Lao please don’t rush!

Luca e Aga in Laos: dimenticate la fretta!
LucAga, 24 Nov 2010
lao please don't rush!
Il viaggio da Phonsavan a Luang Prabang, di appena 6 ore ed apparentemente semplice,si è rivelato invece uno dei più duri e provanti che abbiamo affrontato sin dall’inizio del viaggio; se si mette insieme una strada stretta e dissestata, piena di curve e tornanti; un autista che pensa di essere alla guida di una Ferrari sul circuito di Monza; una mamma con bambina che soffrono il mal d’auto; eccovi servito il cocktail perfetto per un viaggio da brivido!!! Dopo appena 5 minuti dalla partenza, la piccola bimba, di circa 3 – 4 anni, in braccio alla mamma, inizia a sentirsi male ed a vomitare dal finestrino. Schumi, alla guida del minivan, senza nemmeno prendere in considerazionel’opzione di fermarsi un secondo o, almeno, di rallentare l’andatura, tira fuori dal cruscotto una pila di sacchettini in plastica e li consegna alla giovane madre. Tempo 2 minuti e la povera ragazza inizia anche lei a stare male e a far ampio uso dei sacchettini. Anche il signore dietro di noi, un turista francese sulla sessantina, inizia a sentirsi male ma, fortunatamente, non si rendono necessari gli ormai onnipresenti sacchettini. L’autista guidava davvero come un pazzo, ed i continui scossoni delle curve ed i sobbalzi delle molte buche ci scuotevano peggio che sul tagadà . Pensate poi che la prima ed unica sosta è stata dopo 4 ore e mezza, in cui le due poverette si sono praticamente prosciugate ed il turista francese ha assunto tutte le tonalità della scala del verde. Quando siamo scesi per il pranzo eravamo a pezzi; io ed Aga ci siamo comunque pappati una bella zuppa di noodle, ed anche la bambina si è mangiata un panino gigantesco. Già mentre lo mangiava noi eravamo sicuri che non sarebbe rimasto molto tempo nel piccolo pancino della bimba; alla terza o quarta curve anche la baguette era ben insacchettata. 🙂 Arrivati a Luang Prabang triboliamo un pò per trovare una guesthouse con dei prezzi in linea al nostro budget e, una volta risolto il problema della camera, iniziamo a girare per la città tanto osannata da tutti i viaggiatori incontrati durante il nostro viaggio in Laos. Ecco, qui crediamo sia successo esattamente l’opposto di quanto accaduto per Vientiane; probabilmente avevamo troppe aspettative nei confronti di Luang Prabang dato che tutti, ma proprio tutti, ci avevano parlato superpositivamente dell’antica capitale del Laos. Oddio, la città è oggettivamente molto carina, estremamente curata, con dei bellissimi negozi e ristoranti ed uno stupendo mercatino notturno. Sembra un pò una piccola cittadina di mare francese, escluso per i numerosi templi buddhisti, ovviamente. Forse è per questo motivo che non ci ha colpito così tanto… non era niente di nuovo e di così straordinario. Ma ripeto, è solamente un’opinione personale e, apparentemente, alquanto atipica. Non essendo scattato il colpo di fulmine, dopo appena un giorno avevamo già deciso di partire per l’estremo nord del paese.

Stavamo andando a comprare i biglietti del pullman quando d’improvviso sfreccia davanti a noi in bicicletta il nostro amico Takash, anche lui deciso a partire la sera stessa. Baci e abbracci, salti e balletti per celebrare l’incontro del tutto casuale. Decidiamo tutti di fermarci un altro giorno e di andare alle vicine cascate di Kuang Si la mattina seguente, per poi partire il pomeriggio. Essendo le cascate a circa 40km dalla città, si rendeva necessario affittare un tuk tuk per l’intera giornata; più gente c’è, meno costa il passaggio in tuk tuk. Ci siamo quindi messi alla caccia di altri turisti per formare un gruppo di 6 e far calare il prezzo. Abbiamo iniziato a chiedere un pò in giro a quelli che ci ispiravano simpatia, e siamo stati bravissimi, nemmeno facendo colloqui per mesi avremmo potuto trovare gente migliore. Eravamo riusciti a reclutare un altro ragazzo giapponese, Ohno, ed una coppia tedesca, Nina e Renè. La giornata alle cascate era stata stupenda, così abbiamo deciso di posticipare la partenza di un altro giorno e di trascorrere l’ultima sera tutti insieme, anche perchè sarebbe stata l’ultima volta che avremmo visto Takash, essendo il suo visto in scadenza. La serata è stata memorabile, anche grazie alla presenza di un altro vecchio amico, il Lao Lao! 🙂

Ci siamo dati appuntamento per le 20.00 in una piccola vietta all’interno del mercato notturno, dove servono esclusivamente cibi già pronti e carni alla griglia da consumare tutti insieme su tavolate comuni. Terminata la cena, in cui ci ha raggiunto un altro ragazzo giapponese, Kengi, abbiamo iniziato a giocare con le carte ad un “drinking game” imparato in Malesia. Risultato della serata: Arinè, ossia la versione giapponese di Renè, in quanto per i giapponesi sembra impossibile pronunciare correttamente il suo nome tanto che, dopo svariati e vani tentativi, la versione più decente era appunto Arinè, è stato forzato ad abbandonare il tavolo da gioco da Nina perchè evidentemente troppo ubriaco; Kengi si è addormentato su uno dei tavoli del mercato, ormai chiuso da diverse ore; dopo averlo trasportato a spalle alla sua guesthouse, Ohno si è ricordato di essere venuto in bicicletta, solo che non ricordava assolutamente dove l’avesse parcheggiata. Dopo un’oretta di ricerche abbiamo gettato la spugna e lui ha dovuto sborsare 50 dollari americani per ripagarla! Comunque, che risate… e ora siamo ancora più fan dei giapponesi, sono davvero eccezionali!

Il giorno seguente, salutato Takash, abbiamo preso il pullman notturno per Luang Nam Tha. Il viaggio avrebbe dovuto durare 7 ore e saremmo dovuti arrivare a destinazione alle 4.00 di notte. I sedili erano davvero scomodi e l’autista pompava musica ad alto volume, nonostante l’orario. Non siamo riusciti a chiudere occhio, a parte dalle ore 3.15 alle ore 4.30, giusto il tempo per saltare la nostra fermata. Peccato che la fermata seguente era fissata alle ore 9.00 al confine con la Thailandia. Arrivati li abbiamo dovuto attendere un’oretta un altro bus che ci ha poi riportato indietro. Morale della favola, da 7 ore il viaggio è diventato di 18 ore. E anche qui un’altra storia; sul primo bus abbiamo conosciuto un ragazzo (non riportiamo la nazionalità perchè Aga si vergogna troppo :-), anche lui diretto a Luang Nam Tha. Durante la notte, quando il bus era fermo alla fermata di Luang Nam Tha, avendo visto che noi dormivamo placidamente ha pensato bene di non scendere, per qualche strana ragione sicuro che noi sapessimo esattamente quale fosse la fermata giusta. Verso le 5.00, una volta compreso l’errore, ha scaricato ogni colpa su di noi, ritenendoci responsabili del fatto che anche lui avesse saltato la fermata giusta. Ma non è tutto. Durante l’attesa del secondo autobus, ha deciso di andare a mangiare un boccone in un ristorante dove poi ha dimenticato il suo cappellino. Accortosi della perdita, quando ormai eravamo in viaggio da un bel pezzo, ha iniziato a sbraitare come un matto e a prendere a pugni il sedile davanti a sè, insultando tutto e tutti. Non trovando pace per le prossime ore, ha addirittura intimato all’autista del bus di recuperare il cappellino, durante il quotidiano giro tra le due città, e di portarlo alla stazione di Luang Nam Tha, perchè lui nei prossimi giorni sarebbe andato a recuperarlo. Il povero autista, non parlando inglese, non ha ovviamente capito un accidente di tutto ciò. A quel punto il ragazzo ha completamente perso la testa, iniziando a riempire tutta la popolazione del Laos di insulti perchè incapace di comprendere una cosa così semplice… fortunatamente la gente non si è nemmeno resa conto di tutto quello che stava accadendo e ha continuato a sorridere alle sue scenate isteriche come se niente fosse, cosa che lo faceva alterare ancora di più. Davvero esilarante!! Consigliamo a tutti quanto abbiamo consigliato al ragazzo con la crisi di nervi; il Laos non è il posto ideale per chi ha troppa fretta e pianifica ogni cosa nei minimi dettagli. Gli intoppi sono all’ordine del giorno, i bus si rompono continuamente costringendo i passeggeri a soste anche molto lunghe, la gente non ha mai fretta e, di conseguenza, i ritardi sono una consuetudine e la percentuale di beccare una coincidenza è la stessa di fare 6 al Superenalotto. Quindi rilassatevi, adeguatevi al lento ritmo del posto e godetevi anche la bellezza dell’imprevisto, perchè saranno soprattutto le cose non pianificate che vi ricorderete una volta tornati a casa. Inoltre, cosa scontata ma che a volte viene dimenticata, in Laos, come in molti altri paesi, la lingua ufficiale non è l’inglese, e anche il linguaggio del corpo non è uguale al nostro, quindi non prendetevela se se la gente non vi comprende. Comunque, appena scesi dal bus siamo riusciti a seminare il nevrastenico. Lasciati i bagagli nella guesthouse e data un’occhiata ai tour organizzati dalle agenzie di viaggi, abbiamo deciso di provare ad entrare in contatto con le “minorities” per conto nostro. L’indomani abbiamo affittato una moto e siamo partiti per Muang Sing, un piccolo paesino al confine con Cina e Birmania, da cui vi scriviamo adesso. Non vediamo l’ora di conoscere meglio questi gruppi etnici ed osservare il loro stile di vita e le loro tradizioni. A pretissimo per un resoconto completo!!!



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