Scrittori per Caso: Dottore è finito il diesel

Turisti Per Caso.it, 15 Dic 2005
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Fabrizio B. Presenta “Dottore è finito il diesel”, un libro di Alberto Reggiori. Se anche tu hai un libro preferito o un film che ti è rimasto nel cuore inviaci una recensione!

Spazio alla recensione di Fabrizio:

Il sottotitolo recita “Vita quotidiana di un medico in Uganda fra ammalati, poveri e guerriglia”: come conoscere un paese, anche tristemente famoso per le guerre, dittature, estrema povertà, ai margini del mondo civile, in stato di abbandono totale etc. Come l’Uganda ( Sì, proprio l’Uganda, quello famoso per il turpe pazzo dittatore Amin Dada, ricordate?) attraverso i diari – ora diventati vero e proprio libro – di un medico che ha passato la bellezza di 11 anni in quei luoghi di miseria e orrore, ma anche di tanta umanità e solidarietà. Di vita e di amore in una comunità mista di medici, infermieri, volontari italiani ed indigeni, con familiari al seguito. Un’esperienza unica ed appagante che ha fatto crescere umanamente e spiritualmente il ns autore ( e tutto il suo staff) un medico chirurgo d’urgenza, dott. Alberto Reggiori, varesino di 48 anni oggi. Un medico che durante il periodo che va dal 1985 al 1996 ha trovato il coraggio di portarsi dietro la giovane moglie Patrizia ( che ha condiviso e condivide tutt’oggi i suoi ideali ispirati al cristianesimo, alla carità, al volontariato) ed i primi due figli nati in Italia durante i rientri temporanei e gli altri tre bimbi nati proprio ad Hoima, a qualche ora di tratturo da Kampala, la capitale dell’ Uganda, nell’ ospedale locale ove il Reggiori assieme ad amici e colleghi medici italiani ed infermieri locali con l’aiuto di diversi volontari ha ripristinato una struttura sanitaria che era stata lasciata andare nel più completo sfacelo! Sono memorie di vita e di terra africana, di immagini inusitate, di tramonti mozzafiato, di bellezze paesaggistiche mai considerate, ma anche di sofferente quotidianità, di problemi (minimi per noi occidentali che abbiamo tutto) enormi per i locali e da affrontare con quello che si dispone: quasi nulla! L’autore ha praticato la sua professione curando gli ammalati nei letti d’ospedale o visitandoli moribondi nelle loro povere capanne. Attraversando luoghi dimenticati da Dio, impiegando magari 7/8 ore di cammino per raggiungere un villaggio sperduto a soli 25km dall’ospedale! I momenti della vita familiare del medico Reggiori, dei suoi amici medici e di tutto il personale dell’ospedale bianco o nero che sia si sono irrimediabilmente mischiati alle terribili vicende drammatiche di quel paese, una quasi normalità nell’Africa abbandonata. Vittorie professionali per aver salvato una vita da un comune morbo che in Italia si curerebbe in pochi giorni senza rischi mortali; parti praticati in condizioni di estrema urgenza e precarie sale parto e/o operatorie, medicina di frontiera dove ti devi arrangiare con poco materiale tecnico. Assieme ai momenti tragici anche quei grandi avvenimenti di vita conviviale, di cene con amici e colleghi, bianchi e neri. Gli aspetti belli, sereni seppur magari scanditi dal sottofondo di guerra, pestilenze e povertà totali, di vita sociale ricca spiritualmente, che ti fanno capire che i veri protagonisti di queste storie tropicali (vere, come quella della giovane puerpera Amina o di Catherine) non sono l’autore o i suoi amici o le persone che incontrano, ma “la grandezza di un’ esperienza vissuta resa affascinante da una Presenza, la presenza di chi ancora non si può vedere in faccia, ma che infonde passione e condivisione per ogni particolare della vita, anche per la sofferenza più dura”.

Un libro tutto “scritto col sorriso sulle labbra”, pur nelle mille avversità. Ed il background scenografico sono gli immensi territori dell’Uganda, la sua terra riarsa e rossiccia, i suoi capanni di fango e latta.

Mi sono rimaste particolarmente vive le parole della piccola Giovanna, figlia dell’autore, che alla nascita del fratellino Giulio – il primo dei tre bimbi partoriti da Patrizia in Uganda – chiede al papà: ” Perchè, papà, Giulio non è nero, ma bianco visto che è nato in Africa?” Sarà una lettura che vi farà meditare sulle ns ( italiane) fortune inimmaginabili.

Fabrizio B.



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