Speciale Cammino di Santiago: Cosa ci fa un ateo a Compostela?
L’estate passata un’amica mi ha detto: “Se non sai dove andare in queste vacanze e vuoi partire da solo, vai a percorrere il Cammino di Santiago!” Detto e fatto: nelle due settimane di ferie parto da solo alla volta di Saint Jean Pied de Port pronto ad iniziare il pellegrinaggio…
The Dark Side of Santiago: cosa ci fa sul Cammino un ragazzo senza alcun allenamento fisico, ateo, che detesta i libri di Coelho, che non ha letto alcuna guida per prepararsi eccetto “Come sedurre la cattolica sul cammino di Compostela”, mediocre ma divertente libro di Liebig Étienne? La risposta è semplice: scopre quanto è bello il Cammino di Santiago! Credo sia inutile descrivere come sono trascorsi i miei giorni o le tappe, per questo ci sono già tanti libri ed articoli. Inoltre, tra sacchi a pelo, ostelli, rifugi d’emergenza, amicizie improvvise ed infortuni di viaggio, il Cammino è totalmente diverso di giorno in giorno e di persona in persona. Ciò che vorrei provare a trasmettere è la passione per questo percorso, forse accresciuta anche dal fatto di non aver potuto terminare il primo cammino per via del poco tempo a disposizione, ma che nel giro di un anno mi ha rivisto a Saint Jean Pied de Port pronto ad arrivare questa volta fino a Finisterre, passando da Santiago e facendo ciao ciao con la manina. Eh si, sono tornato questa estate per percorrere tutti i novecento chilometri che dividono un paesino in Francia dal punto in Spagna dove si pensava finisse la terra. Maledetto Cammino, ti ho percorso una volta e sono dovuto tornare! Camminare dalle sei alle otto ore al giorno, con il rischio di finire l’acqua e non potere bere, con il dolore alle gambe che ti piega ma che devi superare con le tue forze per proseguire, camminare trenta chilometri al giorno con dieci chili di zaino sulle spalle senza spesso vedere una casa o un centro abitato per ore riporta alla condizione umana del vivere, quella condizione che si perde nella vita caotica e frustrante di ogni giorno e nelle vacanze preconfezionate da villaggio turistico. Camminando si conoscono nuove persone in continuazione, ognuna con la propria storia da raccontare e spesso vogliose di conoscere la tua, fatto strano considerato che l’abitudine è spesso che non ci si ascolti nella vita quotidiana neppure tra amici, persi nella mediocrità di una vita stereotipata. L’ideale è partire da soli ed aspettare che il tempo porti nuove persone nella nostra vita… Tra Fuente del Diablo, dove si dice il Demonio offrisse acqua ai pellegrini assetati in cambio della rinuncia alla fede, e la Fuente del Vino, una vera fontana dove zampilla (pessimo) vino rosso, le amicizie che nascono sul Cammino non si dimenticano mai! Mi è stato detto che il vero Cammino inizia una volta tornati a casa. E’ assolutamente vero, ma lascio che ognuno si ponga questa domanda, si incammini per Santiago e quindi si dia una propria risposta! Mi sentirei di concludere, in stile Studio Aperto, con un po’ di sesso e cucina. Lungo il cammino si mangia tanto spendendo poco, non bene ma abbastanza da camminare tutto il giorno e tornare abbronzati, se si va in estate, e con diversi chili in meno. Le tapas sono ottime ed il vino tinto non manca mai. L’ideale sarebbe andare a Maggio, quando c’è poca gente, così da tornare in Italia pronti per il mare e da affrontare la prova costume con un fisico invidiabile ed un’aria di santità da fare invidia alle fiction di Natale. Santiago de Compostela é la Disneyland della cristianità, potete trovare qualsiasi souvenir di cattivo gusto in ogni angolo, dall’apribottiglia a forma di San Giacomo all’immancabile San Giacomo inglobato in una sfera vitrea che, se girata, pone il Santo in mezzo ad una tormenta di neve. Quest’ultimo simpatico articolo di regalo è acquistabile direttamente nell’angolo shopping all’interno della Cattedrale di Santiago di Compostela. Riguardo alle conoscenze, il Cammino pullula di pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. Potreste trovare l’Amore sul Cammino, mettete in conto le lacrime per il rientro, o anche semplicemente accoppiarvi tra i vigneti come si dice fosse abitudine ai tempi dei nostri genitori o sconsacrare chiese in nottate di pioggia (questo fa più ridere). Nel migliore dei casi potrete fare tutto questo, ed allora passerete l’inverno ricordando con nostalgia le amicizie, le esperienze, le giornate, i luoghi, le splendide persone, i ritmi di vita, l’umanità del Cammino, e magari, come me, vi prenderete aspettative estive per tornare a camminare in direzione Santiago di Compostela, seguendo le frecce gialle lungo la strada, compilando un diario di viaggio che non farete leggere a nessuno e canticchiando le prime canzoni di Manu Chao.
Alessandro Pollini