L’Albania di Stefano Desiderioscioli

Tra città museo, parchi naturali, siti archeologici, spiagge incontaminate e possenti fortezze...
Turisti Per Caso.it, 16 Mar 2010
l'albania di stefano desiderioscioli

Arriviamo in serata a Tirana dopo un viaggio di poco più di un’ora da Roma: capitale giovane e dinamica, rimessa a nuovo dagli artisti che hanno fatto dei vecchi e grigi condomini dell’epoca stalinista gigantesche tele su cui dipingere a colori sgargianti. Dal 2000 l’energico sindaco Edi Rama si è impegnato a rimediare agli scempi edilizi post comunisti. La passeggiata (xhiro) serale è sempre più il preludio a una nottata di divertimenti, piuttosto che la dimessa conclusione di una giornata lavorativa: i numerosi ristoranti e locali notturni sono alla portata di tutte le tasche.

Sheshi

Skenderbeg è la piazza principale: oltre alla statua dell’eroe nazionale troverete la Moschea di Et’hem Bey e dietro la Torre dell’Orologio, ma il pezzo forte è il Museo Nazionale di Storia con la facciata abbellita dallo splendido mosaico murale che raffigura i fieri e vittoriosi albanesi dai tempi degli illiri fino alla seconda guerra mondiale (un tempo di fronte al museo si ergeva una statua dorata di Enver Hohxa). Alcuni personaggi hanno contraddistinto la storia di questo piccolo paese negli ultimi decenni, su tutti proprio Enver Hohxa (pronuncia ho-gia) che governò l’Albania per 40 anni, ossia fino alla morte avvenuta nel 1985. Descrivere il suo regime con la formula stereotipata del ‘pugno di ferro’ sarebbe riduttivo: per capire la ‘popolarità’ di questa figura risultano più illuminanti le reazioni della gente comune dopo la caduta del comunismo. Dopo aver sperimentato varie tipologie di comunismo (eurocomunismo, comunismo jugoslavo, comunismo cinese e comunismo sovietico) il leader albanese le abbandonò giudicandole frutto di errori revisionisti. Morì nel 1985 e per breve tempo gli fu dedicato un intero museo che raccontava la sua vita e le sue opere, l’edificio a forma di piramide inaugurato nel 1988 (e trasformato in un centro congressi quattro anni dopo). Prima ancora un altro personaggio (intorno al 1924) si affaccia sulla scena politica: Ahmet Zogolli, detto Zogu, il quale, appoggiato dalle potenze europee, dai proprietari terrieri e dagli aristocratici, sostenuto da forze jugoslave e truppe serbe, il 24 dicembre del 1924 entrava a Tirana. Nel 1928 si fece proclamare re mentre l’Albania continuava a essere il paese più arretrato d’Europa. Anche in questo periodo, di fatto, l’Albania era sotto la tutela italiana, e quando Zogu cercò di liberarsene, alleandosi con francesi e inglesi, boicottando le scuole italiane in Albania, espellendo gli istruttori italiani, l’Italia lanciò a Zogu un ultimatum inaccettabile, al quale seguì lo sbarco sulle coste albanesi del nostro esercito, il 7 aprile (venerdì Santo) del 1939.

Per rilassarsi ci si può dirigere al Parku Kombetar e soprattutto al parco di Dajti (raggiungibile con una comoda e veloce teleferica), che costituisce un antico terrazzo marino. Situato a 1611 mt poco fuori da Tirana, è metà di molti abitanti della capitale, soprattutto nelle frequenti giornate assolate che caratterizzano sia l’estate che la primavera (ci si può arrivare anche con l’auto, ma il panorama che si può ammirare in funivia non si può perdere).

Il Parco di Thethi

La sera successiva partiamo per Scutari, dopo aver visitato la capitale. La mattina successiva prendiamo i fuoristrada e in due ore siamo al parco di Thethi, nel nord del paese. Con una superficie di 2.700 ettari, è situato nelle Alpi albanesi ad un’altitudine che va da 600 a 2500 metri. È composto da faggi e in minor misura da aghifoglie e latifoglie (acero e frassino). Tutta la zona è particolarmente bella: si alternano contrasti naturali quali il rilievo alpino che conserva numerose tracce glaciali e la bellezza delle differenti foreste. Alloggiamo in pensione completa nelle case dei locali (si prendono accordi anche a Scutari, dove risiede chi ha la possibilità di ospitare turisti): ottima occasione per apprezzare la proverbiale ospitalità del popolo albanese. Visitiamo il parco (compresa una gelida cascata) e soprattutto abbiamo la possibilità di vedere da vicino una delle case-torri dove si rifugiavano le persone perseguitate a causa delle faide dovute al mancato rispetto del kanun, ovvero di quei codici albanesi che raccolgono centinaia di articoli concernenti i vari aspetti della vita quotidiana: lavoro, nascita, morte, famiglia, proprietà, eredità e ruolo dei sessi. Venivano tramandatati oralmente e furono trascritti soltanto sul finire del XIX secolo; si ritiene che li costituirono gli Illir ancor prima dell’arrivo dei Romani. Secondo i kanun i valori importanti della vita sono l’onore (personale e della famiglia) e l’ospitalità: se un individuo infrange questi due codici, la sua famiglia può rimanere coinvolta in una terribile catena di omicidi conosciuta con il nome di faida o gjakmarrja. Solo gli uomini vengono coinvolti nelle faide e loro dovere è vendicare la morte di un membro del clan (fis) o il disonore arrecato allo stesso uccidendo un componente maschile del clan ‘avverso’.



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