Alla scoperta della Patagonia 2

Tre settimane da Buenos Aires alla Terra del Fuoco
Scritto da: ChiaraG1976
alla scoperta della patagonia 2
Partenza il: 19/02/2010
Ritorno il: 12/03/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Premessa: abbiamo viaggiato in alta stagione cercando di ottimizzare il tempo a disposizione, e tenendo conto del fatto che non è sempre facilissimo organizzare i trasporti. Abbiamo preparato un programma quasi completamente definito e prenotato da casa quasi tutti i posti in cui abbiamo dormito e anche alcune escursioni.

venerdì 19 e sabato 20 febbraio Arriviamo alle ore 22 locali all’aeroporto Ezeiza, tantissimo tempo per recuperare i bagagli e con il biglietto del Manuel Tienda Leon dobbiamo aspettare fino alla 1! A Buenos Aires fa un caldo torrido anche se è notte fonda. Ora che arriviamo all’hotel Marbella (molto semplice ma centrale, sull’Avenida de Mayo) sono le 2 e il nostro primo pensiero è fare il check in per il volo del giorno seguente! Ma non possiamo stampare la carta d’imbarco. Finalmente quasi alle 3 andiamo a dormire e la mattina presto siamo già sveglie. Dopo colazione camminiamo lungo la avenida de mayo in entrambe le direzioni fino alla piazza con la casa rosada. Nei giorni precedenti ci sono stati acquazzoni e allagamenti e il clima è molto afoso: 30 °C con 90% di umidità, molto tosto da sopportare per noi che veniamo dall’inverno. Le mie ballerine crocs si rivelano pessime per camminare, mentre la Nati si compra i sandali di plastica Hawaianas. Ci spostiamo a San Thelmo nella piazza molto carina e ci fermiamo a bere. Poi andiamo a Puerto Madero e il caldo si fa sempre più insopportabile. Visitiamo un veliero e dopo vari tentativi falliti di prelevare, prendiamo il metro con l’intento di andare a Palermo. Ci arriviamo sotto la pioggia e dopo chilometri e chilometri a piedi. Una breve pausa per mangiare e dopo non essere riuscite a vedere i giardini chiusi per gli allagamenti, torniamo in taxi in hotel, da dove ci spostiamo per all’aeroparque (finalmente riesco a prelevare!). Alle 21.30 arriviamo al piccolo aeroporto di Trelew e in 5 minuti siamo al molto bello hotel Galicia.

Domenica 21 e lunedì 22 febbraio Dopo la tappa al Carrefour di fronte all’hotel, partiamo con il 4×4 della nostra guida e altri due ragazzi svizzeri verso Punta Tombo. Ci sono lunghi sentieri e migliaia di pinguini di Magellano. Sulla via del ritorno, la signora ci spiega (in tedesco!) molte cose sulle orche. Alle 14.30 siamo di ritorno e andiamo a prendere il bus per Puerto Madryn, dove arriviamo verso le 16. Portiamo i bagagli al molto carino ostello El Gualicho e andiamo a camminare in spiaggia e sul lungomare, dove alle 17 i locali si piazzano a bere il mate. Ceniamo al chiccoso Placido e andiamo a dormire con la cena sullo stomaco, cosa che succederà altre sere fino a decidere di lasciar perdere le per noi troppo tardive cene argentine. Il giorno dopo abbiamo il tour alla penisola Valdes e il furgone della nostra agenzia arriva 20 minuti in anticipo e prende su altre persone! Dopo varie telefonate e un’attesa di 1 ora finalmente partiamo. Tappa all’ingresso del parco, poi a Punta Norte per vedere i leoni marini. Verso la 1 arriviamo a Caleta Valdes e dobbiamo prendere da mangiare e aspettare un’ora i comodi della nostra guida prima di andare a vedere gli elefanti marini. Dopo il giro a Puerto Piramides (molto carino!), ultima tappa a Punta Piramides dove tira un gran vento e vediamo altri leoni marini. Paesaggi stupendi! Torniamo per le 17 e tutto sommato l’escursione è stata un po’ deludente: tanti chilometri di ripio e poco tempo per vedere gli animali, ma soprattutto quel rincoglionito della nostra guida che dopo averci dimenticate all’ostello ha spiegato ben poco. Alle 20.30 andiamo a cenare, ma ovviamente dobbiamo aspettare, quindi ci scoliamo un bottiglione di birra Patagonia prima di mangiare.

Martedì 23 febbraio Per oggi e i prossimi giorni piccola variazione di programma: alle 5.30 ci alziamo per andare a prendere il bus per Caleta Olivia (con Andesmar, 95AR$, 8 ore di viaggio). Dopo 1 ora di ritardo e 1 ora nell’autorimessa a Trelew, partiamo per un viaggio molto gradevole in cui ci servono caffé, biscotti, bibite, panini e ci vediamo 3 film prima di arrivare (“8 sotto zero”, che mi ha fatto piangere come una fontana, “le vacanze di Mister Bean”, e un altro film di una storia d’amore fra un DJ di colore e la figlia di un mafioso). Alle 15 siamo a destinazione, ci facciamo trovare una stanza all’hotel Capri dall’ufficio del turismo e poi usciamo a camminare sulla spiaggia e in città: niente di speciale ovviamente e i giardini praticamente non esistevano. Ma una città autentica e senza turisti! Cena in un semplice ristorantino (mi accontento di un’empanada) e a dormire, che il giorno dopo ci aspetta un’altra levataccia.

Mercoledì 24 febbraio In piedi presto per prendere il bus La Union (80 AR$) alle 6.50 per andare a Perito Moreno, dove arriviamo dopo 4 ore di viaggio nell’immensa steppa patagonica. Andiamo all’ufficio del turismo con l’idea di farci prenotare albergo, tour alla cueva de las manos e taxi per l’estancia, ma purtroppo c’è una tipa imbranata e senza telefono, perciò dobbiamo andare di persona all’hospedaje El Turista, all’agenzia Toyen Turismo e infine in taxi all’estancia Telken, che dista 25 km dal villaggio ed è in mezzo al nulla. L’estancia è molto bella, ma non ci sono più gli entusiasti proprietari di cui parlano le guide, ma un trio giovane, scazzato e alternativo. Non ci possono organizzare la gita a cavallo perché l’unico che lo sa fare è un ragazzino di 14 anni che ha già ricominciato la scuola. La stanza è molto bella, ma gelida e senza luce (un generatore rotto…). Facciamo una passeggiata fuori dall’estancia e poi ci rilassiamo in giardino. Il sole picchia! Alle 20 altra piccola passeggiata con una luce stupenda in mezzo alle lepri, prima di una gradevole cena (40 US$!) in compagnia di 3 turisti accompagnati da un gran figo a cui piace parlare italiano. Che lustrata d’occhi!

giovedì 25 febbraio Dopo colazione passano (molto comodo!) a prenderci per andare alla cueva de las manos, a cui accediamo da un’estancia e tramite una camminata dentro il meraviglioso canyon. La cueva non è particolarmente speciale, anche se la ragazzina-guida spiega molto bene. In fondo al sentiero il nostro gruppo scende verso il Rio Pinturas per attraversarlo e fare picnic prima di risalire al furgone. La signora canadese quasi schiatta, mentre noi teniamo testa al muscoloso Claudio che ci fa da guida. La gita ci è piaciuta tantissimo, più per il meraviglioso paesaggio del canyon che neanche per le manine… Alle 16 siamo di ritorno al molto grazioso villaggio di Perito Moreno, dove facciamo una passeggiata prima di cenare in una rosticceria (pizza con una tonnellata d’aglio, povera Nati!). All’hospedaje è difficile dormire a causa del caldo (questi pazzi accendono il riscaldamento!) e del rumore dei cani e della tele che viene spenta solo all’1…

venerdì 26 febbraio Facciamo colazione all’hotel Belgrano dove aspettiamo il bus della Chalten Travel (190 AR$) che parte alle 10.30. Un viaggio meraviglioso di 11 ore nell’infinita steppa patagonica, con brevi tappe in villaggetti di poche baracche e estancias sperdute: 580 km quasi tutti di ripio in cui non mi sono né addormentata (gli autisti erano stupiti!) né tantomeno annoiata. L’avvicinamento a El Chalten alla luce del tramonto e del primo buio è un’altra meraviglia: il lago Viedma, le guglie delle cime e le poche luci del paesino ci accolgono con quasi 2 ore di anticipo sulla tabella di marcia. Andiamo al grazioso ostello Condor de los andes, dove ci spiegano che giro fare il giorno dopo, anche se avevamo già un’idea dalla guida “Trekking in Patagonia”.

Sabato 27 febbraio Sveglia e colazione e ci incamminiamo verso la laguna de los tres. Dopo la tappa per comprare il picnic, alle 9 siamo all’entrata del parco nazionale Los Glaciares. Deviazione alla splendida laguna Capri, in cui ho pociato i piedi, e alle 11.20 siamo al campamento Poincenot. In 1 ora e 20 facciamo gli ultimi 450 metri di dislivello prima dello spettacolo del Fitz Roy. Breve pausa e torniamo al campeggio, da cui ci dirigiamo in direzione dell’hosteria El Pilar lungo il Rio Blanco, un sentiero molto poco battuto (e per questo un po’ impressionante) che percorriamo ad un bel ritmo (1 ora e mzza) prima di arrivare alla graziosissima hosteria dove ci servono il té e ci chiamano il taxi (80 AR$) per tornare a El Chalten. Ci facciamo portare alla cioccolateria, un bellissimo localino molto caratteristico dove facciamo merenda prima di tornare all’ostello. Alle 21 mezz’ora di scarico foto…La notte arriva un vento forte a causa del quale dormiamo male, in più i riscaldamenti sono accesi a manetta, come al solito…

Domenica 28 febbraio Dopo la nottataccia ci svegliamo presto per andare alla laguna Torre. Il sentiero è praticamente piano, ma più lungo del previsto. Quando arriviamo, davanti c’è lo spettacolo del Cerro Torre col ghiacciaio e alcuni iceberg nel laghetto. Al rientro tappa ancora alla cioccolateria e relax all’ostello prima di prendere il bus per El Calafate. Che stavolta è tutto pieno! In ca. 3 ore siamo nella cittadina, un po’ impressionante dato che non siamo più abituate al caos di una città. Andiamo all’ostello (molto bello!) Glaciar del Libertador, subito dopo il ponte, e dopo una cena a base di zuppa di zucca andiamo a dormire nella stanza in cui si muore dal caldo.

Lunedì 1 marzo Dormiamo non benissimo a causa del riscaldamento prima acceso e poi spento. Dopo colazione (ammucchiata!) alle 8 partiamo per il tour alternativo organizzato dall’ostello. La guida è una ragazza molto brava e sorridente. Passiamo dalla strada di ripio avvistando degli uccelli fra cui l’aquila mora. Dopo una tappa in un’estancia (molta gente sembra non abbia mai visto un animale!) ci fermiamo per una camminata lungo la riva del lago argentino. Fa freschino molto più degli altri giorni e l’ambiente è diverso, molto più verde e meno ventoso. Ripreso il bus, andiamo fino alle passerelle da dove abbiamo occasione di vedere da vicino il Perito Moreno. Peccato che ci siano così tanti turisti in giro! Dopo un paio d’ore di ammirazione e picnic, andiamo al molo per l’escursione con l’imbarcazione che ci porta proprio davanti al ghiacciaio. Al ritorno verso El Calafate mi faccio un po’ di dormiveglia. Giunti in città, andiamo a prendere i biglietti del bus per Puerto Natales e quello delle 8.30 è già pieno! Per fortuna c’è posto su quello delle 17. Dopo un po’ di casino per prelevare, facciamo tappa in gelateria dove mangiamo un buonissimo cono gelato, gusti cioccolato e calafate. Tappa all’ufficio del turismo per organizzare la giornata del giorno dopo, doccia e cena. Che male la fiacca sul dito del piede!

Martedì 2 marzo Oggi ce la prendiamo con comodo, colazione e preparazione dei bagagli più tardi del solito. Verso le 10.30 andiamo a prendere delle bici a noleggio e andiamo alla laguna Nimez, due piccoli specchi d’acqua di fianco al lago Argentino, abitati da fenicotteri rosa e altri uccelli, le cui sponde sono ricoperte di margherite. Poi percorriamo un breve tratto del lungolago e torniamo in città. Dopo la tappa a comprare le cartoline, pranziamo con un molto sostanzioso panino. Torniamo all’ostello a prendere i bagagli e poi andiamo al terminal dei bus, dove prendiamo il bus Zaahj per Puerto Natales. Il viaggio dura 5 ore, dato che dobbiamo fare ben due dogane ed ogni volta scendere tutti e fare snervanti controlli. Arriviamo alle 22 e andiamo al nostro molto grazioso Amerindia B&B, dove ci organizziamo per il giorno dopo e andiamo a dormire non proprio presto, specialmente la Nati che deve finire il suo libro. Inoltre, constatiamo che, a differenza che in Argentina, in Cile non c’è il riscaldamento accesso a manetta, ma un letto con il piumone e un bagno ghiacciato!

Mercoledì 3 marzo Sveglia alle 6.00, colazione alle 6.30 e poi aspettiamo il bus per andare al parco delle Torri del Paine. Arriviamo a Pudeto alle 11 e aspettiamo la partenza del catamarano per un’ora. Il bus passa in posti magnifici. Il paesaggio cileno è più verde di quello argentino, e i cileni sembrano più simpatici! Ci fermiamo a fare picnic al Mountain Lodge Paine Grande e verso le 14.45 partiamo in direzione del ghiacciaio Grey. La passeggiata non dovrebbe essere troppo impegnativa, ma impieghiamo tutte le 3 ore e mezza previste per costeggiare il lago fino al rifugio. Dopo la tappa al mirador, da cui si gode una stupenda veduta del ghiacciaio, entriamo nel rifugio che è grazioso e in cui si mangia anche bene, speriamo di dormire! Siamo stanche e abbiamo mal di testa dal troppo sole che abbiamo preso. Talmente stanche che poco dopo le 21 già ci addormentiamo e riusciamo a domire anche abbastanza bene, perlomeno fino alle 5.

Giovedì 4 marzo Dopo colazione e preparazione del sacco, proseguiamo oltre il rifugio per ammirare al meglio lo splendido ghiacciaio Grey. In seguito torniamo indietro fino al rifugio Paine Grande, che praticamente è quasi un albergo, con tanto di internet via satellite. Dopo il picnic ci piazziamo di fuori a rilassarci fintanto che c’è un po’ di sole. Più tardi facciamo la doccia, incontriamo due ticinesi e ceniamo, stesso menu del giorno prima, ma meno curato (stile mensa). Dopo cena facciamo un giretto al lago dopo esserci intrattenute col bel Sebastian. Subito dopo andiamo a nanna, che i due che dividono la stanza (riempiendola di aroma di piede!) con noi già dormono. Tutto sommato dormo anche bene!

Venerdì 5 marzo Alle 7 prepariamo tutto, mentre gli altri due ancora ronfano, e subito dopo colazione partiamo. Alle 10.30 siamo al campamento italiano (più un basurero che un campeggio!), dove smolliamo gli zaini per avviarci nella splendida Valle del Frances. Il Cerro Fortaleza è tutto coperto di nuvole, perciò decidiamo di andare poco oltre il mirador, circa a metà della valle. Facciamo pausa al mirador per ammirare il glaciar del Frances, e riusciamoa vedere alcuni fragorosi distacchi di ghiaccio. Tornate al campamento, ci dirigiamo verso l’albergue Los Cuernos, lungo il sentiero che costeggia il lago Nordenskjöld; anche qui paesaggi magnifici. Alle 16.30 siamo al rifugio dove ci aspetta una gradevole sorpresa: la camera doppia consiste in una graziosa cabaña di legno con un velux con vista sulle montagne accanto ad una cascata. A cena si mangia benissimo e tutti sono molto carini e noi siamo ben felici di avere speso 100$ per questo posto! Speriamo che il giorno dopo sia bello per vedere le torri, dato che la sera c’è stata una piovutella.

Sabato 6 marzo Dormiamo benissimo nella nostra cabaña nonostante la pioggia che batte sul velux. La mattina però è abbastanza bello con una luce splendida che mi fa venire voglia di vedere le torri all’alba. Dopo una deliziosa colazione, ci incamminiamo verso il Rifugio Cileno: 4 ore di lungo cammino, le prime 3 molto gradevoli lungo il lago e di fianco ad un altro laghetto da cui parte la scorciatoia per il rifugio. L’ultima ora invece è piuttosto dura, in salita e sotto la stecca del sole. Alle 12.30 siamo al rifugio dove facciamo picnic e un riposino prima di rimetterci in cammino verso le torri. La salita dura un’ora e mezza e l’ultima parte è piuttosto dura e sotto la stecca del sole, ma quanto si vede dal mirador ripaga tutte le fatiche: le magnifiche torri, alla base delle quali c’è un piccolo ghiacciaio che forma un laghetto. Restiamo mezz’ora a rimirare questa meraviglia della natura e in un’altra ora e mzza rientriamo al rifugio. Doccia e cena a base di una strana lasagna di verdure e a nanna presto, che abbiamo camminato tanto e il giorno dopo vogliamo valutare se andare a vedere l’alba alle torri.

Domenica 7 marzo Nonostante la lunga camminata dormo poco e male, sarà il timore di cadere dal letto a castello, la stanza con 6 persone (fra cui i due con gli scarponi puzzolenti che già ci hanno appestato l’aria al Paine Grande) e il pensiero delle torri all’alba. Alle 4.15 sono già sveglia, alle 5 ci alziamo e il cielo è parzialmente nuvoloso. La luce della luna è fioca e non ci sentiamo di attraversare il bosco al buio. La Nati torna a letto, mentre io rimango nel comedor con l’idea di vedere l’alba dal rifugio. Riesco anche a vedere un animale che passa proprio davanti al rifugio, probabilmente una volpe. Alle 6.45 una luce rossa comincia a vedersi sulle montagne, ma dura solo un attimo, le montagne si velano e alle 7 comincia un acquazzone! Così non dobbiamo pentirci di non essere andate, anzi, chi va oggi resterà deluso. Invece noi ci godiamo lo spettacolo di un bellissimo arcobaleno. La colazione viene servita con estrema lentezza, così pure la preparazione dei lunch box. Alle 9 è tornato il bel tempo e ci avviamo con calma verso l’hotel Las Torres, da cui decidiamo di percorrere a piedi i 7.5 km fino alla laguna Amarga, dove giungiamo a mezzogiorno. Facciamo picnic in riva alla laguna, breve perché c’è molto vento, e poi aspettiamo il bus delle 14.30, che in due ore ci riporta a Puerto Natales. Torniamo a prendere i bagagli e riusciamo a prendere alle 17 il bus per Punta Arenas, dove arriviamo prima delle 20. Giusto dietro la cuadra dove si ferma il bus troviamo un grazioso hostal molto pulito con stanze bianchissime e dopo aver fatto il check in online mi gusto una fantastica doccia. Facciamo un po’ fatica a trovare un posto per mangiare in questa città che sembra un po’ fantasma, ma alla fine troviamo un bel ristorante che dà proprio sulla piazza principale, dove facciamo il pieno di verdure. Finalmente una bella dormita in un letto degno di questo nome!

Lunedì 8 marzo Dopo colazione usciamo un po’ preoccupate a comprare il biglietto del bus, dato che una delle compagnie che va a Rio Gallegos è già piena. Ci tocca aspettare l’apertura dell’ufficio di vendita, la flemma della venditrice e 2 rompiscatole che volevano andare non si sa bene dove, ma finalmente dopo un’ora abbiamo il nostro biglietto. Dopo aver comprato il picnic andiamo in taxi alla reserva de Magallanes. Purtroppo abbiamo poco più di un’ora per passeggiare, ma nel frattempo è uscito il sole e il bosco di nothofagus è molto gradevole. Alle 11.30 torniamo in città, ritiriamo i bagagli e prendiamo il bus El Pinguino, che in 4 ore e una sola fermata neanche tanto lunga in dogana, ci porta a Rio Gallegos. L’aeroporto è più piccolo di quello di Lugano, ma molto rumoroso. L’aereo parte puntuale e dopo un breve volo arriviamo a Ushuaia, che è fresca e molto carina. L’ostello ci ha mandato un taxi a prenderci, ma è piuttosto squallidino e quindi dormo col sacco a pelo. Dopo una breve uscita a comprare il picnic del giorno dopo e un’empanada da mangiare ce ne andiamo a dormire.

Martedì 9 marzo Alle 8.45 dovrebbe esserci il bus per il parco nazionale (50 AR$); alle 8 nella cucina dell’ostello c’è un casino che impedisce di fare colazione: cornflakes finiti, una fila interminabile per spremere le arance, pane industriale. Ci sono due gay tedeschi che ci danno il loro burro e la loro marmellata, ma la colazione si rivela un autentico stress. Alle 9 arriva il minibus su cui ci sono le stesse rumorose turiste canadesi e americane che abbiamo incontrato al tour al Perito Moreno. Noi scendiamo alla confiteria e ci avviamo verso Hito XXIV, il sentiero che costeggia il lago Roca e arriva fino al confine col Cile. Il tempo è nuvoloso e fresco. In un’ora e mezza siamo già di ritorno, ci avviamo quindi verso la Bahia Lapataia, facendo numerosi sentieri di deviazione (laguna negra, isla, …), fino all’idea di andare a vedere la castorera. Peccato che dopo non avere visto neanche un castoro un sentiero, ci abbia portato a fare la strada in senso inverso! Alle 14.40 arriviamo alla baia, il posto è il più carino di questo parco nazionale che non ci ha entusiasmato troppo, giusto in tempo per fotografare due conigli e mangiarci il panino, prima di prendere il bus e tornare in città. Ci facciamo un giro in città prima di andare in una caffetteria dove inciugnarci di cioccolata e torta/mousse (e decidere di rinunciare alla cena). Sulla via dell’ostello cerchiamo anche di visitare un parco di fitte piante che ovviamente è chiuso e ce ne andiamo a dormire presto, dato che la Nati è mezza ammalata.

Mercoledì 10 marzo Questa mattina l’intenzione è di farci una colazione decente, quindi non all’ostello! Rinunciamo anche al succo d’arancia quando notiamo che ci sono due imbranati che non hanno mai preso in mano un attrezzo da cucina… Al Tante Sara ci facciamo la nostra fantastica colazione, prima di andare a comprare il biglietto per la crociera nel canale Beagle. Alle 9.45 il catamarano esce dal porto, per dirigersi prima all’isola dei cormorani, poi a quella dei leoni marini e infine al faro: tempo bello e panorami graziosi, anche se niente di speciale, e in più il disturbo di numerosi turisti (praticamente tutti oltre i 60 anni) a bordo. Al rientro andiamo a bere la cioccolata in un caffé grazie al buono che ci hanno dato, davvero squisita! Torniamo all’ostello, chiamiamo un taxi e andiamo all’aeroporto, dove oltre a dover pagare la tassa d’imbarco, la Nati deve ingurgitare la sua insalata, dato che il volo è stato anticipato di 20 minuti. In 3 ore di cui non mi accorgo neanche (sto leggendo il libro della Nati “ Ines dell’anima mia”, che parla della conquista del Cile) siamo a Buenos Aires. Abbiamo preso l’unico volo che arriva all’Ezeiza anziché all’aeroparque, ma stavolta niente Manuel Tienda Leon, prendiamo un taxi. Peccato che il taxista sia anziano, pazzo e che mi abbia fregato anche 100 AR$. Fortuna sua che abbiamo insistito per non farci tornare a prendere il giorno dopo! Abbiamo tutto il tempo per organizzarci per lo spettacolo di tango. In ricezione c’è un’eccentrica signora a cui chiediamo informazioni e che ci consiglia lo spettacolo del Señor Tango, che dalle foto sembra un locale sofisticato (ci facciamo pure problemi per il nostro abbigliamento da backpackers!). Il tempo di fare una doccia e cenare in un ristorante poco più in giù dell’hotel, e alle 21 vengono a prenderci con un piccolo bus. Il locale è strapieno di gente e alle 22 lo spettacolo comincia. Che delusione! Se si fa eccezione per l’orchestra e la parte di ballo vera e propria, il resto sembra il peggio trasmesso dalle TV italiane! Tornate all’hotel facciamo qualche passo per riprenderci dal freddo dell’aria condizionata prima di andare a dormire. A Buenos Aires c’è una temperatura molto gradevole.

Giovedì 11 marzo Ultimo giorno in Argentina: colazione, doccia e andiamo ad acquistare gli ultimi souvenirs (mate e relativi attrezzi), prima di andare in aeroporto e partire alle 14.20 con davanti 12 lunghe ore di volo.



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