3500 Km in Norvegia

19 Agosto 2005, venerdì Genova > Milano > Oslo > Hamar Questo è il nostro diario di viaggio in Norvegia. Partenza in treno da Genova fino a Milano Centrale (l’Intercity ovviamente parte con quasi un’ora di ritardo, per fortuna conoscendo Trenitalia ci siamo mossi con un certo anticipo), quindi autobus per Malpensa e da lì volo SAS diretto...
Scritto da: fra74
3500 km in norvegia
Partenza il: 19/08/2005
Ritorno il: 28/08/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
19 Agosto 2005, venerdì Genova > Milano > Oslo > Hamar Questo è il nostro diario di viaggio in Norvegia. Partenza in treno da Genova fino a Milano Centrale (l’Intercity ovviamente parte con quasi un’ora di ritardo, per fortuna conoscendo Trenitalia ci siamo mossi con un certo anticipo), quindi autobus per Malpensa e da lì volo SAS diretto per Oslo. Arriviamo all’aeroporto Gardermoen (circa 50 Km a Nord di Oslo) intorno alle 15.30, ritiriamo i bagagli e ci dirigiamo all’ufficio Europcar per farci consegnare la macchina prenotata via Internet: Ford Fiesta azzurro metallizzato nuova fiammante. Il cielo è un po’ nuvoloso ma con molti sprazzi di sereno, la temperatura è mite. Ci immettiamo sulla mitica E6, la strada che collega Oslo alle più remote località del Nord – ben oltre il Circolo Polare Artico – stando molto attenti ai limiti di velocità: l’esperienza fatta in Marocco insegna e per di più pare che qui siano molto severi, non ce la caveremo di certo con qualche centinaio di dirham! Ci rendiamo subito conto che tutto quanto abbiamo letto sulle strade norvegesi corrisponde alla realtà: quella che dovrebbe essere la via principale di tutto il Paese, una volta che ci siamo allontanati dall’aeroporto, si trasforma ben presto in una semplice strada a doppio senso di circolazione, con un limite di velocità che oscilla tra i 60 e i 90 km all’ora. Non esistono vere e proprie autostrade e di conseguenza le distanze si dilatano. Ne avremo la conferma ben presto, soprattutto io che sono alla guida. Arriviamo ad Hamar, la prima tappa del nostro viaggio, intorno alle 17.30. Troviamo subito il Vikingskipet Motel, anche questo prenotato via Internet. È situato proprio davanti all’Anfiteatro dell’Aurora Boreale, il più grande palazzetto del ghiaccio in legno del mondo, costruito in occasione delle Olimpiadi invernali che si sono tenute qui e a Lillehammer nel 1994. La costruzione è recente e accogliente, le camere sono piccole ma pulite. Dopo una doccia e uno spuntino all’aperto, decidiamo di fare una passeggiata fino al centro della cittadina. Scarpiniamo per una buona mezz’ora osservando le classiche casette prefabbricate di colore rosso, tutte con giardinetto e box in tinta e rigorosamente senza persiane. Quando arriviamo nel centro di Hamar, tutto è deserto.. Ma come, non sono nemmeno le 19! I negozi sono chiusi da un paio d’ore e si vede un po’ di gente solo in qualche pub o ristorante. Ritmi di vita decisamente nordici… Ci incamminiamo fino al porticciolo sul lago, dove c’è qualche temerario che fa il bagno, incurante della temperatura non proprio tropicale e dell’acqua non proprio limpida. Torniamo in ostello, cena fai-da-te a base di panino avanzato, insalatissime Riomare e barrette energetiche. Visto che la Norvegia è un Paese caro, ci siamo prontamente attrezzati per risparmiare il più possibile! Siamo un po’ provati dal viaggio e domani mattina dobbiamo alzarci di buon ora per partire alla volta del grande Nord, quindi a nanna presto.… 20 Agosto 2005, sabato Hamar > Røros > Snåsa Sveglia alle 7.30 e colazione decisamente valida (la migliore di tutta la vacanza) in ostello. Nonostante l’ora, apprezziamo molto le fette di pane al sesamo con burro e salmone affumicato. Anche le ragazze che gestiscono l’ostello non sono niente male… Il cielo per adesso è sereno, ma impareremo presto che il tempo in Norvegia è estremamente variabile. Riprendiamo la E6 direzione Trondheim, l’obiettivo è quello di spararci più km possibili per arrivare al più presto alle isole Lofoten e quindi tornare indietro per un giro nei fiordi sud-occidentali. Le nostre paranoie sul rispetto dei limiti di velocità raggiungono l’apice quando un vigile ci fa segno di fermarci. Panico. Siamo arrivati solo ieri… Per fortuna niente di grave, stavamo solo cercando di imbucarci – a nostra insaputa – in una gara ciclistica… Durante il tragitto abbiamo la possibilità di ammirare un po’ il paesaggio: la natura è totalmente padrona, boschi, laghi e fiumi si susseguono senza sosta, le case sono molto rare, sicuramente è più facile incontrare una mucca al pascolo che una persona a passeggio. Arriviamo a Røros per l’ora di pranzo, il cielo nel frattempo è diventato parecchio grigio e comincia a fare freschetto. Røros è una piccola gemma, rinomata per le sue miniere di rame e dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1984. Passeggiamo per il centro storico, una zona protetta formata da 80 edifici costruiti interamente in legno, fino a raggiungere la Røros Kirke – una chiesa barocca tra le più grandi della Norvegia – e l’antico quartiere minerario, con le piccole casette dei minatori dal tetto di torba (su cui cresce l’erba…). La fame comincia a farsi sentire, così ci fermiamo in una pasticceria e ci spariamo 2 ipercaloriche fette di torta alla crema. Nel frattempo ha iniziato a piovigginare, risaliamo sulla Fiesta e via, di nuovo in viaggio. Attraversiamo Trondheim senza fermarci (lo faremo al ritorno) e proseguiamo sempre in direzione Nord. La strada corre lungo la costa frastagliata, un susseguirsi continuo di insenature e fiordi più o meno profondi. L’idea iniziale era di fermarci a dormire a Steinkjer, ma la cittadina sembra abbastanza squallida, quindi decidiamo di proseguire. Un’altra cinquantina di km macinata in poco meno di un’ora, e per oggi fanno circa 500 km. Alla fine, abbastanza cotti, optiamo per un campeggio situato sulle rive di un lago nei pressi della cittadina di Snåsa. Il posto è un po’ spartano, ma è discretamente economico ed il bungalow è provvisto di un angolo cottura, quindi fa proprio al caso nostro. Questa sera lo chef consiglia penne ai funghi porcini. Dopo cena, cartina alla mano, pianifichiamo la tabella di marcia per domani. Dobbiamo assolutamente prendere il traghetto per le Lofoten domani sera. Siamo un po’ scoraggiati, la strada da fare è tanta e i severi limiti di velocità non aiutano, speriamo ne valga la pena. Con il calare della sera, il freddo comincia a farsi sentire. Eppure c’è qualche temerario arrivato fin qui in moto intento a montare la tenda… Brrr, non li invidio per niente… 21 Agosto 2005, domenica Snåsa > Mo i Rana > Skutvik > Lofoten Sveglia molto presto, facciamo colazione in un caffè lungo la strada. Quella di oggi sarà essenzialmente una tappa di trasferimento. Verso metà mattinata varchiamo i confini della “Nord Norge”: il grande Nord ci sta aspettando. Ci fermiamo a mangiare al ristorante Bimbo a Mo i Rana. Io mi lancio su uno spezzatino di renna con patate e fagioli (abbastanza costoso, ma non è malaccio), Anna non si fida e opta per un hamburger triste con patate fritte. Giusto il tempo di sgranchirsi un po’ le gambe e via, si riparte. Dopo circa un’ora arriviamo al mitico Circolo Polare Artico, ovvero la linea che segna i 66° e 33’ di latitudine nord, il limite meridionale del sole di mezzanotte al solstizio d’estate e il culmine della notte polare al solstizio d’inverno. Il paesaggio circostante è diventato decisamente più brullo. Evitiamo accuratamente il Polarsirkelsentert, un mega chiosco definito dalla Lonely “la perfetta trappola per turisti”, e dopo aver scattato le foto di rito siamo di nuovo in macchina, sempre in direzione Nord. Il traghetto da Bodø per Moskenes è intorno alle 17, troppo presto, non riusciremo a prenderlo, dobbiamo proseguire oltre, arrivare a Skutvik e da lì imbarcarci sul traghetto per Svolvær che parte alle 19.30. È una corsa contro il tempo, e Anna pretende pure di fermarci ogni tanto per immortalare il paesaggio. Alla fine ce la facciamo abbastanza agevolmente, alle 19 siamo a Skutvik in coda per imbarcarci sul traghetto. Il viaggio dura circa un paio d’ore, il freddo comincia a farsi sentire, ci vuole la giacca pesante. Nella sala interna del traghetto, al calduccio non si sta niente male, ma non possiamo non fare qualche rapida incursione sul ponte per goderci il gioco di luci e di colori – tutte le gamme dell’azzurro e del grigio – che invadono cielo e mare. Arriviamo a Svolvær per le 21, è ancora chiaro, con la macchina ci dirigiamo verso Sud. Per la notte ci fermiamo nel primo posto che incontriamo lungo la strada, a Kabelvåg: si tratta di un piccolo gruppo di rorbuer, casette in legno di pescatori che d’estate vengono affittate ai turisti. Ci sistemiamo in un rorbu per 4 persone davvero carino e accogliente, caldo e colorato. La fame è tanta, oggi lo chef consiglia doppia razione di riso ai carciofi. Anche stasera siamo decisamente cotti, saliamo sul soppalco dove sono sistemati i materassi e ci addormentiamo subito, avvolti come sempre nel sacco a pelo. 22 Agosto 2005, lunedì Isole Lofoten (Kabelvåg > Å > Reine) Questa mattina ci concediamo il lusso di svegliarci un po’ più tardi e di goderci il nostro piccolo rorbu. La giornata sarà dedicata al relax e alla visita – con tutta calma – dell’arcipelago delle Lofoten, uno dei posti più spettacolari di tutta la Norvegia. Prima di partire da Kabelvåg facciamo una passeggiata sulla spiaggia per cominciare ad assaporare la vera essenza delle Lofoten. Il paesaggio circostante è davvero mozzafiato: grandi montagne a picco sul mare e verde intenso a perdita d’occhio, natura e niente altro. Decidiamo di andare a fare colazione a Henningsvær, una cittadina un po’ bohemien chiamata con un po’ di esagerazione “la Venezia delle Lofoten”. Anche per oggi ci accontentiamo di un tè e di un caffè allungato con panna, accompagnati da quello che sembra essere l’unico tipo di brioche prodotto in tutta la Norvegia, una specie di ciambella (non fritta, per fortuna) con al centro un po’ di crema e ricoperta di glassa. Facciamo 2 passi tra le piccole viuzze della cittadina e ci imbattiamo subito in una delle famose rastrelliere. I merluzzi appesi ad essiccare, però, sono pochissimi; del resto, non è stagione, la pesca infatti raggiunge il suo culmine da gennaio ad aprile, quando i merluzzi arrivano nel Vestfjorden per deporre le uova. Lasciata Henningsvær percorriamo in auto l’isola di Vestvågøy per poi raggiungere l’isola di Flakstådøy, che offre uno scenario davvero splendido: da Nusfjord, un isolato villaggio che si sviluppa all’estremità di un fiordo, a Ramberg, una lunga mezzaluna di sabbia bianca dall’aspetto tropicale che costeggia una baia di acqua turchese (almeno nelle giornate di sole, oggi non siamo molto fortunati), il tutto con lo sfondo di vette verdeggianti. Proseguendo oltre, arriviamo all’isola di Moskenesøy, caratterizzata da una serie di rocce eruttiva a pinnacolo che emergono direttamente dal mare, separate da laghi profondi e fiordi. Sono le 12.30 e cominciamo a sentire un certo languore, perciò decidiamo di fermarci per una sosta in un piccolo chiosco di legno lungo la strada: pranzo a base di “fiskburger”, ovvero hamburger a base di pesce dal retrogusto vagamente dolciastro. Continuando a seguire la E10, la strada che percorre tutto l’arcipelago delle Lofoten, attraversiamo le piccole comunità di Hannøy, Sakrisøy e Reine – uno dei punti più panoramici della Norvegia – prima di raggiungere il villaggio di Moskenes, dove partono i traghetti per Bodø. In base agli orari trovati su Internet, dovrebbe essercene uno per il ritorno intorno alle 18 con arrivo a Bodø per le 20. Abbiamo tutto il tempo per concludere il nostro tour delle Lofoten con la visita al villaggio di Å i Lofoten, detto familiarmente Å (che è anche l’ultima lettera dell’alfabeto norvegese). Inizia a piovere. Decidiamo di tornare a Moskenes e intanto comprare i biglietti per il traghetto delle 18. Ma a Moskenes ci aspetta un piccolo imprevisto: il traghetto non c’è, o meglio c’è solo in alta stagione, da fine Giugno a inizio Agosto. Non ci resta che tornare a Reine e trovare un posto dove trascorrere la notte. Un rorbu, ovviamente. Domattina sveglia molto presto per imbarcarci sul traghetto che parte alle 6. Facciamo una passeggiata nel minuscolo villaggio, ma poi la pioggia e il freddo ci inducono a rifugiarci nel nostro rorbu. Stasera lo chef consiglia polenta ai funghi. Dato il clima, scelta quanto mai azzeccata… 23 Agosto 2005, martedì Isole Lofoten > Bodø > Mo i Rana > Namsos Lasciamo le isole Lofoten che è appena l’alba. Anna si spara un pisolino di 2 ore sdraiata sui divanetti del traghetto. Beata lei. Alle 8 arriviamo a Bodø. Il cielo è tristemente grigio. Pazienza, quella di oggi sarà un’altra tappa di trasferimento, direzione fiordi sud-occidentali. Attraversiamo nuovamente il Circolo Polare Artico e arriviamo a Mo i Rana per l’ora di pranzo. Come all’andata, ci fermiamo al ristorante Bimbo. Consultando il menu in norvegese, scoviamo la parola “laks” che secondo le nostre praticamente nulle conoscenze della lingua dovrebbe corrispondere a “salmone”. Ok, vada per quel piatto impronunciabile. Errore. Purtroppo si tratta sì di salmone, ma impanato e fritto in 2 dita di burro. Un mattone. Nonostante le difficoltà di digestione, ci rimettiamo in macchina e nel tardo pomeriggio arriviamo a Namsos, definita dalla Lonely “la più spettacolare città portuale sulla costa verso Nord”. In realtà a noi sembra un posto triste e anonimo, perdibilissimo. Ma forse è colpa del tempo non proprio favorevole… Per la sera affittiamo un bungalow al Namsos Camping, un po’ spartano e quasi deserto ma tutto sommato carino. Stasera lo chef consiglia: risotto alle verdure. E speriamo che almeno domani ci sia un po’ di sole… 24 Agosto 2005, mercoledì Namsos > Trondheim > Kristiansund Il nostro desiderio viene esaudito: ha piovuto tutta la notte (alla faccia di qualche coraggioso in tenda…), ma stamattina il cielo è azzurro e splende un sole se non proprio caldo, almeno tiepido. Come sempre, facciamo colazione in un distributore lungo la strada: solito caffè annacquato e solite brioche un po’ gommose, non si scappa. Intorno alle 11.30 arriviamo a Trondheim. Parcheggiata la macchina, ci dirigiamo nel centro storico per una passeggiata. Raggiungiamo Torvet, la piazza principale, costellata di bar e di caffè all’aperto, dove si sta svolgendo un chiassoso mercatino gestito da ragazzi che vendono e comprano libri scolastici. Facciamo una breve sosta per ammirare la Nidaros Domkirke, il monumento più importante di Trondheim e l’edificio medioevale più grande di tutta la Scandinavia, ricorda vagamente Notre Dame, vagamente… Vicino al centro, al di là del Gamle Bybro (vecchio ponte centrale) si trova la zona di Bryggen, i cui coloratissimi magazzini centenari sono stati recentemente rinnovati e ospitano alcuni dei più pittoreschi caffè e ristoranti della città. In effetti è decisamente ora di pranzo… Anna però vuole prima arrampicarsi su per la ripida collina, fino alla fortezza Kristianen, da dove si gode un panorama della città dall’alto davvero spettacolare. Pranzo a base di pizza al bacon (neanche malaccio), passeggiata fino al mercato del pesce e via, siamo di nuovo in macchina. Il tempo sta di nuovo cambiando, grossi nuvoloni grigi cominciano a coprire il sole. La strada per Kristiansund si inerpica in collina, per poi ridiscendere verso il mare. All’asfalto si sostituisce l’acqua e quindi dobbiamo cambiare mezzo di trasporto. Ci imbarchiamo con la macchina su un piccolo traghetto e arriviamo a destinazione che è tardo pomeriggio. Tempi decisamente dilatati, l’importante è prenderla con filosofia e cercare di godersi questi ritmi al rallentatore. Al bando la fretta. Siamo abbastanza cotti, quindi decidiamo di rimandare a domani la visita della città. Per la notte scegliamo il Kristiansund Vanderhejem, un ostello discreto con un’enorme cucina attrezzata e ben 19 frigoriferi, uno per due o più camere, pieni delle più assurde schifezze. Noi comunque facciamo gli schizzinosi e continuiamo a utilizzare il nostro pentolino che ci siamo portati da casa. Stasera lo chef consiglia: pennette ai funghi. Crolliamo sfiniti nel nostro sacco a pelo che non sono nemmeno le 21.30… 25 Agosto 2005, giovedì Kristiansund > Ålesund Lasciamo l’ostello verso le 8.30 e ci dedichiamo alla visita della città. La Gamle Byen, o città vecchia, occupa parte dell’isola di Innlandet; qui si trovano l’opulenta Lossiusgården, residenza di un ricco mercante del XVIII secolo, e il suggestivo Dødeladen Cafè, vecchio di 300 anni, che ospita manifestazioni culturali e musicali. Ovviamente la mattina presto è chiuso. Quindi anche per oggi ci tocca la ormai classica colazione al bar di un distributore di benzina. In giro non c’è praticamente anima viva. Riprendiamo la macchina direzione Ålesund. La giornata è di nuovo di quelle terribilmente uggiose, ma almeno non piove. Anche in questo caso, per arrivare a destinazione è necessario attraversare ponti e gallerie e prendere un paio di traghetti per spostarci da un’isoletta all’altra. Ci fermiamo a mangiare in un mega centro commerciale, il solito spezzatino di renna e via. Arriviamo ad Ålesund per le 14.30. Almeno per questa volta, abbiamo deciso di fare i signori e di concederci il lusso di un albergo, anziché il solito bungalow o il solito ostello. Ci presentiamo in uno degli hotel suggeriti dalla Lonely, dove però la receptionist molto cortesemente ci spiega che sono al completo – come la maggior parte degli alberghi in città – perché domani inizia un famoso festival gastronomico. Molto bene. Su suo suggerimento, ci rechiamo al Tourist Information dove riusciamo ad aggiudicarci l’ultima camera doppia libera all’Ålesund Vandrerhejem, un ostello vicino al centro. Anche per oggi niente confort particolari. L’ostello apre alle 16, quindi decidiamo di fare prima una piccola gita fino allo splendido belvedere di Kniven, da cui si ha una vista davvero spettacolare della città – che si sviluppa su una stretta penisola a forma di amo in mezzo al mare – e delle isole circostanti. Sistemiamo i bagagli in ostello e usciamo subito per una passeggiata in centro. Dopo il devastante incendio del 1904, Ålesund venne completamente ricostruita nel caratteristico stile art nouveau: in ogni via sorgono bellissimi edifici dai colori pastello adornati con torrette, guglie e doccioni. Davvero carina, e l’atmosfera è assolutamente tranquilla e rilassata. Torniamo in ostello per una doccia. Stasera lo chef consiglia: risotto agli asparagi. Dopo cena, ci lanciamo in un tour by night della città. Non il massimo della vitalità: in giro non c’è quasi nessuno… 26 Agosto 2005, venerdì Ålesund > Geiranger > Urnes > verso Oslo Partenza da Ålesund di buon mattino, soliti ponti – traghetti – gallerie. Per le 10.30 arriviamo a Geiranger e prendiamo il traghetto che attraversa lo spettacolare Geirangerfjord. Si tratta di un contorto fiordo lungo 20 km le cui pareti sono punteggiate da fattorie, praticamente irraggiungibili e in parte abbandonate, e da una serie di cascate mozzafiato, alcune dai nomi curiosi – come De Syv Søstre (le Sette Sorelle). La leggenda narra che un giovane principe, dopo aver fatto la corte senza successo a ciascuna delle sette sorelle di cui sopra, abbia deciso di darsi all’alcol, o qualcosa del genere. E infatti una delle cascate che si gettano nel Geirangerfjord ha proprio la forma di una bottiglia. Lo spettacolo è davvero splendido, anche se sul ponte soffia un vento gelido niente male. Tornati sulla terraferma, ci rimettiamo in macchina. Destinazione: la stavkirke di Urnes. Anna ha visto una foto sui Meridiani e ovviamente non possiamo tornare in Italia senza aver prima visitato questa chiesetta di legno. Arriviamo a Lom per l’ora di pranzo, compriamo qualcosa alla Coop – una catena di supermercati molto diffusa – e proseguiamo. La strada sale verso l’alto, con tornanti niente male. Passiamo accanto al Jostedalsbreen, una calotta di ghiaccio di quasi 500 kmq, la più vasta della Norvegia continentale. Superiamo Skjolden, una piacevole cittadina all’estremità interna del Sognefjorden, e verso le 15.30 arriviamo a Urnes. La stavkirke di Urnes è uno dei 4 siti della Norvegia dichiarati dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. Questa splendida chiesetta in legno, affacciata sul Lusterfjorden e circondata da colline verdi a picco sul mare, fu probabilmente costruita tra il 1130 e il 1150 ed è quindi una delle più vecchie stavkirker della Norvegia. L’atmosfera è magica, la pace assoluta, in giro non c’è nessuno. Solo un banchetto abbandonato che offre lamponi appena raccolti: 50 corone per la confezione piccola, 100 per quella grande. I soldi vanno messi in una scatola poggiata sul banchetto. I lamponi hanno davvero un ottimo aspetto, ne compriamo una confezione piccola da mangiare stasera a cena. Lasciamo le 50 corone nella scatola (già discretamente piena) e scendiamo a recuperare la macchina. Prendiamo altri 2 traghetti e poi ci immettiamo sulla E16 direzione Hønefoss e quindi Oslo. Il paesaggio diventa desolato, solo foreste e laghi, nessun segno di vita umana. Sono le 20 passate, sta diventando buio, dobbiamo cercare un posto dove dormire. Ci fermiamo in un campeggio lungo la strada nei pressi di Fagernes, ma veniamo rimbalzati perché per domani è previsto un raduno di motociclisti e quindi c’è il tutto esaurito. Proseguiamo oltre, di campeggi ce n’è parecchi, ma sono tutti un po’ inquietanti: assolutamente vuoti, senza anima viva in giro a parte la persona alla reception, una specie di “Shining” versione all’aperto. Finalmente troviamo un complesso di bungalow che sembra abbastanza frequentato. OK, ci fermiamo qui, per oggi ho guidato abbastanza. Stasera lo chef consiglia: pennette ai broccoli e lamponi, davvero buoni. 27 Agosto 2005, sabato Oslo Partenza di buon mattino, dobbiamo cercare un posto dove fare colazione. Lungo la strada c’è una specie di ristorante, entriamo. Il proprietario ci spiega che il locale apre alle 12 ma poi, vista la nostra espressione delusa, ci invita ad entrare e ci prepara una ricca colazione: caffè e tè con pane, affettati e formaggio, tutto davvero ottimo. Finalmente siamo riusciti a scamparci la solita brioche gommosa. Dopo una breve visita alla stavkirke di Reinli, ci rimettiamo in macchina e per le 11 arriviamo a Oslo. La ricerca di un albergo in centro si rivela assolutamente infruttuosa: non c’è una camera libera da nessuna parte. Decidiamo di parcheggiare la macchina e di dedicarci con calma alla visita della città, stanotte dormiremo in aeroporto. Cominciamo il nostro tour dal Nasjonaltheatret – costruito appositamente per rappresentare le opere di Ibsen – e dal Palazzo Reale: la residenza ufficiale del re di Norvegia è immersa in un giardino pubblico (!) su una collina alla fine di Karl Johans Gate, la principale strada pedonale di Oslo, piena di bei palazzi, negozi e caffè. Lungo la via sorgono lo Stortinget – un edificio di mattoni gialli che ospita il Parlamento – e la Oslo Domkirke – la cattedrale cittadina dalle suggestive vetrate colorate, risalente al 1697. Facciamo visita a un paio di negozietti per comprare qualche souvenir e poi ci fermiamo a mangiare una specie di focaccia farcita con salmone in uno dei caffè all’aperto. In giro c’è moltissima gente, ci godiamo l’atmosfera vivace che ci circonda. Nel pomeriggio facciamo visita al complesso del Castello e della Fortezza Akershus che domina il porto di Oslo. Verso le 15 andiamo a recuperare la macchina (180 Kr – quasi 20 € – per poco più di 3 ore di parcheggio!!!) e ci dirigiamo al Frognerparken, un vasto parco che si estende a Nord-Ovest del centro di Oslo. La principale attrattiva è il Vigeland Park, traboccante di quasi 200 statue di bronzo e granito dello scultore norvegese Gustav Vigeland che raffigurano l’intera gamma delle emozioni umane. In particolare, il pilastro monolitico di granito che sormonta la collina più alta del parco rappresenta una massa di forme umane che si contorcono, ora abbracciandosi ora spingendosi nella lotta per raggiungere la cima. Il parco è stracolmo di gente, soprattutto giovani famiglie con bambini, che assistono ad un concerto di musica classica. Passeggiamo un po’ a zonzo qua e là, mentre il cielo rapidamente si copre di nuvoloni grigi che non promettono nulla di buono. E infatti nel giro di mezz’ora scoppia un bel temporale. Fuggi fuggi generale. Noi ci becchiamo una bella saccata d’acqua alla ricerca della macchina che non ricordiamo più dove abbiamo parcheggiato… Finalmente la troviamo. Sono le 17.30, siamo abbastanza stanchi. Decidiamo che è ora di trovare una sistemazione per la notte. Lasciamo perdere l’ipotesi di dormire su una panchina dell’aeroporto, non ce la facciamo né fisicamente né psicologicamente. Ci dirigiamo all’aeroporto Gardermoen e per la prima e unica volta nella vacanza facciamo i signori: stanotte dormiremo al Radisson SAS Hotel… Finalmente una stanza con mega vasca da bagno, un letto grande e comodo e tutti i comfort. La vita spartana ci piace, ma adesso è ora di staccare un po’. Prima e unica cena non precotta, a base di una bella focaccia farcita con contorno di patate fritte e poi a nanna. La nostra vacanza in Norvegia sta per finire, domani si torna a casa. 28 Agosto 2005, domenica Oslo > Milano > Genova Sveglia alle 7, mega colazione a buffet in albergo: il salmone affumicato a colazione mi mancherà un po’. Alle 9 volo SAS destinazione Milano Malpensa, atterriamo con quasi mezz’ora di anticipo. Quindi autobus fino alla Stazione Centrale e treno per Genova. Arriviamo a casa intorno alle 17. Cielo grigio, clima appiccicoso, una giungla di asfalto e cemento al posto dei boschi e delle montagne. Quando ripartiamo??? …


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