Nuvole d’incenso, forti solitari ed infiniti spazi

L’Oman, un esotico sultanato incastonato nell’angolo sud orientale della penisola arabica, è ancora un paese poco conosciuto al turismo di massa, forse maggiormente attirato dalle mete vicine in Yemen o negli Emirati Arabi. Giungiamo a Mascate – la capitale – molto tardi ed il tepore delle notti d’oriente ci avvolge piacevolmente. ...
Scritto da: giubren
nuvole d'incenso, forti solitari ed infiniti spazi
Partenza il: 16/10/2009
Ritorno il: 31/10/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
L’Oman, un esotico sultanato incastonato nell’angolo sud orientale della penisola arabica, è ancora un paese poco conosciuto al turismo di massa, forse maggiormente attirato dalle mete vicine in Yemen o negli Emirati Arabi. Giungiamo a Mascate – la capitale – molto tardi ed il tepore delle notti d’oriente ci avvolge piacevolmente. Nella città addormentata, il nostro taxi sfreccia lungo la strada a più corsie conducendoci rapidamente al nostro Hotel nel quartiere di Mutrah. Dormiamo solamente qualche ora per alzarci presto ed incominciare la visita della città: la prima tappa sarà la Grande Moschea. L’edificio è l’unico nel paese accessibile ai non mussulmani (entro le ore 11:00 del mattino) e risplende nei suoi candidi marmi e nelle raffinate architetture. Nella sala delle preghiere riservata agli uomini il pavimento è ricoperto dal tappeto persiano più grande del mondo e pende dalla cupola un immenso lampadario di cristalli Swarovski. Il sultano Qaboos che l’ha costruita nel ‘95 non ha badato a spese ed ha donato a se stesso ed al suo popolo una grandiosa opera d’arte (similmente a quanto il re del Marocco Hassan II a fatto per il proprio paese a Casablanca).

Mutrah un tempo era una città separata da Mascate, ma oggi ne è diventata parte integrante ed è forse la zona più caratteristica. Bianchi edifici appartenuti a ricchi mercanti si affacciano sulla corniche, così come un’elegante moschea dalla cupola turchese dai disegni di stile persiano. I gabbiani volteggiano sulla baia e sul grande yacht del sultano che vi si trova ormeggiato. La mattina presto è particolarmente vivace la zona del mercato del pesce mentre il suq lo rimane fino a tarda sera.

La città è stretta tra il mare e le rocciose montagne alle proprie spalle, pertanto si è sviluppata in lunghezza. Il vecchio centro storico ospita Al Alam, la residenza del sultano eretta negli anni ’70 oltre ai principali edifici pubblici. Non mancano anche qui le torri e le fortezze che punteggiano letteralmente l’intero paese, tuttavia Al Jalali e Al Mirani si differenziano per il fatto di essere stati costruiti durante la dominazione portoghese della città e tutt’ora si elevano a difesa del porto. Il centro, racchiuso dall’antica cinta muraria restaurata, è stato sottoposto a profonde ristrutturazioni; non c’è più traccia delle antiche case in pietra di corallo che sono state demolite per far spazio al piazzale utilizzato per le parate pubbliche. Tutto sembra essere immerso nel silenzio, poche sono le persone in giro e si vedono soprattutto gli immigrati indiani nelle loro tute blu affaccendati nello svolgimento dei lavori più pesanti. Nel complesso Mascate si caratterizza per i bassi edifici in netto contrasto con lo sviluppo urbanistico dei vicini Emirati, indice della sapiente politica del sultano che mira a salvaguardare il patrimonio storico del paese ed a garantire uno sviluppo equilibrato.

Dal secondo giorno affittiamo la macchina, mezzo ideale per la visita dell’Oman. Le strade sono ormai quasi tutte asfaltate e le principali attrazioni del paese possono raggiungersi con un veicolo normale. Da Mascate ci spingiamo lungo la costa del Batinah per visitare i forti di Nakhal, Al Rustaq e Al Hazm. Forse Nakhal è il forte più bello del paese: si erge su uno sperone roccioso dal quale si gode una bellissima vista sul grande palmeto sottostante nel quale scorrono delle sorgenti di acqua calda di Al Thowarah. Anche Al Rustaq è molto interessante, con le sue lunghe mura d’argilla che costeggiano la fortezza. Un tempo questa città è stata la capitale omanita e durante il mattino ospita un interessante mercato. Questi luoghi si visitano in quasi totale solitudine, dall’alto delle torri di guardia il soffio del vento è interrotto di tanto in tanto dal canto dei muezzin che echeggia nelle oasi oltre che dallo sventolio delle grandi bandiere omanite sugli alti pennoni.

Al Hazm è tutt’ora chiuso per restauri, pare che gli interni siano molto interessanti soprattutto per le decorazioni a rilievo delle stanze della torre principale. Sharqiya – Raggiungiamo da Mascate le dune del Wahiba Sands dove pernotteremo presso Al Areesh Camp che si trova nel deserto. Si raggiunge facilmente anche con la macchina normale e, quando inizia lo sterrato, una gip 4×4 viene a prelevarci per attraversare il breve tratto sabbioso. Si stanno nel frattempo ultimando i lavori per la costruzione della strada asfaltata; è probabile che si potrà a breve arrivare fino al campo senza nemmeno prenotare questo breve trasbordo. Al Areesh ha delle piacevoli capanne Barasti dove pernottare oltre ad uno spazio comune con cuscini beduini dove rilassarsi all’ombra. Abbiamo esplorato con le 4×4 le dune, alcune delle quali molto alte, con i colori che si accendono in maniera sempre più vivida all’approssimarsi del tramonto. In lontananza, nella sabbiosa vallata sottostante, si assiste al lento incedere dei cammelli randagi al tintinnio dei granelli sabbiosi sospinti dalla brezza leggera che modella incessantemente il profilo del deserto. Dalle Wahiba Sands raggiungiamo il Wadi Bani Khalid, sicuramente il più bello di tutti gli Wadi dell’Oman. Un rigoglioso palmeto si estende lungo le pareti rocciose con laghetti verdi smeraldo in cui è possibile immergersi. Più ci si inoltra all’interno del Wadi, più diminuisce la vegetazione e si attraversa varie volte il limpido corso d’acqua che, nei vari dislivelli, crea piccole cascate e pozze d’acqua trasparenti.

Verso sera raggiungiamo la cittadina di Sur sulla costa, nota per i suoi cantieri di dhow, le tipiche barche a vela di legno che nel ‘600 permisero all’Oman di diventare una potenza marinara e di controllare Zanzibar, la costa Swahili del’Africa oltre ad alcune postazioni nel Baluchistan. Particolarmente affascinante la corniche con la vista sull’antistante villaggio di Ayjah. La città offre diverse sistemazioni, tuttavia raggiungiamo direttamente Ras Al Hadd situata a 50 kilometri di distanza.

Il Turtle Beach Resort si affaccia su una splendida baia di sabbia bianca, ideale per una giornata di pieno relax. Le lunghe spiagge deserte nei pressi del villaggio dei pescatori meritano assolutamente … nessun turista all’orizzonte ma solamente grandi stormi di gabbiani ed altri uccelli acquatici appartenenti alle specie più diverse, granchi fantasma che si nascondono rapidamente nelle loro buche sulla battigia ed acque trasparenti continuamente attraversate da banchi di pesce.

Di notte questi lidi diventano una riserva protetta per la specie della tartaruga franca che si riproduce deponendo le uova nei nidi che scavano a fatica nella sabbia. Proprio per questo motivo, è proibito andare sulle spiagge dalle 07:00 di sera alle 07:00 del mattino, tuttavia, accompagnati di straforo da un pescatore omanita, abbiamo in silenzio osservato 2 grandi tartarughe nell’atto della deposizione, a mala pena illuminate dalla luce della torcia. Uno spettacolo emozionante, se si pensa che le grandi tartarughe – specie a rischio di estinzione – si recano incredibilmente nella stessa spiaggia dove sono nate 30 anni prima per la deposizione. Dopo 2 mesi le uova si schiudono, purtroppo i piccoli vengono letteralmente decimati non solo a causa dei numerosissimi predatori, ma anche perché attirati dalle luci elettriche del villaggio per cui si spingono verso l’interno invece che dirigersi verso il mare… Di notte infatti se ne incontrano numerosi che corrono verso le fonti luminose e sono in molti a raccoglierli per poi liberarli in mare aperto il giorno dopo.

Ras Al Jinz è un’altra spiaggia conosciuta non solo per la sua bellezza, ma soprattutto per essere il luogo prediletto per la riproduzione delle tartarughe: è qui che la gran parte dei turisti si concentra per vederle la notte, tuttavia gli animali vengono sottoposti ad un notevole stress essendo circondati da più di 40 persone alla volta che, poco rispettosamente scattano flash disturbandole in un momento così delicato. Dopo una visita dell’affascinante forte del villaggio Al Hadd, ci avviamo il giorno successivo verso la strada del ritorno verso Mascate. Ci fermiamo per diverse tappe intermedie iniziando dalla tomba di Bibi Myriam, unico edificio superstite della città di Qalhat, un tempo fiorente centro commerciale nel quale si soffermò anche il nostro Marco Polo. Presso il villaggio di Tiwi, ci inoltriamo nel Wadi Shab, altra bellissima oasi da non perdere, dove con un percorso di più di 2 ore verso l’interno si raggiunge una grotta con all’interno una cascata. Infine la dolina di Bimmah, una grande voragine carsica dove è possibile raggiungere il fondo ed immergersi nelle sue acque turchesi incredibilmente limpide. Dhofar – In un’ora e mezza dall’aeroporto di Mascate, atterriamo a Salalah, il capoluogo del Dhofar. Siamo catapultati nel bel mezzo dell’Arabia Felix, così chiamata anticamente perché era l’unica zona della penisola arabica non desertica grazie al monsone estivo che la rendeva fertile e verdeggiante, conferendole un aspetto tropicale assolutamente inaspettato. Rigogliose piantagioni di banani e palme da cocco crescono nei dintorni della città, lambita da lunghissime spiagge di sabbia bianca. La popolazione locale è più conservatrice, le donne sono quasi tutte velate lasciando scoperti unicamente i loro affascinanti occhi bistrati. Si osserva una notevole differenza etnica che risente senz’altro della maggiore vicinanza al continente africano. Il Dhofar è la terra dell’incenso, “il profumo del paradiso”, ottenuto tramite la resina di piccoli alberi che crescono nella regione. Ed è proprio grazie al commercio dell’incenso che fiorirono qui antiche civiltà. Al Baleed, l’antica città di Zufar (da cui prese il nome l’intera regione), è un complesso di rovine situate lungo la costa, dove rimangono tracce di una grandiosa cinta muraria e di una grande moschea. Più ad est, presso il golfo di Khor Rouri, rimangono i resti di un altro antichissimo porto appartenenti alla città di Sumhran, anche conosciuti come i resti del palazzo della regina di Saba. Lungo la desertica strada che giunge fino a Mirbat, grandi mandrie di cammelli al pascolo condotti dai beduini popolano le vaste distese aride, dune di sabbia dorata scintillanti al sole incombono sulle spiagge desolate su cui si infrangono le onde dell’oceano indiano. Appena dietro Salalah, le verdeggianti colline del Dhofar proteggono la piccola tomba del profeta Giobbe che accoglie da sempre schiere di rispettosi pellegrini. Ad ovest della città, poco prima del confine con lo Yemen , la località di Al Mughsail si caratterizza per il fenomeno dei soffioni, alti spruzzi di acqua marina che, inserendosi tra le rocce, creano colonne d’acqua che durante il monsone raggiungono addirittura l’altezza di 30 metri… E ci si ritrova quasi sempre da soli ad ammirare le struggenti bellezze delle alte scogliere e delle lunghe spiagge di questo amene località del paese.

Al di là delle colline, si estende Rub Al Khali – il deserto del Quarto Vuoto – con le sue alte dune di sabbia e le rovine della mitica città di Ubar, solo recentemente riscoperta dagli archeologi … Forse sarebbe valsa la pena di fermarsi un giorno in più per raggiungerla … Dakhiliyah – Tornati a Mascate, raggiungiamo la zona di Dakhiliyah che è poi quella turisticamente più nota dell’Oman. Nizwa un tempo era politicamente autonoma dal sultano ed era governata dall’Imam. Solo negli anni ‘50, grazie all’appoggio degli inglesi, l’interno del paese è tornato sotto il controllo centrale. Tracce di quel conflitto (noto come guerra del Jebel) si ritrovano nelle rovine della cittadina di Tanuf bombardata dalla RAF e poi abbandonata dai suoi abitanti. Resti degli edifici d’argilla, di moschee ed abitazioni permettono di farsi un idea precisa di come dovevano apparire i centri abitati dell’Oman prima dell’avvento della modernità. Nizwa si caratterizza per il suo forte dalla grande torre circolare e soprattutto per il suo suq che il giovedì e venerdì ospita l’antico mercato del bestiame assolutamente da non perdere. Poco è cambiato nel corso dei secoli: gli omaniti, popolo di pastori (e di pescatori sulla costa) si riuniscono di buon mattino dando luogo alle contrattazioni per l’acquisto del bestiame che viene esibito ai potenziali acquirenti disposti in circolo i quali procedono ad esaminarlo ed a proporre le loro offerte. Partecipano anche donne beduine al mercato, con i loro abiti variopinti e le burka appuntite sul viso.

Oltre Nizwa, l’antica città fortificata di Bahla cinta dalle sue mura d’argilla lunghe oltre 7 chilometri s’intravede grazie al suo maestoso forte che ancora è sottoposto ad una lunga opera di restauro da parte di un architetto italiano. Al momento dunque l’edificio è fruibile solamente dall’esterno, attorno al quale sorgono ancora vecchi edifici in mattoni crudi abbandonati. Infine, degno di nota è anche il castello di Jabrin, caratterizzato dai suoi soffitti dipinti e dalle finestre con eleganti grate che tanto sembrano risentire dell’influenza indiana.

A nord di Nizwa, Misfat al Jabreen è un piccolo villaggio di montagna ai cui piedi si estende un lussureggiante Wadi ricco di piantagioni di banani e palme da dattero. Il percorso di trekking che si snoda nei campi coltivati offre splendidi panorami della vallata. A breve distanza, Al Hamra (“la Rossa”) è il villaggio con le costruzioni tradizionali meglio conservate dell’Oman. Lo stile è del tutto simile a quello Yemenita: edifici a più piani costruiti in mattoni crudi testimoniano quello che era lo stile di vita di un tempo. Gran parte di essi sono ormai stati abbandonati e pertanto si trovano in uno stato di grave decadenza.

Un’ultima escursione prima di concludere il nostro viaggio ci conduce in cima al Jebel Shams (la montagna del sole), dove a 3000 metri si apre l’incredibile vista sul Wadi Ghul (fiume profondo) altrimenti noto come il Gran Canion d’Arabia. La nostra macchina sale a fatica lungo i tornanti della ripida strada… Evitiamo di fondere il motore grazie ad un omanita ci accompagna sulla vetta in jeep superando un breve tratto sterrato.

Due settimane all’insegna del relax e dell’esplorazione di un paese fortunatamente ancora poco noto, ma assolutamente sicuro da girare ed abitato da un popolo accogliente che è invitato dal sultano in persona ad accogliere il visitatore straniero nel migliore dei modi… un viaggio tra nuvole d’incenso e candidi dishadasha e berretti ricamati degli uomini, tra fortezze solitarie, spazi desolati ed altre mille sensazioni ed immagini che meritano di essere vissute di persona sotto i cieli tersi d’Oman…



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