Turistipercaso in primo piano: Matusca

Chi sono i Turistipercaso dietro agli schermi? Le interviste della rubrica “Turistipercaso in primo piano” servono proprio a scoprire qualcosa in più sui lettori-viaggiatori che navigano il sito e ne popolano la Community. Questa settimana Kia81 intervista per noi Matusca.
rajo81, 04 Giu 2009
turistipercaso in primo piano: matusca
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Chi sono i Turistipercaso dietro agli schermi? Le interviste della rubrica “Turistipercaso in primo piano” servono proprio a scoprire qualcosa in più sui lettori-viaggiatori che navigano il sito e ne popolano la Community. Questa settimana Kia81 intervista per noi Matusca.

A Rosario sono le 5:30 del pomeriggio…Ripasso il mio foglio con le domande e compongo il numero di Matusca…Driiiiiin, driiiiiiiin… Suona! Matusca risponde, me la vedo che risponde al telefono un po’ accaldata dai 30°C di questa tarda estate argentina che non vuole lasciare il passo all’autunno… E dopo i primi momenti di imbarazzo entrambe ci sciogliamo e le parole arrivano a raffica… Ed ecco il risultato di una luuuuuuunga telefonata transoceanica…

Kia81: Partiamo con una domanda banale: presentati ai tuoi amici di TPC! Chi è Matusca e cosa fa nella vita? Matusca: Difficile dire chi sono, lascio dedurlo dalle mie risposte. Per anni ho insegnato lettere, prima ad adulti nelle 150 ore, poi in università straniere (Argentina – Rosario, Honduras – Tegucigalpa e Brasile – Curitiba) e infine nella Scuola Media in Italia. Ora già da due anni sono in pensione. Vivo un po’ in Italia ed un po’ in Argentina, a Rosario. Non faccio niente di particolare: collaboro con il centro d’Italianistica dell’Università (seminari, conferenze), sto traducendo parti di un libro di Pareto per l’Università ed approfitto delle occasioni culturali, che sono moltissime, che la città offre: c’è l’imbarazzo della scelta. A volte collaboro anche con un gruppo di mapuche residenti in Rosario. In Italia faccio un po’ di attività politica e visito i miei amici, che vivono quasi tutti fuori Piombino.

Kia81: Tu sei una giovane sessantenne, hai sempre viaggiato molto e hai vissuto la “rivoluzione sessantottina”, gli anni cupi del terrorismo negli anni ’70, il boom economico degli anni ’80, la caduta del muro di Berlino ecc.. Com’è cambiato il tuo modo di viaggiare in questi anni e come, secondo te, è cambiato il modo di viaggiare dei giovani d’oggi rispetto a 30/40 anni fa? Matusca: No, il mio modo di viaggiare non è cambiato. Ho sempre viaggiato con i mezzi pubblici e per anni, quando lavoravo all’estero, anche in macchina quindi con maggior libertà di spostamento e meno imprevisti (si fa per dire, in America Latina di imprevisti ce ne sono quanti ne vuoi) ma ho viaggiato con il mio ex marito e con amici, tutti come me: si va secondo un itinerario più o meno prestabilito, ma lo si cambia se ci sembra il caso, ci s’infila nei posti che ci sembra meritino, da qualche parte si arriverà, ci sarà comunque qualcosa da vedere, qualcuno da conoscere. Un cambio però c’è stato: praticamente fino a quasi tutti gli anni ´70 molti dei nostri viaggi sono stati in autostop: in Austria, in Cecoslovacchia, in Grecia, in Spagna. La gente si fermava e ti faceva salire senza problemi. Mezzi pubblici ed autostop ti permettono di entrare in contatto con la gente, non dico di conoscerla a fondo ma di avere rapporti umani non banali. E niente viaggi organizzati. Ho fatto pochissimi viaggi organizzati tra cui in URSS (allora era l’unica maniera), Istanbul un fine anno e l’Isola di Pasqua perché ero sola, la gente che conoscevo c’era già andata. E poi evitavamo (ed evitiamo) come la peste i villaggi turistici. Oggi mi sembra, almeno leggendo alcuni itinerari, che molti vadano con viaggi organizzati, nei villaggi. Non sanno quello che si perdono, ci si diverte e si conosce molto di meno. Per me il viaggio è sempre stato un’occasione di conoscenza umana, politica, sociale e storica e di relativizzare il mio punto di vista su tante cose ed anche di mettermi alla prova di fronte agli imprevisti. Eppoi, gli imprevisti sono il sale dei viaggi.

Kia81: Tu eri insegnante alle scuole medie, quindi trattavi giornalmente con ragazzi che si affacciavano all’adolescenza: cercavi di trasmettere loro l’amore per i viaggi? Di, in un certo senso, insegnare loro a viaggiare? Matusca: Più che l’amore dei viaggi cercavo d’instillare loro la curiosità ed il rispetto per l’altro, il diverso. E qui consentimi un poco di presunzione. Ho rivisto tempo fa la madre di una mia alunna che si è detta soddisfatta, come altre madri, perché alle superiori i professori sono rimasti colpiti dal fatto che gli interessi dei ragazzi non fossero limitati alla loro realtà e secondo lei questo era dovuto al fatto che io, facendoli partecipi delle mie esperienze, avevo aperto loro la mente. E’ presunzione lo riconosco ma sono cose che fanno piacere.

Kia81: Nel sito ti sei distinta molto per i tuoi contributi in forum quali “Film per caso” e “Libri per caso”, immagino quindi che sia la letteratura che il cinema siano due tue grandi passioni. E’ così? Pensi che in un certo senso evadere leggendo un libro o vedendo un film sia un po’ come viaggiare? Matusca: Ho sempre amato il cinema e la lettura fin da bambina. Negli anni ’50 si andava molto al cinema e non mancavano mai, nelle varie feste, di regalarti almeno un libro. Sia il cinema sia la lettura sono una forma non direi tanto, o non solo, di evadere ma anche e soprattutto di viaggiare sia nel tempo che nello spazio, sono un buon modo per rompere gli orizzonti entro cui ci muoviamo nella vita quotidiana e conoscere altre realtà.

Kia81: C’è mai stato un film o un libro che ti hanno ispirato un viaggio? Matusca: Credo che un libro che mi ha influenzato nella scelta di vari viaggi sia stato “Le Mille e una Notte”, quando lo leggevo da adolescente, affascinata, viaggiavo nella Bagdad di Harun El Rashid e mi veniva voglia di vedere paesi arabi, soprattutto la loro meravigliosa architettura. Voglia che ho soddisfatto e non sono rimasta delusa. Però più che un libro o un film particolare credo che mi abbiano ispirato a viaggiare le letture scolastiche, soprattutto letteratura greca, una delle più belle che abbia studiato, e credo che sia stato questo che spinse me ed tre amiche a fare il nostro primo viaggio all’estero in Grecia. Viaggio breve perché eravamo studentesse e in autostop: soldi ne avevamo pochi, ma riuscimmo a vedere Corinto, Atene con l’Acropoli e Delfi.

Kia81: Una volta che hai scelto la tua meta, come organizzi il tuo viaggio? Hai un metodo consolidato negli anni o ti fai trasportare dagli eventi e improvvisi? Matusca: Non ho un metodo. Quando scelgo un paese già lo conosco, per varie ragioni, un poco. Mi informo meglio sulla situazione che sta vivendo, la sua storia, tutto ciò che la riguarda ed in base a questo scelgo dove andare, cosa privilegiare e naturalmente mi procuro una guida. Poi una volta sul posto ci (perché non ho quasi mai viaggiato sola) lasciamo guidare dal momento, dalle situazioni. Molte volte abbiamo cambiato itinerario grazie a suggerimenti della gente del posto. Per esempio, in Messico abbiamo perlomeno tre volte cambiato i nostri piani in base ad indicazioni di alcuni messicani.

Kia81: In che modo il sito di TPC contribuisce all’organizzazione del tuo viaggio? Matusca: La maggior parte dei viaggi l’ho fatta prima di conoscere TPC e i viaggi che ho fatto dopo l’ho fatti in luoghi che già conoscevo (Argentina, Cuba, Spagna e Portogallo, dove ero già stata in borsa di studio). Quando deciderò di andare in un altro paese sicuramente mi leggerò attentamente gli itinerari relativi. Per ora mi limito a leggere gli itinerari e gli interventi riguardanti i paesi che conosco o quelli latinoamericani. Ed ogni tanto m’infilo in qualche polemica, cosa che mi ha permesso di entrare in contatto con alcune persone, che valeva la pena conoscere e con le quali sono molto contenta di mantenere rapporti e scambi di esperienze ed idee.

Kia81: Hai mai fatto incontri buffi o particolari? O incontri che hanno cambiato la tua vita? Matusca: Incontri particolari o che mi hanno lasciato un bel ricordo ne ho fatti molti. Per esempio ricordo l’india guatemalteca su un bus che, senza chiederci niente, ci offrì un ananas. Il signore cubano che ci dette 5 pesos (1976) per prendere un taxi visto che i mezzi pubblici erano deficitari. La signora messicana conosciuta in treno che, arrivati a Merida, ci fece accompagnare in auto dal figlio in centro, mentre lei sarebbe rimasta ad aspettarlo in stazione. Oppure Hugo, conosciuto a Palenque, che ci ha ospitato in casa sua per ben due volte a Città del Messico. Gente meravigliosa, generosa che ha contribuito a farmi amare l’America Latina. Ancora: due cubani che volevano portarci in un albergo ad ore convinti che ci saremmo state perché loro avevano visto nei film italiani che le italiane sono calde. Oppure l’egiziano che lavorava in Arabia Saudita che voleva sposarmi (nientemeno). Infine l’automobilista greco che, in piena dittatura, correva come un pazzo e che per ben 3 volte non si è fermato ad un segnale della polizia stradale e poi rideva contento. O il gestore di un albergo a ore (dove dormimmo ad Atene, che scegliemmo perché economico e non sapevamo cosa fosse) che ci proponeva maschietti. L’incontro che mi ha cambiato la vita l’ho avuto a Praga. Non solo conobbi molti latini ma anche una persona in particolare a causa della quale ho cominciato a viaggiare in America, innamorandomene e spingendomi a cercarvi lavoro. Un incontro che mi ha dato tanto è stato quello con la famiglia della mia amica cubana (ormai ne faccio parte) e con le Madri de Plaza de Mayo di Rosario, donne meravigliose, coraggiose che mi trattano come una figlia (sono la tana, cioè l’italiana)

Kia81: Tu vivi da anni, per buona parte dell’anno, in Argentina: dicci 5 pregi e 5 difetti per descrivere l’essenza di questo Paese. Matusca: Non esiste una sola Argentina, ce ne sono molte. Buenos Aires, il Litoral (la zona tra il Paraná e l’Uruguay), il sud ed il nord in prevalenza abitato da indios o meticci. Sono tutti profondamente diversi tra loro. Ti dirò soprattutto per quello che riguarda il Litoral che è la zona di Rosario Cominciamo dai pregi.

Sono aperti, chiacchieroni, generosi. Io non mi sono mai sentita un’estranea, certo conosco bene lo spagnolo, ma ti assicuro che tutti quelli che ci sono stati si sono sentiti a loro agio.

  1. Sono curiosi, aperti verso ciò che non è argentino, soprattutto europeo, non amano gli Usa.
  2. Sono impegnati, nel senso che i problemi del loro paese li mobilitano
  3. Sono un pubblico calorosissimo, negli spettacoli spesso e volentieri la vera attrazione sono loro: ho assistito a cose incredibili, partecipano, cantano, ballano, una volta sono saliti pure sul palco a ballare con i cantanti.
  4. Sentono molto il loro essere latinoamericani. In Argentina trovi tutta la musica latinoamericana possibile, dal vallenato colombiano alla musica guatemalteca ecc.., tutto il cinema e la letteratura del continente latino. Qualsiasi cosa succeda in Latinoamerica li trova pronti a mobilitarsi.

Difetti

  1. Al volante sono “Mister Hyde”. “: non rispettano il codice, se ne fregano se sei sulle strisce, sorpassano in qualsiasi situazione.
  2. C’è ancora una buona dose di maschilismo. M’immagino che nelle campagne sia anche peggio.
  3. Sono paranoici. Fino a qualche anno fa anche a Buenos Aires potevi girare di notte da sola e non succedeva niente (lo so per esperienza), ora che c’è un po’ di delinquenza sembra loro che non si possa più girare di notte (e non è vero).
  4. Sono un po’ megalomani, le loro cose buone sono eccellenti, le loro cose cattive sono le peggiori del mondo. Vogliono avere il primato nel bene e nel male. Il quinto difetto non lo trovo.

Kia81: Tanto per fare un po’ di gossip, com’è nato il tuo amore per quella Terra e come sei finita per viverci? Matusca: Avevo 18 anni nel ’68, volevamo cambiare il mondo, il nostro eroe era il Che Guevara e la rivoluzione cubana ci sembrava allegra, un po’ anarchica, senza le cupezze ideologiche di quella cinese. Poi ho passato 8 mesi a Praga in borsa di studio e lì ho conosciuto moltissimi latinoamericani che facevano corsi postgrado o tutto il corso di studi (gli studenti di musica e belle arti). C’erano colombiani, cileni, costaricani, uruguayani, peruviani, boliviani, brasiliani e cubani. Gente allegra, aperta, generosa che mi ha fatto conoscere i suoi problemi (la maggior parte di quei paesi allora, 1974/75, era sotto dittature fasciste). Con loro ho anche imparato lo spagnolo, che poi ho studiato da me. Da allora ho cercato la maniera di lavorare all’estero, finché nel 1986 il Ministero degli Esteri ha fatto un concorso regolare (prima era tutto a discrezione loro) per mandare insegnanti d’italiano nelle università e nelle scuole italiane. Grazie alla mia conoscenza dello spagnolo ho vinto il concorso. L’unico paese possibile in America Latina era l’Argentina, gli altri erano il Cile di Pinochet e il Paraguay di Stroessner. Così scelsi l’Argentina, Rosario. Non me ne sono mai pentita. Ho lavorato nella locale università 10 anni.

Kia81: Se un TPC ti dovesse contattare per suggerimenti su un possibile itinerario in Argentina perché prossimo a un viaggio in questo Paese, che itinerari suggeriresti per 10, 20 o 30 giorni? Quali sarebbero i posti da non perdere assolutamente e i piatti e le bevande da assaggiare, i sentieri meno battuti da “calpestare” per tornare in Italia con la voglia nel cuore di ripartire al più presto per l’Argentina? Matusca: Ho una passione sfrenata per il nordovest. E’ l’Argentina profonda, quella che la maggior parte degli europei neppure sospetta che esista, quella che contraddice tutti gli stereotipi a base di tango, gauchos e compagnia. Si crede che l’Argentina sia Buenos Aires, non è vero, esiste un’Argentina india, creola ed è quella del nord ovest, con i suoi riti alla Pachamama, con le sue credenze pagane. Vorrei ricordare che almeno più del 50% degli argentini ha avi indios: Tehuelches. Mapuches, Charrúas, Kollas, Guaraní, Sanavirones, Qom (Tobas) e Mocoví. Per chi va in Patagonia vorrei ricordare che è la terra dei Mapuche e dei Tehuelche che forse sono invisibili ai nostri occhi ma ci sono, vivi e decisi ad affermare i loro diritti. Consiglierei come minimo 30 giorni. Partenza da Jujuy con progressivo spostamento verso il Cile, nelle province di Salta, Catamarca, La Rioja, San Juan e Tucumán Come ho detto in un mio itinerario, il paesaggio è splendido ed estremamente vario. Più bello di quello peruviano. E si trovano villaggi coloniali, rovine incas. E in questa zona ci sono i meravigliosi parchi di Talampaya e Ischigualasto e tante altre cose da vedere. E poi Iguazú, una cosa incredibile che non riesco a descrivere. E gli Esteros de Iberá (Corrientes) dove non va mai nessuno perché poco pubblicizzati ma meritano veramente che li si visiti. Poi c’è la Patagonia, ma io preferisco la natura con i cristiani, cioè esseri umani e la loro cultura. Per chi ha meno giorni direi di limitarsi al nordovest. Anzi invito chi vuole saperne di più a scrivermi. I piatti non sono molti, non c’è grande varietà, ma la carne alla griglia che fanno, incluse le parti meno nobili come gli intestini o le reni, è veramente eccezionale. Per chi ama il capretto, provare il capretto patagonico. Poi ci sono le empanadas, piccoli calzoni ripieni di carne macinata: ogni provincia ha le sue empanadas particolari. Nel nord provate i tamales o le humitas (tipiche anche di tutta l’America india e Cuba) fatte di farina di mais ripiene di carne: gli argentini, come tutti i latino americani, amano il mais che chiamano choclo. Da bere naturalmente vino, è ottimo. Che facciamo? Portiamo avanti questa intervista con un Navarro Correa ben freddo?

Kia81: Visto che l’Argentina non è dietro l’angolo consigliaci un film, un libro e una canzone che ci possano trasportare, almeno con la fantasia, in questo Paese che tanto ami per capire almeno qualche aspetto della vita e della cultura argentina. Matusca: Bella domanda. Comincio dalla musica. La musica argentina è molto varia, si va dal tango al gato, la chacarera, il chamamé, la zamba, il carnavalito, la cueca (e altri ritmi). Consiglierei “Zamba de mi esperanza” che probabilmente è la canzone più amata dagli argentini. Ma anche “Km 11”, chamamé, musica del litorale i cui testi spesso sono in guaraní. In quanto alla letteratura consiglierei “No habrá más ni pena ni olvido” di Osvaldo Soriano, tradotto anche in italiano. E’ indispensabile per capire il paese, l’Argentina profonda, il peronismo, soprattutto oggi quando il peronismo si trova profondamente diviso tra la sua corrente progressista e quella destroide che appoggia le classi più retrograde. Film ce ne sono molti. Consiglierei “Bolivia” sul problema degli emigranti: qui ci sono molti paraguayani e boliviani in cerca di una vita migliore. Ed anche “El bonaerense” sulla polizia della provincia di Buenos Aires che è terrificante. Ottimo film che dimostra quello che io dico sempre: l’Argentina non è Europa, è Latino America nei pregi e nei difetti. Poi ci sono vari film sul periodo dell’ultima dittatura: una ferita ancora aperta perché c’è stata molta impunità e perché molti bambini rubati sono ancora in mano di coloro che avevano sequestrato i loro genitori. Forse il più rappresentativo e migliore è “Un muro de silencio” di Lita Stanic con Vanessa Readgrave. Anche un vecchio film (1988) “La deuda interna”, il debito interno dell’Argentina di Buenos Aires verso la sua componente india, quella del nordovest.

Kia81: Com’ è attualmente la situazione socio-politica dell’Argentina? Matusca: Nonostante quello che si scrive nei giornali italiani, non è una situazione disastrosa. A me pare che con molta fatica, contraddizioni, errori e con l’opposizione forte di forze politiche retrograde che appoggiano i grandi latifondisti produttori di soia transgenica, che distruggono boschi, che rubano terra ai piccoli produttori e a indigeni, l’attuale presidenza (continuando la politica dell’ex presidente) stia cercando di riportare il paese nel campo di quelli industrializzati, di ampliare i rapporti con il Brasile e con gli altri paesi latinoamericani, slegandosi dalle oscillazioni delle economie più sviluppate e di ridurre gli effetti negativi (disoccupazione, emarginazione di larghi strati della popolazione) creati da 10 anni di neoliberalismo. Inoltre il governo favorisce ed impulsa i giudizi contro tutti coloro che torturarono, ammazzarono e fecero sparire oppositori durante l’ultima dittatura. E qui vorrei chiarire che l’attuale presidenta non è la moglie di… Ma una donna con una larga traiettoria politica, anche nel parlamento come senatrice a partire dai primi anni ’90, sempre molto battagliera e con una posizione politica progressista.

Kia81: “Anche noi, come l’acqua che scorre, siamo viandanti in cerca di un mare” scrisse il poeta uruguaiano Juan Baladán Gadea e tu una volta mi hai detto che ogni tanto senti la necessità di tornare a casa, in Italia a Piombino, perché ti manca troppo il mare. Hai un legame forte con l’elemento acqua? Pensi che il carattere di una persona possa essere influenzato dall’ambiente in cui vive? Matusca: Ho imparato prima a nuotare che a camminare. Avevo un padre che sarebbe vissuto su una barca e ci ha trasmesso questo suo amore e poi, dove andavamo d’estate? Al mare. Non potevamo muoverci ma che importava! Il mare era lì, tutto per noi. E poi il mare non ti chiude l’orizzonte, è lì aperto, sconfinato, sembra quasi che ti dica “Vieni, c’è tanto al di là dell’orizzonte”. Cosa non si sa, ma è questo il suo fascino, ci può essere di tutto. Bisogna provarlo, provare il suo odore. L’odore di una città di mare in primavera è diverso dall’odore di una città dell’entroterra. Piombino inoltre ha il porto, ed il porto è sempre un punto di partenza, l’importante è il viaggio non l’arrivo. Come l’utopia, no? L’utopia quando ti avvicini si allontana, ma l’importante è muoverti per raggiungerla, e così è il viaggio, l’importante non è arrivare, lo è il viaggio in sé, le esperienze che maturi.

Kia81: Nonostante l’Italia sia un Paese con molti problemi, rimane comunque il “Bel Paese”, con tutte le sue città piene zeppe d’arte, i suoi paesaggi così vari che passano dalle Alpi innevate, alle dolci colline del centro Italia fino alle coste meravigliose con un mare ancora mozzafiato nel Sud Italia. Cosa ti manca dell’Italia nei mesi in cui vivi lontano? Matusca: Mi mancano mia madre, i miei fratelli ed alcuni parenti a cui sono molto legata. Mi mancano le amicizie, ho avuto la fortuna di contrarre amicizie ormai più che trentennali, persone a cui voglio molto bene e da cui sono ricambiata. E, come già detto, il mare.

Kia81: A volte si dice che il turista conosce meglio di chi ci vive il posto in cui si trova e magari a volte non ci si accorge di posti belli che abbiamo sotto al naso, che sono a portata di mano. Anche a te è capitato? C’è magari una regione italiana in cui ancora non hai messo piede? Matusca: Sono andata in tutte le regioni, anche se le conosco solo in parte. Vorrei, però, conoscere meglio la Sardegna, ci sono stata solo due volte e sempre a Bosa. Ed è vergognoso, da parte mia, esserci andata molto tardi, solo nel 2007. Mi sembra una regione interessante e degna di essere conosciuta. Io amo i sud del mondo.

Kia81: Dove sarà il tuo prossimo viaggio e perché? Hai ancora “il viaggio nel cassetto”? Matusca: Ancora non so, probabilmente tornerò a Cuba a novembre. Ma un paese che mi piacerebbe tanto visitare è il Venezuela, soprattutto l’interno, i llanos. Mi è venuta questa voglia da quando lessi, anni fa, un viaggio di Alejo Carpentier. Ed anche la Bolivia, in fondo è a due passi dall’Argentina. E a questo proposito, credo che riprenderò gli itinerari di viaggio di Davovad. Vorrei anche tornare in Grecia, visitare soprattutto il Peloponneso, le isole Zante ed Itaca. Chi ha fatto studi classici ha amato il viaggiatore per eccellenza, Ulisse che viaggiava per sete di conoscere, che s’infilava da tutte le parti. Torna a casa, certo, ma solo dopo aver viaggiato, Itaca è il porto finale, anelato ma a volte anche volontariamente allontanato privilegiando il viaggio.

Kia81: C’è un posto in cui proprio non andresti mai, nemmeno se ti regalassero il viaggio? Matusca: No, mi pare di no. L’Oriente, per esempio non mi attira, mai provato attrazione per la spiritualità orientale. Io sono una materialista e credo che vedrei più la povertà che la spiritualità e che mi sentirei male, come è successo in Egitto: non avevo mai visto tanti miserabili e questo in un primo momento mi ha amareggiato il viaggio. Poi ho imparato a convivere con l’angoscia e a godere delle bellezze (e sono molte) del paese. Così l’Africa. Però credo che valga la pena andarci, avere contatto con la loro realtà che ridimensiona i nostri falsi bisogni e con la loro cultura che merita rispetto come la cultura di tutti i popoli del mondo. Mi viene in mente “Itaca” di Dalla: “Anche la paura in fondo tiene sempre un gusto strano. Se ci fosse ancora mondo sono pronto, dove andiamo?” PS non andrei mai in Antartide: odio il freddo.

Kia81: Tornando invece al mondo di Turisti per Caso, come sei approdata sulle sponde virtuali di TPC e quando? Matusca: Sai che non ricordo come ho conosciuto TPC?

Kia81: Cosa ne pensi delle migliorie apportate recentemente al sito? Ne avresti altre da suggerire? Matusca: Non saprei che dirti, io in queste cose non ci capisco molto. In linea di massima mi pare che le varie rubriche comprendano molti aspetti del viaggiare, però, certo, tutto può essere migliorato.

Kia81: Per concludere, ti rivolgo la domanda di rito: chi vorresti vedere in homepage per una delle prossime interviste? Matusca: Mi piacerebbe conoscere meglio Robin che mi pare non sia mai stata intervistata e che mi pare essere una viaggiatrice curiosa ed aperta. Così come pure Didiadry, o anche Woody, che mi sembra uno desideroso di provare nuove esperienze. Ci salutiamo e quando chiudo la chiamata guardo fuori dalla finestra la mia città dove è già calato il buio da qualche ora e la pioggia continua a scendere incessantemente…E ringrazio con un sorriso Matusca per avermi trascinato con la fantasia nella sua calda, accogliente e caciarona Argentina…



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