Viaggio a Capo Nord 4

Da Castellamonte (TO) all'estremo nord Europa... e ritorno
Scritto da: pietro.giovando
viaggio a capo nord 4
Partenza il: 19/07/2015
Ritorno il: 06/08/2015
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
Estate 2015

Domenica 19 luglio (da Spineto a Hemsbach, 643 km)

Puntuali alle 8 partiamo per il Grande Nord.

Entriamo in Svizzera attraverso il Traforo del Gran San Bernardo e ci fermiamo per il pranzo all’autogrill Grauholz, vicino a Berna (subito dopo, sull’autostrada, c’è un gruppo di tre uccelli appollaiati su un cavalcavia… è per questo che ci ricordiamo di questo autogrill).

Il paesaggio che ci accompagna è spesso “giallo”, un po’ per la siccità di questo periodo e un po’ per i campi di grano maturo o già trebbiato, a perdita d’occhio.

Arriviamo al campeggio Am Wiesensee di Hemsbach (Germania, Baden-Württemberg) alle 5 meno un quarto e sistemiamo la nostra bella e nuova tenda Aral rossa e grigia alla piazzola numero 14. Andiamo a vedere il laghetto che è davvero bello e curato nel paesaggio che lo circonda. Ceniamo al ristorante italiano del campeggio dove troviamo un menù squisito ed economico. Dopo cena facciamo una lunga passeggiata in Hemsbach e ritorniamo al campeggio lungo un viottolo pedonale molto carino.

Lunedì 20 luglio (da Hemsbach a Fehmarn, 683 km)

Alle 9 ripartiamo. Da Basilea, l’autobahn numero 5 (che poi diventa 7) ci accompagna nel percorrere la Germania da sud a nord. Il paesaggio è dolcemente ondulato ed estesamente coltivato a cereali (grano, segale, orzo). Pranziamo, bene e con poca spesa, all’autohof Motel Axxe di Kassel. Superiamo Francoforte (il suo skyline ricorda le metropoli americane), Amburgo e Lubecca e raggiungiamo il Mar Baltico (per i tedeschi, Ostsee).

Un ponte spettacolare ci porta sull’isola di Fehmarn, dove c’è il campeggio Miramar, la nostra destinazione. Questo campeggio è proprio affacciato sul mare e alla sera, dopo cena, ci facciamo una bellissima passeggiata lungo la spiaggia. La sabbia è bianca e finissima, ma camminarci sopra a piedi nudi dà una sensazione di freddo. Stupisce la luce del sole forte che c’è ancora alla sera. Bellissimo!

Martedì 21 luglio (da Fehmarn a Ljungby, 399 km)

Una pioggerella fina disturba il nostro smantellamento della tenda, ma alle 9 e dieci siamo pronti per ripartire. A Puttgarden prendiamo il traghetto che in 45 minuti ci porta in Danimarca. L’autostrada cambia aspetto e diventa a due corsie, poco frequentate. Un cielo pieno di nuvole minacciose ci accompagna insieme a un vento molto piacevole. Facciamo un ottimo pranzo nell’autogrill Monarch nei pressi di Copenaghen. Il lungo e bellissimo ponte Øresund, che collega Danimarca e Svezia, ci porta per la prima volta in questo paese.

Verso le quattro siamo al campeggio Tipi a Ljungby: siamo in dubbio se alloggiare in un bungalow o piantare la nostra tenda (il tempo è sul piovoso), ma decidiamo per la tenda. Il prato è verdissimo e l’ambiente assai carino. Facciamo un giro in città e prendiamo un bel po’ di freddo per cui, tornati al campeggio, tiriamo fuori dalle valigie: pile, kway, calze e scarpe. Mangiamo alla tenda e poi andiamo a fare la solita passeggiata, attività fisica importante viste le tante ore passate seduti in auto. Raggiungiamo il paese in circa 10 minuti e notiamo la mancanza totale di gente in giro, un po’ desolante! Dormiamo rintanati nel sacco a pelo al calduccio, un po’ preoccupati per il freddo che ha ancora da venire.

Mercoledì 22 luglio (da Ljungby a Stoccolma, 425 km)

Ci svegliamo presto e decidiamo di fare su la tenda subito, visto che non piove, e facciamo colazione dopo. Alle 8 e mezza siamo pronti per partire.

Sotto un cielo coperto (non si intravede una fascia di azzurro) percorriamo la E4 tra file interminabili di alberi (betulle, abeti, pini, larici dal lungo tronco rossiccio e … molto altro che non so). Non si può dire che questa autostrada sia affollata! Ilaria nella sua nicchia sul sedile posteriore legge legge legge (ha finito il primo volume di Harry Potter e ora sta iniziando il secondo).

Nella zona di Linköping vediamo, esposti su grandi piedistalli lungo l’autostrada, degli aerei caccia. Le case che spiccano in mezzo al verde sono di legno colorato di rosso scuro e con i bordi bianchi. Mangiamo benissimo nel ristorante Olle Lind Värdshus AB appena fuori l’autostrada, vista lago (ce ne sono tanti laghi lungo il percorso, ma la cortina di alberi non ci permette di vederli). Arriviamo nel bel campeggio Bredäng vicino a Stoccolma verso le 2 e, dopo aver piantato la tenda, prendiamo la metropolitana che ci porta in centro.

Gamla Stan è la prima “cosa” che vediamo: è la città vecchia, il nucleo originario da cui si sviluppò la città. Bella la chiesa Tyska e il dedalo di vicoli sui quali si affacciano molti bar con i tavolini all’esterno posizionati su predellini di legno. Gironzoliamo e arriviamo prima nella bella piazza Stortorget e poi al Palazzo Reale sulla cui piazza si affaccia anche l’abside della Cattedrale.

Attraversiamo il cortile interno e ci affacciamo sull’isola Helgeands dove prospetta il Parlamento. Davanti ai bei giardini il ponte Norrbro porta a Norrmalm, il centro cittadino che visiteremo più tardi. Invece noi attraversiamo il ponte Strömbron e camminiamo lungo il canale fino all’isolotto Skepps dove è ormeggiato un bellissimo veliero ora adibito a ostello.

Torniamo indietro e visitiamo il centro cominciando dai giardini nei quali è allestito un grande palco dove uno strano tipo sta facendo danzare le persone disponibili tra la folla (età media: 60 anni). Le vie qui sono molto frequentate e turistiche e piene di grandi magazzini, in uno dei quali mangiamo un Dunkin’ Donuts. Visitiamo ancora l’isola Riddar dove c’è, ma è chiusa, la chiesa dove sono sepolti i reali di Svezia. Ci ributtiamo nei vicoli di Gamla Stan e mangiamo in un locale turco le polpette svedesi, ascoltando il cameriere che ci racconta con orgoglio di essere aramaico. Alla stazione del metro compriamo frutta e torniamo al campeggio, dove Ilaria e Piero trovano il wifi e vi si attaccano a lungo.

Giovedì 23 luglio (da Stoccolma a Timrå, 418 km)

Alle 9 siamo pronti per partire. La E4 ci accompagna fedele verso il nord. Dopo aver lasciato alle spalle Stoccolma il paesaggio si allarga: ampi spazi di un verde intenso ai lati dell’autostrada sostituiscono spesso le alte barriere di alberi.

Passando vicino a Uppsala, la città di Linneo, mi viene in mente Elisabetta che ha studiato qui e qui lavora; le mando un messaggio di saluto.

Quando attraversiamo il territorio di Gävle lo spartitraffico che separa i due sensi di marcia dell’autostrada sembra un’aiuola fiorita: lunghe file di betulle costellate da macchie di epilobi fioriti (non ci sono solo in Scozia!). Ci fermiamo per il pranzo al Dinners Gävle Bro, un autogrill che attraversa l’autostrada. Di qui in avanti l’autostrada ha la caratteristica di avere la possibilità di superamento alternato, per cui lo smaltimento dei chilometri rallenta. Piero si stupisce per il traffico che c’è, incredibile a questa latitudine.

Facciamo una piacevole sosta a Mellanfjärde, bella località su un fiordo. Qui le casette rosso scuro sono costruite su palafitte e intorno lupini di tutti i colori. Alle 4 arriviamo al campeggio di Timrå, dal nome impronunciabile (Vivstavarvstjärns camping), bellissimo però: si affaccia su un laghetto con le ninfee fiorite e noi montiamo la tenda proprio sulla riva. Il gestore ci fa la Camping Europe Card che porteremo con noi e speriamo di poter usare nei prossimi campeggi. Solita passeggiata serale lungo la pista ciclabile che porta in paese: non vediamo nulla di particolarmente interessante, ma scendendo in riva al mare fotografiamo un paesaggio suggestivo a sinistra e una specie di eco mostro (una fabbrica che emette fumi scuri) a destra. Scambiamo qualche parola con dei ragazzi turchi che, insieme alla loro famiglia, stanno banchettando sulla riva. Una pioggerella sottile ci accompagna fino a quando ci addormentiamo sotto la tenda.

Venerdì 24 luglio (da Timrå a Lulea, 508 km)

Verso le 9 partiamo. La E4 si snoda in mezzo all’ormai “solito” paesaggio e noi viaggiamo, viaggiamo, viaggiamo. Ci accompagna anche sempre, oramai da molti chilometri, lo spartitraffico centrale caratteristico: è formato da paletti bassi legati tra loro da tre cavi metallici. Il tempo è particolarmente piovoso oggi e spesso ci troviamo sotto rovesci improvvisi e poco duraturi. Andiamo a pranzare in un autogrill a Nordmaling e poi proseguiamo fino al campeggio Sundet a Lulea. Il posto è meraviglioso, su un fiordo, ma i servizi lasciano alquanto a desiderare (fatichiamo ad avere un po’ di acqua calda per la doccia). Per la prima volta incontriamo le zanzare, peccato! La nostra passeggiata post cena è nei boschi che circondano il campeggio.

Il tramonto sul mare del fiordo è impareggiabile. Sotto la tenda riverbera sempre un chiarore che fa sembrare giorno e di notte non è mai buio! Curioso, vero?

Sabato 25 luglio (da Lulea a Kautokeino, 475 km)

Verso le 6 ci svegliamo e sentiamo la pioggia sottile che picchietta sulla tenda e aspettiamo ancora un po’; quando smette ci attiviamo per smontare (ogni giorno al mattino è una lotta contro la pioggia per riuscire a disfare la tenda prima che ci bagni e la bagni).

Alle 9 partiamo e quando arriviamo quasi al fondo del golfo di Botnia lasciamo la E4 e prendiamo la E10 verso Kiruna. Questa è una strada a doppio senso di circolazione e non è più recintata, quindi possiamo pensare di vederci saltare una renna in mezzo alla strada? (i cartelli è da tanto che ci avvisano, ma senza riscontro, per ora).

Le auto targate S hanno tutte una serie di grandi fanali aggiuntivi sul davanti e immaginiamo che siano per illuminare la grande notte dei mesi autunnali e invernali. A proposito di autunno, oggi sembra di essercisi catapultati dentro, visto il tempo cupo e piovoso.

Lasciamo la E10 e prendiamo la 98. Svoltiamo a destra e prendiamo la strada 392. Nei pressi di Lillselet passiamo il Circolo Polare Artico: ci fermiamo a fotografare e, poco oltre, vediamo le prime renne che tranquille tranquille attraversano la strada.La strada attraversa rari paesini costellati di casette rosse fuori dalle quali non si vede mai nessuno. File interminabili, a prevalenza di betulle, ci accompagnano.

Sostiamo per il pranzo a Pajala: mangiamo hamburgers da Frasses Hamburgare. Subito fuori prendiamo a sinistra la strada 403 che una trentina di chilometri più avanti ci porta in Finlandia e la strada diventa la 943 che poi ci immette nella E8.

Gruppi di renne attraversano la strada (assai poco frequentata e per questo bellissima): hanno il mantello marrone in varie tonalità e le corna vellutate e ramificate; sembrano mansuete e per nulla disturbate dalle auto.

Troviamo un posto dove vendono souvenirs e quindi facciamo una tappa dove spendiamo un po’ di euro e incontriamo una ragazza di Forlì che ha la mamma finlandese, con la quale chiacchieriamo un po’.

Un numerosissimo branco di renne ci attraversa la strada e poco oltre svoltiamo sulla 93. La vegetazione comincia ad abbassarsi ed entriamo in Norvegia. Arriviamo al campeggio Arctic Motell a Kautokeino alle quattro e mezza e chiediamo di vedere un bungalow, per farci un’idea di come è nel caso decidessimo di usarne uno: è molto grazioso e ben attrezzato, ma visto il cielo azzurro e il sole splendente decidiamo di montare la nostra tendina. Peccato per gli insetti ovunque che mi ricordano tanto le midges della Scozia!

Dopo cena facciamo una lunga passeggiata verso il centro durante la quale deviamo per andare a vedere una chiesa il cui campanile spicca da lontano: è chiusa, ma nel bosco intorno c’è un cimitero con le croci e le lapidi collocate in ordine sparso sotto le betulle, tra cespugli di mirtilli e tappeti di licheni.

Nel prato del nostro campeggio c’è una tenda Sami (tenda dei Lapponi), sotto la quale alle otto di sera viene preparato il caffè per gli ospiti del campeggio. Si va a dormire con la luce del giorno e il sole che rimane basso sull’orizzonte.

  1. Domenica 26 luglio (da Kautokeino a Nordkapp, 381 km)

Siccome ieri sera ho fatto fatica ad addormentarmi, verso le due mi sono alzata e, uscita dalla tenda, ho visto il sole splendente a … nord e la luce del giorno di notte!

Alle nove partiamo e riprendiamo la 93. Non si può dire che ci sia traffico su questa strada e neanche posti per il caffè di Piero; la vegetazione si fa via via più bassa e le betulle diventano betulline. Il cielo è cosparso di nuvoloni scuri e troviamo un posto bellissimo per il pit stop caffè: un ragazzo gentile prepara il caffè con la caffettiera per Piero e io compro alcuni souvenirs; fotografo anche il bellissimo cane bianco di nome Husky addormentato all’esterno.

Saliamo verso una zona di montagne (!), che attraversiamo, e mi viene in mente la Corsica di Asco. Arrivati ad Alta vediamo il mare, il Mar Glaciale Artico, e facciamo rifornimento di carburante. La strada ora è la E6 e sale lentamente verso nord tra file di betulle basse e contorte. Chiazze di neve compaiono in lontananza e gruppi di pecore ai bordi della strada fanno stare all’erta Piero.

A circa duecento chilometri da Capo Nord (lo vedo dal contachilometri) il paesaggio diventa spoglio e la neve si avvicina: assomiglia a questo paesaggio la tundra? Lunghi rettilinei in mezzo al nulla ricordano un po’ gli spazi americani. Tardi troviamo un posto per mangiare: lo Skaidiceneret a Skaidi, dove Piero si lancia ad assaggiare un tipico piatto norvegese a base di carne di pecora, che trova molto buono.

La vegetazione a tratti torna ad essere più alta e il paesaggio perde le caratteristiche precedenti. Ogni tanto sulla strada si trovano i vegbom, gli sbarramenti usati durante i mesi invernali per incolonnare le auto dietro lo spartineve che funge da safety car.

L’Olderfjord ci riporta l’acqua del Mar Glaciale Artico dove piccoli e colorati villaggi con i pescherecci attraccati ai moli e le reti stese ad asciugare su impalcature a triangolo rendono il paesaggio prezioso. Alghe gialle colorano il bordo del mare e baie bellissime si susseguono lungo il litorale. La scogliera a ridosso della strada è formata da rocce stratificate con gli strati molto evidenti e i sassi piatti che ci sono sulle spiagge vengono usati dai turisti per costruire ometti in riva al mare.

Ci immergiamo nel Nordkapp tunnel, lungo circa 7 chilometri, che ci porta sull’isola di Magerøya, dove si trova Capo Nord. Facciamo un giro in auto a Honningsvåg, grande centro dell’isola, e poi ci dirigiamo verso il campeggio Kirkeporten che si trova a Skarsvåg. Non troviamo una cabin disponibile al campeggio quindi ci rivolgiamo ad un altro dove invece c’è: è carina e accogliente.

Ci vestiamo pesanti e ci avviamo verso Capo Nord.

L’emozione è grande quando, 13 km dopo, arriviamo e vediamo l’edificio con la palla sul tetto che tante volte abbiamo visto su Internet. Paghiamo l’ingresso di circa 75 euro e parcheggiamo sul grande piazzale dove ci sono moto, camper, auto e pullman. La temperatura è fredda (circa 9 gradi) e l’aria ventilata e frizzante.

Il centro visitatori ricorda un po’ quelli dei Parchi americani: andiamo a fare le foto sotto al mappamondo e al paesaggio mozzafiato, guardiamo il film sul passaggio delle stagioni a Capo Nord, osserviamo il museo con la storia del luogo e i suoi turisti famosi, ci sdraiamo supini sul divano della grotta delle luci, ammiriamo la Cappella ecumenica e facciamo i nostri acquisti allo shop. Ceniamo sul piazzale preparando il thé e il caffè con il nostro fornellino e mangiando waffels e frutta.

Arrivano molti turisti (anche un pullman di italiani da Roma) e tutti ci accingiamo ad aspettare la mezzanotte fiduciosi che il sole, che continua a schiarire a giorno il paesaggio, riesca a spuntare da dietro le nuvole. A mezzanotte riusciamo a individuare la posizione del sole per la scia luminosa che lascia sul mare e torniamo al campeggio comunque soddisfatti ed entusiasti per essere arrivati al punto dell’Europa continentale più a nord, come da tanti anni Piero aveva progettato. Lungo la strada molte renne stanno tranquillamente brucando, nonostante l’ora. La notte, si fa per dire visto il chiaro che c’è, è calduccia dentro alla nostra casetta!

  1. Lunedì 27 luglio (da Nordkapp a Ivalo, 426 km)

Stamattina partiamo solo alle dieci perché ci siamo concessi un po’ più di nanna.

La bussola sul navigatore cambia direzione e iniziamo il nostro ritorno: per raggiungere Nordkapp abbiamo fatto in totale 3932 km, in otto giorni!

Rifacciamo il centinaio di chilometri della bellissima e panoramica strada litoranea segnata da profonde e suggestive insenature di acqua verde. Una pioggerella insistente ci accompagna fino alla tappa per il pranzo a Olderfjord al Ristorante Russenes Kro dove mangiamo molto bene, anche se è un po’ caro.

Qui, a Olderfjord, lasciamo la 96 e con lei anche il percorso di andata e prendiamo la E6 verso Kirkenes. Un cartello di pericolo avvisa della presenza di pecore che infatti troviamo accucciate lungo il bordo strada. La vegetazione qui ritrova le betulline che già conosciamo e il sottobosco è ricoperto da un manto verdissimo di muschi e felci. A Karasjok prendiamo la strada 92 e nei pressi di Karisganiemi passiamo la frontiera ed entriamo in Finlandia dove inizia una lunghissima serie di rettilinei in saliscendi in mezzo al nulla. A Kaamanen prendiamo la E75. Siamo in Lapponia, la terra dei Sami e il paesaggio è una immensa distesa di conifere.

La pioggia ci accompagna per tutto il giorno, senza tregua e quindi quando arriviamo al campeggio a Ivalo prendiamo una cabin. Questa è una casetta fatta di tronchi di legno con un troll intagliato sulla parete e una porta massiccia dietro la quale restiamo anche chiusi dentro a causa di un malfunzionamento della serratura. Mangiamo un’ottima cena alla reception (e il mattino dopo anche un’ottima colazione) e poi facciamo i nostri sei/sette km di passeggiata post cena nella pista ciclabile lungo il fiume Ivalo; la vegetazione è ricca di betulle e conifere e il sottobosco, verdissimo, è tappezzato di muschio, di piante di mirtilli e di uno stuolo di equiseti, tra i quali trovo anche un bel cespo di caprette rosse con il loro gambo peloso.

10. Martedì 28 luglio (da Ivalo a Haparanda, 429 km)

Alle 10 circa (ora dei nostri telefoni, la Skoda invece dice un’ora in meno…!) ripartiamo e riprendiamo la E75.

Dobbiamo spesso rallentare a causa delle renne, alcune con il collare colorato, lungo i bordi. Quando Piero fa il pit stop caffè in un supermercato speciale, io fotografo un bel branco di renne dalle lunghe corna ramificate che passeggiano al centro della carreggiata. Sosta pranzo a Sodankyla al Neste Oil, una stazione di servizio dove il menù è illeggibile perché scritto solo in lingua locale, ma con l’aiuto del gestore riusciamo a mangiare una buona pasta e del buon pollo con verdure.

Durante una breve sosta lungo la E75 mi inoltro nel bosco ed ho la piacevole sensazione di camminare sul morbido: il sottobosco è ricoperto di bel muschio fitto, peccato che ci sono le zanzare! La strada continua a scorrere in mezzo a sterminate distese di conifere e betulle interrotte, molto raramente, da “centri abitati” costituiti da belle casette basse, di legno dipinto, immerse nel verde.

A Rovaniemi facciamo la tappa shopping (da bravi turisti!) al Santa Claus Village (compriamo magliette rosse con Babbo Natale per Julian e Filippo e due con le renne per Lucia e Lexi) e “saltiamo” il Circolo Polare Artico (Napapiiri, in finlandese) che passa proprio qui.

Il paesaggio ora cambia e cominciano a vedersi numerosi prati: alcuni hanno il fieno tagliato e messo ad asciugare infilato su paletti schierati nel campo. Ad una ventina di km da Tornio, dopo tanto tempo, ritroviamo un’autostrada, la E8. Decidiamo di andare a campeggiare in Svezia a Haparanda (e non in Finlandia a Tornio, come previsto) visto che abbiamo ancora alcune corone svedesi da spendere. L’ufficio turistico, nella persona di una operatrice molto gentile, ci indica il Campeggio Kukkolaforsen, situato proprio sul fiume Torne che fa da confine di stato. È un posto molto bello: qui il fiume fa le rapide sulle quali sono costruite delle lunghe passerelle per pescare i whitefish (pesci simili ai coregoni), e infatti ci sono tanti pescatori che pescano con un retino attaccato a una lunga asta. Durante la nostra passeggiata serale visitiamo un antico e abbandonato villaggio di pescatori diventato un museo. Nel campeggio c’è anche la sauna che Piero prova, resistendo al massimo cinque minuti. Alla tenda ci sono le zanzare!

  1. Mercoledì 29 luglio (da Haparanda a Kuohu, 497 km)

Le zanzare ci aspettano al varco tutte attaccate alla retina della nostra porta, ma lo zampirone le caccia e ci permette di fare una colazione tranquilla. Facciamo la conoscenza del nostro vicino di tenda, un norvegese Sami che vuole una foto con noi e che ci racconta che ha pedalato per mille e cento km in bicicletta.

Partiamo alle 10, ora del fuso cui appartengono la Finlandia e le repubbliche baltiche (in Svezia sono le 9) e riprendiamo la E8 che ci riporta in Finlandia e dove la strada torna ad essere il lungo nastro bordato di conifere, conifere, conifere.

Nei pressi di Oulu diventa autostrada. Pausa pranzo al Mc Donald di Kempele e poco dopo svoltiamo a sinistra e prendiamo la E75.

Il bel tempo ci abbandona e una pioggia battente comincia a farci compagnia (oltre che lavare il vetro della macchina per farmi fare delle foto nitide). Il navigatore e anche la carta stradale ci indicano molti laghi lungo il percorso, ma noi non li vediamo a causa della folta cortina di alberi che fiancheggia la strada.

La pioggia insistente e duratura ci induce a prendere uno chalet anche stasera. Arriviamo al campeggio Metsäranta a Kohuo verso le 18 e farsi capire dalle due signore che lo gestiscono è un’avventura in quanto non parlano inglese. Comunque, mi danno un cestino con dentro le lenzuola pulite e ci assegnano lo chalet Arttur che è davvero grazioso. Riusciamo anche a trovare il codice di accesso al Wifi e così Ilaria diventa trattabile, cioè da immusonita torna ad essere allegra.

Mangiamo nella graziosa cucina del campeggio (in Scandinavia tutti i campeggi sono dotati di una cucina attrezzata che può essere usata dai clienti) e poi facciamo la consueta passeggiata serale, lungo il lago dall’acqua quasi nera, che è davvero bucolico, e poi nei boschi circostanti che per la loro bellezza ci fanno capire come possano essere considerati la casa dei folletti e dei troll. Una nebbia autunnale avvolge il tutto. Bellissimo!

  1. Giovedì 30 luglio (da Kuohu a Helsinki, 299 km)

Alle 9, ora del fuso locale, partiamo e, dopo aver attraversato con la E 63 la grande Jyväskylä che sembra una città di mare visto il grande porto di lago, riprendiamo la E 75 in direzione Lahti: tanti laghi sono segnati sulla carta, ma dalla strada si vedono molto poco. Peccato!

Facciamo pranzo in un autogrill (Ilaria mangia un hot dog, io un kebab e Piero le polpette con purea senza i lingonberries) e poi alle 13 e 30 arriviamo al campeggio Rastila di Helsinki dove troviamo alla reception un ragazzo che parla italiano perché è stato in Umbria quando era piccolo.

Prendiamo la metropolitana e andiamo in centro e seguiamo l’itinerario di visita che abbiamo scaricato da Internet: la Piazza della Stazione, il Sanomatalo (il modernissimo palazzo di vetro del giornale più letto in Finlandia), il Kiasma (il museo di arte contemporanea), la Casa della Musica, il Museo Nazionale con il suo orso in pietra, Finlandia Talo (una delle più famose opere di Alvar Aalto, ora centro congressi), la baia di Töölö, l’Opera di Helsinki, la Chiesa nella Roccia, il viale Esplanadi, la Piazza del Mercato con la fontana Havis Amanda e le bancarelle che vendono pesce fritto, la Chiesa ortodossa di Uspenski e il Duomo di Helsinki. Quando siamo nella Piazza del Mercato incontriamo, incredibile, delle persone di San Giorgio e di Rivarolo che arrivano da Tallin. Torniamo al campeggio molto stanchi, ma soddisfatti.

Intanto riprende a piovere… uffa!

  1. Venerdì 31 luglio (da Helsinki a Tallinn, 20 km)

Alle sette Piero ci sveglia: prima togliamo la tenda e meglio è, visto il tempo piovigginoso. E così alle otto partiamo già verso il porto e l’imbarco per Tallinn. Facciamo i biglietti e poi ci incolonniamo per imbarcarci su Mariella, il nostro traghetto delle 10 e 30. La traversata è molto piacevole e dura circa tre ore, il traghetto è affollatissimo e il Mar Baltico è davvero calmo. Alla partenza, dalle spaziose vetrate, vediamo begli scorci di Helsinki e della baia con le isolette.

Sbarchiamo in Estonia, a Tallinn alle 13 e 15 e arriviamo al campeggio Tallinn City Camping (chiamarlo campeggio è un eufemismo!) poco dopo. Lo skyline della città dal mare unisce guglie antiche ad altissimi e moderni grattacieli e il cielo è percorso da tante nuvole bianche spinte da un vento assai forte.

Con l’autobus andiamo in centro ed entriamo dalla Porta Viru, le cui due torri sono un po’ il simbolo della città. Passeggiamo nella viuzza acciottolata che corre lungo il pezzo di mura sulle quali si può ancor camminare e andiamo nel Passaggio di Santa Caterina (una viuzza medioevale molto suggestiva) dove Ilaria sente “Cose della vita” di Eros diffusa nel bar … Controvento. Andiamo poi alla chiesa dedicata al re Olav II di Norvegia e saliamo sulla torre da cui si gode una vista mozzafiato sulla città. Facciamo una bella passeggiata lungo le mura ed ammiriamo le bellissime installazioni floreali che ogni anno, in estate, qui vengono realizzate per il Tallinn Flower Festival. Saliamo poi, anzi io salgo, sulla collina di Toompea dove c’è il Castello (ora sede del Parlamento), la sontuosa Cattedrale ortodossa dedicata ad Alexander Nevsky e, poco lontano la Cattedrale luterana dedicata a Maria Vergine. Andiamo poi nella pittoresca e animata Piazza del Municipio dove ci sono tante bancarelle che vendono prodotti estoni (maglioni e calze di lana grezza, cappelli colorati di feltro), ma non troviamo la bandiera nazionale per la collezione di Ilaria (la troveremo più avanti in una botteguccia dove ci regalano anche delle cartoline).

Dopo una lunga e faticosa ricerca di un supermarket per comprare del pane, ritorniamo al campeggio, anche stasera stanchi, ma contenti. Il vento battente ci ha asciugato la tenda (impacchettata bagnata stamattina) ed è un piacere infilarcisi dentro.

  1. Sabato 1 agosto (da Tallinn a Riga, 318 km)

Alle 8 e 40, ora di Tallinn, partiamo. Dopo aver girovagato per le strade di Tallinn, prendiamo la E 67 che ci porta a sud verso Pärnu.

Il paesaggio lungo la strada è molto verde e ci sono tanti campi coltivati a cereali che si alternano ad alte cortine di alberi. Ogni tanto ci sono anche delle belle cicogne che passeggiano a lato. Pärnu è un grande centro sul mar Baltico, ma noi lo tagliamo fuori e proseguiamo (avremmo dovuto mangiare lì, ma siamo un’ora e mezza in anticipo sulla tabella di marcia!).

Questa strada estone è proprio bella e rilassante, lo dice anche Piero, e riporta stranamente cartelli che avvisano del pericolo renne! O hanno preso il traghetto ad Helsinki, o hanno fatto un lungo giro per essere qui!

Ogni tanto ci sono dei grandi cartelli con la bandiera dell’UE con su scritto: “This road was built with european support”. Tra Ikla e Ainazi entriamo in Lettonia (Latvija) e continuiamo sulla E 67 che qui è costellata di lavori in corso. I lettoni guidano in modo un po’ spericolato esibendosi in sorpassi azzardati e superando i limiti di velocità.

A Salacgriva mangiamo un ottimo pranzo, per soli 8 euro in tre, e conosciamo Silvia e Giovanni di Stintino, che stanno girando nelle repubbliche baltiche in auto a noleggio, e con i quali chiacchieriamo un po’.

Arriviamo al Riga City Camping alle 14 e 30 e partiamo a piedi per visitare il centro, che dista circa 2 km e mezzo. Percorriamo il magnifico e avveniristico ponte Vanšu sul fiume Daugava ed arriviamo proprio al Castello di Riga, che è la residenza ufficiale del Presidente della Lettonia. Ci avviamo per le viuzze lastricate e l’impressione visiva della città è molto piacevole. Visitiamo da fuori il Duomo e la Chiesa di San Pietro, invece entriamo nella cattolica San Giacomo. Belle le Case Tre Fratelli, costruite in diversi stili architettonici, e bellissima la Casa delle Teste Nere nella piazza dove c’è anche il Municipio. Gironzoliamo per le viuzze e fotografiamo la statua dedicata ai musicanti di Brema e un ristorante che pubblicizza i vini della tenuta di Albano Carrisi. Fotografo anche Liel Gilde e Maza Gilde, le case delle corporazioni, e cerchiamo la Casa del Gatto, edificio in stile Art Nouveau, che ha due gatti sulle alte guglie. Decidiamo di andare un po’ sul lungofiume dove c’è un festival che festeggia il centenario della fondazione dei Fucilieri Lettoni: mezzi armati della US Army e dell’esercito lettone sono esposti per i visitatori e su un palco canta un gruppo rock. Alcuni ragazzi ci danno delle bandierine lettoni.

Mangiamo cena a Il Patio, un ristorante che pubblicizza cucina italiana e, mentre mangiamo (molto bene), sentiamo Tiziano Ferro, Mietta e Minghi, Celentano e … Eros!

Torniamo al campeggio a piedi riattraversando il bellissimo ponte di Riga.

  1. Domenica 2 agosto (da Riga a Vilnius, 330 km)

Al campeggio troviamo degli italiani in camper che sono stati in Finlandia, fino a Rovaniemi.

Con un tempo bellissimo, alle 9 circa partiamo e riprendiamo la E 67 in direzione sud est. Abbiamo deciso di andare un po’ in giro nell’interno prima di raggiungere Vilnius. Nei pressi di Kekaya prendiamo la P 89 verso Baldone. A Skaistkalne, dove c’è una grande festa di paese, passiamo la frontiera ed entriamo in Lituania. La strada, che qui diventa la 190, scorre in mezzo a immense distese di campi coltivati dove ogni tanto ci sono delle cicogne (due sono appoggiate su un nido costruito su un palo proprio vicino alla strada); non c’è traffico e il paesaggio ha un aspetto proprio agricolo, con trattori, fattorie e grandi ammassi di balle di fieno. All’uscita di Birzai prendiamo la 123 verso Rokiskis e riecco le distese di campi coltivati a perdita d’occhio.

Deviamo per il pranzo in centro a Rokiskis dove, su indicazione scritta di un inserviente del supermercato (qui nessuno parla inglese), mangiamo in un ristorante nascosto alla vista di chi passa sulla strada, e mangiamo benissimo per soli 17 euro in tutto.

Michelle (così chiamiamo il nostro navigatore) ci riporta sulla retta via, cioè sulla 123 e poco dopo prendiamo la 120 per Svedasaj: questa è una strada molto bella che alterna campi ad alti boschi e discese a salite. Prendiamo quindi la 118 verso Utena e la strada “tacunà” mi rende difficile la scrittura. La A 14 per Vilnius è molto frequentata e sempre molto deformata, ma alle 15 e 30 circa arriviamo nella capitale lituana e poco dopo al Camping Vilnius City.

Sul filobus 16 incontriamo una ragazza molto gentile che vuole chiacchierare con noi: ci dice che è stata in Italia perché lì ha degli amici e che trova gli italiani molto friendly. Scendiamo al capolinea che è abbastanza vicino al centro che poi raggiungiamo camminando per circa dieci minuti. Entriamo dalla Gates of Dawn, bellissima porta (soprattutto dall’interno) che ci dà l’idea di essere entrati nel cuore della città. Vilnius è molto ricca di chiese e noi visitiamo quella Ortodossa e la Cattedrale, ma non riusciamo ad entrare nella bellissima Sant’Anna, perché stanno chiudendo. Gironzoliamo per le viuzze e compriamo la bandiera per Ilaria e le matrioske per Lucia e Filippo. Lungo le stradine ci sono molte botteghe che vendono oggetti e gioielli di ambra: Vilnius si trovava sulla strada dell’ambra che dal Baltico portava a sud questa preziosa resina. Via Pilies è la strada più animata e porta alla grande piazza dove c’è il Palazzo dei Granduchi di Lituania e da dove si riesce a vedere la Torre di Gediminas, che è quel che resta del Castello di Vilnius, con la sventolante bandiera nazionale. Nella piazza c’è anche una pietra considerata miracolosa attorno alla quale bisogna fare tre giri per vedere esaudito il desiderio espresso. Andiamo anche a vedere l’Università e la Literatu Street, che è una strada sui cui muri sono affisse delle sculture omaggio a letterati.

Decidiamo di mangiare una pizza proprio sulla strada centrale e, siccome la aspettiamo a lungo, abbiamo modo di osservare la gente che passa e di constatare come siano belli i ragazzi e le ragazze di Vilnius (anche a Riga avevamo notato questo). Ritorniamo con lo stesso filobus al campeggio.

  1. Lunedì 3 agosto (da Vilnius a Varsavia, 500 km)

Alle 9 (ora locale) ripartiamo ed è arduo uscire da Vilnius in quanto il traffico è intenso.

Prendiamo la E 28 verso Marijampolė: la strada è molto bella, tranquilla, circondata da campi coltivati dove spesso ci sono le cicogne (ne vediamo anche uno stormo in volo). A Marijampolė fatichiamo un po’ ad aggirare il blocco di lavori stradali e poi prendiamo la bella E 67 (verso la Polonia) che è caratterizzata, per una decina di km, da una striscia rossa che separa i due sensi di marcia.

Alle 11, ora polacca e anche nostra, entriamo in Polonia a Burzisko. La strada è sempre la E 67 e il paesaggio ci colpisce subito per le sue collinette e per le tante curve che le percorrono. Dopo Suwalki la strada diventa un rettilineo con ai lati folte cortine di alti alberi e continuiamo a vedere i nidi delle cicogne costruiti su pali vicino alle case.

Sosta pranzo a Szczebra da Abro, dove dinuovo mangiamo benissimo con 14.50 euro in tutto. All’uscita di Augustów Michelle ci fa prendere la 61 verso Lomza: la strada è piena di camion (giudizio di Piero: “È la strada più di m… che abbiamo trovato!”) e l’emittente polacca alla radio manda in onda Eros. La temperatura è alta, come non eravamo più abituati a sentire: da stamattina, in previsione, siamo ritornati agli indumenti leggeri e corti.

A Lomza prendiamo la 61 fino Zambrów, dove ritroviamo la E 67, lungo la quale fervono i lavori per costruire la nuova autostrada per Varsavia. A bordo strada si vedono spesso persone che vendono dei barattoli il cui contenuto non riusciamo ad individuare, forse marmellata o mirtilli.

A circa cinquanta km da Varsavia abbiamo la piacevole sorpresa di vedere la strada trasformarsi in una bella autostrada a due corsie con il limite di velocità a 120. Trovare il campeggio guidando nel traffico frenetico di Varsavia non è facile, ma alle cinque e mezza circa arriviamo al Camping 123, dove ci sono tanti camper targati Italia e dove ci sono diverse Citroen 2 Cv e Diane (scopriamo, parlando con un ragazzo di Cuneo campeggiato proprio vicino a noi, che c’è un raduno mondiale a Toruń in Polonia).

Dopo cena facciamo un giro nei dintorni con lo scopo di trovare un bancomat per prendere un po’ di zloty e di cercare la fermata del bus che domani ci dovrà portare in centro. Troviamo il bancomat ma non il bus stop e allora ci informiamo da un gruppo di romani del campeggio, i quali ci dicono che andare in centro in taxi costa poco, poco più del costo dei biglietti del bus. Ci infiliamo nella tenda, senza il pigiama questa volta perché fa davvero caldo (evviva!): tutti tranne Piero che a dormire ha sempre freddo (stava però in maglietta oltre il Circolo Polare!).

  1. Martedì 4 agosto (da Varsavia a Bolkow, 433 km)

Alle 8 siamo già pronti per andare a visitare la Old Town e, siccome proprio all’uscita del campeggio troviamo un taxi, pagando poco più di 6 euro ci facciamo portare in centro. L’impressione visiva che abbiamo scendendo in Zamkovy Square è molto suggestiva.

Entriamo nella grande chiesa che lì si trova: è bellissima e barocca e scopriamo che si chiama St. Anna Church e non è pubblicizzata sul depliant per i turisti che abbiamo preso al campeggio. Nella piazza c’è la Colonna con la statua del re Zygmunt III Wasa e il Palazzo Reale che ora è sede di un museo. Ci inoltriamo nelle viuzze di Stare Miasto (la città vecchia) e visitiamo la Cattedrale, la chiesa dei Gesuiti e la chiesa di San Martino. La Vecchia Piazza del Mercato è molto suggestiva: al centro c’è la fontana con la Statua della Sirena, considerata la difenditrice della città, e su un lato c’è l’insegna, all’esterno di un ristorante, che raffigura il basilisco che anticamente terrorizzava gli abitanti. Poco lontano da qui c’è un bel punto panoramico dal quale si vede il fiume Vistola. Visitiamo anche la triangolare piazza della Canonica che ha al centro una campana porta fortuna e, in un angolo, la casa più stretta in Old Town: è larga solo come una finestra!

Andiamo poi a cercare la Stone Steps, la scala in pietra del quindicesimo secolo sulla quale camminò anche Napoleone. Proseguiamo fino alla Città Nuova all’ingresso della quale c’è il Barbacane e ciò che resta delle mura di Varsavia e, oltre la porta, la Chiesa del Santo Spirito. Tornando in Old Town facciamo una foto alla statua del Piccolo Insorto, simbolo degli eroici bambini che presero parte all’insurrezione di Varsavia.

Riprendiamo il taxi e torniamo al campeggio dove partiamo e, assai faticosamente a causa di lavori in corso, ritroviamo la E 67 che ci porta verso la Germania con l’aspetto di una bella autostrada a due corsie.

A pranzo ci facciamo un hot dog in un autogrill dove la padrona non parla una parola di inglese, però ci prepara dei buoni panini, che Piero e Ilaria raddoppiano, e per avere un orange juice dobbiamo accontentarci di una Fanta.

Quando ci avviciniamo a Wroclaw, nei tanti paesini che ci sono lungo la strada si vedono molte coltivazioni di ortaggi e piantagioni di alberi da frutta. Un po’ dopo Wielun, la E 67, che da un centinaio di km era tornata ad essere una strada normale abbastanza trafficata di camion, ridiventa una bella autostrada scorrevole e molto piacevole.

A Wroclaw passiamo sopra a un avveniristico ponte che attraversa il fiume Oder (Odra, in polacco) e lasciamo la E 67 per la E 40. Circa 25 km dopo Wroclaw svoltiamo sulla strada 5 verso Bolków, dove “dovrebbe” esserci il nostro campeggio che Piero ieri sera ha cercato su Internet. Ben due ce ne sono e noi prendiamo l’altro, che è bello e accogliente, proprio in un centro di piscine.

Montiamo la tenda sotto un bellissimo salice piangente e dopo cena facciamo un tour panoramico per Bolków, che è una bella cittadina di circa 11000 abitanti (così dice Wikipedia) dove c’è pochissima gente in giro, poca luce e un’atmosfera un po’ retró, con negozi tipo drogherie che vendono un po’ di tutto. Al campeggio ci sono solo olandesi e una macchina di tedeschi: il posto è assai insolito, ma non isolato, in quanto si trova vicino alla Repubblica Ceca e a un po’ più di cento km dalla Germania.

  1. Mercoledì 5 agosto (da Bolkow a Lindau, 866 km)

Alle 9 circa partiamo e, percorrendo la ondulata strada 3, a Legnica riprendiamo la E 40 che porta in Germania.

Dopo l’incrocio con la E 36 (che porta a Berlino), l’autostrada assume proprio l’aspetto delle autostrade tedesche: ha le corsie molto larghe ed è delimitata da file di conifere dal lungo tronco rossiccio. A Görlitz entriamo in Germania, la strada ha sempre lo stesso numero (E 40 oppure A 4) e il paesaggio e le scritte intorno a noi ci diventano più familiari.

Facciamo pranzo in un McDonald a fianco dell’autostrada, nei pressi di Augustusberg. Superata Gera, Michelle ci fa cambiare itinerario a causa, dice lei, di problemi di traffico e quindi cambiamo autostrada e prendiamo la A 9. Le autostrade tedesche sono sempre affascinanti per la loro ampiezza, la mancanza di limiti di velocità e per il loro modo sinuoso di snodarsi dentro al paesaggio.

Nei pressi di Nürnberg cambiamo autostrada e prendiamo la A 6 fino a Feuchtwangen dove poi prendiamo la A 7 verso Ulm. A Memmingen prendiamo la A 96 che ci porta a Lindau, vicino al quale c’è la località con il nostro ultimo campeggio e dove soprattutto … tornammo a riveder le … montagne!

Il campeggio è affollatissimo di persone in vacanza: c’è l’animazione, due ristoranti, una mega piscina, la band che suona canzoni country. Ci “sistemiamo” in un prato con l’erba un po’ alta dove ci sono già altre numerose tende e, per usare i servizi, bisogna attraversare la strada e rientrare nel campeggio.

Ceniamo assai bene in uno dei due ristoranti e poi gironzoliamo per il campeggio e, più tardi, facciamo una passeggiata al buio lungo la pista ciclabile. Nella tenda è buio pesto perché fuori non c’è illuminazione!

  1. Giovedì 6 agosto (da Lindau a Spineto, 431 km)

Impacchetto, per l’ultima volta in questa vacanza, i sacchi a pelo e i materassini (ho fatto sempre io questo lavoro ed è stato un ottimo modo per scaldarmi, soprattutto quando eravamo al nord) e imbustiamo la nostra bella Aral rossa e grigia. Facciamo la pausa frühstück al McDonald e poi Piero scrive sul navigatore: casa!

Totale chilometri: 8481

Per questa bellissima vacanza voglio ringraziare Piero che l’ha organizzata così bene, che è stato un guidatore perfetto (ha praticamente guidato sempre lui, tranne brevi tratti che ho fatto io), ha sempre saputo risolvere con leggerezza ogni problema che si è presentato (pochissimi, in realtà) ed è sempre stato allegro, tranne ovviamente i momenti in prossimità dei pasti.

Un ringraziamento anche a Ilaria che è stata un’ottima compagna di viaggio, ci ha intrattenuti durante i lunghi spostamenti leggendoci il primo e secondo libro di Harry Potter, ci ha allietati facendoci ascoltare i cd di Eros e Gianni, è sempre stata contenta (tranne quando al campeggio non trovava il wifi) e si è sempre dimostrata interessata al percorso che stavamo facendo.



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