On The Road USA Ovest: California, Nevada, Arizona, Utah

Viaggio On the Road partendo da San Francisco con le seguenti tappe: Yosemite, Death Valley, LasVegas, Zion & Bryce Canyon, Moab, Arch Canyon, Monument Valley, Antelophe Canyon, Grand Canyon, San Diego, Los Angeles
Scritto da: cicco_89
on the road usa ovest: california, nevada, arizona, utah
Partenza il: 05/08/2019
Ritorno il: 23/08/2019
Viaggiatori: 4
Spesa: 4000 €
Cronache di 5000 km in viaggio.

Consigli pre partenza:

  • · Munirsi di una sim At&T disponibile su Amazon con vari tagli e modalità, io l’ho trovata fondamentale nonostante una minuziosa programmazione del tour fatta già prima della partenza.
  • · Altra cosa fondamentale delle borracce termiche. Dalla Death Valley in poi la sete vi accompagnerà, e dato il costo dell’acqua ( fino a 6 dollari per mezzo litro a Las Vegas) comprare barilotti da 5 litri al supermarket(Family Dollar molto conveniente)vi farà risparmiare qualcosa.
  • · Se volete visitare o pensate di vedere : Alcatraz, lo spettacolo di Las Vegas Cirque di Soleil “O”, l’ escursione Fiery Furnace ad Arches Canyon o Antelophe Canyon prenotate almeno 6 mesi prima.

Siamo partiti con un volo via Monaco con Lufthansa a 340-600 spazio vitale ridotto al minimo. Dall’aeroporto abbiamo scelto di prendere Uber fino all’ hotel. Scelta dettata dal fatto che in 4 il costo è di circa 35 dollari più conveniente del trenino Bart ed inoltre ci abbiamo messo davvero poco (20min). Dopo una sveglia a causa del fuso orario alle 5 del mattino, altra chiamata ad Uber, e ci dirigiamo a Sausalito dove il tempo purtroppo non ci aiuta, ma ce lo aspettavamo visto che San Francisco è famosa per il freddo il vento e la nebbia anche, e soprattutto, in agosto. Una rapida occhiata a Sausalito e ci si rende subito conto che è il sobborgo ricco di San Francisco dove le ville si susseguono in una piacevole calma e silenzio della piccola baia. Dopo aver cercato senza fortuna un Wi fi per chiamare un Uber che ci riportasse indietro, decidiamo di tornare a piedi sfidando il Golden Gate seminascosto dalla fitta nebbia e spazzato da venti gelidi e forti. Sfida a posteriori che non rifarei, il freddo è intenso e l’umidità tanta. La bellezza del ponte in tutta la sua maestosità non basta come contrappeso alle intemperie.

Ritenteremo il giorno dopo ma il tempo ci sarà nuovamente avverso.

Arrivati al Visitor Center altro giro e altra corsa su di un Uber direzione Haight Street Ashbury, il quartiere Hippie di San Francisco. Vale sicuramente un passaggio, accompagnati da un odore di marjuana nell’aria e un tuffo nel passato in pieni anni 60’/70’.Vi sorprenderanno il susseguirsi di negozi di abbigliamento vintage, disco anni 80 con paillette e lustrini, e vinili. Tutto accompagnato da alcuni frequentatori abituali del quartiere che vivono ancora in piena atmosfera Woodstock. Dopo una bella passeggiata ( amerete e odierete i saliscendi continui di S.Francisco) passando per Dolores Park, un oasi nella città, arriviamo a Mission, il quartiere latino. Qui consiglio un tour ta i suoi murales con partenza tra 16th e Mission Street, Valencia Street, e Women’s building fino ad arrivare alla celebre Balmy Alley vero monumento dei murales. Continuando la nostra passeggiata e con le gambe che ormai implorano pietà viste le numerose salite, ci imbattiamo in Castro il quartiere Gay di San Francisco dove anche le strisce pedonali sono arcobaleno e le bandiere simbolo Lgbti sventolano in ogni angolo e attività.

Dopo una intera giornata passeggiando per la città trarrete la conclusione che San Francisco non è di certo la città più pulita d’America, sporcizia e odore di urina spesso ritorneranno nelle vostre camminate, ma resta unica nella sua morfologia con le sue strade tortuose e ripide. Per concludere la serata al meglio da veri Statunitensi, con 14 dollari a testa ci accaparriamo un biglietto per l’Oracle Arena, stadio dei San Francisco Giants squadra di baseball locale.

A me personalmente è uno sport che piace, ma se anche non vi interessasse vale solo per la vista della baia che si ha dai posti a sedere e se siete fortunati con il meteo di un bel tramonto. Altra particolarità un intero piano dello stadio è sede di mille chioschi e banchetti in cui vendono ogni tipo di cibarie e merchandising, ma a caro prezzo. Per i pranzi e le cene a fine articolo inserirò le recensioni di tutti i posti in cui siamo stati.

L’indomani mattina la sveglia è puntata presto nonostante il fuso orario ci faccia svegliare ancor prima. Dal nostro Hotel ( Hotel Vertigo, ma non lo consiglio) ci avviamo a piedi verso Union Square, merita giusto perché è di passaggio verso la vera meta: China Town, la più grande comunità cinese al di fuori della Cina stessa. L’ingresso del quartiere è segnato dalla Dragon’s Gate un portale in stile cinese che mostra fin subito quello che si potrà vedere addentrandosi tra le vie. Un assaggio potrete averlo andando sempre dritto dopo l’ingresso dalla porta, ma a mio parere la vera China Town più rustica e meno artefatta l’avrete spostandovi dalle arterie turistiche e addentrandovi nelle viuzze in cui troverete negozi con insegne e cartelli di soli ideogrammi. Se pensate sia anche economica beh qui vi sbagliate.

Quando ne avrete abbastanza dell’atmosfera orientale vi potreste spostare come noi prendendo il famoso tram storico il Cable (7 dollari singola corsa), direzione Embarcadero ovvero la stazione dei ferry boat, dove è presente anche un market in cui poter mangiare qualcosa per pranzo. I prezzi non sono modici, anzi, ma questo sarà un leit motiv che vi accompagnerà in tutta la vacanza purtroppo e lo capirete da subito. Qualità del cibo medio-bassa, prezzi folli. Con lo stomaco pieno, una bella camminata vi poterà al Pier 39 sede del famoso Fisherman Dwarfs conosciuto principalmente per la colonia di leoni marini che si godono il solleone sul molo e per i ristoranti di pesce e crostacei (delusione cocente questa, vedi recensione a fine articolo). Ma non è solo questo, come architettura ricordano quasi Disneyland i vari negozietti distribuiti su due piani sul molo, e da buoni americani vendono dalle oggettistiche per soli mancini, a negozi di soli cappelli, palle di Natale( ad agosto si), calzini. Insomma davvero di ogni. L’ho trovato comunque carino nonostante il taglio turistico/caratteristico. Alle 17:00 ci spostiamo invece al Pier 33 dove ci aspetta il traghetto per la visita ad Alcatraz ( prenotate da Italia prima) , 15 min di navigazione e ti ritrovi catapultato nel carcere più famoso della storia che ospito tra gli altri il celebre Al capone. All’ingresso consegnano delle audioguide che vi accompagnano lungo un percorso predefinito all’interno del carcere. Il percorso è studiato molto bene e, unito alla spiegazione in cuffia e la crudezza dell’ambiente che vedrete, il nodo alla gola è assicurato. Quando vedrete il celebre corridoio e la cella di isolamento il brivido sulla schiena vi verrà.

Il tempo non ci è stato favorevole nemmeno oggi e il freddo costante e l’umidità alimentano la stanchezza, è tempo di una doccia calda. Come ultima sera a San Francisco non resta che fare un bilancio, una città dalle mille sfaccettature, artistica, gay friendly, colorata, new age, ma anche dai prezzi folli, molta droga, una sporcizia davvero difficile da immaginare, odori tremendi sui marciapiedi, questi ultimi due punti sono entrambi riferibili ad una piaga sociale che incontrerete in ogni grande città della costa Ovest: i barboni. Il vagabondaggio è diffuso, anzi è per alcuni aspetti esagerato e impunito, troverete verdi aiuole di parchi cittadini con campi tendati montati, intere vie con accampamenti improvvisati. Una città non proprio sicura al calar del sole.

Che la svegli suoni alle 7:00 di qui in poi non lo ripeterò nemmeno più. Con Uber ci avviamo a ritirare l’auto una bella Toyota Rav 4 che sarà la nostra compagna di viaggio, consiglio non appena potete di comprare in un Wal Mart una cassetta di polistirolo che vi risulterà indispensabile per tenere fresca l’acqua, il ghiaccio lo troverete in ogni Hotel. Mettiamo subito alla prova l’auto, direzione Mariposa Grove (Yosemite) 314km, 4 ½ ore.

Qui potrete vedere alcune sequoie giganti ed effettuare dei trail in base al vostro tempo a disposizione, noi abbiamo scelto il Grizzly Giant Loop Trail di 3 km. Purtroppo il parco ha riaperto da poco dopo molti anni di chiusura a causa di un incendio che lo ha devastato, le sequoie sono davvero poche e l’ambiente, forse più simile a ciò che noi in Italia siamo abituati, non ci ha entusiasmati. Sentendo altre impressioni di viaggiatori incontrati nel proseguio della vacanza forse merita più il Parco Sequoia. Per il tramonto invece ci dirigiamo a Glacier Point punto mozzafiato sulla vallata e su El Capitan il famoso monolite.

Quello che sicuramente vi rimarrà impressa sarà la Tioga Road che percorrete l’indomani per muovervi direzione Death Valley (400 km) una strada dall’asfalto perfetto che si inerpica in quota tra le montagne dello Yosemite fino ai 3000 metri con saliscendi e curve sempre dolci circondati da un fitto bosco e se sarete fortunati potrà capitarvi qualche abitante del bosco (noi abbiamo incrociato una mamma orsa ed il suo cucciolo) che attraversa la strada. Lungo la strada consiglio di fermarvi ai seguenti punti : Olmsted Point, Tenaya Lake, Tuolumne Meadows, Tioga Lake. Il tragitto sarà lungo ma la vista ed i panorami vi allieteranno lungo la strada. Consiglio una sosta per il pranzo poco prima di entrare a Mono Lake al Whoa Nellie un distributore di benzina con annesso market rifornitissimo ed un fast food in cui mangiare del salmone o ottimi hamburger.

Sulla strada verso la Death valley incontrerete le Mesquite Sand, una distesa di dune sabbiose simil Sahara di cui non vi capaciterete visto che fino a poche ore prima vi trovavate in montagna. Le temperature saranno esagerate, noi il 9 agosto alle 18:00 abbiamo trovato 45°C ed un vento caldo da non resistere più di 30 min fuori dall’auto. Tempo di fare le foto e poi dritti in hotel il The Ranch at Death Valley, posizione davvero ottimale all’interno del parco. Consiglio di prenotare la cena nel caratteristico ristorante all’interno appena arrivati poiché dopo rischiate di non trovare posto e l’alternativa è il buffet di fianco ma che non ha la stessa qualità.

L’indomani la sveglia suona molto presto poiché date le temperature infernali meglio sfruttare le prime ore del mattino. Nell’ordine abbiamo visitato i seguenti punti: Zabriskie Point, Twenty Mule Team Canyon, Dante’s View, Devil’s Golf Course e Artist’s Drive (Circa 5 ore). Mi soffermo su Badwater, la distesa di sale bianco ed estesa per km di cui non si vede la fine ad occhio. Se vi trovate qui nelle ore centrali e volete addentrarvi verso l’interno della salina vi consiglio di portare almeno 2 litri di acqua a testa le temperature qui possono raggiungere i 50°C e le distanze vengono falsate dal biancore che vi circonda(ci vogliono almeno 30 min ad andare e viceversa a passo spedito), sconsigliato avventurarsi con bambini.

Dopo una bella ricarica d’acqua (consiglio di far scorta per I giorni successivi che ha costi assurdi) e segnati dalla mattinata è ora di rimettersi in macchina, la città del peccato ci aspetta a circa 3 ore. Welcome to The Faboulus Las Vegas.

L’arrivo in hotel fa già capire di quanto sia unica eccessiva e magica Las Vegas, la strip centrale in cui è presente anche il nostro Hotel, Aria Resort, è un susseguirsi di luci, schermi, neon. Camminare lungo la strip con i suoi Casinò, vi permetterà di ritrovarvi sotto la Tour Eiffel, nell’antica Roma( Ceasar Palace), a guardare un vulcano in eruzione( The Mirage), in piazza San Marco con tanto di ponte di Rialto e gondolieri(The Venetian), ai piedi della Statua della Libertà(New York New York) per finire ai fasti dell’antico Egitto (Luxor).

Per quanto tutto questo sia artefatto e costruito in una città in mezzo deserto sono più che sicuro che vi affascinerà comunque. Una giocata al casinò prima di andare a dormire è d’obbligo, e per i più giovani si ha l’imbarazzo della scelta per party notturni.

Per chi come noi non riesce proprio a rilassarsi per più di due ore in piscina il consiglio per l’indomani è di dare un’occhiata al Las Vegas Premium Outlet Nord, i prezzi non sono eccezionalmente bassi, ma per alcune marche come North Face, Lacoste e Ralph Lauren la convenienza c’è. Nel pomeriggio una passeggiata a Freemont Street è obbligatoria. Strada storica, e fino alla costruzione della Las Vegas Boulevard via principale di Las Vegas, la Freemont con le sue luminarie iconiche e storiche e caratterizzata dal tetto che funge da copertura per tutta la camminata completamente illuminato da led.

Per la serata noi avevamo già prenotato dall’Italia i biglietti (150$ cadauno) per lo spettacolo del Cirque du Soleil “O” al Bellagio. Premetto che ero partito senza nessun tipo di aspettativa su questo spettacolo non conoscendo bene di cosa si trattasse, ma mi sono fidato dei consigli di chi prima di noi ci era stato. A posteriori posso dire che è lo spettacolo artistico più bello che possiate vedere al mondo, le musiche, le luci e le prestazioni degli atleti vi ipnotizzeranno lasciando in voi un ricordo unico e indimenticabile.

Il mattino ha nuovamente l’oro in bocca, nonostante la città al mattino sia nel suo momento di quiete, poco male, perché ci apprestiamo a lasciarla, 3 ore 3 mezza circa ci separano dallo Zion Canyon (occhio al fuso orario +1h). Arrivati in prossimità dello Zion non commettete il nostro errore parcheggiando l’auto alla modica cifra di 22 dollari, l’ingresso nel parco è permesso alle auto.

Per evitare di non trovare posteggio andare subito all’Overlook Trail un semplice sentiero che dopo circa 20 min vi porterà su di un belvedere con una vista sulla vallata mozzafiato da cui poter fare delle magnifiche foto e se sarete fortunati come noi vedere degli arieti allo stato brado. Potete poi proseguire una volta presa la macchina verso il Riverside Walk Trail un cammino semplice ma suggestivo racchiuso dalle pendici del Canyon e che si sviluppa seguendo il letto del fiume. Quest’ultimo Trail è molto affollato e frequentato per via della sua semplicità, se volete compierlo fino in fondo dovrete affittare dei calzari stagni per guadare il ruscello che troverete al fondo. Per pranzare consiglio un bar poco vicino l’uscita del parco, troverete la recensione al fondo dell’articolo come per gli altri. Il nostro compagno di vacanza Toyota Rav 4 fiero scudiero ci attende per compiere il tragitto vero il Bryce Canyon in circa 2 ore.

Per quanto riguarda il Bryce canyon c’è poco da dire se non il fatto che ha la vista migliore (per quanto mi riguarda) di tutto il tour che abbiamo effettuato. Le guglie rosse che caratterizzano le montagne qui intorno si susseguono a perdi occhio creando un panorama davvero mozzafiato. Nello specifico noi abbiamo effettuato il Trail Navajo/Queens Combination Loop circa 3h, una splendida passeggiata tra i canyon vi permetterà di fare stupende foto oltre che ammirare questa unicità della natura.Consiglio di portarvi una buona scorta d’acqua vista l’assenza di ripari per il sole.

Il tempo di tornare alla macchina ed è l’ora di puntare la prossima tappa ( 5 ore circa): Moab, cittadina di poco interesse ma molto utile come base di partenza per l’Arch Canyon Park .

Come il suo nome può lasciare intuire questo parco è conosciuto in tutto il mondo per la grandezza e maestosità dei suoi numerosi archi plasmati nei millenni dallo scorrere e l’erosione incessante dell’acqua nella roccia. Entrati all’ingresso e prese le mappe del parco, troverete un’unica strada da seguire con i vari stop. I principali e must see sono: Delicate Arch (camminata di 4,8km 2 ½ ore, oppure possibile vederlo da Delicate Arch Viewpoint).

Per i più temerari e allenati( noi lo abbiamo fatto ma è stata una faticaccia) bello anche il Double “O” Arch (circa 3 ½), qui la strada è un sentiero di montagna in alcuni punti impervio e le altezze iniziano ad essere impegnative. Consiglio sempre almeno due litri di H20 a persona!

Tornati all’auto ci siamo diretti in 15 min al Dead Horse Point, non è compreso nella tessera parchi per cui dovrete pagare 20$, la vista è mozzafiato e soprattutto non c’è la calca del suo “gemello” Horseshoe Blend. Sicuramente sono di parte nel valutare questo luogo unico in quanto l’ho scelto per chiedere alla mia fidanzata di sposarmi. Rimarrà sempre impresso nel mio cuore.

L’indomani mattina abbiamo fatto una scelta strategica partendo molto presto in direzione Mesa Arch un breve Trial da 30 min per poi ripartire direttamente direzione Monument Valley così da poter arrivare presto e poter ammirare uno dei tramonti che ricordate più nella vostra vita. In prossimità dell’arrivo consiglio una sosta per scattare la foto iconica lungo la strada che porta alla Monument, ad agosto è davvero difficile riuscire a trovare il momento giusto senza traffico, quasi impossibile.

Noi abbiamo alloggiato al The View, celebre hotel e consigliatissimo, una volta arrivati in stanza capirete poiché è conosciuto come uno degli hotel con vista migliori al mondo. Le stanze sono tutte dotate di balcone con vista che come un quadro, incornicia questo panoramica unico reso celebre da Sergio Leone e John Wayne nei loro film western.

Noi abbiamo visto sia il tramonto che l’alba direttamente dalla nostra stanza ed è davvero stato unico. Unica pecca la cena davvero improponibile come attesa, costi e scelta.

Come detto in precedenza la sveglia suona presto come non mai l’indomani per vedere l’alba, questa sveglia mattutina la ringrazieremo più tardi quando ci accorgeremo che la prenotazione per l’Antelophe canyon non era per il giorno dopo come da noi immaginato ma la mattina stessa. Tempo di chiudere le valigie e ci fiondiamo verso Page, almeno il fuso orario è dalla nostra parte e ci permette di guadagnare una preziosissima ora.

Come detto in precedenza l’escursione all’Antelophe va prenotata mesi prima per poter trovare posto, le ore migliori per la luce sono le 11 e le 12. Sul sito di Navajo Tours potete farlo comodamente e il pagamento di 60$ va effettuato poi in loco.

Delle Jeep con una guida vi porteranno in prossimità del canyon.

Una volta entrati la sensazione di non essere sulla Terra è tanta, le rocce sinuose e ondulate come onde di un mare vi avvolgono da un lato e dall’altro dello stretto canyon. La direzione da percorrere è una sola, e tutti in fila. Non pensate di fare la foto della vita perché la folla che troverete distruggerà la magia del posto e durante il percorso non vi faranno fermare se non quando indicato. Prossima tappa il celebre Horseshoe Blend.

Per visitarlo senza la calca dei primi giorni dei saldi il consiglio è andare molto presto al mattino, ma di contro non sarà pienamente illuminato.

Una breve camminata vi porterà in cima a questa meraviglia della natura, un canyon profondo a ferro di cavallo in cui scorre un fiume navigabile.

Qui vi potrete sbizzarrire con le foto e fidatevi che meriterà tutto il temo che ci spenderete. Unica pecca l’ingresso esente dalla tessera parchi, 10 $.

Tre ore di auto ci separano dalla prossima tappa ma nel tragitto consiglio di fermarvi ai seguenti punti panoramici per delle brevi soste lunga la via: Desert View, Navajo Point, Lipan.

Per visitare Sua Maestà Grand Canyon noi abbiamo scelto di pernottare al Yavapay Lodge una soluzione comoda perché proprio all’interno del parco, in fase di prenotazione controllate se le stanze hanno o meno l’aria condizionata!

L’indomani mattina con la macchina abbiamo raggiunto il parcheggio del Visitor Center da cui partono le navette per il parco, in quanto le auto qui non sono ammesse. Consiglio di andar presto perché nonostante i parcheggi siano molti le macchine lo sono forse di più.

Il primo Trail che consiglio è molto semplice e rapido ( 40 min), da Mather Point un punto panoramico poco dopo l’ingresso prendere il Rim Trail per Yavapay Point. La strada è asfaltata e questo percorso costeggia lo strapiombo del Canyon permettendovi di ammirare in tutta la sua grandezza e maestosa estensione e facendovi facilmente intuire il perché dell’appellativo Grand.

Utilizzando la mappa che vi forniranno prendete la navetta che vi porta a Hermit Road da qui poi prendete un’ulteriore navetta per Abyss Point e percorrete a ritroso il cammino fino a Hopi Point. La strada e i cambi che farete con le navette vi faranno capire quanto è davvero esteso il Grand Canyon.

A questo punto del viaggio vi troverete come noi ad un bivio. Percorrere 8 ore di fila d’auto per arrivare diretti a San Diego, o perdere un giorno e sostare a Lake Havasu ma rendendo il viaggio di trasferimento verso la città del sole più lieve. Noi abbiamo preferito goderci un giorno in più a San Diego nonostante la sfacchinata e perdendo anche la prenotazione già effettuata per la sistemazione di Lake Havasu ma a posteriori rifarei questa scelta.

Non appena arrivati a San Diego tempo di disfare le valigie ci dirigiamo a Gaslamp Quartier un quartiere noto per la movida e l’illuminazione che ricorda le tipiche lampade a gas della Londra in piena rivoluzione industriale. Sarà stato il giorno infrasettimanale ma non non era particolarmente vivo e non mi è parso così sicuro quella sera per cui il mio giudizio è abbastanza neutro, ai posteri l’ardua sentenza.

Una delle principali attrazioni di San Diego e il suo famoso Zoo ed è anche la prima tappa del nostro primo giorno qui.

Senza troppe parole è il miglior Zoo al mondo per estensione e numero di esemplari e per visitarlo ci vogliono 5/6 ore. I recinti degli animali sono curati nei minimi dettagli e per aiutare a far superare agli animali meno avvezzi al caldo la calura estiva offrono loro cibi congelati. Il parco al suo interno ha una seggiovia che lo attraversa e un bus a due piani che effettua fermate nelle varie zone. Se pensate invece di trovare il Panda gigante rimarrete delusi, da 1 anno il contratto che lo Zoo aveva con la Cina è scaduto e i nostri paffuti amici sono ritornati a casa.

Il nostro tour per la città prosegue verso Old Town, la parte antica della città che di antico ha poco in quanto tutto ricostruito. È uno spaccato del Messico in terra Statunitense da vedere se si ha tempo altrimenti consiglio di saltarla in quanto davvero troppo turistica.

Per il tramonto abbiamo scelto Coronado Beach e le sue ville fantastiche fronte mare. La spiaggia è davvero enorme e quasi ti invita ad una bella passeggiata mentre surfisti di ogni età fanno i giocolieri tra le onde in un’acqua a dir poco gelida. La mancanza di casa inizia a farsi sentire e per cena cerchiamo una buona pizzeria, Buona Forchetta si rivelerà un splendida sorpresa, i prezzi meno ma a questo punto del viaggio lo avrete ormai capito.

Avendo, come detto prima, guadagnato un giorno bonus a San Diego ne abbiamo approfittato per fare un tour delle famose spiagge della costa pacifica mentre affrontavamo l’avvicinamento a Los Angeles.

Prima sosta Ocean Beach tipica spiaggia californiana con una lunga battigia surfisti di ogni età e acqua gelida, carino il lungo pontile da cui poter guardare il litorale da un’altra prospettiva. Dopo questa breve tappa, prossimo stop a La Jolla celebre località balneare è famosa per la sua spiaggia in cui è addirittura possibile nuotare fianco a fianco con i leoni marini. Noi ci siamo limitati ad ammirarli mentre giocavano sugli scogli e mentre danzavano tra le onde.

L’ultima tappa prima di approdare alla città degli angeli è stata Laguna beach, la spiaggia più simile alle aspettative che ci siamo fatti con le migliaia di film americani. Spiaggia lunga, dorata, torrette dei Baywatch e campi da beach volley.

Più vi avvicinerete a Los Angeles più capirete quanto il traffico influenzerà sugli spostamenti nei prossimi giorni. Code su code a qualsiasi ora del giorno.

Tempo di sistemarsi in hotel e siam di nuovo fuori alla scoperta dei 2 km più famosi al mondo : Hollywood Walk of fame, una passeggiata a “contatto” con le migliori personalità passate da Hollywood. Come ci hanno ormai abituati gli americani intorno a questa passeggiata hanno costruito un circo di shopping, fast food e negozi vari, rendendo tutto eccessivamente turistico. Come consigliato in molte guide e siti la sera Los Angeles non è la città più sicura al mondo per cui restiamo a riposare pronti per l’impegnativa mattina che ci aspetterà.

L’indomani sveglia di buon ora e trepidanti come dei bambini alla vigilia di natale ci dirigiamo agli Universal Studios. Il consiglio è di andare in auto poiché non è servito dai mezzi e prendendo i biglietti on line si può entrare ½ ora prima quando i parcheggi non sono saturi. Noi abbiam parcheggiato al Parking Frankstein(18$).

Consiglio di arrivare prima dell’apertura così da fiondarsi subito altre attrazioni Harry Potter e Jurassic Park poiché in tarda mattinata le code iniziano ad essere improponibili. L’atmosfera nel parco è immersiva, lo Studio Tour permette di catapultarsi all’interno dei film più conosciuti.

Parco divertimenti per bambini dicono, beh noi li dentro siamo tornati bimbi.

Se calcolate bene i tempi riuscirete come noi all’uscita a dirigervi verso l’osservatorio di Griffith Park per assistere al tramonto più bello di Los Angeles. Consiglio di arrivare presto poiché i parcheggi vicini seppure a pagamento e con prezzi proibitivi (10$ ora) si esauriscono in fretta. Dall’osservatorio potrete anche ammirare l’iconica scritta HOLLYWOOD.

E siamo arrivati all’ultimo giorno di permanenza negli States, in mattinata abbiamo fatto un giro veloce ad Olvera Pueblo Street, merita davvero solo un passaggio perché come Old Town a San diego è puramente turistico e vale giusto un rapido giro.

Ripartiamo quindi con l’auto per fare un tour e dare uno sguardo a Beverly Hills e Bel Air. Se siete amanti del design e dell’architettura qui è il vostro posto nel mondo, con case o meglio magioni in qualsiasi stile si possa immaginare. Prossima tappa Venice Beach e i suoi canali.

Per quanto i canali siano artificiali io ho trovato questo posto una bolla di quiete e relax nella caoticità della città. I ponti e le stradine lungo i canali rigorosamente pedonali, le canoe fuori dall’ingresso delle case, insomma un luogo quasi incantato. Proseguendo la passeggiata tra sentieri stretti si spunta quasi a sorpresa sul lungomare di Venice Beach.

Lo abbiamo sempre visto nei film quindi è come esser di casa: la lunga distesa di sabbia, i campi da basket, beach volley, palestre all’aria aperta, pista da skateboard, pista per bici e pattinaggio. Insomma una vera mecca per gli sportivi. Da Venice Beach i più volenterosi possono fare come noi e proseguire a piedi fino a Santa Monica in circa 1 oretta e mezza soste comprese.

E soste ne farete perché il lungomare è una sfilza infinita di negozi anche ma purtroppo, e qui viene la nota dolente, anche un infinito accampamento di barboni. Alla fine della passeggiata troverete il molo di Santa Monica come l’avete vista nei film decine di volte : il suo Luna Park, chioschi e bancarelle di junk food, luci e musica ad alto volume. America al 100%.

Quale modo migliore per concludere la nostra avventura in America se non con un ultimo tramonto dal molo.

Giunti all’ultimo giorno è ora di sviscerare un po’ di numeri di questo lungo e magnifico viaggio: 24 ore di volo, 21 giorni in viaggio, 12 città visitate, 5000 km percorsi in auto, 306082 passi, 240 l di acqua bevuti e per quanto riguarda le spese stendiamo un velo pietoso, ma ne è valsa assolutamente la pena.

Uno di quei viaggi da portare nel proprio bagaglio di esperienze e ricordi.

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quartiere Castro, San Francisco

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Pier 39, San francisco

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Golden Gate Bridge

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Badwater, Death Valley

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Death Valley

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Alcatraz



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