Continua la rassegna delle vostre recensioni di libri: Andrea P. Ci accompagna nel mondo di Jack Kerouac e de “I vagabondi del Dharma” Jack Kerouac…, molti associano subito al suo nome il romanzo più famoso: “Sulla Strada”, sicuramente a livello popolare il più conosciuto. Io no, almeno in principio… Infatti non potevo associare proprio niente a nessuno poiché io Kerouac sette anni fa non sapevo chi fosse! Il “nostro incontro” è stato pura casualità: mi trovavo infatti ad uno di quei raduni motociclistici, e casualmente mi ritrovai a leggere un volantino, reclamizzante proprio un raduno; infondo c’era scritto:
– Dobbiamo andare e non fermarci mai finché non arriviamo. – Per andare dove, amico? – Non lo so, ma dobbiamo andare.
J. Kerouac
Fui folgorato da quelle frasi cosi inneggianti alla vita, al viaggio, alla ricerca di se stessi attraverso l’esperienza, alla vita on the road insomma.
Giorni dopo corsi in biblioteca e chiesi qualcosa dell’autore a me sconosciuto, non avevano “Sulla Strada” cosi ebbi “I vagabondi del Dharma”, poi tutto il resto di quel magnifico mondo poiché mi gettai nella lettura dei romanzi di Kerouac, Neal Cassady, William Burroughs, Lawrence Ferlinghetti, nelle poesie di Allen Ginsberg insomma fui catapultato in quel “meraviglioso” mondo che è quello della Beat generation.
Adesso che ho spiegato quel che è stato l’inizio direi che sia l’ora di parlare de “I vagabondi del Dharma”.
È un bel romanzo dove il protagonista, (alter ego dell’autore), insieme alle solite scorribande in mezzo a riti alcoolici si impegna nella ricerca di una nuova verità identificata col Dharma dei buddisti, ispirandosi ai metodi della scuola giapponese Zen. La ricerca portata avanti dai vari personaggi è veramente sincera anche se mischiata a volte con riti orgiastici, sbornie ecc.
Il romanzo ha punte vere di ascetismo e meditazione ed è bello seguire i due protagonisti Japhy Ryder e Ray Smith su per le montagne della California in cerca di illuminazione, leggere delle loro scalate, dei loro poeti preferiti, ascoltare i loro Haiku, immedesimandosi con loro e la loro ricerca di purezza e santità Zen.
Anche se non ci riusciranno, non importa, perché il loro impegno è stato vero impegno ed è valso sicuramente… Buon viaggio a tutti…
Andrea P.