Malesia e Borneo fai da te in tre settimane

Malesia e la riflessologia plantare di Mr. Kaki
Scritto da: pipa61
malesia e borneo fai da te in tre settimane
Partenza il: 13/05/2011
Ritorno il: 05/06/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Partenza in orario precisissimo da Roma Fiumicino. Ci hanno stranamente fatto il check-in con largo anticipo con nostra sorpresa, evitando così grosse code, mal di piedi, ansia dell’ultimo minuto e imprecazioni rivolte al servizio di terra. Hostess della Emirates molto belle e molto bella anche la divisa della Emirates, che si rivelerà un’ottima compagnia aerea, come d’altronde avevamo letto dai racconti di altri TPC. Sette ore circa di volo con schermo privato, buona scelta di cibo e sedili comodi fino a Dubai.

A proposito di fumatori incalliti e spaventati dalle molte ore di no smoking, abbiamo scoperto con grande piacere e sorpresa (si vede che proprio non smetteremo mai) che anche l’aeroporto di Roma ha predisposto una stanza con appositi aspiratori per i fumatori, cosicchè questi non sono costretti a recarsi all’esterno per l’ultima tirata e quindi a fare di nuovo il controllo passaporti. A Dubai invece, visto che dovevamo aspettare la coincidenza dopo circa due ore e mezza per Singapore, non abbiamo potuto usufruire di uno stanzone analogo, ma siamo stati costretti a consumare qualcosa nel bar con annesso smoking lounge al modico costo di Drh 97 (circa usd 28) per due cappuccini rachitici, due brioche rachitiche e una bottiglietta d’acqua. Nonostante i tanti petroldollari, questi arabi cercano ancora di spulciare noi poveri occidentali. Bisogna ricordare la scena dello sceiccone con sceiccona presentatasi al check-in di Dubai. Mi sono divertita ad osservare la strana coppia che avanzava dividendo la moltitudine dei turisti in attesa di imbarcarsi, come Mosè divise le acque del mar rosso, e la finezza dello sceiccone che andava grattandosi le proprie zone intime con la massima naturalezza mentre il nasone della sua signora (o una delle tante mogli?) fendeva l’aria proiettandosi pericolosamente in avanti trattenuta solo dalla manina amorevole del suo signore e padrone. Saranno stati ospitati in uno dei tanti sedili-culla della Vip Class.

Arrivo puntuale a Singapore e trasferimento in taxi (sin $ 22) al Rendezvouz Hotel. Carino, centrale anche se in ristrutturazione, vicino alle fermate della Mrt. Eppure un neo c’è: non si fuma in nessuna delle stanze, né nella hall, né altrove. Ti dicono soltanto, se vuoi, va a fumà de fori e giammai nelle vicinanze dell’hotel!

Il ristorante dell’hotel è sia a buffet (fino alle dieci!) o a la carte e chiaramente loro insistono che è tardi per mangiare a buffet (erano soltanto le 9 quando siamo arrivati) perché chiaramente ci guadagnano di più, ma noi non abbocchiamo. Il buffet (sin$ 49) è abbastanza vario, ma non eccezionale per quel prezzo. Inoltre se non chiedi appositamente il tovagliolo neanche te lo portano. Quella dei tovaglioli inesistenti o comunque piccolissimi e del tutto inutili sarà una costante anche per tutta la Malesia. Se si considera che una certa quantità di cibi prevede una qualche salsa orientale, a fine pasto ci si ritrova con le mani e la faccia inevitabilmente imbrattate e appiccicate. Portarsi assolutamente le salviettine bagnate!

Curiosità: a Singapore abbiamo visto una bimba di non più di 3 anni che camminava sola in mezzo alla folla con delle scarpine che ad ogni passo emettevano un suono stridulo… poi abbiamo capito che a poca distanza c’era il nonno che per sorvegliarla stava attento al fatto che se non percepiva il suono dei sandali doveva preoccuparsi e girarsi per cercare la bimba… singolare!

L’ultima sera è stata la migliore per il pasto. Avevamo notato vicino all’albergo una struttura tipo convento con all’interno immaginavo un chiostro e con la insegna fuori credo “Chijmes”. Beh, nonostante Armando non ci credesse molto abbiamo trovato all’interno un ristorante sotto le stelle e accanto a quella che sembrava una specie di fortezza, abbiamo assaggiato o meglio divorato, io una stupenda aragosta contorniata da una miriade di verdure e Armando un black pepper crab piccantino e appiccicoso. $sin 181 più caro della norma ma con un servizio e ambiente più fine. Ci hanno addirittura fatto fumare! Comunque io mi sto accorgendo un po’ tardi che ci sono sempre meno fumatori e mi sento davvero stupida a avvelenarmi così. In Malesia sono meno fiscali con il fumo ma sono comunque pochi quelli che si vedono fumare per strada. E comunque una cosa che mi ha scioccata molto è stato vedere le foto dei vari tipi di cancro o comunque di patologie legate al fumo che ci sono sugli involucri dei pacchetti e delle stecche di sigarette in bella evidenza. Veramente fanno pensare.

Luoghi visti a Singapore: Marina Bay Waterfront, un po’ tutti i posti per turisti compresi gli innumerevoli centri commerciali. Anzi Singapore è in sostanza un grande immenso centro commerciale ed è vero che lo sport nazionale è lo shopping. Mai visti tanti shorts tutti insieme che girano instancabilmente per negozi.

A noi non piaccono gli zoo, ma quello di Singapore è davvero speciale in quanto gli animali sono in uno stato semi-libero in un ambientazione da foresta pluviale. Interessanti i primati anche perché nel parco Bako nel Borneo Malese non abbiamo visto un granchè. Qui gli Orang Utan li abbiamo visti in tutte le pose e da tutte le distanze. Così pure per i magnifici Hornbill durante uno spettacolo del parco. Alcuni animali endemici del Borneo sono davvero belli. Per quanto riguarda il tempo, siamo stati davvero fortunati, solo dopo 3 giorno abbiamo sperimentato il primo vero acquazzone, e che acquazzone, nello zoo. Durata appena 10 minuti. Dimenticavo, nello zoo c’è anche una vasca per la fish therapy, dove centinaia di pesciolini innocui si precipitano a staccare le cellule morte dal corpo delle persone che vi si immergono.

Partenza alle 11.45 per Kuching capitale dello stato del Sarawak, Borneo. Anziché prendere il taxi come all’andata $ 22, abbiamo preso la metro, che a Singapore è comodissima, facilissima e pulitissima a $3 per la corsa fino all’aeroporto. In metro e nelle varie stazioni è vietato addirittura mangiare o bere per non sporcare. Comunque noi abbiamo fatto l’abbonamento metro, bus, treno per due giorni a $ 26 illimitato con una cauzione di $ 10 che ti restituiscono se riporti la card.(forse anche questo serve per non sporcare?)

Aeroporto di Kuching è nettamente sottotono rispetto a Singapore, ma non è che ci voglia molto. Per il primo giorno giracchiamo un po’ per il lungofiume molto carino dopo esserci sistemati al Kuching Waterfront Lodge proprio di fronte al Sungai Sarawak. Devo dire che questa sistemazione mezzo ostello mezzo lodge era molto carina anche se la ns.stanza era modesta e un po’ picccola. Nel complesso era però un posto pulito, decorato con gusto e il personale era gentile e disponibile Per il giorno dopo avevamo un tour per il Bako N.P. prenotato con la Borneo Adventures. Sono rimasta sorpresa nel constatare che in questa stagione c’è proprio poco turismo ed infatti al nostro tour oltre a noi c’era soltanto un’americana culona di nome Rachel, di Washington d.D. Il tour rispetto al prezzo pagato è stato un po’ deludente, visto che abbiamo soltanto visto animali vicino agli alloggi della giungla sicuramente attirati dal cibo gratis, tra cui macachi ladri, tre maiali barbuti e scimmie nasiche. Per il resto qualche insetto, granchi, ragni, ma niente di che. Devo dire però che il nostro alloggio era grande e abbastanza pulito. La passeggiata nottura ha prodotto solo l’avvistamento di un paio di ragni e poco altro, ma è stata utile per capire che la nostra torcia ecologica era una grande fregatura. Ne abbiamo comprate altre due, una delle quali è stata prontamente rotta dalla forza dell’energumeno Armando. Passeggiate per le zone interessanti di Kuching che è come il resto della Malesia un crogiolo di razze, tra templi moschee che non abbiamo visto(era venerdi) e magnate. Abbiamo mangiato pesce al Top Spot la prima sera come da Lonely Planet (LP) per la modica cifra Eur 15 in due, buono ma forse un po’ confusionario. Si tratta di tanti tavolini all’aperto sotto un grande tendone che ripara una decina di ristoranti.

La sera successiva siamo invece andati in un ristorante menzionato dalla LP sormontato da un gran tetto di paglia (purtroppo non mi ricordo il nome). Il mangiare è stato ottimo ed in particolare mi sono piaciute le zuppe. A proposito mai ci avrei scommesso un fico secco sulle brodaglie cinesi ed invece mi devo ricredere. Il giorni seguenti ci siamo rovinati con lo shopping visto il prezzo irrisorio degli articoli, specialmente in un negozio con articoli tailandesi. Io lo sapevo che sarebbe successo, sono partita con poco e già in partenza da Kuching per Kota Kinabalu, la mia valigia pesava notevolmente di più. Comunque un consiglio: portarsi scarpe comode e sovra misura per non soffrire (come è successo a me) a causa delle bolle causate dal troppo camminare o dal camminare con le ciabatte), tanti calzini, nella giungla le scarpe e i calzini si inzuppano, e con l’umidità che c’è, ci vuole un tot per asciugarli.

DIMENTICAVO… io non ho fatto mai massaggi in vita mia e tanto meno massaggi orientali, ma visto che mentre cenavamo girava un tizio con dei volantini in mano che pubblicizzavano un centro di riflessologia plantare di un certo Mr. Kaki proprio lì vicino, ne ho approfittato per convincere il restio Armando a provare. Mai e dico mai subimmo una tortura così lunga e dolorosa… c’era poi il ragazzo che “massaggiava” i piedi di Armando che ad ogni contorcimento spasmodico del poverino, se la rideva alla grande sotto i baffi. Alla fine di un seduta che sembrava durare un’eternita’, sebbene i piedi fossero stranamente tornati alla normalita’, abbiamo congiuntamente deciso che sarebbe stata la prima e anche l’ultima volta.

Partenza alle 9.00 da Kuching destinazione Sandakan via Kota Kinabalu. Abbiamo scelto questi voli spezzati con Air Malaysia perché si risparmia molto in confronto a Expedia e perché Airasia non li effettua. Due ore e dieci di attesa a Kota Kinabalu. Importantissima nota relativa all’abbigliamento da adottare nell’aeroporto di Kk. E’ una struttura nuova, e come ogni struttura nuova che si rispetti in Malesia, l’aria condizionata è mandata a mille. Io mi sono congelata e sopra un vestitino estivo ho dovuto indossare quello che avevo nel bagaglio a mano, ossia un poncio per la pioggia. Polmonite garantita! Da Kk abbiamo preso un volo per Sandakan per poi proseguire per il villaggio di Batu Puteh lungo il fiume Kinabatangan nel mezzo della foresta pluviale del Borneo. All’aeroporto ci aspettavano la guida e l’autista della associazione Kopel- Miso Walai Homestay Project del villaggio Batu Puteh. All’inizio, leggendo altri racconti avevamo optato per il classico soggiorno con Uncle Tan ed al suo giro molto basic nella foresta. Poi informandoci con la Lonely Planet abbiamo optato per un soggiorno in una homestay, cioè presso una famiglia malese, con tanto di casa su palafitte nella foresta. Tramite e-mail abbiamo contattato questa associazione che si occupa della promozione di un turismo eco-friendly e i cui proventi vanno direttamente ai componenti del villaggio che si occupano a rotazione della sistemazione e del soggiorno dei vari turisti. Siamo saliti sul mezzo della Kopel e dopo una ora e mezza siamo arrivati al villaggio dove abbiamo lasciato i nostri effetti e parte del bagaglio che non ci sarebbe servito nella foresta. Dopo di che abbiamo concordato le attività che ci interessava fare e abbiamo pagato il pacchetto con l’accordo che se qualche attività fosse saltata non sarebbe stata risarcita.

Una volta arrivati in loco siamo rimasti un po’ male perche’ c,era un gruppo di Australiani che se ne andava il giorno dopo e quindi saremmo rimasti solo noi con i locali per tre giorni. Che dire, forse quattro notti sono davvero troppe per le attività da svolgere nel senso che una volta fatta la crociera di mattina e di sera sul fiume, una volta fatta la passeggiata notturna e quella diurna (acquistare i stivali per 5 euro, sono davvero indispensabili per il fango), visitati i siti di riforestazione e visti i vivai e le serre, ne rimane di tempo morto e quindi è un pò noioso. Che dire ritornati dopo la crociera sul fiume della mattina abbiamo trascorso quasi una giornata alla homestay che secondo me è un tempo troppo lungo. Comunque considerando che tutto questo da da lavorare ad un intero villaggio (e questa gente sarebbe costretta a spostarsi in citta’ in cerca di lavoro) e considerando che ci si sforza davvero anche con l’aiuto di sovvenzioni a porre riparo alla deforestazione, nel complesso è stata una bella esperienza. Sentire i rumori della foresta sia di notte che all’alba è qualcosa di unico davvero, un silenzio fatto di un frastuono assordante, tanto che il ritmo umano di sonno veglia si trova costretto a adattarsi a quello di una infinita popolazione invisibile. Ed è proprio questa popolazione nottura che mi ha piu’ affascinato rispetto a quella diurna. Che dire i macachi dispettosi insieme alle scimmie nasiche più schive ma alquanto curiose insieme ai bellissimi uccelli che si vedono sulle rive del fiume Kinabatangan sono affascinanti, ma io sono rimasta colpita dalle esplorazioni notturne, dove con i stivali immersi nel fango abbiamo spiato pipistrelli, ragni, cavallette, locuste giganti, rane e un mammifero davvero curioso con gli occhi grandissimi di cui non ricordo il nome. Sono stata anche vittima di un “rosicchiamento di zaino” da parte di un non ben identificato roditore durante una serata mentre io ero fuori dallo chalet a cena. Praticamente mi ha distrutto lo zaino lasciato per dimenticanza a terra in cerca di cibo che poi non c’era! Inoltre mi ha anche divorato mezzo poncho per la pioggia, che non ho buttato pensando che poi forse mi sarebbe servito(mi sono ricordata dell’aria condizionata di Kk). Pazienza ho dovuto comprare una schifezza di zaino nuovo per un controvalore di Eur 25 e penso che il venditore abbia fatto stagione. Consiglio: gli chalet dell’eco-camp sono davvero carini e tutta la struttura nel suo complesso è fatta benissimo, è funzionale e perfettamente nascosta nell’ambiente circostante, però portatevi un insettifugo e una buona torcia. Noi abbiamo risparmiato sulla luce ed invece è importantissima per l’orientazione e anche per la riuscita delle foto. Al villaggio ci hanno proibito di portare la telecamera consentendoci di portare solo la macchina fotografica dietro pagamento di una tassa. Non ho capito bene il perché. Sarà per invogliare la gente a venire direttamente o per evitare la diffusione di immagini in movimento. Comunque se l’avessimo portata non si sarebbe accorto nessuno e avremmo potuto filmare i macachi che saltellavano di albero in albero proprio sopra le ns.teste.

Finita l’avventura nell’ecocamp ci facciamo accompagnare alle cinque e mezzo del mattino all’aereoporto di Sandakan con destinazione Tawau per proseguire per Semporna. Al porto di Semporna ci aspetta il pulmino del Sipadan-Mabul Smart Resort di Pulai Mabul, che ci portano con barca veloce (circa quaranta minuti) verso il nostro chalet “sea view” – che dire non ci aspettavamo tanto lusso anche se avevamo pagato una cifra. Chalet bellissimo, pulito e dotato di ogni confort. Struttura estremamente curata e affacciata su una bella spiaggia bianca dotata di lettini (pochi). Purtroppo, poco dopo il nostro arrivo il tempo ha cominciato a fare le bizze, però noi non ci siamo preoccupati piu’ di tanto in quanto il periodo era quello buono e perché un giapponese incontrato a Sandakan aveva parlato di pioggia solo alla sera. Vabbe’ ci siamo fidati. Purtroppo è piovuto ed è stato nuvoloso per tutti e quattro giorni che siamo restati e questo certamente ha tolto molto alle immersioni gia’ di per se meravigliose. Io ho pensato che non ne avrei potute fare tre al giorno ed invece erano talmente belle e diverse una dall’altra che una volta finite ne ho sentito la mancanza. Nuotare tra tartarughe giganti, murene e una infinita’ di squali è meraviglioso specialmente per quelli come me che al massimo hanno visto il Mar Rosso. Ho ancora gli occhi pieni della vita marina di Sipadan ma anche di Kapalai e Mabul. Inoltre lo staff è molto preparato e chi si immerge non deve fare praticamente nulla; pensano loro a portare e montare l’attrezzatura e a tutto il resto. Una vera pacchia… Finito la vacanza marina a Mabul, lo Smart ci riporta in barca a Semporna e poi in van a Tawau dove prendiamo un volo verso Kota Bharu, via Kota Kinabalu e Kuala Lumpur. A Kota Bharu, dove arriveremo verso l’una di notte, soggiorniamo presso il Crystal Lodge e da li’ prenoteremo il taxi e il biglietto andata e ritorno per Pulau Perhentian Besar, dove staremo altri quattro giorni. Nei nostri cuori trepidanti ci auguriamo che faccia almeno quì bel tempo, almeno per una parte della giornata, perché di questa pioggia e umidita’ proprio non se ne puo piu’. A questo punto, non c’entra niente, ma consiglio vivamente per telefonare in Italia di comprare una scheda sim malese con cui la compagnia telefonica Celcom consente di chiamare in Italia a prezzi veramente ridicoli per noi. Il costo era di circa eur 0,025 al minuto. Io rischiavo di riportare in italia il residuo di 10 euro dopo tre settimane. Il cibo malese non è male se si sopporta di mangiare i noodles e le relative salse in continuazione. Per chi non riesce fare a meno del pane non resta che mangiare il riso, e comunque sicuramente non si muore di fame, al limite si soffre per la stitichezza (vedi la sottoscritta). Inoltre per noi europei la vita qui davvero costa molto poco e con un po’ di contrattazione si possono concludere degli acquisti vantaggiosi.

E invece alle Perhentian avremo sì e no una giornata di sole in totale. Che dire le nostre sistemazioni deluxe garden view erano soddisfacenti, non proprio sul mare ma praticamente quasi, con aria condizionata che si e’ rotta proprio l’ultima notte (sic!) ma con vista sulla parte rocciosa del resort, che per quanto riguardava il prendere il sole in spiaggia era scomodissimo, ma per lo snorkeling era abbastanza bellino e con immediatamente accanto il p.i.r.. Avevo tanto letto della traversata dell’isola avventurosa e abbastanza faticosa, ed invece l’ho trovata di uno stupido tale…pero’ Besar è carina per quanto riguarda l’acqua stupenda (basta non andare dove attraccano le barche, dove c’è casino di gente che smuove l’acqua e purtroppo dove per mancanza di spiaggia hanno costruito un’orribile muraglia di cemento), per la vegetazione da foresta pluviale rigogliosa e lussureggiante (che purtroppo in Borneo non esiste quasi piu’) e per i tanti animali e animaletti che la popolano. Abbiamo visto una infinita’ di scoiattoli simpaticissimi, tantissime scimmie, lucertoloni, uccelli, rane, formiche di fuoco (tante), altre formiche nere gigantesche e una marea di zanzare. Diciamo che il clue della nostro breve sosta è stato la gita di snorkeling finale, che oltre ad essere salutata da un bellissimo sole, ci ha portati a visitare l’isola di Rawa e altri siti nelle vicinanze dove il corallo e la fauna marina sono straordinariamente belli. Mai visto un’acqua così, davvero un incanto. Peccato che era l’ultimo giorno. Al Coral View Resort abbiamo mangiato davvero bene (sensazionale il barbecue), ma quello che mi ha attizzato e fatto ingrassare da vergogna è stato il mega frullato di banana e ananas.

Purtroppo, anche da qui ce ne dobbiamo andare ed ecco che ormai con la fobia metereologica (pioverà o non pioverà a Kuala Lumpur?) prendiamo la nostra barca prenotata il giorno prima presso il resort direzione Kota Bharu. Io non volevo interpellare internet per sapere delle previsioni per la capitale, ma la curiosità ha avuto la meglio e abbiamo scoperto che proprio negli ultimi due giorni di vacanza sarebbe piovuto a Kuala Lumpur. Io mi ero gia’ preparata per la cattiva notizia. Pazienza. Il costo del taxi fino all’aeroporto si aggirava intorno a Rm 70, ma visto che ci siamo trovati dietro due australiani che volevano dividere il taxi in quattro per risparmiare, così abbiamo fatto. Quindi un’ora e mezza di piacevole conversazione, mentre il tassista correva come sanno fare soltanto i tassisti malesi.

Arrivo a Kuala Lumpur verso mezzogiorno. Dall’aeroporto abbiamo preso il Klia (mezzo di trasporto veloce) che ci ha portato in 50 minuti alla capitale. Arrivando in aeroporto è facilissimo da trovare, molto comodo e molto pulito. C’è il posto per i bagagli ed è proprio pensato per i viaggiatori. Arriviamo a KL Sentral dove cerchiamo un taxi. I prezzi sono fissi e per RM 25 ci portano alla nostra guesthouse. Il Tropical Guesthouse vicino al centro e cioè Bukit Bintang a primo acchito è scioccante. Viste le dimensioni del loculo, pensiamo o che ci vogliano fregare o che sia uno scherzo. La prima reazione di Armando è di fuggire, ma consci del fatto che il soggiorno è stato gia’ pagato e che comunque nel loculo dovremo solo dormirci decidiamo di rimanere. Prima però chiedo che ci venga dato un loculo almeno con una “finestra”. Accontentati, però la finestra è finta. Non lo consiglio a chi soffre di claustrofobia. Comunque esplorando meglio l’ambiente, scopriamo che i bagni sono funzionali, che c’è molta pulizia e che in fondo non vale la pena di spostarci. Qui a Kuala Lumpur finalmente siamo stati fortunati con il tempo. È piovuto pochissimo, quindi l’abbiamo potuta girare in lungo e in largo per il piacere dei nostri piedi infuocati. Ho letto molto e male di questa città ed invece nonostante la mancanza di marciapiedi, il traffico pazzesco e la confusione, ne sono rimasta affascinata e rimpiango di non avere avuto almeno due giorni in più per visitarla. Abbiamo veramente girato come delle trottole, cercando di decidere in pochissimo tempo cosa valeva la pena di vedere e cosa scartare. Siamo stati alle Petronas naturalmente e poi al santuario degli uccelli e delle farfalle che sono secondo me sono fantastici ambedue e assolutamente da non perdere. Camminando per strada incrociamo “per caso” un tassista, che chissà da quanto tempo ci puntava e che ci propone di lasciar perdere l’agenzia per andare a vedere le lucciole a Kuala Selangor e invece di “affittarlo” per vedere di più e a minor prezzo. Aveva davvero ragione. Anzi qui lascio il numero di cellulare del signor Wong per chi volesse approffitarne: 012-657-9446. Il programma di Mr. Wong è il seguente: abbandonare per il momento la visita del Butterfly Park, andare alle Batu Caves a circa un’ora da Kuala Lumpur, ritornare alla Butterfly Park visitata purtroppo velocemente perche’ non volevamo esaurire la carica della telecamera (e invece è successo) tornare alla guesthouse per una doccia veloce e per ricaricare le batterie della telecamera e partire per Kuala Selangor a circa 2 ore e mezzo da Kuala Lumpur, fare un’escursione notturna in barca lungo il fiume per vedere le lucciole, ritornare alla guesthouse per preparare i bagagli, dormire e reincontrarsi il mattino seguente alle 7.00 per andare all’aeroporto dove ci aspettava il volo delle 10.15 per ritornare in Italia via Dubai. Il tutto a un costo complessivo di Rm 320(Eur 80) a confronto con Rm 380 per la sola Kuala Selangor, cena compresa, chiesti dall’agenzia. Se pensate che le lucciole possano essere state la ciliegina sulla torta del viaggio in Malesia vi sbagliate, forse era troppo presto, forse non c’era luna piena, ma di lucciole ne abbiamo viste di più nei cespugli di casa nostra e davvero non ne vale la pena. Per fortuna c’è stato l’incontro con il tassista cinese, grazie al quale abbiamo potuto vedere le Batu Caves che sono bellissime e per fortuna abbiamo potuto girare abbastanza per Kuala Lumpur.

In conclusione, a parte il tempo che non ci ha molto assistito, siamo riusciti a fare tutto quello che avevamo programmato senza tempi morti. La Malesia peninsulare e il Borneo malese come anche Singapore hanno pienamente soddisfatto le nostre aspettative. Sono inoltre posti molto sicuri e facili da visitare. La delinquenza sembra assente come sono quasi assenti le forze dell’ordine. I malesi sono gentili e disponibili, anche troppo quando si tratta di dare indicazioni; infatti pur non capendo un tubo d’inglese e non conoscendo quello che cerchi, debbono comunque rendersi utili anche se le indicazioni sono sbagliate.

A disposizione per qualsiasi informazione: Armando ideama5@virgilio.it

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