“No way, Norway!”

La Norvegia meridionale e occidentale in 7 giorni
Scritto da: Silvia Avo
no way, norway!
Partenza il: 08/04/2009
Ritorno il: 15/04/2009
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
Arrivo. Arrivo a Sandefjord Torp Airport*, ore 20:00 con volo Ryanair. Ritiriamo l’auto, una Skoda Fabia, nel parcheggio dell’aeroporto e ci dirigiamo subito verso l’hotel che abbiamo riservato dall’Italia per la prima notte, Dalsroa Pensjonat (camera da 4 persone, 1090 NOK , colazione 50 NOK a testa), un po’ difficile da raggiungere, soprattutto quando cala il buio, in mancanza di illuminazione (infatti abbiamo dovuto chiedere indicazioni al benzinaio del paese) ma nel complesso le camere sono molto pulite con colazione fai da te e internet gratuito.

*Questo aeroporto dista 2 ore di viaggio dalla città di Oslo; io ho preso un autobus Torp-Ekspressen per raggiungerlo. Nello stesso giorno ho visitato Oslo sotto una pioggia torrenziale e un po’ di fretta per cui preferisco non includere la città nel resoconto del viaggio.

Giorno 1. Partenza verso le 8 in direzione Stavanger. Oggi vogliamo percorrere tutta la strada che costeggia il sud della Norvegia e imboccare la famosa Nordsjøvegen, la strada del Mare del Nord, 430 km circa da Kristiansand a Haugesund.

Imbocchiamo la E18, splende il sole (al contrario di ieri sera, quando abbiamo dovuto raggiungere l’hotel fra nebbia e buio ) e con qualche sosta per ammirare alcuni laghetti sul tragitto e un’inaspettata “fotografia” dell’autovelox (scopriamo poi che in Norvegia tutti gli autovelox sono segnalati, basta diminuire la velocità quando si incontra il cartello segnaletico e aspettare di incontrare l’autovelox..e basta non distrarsi troppo, specialmente sulle strade principali, come quelle europee), arriviamo a Kristiansand verso mezzogiorno, giusto in tempo per fare un mini picnic su una panchina sul lungomare (il parcheggio in Norvegia nei giorni festivi e alla domenica è gratuito ovunque, mentre durante la settimana in centro città si paga). Kristiansand è veramente una cittadina deliziosa, la piazza principale con una deliziosa chiesetta e un parchetto a fianco con le aiuole in fiore (per questo è chiamata “la città dei fiori”) è molto caratteristica. Un consiglio che pensiamo valga per qualunque città si visiti, non solo in Norvegia, è perdersi per le stradine e godersi l’atmosfera che si respira.

Dopo circa un’oretta, riprendiamo la E18 e dopo un bel po’ di chilometri, a Vigeland tagliamo a sinistra e ci dirigiamo verso il faro di Lyndesnes (Lyndesnes fyr) che raggiungiamo verso le 3 senza nessun problema. Questo luogo è il punto più meridionale della Norvegia e si trova su una penisola che si protende nel Mare del Nord. Per accedervi bisogna pagare e si possono visitare il museo e salire in cima al faro, dove si gode di una bella vista sul mare aperto.

Non sostiamo molto al faro; purtroppo la strada è ancora lunga. Ritorniamo sui nostri passi (E18) ma questa volta, giunti a Flekkefjord (1 ora e un quarto) decidiamo di prendere la Rv44, una strada che si inerpica fra gli altipiani e segue la linea della costa. Vale la pena di far sosta a Jøssingfjord per fotografare le casette di Helleren, costruite nel XIX secolo a ridosso della montagna sotto un ampio sperone di roccia, affinché fossero protette dalle intemperie ed in effetti sono ancora in piedi. All’interno si trovano alcuni oggetti e accessori che venivano usati dagli abitanti di un tempo.

Proseguiamo il tragitto e ci godiamo il paesaggio che varia di momento in momento, mai uguale, a seconda che la strada devi verso l’interno oppure fiancheggi la costa. Nel mentre telefoniamo a un campeggio poco prima di Stavanger, per essere sicuri di trovare posto e soprattutto che in questo periodo sia aperto (alcuni campeggi aprono verso maggio e in altri, nonostante siano aperti, si rischia di trovare la reception chiusa molto prima delle 6. Spesso lasciano un biglietto con un numero da chiamare, ma è sicuramente meglio contattarli in anticipo prima di perdere inutilmente tempo in modo da concordare a che ora l’addetto alla reception vi incontrerà per consegnarvi le chiavi). Arriviamo al “Sandnes Hytte- og campinganlegg” (Volstadskogen) alle 9 circa, sfiniti dopo questa prima lunga giornata, ma rimaniamo al quanto delusi dalla nostra sistemazione (che purtroppo ispezioniamo a pagamento concluso!). A parte il caratteristico tetto in erba di molte case norvegesi, la “cabin” (così vengono chiamati questi mini appartamenti, spesso piccole casette a se stanti, o a schiera) dove passiamo la notte e il bagno in comune sono piuttosto sporchi.

Giorno 2. Per nulla scoraggiati dalla sistemazione ( a dir il vero inaspettata in un paese come la Norvegia) e dal cielo grigio che promette pioggia, ci alziamo di buon’ora e ci rimettiamo in macchina. Direzione Preikestolen. Passando per Stavanger, una cittadina piuttosto grande comparata ai centri finora visitati e, forse a causa del tempo uggioso, un po’ anonima, non facciamo soste e decidiamo di prendere direttamente il traghetto per Tau (40 minuti, 110 NOK per macchina compreso autista, e 30 NOK per passeggero). Sbarcati a Tau, imbocchiamo la 13 in direzione Sandnes e poi seguiamo le indicazione che conducono al parcheggio del Preikestolen (80 NOK). Da qui il viaggio prosegue a piedi verso la famosa roccia sporgente la cui fotografia senz’altro compare su tutti i cataloghi riguardanti i fiordi norvegesi. Il percorso presenta dei tratti piuttosto ripidi e rocciosi (consigliamo scarponcini da trekking) ma se si è allenati quel tanto che basta, si raggiunge la meta, “il pulpito di roccia” (roccia a picco sul fiordo chiamata così per la sua conformazione) in circa 2 ore – 2 ore e mezza. Benché il sole faccia capolino a sprazzi, il percorso ci regala degli scorci molto suggestivi, soprattutto nell’ultimo tratto, e una volta arrivati in cima, godiamo di un paesaggio senza eguali con vista sul Lysefjord e siamo contenti di essere fra i primi a raggiungere il bordo del pulpito, da cui ci sporgiamo piano piano, 600 metri di strapiombo fanno venire le vertigini a chiunque! In poco tempo la roccia si riempie di turisti e norvegesi che corrono lungo il tragitto, raggiungono la cima e poi tornano indietro. E incontro pure il mio amico austriaco Christoph, quando si dice che il mondo è piccolo! Consumiamo un pranzo al sacco seduti di fronte al magnifico paesaggio e a malincuore discendiamo verso la nostra Fabia che ci aspetta al parcheggio, dove ci prendiamo una seconda sosta al ristorante del Preikestolen Fjellstue, di fronte a un laghetto incorniciato dalle montagne circostanti.

Risaliamo in macchina verso le 3 e seguiamo la 13, direzione Hjelmeland – Sand. Giunti a Hjelmeland, prendiamo un traghetto (spesso è l’unico mezzo per spostarsi da un luogo all’altro se si viaggia lungo la costa, poiché evita inutili e interminabili zig zag) fino a Nesvik e continuiamo sulla 13. Il sole splende ed è un piacere viaggiare su questa strada senza traffico (sarà che a Pasqua non c’è in giro nessuno) a ridosso di laghetti con la superficie ancora ghiacciata, circondati da rilievi i cui fianchi sono ricoperti di lingue di neve che quasi si immergono nell’acqua salata. A Berge proseguiamo sulla 13 fino ad arrivare a Horda dove imbocchiamo la E134 per andare a Røldal, località sciistica piuttosto frequentata dai norvegesi, tanto che tutti i campeggi consigliati dalla nostra guida non disponevano più di “cabin” libere per la notte, sarà che siamo arrivati verso le 6 e come al solito tutte le reception son chiuse e pure i ristoranti servono solo caffè e torte. Il benzinaio ci consiglia di dirigersi verso Hordalia per trovare un hotel. Facciamo come ci dice. Nel buio scorgiamo un edificio in tutto e per tutto simile a un hotel. Ci fermiamo per chiedere una stanza, ma con molta sorpresa ci accoglie una signora bionda piuttosto arzilla che ci spiega che questo posto è casa sua (è un vecchio hotel dell’800 che la sua famiglia ha comprato in anni recenti e sta ristrutturando, e qui ci passano le vacanze invernali) ma che possiamo tranquillamente fermarci a dormire poiché dispongono di camere libere. Al momento non riusciamo a crederci (capiterebbe mai una cosa simile in Italia?) ma siamo in Norvegia e questo paese e i suoi abitanti sono veramente pieni di sorprese. Increduli, scarichiamo i nostri pochi bagagli e la figlia della proprietaria si offre di prepararci i letti, mentre la gentilissima signora bionda ci mostra i bagni e la cucina e ci dice che possiamo usufruirne, insomma “fate come a casa vostra”. Meglio di così non poteva andare. Un po’ intimiditi prepariamo qualcosa da mangiare e conosciamo la famiglia al completo, marito, altri figli e un nipotino che giocano a carte nel salotto affianco. Tutto è arredato con gusto e l’atmosfera che si respira è veramente piacevole e tranquilla. Ci viene offerto un bicchiere di vino, e poi il caffè..noi contraccambiamo con dei dolcetti tipici comprati oggi a una stazione di benzina. Dopo una doccia veloce, ci corichiamo verso le 10, esausti dopo la lunga giornata di oggi, ma molto felici e al calduccio.

Giorno 3. Dopo una notte da re, facciamo colazione e lasciamo 100 NOK alla proprietaria nonostante abbia insistito perché non pagassimo. Ci spiega che siamo i secondi stranieri a dormire qui, dopo due ragazze australiane che facevano l’autostop in queste zone. Tutti i soldi guadagnati finora, non molti ovviamente, vengono riposti in una cassetta e la famiglia deciderà poi cosa farne, probabilmente verranno usati per ristrutturare ulteriormente l’edificio. Dopo i saluti e i ringraziamenti, partiamo: questa volta la nostra meta è Bergen. Seguiamo la E134 fino a Skare, dove deviamo sulla 13 in direzione Odda. Proseguiamo sulla 13, fiancheggiando il Sørfjord, strada molto scorrevole e gradevole. Arrivati a Brimnes, decidiamo di far tappa alle Vøringsfossen, le cascate più alte della Norvegia, ma, dopo aver percorso una strada tutta a tornanti e gallerie, sorpresa, le cascate non sono in funzione, ebbene sì, perché scopriamo più avanti dopo ricerche online che il flusso delle cascate è regolato da una società idroelettrica che le “aziona” solo nella stagione turistica, ossia quella estiva. Ci spingiamo addirittura più in avanti, per ammirare in ogni caso il salto delle Vøringsfossen dall’alto, ma la via è bloccata dalla neve, quindi marcia indietro e ritorniamo sui nostri passi, comunque soddisfatti poiché il paesaggio è molto caratteristico e ancora ricoperto di neve. A Brimnes prendiamo il traghetto fino a Bruravik e proseguiamo sulla 7 verso Bergen. Questa strada costeggia l’Harganderfjord e sarebbe stata ancora più bella se non avesse improvvisamente incominciato a piovere. Per nulla intimiditi dalla pioggia, ci fermiamo ad ammirare delle cascate sul percorso, le Steindalfossen, dietro le quali si può camminare. Riprendiamo in mano il volante e via verso la E16. Queste cascate non sono le uniche sul nostro cammino, in questa stagione la neve comincia appena a sciogliersi e l’acqua si infila in ogni incavatura che trova nelle pareti rocciose che incorniciano la strada . Giunti a Nordvik , prendiamo la E16, direzione Bergen fino ad arrivare in città. Come prima cosa telefoniamo al campeggio prescelto (Montana Vandrerhjem) per assicurarci una camera. Poi con tutta calma parcheggiamo vicino al centro (gratis perché sono giorni festivi) e ci buttiamo alla scoperta di questa città, un po’ abbandonata sotto Pasqua e sotto una pioggerella leggera che non dà nemmeno fastidio. Certo, il Brygge col sole farà sicuramente un altro effetto ma non ci dispiace affatto neanche così, coi negozi tutti chiusi, quindi abbiamo tutta la tranquillità di girarcelo completamente soli. Il mercato del pesce, il Torget, purtroppo non c’è, quindi camminiamo fino alla cattedrale, molto carina la passeggiata che porta fino in cima. Continuiamo a camminare per le vie di Bergen, senza una meta precisa, e passiamo per il Gamle (la città vecchia). Torniamo alla macchina e un po’ stanchi puntiamo diretti al nostro ostello che si trova sulla collinetta che sovrasta Bergen, quindi, nonostante avessimo rinunciato a un giretto panoramico sulla cremagliera di Fløibanen a causa della pioggia, godiamo comunque di una bella vista sulla città. Le camere di questo ostello sono molto essenziali, noi abbiamo optato per una con bagno in camera (alcuni amici mi hanno detto che il bagno in comune aveva problemi e non ne sono rimasti soddisfatti) e abbiamo usufruito della cucina in comune. I fornelli sono a pagamento (anche internet) ma il tempo è stato sufficiente per cucinare una bella pasta e il salmone. Appena riempito lo stomaco non ci resta che ritirarci in camera per programmare il viaggio per i giorni successivi.

Giorno 4. Sveglia presto come sempre, colazione e ci dirigiamo verso Voss prendendo la E16. Anche oggi la giornata inizia con un po’ di pioggia, fino a Voss non ne vuole sapere di smettere, continuiamo fino a Vinje e ancora fino a Gudvangen, sostando in punti panoramici come la cascata Tvindefossen, una forza della natura. Arriviamo a Gudvangen purtroppo dopo le 11, ora in cui parte uno dei due traghetti in funzione in questo periodo che coprono la tratta turistica Gudvangen – Flåm, solitamente inclusa nel cosiddetto tour “Norvegia in un guscio di noce”, che parte da Oslo o da Bergen. Veniamo a sapere da una ragazza italiana molto gentile che lavora nel negozio di souvenir che il secondo traghetto parte da Flåm alle 3. Dopo un lauto pranzo nell’unico ristorante a Gudvangen con vista sul fiordo (arredato alla “vichinga”, probabilmente adibito più che altro a banchetti organizzati), ci spostiamo a Flåm, ci informiamo su dove passare la notte, visitiamo il museo dedicato al famoso treno panoramico che collega Myrdal a Flåm e ci imbarchiamo. Il tempo non è dei migliori, ma nonostante la pioggia restiamo tutto il viaggio all’aperto perammirare il paesaggio, soprattutto il punto in cui si passa attraverso il braccio più stretto del Sognefjord, il Nærøyfjord. Vista la stagione, dalle pareti delle montagne circostanti scendono una miriade di rigagnoli e cascate e la neve a volte si immerge fino in mare. L’aspetto più affascinante, non solo in questo fiordo, sta nello specchiarsi del paesaggio nell’acqua che essendo immobile riflette perfettamente ogni particolare. Arriviamo a destinazione alle 5 circa, bagnati ma soddisfatti, e aspettiamo il bus che ci riaccompagna a Flåm. Nel mentre compriamo qualche souvenir e ci facciamo consigliare dall’italiana che ci lavora i luoghi da visitare nei dintorni. Prendiamo il pullman alle 7 circa e in poco tempo ci ritroviamo nella nostra cabin molto confortevole nel campeggio “Flåm camping & youth hostel”.

Giorno 5. Oggi è una bellissima giornata. Dopo colazione partiamo presto e seguendo le indicazioni della ragazza italiana di ieri, ad Aurland prima della galleria giriamo a sinistra quando incontriamo il cartello giallo che indica “Onstad”, passiamo un ponte e alcuni supermercati sulla sinistra e in 30 minuti di strada salendo raggiungiamo il punto panoramico chiamato “Aurland panorama”: consiste in un ponte proteso verso il braccio del fiordo da cui si gode di una vista magnifica, specialmente nei giorni limpidi come oggi. Decidiamo di continuare a salire per questa strada e scopriamo che è la famosa “Snøveien” (strada della neve) che però dopo un quarto d’ora si blocca per la troppa neve, ma ne è valsa la pena arrivare fin qua, tutta una distesa di neve solo a un centinaio di metri di altezza dal fiordo!

Facciamo dietrofront e imbocchiamo il tunnel più lungo del mondo, 24, 5 km, non finisce più in effetti, solo delle piccole caverne illuminate di blu spezzano il tragitto e lo rendono meno monotono.

Dopo il tunnel proseguiamo per la E16 e poi prendiamo la 5 ad Eri, arrivando ad Aspevik dove ci imbarchiamo sul traghetto per Kaupanger e appena scesi, ci addentriamo in paese per vedere una delle numerose stavkirke che si incontrano in Norvegia, chiese medievali completamente in legno molto particolari. Eccoci di nuovo in cammino sulla 5 diretti verso Fjærland, passando per un paesaggio innevato con i soliti laghetti ghiacciati. Giunti a Fjærland paghiamo il pedaggio e chiediamo se le strade che portano vicino alle lingue del ghiacciao Jostedalsbreen sono aperte. Solo una è aperta parzialmente, quella che conduce al Bøyabreen, segnalata da un cartello ben visibile dalla strada. Ci fermiamo con la macchina dove inizia la neve e proseguiamo a piedi verso la lingua del ghiacciaio, seguendo le orme di qualche racchetta da neve. Arriviamo veramente vicino al ghiacciaio che inizia a sciogliersi in alcuni punti provocando piccole frane qua e là sotto il calore del sole.

Ci rimettiamo in cammino sulla 5 fino a Skei, prendiamo la E39 per Sandane e prendiamo il traghetto da Sandane a Lote. Dopo un breve tratto siamo a Nordfjorddeid e proseguiamo ancora verso Måløy sulla strada che dà sul Nordfjord. Nonostante questo fiordo non sia particolarmente famoso, secondo il nostro parere merita molto, specialmente quando c’è il sole ed ogni particolare si riflette nell’acqua verde-blu. Arriviamo a Måløy a metà pomeriggio, telefoniamo a un campeggio per prenotare una notte in cabin e incominciamo a girare per l’isoletta su cui si trova questa città, alla fine del Nordfjord sull’oceano. Prima tappa, “Kannesteinen”, una formazione rocciosa a forma di fungo molto particolare (su cui non riusciamo a salire per la corrente del mare, sarà per la prossima volta!). Seconda tappa, “Refviksanden”, una spiaggia di sabbia bianca lunga un chilometro popolata di gabbiani e pulcinelle di mare. Qui ci prendiamo una lunga pausa, il sole ci regala delle fotografie molto belle nonostante la temperatura non ci permetta di toglierci le felpe. Terza tappa, il faro di Kråkenes (dove avevamo intenzione di passare la notte inizialmente, ma si è poi rivelato un po’ costoso). Il paesaggio che si gode percorrendo la strada che porta qui ricorda vagamente un’isoletta greca, dai colori brulli ai mulini a vento bianchi prima di raggiungere il capo dove si trova il faro, battuto da un venticello che non ci fa rimpiangere il fatto di aver scelto lo “Steinvik Camping”, dove arriviamo verso le 8 e scegliamo di passare la notte in una cabin molto carina e spaziosa da cui ci godiamo un bellissimo tramonto.

Giorno 6. A malincuore lasciamo questa isoletta incantevole e ripercorriamo la 15 direzione Nordfjordeid. Proseguiamo sempre sulla 15, passando Stryn, Lom, Vågåmo, fino a raggiungere la E6 direzione Lillehammer, nostra prossima meta in modo da avvicinarsi sempre più a Sandefjord, dove dovremo riconsegnare la macchina e dove i miei genitori prenderanno l’aereo di ritorno per l’Italia domani sera. Addentrandoci e risalendo le alture verso l’interno, incontriamo nuovamente ancora tanta neve e suggestivi paesaggi montani.

Raggiunta Vinstra sulla E6, piuttosto in anticipo sulla tabella di marcia, vorremo tentare di percorrere la Peer Gynt veien, come la guida suggerisce. A Vinstra deviamo sulla 255 e poi seguiamo semplicemente le indicazione per “Peer Gynt vegen” anche se piuttosto confuse, tant’è che dopo uno sterrato ci troviamo a un incrocio dove ritroviamo cartelli che ci rimandano indietro. Fermiamo una macchina e chiediamo spiegazioni, ci dicono che la strada che vorremo percorrere è chiusa per la neve, quindi decidiamo di ritornare alla E6, che fiancheggia laghi stretti e piuttosto estesi in lunghezza, dando quasi la sensazione di trovarsi di nuovo sui fiordi, nonostante il cambiamento del paesaggio sia notevole. È un po’ monotono a dir il vero più ci si allontana dalla costa, ma comunque piacevole.

Arriviamo a Lillehammer nel pomeriggio. Non ne abbiamo un’ottima impressione (le olimpiadi del ’94 hanno lasciato ben poche tracce per la città) e inoltre il cielo è coperto purtroppo.

Visitiamo i trampolini di lancio per gli sci, non sono in funzione in questa stagione, perché la neve si sta ancora sciogliendo. Scendiamo e risaliamo le scale a fianco dei trampolini e ci sediamo fra gli spalti da dove si ha una vista panoramica sulla città. Decidiamo di passare la notte in un campeggio fuori città, più a contatto con la natura. Per cui incominciamo la ricerca, optando alla fine per il “Furuodden Camping”, niente di speciale, ma direttamente sul lago ghiacciato su cui volendo si possono far due passi con cautela anche in pieno aprile. Prima di mangiare facciamo una passeggiata nei dintorni, sembra che su Lillehammer regnino dei nuvoloni grigi mentre in lontananza il sole regala i suoi “ultimi” bagliori (alle 10 è ancora piuttosto chiaro!).

Giorno 7. Sveglia presto e via diretti al Sandefjord verso sud, dopo una breve sosta alla stazione di Lillehammer dove mi divido dai miei genitori per prendere il treno per Trondheim. Da lì loro hanno imboccato la E6 fino a Oslo per poi proseguire sulla E18 in direzione dell’aeroporto minore della città,dove partono e arrivano i voli lowcost. Qualche breve pausa lungo il tragitto in punto particolarmente suggestivi, deviando leggermente rispetto alla E18 per poi ritornarci e arrivare all’aeroporto, dove consegnata la macchina, i miei si sono imbarcati su un volo Ryanair di ritorno in Italia.



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