La risposta ai vostri suggerimenti è che del Dasain nepalese faremo vedere l’essenziale
Ora sta a noi cercare di spiegare e di raccontare. Proveremo a rivivere le nostre emozioni per riuscire a trasmettervele, ma cercheremo soprattutto di informarvi del significato di questa festa e dei suoi retroscena storici e simbolici, dando tutto lo spazio necessario alle giustificazioni antropologiche e religiose che le nostre guide ci hanno fornito. Cercheremo di raccontarvi riti lontani, che appaiono strani e terrificanti ma che sono occasioni uniche di conoscenza dell’altro e soprattutto momento di scambio e contatto proprio tramite il rispetto per usi e costumi tanto diversi dai nostri.
Diversi poi fino ad un certo punto: il rapporto che tuttora il mondo rurale nostro ha con gli animali è ben diverso dal nostro di ipocriti carnivori che si limitano ad andare al supermercato. Ricorderemo che anche nella nostra tradizione cristiana ci sono simboli che rimandano a queste pratiche. Commemoreremo gli agnelli e i capretti sacrificati a Pasqua, i tacchini e i capponi di Natale, per non parlare di quanto di simile accade con le tradizione mussulmana.
Anche in Nepal tutti gli animali uccisi in modo così cruento e spettacolare alla fine del rito sacrificale vengono mangiati: almeno per quanto riguarda la parte del banchetto finale, il Dasain non differisce molto dalle nostre mangiate festive, carnivore e collettive.
Dopo i vostri suggerimenti però non intendiamo affatto sottolineare i lati cruenti, non vogliamo indulgere al sensazionalismo o al granguignolesco: lo sappiamo che ci sono bambini in ascolto e sappiamo che voi, come noi, volete godere i frutti del turismo in pace. Se ce la faremo (non sarà facile), vedremo di collocare le immagini scabrose verso la fine della puntata, dopo le 22. Le immagini, comunque, saranno solo quelle essenziali a trasmettere il nucleo delle sensazioni che si provano in quei luoghi e in quelle circostanze, ma anche lo stordimento e le contraddizioni.
Noi non siamo giornalisti, siamo solo turisti, ma non possiamo fare a meno di essere testimoni di quello che succede, né possiamo rinunciare a raccontarlo.
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