la Valle Sagrada. Cuzco è la capitale archeologica delle Americhe ed è la più antica città del continente. I massicci muri in pietra costruiti dagli Incas fiancheggiano molte delle sue vie principali e servono da fondamenta per molte costruzioni coloniali e moderne. Il cuore della città è Plaza de Armas. Tutto intorno alla piazza sorgono dei portici dell’era coloniale sormontati da pittoreschi balconi in legno o colorati di azzurro risalenti alla stessa epoca. La piazza è molto suggestiva nel suo insieme. A Cuzco non mancano di certo chiese e musei. Tra i numerosi luoghi visitati non potremo facilmente dimenticare: il monastero di San Francesco, con il bel coro intagliato nel legno di cedro e il quadro raffigurante l’albero genealogico di San Francesco di Assisi dalle stupefacenti dimensioni di 12m per 9m!; la chiesa di Santo Domingo, famosa perché qui sorgeva Coricancha, il principale tempio inca di Cuzco; e la pittoresca immagine di Plaza de Armas illuminata di notte che abbiamo ammirato dal treno rientrando dall’escursione a Machu Picchu. Nei dintorni di Cuzco risiedono molte rovine. Abbiamo appuntato la bandierina su ognuna di loro ma in assoluto credo che solo Tambo Machay e Sacsayhuaman siano degne di nota. Tambo Machay è anche nota come “il bagno degli Inca”; è una fonte le cui acque, pare, abbiano il potere di concedere l’eterna giovinezza a coloro che, bagnandosi le mani, cospargano il loro capo con l’acqua della fonte. Per evitare ogni dubbio noi ci abbiamo provato! Il fascino di Sacsayhuaman (città inca) deriva invece dal fatto che essa sia la testa del puma la cui forma gli Inca vollero dare al loro impero. Sono ancora imponenti i muri esterni della città che nella loro disposizione a zig zag rappresentano i denti del puma. Domenica partiamo per la valle del fiume Urubamba comunemente chiamata El Valle Sagrato de los Incas circa 15 km a nord di Cuzco. Rimaniamo attoniti nell’osservare l’imponenza delle terrazze poste a difesa della fortezza inca di Ollantaytambo o la perfezione delle terrazze di Pisac che descrivono ampie linee curve sulla collina degradante lo sperone di roccia su cui sorge Pisac o ancora ci lascia senza fiato la splendida veduta delle Ande mentre raggiungiamo la chiesa coloniale di Chinchero a 3700 mt. Dato che il viaggio non è solo cultura ma anche svago, facciamo sosta al mercato domenicale di Pisac. Il villaggio si anima la domenica quando giungono da chilometri e chilometri di distanza abitanti locali vestiti con indumenti tradizionali per barattare i loro prodotti alimentari. Accanto a questo squarcio di vita reale, le immancabili bancarelle per i turisti colme di maglioni e tessuti, ma, nota di colore, anche per noi vige la legge del baratto. Quando si dice Perù si pensa subito a Machu Picchu. Abbiamo voluto lasciare per ultima quella che sicuramente è stata la visita più emozionante, unica e indimenticabile di tutto il viaggio. Machu Picchu è sopravvissuto fino ai giorni nostri così come era un tempo. Dopo un breve camminamento in salita raggiungiamo uno sperone da cui si ammira tutta la città. E’ uno spettacolo eccezionale per la proporzione e l’ordine delle forme e la maniacale perfezione delle terrazze! Protetto dal silenzio e dalle montagne la sua esistenza è rimasta ignota al mondo esterno (mai espressione potrà essere più adeguata per descrivere il senso di isolamento e di unicità che ci ha avvolto) sino al 1911, sfuggendo così alla conquista spagnola. Questa è stata la sua salvezza. 6) Dalle Ande alle Alpi E’ il 10 gennaio. Purtroppo il nostro tour si è concluso. Un lungo viaggio aereo ci attende: Lima – Miami – Zurigo. L’idea di attendere otto ore prima di imbarcarci da Zurigo per Milano ci angoscia così tanto che decidiamo di rinunciare al volo. Prendiamo il treno attraversiamo la Svizzera e all’alba delle cinque siamo a casa. Siamo rientrati in Italia: domani si lavora e allora ci chiediamo se, data la lunga assenza, le nostre scrivanie non siano finite nel sottoscala! Brutta cosa l’invidia… L’ultimo sprazzo di vacanza è questo racconto.


    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche