Syusy madrina dell’energia solare per la rivista Fotovoltaici FV
Pubblichiamo in esclusiva un pezzettino dell’intervista, il resto lo trovate sul numero di Fotovoltaici FV disponibile in tutte le edicole.
Roberto Rizzo: Da quando ti senti ambientalista? Syusy: Mi sento sensibile al tema ambientale più o meno da sempre. Appartengo a quella generazione nata proprio quando prendeva avvio l’epoca del boom economico e dello spreco, ma anche quando non c’era ancora l’acqua minerale in bottiglia e molte persone che abitavano in città coltivavano dietro casa un piccolo orto per produrre la verdura. Non mi è difficile pensare che sotto diversi punti di vista a quel tempo si stava meglio.
Roberto Rizzo: Che cosa hai imparato grazie ai tuoi viaggi? Syusy: Andando in giro per il mondo mi sono resa conto di come sia insensata la filosofia della crescita infinita e che non si possa andare avanti in questa maniera. Il viaggio di Darwin aveva come tema principale l’evoluzione umana e ho capito che non si deve confondere il termine evoluzione con la nostra civiltà, quella occidentale. Conoscendo le lotte degli Indios dell’Amazzonia o dei Guaranì per proteggere le loro foreste, ho capito che in realtà noi abbiamo sbagliato tutto. Può darsi che la risposta giusta stia ignorare completamente tutto questo, ma non è nella mia natura. Preferisco cercare di fare qualcosa, non riesco a stare ferma e pensare “quel che sarà, sarà”. È necessario un approccio diverso e credo che noi occidentali abbiamo comunque l’intelligenza sufficiente per risolvere le tante emergenze ambientali che abbiamo creato. L’importante è mettersi in cammino per fare questo.
Roberto Rizzo: Da dove nasce il progetto di Nomadizziamoci? Syusy: Nel luglio di due anni fa sono stata in Mongolia e mi sono entusiasmata dal fatto che queste popolazioni avessero creato il più grande e importante impero dell’epoca pur essendo nomadi. Vivevano da millenni e vivono benissimo ancor’oggi in tende, le tipiche Ger o Yurte, fatte in legno e coibentata da feltri fatti da lana ispessita, appoggiate direttamente sul terreno. Hanno una struttura con le pareti che si chiudono a pantografo tenute assieme da lacci e mai da chiodi. Oltre a una porta, danno verso l’esterno con una grande finestra centrale al colmo del tetto tonda, divisa da otto raggi come la sacra ruota tibetana che fa diventare la tenda un orologio solare durante il giorno e un luogo di osservazione delle stelle di notte. È resa impermeabile da uno stato strato di tela gommata ed è ricoperta dentro e fuori da uno strato di cotone. Ha i legacci di lana di cammello ed è una delle prime case costruite dall’uomo: ne sono trovate tracce persino datate 400.000 anni fa.
Roberto Rizzo: E ne hai portata una qui in Italia. Syusy: Esattamente. La mia Yurta misura nove metri di diametro quindi ci sono sessanta metri quadrati di spazio occupabile. Quando si è al suo interno si deve seguire un comportamento prestabilito: ci si siede a terra dopo essere stati invitati a entrare, le donne si mettono a destra e gli uomini a sinistra. Il bello è che quando hai voglia di spostarti, la chiudi, la carichi sui cammelli e te ne vai. Sul terreno non lasci praticamente nessuna traccia. Ho capito che per vivere in maniera confortevole non è necessario abitare in case in cemento: le Ger mongole sono fatte per vivere con temperature esteriori fra i -40 e i +40°C. C’è tutta una civiltà dietro. Questa tenda è partita dalla Cina ed è arrivata qui a Bologna, già questa è un’immagine folle. L’abbiamo montata a Ecomondo, la fiera di Rimini, e poi l’abbiamo montata a Bologna in Piazza Santo Stefano per Natale: è stato come fare un regalo alla città.
Leggete il resto dell’intervista di Roberto Rizzo a Syusy su Fotovoltaici FV, la copertina è quella che pubblichiamo in questa pagina… Certo non potete sbagliare!
La Redazione