Patagonia e Terra del Fuoco, l’ultima frontiera

La Patagonia argentina, i ghiacciai e le immense distese della steppa; la Patagonia cilena, con l'incontaminato parquet delle Torres del Paine. La traversata sullo stretto di Magellano in tempesta. L'indimenticabile incontro con il pinguino rey. La fin del mundi a ...
Scritto da: pavirotto
Partenza il: 26/12/2013
Ritorno il: 07/01/2014
Viaggiatori: 7
Spesa: 4000 €
Patagonia e Terra del Fuoco, l’ultima frontiera

Il 26 dicembre 2013 inizia l’avventura; destinazione: Patagonia, e ancora più giù, fino alla fin del mundo!

Partiamo a S. Stefano da Roma, con volo diretto per Buenos Aires, servito da aerolineas argentinas. Soluzione più economica di Alitalia, ma molto essenziale: aereo non recentissimo, sparuti monitor da spartire tra parecchie file di passeggeri, e soprattutto, intrattenimento zero!!! Infatti, in 14 ore di volo, solo una cenuccia poco allettante e un film, oltretutto solo in inglese e spagnolo…

Arriviamo finalmente la mattina del 27.12 a Buenos Aires, e subito via, destinazione El Calafate, sempre con volo aerolineas argentinas. Atterriamo nel primo pomeriggio, dove, accolti dal padrone di casa (il pampero, il famigerato vento impetuoso che soffia incontrastato), con una piccola navetta raggiungiamo l’albergo, HOSTERIA MEULEN, una locanda dalla forma simile ad un piccolo castello, piacevolmente ubicata in posizione panoramicissima sul lago argentino. Ci fermiamo 3 notti, ed il rapporto qualità/prezzo è certamente positivo. Unici nei: è distante dal piacevolissimo centro di El Calafate, e non essendoci se non due navette giornaliere, occorre servirsi dei locali taxi, peraltro molto economici; tengono il riscaldamento coì alto, che come dice l’amico Leonardo, pareva un rettilario!!!

A El Calafate abbiamo l’opportunità di visitare 3 mete:

1) la LAGUNA NIMEZ, ubicata in riva al lago argentino e poco distante dall’hotel, che ospita numerose specie di uccelli acquatici, osservabili percorrendo un sentiero ad anello all’interno della struttura;

2) l’imperdibile NAVIGAZIONE SUL LAGO ARGENTINO, che consente di ammirare gli iceberg, che fluttuano sulle acque cristalline del lago, provenienti dai vari ghiacciai a cui il battello si avvicina: uppsala, spegazzini e perito moreno. La nostra esperienza è stata favolosa, grazie anche ad un’insperata giornata di sole;

3) l’assoluto must, forse dell’intero viaggio, il PERITO MORENO! Se già incute emozione ammirarlo durante la navigazione sul lago argentino, l’osservarlo dalle passerelle che lo sovrastano, e che consentono di comprendere l’imponenza di questo gigante ghiacciato, è un’esperienza esaltante. Soffermatevi per qualche minuto e sarete rapiti dal rombo degli iceberg che si staccano dall’imponente barriera di ghiaccio e si tuffano nel lago. Val da solo il viaggio!

Un ulteriore consiglio: non perdete una sola sera a El Calafate! E’ una piacevolissima cittadina, baciata dal clima, ricca di negozietti e mercati caratteristici, e con tanti ristoranti da tutte le tasche, alcuni dei quali esibiscono succulente grigliate di asado (agnello) patagonico ed altre “parilla” per stomaci forti (la salsiccia nera di sanguinaccio non sono riuscito ad affrontarla!).

30.12

Lasciamo El calafate, destinazione Cile, ed in particolare le Torres del Paine. Abbiamo organizzato il trasferimento via internet, e dopo vari contatti con tour operator locali, abbiamo trovato cortesia e competenza nella agenzia www.yamana.cl, che ci ha organizzato tutti i trasferimenti, con un comodo van da 7 posti (siamo 4 adulti e 3 bambine) a prezzi tutto sommato contenuti. Dopo una sosta per un’immancabile fotografia ricordo con il cartello stradale della mitica ruta 40, attraversiamo la frontera alla concha carrera, un posto da film western, dove i vari autisti omaggiano i doganieri di vini e salumi. I controlli sono rigorosi ed occorre passare le valigie ai metal detector, stile controlli aeroportuali. Appena al di là della frontera ci attende l’autista cileno, e salutiamo il cordiale miguel, che ci ha accompagnato sin da El calafate, con la compagnera, che non abbiamo ben capito se fosse la socia in affari o l’amante….

Nel pomeriggio arriviamo all’HOTEL RIO SERRANO, una struttura ricettiva notevole (certamente la migliore di tutto il viaggio), ubicata in una magnifica vallata, in mezzo a bellissimi corsi d’acqua e con una vista indimenticabile sul gruppo delle torres del paine. Attenzione però: o avete un’auto, o sarete costretti, se volete visitare il parco, a ricorrere alle costosissime, ma belle, escursioni dell’hotel; ed anche per mangiare, o l’hotel, o niente, salvo che non siate erbivori (i prati all’esterno sono veri e propri pascoli degni della svizzera) o abili pescatori, dato che di ristoranti, supermercati o altro, nessuna traccia! Ma tutto ciò è anche il fascino di questo posto incontaminato.

Nel pomeriggio, non avendo tempo sufficiente, né mezzi, per raggiungere il parco, ripieghiamo su una passeggiata consigliataci alla reception: ad un centinaio di metri dall’hotel, parte un sentiero verso la sommità di una piccola montagna, dove ci indicano vi sia una lacuna escondida. Ci vogliono due ore per salire, ma ne vale assolutamente la pena, e non tanto per la laguna, che non è niente di che, ma per gli splendidi ed incomparabili panorami verso la vallata ed oltre, verso le torres del paine.

Il giorno dopo, niente escursione alla base delle torres del paine, causa un tempo inclemente, con pioggia e nebbia. Tuttavia, optiamo per la costosa escursione “full day paine”, che ci consente di passeggiare su una spiaggia scura in riva ad un lago costellato da iceberg, con vista su un ghiacciaio, di visitare un paio di belle cascate ed altri laghi, che con il tempo migliore, ci dicono, ci avrebbero riservato viste splendide sul massiccio delle torres. Nel parco, guanachi a go-go, un magnifico ZORRO (la volpe patagonica) ed una coppia di carpinteros (dei picchi dal ciuffo rosso, magniici!). La sera, cena in hotel, con piacevolissimo intrattenimento dei gestori cubani, che ci coinvolgono anche in danze caraibiche.

1 gennaio

Si riparte con il mitivo HUGO, l’autista cileno, di una disponibilità unica, che ci condurrà poi fino alla fin del mundo. Sosta alla cuevas del milodon (la grotta di una specie di orsone preistorico, declamata da Chatwin), pranzo a puerto Natales e quindi via, sino alla pinguinera SENO OTWAY. In una piacevole baia, alle porte di punta arenas, si trova questa popolosa colonia di pinguini di Magellano. Protagonista assoluto: il vento, impetuoso, incessante, che durante le raffiche Ti sferza il volto e Ti rende difficile l’incedere. Ma questa è patagonia, dove la vegetazione è bassa, quasi strisciante, gli alberi sono rarissimi, e se vi sono, li trovi piegati, come se si nascondessero per non essere travolti. La sera a Punta Arenas, deserta, ancora stordita dai festeggiamenti del capodanno. Ceniamo sulla terrazza panoramica di un best western (uno dei pochi ristoranti aperti), dove ci accompagna l’imperdibile cerveza austral, la birra del luogo. Il nostro hotel è invece il centralissimo hotel plaza, un albergo un po’ datato, ma fascinoso, con buon rapporto qualità prezzo.

2 gennaio

Affrontiamo lo Stretto di Magellano, su una specie di chiattone, il traghetto crux australis. Una ventina di auto, un ponte superiore sul lato di tribordo e sotto un piccolo spazio con poltrone per i malcapitati passeggeri. 3 ore nello stretto in tempesta, con un vento da 40 e più nodi. Il sottoscritto: imperterrito sul ponte, dall’inizio alla fine, per non perdersi un solo attimo di questo trasbordo verso la terra del fuoco. Arriviamo (io congelato!) nel porto (porto? un piccolo attracco, senza molo, in una baia naturalmente riparata) di Porvenir, accolti da una piccola flotta di delfini (la gente del posto li chiama “tonina”). All’arrivo, il capitano comunica che il servizio è sospeso fino a nuovo avviso, causa vento, ma pare che qui sia una cosa normalissima, dato che qui comanda, appunto, sua maestà il vento. Prendiamo alloggio al bell’hotel BARLOVENTO (veramente una bella struttura, in legno, con tutti i comfort ed un ottimo ristorante) e dopo un buon pranzetto ci dirigiamo alla colonia del pinguino rey, dove arriviamo dopo circa 1 ora e mezzo di strada in gran parte sterrata. Il PARQUE PINGUINO REY è una full immersion nella natura: solo un cartello che lo segnala, in un contesto di una baia meravigliosa, dove un fiumiciattolo, che fa un’ansa a poca distanza dal mare, funge da barriera tra gli umani e questi coloratissimi pinguini, che arrivano quasi ad un metro di altezza. Consiglio vivamente questa escursione, in cui si rimane rapiti da questi animali, che si possono osservare veramente da vicino, e sono a dir poco splendidi. Copritevi bene, perché in giornate ventose come quella che abbiamo incocciato noi, fa veramente freeedddooo!!!

3 gennaio 2014

Ci dirigiamo verso la ciudad mas austral del mundo: USHUAIA. Tappa a Rio Grande, la capitale della pesca alla trota, e quindi sosta al passo garibaldi (l’eroe dei due mondi è ricordato qui, a denominare un valico che affaccia sul lago fagnano, nei pressi di tolhuin), per poi raggiungere (non direi a tutta forza, dato che l’auto del mitico HUGO aveva iniziato a perdere gasolio e fumava come una locomotiva a vapore…) la FIN DEL MUNDO. Alloggiamo all’Hotel ROSAS DE LOS VIENTOS, arroccato sopra il porto, a 5 minuti dalla via principale della cittadina (comunque 5 minuti di salita tosta). L’hotel è semplice, ma molto carino ed alla reception ci accoglie un gentilissimo ragazzo che per qualche anno aveva abitato vicino a torino e parlava un buon italiano. La sera, cena alla CANTINA FUEGINA DA FREDDY, dove si mangia una centolla (un granchione dal sapore simile all’aragosta) da leccarsi le chele…

4 gennaio 2014

Il giorno dopo, visita al parque della tierra del fuego. Sarà il tempo inclemente, ma la visita la ricorderemo più per il fatto di aver toccato la fine della ruta alla bahia lapataia, che per lo spettacolo naturale, che non è il massimo. Le magnifiche immense distese della steppa patagonica, lasciano qui infatti spazio a piccole montagne alberate, con qualche lago, e panorami di certo più europei. Anche il trenino della fin del mundo, che serve gli ultimi 7 chilometri che percorrevano i carcerati del penitenziario per raggiungere i luoghi del lavoro, è troppo spettacolarizzato, anche se è piacevole, soprattutto per i bimbi. Il tempo di farsi timbrare il passaporto alla isla redonda, dove il baffuto inserviente gestisce l’ultima unidad postal del mundo, e torniamo ad Ushuaia, per la navigazione sul canal beagle. UN MUST! Noi dobbiamo ripiegare sull’escursione della canoero, dato che la tres marias e le altre, che portano anche all’Hestancia Harberton ed alla ISLA H, sono fully booked. Ma sarà comunque bellissimo: il catamarano ci sbarca su una delle isole bridges, dove il panorama sulle montagne che incorniciano Ushuaia è splendido. Quindi, accostando scogli ricolmi di leoni marini, cormorani reali e numerosi altri uccelli marini, raggiungiamo il faro les eclaires, non l’ultimo faro della terra australe, ma un faro fantastico, in una location straordinaria. Da brividi!

Rientro a Ushuaia, cena da freddy, altra centolla, ed il giorno dopo con la seggiovia al Glacier Martial, dove la vista sulla città e sul canal beagle è magnifica. Ai piedi della seggiovia, LA CABANA DE TEA, un locale carinissimi, con tanti oggetti piacevoli ed ottimi panini e dolci. Quindi, visita molto interessante al penitenziario, l’Alcatraz del sud-america.

La sera, destinazione Buenos Aires, dove arriviamo in nottata e prendiamo alloggio al SAN TELMO LUXURY SUITES (consigliatissimo). Giornata bella, ma shoccante, soprattutto per il caldo a cui non siamo abituati. Un giro sul bus turistico, stop alla casa rosada, al quartiere della boca, con la bombonera ed il fascinoso caminito, una passeggiata sul ponte di calatrava (viste splendide) e poi, di corsa in aeroporto, e stravolti, sul volo di ritorno, con tanti ricordi, che rimarranno impressi nel cuore di tutti noi.

Un grazie ai compagni di viaggio, la mia GIGI, la GUINA, e la GATTO FAMILY, il meglio che si potesse desiderare!

Alla prossima!



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