Scandinavia per bambini di e non solo

Premessa Erano molti anni che sognavo di visitare i paesi scandinavi e di raggiungere il mitico Capo Nord. In questo sogno ho coinvolto la mia compagna, Mariagrazia: tanto che, a forza di parlarne, il sogno è diventato anche suo. Nel 2004, abbiamo accantonato momentaneamente il progetto, in occasione della nascita di nostro figlio, Pietro....
Scritto da: ricca64
scandinavia per bambini di e non solo
Partenza il: 24/06/2009
Ritorno il: 07/07/2009
Viaggiatori: fino a 6
Premessa Erano molti anni che sognavo di visitare i paesi scandinavi e di raggiungere il mitico Capo Nord. In questo sogno ho coinvolto la mia compagna, Mariagrazia: tanto che, a forza di parlarne, il sogno è diventato anche suo. Nel 2004, abbiamo accantonato momentaneamente il progetto, in occasione della nascita di nostro figlio, Pietro. Momentaneamente significa che abbiamo aspettato che il piccolo raggiungesse i 5 anni e, soprattutto, abbiamo aspettato di vedere che “tipo” era, cioé, se fosse stato gestibile in un viaggio così lungo e faticoso (anche se alla fine ci siamo resi conto che è stato molto meno faticoso di quanto temevamo). Pietro è un bambino molto intelligente e molto “gestibile”: non c’abbiamo messo molto a coinvolgere anche lui nel progetto. Naturalmente il “progetto” si è sviluppato tenendo conto delle sue esigenze e delle sue inclinazioni (leggi passione per le avventure dei Pirati e di Pippi Calzelunghe). E così ci siamo messi al lavoro (durato parecchi mesi invernali), calcolando le varie tappe in funzione delle cose che volevamo vedere e dei tempi di spostamento, prenotando i voli di andata e ritorno, il volo interno in Norvegia, l’auto a noleggio, tutti gli alberghi e perfino il tragitto in treno per raggiungere l’aeroporto di Oslo Torp dal quale siamo rientrati a Pisa. Prima tappa: Pisa – Billund (Legoland) Siamo partiti da Pisa nel tardo pomeriggio ed arrivati a Billund in serata. Pernottamento all’Hotel Zleep: carino, nuovissimo e non eccessiamente costoso. Soprattutto molto comodo: è raggiungibile a piedi dall’aeroporto. Al mattino primo impatto con il variegato ed abbondante breakfast scandinavo (però ci siamo abituati velocemente), ritiro dell’auto a noleggio e poi un giro per il paesino in attesa dell’apertura del parco di Legoland. Nonostante sia Giovedì, c’è una grande folla alle casse del parco, ma le file sono ordinate e silenziose (cosa che noteremo in tante altre situazioni durante il viaggio). Il biglietto di ingresso è abbastanza costoso, ma non esagerato, se lo rapportiamo ad altre nostre simili strutture. E poi, il prezzo vale il prodotto: Legoland è un parco molto esteso, ricco di attrazioni e giochi per tutte le età, negozi per acquistare gadget e materiale (tra cui i mitici “mattoncini” a peso !), bar e posti per mangiare, in vari stili e per tutti i gusti. Ma la caratteristica più suggestiva del parco è la minuziosa ricostruzione con i mattoncini di scenari (meravigliosa la grotta dei pirati che si visita con mini-battelli), intere città (es. Bergen), monumenti (es.la Statua della Libertà). Inutile dire che abbiamo faticato molto a convincere Pietro ad andar via: erano le 5 del pomeriggio, quasi orario di chiusura, e dovevamo rimetterci in marcia. Partiamo in direzione Copenhagen e, dopo il lungo ponte (18 km) e meno di 2 ore di auto, ragiungiamo Korsor, dove pernottiamo in un piccolo hotel, dopo una deliziosa cena preparataci dalla proprietaria a base di insalatona di pollo e verdure al vapore. Seconda tappa: Copenhagen – Lund Ripartiamo intorno alle 9 e poco dopo le 10 siamo a Copenhagen. Approfitto per fare un’annotazione sulla viabilità scandinava: le strade extraurbane sono quasi sempre a 4 corsie o a doppia corsia alternata (in Svezia soprattutto) e, anche in caso di corsia unica (alta Finlandia, zona dei Fiordi Norvegesi) sono percorribili con normale attenzione e rispettando i limiti (occhio agli autovelox, sono dappertutto). Il traffico non è mai caotico, nemmeno nei centri delle grandi città. In 2 settimane crediamo di non aver mai sentito un clacson ! Ma la cosa che mi ha “commosso” è il fatto che i veicoli pesanti o particolarmente lenti si accostano, quando possibile, per permetterti il sorpasso senza pericolo. Gli unici pedaggi che abbiamo pagato sono stati quelli per attraversare i mega-ponti ed il tunnel per l’isola di Mageroya verso Capo Nord (in media intorno ai 20/23 euro). Ma torniamo a Copenhagen. Tempo buono, sole più che tiepido. Parcheggiamo nei pressi del pittoresco Kastellet, una storica caserma dell’esercito reale danese ancora operativa, nei pressi del sito dove si può visitare la Sirenetta, che non è granché, ma non si può dire di essere stati a Copenhagen senza averle dedicato almeno un paio di scatti. Avendo un solo giorno a disposizione, e non potendo permetterci grandi camminate, optiamo per un giro sul CitySightseeing (con guida vocale in italiano) ed uno col battello sui canali. Tanto basta per gustarci i punti più belli della città, che risulta molto suggestiva, con un mix equilibrato di architettura tradizionale e costruzioni modernissime. Intorno alle 17 lasciamo la Danimarca e, attraverso il mitico ponte (in parte tunnel sottomarino) per Malmoe, raggiungiamo la Svezia. Ceniamo (lasagne alla bolognese per il piccolo e pizza più che decente per noi) e pernottiamo a Lund, cittadina nel sud-ovest. Terza tappa: Granna – Visingso – Stoccolma Al mattino, di buon ora, ci mettiamo in marcia in direzione Stoccolma. La nostra guida ci segnala che lungo il percorso, all’altezza del grandissimo lago Vattern, c’è una pittoresca cittadina-porticciolo (Granna) dalla quale si può prendere il traghetto (ci sono partenze ogni mezz’ora e la traversata è di circa 20 minuti) per raggiungere l’isola di Visingso. Decidiamo di seguire il consiglio e scopriamo un piccolo angolo di paradiso. L’isola è abbastanza grande, abitata, ricchissima di vegetazione: ma il pezzo forte sono i resti di un antico castello medievale, un tempo rifugio della famiglia reale in periodo di guerra. Ci permettiamo anche una passeggiata tra i boschi ed un veloce pranzo a base di frutta e gelato. Riprendiamo la marcia nel pomeriggio e, in un paio d’ore, siamo all’hotel di Stoccolma per una indispensabile doccia. E’ Sabato sera e fa un caldo eccezionale (quasi 30 gradi): la capitale brulica di gente. Ci perdiamo un po’ nel traffico, anche perché ci sono molte deviazioni per lavori che il nostro navigatore non conosce, ma, come detto, niente panico e niente clacson… Ceniamo in un locale pseudo-italiano gestito da pakistani: il risultato, anche qui, non è male. Poi a dormire. Il mattino attraversiamo la città (questa volta semi-deserta, è Domenica) e raggiungiamo l’isola di Djurgarden, la nostra mèta. Anzi la mèta è tutta di Pietro. Partiamo dalla visita al museo Junibacken, dedicato alla scrittrice Astrid Lindgren e alla sua più famosa creatura, Pippi Calzelunghe. In realtà non è solo un museo, ma un divertente mini-parco, con ambientazione delle favole ricreate in cartapesta ed ammirabili attraverso un tour su una specie di “seggiovia”… Molto coinvolgente. Ma la cosa che lascia senza fiato il piccolo è senza dubbio la realistica ricostruzione di Villa Villacolle, la casa di Pippi: qui i bambini possono scatenarsi in giochi e travestimenti… Divertentissimo. Dopo aver “strappato” Pietro a Junibacken (che si era tra l’altro riempito fino al limite), andiamo a visitare il Vasamuseet, museo dedicato alla maestosa nave affondata nel porto di Stoccolma proprio il giorno del suo varo (l’anno è il 1628). La nave è stata completamente recuperata e “rimontata”… Grandioso. Il museo è arricchito da tutta una serie di elementi interessantissimi, dagli originali del progetto di costruzione, agli strumenti usati, fino alla ricomposizione dei resti dei marinai che persero la vita nell’affondamento ed alla ricostruzione dei loro volti…impressionante. Anche questo, imperdibile, per grandi e per piccini. Il terzo angolo dell’isola che scopriamo è il fantastico parco di Skansen. Passeggiare tra i suoi viali, tra animali, boschi e laghetti ci fa dimenticare di essere nel centro di una grande capitale europea. Siamo ormai alle 16 del pomeriggio un veloce passaggio al “tivoli” (leggi: attrazioni per bambini) e poi si riparte. Quarta tappa: Uppsala – Umea – Rovaniemi Questa è stata la fase del viaggio più faticosa, con lunghi spostamenti (oltre 1000 km, lungo la E4). Siamo risaliti per tutta la Svezia orientale, lungo la costa, fino all’ingresso in Finlandia. Per fortuna avevamo calcolato tappe non eccesive (al massimo 6 ore di macchina al giorno) e questo ci ha permesso soste per il riposo e pranzetti in locali tipici (come il fantastico trancio di salmone servitoci a Kalix). E siccome siamo stati fortunati anche dal punto di vista meteorologico (sole e caldo) ci siamo permessi anche uno straordinario fuori-programma: due ore sulla spiaggia di Smitingen, nei pressi di Harnosand, con fugace bagnetto nel Mar Baltico (l’acqua è limpidissima, ma veramente gelida). Dopo aver pernottato ad Uppsala (molto graziosa) ed Umea (un po’ meno) raggiungiamo, il terzo giorno, Rovaniemi, in Finlandia, la città di Babbo Natale. Immancabili la foto “a cavallo” della linea che segna il passaggio del Napapijiri (il circolo polare artico), la visita al “Santa Claus’ Village” (e vai con shopping e souvenirs…), la consegna delle letterine preparate dai compagni di scuola di Pietro al “Santa Claus’ Post Office” e la foto di gruppo con Babbo Natale in persona (!). Quinta tappa: Inari – Capo Nord L’ingresso in Lapponia ci ha presentato un paesaggio diverso da quello svedese dove prevalevano i grandi boschi ed il mare. In Finlandia la vegetazione si dirada pian piano e ogni squarcio di paesaggio è sempre caratterizzato dalla presenza di laghi grandi o piccoli… Sono un’infinità. In Finlandia abbiamo anche fatto conoscenza con le famigerate zanzare scandinave (non manchino mai nel bagaglio repellenti e lozioni antistaminiche). Ma torniamo all’itinerario. Lasciata Rovaniemi risaliamo ancora la Lapponia per circa 320 km (ora siamo sulla E75) e raggiungiamo Inari, piccolo centro sulle rive dell’omonimo lago. Durante questo trasferimento incontriamo numerosi tradizionali villaggi Sami e una quantità enorme di renne che passeggiano lungo la statale e ogni tanto la attraversano, risultando una delle cause più frequente di incidente stradale. Un po’ a malincuore, la sera a cena, decido di assaggiare un pezzettino della loro carne, apprezzata inaspettatamente anche da Pietro. E’ molto buona, ma confondibile con altri tipi di cacciagione. Mariagrazia, invece, opta per una prelibata zuppa di pesce lacustre. Il mattino successivo ripartiamo alla volta della Norvegia: superiamo il confine a metà mattinata e, dopo circa un’ora e mezza, il paesaggio cambia di nuovo. Siamo sul Mare di Barents e questi sono i nostri primi Fiordi. Siamo senza parole. Purtroppo la nostra fortuna meteorologica finisce: comincia a piovigginare, il cielo è plumbeo e la temperatura precipita a 6 gradi. Solo 2 giorni prima avevamo il climatizzatore acceso in auto, ora dobbiamo accendere il riscaldamento. Risaliamo la penisola che culminerà con il tunnel per Mageroya e all’ora di pranzo decidiamo di fermarci in un minuscolo ma bellissimo villaggio di pescatori, Repvag. Il ristorante è uno dei ricordi più belli del viaggio: la sala da pranzo si trova su una palafitta, mangiamo una memorabile zuppa di granchio e merluzzo con verdure varie, con il sottofondo delle onde sotto il pavimento e il verso dei gabbiani che volteggiano intorno alle barche che sono rientrate dalla pesca. Dopo pranzo riprendiamo il nostro viaggio e finalmente attraversiamo il tunnel sottomarino (inquietante e affascinante, quasi un quarto d’ora sapendo di avere sopra la testa… Il fondo del mare…). Nel primo pomeriggio raggiungiamo Honningsvag, il capoluogo dell’isola dove attraccano le navi da crociera e il famoso battello postale dei Fiordi, e poi il villaggio dove passeremo la notte, Skarsvag. Abbiamo prenotato un appartamentino (cameretta, bagnetto e cucinotto) tutto in legno (anche il letto a castello) nel delizioso Mini-Motellet. Il villaggio sembra l’ambientazione di una favola: dalla nostra finestra si ammira un laghetto presumibilmente molto pescoso, vista la quantità di uccelli di varia natura che viene a fare provviste, e sullo sfondo prati fioriti e collinette, ancora un po’ imbiancate dall’ultima neve, dove diverse decine di renne pascolano tranquillamente. Una doccia ben calda e poi via… È il grande giorno… Lo abbiamo atteso così tanto. Skarsvag dista da Nordkapp circa 15 km. La strada per arrivare è tortuosa, ma molto suggestiva. Il paesaggio che la contorna è lunare e desolato: ci rendiamo conto che stiamo entrando in un altro mondo. Intanto la temperatura è ulteriormente scesa a 3 gradi. Per accedere al promontorio e al mitico “Globo” occorre passare attraverso il “parco”, infatti lungo la strada si trova la biglietteria. L’accesso (ticket family) ci costa circa 55 euro ed ha validità per 48 ore. Per i camperisti, infatti, c’è un apposito spazio dove trascorrere la notte. Dopo aver parcheggiato, entriamo attraverso l’ingresso principale e, superato l’androne, usciamo nel piazzale-promontorio dove domina il Globo, monumento simbolo di Nordkapp. Dopo le foto di rito, ci accostiamo alla rete di recinzione e ci affacciamo sul ripido costone che segna la fine dell’Europa. All’orizzonte solo il mare plumbeo, come il cielo, e… Il Polo Nord. E’ un’emozione indescrivibile. Anche il piccolo è emozionato e, a suo modo, si rende conto di vivere un’esperienza straordinaria. Pioviggina ancora, il vento ci gela le mani, siamo vestiti come nella più rigida delle nostre giornate invernali, ma non abbiamo portato i guanti (errore…) Rientriamo (all’interno la temperatura è decisamente gradevole) e cominciamo la visita. Il parco consiste in una struttura che comprende un fornitissimo (e costosissimo) negozio di souvenir, un vero ufficio postale (da dove spediremo diverse decine di cartoline), una piccola cappella, varie ricostruzioni di episodi storici che riguardano Nordkapp, un piccolo museo dedicato ad un imperatore thailandese che vi ha fatto visita, una sala di proiezioni (dove assistiamo ad un bellissimo documentario sulla vita degli abitanti dell’isola di Mageroya), un bar con poltroncine disposte di fronte ad un’enorme vetrata che permette di vedere, quando possibile, lo spettacolo del sole fino a mezzanotte ed un ristorante a buffet (il prezzo, 45 euro, non è esagerato, tenuto conto dell’offerta, dello scenario e del fatto che i bambini non pagano). Dopo cena il tempo migliora, le nubi si squarciano un po’ ed il sole filtra a sprazzi. Torniamo fuori, sul piazzale, e qui abbiamo l’occasione per fare fotografie a panorami naturali non comuni ed agli altri monumenti che si trovano all’esterno. Niente classico sole di mezzanotte ma ciò a cui assistiamo ci basta davvero. Sono le 22,30, siamo spossati, rientriamo al Motellet, siamo felici. Sesta tappa: Alta – Tromso Al mattino facciamo colazione utilizzando la piccola cucina: ci fanno compagnia i gabbiani che volteggiano sul laghetto e le renne che gironzolano nei prati adiacenti. Ci mettiamo in macchina, adesso comincia il viaggio di ritorno (anche se è strano pensarlo, siamo a quasi 4000 km. Da casa). Ripercorriamo il tunnel a ritroso, seguiamo la E69 fino al bivio per Alta. La strada non è proprio rettilinea, ma tenendo conto che stiamo percorrendo la “statale dei Fiordi” è sopportabile: addirittura il limite di velocità rimane a 90 km/h. In circa 4 ore di altri paesaggi mozzafiato, arriviamo ad Alta, che non è granché. L’unica visita che avevamo in programma, il museo delle pitture rupestri presso l’area archeologica di Hjemmeluft, salta per le pessime condizioni del tempo (la temperatura è leggermente risalita ma continua a piovigginare). Allora approfittiamo per un veloce pranzo a base di frutta, acquistata presso un minimarket della Coop norvegese e poi ci rifugiamo nella camera prenotata al Barstua Guesthouse (molto carino, con la simpatica proprietaria che ci ha rifornito il frigo di cose buone sia per la cena che per la colazione) e ci concediamo una mezza giornata di strameritato riposo. L’indomani partiamo presto in direzione Tromso: altri 310 km. Di strada meravigliosa tra Fiordi, laghetti, boschi e… Traghetti… Infatti lungo il tragitto, per accorciare molto il percorso stradale, occorre imbarcarsi su 2 traghetti . Il primo imbarco è ad Olderdalen (poco più di mezz’ora) ed il secondo a Svensby (qui bastano circa 20 minuti). L’organizzazione è tipicamente scandinava: il biglietto è acquistabile direttamente a bordo anche con carta di credito, gli orari sono coincidenti, nel senso che il secondo traghetto sembra “aspettare” le auto che arrivano dal primo scalo. Nel primo pomeriggio siamo già a Tromso che, invece, è una stupenda cittadina portuale, divisa in 2 parti collegate da un mirabile ponte che raggiunge un’altezza di oltre 100 metri sul mare (e il ponte è anche pedonale). Tromso è considerata la “capitale dell’aurora boreale” e ci appare subito vivace e ricca di cose da vedere (la moderna cattedrale, la funivia che collega la zona portuale della città con un promontorio affacciato sul mare e vari musei). Noi scegliamo di visitare Polaria, il museo dedicato al Polo Nord: al suo interno c’è un bellissimo acquario, la ricostruzione di un accampamento di esploratori, la mostra ornitologica e, naturalmente, l’angolo giochi per i bambini, tra cui spicca, per la gioia di Pietro, il simulatore di navigazione, una postazione dove ci si può realisticamente immaginare di pilotare una nave. Dopo aver cenato in un simpatico ristorante “italiano” a prezzo fisso con penne al pomodoro espresse e pizza, facciamo un giro in centro e lungo il porticciolo, poi a dormire presto, perché domattina ci aspetta una levataccia… Settima, e ultima, tappa: Oslo – Sandefjord – Pisa Sveglia alle 6,15 e di corsa all’aeroporto di Tromso. Riconsegnamo l’auto a noleggio, ringraziandola per l’onorevole servizio (3560 km…) e, puntualissimi, decolliamo sul volo SAS per Oslo Gardemoen alle 8,30. A bordo c’è un pensierino per tutti i bambini (un libricino di giochi e di figure da colorare ed una scatolina di matite) ed una abbondante colazione fredda continentale. Giunti all’aeroporto (che dista circa 50 km dal centro), senza neppure uscire all’esterno , prendiamo il treno NSB per Oslo. Volendo c’è anche la soluzione superveloce, un po’ più costosa, il “Flytoget”, che impega solo 20 minuti. Scendiamo alla stazione centrale, depositiamo i bagagli al servizio automatico, un gelato e poi ci rifugiamo nell’hotel, scelto proprio nelle vicinanze. Visto che la giornata è piovigginosa, approfittiamo per un riposino, poi nel pomeriggio usciamo per gironzolare un po’ per il centro. Visitiamo l”Opera” un maestoso edificio costruito in pietra bianca, marmo e granito che ospita vari spazi espositivi e che declina proprio dentro il mare. Arriviamo fin sopra il tetto, si può ammirare una veduta molto ampia del centro città… Bellissimo. Ceniamo in un ristorante fuori dalla stazione e poi andiamo a dormire. Il mattino dopo passeggiamo per i viali principali del centro: anche ad Oslo ci sono i saldi di fine stagione e facciamo un po’di shopping. Ci concediamo anche un giro in trenino che ci permette di vedere i principali monumenti della città. Nel pomeriggio torniamo alla stazione dove prendiamo il treno per Sandefjord la cittadina del sud più vicina all’aeroporto di Torp. Impieghiamo meno di un’ora e mezza per percorrere i 110 km del tragitto, durante il quale scopriamo piacevolmente la qualità del servizio ferroviario norvegese. I bagni sono pulitissimi, forniti di cassetta del pronto soccorso, scorta di carta igienica e salviette e dispenser di sapone. C’è un distributore a moneta di bevande calde, con libero servizio di zuccheri e bustine di tè di vario tipo. Ed è un normale treno di “pendolari”. Non possiamo evitare di fare un confronto con i nostri treni locali e di pensare che fine farebbero lo zucchero ed il tè, in Italia. Arriviamo alla piccola stazioncina di Sandefjord ed in pochi minuti, a piedi, siamo all’Hotel Atlantic. Questo è l’ultimo del nostro viaggio e senz’altro il più originale. E’ stato ricavato in una ex fabbrica dove veniva lavorata la carne di balena e, praticamente, è un piccolo museo dedicato alla caccia, con attrezzatura marinara, arpioni, ecc… Un po’ macabro, ma interessante. Qui facciamo un’altra scoperta piacevole: gli operatori turistici norvegesi (ma la cosa vale mediamente anche per gli altri 3 paesi) non bramano di spillare soldi ai turisti: la proprietaria non ci fa pagare il letto supplementare per il piccolo (nonostante fosse previsto nella prenotazione) e, dato che fuori continua a piovigginare, ci offre una buona cena a buffet (e questo non era indicato nella prenotazione). Inevitabile un’altro confronto… La sera prepariamo i bagagli e ci perdiamo tutti e tre in considerazioni e scambi di sensazioni sulla nostra piccola “avventura”: siamo molto stanchi, ma felici. Pure Pietro è in vena di divagazioni su ciò che ha vissuto e filmiamo, tra le risate, le nostre impressioni finali. Abbiamo scoperto un mondo diverso, goduto di paesaggi indimenticabili, respirato atmosfere impensate. Abbiamo avuto conferma di molti luoghi comuni sulla scandinavia: tra tutti il senso civico, il rispetto del prossimo e delle cose comuni, la disponibilità “riservata” (nel senso di non rumorosa) delle persone. Al mattino trasferimento in taxi all’aeroporto: ci vogliono crca 15 minuti, costo 22 euro circa, esattamente quanto segnava il tassametro e con tanto di ricevuta fiscale. Altri confonti ? C’imbarchiamo sul volo Ryan Air per Pisa alle 9,25, a mezzogiorno e mezzo atterriamo. Siamo tornati a casa. Conclusioni: un po’ di dati Il viaggio è durato complessivamnte 14 giorni. Abbiamo percorso 3560 km. In auto, 160 in treno e diverse altre migliaia in aereo. E’ stato un viaggio costoso ma meno di ciò che temevamo. Il mito della scandinavia inavvicinabile è stato smentito: basta fare un po’ di attenzione nella scelta dei locali dove mangiare, approfittare delle abbondanti colazioni offerte degli alberghi, acquistare acqua e frutta nei supermercati, quando possibile. Per il resto, i prezzi (alberghi, carburanti, ingressi ai parchi e ai musei, treni) non sono molto superiori ai nostri. Alla fine, considerando tutto quanto, dai voli alla sussistenza, dagli alloggi ai souvenir, siamo riusciti a stare sotto i 5000 euro: una bella botta per il nostro bilancio familiare, ma ci siamo voluti regalare questo, che non considereremo solo un viaggio, ma una vera e propria esperienza.


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