Paesi Baschi e Aste Nagusia

Sembrano arroccati nelle loro intramontabili tradizioni ma non disdegnano di sperimentare ardite costruzioni e nuove idee
Scritto da: marcodonna
paesi baschi e aste nagusia
Partenza il: 18/08/2014
Ritorno il: 23/08/2014
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
La seconda metà del mese di agosto è il periodo ideale per scoprire l’orgoglio e i profumi di una terra affascinante. I Paesi Baschi sembrano arroccati nelle loro intramontabili tradizioni ma non disdegnano di sperimentare ardite costruzioni e nuove idee. Da anni ero attratto da questi posti ed era giunto il momento di trovare un volo. Ho scelto così di partire da Bergamo con Ryanair verso Santander e rientrare a Milano Malpensa con Vueling da Bilbao.

Primo giorno: Santander

Arrivo all’aeroporto di Santander nel tardo pomeriggio e prendo un taxi per raggiungere l’hotel. In realtà l’albergo si troverebbe vicino alla stazione degli Autobus ma la tratta è corta e me la cavo con circa 15 Euro (tranquilli, non siamo in Italia). La struttura è ottima ed economica, il personale è gentile e mi descrive, cartina alla mano, la città: utilissime informazioni, dato che non ho dedicato molto tempo a Santander e non posso permettermi di perderne. Esco immediatamente alla scoperta del mio primo paese Basco. Prima di tutto, i Paesi Baschi sono a loro volta divisi in provincie e, in questo caso, siamo in Cantabria.

In circa cinque minuti a piedi sono in centro. Ho una gran fame ma qui si mangia ancora più tardi che nel resto della Spagna (d’altra parte, nella seconda metà di agosto, il sole è alto fin quasi alle 22:00). Il primo approccio alla città è con in bellissimi Jardines de Pereda. Purtroppo, stanno costruendo un enorme centro culturale sulle sponde della baia e i lavori in corso mi impediscono di apprezzare al meglio la bellezza. Quando sarà terminato, sarà un’opera notevole e da visitare. Attraverso i giardini fotografando le statue ed un romantico tramonto sulla baia increspato da alcune nuvole che, nei Paesi Baschi, mi sa non manchino mai. Arrivato al Palacete del Embarcadero mi fermo. Da lì partirebbe una lunga passeggiata sul lungo mare che è il mio obbiettivo del giorno dopo. Torno indietro sempre più affamato ed entro nel Mercato dell’Este dove mi siedo ad un bancone e ceno con tapas ed un ottimo polpo Gallega.

A stomaco pieno, mi avventuro nella bella città vecchia. Plaza porticada è enorme, tutta circondata dai portici che le danno il nome. Da lì si accede al municipio alle cui spalle si trova il Mercado de la Esperanza che la sera è chiuso.

Attraverso la piazza del municipio ed arrivo alla Catedral Iglesia del Cristo. Di sera è un vero spettacolo: ci si può incamminare attraverso i suoi archi e i suoi porticati in un’atmosfera che riporta al medioevo. Speravo di visitarla il giorno dopo ma non ho fatto attenzione agli orari (e qui, con la siesta, è più il tempo che i monumenti sono chiusi che quello in cui sono aperti).

Dalla Cattedrale si torna ai giardini dove dichiaro chiusa la mia prima giornata.

Secondo giorno: Santander e Bilbao

Mi sveglio presto per avere il tempo di visitare la città. Non sperate di trovare un negozio aperto prima delle 10:00/11:00 ma, per fortuna, non sono interessato allo shopping.

Riprendo la camminata sul lungomare da dove mi ero interrotto la sera precedente. Il panorama sulla baia è delizioso ed andrà sempre a migliorare. La prima cosa che si incontra è la composizione di statue dei los raqueros, una serie di ragazzini che si tuffano nelle acque. Fatta la foto, si riparte. Passo velocemente davanti al Palazzo delle Esposizioni e al Museo marittimo. La mia meta è la Playa de los peligros. Si tratta di una spiaggia gratuita con un’ottima passeggiata al fianco. A quell’ora (saranno le 10:00, alba per i Baschi) è praticamente deserta. Senza interruzione di continuità diventa la Playa de la Magdalena che vi porta in uno dei posti più belli di Santander. Al termine della spiaggia, infatti, si percorre una breve salita e si entra nel parco della Peninsula della Magdalena. Vi dico solo che il posto è talmente bello che la Famiglia Reale ha fatto costruire in punta al promontorio la sua residenza estiva. All’ingresso c’è un piccolo zoo e la Playa del Cammello, così chiamata perché, dalle acque, emerge un enorme scoglio a forma di cammello. Dopo lo zoo c’è il museo all’aperto degli uomini di mare (tre caravelle, una zattera ed altre amenità marine). Si sale fino al Palazzo Reale (visitabile parzialmente solo in limitati orari dei week end). La vista è spettacolare: si ammira l’ingresso della baia con i fari sulle isolette e l’oceano che si infrange sugli scogli. Dedicate non meno di un paio d’ore a visitare tutta la penisola.

Quando rientro verso la città avrei anche un certo appetito ma, fino alle 13:30, nessun ristorante vi accetta. Alle 13:30 ed un secondo entro un bar al cui ingresso c’è un gran prosciutto pronto ad essere affettato per me.

Dopo pranzo, mi riguardo la città vecchia. Vorrei entrare nella Cattedrale ma è chiusa fino alle 16:00 (ma si può?). Io alle 17:00 ho l’autobus per Bilbao. Nei Paesi Baschi ci si sposta prevalentemente con l’autobus infatti le stazioni dei bus sono più grosse di quelle dei treni (che hanno poche tratte).

Arrivato a Bilbao (un’ora e mezza di viaggio) il taxista si rifiuta di portarmi fino all’albergo. È periodo di aste nagusia: la più grossa fiesta che ci sia e tutta la città è pienissima di gente che festeggia. Si tratta di un vero delirio. Io ho scelto un ottimo tre stelle in pieno Casco Viejo, il quartiere antico della città che, purtroppo, è anche il centro da cui aprono i festeggiamenti. Attorno all’albergo ci sono almeno venti palchi da cui si suona musica a palla e si beve birra. Lo staff dell’hotel è gentilissimo e mi hanno preparato una stanza che da su un cortiletto interno. La vista non sarà un granché ma almeno i rumori sono ovattati.

Mi butto anche io nella bolgia. Ogni sera alle 22:45 per venti minuti / mezzora si ferma tutto, si spengono le luci e sparano i fuochi artificiali per una gara internazionale (parteciperà anche, nella mia ultima serata, una azienda italiana: la Martarello). Quindi i concerti ripartono. I camerieri nella zona sono sull’orlo di una crisi di nervi, non parlano l’inglese e sopportano a malapena lo spagnolo. Bisogna capirlo: c’è il delirio più assoluto e non è un gioco per turisti. Disintegrato dai suoni e ritmi indiavolati, mi infilo in Plaza Nueva dove si esibiscono artisti dal mondo in una sessione musicale più controllata. Verso l’1:00 del mattino, dopo aver girato per tutto il giorno sarebbe ora di andare a dormire… ma qui sembrano aver appena iniziato!

Terzo giorno: Bilbao

Eccomi quindi a Bilbao, capitale della Bizkaia, mio secondo paese Basco.

Il mio primo giorno nella città è dedicato alla parte antica. Mi sveglio abbastanza presto per stare fuori dalla Cattedrale de Santiago ad aspettare… qui prima delle 10:00 ci sono in giro solo gli spazzini a ripulire i resti dell’aste nagusia, giovani baschi ubriachi che evidentemente non hanno trovato la via di casa a causa degli effetti dell’aste nagusia ed improvvidi turisti shoccati dall’aste nagusia. Le strette vie attorno all’edificio hanno comunque un gran fascino e non ci si annoia nell’attesa. Un edificio è particolarmente interessante dal punto di vista architetturale: la Bolsa.

Con qualche minuto di ritardo una suora apre i portoni e finalmente posso entrare. L’edificio è molto bello ma non particolarmente impressionante rispetto ad altre cattedrali. Pago anche i due Euro per visitare il piccolo chiostro. La conchiglia mi ricorda che siamo in uno dei percorsi del Cammino di Santiago ma io ho già dato l’anno precedente e, quindi, lascio volentieri a chi è più giovane.

Uscito dalla Cattedrale, mi reco verso il Mercato de la Ribera e l’attigua Iglesia de Sant’Antonio Abad che ho trovato più originale ed interessante che la Cattedrale.

Da lì, percorro il lungofiume ammirando le case colorate e i baschi che ricominciano a cantare e suonare i tamburi per le strade. Impressionante.

Passo davanti al Bilborock che è una vecchia chiesa sconsacrata ora sede di un locale di concerti, quindi, attraversando la piccola stazione, mi ritrovo sulla Gran Via, la principale strada della città.

Il clima celtico della zona mi regala un vero e proprio temporale. Lascio la Gran Via per cercare un riparo. Dopo aver fotografato l’avveniristico palazzo che ospita il Governo Basco, trovo un riparo nell’Alhóndiga. Si tratta di una ex azienda vinicola tramutata a fine anni Ottanta in un centro culturale con una enorme biblioteca a tre piani, una sala mostre, un cinema multisala, negozi e ristoranti eleganti ed un atrio fantascientifico. Ad inizio anni Novanta, fu presa in considerazione per ospitare il Guggenheim ma i responsabili della Fondazione non erano convinti e preferirono riqualificare un’area dismessa ma vicino al Museo delle Belle Arti e all’Opera.

Dato il perdurare del temporale, visito ampiamente la struttura e pranzo (sempre aspettando l’ora canonica) in un ottimo ristorante al suo interno.

Dopo pranzo, prendo una strada parallela alla Gran Via e raggiungo lo stadio di San Mamés, la cattedrale dell’Athletic Bilbao, inaugurato l’anno scorso e in fase di completamento per questa stagione.

Torno sulla Gran Via che termina proprio nei pressi dello stadio con il Monumento del Sagrado Corazon. Da lì raggiungo il nuovo Palacio della Musica dove mi riparo dall’ennesimo temporale ed attraverso i giardini del Dña. Dovrei trattenermi, essendo oggetto della tappa del giorno successivo ma non resisto e, essendo in zona, faccio una deviazione per un primo sopralluogo al Guggenheim da dove rientro in hotel a… dormire. Già perché alle 22:00 dovrò uscire per cena, alle 22:45 avrò la mia bella dose di Fuochi artificiali e quindi assisterò ad uno o più concerti in piazza. Aste nagusia anche a voi.

Quarto giorno: Bilbao

Mi sveglio presto per i ritmi Baschi (alle 9:00). Qualche nuvola ed un freddo clima non mi demoralizzano. Mi incammino lungo il Nervión (il fiume di Bilbao) e lo attraverso sul Zubizuri, il ponte progettato da Calatrava. Sull’altra sponda si ergono le torri di Isozaki. Bilbao è diventata una città di moderno design e questo grazie al folle ed iperbolico progetto di Gehry che ospita il Museo Guggenheim. La foto migliore a questa costruzione che ben si integra nel paesaggio urbano si scatta dal Ponte dell’Alve. Percorretelo fino a quasi la sponda opposta dove ci sono delle scale per permettere ai pedoni di tornare sul lungofiume (il ponte si inerpica verso la collina). Scendete un piano o due. Ecco, da lì godrete di una visuale mozzafiato. Poi dovrete passeggiare tutto attorno al palazzo ed ammirare le opere che la fondazione ha “regalato” ai cittadini come il famoso enorme ragno che è la “Maman” di Louise Bourgeois. Quando arriverete davanti ad un enorme cucciolo di terrier ricoperto di fiori, sarete al cospetto di “Puppy” di Jeff Koons e, soprattutto, all’ingresso principale del Guggenheim. La visita costa 13 Euro. La parte migliore è quella introduttiva in cui l’audioguida racconta la storia di quella che è l’opera principale del museo: il contenitore stesso, il capolavoro di Frank Gehry. Il resto delle opere per un non-intenditore come me scorre abbastanza velocemente, tranne l’enorme “The matter of time” di Richard Sierra che devo ammettere essere veramente coinvolgente. La costruzione ospita mostre su due piani (nel mio caso Yoko Ono e George Braque). Pranzo con tapas e tortilla all’ottimo bar del Guggenheim (dove, finalmente, dei camerieri parlano in inglese). Non aspettatevi di trovare libri in italiano allo shop: solo basco, spagnolo, inglese e francese.

Dopo pranzo, ho il mio attimo stupido e mi faccio delle fotografie alla James Bond… sì, perché la zona è stata anche location del film “Il mondo non basta” e la gente mi guarda mentre mi faccio i selfie con il palazzo di fronte al Guggenheim invece che con il museo come sfondo. Ma si tratta del condominio da cui 007, Pierce Brosnan, si lancia dopo lo scontro con la ragazza dei sigari, Maria Grazia Cucinotta.

Finito l’attimo stupido, mi reco al Museo delle Belle Arti. È il museo storico di Bilbao aperto fin dal 1914. Troviamo la storia dell’arte dal Romanico al Rinascimento, dal Gotico al Barocco, dal Rococò al Neoclassicismo per arrivare all’impressionismo ed all’arte contemporanea. Il biglietto costa 7 Euro e tra le opere più famose troviamo il “Rapimento di Europa” di Martin de Vos, “L’Annunciazione” del Greco, “Lot e le figlie” di Orazio Gentileschi, “Ritratto di Martin Zapater” di Goya, “le Lavandaie di Arles” di Gaugain, “il Ritratto della Contessa Mathieu de Noailles” di Zuloaga e la “Figura nuda allo specchio” di Bacon.

La mia ultima giornata dedicata a Bilbao si chiude così. Alle 22:45 avrò i Fuochi artificiali e poi cercherò di andare a dormire presto che mi aspetta un nuovo Paese Basco.

Quinto giorno: Donostia-San Sebastián

Alle 9:00 parte l’autobus da Bilbao per San Sebastián (o sarebbe più corretto dire Donostia, in Basco). Dopo un’ora abbondante di viaggio siamo quasi al confine con la Francia nella provincia di Guipúzcoa. La stazione degli autobus non è vicina al centro ma le indicazioni sono ottime con anche le distanze espresse in minuti di camminata.

Seguendo le indicazioni, ci si imbatte nella imponente Cattedrale di Donostia. Una volta visitata, si percorre la strada principale dei negozi e si arriva in una piazzetta con un giardino e l’ingresso alla Concha (o Kontxa) una delle più belle spiagge di Spagna. Con la bassa marea è impressionante in quanto la parte di sabbia è enorme. Dopo tutta la cultura dei giorni scorsi non resisto e faccio un bagnetto. Brrrr gelida, ma appagante con tanti pesciolini che ti girano attorno. Si chiama così perché è una baia a forma di conchiglia, protetta da due enormi promontori su cui sorgono due colline. Una di esse sarà un mio obbiettivo di giornata.

Dopo essere stato un po’ in spiaggia con il solito tempo nuvoloso, mi incammino verso il porto e soprattutto la città vecchia che è deliziosa. La Iglesia de Santa Maria e la Iglesia de San Vicente sono più belle delle Cattedrali ed altre strutture religiose viste fino ad ora. Oltre quest’ultima c’è una piazza da dove parte la salita al monte Urgull (123 metri di altezza). Lungo il percorso, ci sono i resti delle fortificazioni militari dove venivano posizionati i cannoni per bombardare chi arrivava dal mare. In punta, ci sono i resti del Castello de la Mota con un enorme statua del Cristo oltre, ovviamente, alla miglior vista possibile.

Pranzo ottimamente al vecchio porto, vicino all’Acquario, prima di rientrare a Bilbao dove alle 22:45 mi aspetteranno i Fuochi artificiali (e, questa volta, assisto ad una partita di Pelota Basca proprio vicino all’hotel).

Sesto giorno: Getxo

Questa volta, mi sveglio ad un orario basco (10:00). La mia trasferta di oggi (ultimo giorno) è più agevole. Prendo la metropolitana di Bilbao e raggiungo la fermata di Areeta nella cittadina di Getxo. Sto per visitare un Monumento Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco: il Ponte di Vizcaya. Si tratta di una struttura metallica che serve a convogliare una funivia tra la città di Portugalete e Getxo, attraverso il fiume Nervión. È stato progettato nel 1893 e la sua struttura ricorda molto la Tour Eiffel, anche perché il suo ideatore, Alberto Palacio, aveva studiato proprio da Gustave Eiffel.

Si può percorrere la passerella sospesa fino a Portugalete con ritorno in funivia al costo di 7 Euro. Il percorso è arricchito da un audio guida ma non esiste in Italiano.

Da lì, seguo il fiume fino alla sua foce e sbocco nell’oceano con la spiaggia di Las Arenas. Il lungomare è una passeggiata costeggiata da ville e palazzine liberty una più bella dell’altra. Una scheda sul marciapiede spiega, per le più importanti, la storia e le caratteristiche architettoniche.

Arrivati a Punta Begoña, parte una lunghissima spiaggia denominata Ereaga che termina con il vecchio porto e la città vecchia. Più o meno a metà, pranzo sulla terrazza un elegante ristorante (in teoria sarebbe il più caro in cui sono stato ma ho speso solo 36 Euro a testa per due piatti gustosissimi, un dessert e due birre).

Vicino al ristorante, c’è un ascensore che porta nella parte alta della città dove si raggiunge la fermata Algorta della metropolitana. È ora di rientrare. Mi aspetta l’aeroporto di Bilbao disegnato da Calatrava ed un volo di ritorno.

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