Si conclude l’intervista alla Duchessa Rossa..

Syusy: Come faceva? Duchessa: Avevo comprato dei romanzi porno chiamati "Lolita" e coprivo i libri proibiti dalla censura con quelli di "Lolita" Poi, arrivata alla dogana, riuscivo a passare proprio grazie a quei romanzetti pornografici. Allungavo una "Lolita" al doganiere. Tutto il...
Turisti Per Caso.it, 26 Mar 2001
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Syusy: Come faceva? Duchessa: Avevo comprato dei romanzi porno chiamati “Lolita” e coprivo i libri proibiti dalla censura con quelli di “Lolita” Poi, arrivata alla dogana, riuscivo a passare proprio grazie a quei romanzetti pornografici. Allungavo una “Lolita” al doganiere. Tutto il resto, Sartre, Proust ecc. Passava senza problemi. Bisogna dire che all’epoca avevo un passaporto diplomatico.

Syusy: So che lei ha avuto una vita molto avventurosa e impegnata, ha voglia di parlarne? Duchessa: Certo!

Syusy: Per esempio, ho sentito una storia che la riguarda a proposito di bombe. Che mi può dire? Duchessa: E’ successo nel 1966. Un bombardiere americano ha perso tre bombe che si sono aperte rilasciando della polvere radioattiva: 6 mila ettari, tra acqua e terra, e 80 persone si sono contaminati.

Syusy: Ma dove? Duchessa: A Polamas, Armeria. Sono riuscita ad entrare grazie al passaporto diplomatico. Sono arrivata all’accampamento degli americani e ho visto tutti i bidoni di terra che stavano raccogliendo perché la terra era contaminata. Ne avevano levato un metro o forse più. Mi sono fatta riaccompagnare da una guardia civile che mi ha raccontato tutto. Le persone del villaggio mi hanno chiesto di raccontare la verità all’esterno, alla stampa. Mi hanno dato anche una lettera. Sono andata a Madrid , dove conoscevo molti giornalisti e ho telefonato a molti corrispondenti dicendo che avevo l’autorizzazione della gente di parlare dell’accaduto. Ho parlato con le autorità spagnole. Dovevano far arrivare 1 milione di dollari dall’America ma sembrava che ci fosse un problema burocratico. Allora ho chiesto di emettermi un certificato che dimostrasse che non erano stati contaminati. Il Capitano mi disse che non poteva emettere questo documento. “Allora metteteli in quarantena e curateli” gli ho detto . Ormai il male era stato fatto:” almeno evitate che la situazione peggiori.” “Se le autorità non mi ascoltano sono costretta a fare uno scandalo!” Grazie al mio intervento hanno ottenuto il denaro, sono stati curati e ogni anno sottoposti a dei controlli. Sono andata in prigione ma sono riuscita ad ottenere quello che volevo.

Syusy: Alcuni sono morti? Duchessa: Molti, di cancro. Poi Sono andata in prigione un anno per manifestazione illegale. Avevo promesso alle carcerate di raccontare ciò che accadeva in prigione. Ho pubblicato una serie di articoli in America in forma di libro intitolate “My prison”. Perché “My Prison”? Non raccontavo certo la mia prigionia, me ne fregavo, ma volevo raccontare la vita nelle prigioni. Volevo parlare delle prigioni che conoscevo; ne conoscevo 3 e sono state l’una peggio dell’altra. Sono scappata in Francia, in esilio, quando ho scoperto che avevo già in atto un procedimento legale per un romanzo. Se fossero scattate le manette dovevo scontare 24 anni di prigione. Un amico è venuto ad avvisarmi. Aveva visto sulla tavola del giudice l’ordine del mio arresto. E sarebbe stato definitivo. Ho riflettuto un po’. Me lo ha detto alle 3 del pomeriggio e alle 23 stavo partendo per la Francia. Ho passato la dogana alle 5 del mattino. Ero completamente bagnata di whiskey in quando dovevo apparire completamente ubriaca. Le guardie mi hanno lasciata passare. In Francia ho cominciato a lavorare, scrivevo degli articoli e guadagnavo.. Sono rimasta in esilio 6 anni e mezzo. Quando sono rientrata dovevo scontare 44 anni di prigione.

Syusy: Ma che cosa aveva fatto? Duchessa: Articoli, conferenze, libri. Ho avuto dei problemi a riavere il mio passaporto diplomatico. Ho avuto dei problemi di censura: il mio ultimo romanzo è apparso in un’edizione ristretta. In Francia vivevo dei miei libri in Spagna non posso pubblicare nulla. Poco tempo fa un editore mi ha riportato un mio manoscritto. Mi sono però accorta che mancavano molte pagine. Ho subito 3 censure: la Corona, la Chiesa e i partiti politici, snaturando così il mio romanzo. Non avrei mai firmato una cosa del genere.

Syusy: Chi si occupa della pubblicazione delle vostro libro “Africa versus America”? Duchessa: La Corte Islamica, una università araba che è venuta a cercarmi. Sono due anni che stanno guardando il libro. E ora hanno deciso di pubblicarlo. La stampa spagnola non accennerà a nulla, come del resto per tutte le altre pubblicazioni.

Syusy: Hanno trovato delle scuse? Duchessa: Nessuna scusa. E’ vietato e basta. Ho scritto un libro su Palomares che è stato pubblicato da Ariel. La copia passata per la censura di Franco era tutta cancellata. E’ così che i libri subiscono la censura. Vorrei citarvi dei grandi scrittori che conosco, che dopo la censura non riconoscono i loro manoscritti, solo un terzo delle pagine sono originali. Mi dicono fai come fanno tutti ma io rispondo di no! Mi hanno appena cancellato un corso sul Parco di Doniana perché mi ritengono una persona pericolosa, non mi lasciano dire nulla.

Syusy: La fondazione ha nel palazzo un’aula dove tengono dei corsi Duchessa: Attualmente c’è un corso

Syusy: Ma non tenuto da lei! Sono stata prima nel Parco di Doniana. Che mi dice a proposito dalla leggenda di questa Doniana di cui lei dovrebbe essere discendente visto che si dice fosse una Medina Sidonia con un carattere scontroso e misantropo.Com’era veramente? Duchessa: Vuole che glielo dica?

Syusy: Sì! Duchessa:Doña Aña non era una duchessa ma una contadina. Il 7° Duca di Medina Simonia si è fatto costruire una palazzo nel parco per lui perché sua moglie lo detestava. Hanno costruito questo palazzo in un luogo adibito al pascolo di una signora che si chiamava Ana Maiarte. Si conosceva il luogo come Acto de Doniana Maiarte ed è da là che viene il nome di Doniana. Una donna che pascolava le mucche e che doveva avere un buon carattere

Syusy: Non è possibile! Con la duchessa cade anche il mito di questa Doña Aña, mito che a nessuno fa comodo cambiare. Questa è una piccola precisazione storica rispetto a quella più consistente relativa a Colombo ma dimostra quello che ha sempre sostenuto la duchessa: “se conosciamo la verità del nostro passato potremo interpretare in modo corretto il nostro presente, altrimenti rimarremo nell’oscurantismo nel quale ancora oggi vogliono farci rimanere.” Come darle torto!



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