Stati Uniti e Canada on the road

Dal caos di New York alla quiete della natura canadese... per 3700 chilometri di meraviglie
Scritto da: Paolaale29
stati uniti e canada on the road
Partenza il: 17/08/2015
Ritorno il: 08/09/2015
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
Finalmente è arrivato il giorno della partenza, volo diretto da Milano alle 16:10 del 17 agosto. Compagnia aerea Emirates, biglietti acquistati 6 mesi prima spendendo 1.296€ totali per tre persone, bellissimo l’aeromobile un A380 al completo. Noi siamo nell’economy class al piano inferiore rispetto alla business e alla first class situate al piano superiore. Ottimo il sistema di intrattenimento ICE che offre film, serie televisive, giochi, musica, nonché le immagini riprese dalle videocamere posizionate all’esterno dell’aeromobile stesso. Arriviamo a New York alle 18:45 ora locale, in anticipo rispetto all’orario previsto. Dopo i controlli di rito e ritirati i bagagli cerchiamo un taxi che ci accompagni all’hotel prenotato nel centro di Manhattan. Ci immergiamo subito nell’afa e nel traffico di New York in compagnia di un pessimo autista che, oltre ad avere una guida da ‘mal di mare’, distrattamente, ha travolto e trascinato un paletto di delimitazione stradale e come se niente fosse ha continuato la sua corsa. Arriviamo sani a destinazione, e, nonostante la stanchezza, mettiamo il bimbo ormai addormentato nel passeggino e usciamo… siamo troppo impazienti di ammirare il vicinissimo Empire State Building, quindi ci facciamo un giro fra la 5th e la Broadway, poi la stanchezza prende il sopravvento e decidiamo di ritirarci per riposare.

La mattina seguente ci dirigiamo nuovamente verso l’Empire State Building, questa volta con l’intento di entrare. Consegniamo la ricevuta della city pass acquistata dall’Italia per scambiarla con i voucher, e iniziamo a salire su questo così famoso edificio con un ascensore che viaggia ad oltre 360m al minuto…. e si sente… La visita prevede una sosta all’80° piano per una mostra sulle tecniche e i materiali usati nella costruzione..oltre ad una sezione dedicata alla intramontabile pellicola di King Kong, per poi passare all’86° piano dove veniamo catturati dai panorami mozzafiato grazie anche al cielo limpidissimo. Terminata la visita imbocchiamo la 34th per dirigerci verso Herald Square, i magazzini Macy’s e successivamente andiamo a dare un’occhiata alla S. John the Baptist Church e al General Post Office. Continuiamo a passeggiare e raggiungiamo il theater district dove rimaniamo estasiati alla vista di Times Square, é quasi il tramonto quindi si riescono ad apprezzare maggiormente i cartelloni pubblicitari che creano un insieme di luci travolgenti e spettacolari. Continuiamo a camminare verso est per raggiungere il Grand Central Terminal e ci sentiamo un po’ sulla scena di un film ambientato ai tempi di Alcapone. È giunta l’ora di cena e il nostro bimbo vorrebbe un panino di McDonald, proviamo a chiedere e, con delusione, scopriamo che non hanno panini gluten free…. Allora ci affidiamo all’applicazione ‘gluten free road’ appositamente scaricata che ci conduce da ‘The Counter’ sulla 42th, locale affollatissimo ma molto carino con personale gentile, ordiniamo dei sandwich davvero buoni compreso quello senza glutine.

SECONDO GIORNO

Decidiamo di prendere la metro per raggiungere la punta sud di Manhattan, facciamo una lunga coda per prendere il battello diretto alla statua della libertà, ma ne vale davvero la pena! E’ veramente una grande emozione vedere da così vicino la lady più famosa d’America che domina la baia di New York… anche se forse personalmente la immaginavo più grande… Continuiamo con Ellis Island che costituiva punto di accoglienza e smistamento per milioni di immigrati, ascoltare le voci dei protagonisti e vedere le loro foto fa una certa impressione, c’è anche un database elettronico per ricercare i propri antenati passati di qui. Ritornando a Manhattan ci addentriamo verso Wall Street dove vecchio e nuovo si uniscono, dove antichi monumenti si elevano al fianco di moderni grattacieli. Foto di rito con la statua del toro mentre simpaticamente per “tradizione” accarezziamo i suoi ‘gioielli’, passiamo davanti alla borsa di New York e alla Federal Hall per raggiungere Trinity Church nella quale non riusciamo ad entrare perché appena chiusa. Proseguiamo verso ovest per raggiungere il sito del World Trade Center. Al posto delle torri sono state costruite due enormi fontane, la cui forma, a nostro avviso, è assimilabile proprio all’implosione subita dalle torri. Il buco centrale del quale non si percepisce la fine, l’enorme lista dei nomi, alcuni anche italiani, alcuni con boccioli di rose bianche, amplificano il senso di tristezza e di angoscia legati al doloroso evento…impossibile non considerare le migliaia di morti…e la presa di coscienza che purtroppo nessun luogo del mondo è più invulnerabile da terribili minacce. Trascorriamo un pò di tempo nel silenzio di quella zona, poi, si è fatta l’ora di cena e cerchiamo un ristorante, la nostra applicazione ci porta da ‘Risotto’, cucina Italiana discreta, locale piccolo ma grazioso nel Greenwich.

TERZO GIORNO

Prendiamo la metro direzione Rockefeller Center, facciamo un giro fra gli edifici art decò, poi visitiamo la S. Patrick’s Cathedral. Ci dirigiamo a piedi verso l’intrepid Sea-Air-Space Museum al Pier 86, un museo di storia marittima e militare, nel quale è presente un sottomarino, e una portaerei della seconda guerra mondiale sulla quale sono esposti numerosi aerei da caccia, lo Space Shuttle Enterprise e un Concorde… il nostro bimbo impazzisce dalla curiosità di questa esperienza! Poi riprendiamo la metro per raggiungere Central Park, vorremmo noleggiare delle bici ma sono le 18:30 e non ce lo consentono perché è troppo tardi quindi ci inoltriamo a piedi nel polmone verde della città tra famiglie che giocano e persone ‘alternative’ che sembrano essere personaggi giunti direttamente da Woodstock. Mio figlio si unisce ad una famiglia intenta a giocare con l’Aerobie-Pro e in breve tempo siamo tutti coinvolti e ci sentiamo un po’ Newyorkesi anche noi. Improvvisamente il silenzio del parco viene interrotto dal suono delle sirene di alcune pattuglie di polizia, ci incuriosiamo e raggiungiamo il luogo del ‘disastro’: troviamo transenne, 4 pattuglie con lampeggianti accesi, 11 poliziotti 3 dei quali determinati a tenere lontano i curiosi e 2 specialisti intenti ad analizzare… un solo ramoscello spezzato e caduto sul marciapiede… e noi che pensavamo che tale spiegamento di forze fosse determinato dalla caduta di un’ astronave aliena! Per la cena scegliamo un take away vegano, per i nostri gusti: da non replicare.

QUARTO GIORNO

La mattina la dedichiamo al museo di storia naturale dove passiamo la maggior parte del tempo alle sale dei dinosauri.

Poi prendiamo un taxi per arrivare nel New Jersey per ritirare l’autovettura al Newport Centre Mall presso Avis e rimaniamo un po scontenti perché l’auto all’interno non è per nulla pulita. Sul navigatore impostiamo Syracuse, dove ci fermiamo solo per la notte dopo 4 ore di cammino.

QUINTO GIORNO

Iniziamo il nostro tour verso il Canada, riprendiamo la macchina diretti verso Niagara Falls, il navigatore ci segnala 4 ore di viaggio, decidiamo di non fermarci a visitare il lato statunitense delle cascate ma attraversiamo il Rainbow Bridge per entrare direttamente in Canada. Passata la dogana, dove ci hanno fatto solo poche domande, già si intravede la nuvola di spruzzi. Parcheggiamo ‘gratuitamente’….solo 17,40 dollari, e andiamo ad ammirare lo spettacolo d’acqua sibillante e spumeggiante. Il sito è talmente colmo di persone da avere difficoltà ad avvicinarsi, ma per crearci un varco veniamo aiutati dalla cascata stessa perché improvvisamente aumenta il vento e porta con se una nube di schizzi talmente consistente che sembra stia piovendo, così riusciamo ad ammirare senza ostacoli lo spettacolo eccezionale che offrono. Più tardi ci addentriamo anche nelle strade della cittadina piena di locali e attrazioni varie da ricordarci un po’ Las Vegas. Dopo la visita ci rimettiamo in auto, destinazione Toronto, impieghiamo circa un’ora e mezza ad arrivare (il limite di velocità è 100km orari), man mano che ci avviciniamo aumenta il traffico e si cominciano a intravedere la CN Tower e i grattacieli, ma ci dirigiamo direttamente all’hotel, ormai stanchissimi.

SESTO GIORNO

Facciamo colazione in un locale vicino all’hotel, dove speravo di trovare un espresso, ma mi accontento di un cappuccino che poco sa di cappuccino… e ci dirigiamo verso il vicino parlamento che si mostra con la sua imponenza fatta da un insieme di torri, archi e finestre a rosoni decorati. Passiamo a nord del Parlamento per passeggiare nel Qeen’s Park e poi raggiungiamo l’Università di Toronto, una zona verde disseminata di college, bellissimi edifici con le mura di ruvida arenaria grigia e giardini curatissimi. Continuiamo a camminare lungo la University Avenue in una Toronto surreale con assenza quasi totale di traffico e di persone probabilmente dovuto al fatto che è Domenica. Arriviamo alle City Hall, quella vecchia e la sua sostituta, due edifici in contrasto fra loro, la prima elegante con intricati decori ora adibita a tribunale provinciale, l’altra è un edificio estremamente moderno formato da due torri ricurve intorno ad un edificio circolare dove si riunisce il consiglio comunale di Toronto. Entriamo nel centro commerciale adiacente Eaton Centre, molto grande e moderno, anche se paragonabile ai centri commerciali della nostra città. Quello che ci lascia perplessi è la completa assenza di esercizi adibiti alla vendita di frutta, verdura, carne, pesce e… pane.

Proseguiamo verso sud fino alla CN Tower, qui, un ascensore panoramico, veloce al punto da farci tappare le orecchie (58 secondi per arrivare in cima), ci proietta verso l’osservatorio dal quale possiamo ammirare fantastiche vedute in ogni direzione, riusciamo tra l’altro ad osservare il decollo e l’atterraggio di velivoli nella cortissima pista antistante nonché il Rogers Centre con il suo tetto retrattile. Saliamo sul pavimento di vetro, il terreno si trova ad oltre 342 m sotto i nostri piedi, da far venire le vertigini anche alle suole delle scarpe. Finita la visita, ci rilassiamo con una gustosa cena al Button Rouge innaffiata da un’ottima birra. Non ancora esausti… andiamo a farci una passeggiata al porto.

SETTIMO GIORNO

Ci dirigiamo verso la piccola Yorkville, graziosissimo quartiere che ospita centri commerciali con negozi di lusso e raffinate abitazioni, girovaghiamo un po’ curiosando nei giardini delle varie case alla ricerca di quella più bella e proseguiamo verso casa Loma. E’ l’unico castello di grandi dimensioni nel nord America, situato in cima ad una collina, una costruzione fiabesca con interni sfarzosi quanto l’esterno, voluta come il sogno della vita da un industriale, Pellatt, il quale visse in quella reggia insieme alla moglie per meno di dieci anni perché dopo tanta gloria, le sventure finanziarie lo costrinsero ad abbandonare quella che fu la più grande residenza privata in Canada. Nel pomeriggio inoltrato riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso Kingston la più antica città dell’Ontario situata sull’omonimo lago dove contiamo di passare solo la notte, arrivati nella cittadina decidiamo di fare un giro in macchina e più ci addentriamo più ci innamoriamo del posto.

OTTAVO GIORNO

Visto l’entusiasmo suscitato la sera precedente, decidiamo di visitare Kingston, facciamo colazione in un grazioso locale dove ci servono un ottimo cappuccino e iniziamo ad esplorare non facendo altro che fotografare… ogni costruzione è assolutamente da portare negli occhi, la basilica è bellissima ed incontriamo dei volontari molto disponibili a mostrarcela e scopriamo che hanno parenti italiani e che parlano la nostra lingua con estrema facilità. Il porto è grazioso, la natura mozza fiato e ci accorgiamo che, abbiamo trascorso l’intera giornata a visitare questa splendida cittadina, poi ci mettiamo in auto dirigendoci verso Ottawa. Arriviamo in serata giusto per la cena, ci indicano un ristorante con menù senza glutine nella Little Italy: ‘la dolce vita’, mio figlio ha preso una margherita senza glutine che era veramente immangiabile… bisogna impegnarsi per cucinare una cosa del genere e come se non bastasse ci hanno fatto frettolosamente accomodare nel patio dove credo non pulivano il pavimento da settimane o mesi, in sintesi pessima scelta….credo che il nome del locale sia veramente inappropriato.

NONO GIORNO

Partiamo alla scoperta della capitale del Canada iniziando dal parlamento davvero imponente che domina il panorama, formato da tre edifici e offre anche una bella veduta del fiume Ottawa, proseguiamo verso la cattedrale passando davanti al National Gallery (decidiamo di non entrare) col suo ragno gigante posto nella piazza antistante, raggiungiamo la cattedrale di Notre-Dame con le due guglie gemelle color argento. L’interno è molto bello, il soffitto blu, meravigliose le vetrate e l’enorme organo. Percorriamo l’Alexandra Bridge, facciamo il giro completo fino a ritornare sulla Wellington street e proseguiamo lungo il canale Rideau, si è fatta sera, inizia una pioggia battente e visto che la città non ci entusiasma molto passiamo alla volta di Montreal.

DECIMO GIORNO

Iniziamo la visita della città di Montreal partendo dal quartiere più fitto di negozi, in particolare la Rue Sainte-Catherine fino a raggiungere Square Dorchester e Place du Canada, aree verdi nel centro di questa allegra città, nella prima è presente un monumento alla guerra ed entrambe sono circondate da edifici con architettura diversa. Un grattacielo nero emerge accanto ad una chiesa gotica e all’enorme fortezza di pietra il Sun Life Building, entriamo a visitare la Cathedrale Marie-Reine-du-Monde sfarzosa e lussureggiante, costruita sul modello della basilica di San Pietro di Roma, con l’altare a baldacchino e le colonne attorcigliate di marmo grigio scuro, oltre che bellissima non nascondiamo che il nostro apprezzamento è anche legato al fatto che costituisce il nostro rifugio al riparo di un breve ma intenso acquazzone estivo. Riprendiamo il cammino, raggiungiamo Victoria Square, Rue McGill e Rue St Paul, piene di bellissimi ristoranti, e infine Rue Notre Dame. Entriamo a visitare la Basilique Notre-Dame-de-Montreal dove si paga 10$ ad adulto e, anche se non condivido di dover pagare per accedere in un luogo di culto, decidiamo di entrare. È la più grande chiesa cattolica di Montreal, ha due torri gemelle visibili in tutta la città vecchia. Qualcuno sta suonando l’enorme organo in modo molto gradevole, la navata è illuminata da un rosone, la volta è vastissima e il soffitto è un meraviglioso cielo stellato. All’interno una seconda cappella di diversa struttura, completamente dorata, dedicata alla celebrazione delle cerimonie. Riprendiamo Rue St-Paul e ci fermiamo per pranzare, ormai pomeriggio, in un ristorante con un grazioso cortile interno, ordiniamo tutti poutine, di base è un piatto di patate fritte coperte da formaggio e una salsa bbq, a cui è possibile aggiungere condimenti vari, gustose ma pesanti. Proseguiamo per Place Jacques Cartier, vivace, colma di turisti dove assistiamo ad un piacevole spettacolo di artisti di strada, raggiungiamo il Marchè Bonsecours, un elegantissimo edificio ex sede del parlamento, ora adibito a mercato che ci offre una bellissima vista del fiume San Lorenzo. Scendiamo lungo il porto dall’atmosfera divertente e giocosa, dove emerge la struttura di una nave pirata, il Voiles en Voiles, in cui cimentarsi nelle scalate con imbracatura e moschettoni, purtroppo arriviamo in chiusura e programmiamo di tornarci il giorno seguente. Intanto ci uniamo ai cittadini e approfittiamo degli ampi spazi per giocare a freesbe. Ormai stanchi e senza appetito (poutine pesantissime da digerire) ci ritiriamo per riposare.

UNDICESIMO GIORNO

Dopo colazione, come promesso, torniamo al porto per mettere a dura prova le nostre capacità di arrampicatori ed equilibristi alla conquista delle cime della nave pirata, al Voiles en Voiles ci sono due ore e mezza di attesa….e fra l’attesa e il percorso passiamo buona parte della giornata all’interno. Dopo diverse ore di esperienza da ‘uomo ragno’ riprendiamo l’auto per dirigerci verso Lac Saint-Jean. Ci aspettano circa cinque ore di viaggio, cosa che non mi preoccupa visto che amo viaggiare in automobile soprattutto perché le gratuite autostrade del Canada sono molto comode ed il percorso offre meravigliosi scenari. I limiti di velocità sono un po’ ristretti max 100Km/h, confesso che stando io al volante non li ho mai rispettati, ho inserito il pilota automatico impostando qualche miglio in più del consentito e mi sono goduta il panorama. Mi sono accorta che per diverse miglia ho viaggiato da sola, nessuna auto dietro, nessuna di fronte e nella mia auto dormivano tutti, immersa nella sconfinata foresta con la mia musica sorseggiando il mio ‘gustosissimo’ caffè americano. È scesa la notte ed il panorama è cambiato, l’intenso verde è stato sostituito dal buio completo, ancora nessuna auto all’orizzonte, accosto e mio marito si sveglia, scendiamo per ascoltare il silenzio al quale non siamo abituati… è assordante e affascinante…

DODICESIMO GIORNO

Lasciate alle spalle le moderne città facciamo un tuffo nella natura avvolgente, siamo a Chambord e ci avventuriamo nelle stradine adiacenti al lago Saint-Jean, ci sono tanti pontili in legno e caratteristiche villette, ma sembra un villaggio fantasma siamo infatti gli unici per la strada. La giornata uggiosa e qualche goccia di pioggia intensificano l’atmosfera fiabesca e l’ alone di mistero offerta dal lago. Ci dirigiamo verso Mashteuiatshu, un villaggio indigeno dove mostrano ai turisti come si intagliava il legno, si cacciava, si tesseva e si cucinava. Inizia una pioggia battente e noi, unici clienti, ci rifugiamo in un grazioso ristorantino con vetrata sul lago. Al termine del pranzo scopriamo che il ristorante non accetta carte di credito e noi siamo sprovvisti di dollari canadesi, ma fortunatamente nel villaggio fantasma esiste una banca e risolviamo il problema. Continuiamo a girovagare lungo il lago e incontriamo diversi camping super attrezzati, con ciascun area di sosta talmente personalizzata nei dettagli, al punto da sembrare fisse dimore.

TREDICESIMO GIORNO: dedichiamo la giornata al parco nazionale del Saguenay, il quale prende il nome dal fiume che scorre da Lac Saint Jean all’estuario del San Lorenzo, nel fiordo più a sud del mondo, in una foresta estesa per chilometri senza recinzioni, senza strade, senza cartelli di indicazione e senza persone. Il bosco è talmente fitto, gli alberi piccoli addossati gli uni sugli altri, i rami si incrociano e ci si chiede come facciano a passare le corna di un alce. Arriviamo al punto di osservazione e davanti a noi si apre uno scenario incantevole, un braccio di mare che lambisce alte e verdi coste rocciose. Qualche imbarcazione attraversa le acque immobili e noi rimaniamo affascinati dallo spettacolo della natura canadese. Purtroppo in questa giornata non siamo molto fortunati con la fauna, non siamo riusciti ad avvistare nessun animale ad eccezione di uno scoiattolino, ma decisamente ne è valsa la pena trascorrere una giornata dove non esistono i rumori ai quali siamo ormai assuefatti. Riprendiamo l’auto percorrendo il periplo del fiordo, in una strada piacevolissima da percorrere con ogni metro da fotografare e raggiungiamo Saint-Simeon. Abbiamo prenotato al Motel Vue Belvedere, una stanza grande, bella e pulita con vista fiume. Attiviamo la bussola del cellulare per capire la nostra posizione e apprendiamo che il sole dovrà sorgere proprio davanti alle nostre finestre, allora non resisto e punto la sveglia alle 6:00, voglio ammirare l’alba ….non me la posso e non me la voglio perdere!

QUATTORDICESIMO GIORNO

La sveglia suona presto, apro la tenda mentre il sole sorge dal fiume rendendo la vista veramente superba, scatto delle foto e mi rimetto a dormire. Abbiamo programmato la crociera, con partenza da Baie Sainte Catherine, per avvistare i cetacei, ma, prima ancora di uscire dall’hotel, le balene ci donano il loro saluto direttamente sotto il balcone della nostra stanza. Saliamo sulla nave che ci condurrà per tre ore lungo il fiume, nonostante sia agosto il freddo è pungente, ben presto balene, Beluga e foche, si vedono all’orizzonte, una balena emerge proprio sotto di me donandoci uno spettacolo impagabile. Al termine della crociera pranziamo in un ristorante lungo la strada, poi posiamo la macchina e passiamo il pomeriggio in completo relax, passeggiando attraverso le viuzze di Saint-Simeon, fotografando panorami e case deliziose, gli abitanti del posto sono gentilissimi, in particolare una signora che ha notato il nostro apprezzamento per la sua abitazione ci invita ad entrare in casa.

QUINDICESIMO GIORNO

Lasciamo Saint-Simeon imboccando la route 138 e raggiungiamo il Canyon Sainte-Anne, ancora una giornata immersi nella natura. Si trova a circa 25 minuti da Ville de Quebec è un bosco di tuje nel quale si trova una spumeggiante cascata, alta 74m, più alta di 15 m rispetto alle cascate del Niagara, ma sicuramente più stretta. La cascata si può ammirare dall’alto, proprio dove inizia il salto, poi si può scendere nel bosco, utilizzando una scalinata e osservare il panorama dal ponte tibetano che collega le sponde del Canyon. Per i più coraggiosi si può raggiungere l’altro versante con casco e imbragatura, agganciati con un moschettone ad una fune lanciandosi nel vuoto. Trascorsa la giornata fra i sentieri, ci dirigiamo verso Ville de Quebec, ma facciamo una piccola deviazione per vedere la basilica di Sainte-Anne-de-Beauprè, dedicata alla protettrice dei naufraghi da un gruppo di marinai, sopravvissuti nel 1650 ad un naufragio, anche se la costruzione attuale è la quinta ricostruzione e risale agli anni venti. La basilica in stile medievale è una vera opera d’arte, decorata internamente ed esternamente in ogni angolo. Riprendiamo la route 138 per arrivare Quebec city dove abbiamo prenotato una camera all’Aubergue du Tresor, grazioso e comodissimo per gli spostamenti situato in pieno centro, sulla Rue du Tresor, un vicolo pedonale pieno di turisti e artisti di strada, proprio davanti al Chateau Frontenac, un castello che si ispira un po’ a quelli della Loira progettato per essere un hotel di lusso e che ora costituisce il simbolo della città.

SEDICESIMO GIORNO

Siamo a Quebec city (nome attribuito da un esploratore, è una parola indiana che significa ‘dove il fiume si restringe’). Il tempo non promette nulla di buono e iniziamo il tour con la Cittadelle, un forte, tutt’ora operativo, strutturato in pratica come una città nella città, costruito per prevenire attacchi americani. Non facciamo in tempo a raggiungere il present-arm che ci coglie una pioggia scrosciante e ci costringe alla ritirata. Terminata la pioggia iniziamo a girare per le strade di questa affascinante città che è divisa in tre parti, la Basse Ville che è la zona più antica, l’Haute-ville e la Grande Allèe. Noi partiamo da quest’ultima dove si trova l’hotel du Parlament nel quale ha sede il parlamento provinciale del Quebec. Proseguiamo con la parte alta, tra le vie Sainte Anne, des Jardins, Saint Louis ed entriamo nella basilica Notre Dame de Quebec intitolata a Nostra Signora della Pace, con il baldacchino dorato ma meno sfarzosa rispetto ad altre finora visitate. Le stradine della città, con ambientazione decisamente europea, ci appaiono veramente poetiche e ci risulta evidente il perché la città sia stata nominata patrimonio dell’Unesco. Raggiungiamo la Terrasse Dufferin, una passerella in legno, che ci offre una vista spettacolare sul fiume San Lorenzo, qui prendiamo la funicolare per scendere alla Basse-ville, arriviamo su via Champlain, una via pedonale piena di negozi d’arte e ristoranti, proseguiamo nelle varie stradine di questo quartiere settecentesco fino a giungere al cuore, la place Royale che ammiriamo con stupore, qui troviamo un murales che si estende per 420mq, bellissimo e dove le figure rappresentano diversi personaggi che nel corso del tempo hanno caratterizzato la vita sociale, politica e culturale della città. Ricomincia a piovere e il sole è tramontato, entriamo nel ristorante Francese Sainte-Anne sul l’omonima via, dove mangiamo discretamente con porzioni assai moderate.

DICIASSETTESIMO GIORNO

Quebec city ci affascina molto quindi la mattina la passiamo a girovagare tra le viuzze e i negozi, e sebbene siamo in estate, ci lasciamo rapire anche da quelli che vendono addobbi natalizi. Poi riprendiamo l’auto per rientrare negli USA e ci fermiamo per riposare a Lincoln, arriviamo alle 22 e troviamo dove dormire ma nessun ristorante resta aperto dopo le 21, quindi a letto senza cena… fortunatamente abbiamo scorte di frutta e snack e ci arrangiamo con quelli.

DICIOTTESIMO GIORNO

L’hotel a Lincoln ha una bella piscina e la giornata è limpida, quindi decidiamo di trascorre diverse ore in assoluto relax. Nel tardo pomeriggio ci dirigiamo verso Boston dove alloggiamo nel District Theatre. Arriviamo per l’ora di cena, optiamo per un ristorante mongolo sulla in Charles Street, il P.F. Chang’s che dispone di un menù gluten free, e mangiamo piatti davvero gustosi.

DICIANNOVESIMO GIORNO

Visitare la città di Boston è veramente semplice perché esiste un percorso, contrassegnato da mattoncini rossi, il Freedom Trail, letteralmente il “Sentiero della libertà”, che accompagna il turista alla scoperta di 16 siti che hanno partecipato alla storia della città. Si tratta più o meno di 6 Km percorribili con calma in poche ore. Il percorso inizia presso il Visitor Information del Boston Common, che è il parco pubblico di Boston, e termina presso il Bunker Hill Monument, ai piedi dell’obelisco che ricorda una delle battaglie più sanguinose d’America. Il percorso conduce davanti alla sede del Parlamento Statale con la sua cupola dorata, alla chiesa di Park Street con facciata e campanile bianco, al cimitero del granaio così chiamato a causa della sua prossimità al primo granaio di Boston e nel quale sono sepolti molti patrioti illustri, alla cappella Reale, alla statua di Franklin, patriota tipografo e scienziato, al sito della prima scuola pubblica nella quale Franklin fu alunno. Si prosegue verso la vecchia casa di Riunione del Sud costruita quale chiesa congregazionalista mentre attualmente è un museo della Rivoluzione Americana. Il percorso conduce alla vecchia sede del Parlamento, dal cui balcone fu proclamata la dichiarazione d’indipendenza alla popolazione e nello stesso balcone il primo presidente degli stati uniti, George Washington, festeggiò la nascita della nuova nazione, attualmente è adibito al museo della storia di Boston. Sotto al balcone, un cerchio di ciottoli indica il luogo nel quale vennero uccisi cinque coloni da una squadra di soldati reali. Continuando a seguire i mattoncini rossi, attraversiamo Little Italy per raggiungere il salone Faneuil, all’epoca coloniale usato per le adunanze, ora è presente il museo della compagnia antica d’Artiglieria. Poi si raggiunge la casa di Paul Revere, la più antica casa di Boston appartenuta al patriota Revere e la vecchia Chiesa Nord, ancora usata dalla popolazione protestante di Boston. Siamo usciti dal percorso per raggiungere il bellissimo porto di Boston, il sole volge al tramonto e lo skyline è meraviglioso. Ritorniamo alla ricerca dei mattoncini rossi che ci conducono al cimitero di Copp’Hill, posto su una collina dalla quale si può vedere la fregata USS Constitution, percorriamo il Charlestown Bridge e arriviamo all’obelisco, il monumento a Bunker Hill, che commemora la prima battaglia della rivoluzione americana. Continuiamo il giro e arriviamo all’arsenale di Charlestown e la fregata USS Constitution; il museo adiacente racconta la storia gloriosa di “Old Ironsides” la nave da guerra più vecchia al mondo ancora galleggiante. Risaliamo sul ponte per ritornare sulla Union st dove ceniamo a base di Lobster, è sabato sera e le strade e i locali sono pieni di gente che ha voglia di divertirsi.

VENTESIMO GIORNO

Ci piace particolarmente questa città e dopo colazione ci dirigiamo verso la Huntington Avenue e Belvidere ST, per vedere la Copley Square, una delle piazze più importanti di Boston sulla quale si affacciano la Trinity Church e la Boston Public Library. Dopo pranzo e dopo aver scattato un po’ di foto riprendiamo l’autostrada per tornare nel New Jersey dove dovremmo restituire l’auto al Newport Centre Mall. C’è tanto traffico, anzi troppo, a tratti siamo proprio fermi e impieghiamo circa cinque ore per raggiungere la nostra destinazione. All’arrivo, ormai le ore 18:30, l’ufficio dell’Avis è chiuso, impossibile riconsegnare la vettura, quindi la riprendiamo e raggiungiamo l’hotel a Manhattan. Lasciamo le valigie e torniamo in strada, ceniamo con un veloce sandwich e ci dirigiamo a piedi verso il Brooklyn bridge. Sono le ore 23:00 ed ancora il traffico è intenso da sembrare l’ora di punta, anche la pista ciclabile è molto trafficata, e noi continuiamo la nostra passeggiata fino all’estremità opposta del bridge perché il panorama è veramente suggestivo.

VENTUNESIMO GIORNO

L’ultima mattina negli States ci alziamo presto per consegnare la vettura nel New Jersey e perché temiamo di restare imbottigliati nel traffico, ma, con piacevole sorpresa, ci svegliamo in una New York semi-deserta e dopo una breve indagine scopriamo che siamo nel ‘labor day’. Nella città che non dorme mai, l’ufficio dell’Avis era aperto e molto gentilmente, resosi conto della ritardata consegna a causa del blocco del traffico, non ci addebitano alcun supplemento per l’extra. Consegnata l’auto, prendiamo il treno nella stazione di fronte al Mall e ritorniamo a Manhattan, dove, le ore restanti le dedichiamo allo shopping. A fine giornata, malinconici ma soddisfatti, attraversiamo le strade di New York a bordo del taxi che ci conduce all’aeroporto.

Alle 22:00 parte il nostro volo di ritorno in Italia… arrivederci New York.

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