Non è il classico Giappone: con questo viaggio abbiamo scoperto la sua vera anima

Quando siamo partiti per il Giappone con il Tour di gruppo Voyager Wasabi di Turisanda, eravamo pronti al Paese dei contrasti: le metropoli gigantesche, i templi che sanno di storia, le foto da cartolina.
Ma la cosa che non avevamo messo in conto è che ci saremmo innamorati delle parti più lente e silenziose. Di quei posti che pochissimi conoscono e che, proprio per questo, conservano ancora l’anima intatta. È stato lì, in quegli angoli lontani, che ci siamo sentiti davvero in viaggio, ma, stranamente, anche un po’ a casa.
Indice dei contenuti
Kanazawa: la bellezza che non ha fretta (e nemmeno fretta di farsi capire)
Arrivare a Kanazawa dopo il caos bello ma intenso di Kyoto e Nara è stato come tirare un sospiro di sollievo. Si percepisce subito una calma diversa.
Il quartiere dei samurai di Nagamachi ci ha accolto con le sue stradine strette e così silenziose che si sente quasi l’acqua scorrere nei canali. I muri di un colore ocra caldo e consumato dal tempo sono semplicemente magnifici. Camminando, si capiva che ogni singola cosa era pensata per stare in armonia: le porte di legno lisce, le lanterne che si accendono col buio, i cortili che sembrano mondi privati.
Dentro la residenza Nomura abbiamo davvero provato la sobrietà giapponese. I tatami sotto i piedi facevano un leggero scricchiolio – non un rumore, quasi un sussurro. Il giardino era minuscolo, ma così perfetto che lasciava senza parole. Ogni ramo, ogni muschio, tutto al posto giusto.
E poi il Kenroku-en. Non devi visitare quel giardino, devi starci. Ci siamo seduti e basta, a guardare l’acqua ferma che rifletteva gli alberi. Non servivano guide o spiegazioni. Bastava stare zitti, per capire tutto.
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Shirakawa-go e Takayama: il Giappone di legno e montagna
Il giorno dopo, abbiamo lasciato la città per salire verso le Alpi giapponesi. Il cambiamento è stato rapido e pazzesco: il paesaggio diventava sempre più verde, sempre più autentico.
A Shirakawa-go ci siamo trovati di fronte a qualcosa che sembrava fermo nel 1600. Le case con i tetti di paglia gassho-zukuri sono incredibili, costruite con una sapienza antica per resistere a inverni durissimi. Siamo entrati in una di quelle case: l’odore di legno e fumo era così intenso che faceva viaggiare indietro nel tempo.
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A Takayama la sensazione è continuata. Il quartiere storico Sannomachi-suji è un gioiello: botteghe, lanterne rosse e l’odore buonissimo del sakè. Ho parlato con un artigiano che lucidava il legno con gesti che, giuro, non si fanno più. Quell’uomo, senza saperlo, stava conservando un pezzo vitale di Giappone. È stato uno di quei momenti semplici che restano stampati in testa più di mille monumenti.
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Fukui: il silenzio che pesa (e insegna)
La tappa di Fukui è stata una vera scoperta, lontana da tutti i circuiti. È un posto che sussurra storie.
Abbiamo visitato una distilleria di sakè dove fanno tutto a mano, ancora oggi. Tra il profumo dolce del riso che fermenta e il rumore ritmico dell’acqua, sembrava di assistere a un rituale quotidiano, fatto di una pazienza che noi abbiamo dimenticato.
Poi c’è stato il tempio Eiheiji. Questo posto ti cambia. È uno dei luoghi spirituali più potenti del Giappone, immerso in una foresta pazzesca. Abbiamo dormito nel ryokan adiacente e partecipato a una meditazione Zazen guidata dai monaci. All’inizio è complesso, devi stare immobile e ti sembra innaturale. Poi, il respiro si calma, i pensieri si acquietano, e quel silenzio – pieno, denso e leggero – ti avvolge completamente. Quando abbiamo riaperto gli occhi, la luce del mattino filtrava tra gli alberi ed è stato catartico. Un momento che non puoi spiegare, devi viverlo.
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Shizuoka: tra wasabi, tè e il Fuji
L’ultima parte del viaggio ci ha portato a Shizuoka, proprio ai piedi di Sua Maestà, il Monte Fuji. Un paesaggio che profuma di freschezza.
Abbiamo visitato una tenuta di wasabi. Il contadino ci ha mostrato con l’orgoglio le sue piante immerse nei ruscelli freddi che scendono dalla montagna. Appena grattugiato, il wasabi era piccante, certo, ma anche fresco, quasi dolce. Era come se avesse assorbito il sapore della montagna stessa.
Poi le colline del tè verde. Siamo rimasti a camminare tra i filari, ascoltando gli agricoltori, e infine ci siamo seduti a bere una tazza. Il vapore si confondeva con le nuvole, il Fuji era lì, in lontananza. In quel silenzio assoluto, ma pieno di vita, non potevamo immaginare modo migliore per chiudere.
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Un Giappone che non ti molla più
Cosa ci resta? Non tanto le foto, ma le sensazioni: la quiete di Kanazawa, l’odore di fumo e legno a Shirakawa-go, la calma profonda di Eiheiji, il gusto fresco del tè.
Ogni tappa ci ha insegnato qualcosa di fondamentale, senza mai parlare ad alta voce. È il loro modo di comunicare: delicato, silenzioso, ma sincero da farti tremare.
Il Tour Voyager Wasabi Giappone con Turisanda ci ha portato lontano dai circuiti più battuti, a scoprire un Paese che non si espone, ma che si lascia trovare piano piano. Adesso siamo tornati, ma basta un profumo, un suono, un ricordo per ritrovarci ancora lì. Tra quei tetti antichi e i giardini silenziosi, con la stessa indescrivibile meraviglia negli occhi.