Normandia e Bretagna: why not?

Normandia e Bretagna attraverso verdi colline e lungo coste frastagliate, con il cuore colmo di emozioni e lo sguardo rivolto alle guglie superbe delle cattedrali.
Scritto da: Monica29
normandia e bretagna: why not?
Partenza il: 25/04/2019
Ritorno il: 01/05/2019
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Quest’anno per il nostro abituale viaggio di primavera io e mio marito non sapevamo proprio quale destinazione scegliere e non perchè non avessimo idee, ma perchè ne avevamo troppe. Scartate le mete lontane che mal si concigliavano con i pochi giorni a disposizione restava comunque tanto mondo da vedere.

Non ricordo precisamente quando, ma un bel giorno ho pensato: “perchè non visitare la Normandia e la Bretagna?” Una settimana non è molto, ma sufficiente per prenderci un assaggio di panorami, cattedrali, formaggi, ostriche e calvados.

Partiamo giovedì 25 aprile dall’aereoporto di Pisa con il volo Rayanair delle ore 6:15 ( che levataccia partendo da La Spezia!) con arrivo a Parigi Beauvais alle ore 8:15, ma almeno abbiamo tutta la giornata a disposizione. Come sempre avevo prenotato il parcheggio P4, lunga sosta, che oltre ad essere economico – € 36 per una settimana- mette a disposizione una navetta gratuita da e per l’aereoporto fin dalle 4,30 del mattino e la sera fino all’arrivo dell’ultimo volo. (Ho visto che è stato costruito un parcheggio comunale molto più vicino all’aereostazione e, mi dicono , con prezzi ancora migliori: notizia da verificare.)

Arrivati a Beauvais piove, ma, si sa, il turista fa parte di quella categoria di persone che non si scoraggiano facilmente, infatti ritiriamo l’auto, prenotata con largo anticipo dall’Italia presso Sixt, e partiamo. Nonostante avessimo chiesto di impostarci il navigatore in lingua italiana ci rendiamo subito conto che dall’apparecchio esce un idioma a noi totalmente sconosciuto: il nostro navigatore parla magiaro! Ci fermiamo, lo rimpostiamo in italiano e ripartiamo, ma, ahimè perde la connessione, non una volta , ma due, tre, un’infinità di volte! In qualche modo imbocchiamo l’autostrada per Rouen. Intanto ha smesso di piovere e un sole un po’ incerto occhieggia tra le nuvole, ci rilassiamo e proprio per scrupolo consultiamo la cartina Michelin. A forza di perdere la connessione e ricalcolare il percorso, non so come sia potuto succedere, ma stiamo andando in direzione opposta, verso Parigi. Invertiamo la marcia, sostituiamo il dispositivo con i nostri telefoni cellulari collegati a google map e finalmente con un po di ritardo sui tempi previsti arriviamo a Rouen.

Lasciamo la macchina nel parcheggio sotterraneo di Place Saint Marc e incominciamo il nostro percorso a piedi per le vie della città. Percorrendo Rue Martanville, su cui si affacciano le coloratissime case a graticcio in legno tipiche di queste zone, arriviamo alla chiesa di Saint Maclau. Questa chiesa è un bellissimo esempio di gotico fiammeggiante con la facciata non lineare, ma curiosamente convessa prospicente una piccola piazza contornata di case a graticcio. Purtroppo non abbiamo potuto visitarla, nonostante ci siamo ritornati per ben due volte, rispettando gli orari affissi sul portale principale: non so dire il motivo ma era sempre chiusa. Proseguendo per Rue Saint Romain si arriva alla cattedrale di Notre Dame di Rouen. Ritratta più volte da Monet questa chiesa è un vero capolavoro. Qui il gotico fiammeggiante raggiunge il suo apice, la facciata ha la delicatezza di un pizzo fatto al tombolo e all’interno le navate slanciate, sostenute da imponenti pilastri, sono soffuse di una luce opalescente. Tutta questa bellezza però non ha il suo giusto risalto in quanto sarebbero necessari importanti lavori di manutenzione per limitare i danni del tempo e delle intemperie. Dopo molte foto, lasciandoci alle spalle la cattedrale e percorrendo Rue du Gros Horologe arriviamo al grande orologio da cui la strada prende il nome. Si tratta di un orologio astronomico, la cui costruzione risale alla fine del 1300 con figure allegoriche che rappresentano sia i giorni che le fasi lunari. E’ possibile visitarne l’interno, ma noi abbiamo preferito proseguire per Place du Vieux Marche’: la storica piazza dove fu bruciata Giovanna D’Arco nel 1431. Il suo sacrificio è celebrato da una moderna chiesa e da un’altissima croce che indica il punto esatto in cui fu eretta la pira. Come spesso accade sacro e profano si fondono ed ecco che il tetto della chiesa si allunga a diventare tetto del vicino mercato. Consiglio assolutamente di visitarlo e di lasciarsi sedurre dalla vista dei banchi stracolmi di frutti di mare, dai sapori delle infinite varietà di formaggi, dall’odore dei croissant appena sfornati. Purtroppo noi siamo arrivati intorno alle 15:00 e il mercato stava chiudendo per cui abbiamo “ripiegato”, si fa per dire, in una delle innumerevoli pasticcerie della città dove abbiamo gustato la nostra prima deliziosa crepe.

Lasciata Rouen abbiamo proseguito per la D982, una bella strada che per lunghi tratti costeggia le Senna, fino al Pont de Bretonne fermandoci lungo il tragitto a fare qualche foto, complice un caldo sole pomeridiano, all’Abbazia di Saint-Martin de Boscherville, un grande complesso abbaziale costruito su di una collina intorno al 1100 dall’ordine dei frati benedettini.

Da Pont de Brotonne ci siamo diretti verso Fecamp, distante una settantina di chilometri, che abbiamo percorso in circa un’ora in mezzo ad una meravigliosa campagna dove il giallo dei campi di foraggio si alternava al verde del grano appena germogliato.

Fecamp, una cittadina sul mare veramente graziosa, ci accoglie con un breve quanto violento temporale che ci fa arrivare al B&B “La Maison Blanche” bagnati fradici. La casa, situata in una stradina interna, ma proprio a ridosso del lungomare è molto affascinante e, come ci spiegherà il signore che ci accoglie, costruita da un armatore del posto a fine ‘800 con accorgimenti stilistici veramente all’avvanguardia per quei tempi. Inoltre gli ambienti sono impreziositi da oggetti provenienti da ogni parte del mondo che le danno un tocco esotico: mi sembra di stare dentro un romanzo di Agatha Cristie.

La sera ceniamo al “Mele-Anges” un piccolo ristorante, peraltro molto vicino alla Maison che avevo selezionato da casa: l’ambiente è grazioso e la cucina è veramente ottima. Mangiare alla carta non è economico, ma lo consiglio sen’altro.

La mattina dopo, venerdì 25 aprile, splende un bel sole che è proprio quello che ci vuole per visitare le falesie. Dopo aver fatto una colazione principesca lasciamo La Maison Blanche e Fecamp e in meno di mezz’ora arriviamo a Etretat. La cittadina è piuttosto trafficata però dietro alla spiaggia c’è un grande parcheggio a pagamento dove lasciare l’auto e iniziare la “scalata”. Spalle alla collina, mare di fronte, partiamo per la falesia D’Aval alla nostra sinistra. La salita è ripida, ma ci sono molte postazioni dove fermarsi ad ammirare il paesaggio e riprendere fiato; da lassù lo spettacolo delle scogliere bianche a picco sul mare verde è di quelli che ti lasciano senza parole. Entusiasti decidiamo di salire anche sulla falesia D’Amont, quella alla nostra destra guardando il mare, ancora a piedi (c’è la possibilità di arrivarci anche con l’auto). Qui non c’è un sentiero, ma una scalinata più breve, ma più faticosa: forse a causa dell’illuminazione non ottimale, la luce cambia continuamente modellando la forma delle rocce, ci piace meno della precedente.

Scendiamo nuovamente sul lungomare e prima di ripartire ci fermiamo in uno dei tanti locali per assaggiare un piatto di ostriche e gamberi: ottimi entrambi.

E’ ormai pomeriggio quando lasciamo Etretat e ci dirigiamo verso Honfleur dove abbiamo prenotato per la notte, ma prima vogliamo percorrere la Route de Chaumieres’. Ho letto di questa strada che costeggia l’ultimo tratto della Senna prima che sfoci in mare su diversi diari di viaggio e siamo veramente curiosi di esplorarla. Il luogo è tranquillo, immerso in una foresta verdissima con ampie radure dove sorgono grandi e piccoli cottage dai tetti in paglia su cui crescono spontanei iris azzurri e bianchi. Mi fermo a parlare con una signora del posto: mi racconta che nessuno abita più lì, sono diventate tutte case di vacanza, difficili e costose da mantenere. Belle però, veramente belle, scattiamo un sacco di foto fino a quando il solito acquazzone non ci costringe a risalire in auto.

Attraversiamo il Pont de Normandie (a pagamento) ed arriviamo ad Honfleur.

Qui per il nostro soggiorno abbiamo prenotato al B&B “Au Charme d’Honfleur”: entro e mi sento dentro una fiaba, le scale strette si srotolano fino all’ultimo piano dove ci aspetta una stanza deliziosa con vista sui tetti grigi di ardesia. Madame Isabelle è un’impeccabile nel ruolo di padrona di casa e accettiamo il suo consiglio per il ristorante: ceniamo al “Le Bouillon Normand” ottimi piatti, ottimo vino, ottima Tartaten!

Ma Honfleur merita di essere vista e vissuta per cui ci fiondiamo in giro per la città: la cattedrale, la stravagante chiesa di Santa Caterina, il vecchio porto e le stradine lastricate di pietra. E quando cala la notte, complice il buio che nasconde la imperfezioni e le luci che moltiplicano i loro colori nei riflessi dell’acqua, sembra di essere sospesi nel tempo, lontani dal mondo reale.

Sabato 27 aprile. La mattina Isabelle ci offre un’ottima colazione, si unisce a noi il marito Phillipe e ci attardiamo a fare due chiacchiere. Ci dicono che a breve venderanno la casa e si trasferiranno sulla Costa Azzurra, vicino a Cannes, dove hanno già acquistato un casale che trasformeranno in B&B, ci lasciano il loro telefono: non si sa mai che decidessimo di passare da quelle parti.

Se “Parigi val bene una messa” sicuramente Honfleur vale un’altra passeggiata e così ci incamminiamo verso la piazza di santa Caterina, che essendo sabato è animata da uno di quei colorattissimi mercati francesi dove accanto ai polli si vendono i fiori e dove le verdure sono disposte come preziosi in una gioielleria. Visitiamo anche l’omonima chiesa che la sera prima era chiusa: l’interno è tutto in legno e dominano i colori scuri che la rendono un po’ inquietante , non so se mi sia piaciuta.

Lasciamo Honfleur e ci dirigiamo verso le spiagge dello sbarco.

La strada è buona e non c’è molto traffico: in poco più di mezz’ora arriviamo ad Arromanches e guardiamo dall’alto la striscia di sabbia, Omaha Beach, che si estende a perdita d’occhio alla nostra destra e alla nostra sinistra la tristemente famosa falesia di Pointe du Hoc. La giornata è soleggiata, ma il vento soffia a 70 nodi, anche le aste delle bandiere si flettono, i visitatori si guardano intorno, alcuni fotografano, i più si aggirano come noi un po’ spaesati, il mare frange sulla spiaggia in lunghe onde spumose, il silenzio è profondo.

Su questo pezzo di litorale si è svolta una delle battaglie più cruente tra tutte quelle dello sbarco, in lontananza la falesia ci ricorda il sacrificio dei rangers canadesi che la scalarono sotto il fuoco nemico subendo pesanti perdite.

Entriamo nel cinema circolare (prezzo del biglietto € 6,5 per 30 minuti): siamo tutti in piedi al centro di una grande sala e intorno a noi vengono proiettati filmati originali di questa che è stata la più grande operazione bellica della storia, I visi dei soldati sui mezzi da sbarco in attesa dell’apertura dei portelloni, i bombardamenti aerei e le navi che si avvicinano alla costa battuta dalle onde, la popolazone inerme che aiuta coraggiosamente gli alleati, l’avanzata lenta e faticosa nella campagna, le voci concitate dei protagonisti….usciamo con gli occhi luccidi, molti piangono.

Scendiamo fino alla spiaggia. Ci sono ancora dei resti bellici, molti turisti si fanno le foto, noi proprio non ce la sentiamo, andiamo via, ci dirigiamo verso Colleville sur mer dove c’è il cimitero americano. Il tempo si è imbronciato, il vento continua implacabile, migliaia di croci bianche sono allineate sul prato verde della collina che degrada verso il mare agitato. Anche qui silenzio, bandiere che sventolano, gente che cammina lungo i vialetti, qualcuno si avvicina alle croci forse in cerca di un nome, tanta emozione.

Ormai è metà pomeriggio quando lasciamo Colleville, siamo digiuni dal mattino e ci fermiamo lungo la strada a mangiare qualcosa per poi ripartire alla volta di Avranches dove abbiamo prenotato per la notte ritenendo sia una tappa sufficientemente vicina per visitare Le Mont Saint Michel il giorno dopo. Dobbiamo percorrere circa km 100 e impieghiamo 1h e ½.

Arriviamo al B&B Le Mesnil sotto una leggera pioggerella, ma il giardino, nonostante non sia illuminato dal sole, è comunque magnifico. La casa è un’antica villa, la proprietaria ci dice che è stata costruita dalla sua bis-bis nonna durante la rivoluzione francese, veramente affascinante. La stanza con camino è arredata con mobili d’epoca e abellita da orchidee bianche, particolare che gradisco molto essendo i miei fiori preferiti.

La sera ceniamo in città, al ristorante “Le bistrot de Pierre”, mangiamo bene anche se non la ricordo come una delle migliori cene del nostro viaggio, le ostriche sono un po’ salate, ma il salmone gratinato è ottimo e così pure il vino rosè che lo accompagna.

Invece ricordo come una delle migliori colazioni quella che madame ci ha offerto la mattina. Ha apparecchiato per noi in una piccola sala da pranzo arredata con gusto la cui finestra guarda sul giardino finalmente illuminato dal sole. La tavola è imbandita con ceramiche di limoge, posate d’argento e vetri preziosi: le omelette fumanti, i dolci fatti in casa come pure le marmellate, il pane appena sfornato…..è il caso di ametterlo che abbiamo fatto una vera scorpacciata di cose buone e, al momento della partenza, la signora ha insistito per consegnarci un cestino della merenda colmo di dolcetti fatti in casa. Ecco consiglio senz’altro, a chi capita da quelle parti, di fermarsi in questo B&B.

Domenica 28 aprile mattina partiamo di buon ora, amici che hanno già fatto questo itinerario ci hanno consigliato di raggiungere Le Mont Saint Michel prima dell’arrivo della grande massa di turisti che tutti i giorni dell’anno visitano questo luogo. Impieghiamo meno di un’ora ad arrivare e alle 9:00 il parcheggio è ancora quasi deserto. Lasciamo la macchina (prezzo della sosta €14) e prendiamo la navetta gratuita che, attraverso il ponte di recente costruzione, ci porta ai piedi del monastero. Purtroppo durante la nostra visita non abbiamo potuto godere dello spettacolo delle maree, ma anche così, la marea è bassa e tutto intorno è fanghiglia, il colpo d’occhio è notevole.

Non mi perdo nella narrazione della storia che ha portato alla costruzione di questo complesso perchè è facilmente reperibile in qualsiasi guida turistica, ma proverò a trasmettervi le emozioni che questo posto evoca. Lasciata la navetta e percorse poche decine di metri si entra nella cittadella fortificata, abbandonate la stradina principale piena di negozi, bazar e punti di ristoro e piegate a destra su per una ripida scalinata che vi porterà lungo i bastioni e da qui continuate a salire lasciando che lo sguardo corra dallo strapiombo sempre più orrido sotto di voi alle mura che incombo altissime sopra le vostre teste in un susseguirsi di terrazzamenti e giardini. Arrivati in cima può inizire la visita all’abbazia e agli edifici ad essa connessi conosciuti come la “Merveille”: impressionante, potente, misteriosa.

Dopo molte foto scattate incominciamo la discesa e questa volta percorriamo la strada principale, ormai sono arrivati gruppi numerosi di turisti e la magia del posto è comunque svanita per cui anche noi ci attardiamo a curiosare in negozi che vendono tutti le stesse cose, prendiamo un caffè e ci lasciamo Le Mont Saint Michel alle spalle con i suoi misteri e la sua storia.

Al ritorno la navetta è stipata, il parcheggio è pieno, ma continuano ad arrivare auto e bus di turisti; noi ci allontaniamo in fretta verso Cancale e il suo mercato delle ostriche.

Da Mont Saint Michel a Cancale sono circa km 40, non incontriamo traffico e impieghiamo circa un’oretta ad arrivare: il cielo si è incupito e sta per piovere. Il mercato delle ostriche è proprio in fondo al paese, dove finisce la strada, ed è piuttosto frequentato (è aperto tutti i giorni dalle 9:00 alle 18:00). Le bancarelle espongono ostriche di varie qualità e dimensioni, noi non siamo particolarmente esperti e ci basiamo sulla misura e sul prezzo, ne ordiniamo due vassosi di quelle più grosse e più costose: € 5,8 la dozzina più 50 centesimi per l’apertura e altri 50 centesimi per il limone, incredibile!

Le mangiamo con gusto seduti sui gradini prospicenti la spiaggia e lanciamo in acqua i gusci vuoti per il ripopolamento: sono ottime, tra le migliori che abbiamo mai assaggiato. Appena in tempo perchè comincia una pioggia decisa che ci obbliga a rifugiarci in una creperia dove completiamo il nostro pranzo-merenda con una crepe e un bicchierino di calvados.

E’ pomeriggio inoltrato quando partiamo per la vicina St. Malò. Abbiamo prenotato un piccolo hotel intramuros e trovarlo, nonostante le indicazioni e lo scarso traffico, non è affatto facile e ancora meno è fermare la macchina anche solo per scaricare il bagaglio. Quando siamo arrivati, la città era quasi deserta , ma per chi volesse visitarla in alta stagione sconsiglio vivamente di avventurarsi con l’auto per le strette stradine del centro storico.

Premesso che gli hotel intramuros sono tutti piuttosto costosi, noi abbiamo pernottato all’hotel des Abes, non particolarmente accogliente nonostante il personale molto gentile. Comunque abbiamo goduto della posizione veramente centrale e col poco tempo a disposizione e la fitta pioggia che non ci ha abbandonato un attimo, siamo riusciti a fare il giro della città e la passeggiata sui bastioni, poi bagnatissimi ci siamo rifugiati in un piccolo ristorante (La petite Rotisserie) vicino all’albergo più che altro per scaldarci e asciugarsi. Qui ci hanno senvito un assortimento di carne alla brace: molto buona e a buon prezzo.

La cinta muraria di S. Malò è veramente imponente, grigia e massiccia, giustifica pienamente l’appellativo di città fortezza. Come avevo letto nelle guide la città è stata tutta ricostruita dopo la seconda guerra mondiale, ma ciononostante ha mantenuto un suo fascinoe, non abbiamo potuto raggiungere l’Ilè du Grand Bé per il maltempo e ci siamo accontentati di vederla dai bastioni velata da una nebbia sinistra che avvolgeva la fortezza, pochi erano i negozi e i bar aperti (forse perchè domenica?)…diciamo che tutto questo ha contribuito ad aumentare il senso di austerità e rispetto che la città emana.

La mattina, Lunedì 29 aprile, c’è il sole, le strade acciottolate non sono più sdrucciolevoli e anche il grigio degli edifici è meno triste: ci fermiamo per un’abbondante colazione in un bar proprio carino appena dentro porta Saint Vincent e poi partiamo per Fort la Latte.

Vorrei fare un inciso: quella mattina dovevamo fare benzina e anche se Saint Malò è una città piuttosto grande non è stato facile trovare un distributore. Già nei giorni precedenti avevamo notato che le stazioni di servizio non sono così frequenti come da noi per cui consiglio di fare rifornimento sempre prima di arrivare alla riserva.

A Fort la Latte arriviamo in meno di un’ora, lasciamo l’auto al parcheggio (libero) e scendiamo lungo il sentiero che porta alla fortezza (€7 per il biglietto d’ingresso). C’è un bel sole e il mare sotto di noi è di un blu trasparente che ricorda quello delle mie coste liguri, il forte è molto ben tenuto, passiamo la cinta di mura che costituivano la prima difesa e poi, attraverso un ponte levatoio, entriamo nella fortezza vera e propria. La cappella, la casa signorile (unico ambiente non visitabile), la torre della guarnigione, la fornace per fabbricare le palle di cannone, tutto è ben ristrutturato e illustrato con cartelli. Sarà la temperatura tiepida, sarà la limpidezza del mattino, ma impieghiamo piacevolmente più di un’ora per visitarlo, in lontananza si vede la sagoma alta e severa del faro di Cap Frehel.

A Cap Frahel il parcheggio si paga, sono €3, e il suo accesso, regolato da una signora che a ciascuno da spiegazioni delle più varie, è piuttosto lento.

Ci avviamo attraverso la scogliera verso il faro, intanto sono salite le nuvole e purtroppo il tanto descritto granito rosa che ci circonda e di cui è costruito anche il faro ci appare di varie sfumature ( non proprio 50!) di grigio, inoltre scopriamo che non possiamo salire perchè è chiuso. Sappiate che il faro di Cap Frehel apre alle 14, solo la domenica alle 13, noi non avevamo trovato quest’informazione da nessuna parte. Ci aggiriamo come tutti per la scogliera cercando i punti più panoramici, ci sono molti ornitologi che osservano e fotografano le numerose specie di uccelli che intracciano arditi voli tra mare e terra, ma devo dire che nell’insieme restiamo alquanto delusi: abbiamo visto scogliere ben più emozinanti di questa. Se posso dare un mio giudizio direi che questa tappa, seppur riportata su tutte le guide, non vale la pena.

Ripartiamo alla volta della Cote d’Amor e arrivati a Paimpol il paesaggio cambia completamente: non più alte scogliere a picco sul mare, ma bianche spiagge punteggiate di scogli arrotondati dal mare e dal vento.

Avevo molto letto di questa costa prima di partire e avevo cercato di fissare sulla carta i luoghi più interessanti, ma devo ammettere che percorrere queste stradine è abbastanza disorientante per cui il mio consiglio è quello di “navigare un po’ a vista”: fermarsi quando si scorge un bel panorama, cercare di raggiungere gli scorci più suggestivi quando si intravvedono lungo la strada. Nel nostro percorrere la costa in auto e a piedi ci spingiamo fino a Ploubazlanec, passeggiamo verso Sillon de Talbert, una stretta lingua di sabbia che si protende verso il mare per 2,5 chilometri (occhio alle maree, qui siamo proprio a pelo d’acqua), raggiungiamo Pluogrescant e in serata arriviamo a Perros-Guirec dove abbiamo prenotato per la notte.

Perros-Guirec è una cittadina sul mare raffinata e discreta formata da tante costruzioni sparse nel verde. Il B&B dove abbiamo pronotatopoi, Le Charmeraire, si trova in collina; si tratta di una fattoria in pietra completamente ristruttura circondata da un curatissimo giardino. La nostra sistemazione è nell’ala sinistra della casa, con ingresso indipendente, disposta su due piani: un piccolo salotto con bagno a piano terra mentre la camera da letto e un secondo salotto sono al primo piano. E’ molto bella e arredata con gusto e infatti scopro che la padrona di casa è un architetto ed ha curato personalmente la ristrutturazione.

Ceniamo in un bel ristorante sul luongomare: “La suite”, l’ambiente è moderno e molto curato, il servizio impeccabile, la cucina è ottima, il conto molto salato!

Martedì 30 aprile, facciamo colazione nel corpo centrale della casa: un grande open space con cucina a vista, zona pranzo e due grandi salotti divisi da un camino passante. Colazione golosa servita dalla padrona di casa e dalla sua deliziosa nipotina di 10 anni. Tutto bellissimo, ma visto che lo è anche il tempo decidiamo di concederci una passeggiata in riva al mare.

Raggiungiamo in auto Ploumanac e da qui proseguiamo a piedi per circa un’ora tra sottoboschi fioriti e spiagge rosa fino al faro di Mean Ruz: è una passeggiata molto bella che consiglio senz’altro di fare e poi il faro di granito rosa, un bel rosa acceso, si alza imponente in mezzo alla scogliera dove il vento ha modellato sculture naturali.

Impieghiamo così tutta la mattina, ma verso l’ora di pranzo risaliamo in auto perchè ci aspetta un lungo tragitto: circa km 500 fino a Chartres.

Arriviamo a Chartres nel tardo pomeriggio, c’è ancora il sole e fa caldo, lasciamo l’auto al parcheggio e raggiungiamo il B&B L’Escale en Couler a piedi.

Credo di aver descritto in questo viaggio location affascinanti e colazioni superbe, ma non avevo ancora visto questo B&B! Si tratta di un’antica casa (medioevale ci dice la padrona) situata proprio nel centro storico, zona pedonale, a pochi passi dalla famosa cattedrale. Come molte altre abitazioni da queste parti si sviluppa in senso verticale attraverso strette e ripide scale di legno. La nostra stanza si trova al secondo piano ed è moderna e accogliente.

Ci sistemiamo a poi usciamo per goderci la magnifica cattedrale di Chartres al tramonto. Per cena scegliamo una creperie storica “La Picoterie”: la gallette di mio marito è gigantesca come pure la mia crepe e la selezione di formaggi con insalata di frutta secca veramente ottima. Appena fa buio ci riversiamo come tutti nel piazzale della cattedrale per lo spettacolo di suoni e luci. Devo dire che non ero preparata a quello che abbiamo visto: mezz’ora letteralmente a bocca aperta per la magnificenza, proprio da non perdere. Sulla facciata della cattedrale si alternano immagini di grande suggestione che riercorrono la storia di questa terra e l’alternanza delle stagioni accompagnate da musiche e suoni.

Questo non è l’unico spettacolo che offre la città infatti tutti i monumenti e i luoghi più significativi sono illuminati dal 14 Aprile al 13 ottobre e, visto che ci era stato consigliato di non fermarci alla sola cattedrale, siamo andati a scoprire anche altre magie fino a quando sopraffatti dalla stanchezza e dal freddo siamo rincasati per goderci il tepore delle coperte.

La mattina la signora ci ha apparecchiato per la colazione al terzo e ultimo piano della casa che definirei, in maniera assai riduttiva, il sottotetto. Sono rimasta così affascinata che le ho chiesto il permesso di fare delle foto che però mi ha pregato di non divulgare in quanto si tratta di un ambiente privato ed infatti non lo farò, però se andate a Chartres pernottate senz’altro a L’Escale en Couler!

Mercoledì 1 Maggio, ancora un bel sole ci accompagna alla visita della cattedrale che è aperta e possiamo vederne anche l’interno. Intorno al coro c’è un imponente complesso scultoreo di grande bellezza in fase di ristrutturazione, le vetrate sono magnifiche, le navate gotiche maestose e poi c’è il grande labirinto disegnato sul pavimento legato alla leggenda/tradizione dell’Ordine del Tempio. Si può guardare in tanti modi la cattedrale di Chartres in maniera superficiale da turista mordi e fuggi, si può semplicemente restare incantati dalla sua bellezza, si può immergersi nella storia e nel mistero di culti millenari alla ricerca di Dio.

Conclusa la visita beviamo un ottimo caffè in un bar della piazza e passeggiamo per il centro: oggi 1° maggio è tradizione acquistare un mazzolino di mughetti che tutti possono vendere. La città si anima, dai cestini delle bancarelle si sprigiona il profumo intenso dei mughetti che bambini, dames e grands-mères offrono ai passanti. L’atmosfera è allegra e rilassata e il tempo scorre pigro complice un sole malandrino.

E’ ora di rientrare, ci apprestiamo a percorrere gli 80 chilometri di autostrada che ci separano dall’aeroporto di Orly . Quando riconsegnamo l’auto alla compagnia di noleggio facciamo presente il disservizio dovuto al mal funzionamento del navigatore e abbiamo la piacevole sorpresa di essere rimborsati: direi molto corretti.

Rientriamo in Italia con il volo easyjet che parte alle 18:40 e atterrerà a Pisa alle 20:15.

Come sempre qualche considerazione: una vacanza tranquilla durante la quale ancora una volta le bellezze naturali ci hanno catturato e l’altezza delle cattedrali ci ha dato le vertigini, un po’ ci siamo commossi e un po’ ci siamo lasciati viziare dal cibo, è stato bello perdersi nelle di stradine di campagna della Normandia e abbiamo lasciato indietro ancora tanto da vedere che….torneremo.

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Falesia D'Arval



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