La Cina, che paese!
la Cina, che paese!
Di Mattia Guarnieri
La Cina, che paese. Non mi sarei mai aspettato che mi sarebbe piaciuta così tanto. Reduce da un “amazing year” negli States, sempre con Intercultura, non ho perso l’occasione di rilanciarmi, questa volta solo con un estivo dato che ero troppo grande per gli altri programmi. Ho preferito la Cina all’Europa perché volevo vedere qualcosa che noi umani non potevamo neanche immaginare. Ed è stato veramente così: dall’impatto iniziale di trovarsi davanti ideogrammi illeggibili, all’essere trattato come un super ospite, oltre che un figlio, da una famiglia ospitante che ha applicato ogni aspetto del galateo cinese nei miei confronti, fino a cene e pranzi in ristoranti incredibili: la cucina è per loro come da noi un elemento importantissimo.
Per esempio uno a Tianjin dove il piatto forte erano insetti di ogni tipo: dagli scarafaggi alle larve passando per libellule e formiche cucinati in chissà quale modo e conditi in chissà quali salse (le cavallette le mie preferite, anche perché ho avuto il coraggio di assaggiare solo quelle). A proposito di cibi assurdi, ho sfatato il luogo comune dei pasti a base di cane, che in realtà si trova raramente solo al centro della Cina: a Tianjin è più facile trovare serpenti e squali. Nonostante queste particolarità, i piatti sono in genere fritti o cotti al vapore ma anche in salse agrodolci e si trova di tutto: riso ovviamente, verdure, un po’ di pesce ma soprattutto tanta carne, di manzo e di pollo che mia mamma ospitante preparava egregiamente (non sto a dire quanto sia più buono il cibo cinese là in Cina piuttosto che qui in Italia, è come confrontare una pizza napoletana con una di New York).
Non sono mancati momenti epici: dalle più classiche visite alla Muraglia o alla Città Proibita fino alle partite all’ultimo sangue a Ping-Pong con mio padre (sono riuscito a malapena a fare un punto) o imparare gli scacchi cinesi e tuo fratello di 11 anni che ti batte in totale scioltezza e senza pietà mentre guarda la TV. A proposito di scacchi, in giro per Tianjin sia nei parchi ma anche per strada è comunissimo vedere anziani arzilli sulla settantina riunirsi e giocare proprio a scacchi, fare aerobica con la musica a palla, praticare la più riflessiva “Tai Chi” (una specie di Yoga meditativa) o girare in cerchio palleggiando con una specie di volano fatto con dischi di ferro sovrapposti e delle piume (a cui io ho ovviamente partecipato).
Un’altra cosa indimenticabile è il viaggio casa-scuola che facevamo ogni giorno con un tassista privato che era anche un amico di famiglia: più di 30 minuti di delirio nel folle traffico mattutino dove sembravano non esserci regole, ma di cui non mi preoccupavo perché affascinato da una metropoli in continuo cambiamento con un paesaggio veramente sconvolgente. Arrivati a scuola, uno dei momenti più belli della mia quotidianità cinese: mi rivedevo con gli altri studenti italiani e americani che hanno preso parte a questa esperienza di Intercultura e con cui ho condiviso momenti veramente indimenticabili e irripetibili. Grazie a loro ho conosciuto aspetti della Cina e miei personali mai provati fino ad allora e ho fatto cose, preso decisioni, vissuto emozioni che ancora oggi condivido con loro quando ci rincontriamo in giro per l’Italia o in America.
Ragazzi, in conclusione: lanciatevi, “carpite il diem” e vivete come mai prima d’ora!